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Autore: fiammablade3466    25/04/2013    6 recensioni
Nel mondo magico si può credere al Destino? Si deve necessariamente credere che se qualcosa va in un modo poi non si possa più cambiare il corso degli eventi? Certo, non è facile sperare che la Dea Bendata, sempre voltata dall'altra parte al tuo passaggio, decida di venirti finalmente incontro. Ma chi siamo noi per smettere di sperare?
Ecco a voi un paio di Original Charachter che frequentano Hogwarts con la New Generation e ne vedranno delle belle!
Ci sono alcuni Babbani che credono nella Qabbalah, tutta quella storia del destino nei nomi o dei nomi che influenzano il destino. [...] Ma per Rose questa storia del destino dei nomi non funzionava per niente. Lei sperava in tal caso che fosse solo una cosa provvisoria, ma c'era da dire che il Fato o chi per lui si divertisse parecchio alle sue spalle.
Dedicata a una grande amica qui su EFP: RoseFelicis31697
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo betato da RoseScorpius

Soluzione?

Hogwarts, 30 settembre 2022(sesto anno)

Scorpius aveva notato che Albus era più strano del solito, quasi fosse turbato da qualcosa. Forse tutta quella faccenda lo stava davvero mettendo sotto pressione. Non avevano fatto passi da gigante, era vero, ma ormai, a più di due settimane dal loro “sigillo”, non era successo niente. Né in positivo, né (per fortuna) in negativo.
Il Potter Serpeverde si era fatto più silenzioso e distratto del solito , soprattutto durante le lezioni con la Corvonero. Era quasi finito il primo mese di scuola ma, tralasciando l’episodio del tè nell’aula di Divinazione con la Patil, Albus non aveva nemmeno fatto perdere altri punti a causa dei suoi dispetti a Rose Felicis. Niente più insulti o frecciatine. Nemmeno tra loro due era corso qualche commento sgarbato sulla ragazza. Anzi, ultimamente al minimo accenno di Scorpius Albus tentava di cambiare argomento.
Tutto questo era assurdo, ma positivo. Forse non abbastanza, però.
“Di sicuro non abbastanza per quella testarda di Rose Weasley, questo è certo!” pensò Malfoy, ricordando la sera prima.

Avevano dovuto condividere il turno di ronda serale. Il Prefetto Grifondoro gli aveva rivolto la parola solo per stabilire la divisione dei piani su cui vigilare, poi, tutta impettita, si era diretta alla Torre di Astronomia per cominciare il suo giro.
Si erano rivisti solo a mezzanotte, nella Sala dei Prefetti, per firmare il registro incantato alla fine del loro turno. Le parole che si erano scambiati non lasciavano presagire nulla di buono.
Era vero che Scorpius aveva provocato Rose Weasley, ma c’era da dire, a sua discolpa, che non era proprio riuscito a trattenersi. La ragazza se ne sarebbe andata via senza nemmeno salutarlo (non che poi l’avesse fatto davvero) se non le avesse detto: “Sognami, Weasley!”
“Auguro anche a te i migliori incubi, Malfoy” aveva risposto Rose.
Stava per andarsene, quando si era voltata per aggiungere: “Non credevo che Zoe Zabini, di notte, si accompagnasse ai Tassorosso. Ho dovuto sottrarre venticinque punti ad entrambe le Case. Sono davvero desolata!”
Ma dall’espressione che aveva in viso nessuno avrebbe potuto credere alle sue ultime parole.
La cosa assurda (ma neanche tanto, in realtà) era che Scorpius in quel momento, anziché ribattere a tono, le sarebbe saltato addosso, col rischio di far perdere altri cinquanta punti alla sua Casa in una sola notte.

