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Autore: war    20/04/2013    2 recensioni
Fra gli esorcisiti, per combattere il Conte del Millennio e i Noah, viene inviato dal Vaticano un aiuto, giunto direttamente da quel Dio che a volte ci si dimentica di amare... La strada da percorrere è una sola: ed essa è sempre stata perfettamente delineata davanti ai nostri piedi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Non farti scultura,
né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo
o quaggiù sulla terra
o nelle acque sotto la terra.
Non ti prostrare davanti a loro e non li servire,
perché io, il Signore, il tuo Dio,
sono un Dio geloso;
- Sacra Bibbia – Esodo – Dieci comandamenti-


- Lord Michael, perché non possiamo fare un ritratto a Dio? – chiese il piccolo angelo.
Azael sollevò gli occhi verso il cielo.
Sebbene loro dimorassero lassù vi era sempre un cielo più alto. Si era spesso chiesta come fosse possibile ma le veniva sempre risposto con un sorriso che un giorno avrebbe capito, quando la sua coscienza sarebbe stata sufficientemente matura.
In realtà non lo aveva mai capito e iniziava a credere che nessuno conoscesse la ragione di quel dato di fatto.
La stessa cosa per la domanda di quel giovane angelo.
Sorprendentemente invece Lord Michael rispose.
- Perché la grandezza di Dio non può essere rinchiusa. –
L’ Angelo parve ancor più perplesso, si grattò il capo e fece spallucce.
- Però gli uomini là sotto ne fanno tantissimi! Hanno riempito le loro dimore e i loro templi di disegni e statue!-
- Ma qualcuno di essi è Dio? – chiese il Lord.
- No, però… Loro li tributano come si dovrebbe tributare solo Dio… - brontolò il piccolo
- Gli uomini là sotto sono imperfetti e non comprendono, ciò che non possono vedere. Gli uomini là sotto non sanno come ascoltare il loro cuore. Provano dolore e gioia, ma non sanno da dove essa scaturisca. Sono confusi e si sentono smarriti. Hanno bisogno di quei disegni e di quelle statue. Per poter credere – si intromise Azael.
- Non dovremmo correggerli? – chiese il piccolo Angelo, guardando prima Azael e poi Lord Michael.
- Dobbiamo proteggerli e guidarli, ma non possiamo percorrere per loro la via. – sorrise Lord Michael.
- Ma se nessuno gli dice che sbagliano, non continueranno a sbagliare? – chiese di nuovo il più piccolo.
- Siamo portatori della Volontà Divina, che ci chiede di perdonare e di amare le imperfezioni perché un giorno possano divenire perfezioni…- sorrise Azael. Il piccolo parve riflettere a lungo
- Allora posso dipingere voi? – chiese con rinnovato entusiasmo.
La risata scosse le ampie spalle del Serafino e la mano grande e forte arruffò i riccioli biondi del più piccolo.
- Sono proprio curioso di vedere il tuo disegno. –
Azael e Lord Michael si allontanarono, camminando l’una dietro all’altro, fino a che il Serafino si fermò e si voltò verso il Cherubino.
- Cammina al mio fianco, Azael. – disse ad un tratto Lord Michael.
- E’ un vostro desiderio? – chiese lei avanzando di un passo.
- Li ami davvero molto, vero? –
- Chi, gli uomini? – rispose lei.
- Già. – gli occhi azzurri si fecero seri e un po’ tristi.
- Glielo hanno già detto? – chiese Azael chinando il capo.
- Ogni richiesta volontaria di quel genere viene vagliata da noi quattro Serafini. Sei davvero decisa? –
- Lo sono. – ammise lei.
- Va bene. Mi mancherai quassù, perché sei stata il mio miglior aiutante, ma se laggiù è il posto che ti spetta non posso far altro che lasciarti andare. Abbi cura di te, e non permettere a nessun rumore che faranno i tuoi tumultuosi sentimenti di coprire la voce di Dio. Continua a credere. –
- Farò del mio meglio. Grazie di tutto Lord Michael… Essere al suo servizio è stato un onore e un piacere. –
- Ma non ho mai potuto cancellare il graffio che Lucifero ha impresso nel tuo cuore. Va e sii la Forza di Dio, come dice il tuo nome. –
- Vorrei abbracciarla Lord Michael, ma credo che sarebbe sconveniente… -
Il Serafino sospirò.
- Lo è indubbiamente… - ammise ma le sue braccia e le sue grandi e maestose sei ali si chiusero sulla ragazza.



