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Autore: frances bruise    18/04/2013    1 recensioni
Inghilterra, 1908.
La giovane Helena, membro di una famiglia borghese dell'epoca, è costretta a fidanzarsi con un giovane arrogante che non le piace per poter dare un respiro di sollievo al proprio padre, attanagliato dalla crisi economica familiare.
Mentre una parte della ragazza vorrebbe fare del bene per la famiglia, un'altra parte vorrebbe essere libera di fare ciò che vuole; ed Helena vorrebbe fuggire lontano lontano.
Così una notte, mentre tutti riposano, decide di scappare.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Primo
Helena Carter

Nonostante la chiusura dell’antico forno una volta appartenuto a suo padre, Helena non aveva mai perso la sua passione per la pasticceria e qualche volta – di nascosto – si recava in negozio per poter respirare ancora una volta il dolce profumo della sua infanzia e della sua prima adolescenza. Un profumo di cui erano impregnate le stesse pareti verniciate di un giallo caldo che si accostava all’ocra.
Helena passava la mano sul bancone impolverato e secco su cui un tempo suo padre aveva lavorato la pasta per il pane, proprio di fronte alla grossa finestra che oramai era sbarrata; apriva le porte di tutte le stanze e si fermava a rimirarne il mobilio, nel tentativo di ricordare come fosse quel posto quando la panetteria di suo padre era ancora attiva. E non piangeva mai, quando le capitava di ricordare, perché i vecchi ricordi felici devono suscitare gioia e non pianto. E, poi, è inutile piangere sul latte versato, sul negozio fallito.