Perciò, anche se Albus sembrava sul punto di agire in qualche modo (o Scorpius almeno sperava fosse così), nella notte il biondo Serpeverde aveva preso una decisione.
Doveva portarsi avanti, da sé, con il piano di conquista di Rose Weasley.
Con queste parole sembrava far riferimento a un’ardua operazione militare, ma forse non era così lontano dalla verità.
In ogni caso il ricatto della Weasley al cugino era stato chiaro.
“Tu parli civilmente con Rose, io parlo civilmente con Malfoy”.
Niente di più. Ma questo a Scorpius non bastava.
Gli serviva qualcuno che la conoscesse bene (anche se non quanto Albus) e che potesse – come dire? – consigliarlo per riuscire ad ottenere ciò che voleva. Non che con Albus non ci avessero provato negli anni, ma non avevano raggiunto alcun risultato. Forse perché l’amico non si era impegnato abbastanza, forse perché Rose appariva inespugnabile o forse, più semplicemente, perché in fondo quei “teatrini da conquista” erano… roba da femmine!
E inaspettatamente aveva trovato la soluzione, senza nemmeno sforzarsi troppo.
Questa gli stava venendo incontro, diretta alla Sala Grande, ignara di tutto, mentre un ghigno si disegnava sul volto soddisfatto di Scorpius Malfoy.
Adesso non gli restava che aspettare il momento giusto.

“Blade!”
Flame era in ritardo.
Non riusciva a ricordare se fosse stata una persona ritardataria anche prima di mettere piede a Hogwarts o se le sue compagne di stanza, una pigra all’inverosimile, l’altra con sempre un buon motivo per non essere in orario, le avessero trasmesso questa caratteristica.
Fatto sta che era in ritardo e non ci voleva proprio qualcuno a rallentarla.
Phoebe Wild la stava aspettando in biblioteca per le ripetizioni di Incantesimi.
Aveva fretta perché quella ragazzina di Tassorosso poi era impegnata con gli allenamenti di Quidditch.
“Valli a capire questi appassionati del volo!”
Certo, veder volare Jason Murray non era poi un così cattivo spettacolo, ma le lezioni di volo del primo anno per la riccia Corvonero erano state più che sufficienti a decretare l’inutilità di una scopa volante nella sua vita.
“Blade, sei forse sorda?” riprese la voce di prima, senza desistere.
Al che Flame si voltò per fronteggiare la fonte del suo disturbo.
“Ah, sei tu, Malfoy!” sospirò, rassegnata. “Non ho tempo per te”.
“Oh, io, invece, credo proprio di sì!”
“Cosa ti fa pensare che io voglia sprecare attimi preziosi in tua compagnia?” chiese Flame, riprendendo a camminare come se niente fosse verso la propria meta.
Scorpius fu costretto a seguirla. Dopo qualche altro passo, dato che sembrava non volersi fermare per dargli ascolto, disse: “Mi piace Rose”.
Lo stupore della Blade si intravide per un solo istante, quando rallentò appena la marcia. L’attimo dopo sembrava già sparito.
“Perché vieni a dirlo a me, Malfoy?”
“Perché è tua amica e tu, Blade, mi devi un favore, se non ricordo male”.
Ricordava benissimo, purtroppo, il momento in cui in quei dannati sotterranei aveva promesso un favore a Malfoy, che le aveva appena riportato, dai dormitori dei Serpeverde, Aragorn e Bloom sani e salvi. Il senso del dovere, oltre alla strana “gentilezza” di Malfoy e ai graffi lasciati dal suo gatto sul mantello e sulla camicia del biondo, l’avevano portata a tanto.
Ancora una volta il buon senso di Flame capitolò: non si dicesse che le promesse di una Blade non venivano mantenute. E fu l’orgoglio, perciò, a parlare per lei: “Cosa vuoi che faccia?”
“Devi aiutarmi a…” il biondo meditò sulla scelta della parola. “Conquistarla!”
In quel momento Flame si bloccò e solo allora si rese conto che qualcosa non funzionava.
“Tutto questo è assurdo!” sbottò. “Perché proprio Rose?”
“Questo non ti riguarda” stabilì seccamente Malfoy. “Per il resto… sarà meglio non pronunciare più il suo nome”.
La situazione non quadrava per niente. Flame gli doveva un favore, era vero. Ma questo? Poteva farlo? Non ne era così sicura.
“Allora?” la distolse Malfoy dai suoi pensieri.
“Non ho tempo per te” disse quasi meccanicamente, ripetendo quella frase che già qualche minuto prima avrebbe dovuto troncare quella discussione appena nata, poi sfociata nell’assurdo.
Si voltò e riprese a camminare verso la biblioteca.
Chissà se la Wild la stava ancora aspettando o aveva già imbracciato la scopa per dirigersi al campo di Quidditch, fregandosene delle ripetizioni di Incantesimi.
“Ne riparleremo domani, Blade, stanne certa!”
La voce di Scorpius Malfoy, minacciosa e insinuante, le ricordò che tutta quella conversazione, da cui già i suoi pensieri tentavano di sfuggire, non era stata frutto della sua fervida fantasia, ma era avvenuta realmente, seppur contro ogni logica.

