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Autore: Mrs_Depp    17/04/2013    6 recensioni
-Piccolo giglio- disse Itachi tra sè e sè: -Chissà se sai resistere all'inverno.-
Dopo la primavera più bella della sua vita, la giovane Sayuri Hyuga dovrà affrontare un duro colpo. Saprà rialzarsi ed andare avanti dimenticando il passato?
Una FF dedicata allo splendido universo di Naruto
(AVVISO: l'OOC è riferito soltanto ad Hiashi, ma ho ritenuto di metterlo per evitare incomprensioni)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CON L’ANIMA COLMA DI ODIO

Cercare di pensare a se stessi e alla propria salute, mentre si aveva quella di due creature innocenti sulla coscienza, lo scoprii quella notte, era la cosa più difficile che avessi mai avuto intenzione di fare nella mia vita.
Mi sembrava quasi una pretesa egoistica, quel desiderio impellente di soddisfare una necessità biologica che tutti gli altri esseri umani consideravano un diritto ancestrale.
-Dovresti cercare di dormire, Sayuri- sussurrò Kakashi al mio orecchio, la voce impastata dal sonno e leggermente infastidita dal mio continuo muovermi nel letto.
“La fai facile, tu!"avrei voluto dirgli; ma tacqui, sapendo che lui, in fondo, era nella mia stessa situazione, nonostante avesse un po’ più di autocontrollo.
Ed esperienza, aggiunsi mentalmente. In fondo Kakashi era abituato a ricoprire ruoli di responsabilità, e aveva imparato che, in questi casi, serve un certo distacco; io, invece, ero ancora alle prime armi, e tendevo ancora a lasciarmi governare dalle pulsioni del cuore, più che dal cervello. Ed eccomi appunto lì, a rigirarmi tra le lenzuola, rodendomi il fegato nell’immaginare le più inquietanti scene di morte e chissà che altro.
I miei demoni erano due ragazzini di dodici anni, i quali riuscivano a preoccuparmi anche più di quanto avrebbe potuto fare un efferato criminale a piede libero per il villaggio.
Sasuke, la cui soglia di resistenza e di abilità era notevolmente abbassata da un marchio maledetto, impressogli nientemeno che da Orochimaru, si apprestava a far valere il suo onore in un duello contro l’ignoto; Hinata, la mia fragile sorellina, era nella stessa situazione, poiché la sua salute perfettamente conservata, non le garantiva un vantaggio, viste le sue scarse capacità. L’avevo messa in guardia da Neji, ma lui non era l’unico genin pericoloso in gara.
Pensai ai ragazzi e agli adulti con i quali la mia piccola avrebbe potuto battersi, il meccanismo di sorteggio era un algoritmo progettato per garantire la massima casualità, quindi il suo avversario avrebbe potuto essere chiunque, come, d'altronde, quello di Sasuke. I più pericolosi, da quello che avevo potuto osservare dalle loro schede di presentazione, erano Gaara della Sabbia, figlio minore del terzo Kazekage, nonché Jinchuuriki del Demone Tasso; il trio del Suono, che aveva dato del filo da torcere alla squadra di Kakashi durante la seconda prova, e mio cugino Neji Hyuga, promessa del villaggio della Foglia e spietato pupillo del clan del Byakugan. Tuttavia, anche se Hinata e Sasuke fossero sfuggiti a queste minacce, avrebbero comunque dovuto affrontare dei duelli con degli shinobi che avevano passato la seconda prova dell’esame di selezione, quindi temibili. Pensai ai genin nostrani: Kurenai, oltre ad Hinata, allenava due ragazzi decisamente più dotati, Kiba Inuzuka e Shino Aburame; Gai aveva dalla sua sia Neji che il giovane e scattante Rock Lee, per non parlare dell’infinito numero di armi che potevano essere evocate dai rotoli ninja di Tenten; e Asuma poteva vantare il talento strategico di Shikamaru Nara, figlio del grande Shikaku, e membro del leggendario triangolo distruttivo Ino-Shika-Cho, che si tramandava da generazioni tra i membri shinobi delle casate dei Nara, Hakimichi e Yamanaka; senza dimenticare l’uomo che dormiva al mio fianco: oltre a Sasuke, che era ferito, Kakashi allenava anche Sakura Haruno, furba e, all’occorrenza, molto grintosa, e Naruto Uzumaki, Jinchuuriki della Volpe a Nove Code e bomba pronta ad esplodere in qualsiasi momento, rivelando una potenza incontrollabile e senza limiti.