Mi svegliai di soprassalto.
Cos’era quello?
Un sogno?
Un ricordo di Azael?
Le lenzuola mi erano scivolate fino alla vita, poi mi accorsi che non erano lenzuola ma era una giacca. Una giacca dal taglio elegante e di tessuto pregiato.
Qualcuno accanto a me si mosse, e voltando la testa vidi Tiky Mikk dormire arrotolato vicino al mio fianco.
I ricordi si ricomposero.
Io era morta.
Disgregata in atomi.
Ma poi…
Poi ero tornata indietro, richiamata alla vita da una lacrima pura di un umano, un umano che stava piangendo per me.
Che poi in quell’umano dimorasse un Noah era davvero al limite dell’assurdo.
Roba da sbellicarsi delle risate, la Sorte era ben oltre l’ironia!
Poi eravamo fuggiti.
Il Noha aveva aperto un gate e ci eravamo infilati dentro in fretta e furia, prima che altri Apocryphos scendessero nello scantinato.
Alla luce di tutto quello che stava succedendo mi chiesi e se il secondo comandamento, che alcuni dicevano fosse stato cancellato dalle Sacre Scritture dalla Chiesa di Roma, non fosse stato imposto proprio per evitare gli orrori di cui l’umanità si stava macchiando per poter vincere la guerra in atto.
Sospirai e feci per alzarmi ma la mano di Tiky mi fermò, scivolando sulle gambe
- Non andartene in giro da sola, potrebbe essere pericoloso – borbottò mezzo assonnato.
Quel braccio era caldo.
Solo caldo e un po’ pesante.
Ma non faceva male.
Quindi ero davvero passata dalla parte del nemico?
Scossi di nuovo il capo.
- Volevo vedere dove eravamo… - brontolai
- In un posto sicuro, almeno per qualche tempo.- il Noah si stiracchiò come un gatto.
La sua camicia bianca si era sporcata e strappata, per la verità era più simile ad uno straccio che ad una camicia.
Se ne accorse anche il Noah che si spogliò.
- Per quanto tu possa essere avvenente non cederò alle tue grazie.- ironizzai per spezzare la tensione creata dall’imbarazzo.
Lui fece una faccia perplessa poi increspò le labbra ad un piccolo ghigno.
- Diciamo che al momento non ci stavo pensando, ma se le mie cicatrici ti incuriosiscono… - dichiarò sfiorandosi quella lunga e obliqua che gli attraversava gran parte del petto. Il gesto se fatto da chiunque altro sarebbe apparso ridicolo ma in lui era semplicemente sensuale.
- Facciamo anche no. – ribattei alzandomi a mia volta e osservando l’ambiente.
Avevamo dormito su un tatami, la camera era spoglia, eccezione fatta per un comò di medie dimensioni e un tavolino basso.
Nelle ombre si perdevano le sagome di un lavandino e un fornello elettrico.
Tiky si infilò alla svelta un maglioncino di cotone grigio chiaro e un paio di pantaloni dall’aria vissuta.
- Prova questi, dovrebbero starti – mi disse mettendomi in mano un paio di pantaloni neri e un maglione dello stesso colore.
- Appartengono a qualche tua amante? – chiesi con un piccolo ghigno
- No, sono di Lulubell. Dovrei avere anche qualcosa di Road se preferisci.
- Grazie ma il Dark Lolita non fa per me. – ribattei iniziando a spogliarmi.
- Ehi, che disinvoltura! – sogghignò lui mentre gli mostravo la mia schiena nuda.
- Non credo di essere il solo corpo di donna che tu abbia visto e per dirla tutta non credo nemmeno di essere il più bello. – sbuffai.
- Non sottovalutarti troppo. – ribattè lui accendendosi una sigaretta.
Osservandomi nello specchio capii cosa c’era di diverso in me.
I capelli.
I miei capelli erano qualcosa di assurdo, parevo passata sotto un tosaerba e per di più solo da un lato.
Pazienza, non ero mai stata troppo vanitosa, però… Con quel taglio sembravo ancora di più un maschio.