Un giorno, Helena rimase immobile di fronte alla porta principale della sua vecchia panetteria, incapace di entrarvi. I suoi occhi chiari si spostarono in alto, nel punto in cui tempo addietro si trovava la locandina del negozio di suo padre, la scritta “Carter’s” che non c’era più. Suo padre l’aveva portata via e l’aveva custodita in cantina, dove non l’avrebbe avuta davanti agli occhi come ricordo di un’attività fallita per via delle ingiustizie della vita. Così, un lampo di indignazione guizzò nello sguardo della giovane donna e il suo odio – puro ed imperturbabile – nei confronti degli usurai che avevano ridotto sul lastrico suo padre crebbe a dismisura.
Gli uomini, così avidi e disonesti!
Gli uomini erano malvagi, corrompevano donne, bambini e anche gli ingenui, ossia coloro che non erano in grado di vedere il male nel loro sguardo, nella loro persona. Suo padre era così, ma lei no. Lei no, Helena Carter vedeva perfettamente il male nella famiglia del suo fidanzato, Berkley. Lei lo vedeva, eccome se lo vedeva!
Il male albergava nell’animo del suo futuro suocero, uomo tanto disonesto da aver consumato i beni di suo padre e da aver lasciato che la propria consorte mettesse al mondo un essere immondo come William, il suo futuro sposa che ora le stava accanto e che la teneva braccetto.
Egli era certamente desideroso di un più stretto contatto fisico con la ragazza, ma Helena era ben lungi dal concederglielo; con lui, non si sentiva mai a proprio agio, al punto che si era sempre rifiutata di dargli del ‘tu’ ed aveva continuato a dargli del ‘voi’ come si fa cogli sconosciuti.
Dicevo, William Berkley la guardava di traverso e si chiedeva che cosa avesse di così interessante un negozio andato alla malora che Helena non avrebbe mai potuto permettersi di rimettere a posto senza il suo aiuto economico. E perché mai quella ragazza guardava – anzi fissava – il punto in cui una volta c’era stata la locandina del negozio.
-Ebbene, Helena? – domandò, - che cosa guardate? Lì non c’è più nulla.
La risposta della ragazza arrivò prontamente, accompagnata da una freddezza tale da far gelare il sangue nelle vene di William;
-Una volta c’era – disse la voce di Helena, che neanche voleva rivolgergli uno sguardo che fosse uno. Parlò con calma, del resto era ben capace di nascondere il proprio odio nei confronti del fidanzato, altrimenti il suo primo istinto sarebbe stato quello di saltargli al collo e strozzarlo. In passato, nei momenti in cui avrebbe voluto commettere un omicidio, si diceva che mancava del tempo al suo ventunesimo compleanno; ma, purtroppo per lei, il tempo era passato ed Helena si avvicinava alla tanto indesiderata maggiore età.
Si trattava di un paio di settimane, durante le quali la ragazza avrebbe desiderato di fare la stessa fine della propria madre, se solo non fosse molto preoccupata per la situazione economica del proprio padre.
Dunque, sposava William Berkley solo per denaro, non certo per amore.
-Vi suggerirei di allontanarci da questo posto – stava giusto proponendo William, mentre si lisciava i baffetti biondi con aria prettamente aristocratica. Tuttavia, per quanto tentasse di sembrare un rampollo di alta società, i suoi modi di fare spesso lo tradivano: anziché incitare la ragazza con dolci parole, la trascinò – sì, la trascinò – fino ad una viuzza solitamente popolata dalla gente che vendeva la frutta e la verdura.
Ai fianchi della strada, si stagliavano due file di caseggiati in pietra: ai piani superiori erano ubicate le abitazioni degli abitanti del villaggio, mentre ai piani inferiori si trovavano le botteghe ed i negozi di spezie, di frutta e verdura, e di vini poco prestigiosi.
In silenzio, Helena si lasciò condurre dal fidanzato lungo la via, sotto gli occhi di tutti quelli che da una parte l’ammiravano per l’indiscutibile bellezza e che la detestavano per via del suo fidanzamento con uno dei giovanotti più ambiti dalle ragazze di Greystone: infatti, non c’era una giovinetta che non fosse segretamente innamorata di lui e delle sue maniere che lo facevano apparire quasi irresistibile. Invece, Helena era l’unica a conoscere la sua vera natura, quella arrogante ed egoista che la disgustava profondamente.
Ma mancavano davvero pochi secondi prima che parte degli abitanti di Greystone si rendessero conto di che pasta era fatto William Berkley.
Appoggiato al muro di una costruzione in pietra, un giovanotto dai capelli bruni teneva gli occhi chiusi e respirava a fatica; un braccio, stretto attorno alla vita, premeva contro lo stomaco e la lingua quasi biancastra spuntava leggermente dalla bocca. In quello stato di agonia, il giovanotto fece appena in tempo ad incontrare lo sguardo di William, che quest’ultimo non decidesse di allungare il passo per privarsi una volta per tutte di uno spettacolo tanto penoso.
-Andiamo via, Helena – disse, rivolto alla fidanzata, - vostro padre potrebbe preoccuparsi per la vostra assenza.
Detto in tutta libertà, a William non importava un fico secco del signor Carter e delle sue preoccupazioni: tutto ciò che voleva era allontanare la sua fidanzata – ma soprattutto allontanarsi – da quello che era il manifesto esplicito della miseria. Un giovanotto, forse un ubriacone, steso su un marciapiede senza alcuna possibilità di tirarsi in piedi.
Al tempo stesso, se tutto ciò disgustava l’animo poco nobile di William Berkley, Helena non provò le stesse emozioni cariche di scherno: non appena voltò leggermente il viso e vide il giovanotto steso sul marciapiede, liberò il proprio braccio dalla stretta del fidanzato in un tempo così breve, che quello non si accorse della sua assenza per diversi istanti. William seguì con lo sguardo l’elegante figura di Helena, che correva in direzione del giovanotto, e tentò perfino di fermarla e di costringerla ad abbandonare quel folle tentativo di aiutare il prossimo.
La ragazza giunse alla distanza di pochi centimetri dal giovane ed immediatamente si chinò al suo fianco, sfiorandogli la fronte e i capelli bruni. Non passò molto tempo, che già si era tirata in piedi e stava pagando una donna affinché quella le desse qualcosa da mangiare per il malcapitato.
-Una pagnotta, per piacere – disse, e protese le mani.
La donna non fiatò, ma si sporse fuori dal negozio per poter essere spettatrice della situazione alquanto insolita che le si prospettava davanti: una ragazza borghese che si stava prendendo cura di un ubriacone in astinenza.
Ma a Helena non importava di sembrare solo una buona Samaritana, le importava di più assicurarsi che il giovane stesse meglio e che quel pezzo di pane lo stesse allontanando dalla morte certa. Accostò un boccone alle labbra del giovanotto, che però lo respinse. –Acqua! – esclamò Helena, e si volse a guardare William.
Voleva che almeno una volta nella vita le dimostrasse di non essere un egoista e di provare almeno un po’ di sensibilità verso il prossimo. Alla fine, gli stava semplicemente chiedendo gli procurarle dall’acqua per il giovanotto semi-svenuto; ma William non si mosse da dove si trovava, esattamente a dieci metri dal luogo in cui il ragazzo coi capelli bruni stava accasciato. L’odio di Helena nei confronti di quell’essere spregevole crebbe a dismisura e, sebbene volesse fargliela pagare per il torto, si rese conto di non trovarsi nella situazione più adeguata ad una ripicca. Così, si alzò lei stessa e raggiunse la fontanella dall’altra parte della strada e, senza avere un bicchiere a portata di mano, portò con sé dell’acqua servendosi di entrambi i palmi delle mani.
La gente, che assisteva affascinata alla scena, non si era mossa per aiutarla.
Helena diede da bere al poveretto, che riprese immediatamente conoscenza. Aprì gli occhi azzurro cielo e la prima persona su cui li posò fu proprio Helena, che gli stava di fronte e che gli protendeva il pezzo di pane. Quello lo prese con le proprie mani sporche di fango e lo mandò giù in un sol boccone, senza masticare.
-Voi verrete a stare da me qualche notte – gli disse la ragazza

   
 
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