Era un campo minato per i miei ragazzi. Come potevo pretendere di riuscire a dormire, in quel frangente? La sola risposta fu il respiro pesante di Kakashi al mio fianco.
 
-SONO ASSOLUTAMENTE SUPER GASATOOOOOOOOO!!!!!-
-Ehm, buon giorno anche a te, Naruto- fu la mia imbarazzata risposta alle urla di giubilo del giovane Uzumaki. Pareva impossibile che fosse tanto eccitato all’idea di rischiare la pelle; mi chiesi se si rendeva almeno conto del potenziale dei suoi avversari, visto che non sembrava affatto intimidito o spaventato. Sakura, al contrario, stava seduta con le ginocchia unite e la schiena dritta, in perfetto silenzio; la sua espressione e i suoi gesti suggerivano che fosse perfettamente padrona di sé e delle proprie emozioni, nulla sembrava turbare il suo autocontrollo, nel caso Sasuke o Ino Yamanaka l’avessero guardata, ma i suoi occhi tradivano tutta l’ansia che provava, sia per se stessa, che per il suo amato e tenebroso compagno di squadra.
Mia sorella Hinata, invece, non si preoccupava di nascondere il suo terrore, e restava ingobbita su una panchina, come se tutto il peso dell’onore del clan gravasse sulle sue fragili spalle.
-Calmati- disse Kakashi, semplicemente, nonostante io non avessi aperto bocca
-Come posso stare calma? Presto potrei essere in ospedale a cercare di salvare la vita ad uno di questi ragazzi, ad uno dei miei ragazzi, potrei dover dire loro addio, potrei doverli consolare e accudire in caso di una grave malformazione fisica, potrei…-
-Potresti, ma anche no. Il condizionale è il modo dell’ansia e della preoccupazione, ma anche della speranza. Non dimenticare che Sasuke e Hinata hanno delle risorse da tirare fuori anche in situazioni come queste, sono stati allenati apposta-
-Ma Sasuke è ferito! E Hinata è troppo fragile!-
-Sasuke è determinato, e tanto basta. Riguardo a tua sorella, solo perché assomiglia a quella che eri e che ha preso delle batoste, non significa che debba passarci anche lei-
Mi voltai di scatto verso di lui: -Tu non capisci cosa significa essere come me, come lei! Avere così tanto da perdere e così poco da guadagnare. Se Hinata decide di non battersi, verrà disonorata, se si batte, può vincere e ricevere una semplice pacca sulla spalla perché non sarà mai all’altezza del piccolo grande Neji, o può perdere e farsi male o morire!
-Io sono la primogenita, erede del clan, quindi mi è bastato dimostrare di essere quanto meno all’altezza  delle più flebili speranze di mio padre per guadagnarmi un minimo di rispetto, ma lei non è nessuno in famiglia, così come Satsu, e non sarà mai riconosciuta come ciò che è veramente, ovvero una persona straordinaria, dotata di grazia e gentilezza verso il prossimo.
-Credi che il mio ritorno a casa dopo anni di allenamento, il mio lavoro all’ospedale, la mia promozione a jonin e il mio ingresso negli ANBU siano stati accolti con la stessa soddisfazione del diploma a pieni voti di Neji o Ko? Credi che importi a qualcuno se io o Hinata siamo felici o meno? Mio padre ci vuole bene come sangue del suo sangue, ma in cuor suo avrebbe voluto un maschio in grado di menare le mani meglio di noi due. Sasuke è stato per lui un figlio migliore di me e lei messe insieme. Lei passerà attraverso tutte le delusioni che io ho passato per prima semplicemente perché non è fisicamente potente, ci è passata mia madre e prima di lei sua madre e così per secoli; è la storia della mia famiglia, in cui contano solo la forza e l’onore. Quindi non venirmi a dire che non devo preoccuparmi e che devo avere speranza, perché l’unica speranza di Hinata, per essere davvero libera da tutto questo schifo, è lasciarsi ammazzare!-
-Sayuri!- mio padre e gli altri anziani del clan mi fissavano allibiti dall’ingresso della stanza in cui i genin potevano incontrare i parenti e gli allenatori prima del duello. Io e Kakashi ci trovavamo in un angolo appartato, quindi nessun altro a parte loro e lui mi aveva sentito durante quello sfogo.