Fuori pioveva e faceva decisamente freddo.
Quindi perché mi ero avventurata all’esterno con questo tempo da lupi?
Una venuzza prese a pulsare sulla mia tempia.
Promemoria: non giocare mai più con Tiky, a niente!
Aveva barato, ero certa che aveva barato… Da quando in un mazzo di carte ci sono cinque assi!?! Ma a chi voleva darla a bere!?! Però dato che l’asso di cuori lo avevo nascosto io nella manica del maglione non potevo dirglielo!
Controllai nella tasca la lista della spesa che ero stata costretta a scrivere e sospirai.
Non immaginavo di trovarmi in quella città, e non immaginavo nemmeno che la cosa mi avrebbe resa triste. Ma forse era solo la pioggia a incupire il mio umore.
Entrai con calma nel negozio di alimentare e feci i miei acquisti, lasciando anche una piccola mancia quando avevo notato i tre bambini che si accalcavano sulla porta del retrobottega per curiosare chi fosse entrato nel negozio. Non erano tempi facili, nemmeno per chi possedeva una sua attività.
Mi incamminai per tornare a… Al luogo in cui ci eravamo rifugiati quando improvvisamente cambiai strada.
Era una sorta di richiamo.
Entrai nella maestosa cattedrale.
La sola in stile gotico presente in Italia.
L’ultima volta che vi ero entrata era stato secoli prima per adempiere una missione per conto della Santa Sede. Una missione… Tsk, un omicidio era le definizione corretta.
Mi chiesi se ci sarebbe mai stato un perdono, da qualche parte per me.
Non ero così ipocrita da credere che il perdono me lo potesse dare qualche sacerdote o il mio stesso cuore. Socchiusi gli occhi, facendoli segno della croce e lasciandomi rapire dalle vetrate istoriate e dal rosone.
Nulla di questo era stato chiesto da Dio, però gli uomini ne avevano bisogno, per non permettere alla loro fede di estinguersi. Dovevano vedere, qualcosa di magnifico, qualcosa di bello… Qualcosa che trasmettesse loro un messaggio positivo.
Osservai la statua della Madonna.
Sentii il nodo stringere in gola.
Deglutii a vuoto un paio di volte.
Volevo solo piangere.
Ma non era quello il tempo.
- Mi dispiace, mi dispiace… - borbottai mentre mi inginocchiavo sull’ultima panca infondo alla chiesa. – Non c’è niente che io abbia davvero fatto. Nulla di mio, nulla che possa dirsi essere stato fondamentale per qualcuno… Quante preghiere ho accolto? Quante vite ho davvero salvato? La sola cosa certa che so è che molte le ho spente, di vite. In nome della Chiesa, in nome di un ideale che forse non è affatto divino ma solo umano. E anche adesso, cosa spero di ottenere? Dichiarare guerra alla Chiesa… Perché allora sono qui dentro a pregare? Con che diritto lo faccio? Non ho forse abbandonato tutto questo? Se gli Apocryphos stanno con i Cardinali vuol dire che non sono sulla strada sbagliata… Eppure il mio cuore non è più in grado di seguirla questa strada. –
All’improvviso i tubi dell’organo iniziarono a vibrare.
Il mio cuore rischiò l’infarto. Eppure quella musica, profonda e risonante scosse le corde della mia anima.
La confusione di Azael o la mia stessa confusione venne spazzata via.
Sono nata per proteggere gli umani, quale che sia la minaccia.
Erano secoli che non mi sentivo così leggera.
Da quando Leonardo mi aveva chiesto di posare per un suo quadro.
Da quando mi ero vista non con i miei occhi ma con i suoi.



Una volta tornata da Tiky lui mi fissò perplesso.
Non disse nulla e mi aiutò a preparare un pasto frugale.
Però non mi staccava gli occhi di dosso, come se si aspettasse qualcosa di indefinibile che però gli faceva provare tensione.
- E’ successo qualcosa là fuori? – chiese lui.
- Perché? –
- Sei diversa… Hai qualcosa di diverso nello sguardo. – ammise lui
- Probabile. Dove si trova Allen Walker? – chiesi spezzando il pane.
- A Lisbona. Jhonny Gill e Yu Kanda sono sulle sue tracce. – mi disse.
- Bene. Quindi alla fine anche Kanda ha deciso di muoversi. – sorrisi.
Tiky sospirò – Non capirò mai quei due… -
Sorrisi di più.
- Se ascoltassi di più il tuo cuore umano li avresti già capiti. – ribattei continuando a mangiare.
- E pensare che potevamo avere i cibi migliori a casa del Conte… Ma se ti avessi portato lì tu saresti già fuggita da un pezzo… - sbuffò lui.
- Nulla è più buono di quello che ti sei guadagnato, e nulla ha un sapore migliore di quello che condividi con gli amici, fosse anche il vino diventato aceto.
- Andrai da loro, vero? – chiese lui riponendo il piatto nel lavabo e iniziando a preparare un caffè.
- Ci rivedremo, Tiky – gli dissi allungando le mani per stringerlo in una specie di abbraccio.
Poiché era più alto di me avevo dovuto cingergli la vita e avevo posato la guancia contro la sua ampia schiena, di uomo e non di ragazzo.
Mi ero poi letteralmente smaterializata.
  
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