Era andato in biblioteca a consultare dei saggi di Pozioni per l’ultimo tema assegnato dal giovane Lumacorno. A differenza dello zio Horace, almeno per quanto aveva potuto dedurre in un mese di lezioni messe a confronto con i racconti di suo padre, Maurice non era per niente interessato al curriculum dei genitori degli alunni. Per lui contava quanto la lettura dei fondi da tè in una lezione di Trasfigurazione. A fare la differenza non era il tuo cognome. Potevi guadagnare punti solo facendo il tuo dovere e applicandoti con il massimo impegno in ciò che ti veniva richiesto, fosse questo un tema o la preparazione di una pozione. Non per niente Zoe Zabini e Miles Belby erano gli ultimi della loro, già sparuta, classe. Potevi anche essere la figlia del più rinomato rifornitore di ingredienti per pozioni, o discendere dall’inventore della Pozione Antilupo, ma se non riuscivi a preparare una stupida Bevanda della Pace, non meritavi la stima di Maurice Lumacorno.
Albus teneva molto, quindi, a presentare un tema ben scritto e argomentato, perché Pozioni, oltre che ad essere insegnata dal nuovo Direttore della sua Casa era, anche una delle sue materie preferite. In famiglia tutti si chiedevano come fosse possibile. James, al suo primo anno, era riuscito a fondere più calderoni di zio Neville in una settimana, e la piccola Lily non aveva di certo ereditato il talento della sua omonima. Harry sosteneva che il talento della nonna, insieme ai suoi occhi verdi, fosse andato tutto ad Albus, ma gli piaceva pensare che fosse anche un po’ merito del suo secondo nome. Ma Al, in fondo, sapeva che amare incondizionatamente Pozioni era un altro modo per distinguersi e gli andava benissimo così. Lui aveva scelto di essere Serpeverde, no? E un Serpeverde che si rispetti non poteva che essere un Pozionista provetto.
Stava per finire il secondo rotolo di pergamena, ma non riusciva a scrivere in modo soddisfacente le conclusioni: era distratto. Gli succedeva sempre più spesso, Scorpius gliel’aveva fatto notare.
Alzò lo sguardo dal compito e si diede un’occhiata in giro.
C’erano due suoi compagni di Casa del primo anno che provavano l’esecuzione di un “Wingardium Leviosa”, c’era una Corvonero che sonnecchiava su un tavolo, c’era sua cugina Rose – guai a disturbarla! – intenta nella lettura di un libro nel “suo” angolo di biblioteca e c’era una ragazzina del terzo anno… con la divisa da Quidditch di Tassorosso e la scopa poggiata sul tavolo?
“E Madama Pince l’ha fatta entrare?” pensò Al.
Sì, era invecchiata… ma zia Hermione ne parlava come di una donna inflessibile e autoritaria, che “marcava” il suo territorio! Come aveva permesso adesso a quella ragazzina un simile affronto al suo “luogo sacro”? Ora che guardava bene… la ragazzina dai capelli neri, raccolti in una coda alta, era Phoebe Wild, la “nuova” Cercatrice di Tassorosso.
“L’anno scorso ha soffiato il Boccino a Scorpius e non ce ne siamo nemmeno accorti!” ricordò Albus, osservando che sedeva scomposta e che teneva gli occhi puntati sulla porta della biblioteca.
“Starà aspettando qualcuno” concluse tra sé e sé.
Ma chiunque stesse aspettando era troppo in ritardo per i gusti della Cercatrice che, imbracciata la scopa, lasciò la stanza.
Albus infilò distrattamente le mani nelle tasche della divisa. Sfiorò con le dita la fredda boccetta di vetro che conteneva la Fortuna Liquida e la ruvida carta, logorata dall’uso e dal tempo, della Mappa del Malandrino. Decise di tirar fuori quest’ultima e, dopo un breve bisbiglio, la poggiò sul banco, davanti a sé. Diede una rapida occhiata al foglio, senza cercare nessuno in particolare. Individuò Phoebe Wild già nella Sala d’Ingresso, pronta ad uscire verso il campo da Quidditch.
Nella Sala Comune di Grifondoro i suoi cugini e suo fratello erano tutti riuniti davanti al camino, verosimilmente stavano giocando a Sparaschiocco o a Gobbiglie, come nei pomeriggi di vacanza alla Tana, quando fuori il tempo non era abbastanza bello per il Quidditch.
Scorpius dov’era? Individuò il suo puntolino al quinto piano e… non era solo.
La cosa che lo stupì fu vederlo fermo per qualche minuto con… già, il cartiglio accanto a quello del suo amico parlava chiaro: Flame Blade.
Questi appuntamenti al quinto piano con le Corvonero del sesto anno convincevano Albus poco quanto niente. “Ci manca solo la Dormouse e avrà fatto tris!” pensò con una punta di acidità. “E poi che avrà da spartire con la Blade e la Felicis? Mah!”
Così, senza riflettere troppo, i suoi occhi verdi furono calamitati dal cartiglio della Corvonero sfortunata. Si stava recando proprio lì, in biblioteca. Sarebbe arrivata nel giro di un minuto.
Era giunto il momento di agire, l’aveva promesso a Scorpius.
Aveva smesso di infastidirla e aveva preso ad osservarla, solo perché l’aveva promesso a Scorpius. E un Potter che si rispetti mantiene sempre le sue promesse.
Richiuse in fretta la Mappa del Malandrino e la ripose in tasca. Riordinò i suoi rotoli di pergamena, raccolse la boccetta dell’inchiostro e la mise nella sacca insieme al manuale di Pozioni. Con un rapido “Evanesco” fece sparire l’involucro di plastica che aveva contenuto la sua Piuma di Zucchero formato Deluxe, fondamentale per raggiungere la concentrazione, e uscì dalla biblioteca, senza una precisa idea in mente, proprio quando Rose Felicis stava per entrarvi.
“Ciao” le disse in modo quanto più naturale e disinvolto.
“Ciao?” chiese, non poco sorpresa, la ragazza, alzando gli occhi su chi le aveva parlato.
“Sì, Felicis. Tra persone beneducate ci si saluta”.
“Certo…” Rose aveva uno sguardo a dir poco stralunato. “Tra persone beneducate…” ripeté come in trance. “Potter? Sicuro di star bene?” si informò.
“Sì” rispose Albus, mentre tra sé e sé pensava: “Come prima volta può bastare”.
“Se lo dici tu…” si congedò, poco convinta, la Felicis prima di prendere posto al suo solito tavolo.