Ci erano voluti vent’anni di incubazione nel silenzio profondo e terrorizzato della mia anima per riuscire, finalmente, a gridare in faccia a qualcuno quello che provavo davvero nei riguardi della mia stirpe, ed ero talmente accecata dal dolore e dalla disperazione per le sorti di mia sorella che non feci caso all’espressione ferita dell’uomo che amavo, ne allo sguardo allibito dei miei parenti. Me ne andai a grandi passi, l’anima in fiamme; le lacrime che minacciavano di scendere per l’ennesima volta sulle guance, delicate e poco adatte al combattimento, della loro erede, sarebbero state un ulteriore affronto per l’onore di quei miserabili vecchi. C’era solo un sentimento che palpitava e si gonfiava in fondo al mio cuore: l’odio per un mondo che non si sarebbe mai rialzato dal fango della crudeltà in cui era così irreparabilmente sprofondato.
 
Il vetro della finestra era fresco e balsamico per la mia fronte accaldata. Sentivo ancora le membra fremere e il cuore battere impazzito, accompagnato dal respiro rapido e corto. Avrei voluto rompere tutto, avrei voluto cavare i preziosi occhi agli anziani Hyuuga, avrei voluto…oh, solo il cielo sapeva cosa avrei voluto fare!
-Sei così vicina a capire, che mi sto trattenendo seriamente dal darti la spinta finale-
Quella voce baritonale, così affascinante che avrebbe potuto convincere il più risoluto degli uomini a cedere nei suoi intenti, fu la goccia che fece traboccare il vaso di disprezzo che tenevo precariamente in equilibrio sulla testa.
Afferrai un kunai e lo scagliai, con precisione millimetrica, verso il punto a metà tra due splendidi occhi d’onice; l’urlo, quasi un ruggito, che lo accompagnò, passando dai miei polmoni, fino all’aria aperta, mi regalò la sensazione più liberatoria che avessi mai provato in vita mia.
-Vattene- fu il sussurrò che lo seguì, rivolto al giovane che mi stava di fronte, il braccio alzato davanti al viso e le due dita della mano chiuse a pinza sulla punta, ancora vibrante, del mio kunai.
Itachi si mosse verso di me e io indietreggiai, non per paura che mi attaccasse, ma solo perché non volevo parlare con lui, di qualsiasi cosa volesse parlare. Era strano, ma qualcosa nel profondo del mio cuore mi diceva che era venuto solo per discutere con me in totale tranquillità, e non per nuocermi; quell’inspiegabile fiducia che sentivo nei suoi confronti mi faceva arrabbiare ancora di più. Che razza di stupida ragazzina ingenua riuscivo ancora ad essere!
-Me ne andrò presto, non temere, ma prima voglio che ti rendi pienamente conto del punto a cui sei arrivata-
-Sono arrivata al punto di esplodere, Itachi, e la tua presenza qui non fa che aumentare il mio desiderio di fare qualcosa di cui poi mi pentirei-
-Cosa vorresti fare?- il suo lento ed inesorabile avvicinarsi lo aveva portato vicino a me, tanto che potevo distinguere ogni capello del suo folto ciuffo, ogni neo sul suo collo, ogni sfumatura del suo sguardo inafferrabile
-Vorrei…vorrei…fare a pezzi qualcosa…o qualcuno-
Mi pentii all’istante di quello che avevo detto, quando vidi una scintilla di trionfo brillare nella sua pupilla: -Quindi capisci, non è vero?-
-Capisco cosa?-
-Perché io sono qui, proprio adesso, proprio quando tu hai perso il controllo, e forse anche l’innocenza-
-Mi sono messa ad urlare, Itachi, non ho ucciso il mio clan- la mia replica era sarcastica e sprezzante, così diversa da ciò che ero abituata a sentire uscire dalle mie labbra
-Ma avresti voluto-
-Voluto cosa?-
-Ucciderli tutti, farli soffrire per il male che stanno facendo a te e alla piccola Hinata, e che faranno ai vostri figli e figlie-
-Io non…-
-E non ti sei chiesta cosa c’entra tutto questo con me?-
-Mi chiedo da tanto cosa tu abbia mai avuto a che fare con me, cosa tu abbia mai voluto da me e cosa effettivamente tu abbia ottenuto dall’avermi distrutta-
-La tua distruzione era solo un passaggio per la tua rinascita, Sayuri. Non ti rendi conto di ciò che sei diventata, di ciò che hai imparato e di ciò che sei pronta a fare, finalmente?-
-Tu sei pazzo- e gli voltai le spalle, ma lui mi afferrò per un braccio e mi costrinse a fare un passo indietro, fino a trovarmi con la schiena adesa al suo petto, una posizione dalla quale un tempo avevo guardato le stelle.
Le sue labbra, a qualche centimetro dal mio orecchio, soffiarono parole che non avrei dimenticato: -L’odio è un’arma potente, se usata con attenzione, poiché permette alle persone di arrivare a considerare soluzioni che prima ritenevano mera utopia-
Soluzioni. Soluzioni ai problemi.
-Da quando uccidere è una soluzione?-
-Da quando è nata la razza umana, Sayuri, da quando esiste il male e da quando c’è una speranza di estirparlo-
-Non si combatte il male con altro male. Vincere in questo modo, Itachi, questa è l’utopia-
-Un’utopia per chi commette materialmente il male, certo. Sono consapevole di essermi attirato l’odio di molti, il tuo, quello di Sasuke. Ma ciò non scalfisce la mia speranza, perché sono certo che qualcuno godrà dei benefici del mio gesto-
Di nuovo mi voltai e tornai a fronteggiarlo: -Quali benefici? Quale beneficio hai tratto dall’uccidere tutta la tua famiglia? Tuo padre, tua madre, Shisui. Si, anche Shisui è colpa tua, oramai mi è chiaro più del sole. Quale beneficio hai tratto dalla mia sofferenza?-
Itachi, sorprendentemente, sorrise, e quel sorriso mi ricordò che un tempo lo avevo amato da morire: -Se ti rivelassi anche questo particolare, tu non mi odieresti più, e odieresti, al posto mio, qualcun’altro che, secondo il mio progetto, deve rimanere candido, per un bene superiore-
-Tu sottovaluti i miei sentimenti. Non c’è nessuno al mondo che io odi più di quanto odio te, Itachi Uchiha- e mi sentii viva, quando lo dissi, ma ero impreparata alla sua reazione: il sorriso persistette sulle sue labbra, e la sua mano si alzò a scostarmi i capelli e ad accarezzarmi lievemente la guancia: -E così deve essere, mio piccolo giglio. Sei sulla strada giusta per comprendere il vero mistero del mondo-
-Non toccarmi- sibilai tra i denti, non tanto perché il suo tocco mi infastidisse, quanto perché questo mi faceva montare dentro una sensazione sconosciuta e allo stesso tempo familiare, come se le mie labbra fossero fatte di ferro e le sue fossero una calamita. C’era qualcosa tra noi che non riuscivo a ricondurre ad una logica, e che non riuscivo a spazzare via come tutto il resto, qualcosa che mi permetteva di stare ad ascoltarlo senza desiderare di ucciderlo, e che mi impediva di chiedermi come avesse fatto ad entrare nel villaggio e a superare le barriere di sicurezza della foresta. Lui era lì, non importava come, importava solo che c’era qualcosa che lui doveva dire o fare, solo per me.
Quel segreto ci univa a filo doppio, e qualcosa mi diceva che non dovevo recidere quel legame. Che il beneficio di ciò fosse mio, suo o nostro, dovevo ancora chiarirlo con me stessa, ma finchè la sua presenza mi distraeva così, non riuscivo a concentrami su altro.
Un mare di riflessioni nello spazio di un secondo; secondo che Itachi utilizzò per smettere di sorridermi: -Tuttavia non capisco. Perché accanirti su quel tizio, Kakashi Hatake?- e poi, con un filo di sospetto: -Che rapporto hai con lui?-
Kakashi. Avevo completamente dimenticato che il mio fidanzato era ancora nell’anticamera dell’arena, ferito da una rabbia che non meritava.