“Certo che…”
“Certo che…”
Esordirono insieme le due Corvonero.
“Cosa?”
“Cosa?”
A quel punto Flame fece segno a Rose di continuare.
“Potter mi ha… salutata. Non lo trovi strano, surreale? Forse l’ho immaginato. Anzi, di sicuro sarà così. E tu? Che stavi per dire?”
“Malfoy” si lasciò sfuggire Flame, ma, anziché rivelare tutto, continuò: “Anche lui mi ha… salutata”.
Rose sentì che il suo tono era un po’ incerto, ma non attribuì la cosa a una possibile omissione, quanto più al fatto che quei Serpeverde non stavano bene, sul serio! Così, mentre Flame cercava di convincersi di aver immaginato il tutto, Rose si ripromise di chiedere a Lysander se avesse programmato qualche scherzo con James e Lorcan ai danni dei verde-argento, che aveva minato le loro già instabili capacità mentali.

Note dell'autrice

Eccomi!
O meglio... Rieccomi, dopo circa un mese! Mi sa che il nostro appuntamento è ormai diventato mensile.
L'importante è che non lascerò perdere questa storia, vero? Non posso negare, però, che i ritmi saranno lenti!
Nel frattempo ho sempre esami da preparare, eh!
Alla prossima,
Flame.

ps. Un ringraziamento agli assidui recensori e ai lettori silenziosi, a chi segue la storia e a chi l'ha addirittura inserita tra le preferite o le ricordate! =)
pps. Se trovate l'html sballato è per colpa dell'editor di EFP che ha smesso di funzionare e ho dovuto fare tutto a mano! -.-"
ppps. Ho scritto una flashfic per partecipare a un contest e ora l'ho pubblicata! Se vi va passate a dirmi la vostra! =)
Questo è il link (sempre per la mia incapacità con l'html non riesco a creare il collegamento...):
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1785892&i=1
  
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