-Devo tornare. Vattene ora, prima che ti scoprano, altrimenti te la vedrai brutta, qui è pieno zeppo di ninja molto combattivi-
-Dovresti desiderare che io venga catturato, Sayuri-
-Se ti catturano, ti uccidono, e io non saprò mai cosa diavolo stai cercando di dirmi-
-Non hai tutti i torti- ribattè con un sorriso appena accennato, e poi: -Non smettere di cercare una risposta dentro di te, è il posto giusto in cui scavare-
Stavo per rispondere, quando la porta alle mie spalle, quella che conduceva all’arena, si spalancò, lasciando passare due medici con una barella su cui giaceva un tizio conciato davvero male. Pensai subito che avrebbero visto Itachi, quindi mi voltai verso di lui per dirgli di scappare, ma di fronte a me non vidi altro che il vuoto lasciato dal suo corpo. Sorrisi con aria colpevole, in fondo la piega che avevano preso i miei pensieri e le mie azioni era piuttosto riprovevole: urlare contro il mio ragazzo, mancare di rispetto ai miei parenti anziani, lasciare scappare un efferato criminale e addirittura sperare che non lo prendessero. Tuttavia mi pentivo davvero di una cosa sola: Kakashi non meritava un trattamento del genere, ed era necessario che mi scusassi al più presto, così tornai sui miei passi ed entrai nell’arena, dove i combattimenti erano già cominciati.
Cercai con lo sguardo le persone a cui tenevo: Hinata era affacciata alla balaustra e seguiva i combattimenti, Naruto si sporgeva senza ritegno e gridava incoraggiamenti o insulti ai duellanti, Sakura, Sasuke e Kakashi non c’erano, forse i due ragazzi si erano già battuti e il loro maestro li aveva seguiti.
Stavo per uscire nuovamente e andare a cercarli, quando il tabellone che annunciava i nomi dei combattenti si accese e le lettere iniziarono a scorrere vorticosamente fino a formare due nomi.
Non credetti a ciò che vedevo finchè il giudice non annunciò la successiva coppia di sfidanti, e il mio cuore andò in frantumi.
-Hinata Hyuuga contro Neji Hyuuga!!-
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Lo so, mi amate :D
Io mi amerei se fossi in voi, perché sono stata una scheggia a postare e vi ho concesso di poter leggere ancora qualche battuta pronunciata dallo shinobi più sexy di tutto il manga…che brava, no? :P
Ok, finiamola con gli elogi e passiamo alle cose semiserie: pare che la bomba sia scoppiata, Sayuri ha finalmente detto chiaro e tondo quello che pensa della sua calorosissima famiglia. Peccato che a farne le spese sia stato il povero Kakashi, che non centrava niente, anzi, cercava di fare il bravo fidanzatino….povero cucciolo, lo consolo io :P Ehm ehm, dicevamo?
Ah, sì! La bomba! E vogliamo parlare della bomba sexy, Itachi Uchiha, che appare dal nulla in tutta la sua magnificenza solo per scatenare gli ormoni della scrittrice e delle lettrici? Sembra che la cara Sayuri non sia più così restia a farsi una chiacchierata con lui, cosa si profila all’orizzonte per i Sayutachi?? (hehehehe bella questa, meglio di Brangelina :P) E per i Kakayuri? (hahahaha questa è davvero fantastica!! Applausi per me e per la mai idiozia galoppante :P)
Lo saprete nel prossimo capitolo :)
Un bacione enorme a chi mi recensisce, a chi mi preferisce, a chi mi segue e a chi potrebbe (per ipotesi) potermi seguire nell’immediato futuro :P
Mrs_Depp :)
P.s. visto che molti mi hanno chiesto se ho intenzione di continuare la storia o di abbandonarla, vorrei chiarire che questa fic è la mia bambina, e che non la abbandonerò mai se non per motive gravi (totale mancanza di ispirazione, interruzione dell’anime, morte prematura dell’autrice :P) e che, se dovesse succedere, lo renderei noto a tutti nelle NdA :)
Se non pubblico è perché non ho tempo o non sono momentaneamente ispirata, quindi abbiate pietà, vi scongiuro!
Passo e chiudo. Kisses :)
  
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