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Autore: ilaperla    26/04/2013    6 recensioni
Martina e Tommaso si conoscono dall'età di 13 anni. Ma qualcosa sul loro cammino li divide.
Il destino vuole che dopo 8 anni si rincontrano.
Lei studiosa, semplice e altruista
Lui misterioso e nasconde qualcosa.
Cosa sarà cambiato in questo periodo?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Perdersi, ritrovarsi e amarsi'
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15 febbraio 2005

Eravamo seduti uno di fianco all’altro sull’erba.
“Qualunque cosa accada sappi che per me resterai sempre la mia migliore amica!”
“Perché mi dici così? Sta succedendo qualcosa? Lo sai che con me puoi parlare di tutto” Dissi voltandomi verso lui, angosciata riconoscendo quel tono di voce insicuro.
“No, stà tranquilla.. Probabilmente dovrò stare fuori casa per qualche giorno. E non penso ci possiamo sentire perché avrò da fare..” Rispose in modo vago guardando davanti a se.
“E quando tornerai?”
“Non lo so ancora precisamente”
“Tom qualsiasi cosa accada io sarò sempre qui ad aspettarti!”
Si avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte.
“Ti voglio bene”
“Anche io”
 
16 Settembre 2012
 
Sono in ritardo. In un completo e fottuto ritardo. Forse potevo omettere il fottuto! Ma questa fottuta giornata è già iniziata male! Oddio voglio tornare nel mio caldo e morbido letto a ronfare.
Invece stò correndo per tutto il campus con la lingua da fuori, per arrivare alla prima lezione universitaria del terzo anno in tempo. Iniziamo benissimo quest’anno. E se il buongiorno si vede dal mattino...
Appena giro l’angolo per arrivare all’ascensore vedo una coda assurda. Ecco, bentornata alla realtà cara Martina. Coda immensa agli ascensori alle 8.25 del mattino è di prassi qui! 
Guardo l’orologio... Merda, ho solo 5 minuti per arrivare in aula! Su gambe in spalla!
Mi faccio 3 piani di scale e arrivo strisciando in aula.
Per fortuna i frequentanti sono diminuiti rispetto al primo anno. E trovare posto per seguire le lezioni è molto più semplice.
Il primo anno dovevi sederti per terra se volevi assistere a una lezione.
Intravedo le mie amiche e mi fiondo da loro.
“Ecco... Chi poteva fare tardi il primo giorno?” Mi prende in giro Miranda la mia migliore amica.
“E dai non rompete di prima mattina. Vi rendete conto che un quarto d’ora fa dormivo ancora?” Sbuffo esasperata.
“E lo so! Ti ho vista con i miei occhi!” Ribatte Miranda.
“Stai zitta stronzetta... Perché non mi hai svegliata?”Domando acida.
“Calma baby, io l’ho fatto ma ovviamente tu non mi senti mentre sei nel mondo dei sogni”
“Uffa! Dai stringetevi che mi siedo anche io!”
“Marti mi hai portato il libro di politiche sociali?” Mi domanda la mia amica.
“Si Sere... Eccolo! Ti ringrazio! Quest’estate per fortuna sono riuscita a sostenere quell'esame...” Dico tutta contenta.
“Miracolo!” E ride. Il piccolo genio del gruppo, Serena.
“Hei bada a come parli, sai che il prof è uno stronzo patentato!” Le faccio la linguaccia.
Finalmente mi siedo vicino alla mia dolce metà.
“Ciao moglie mia!” E l’abbraccio.
“Ciao piccoletta! Mi sei mancata tanto!” Ecco, lei invece è Claudia, la mia gemella mancata! 
Parliamo del più e del meno per cinque minuti.
Subito dopo entra la professoressa di Antropologia culturale e ci tocca ascoltare questa, alquanto strana e pazza, signora che si presenta a noi con un tubante in testa fatto di sciarpa di lana, siamo a i primi di settembre, e con la matita tutta sbavata. Li per li pensai fosse stata violentata, visto anche come si esprimeva.
Ma a quanto pare era il suo comune atteggiamento.
Passata la prima lezione mi congedo dalle mie amiche per fare un salto al bar del campus e catturare nelle mie fauci un cornetto e un cappuccino al volo. Per fortuna non c’è molta gente perché sono tutti a lezione. Solitamente qui, la coda arriva fin fuori le porte ma il momento migliore è nell'intervallo delle lezioni.
 
Le altre tre ore di lezione passano lentamente. All’una io e Miranda ci dirigiamo verso la mensa.
Io e lei alloggiamo nel campus. Proveniamo da un paesino abbastanza vicino Milano, e per non fare ogni giorno avanti e indietro con treni e autobus abbiamo deciso di fare domanda per un alloggio a cui ci è stata data conferma. Serena e Claudia fanno le pendolari. Perché non hanno voluto lasciare la loro vita e i loro amori.
Per quanto mi riguarda iniziare l’università per me è stata una liberazione. Non ne potevo più di quel paesino, mi sentivo stretta, ero nervosa, alterata, frustrata! E i miei per fortuna hanno capito la mia necessità. Poi venire a Milano per me è stata un grande sogno che si avvera, poter frequentare la mia adorata università. Quest’anno mi laureo. Amo la mia facoltà sociale, mi piace stare con la gente, risolvere i loro problemi, alle volte forse è un modo per girare l’ostacolo, dedicarmi ai problemi degli altri per non risolvere i miei.
A cui cerco da anni di non dare una risposta, per evitare sofferenze e quel contatto con persone che ormai fanno parte del passato.

Dopo mensa io e Miranda ci avviamo verso gli alloggi.
Apro la porta e mi butto come un sacco di patate sul divano, togliendomi le converse.
“Vuoi un caffè?” Chiede Miranda dalla cucina trafficando con la caffettiera e il caffè in polvere.
“Si grazie!” Rispondo mezza morta.
Sento squillare il mio telefono dalla borsa. Controvoglia vado a rovistare in questa fin quando non pesco all’amo il mio telefono.
E’ casa.
“Pronto qui parla Huston” Rispondo con il sorriso sulle labbra.
“Ciao piccola, come stai? Com’è andata il primo giorno?”
“Hei mamma una cosa per volta. Allora stò bene anche se i miei piedi chiedono pietà, il primo giorno è andato discretamente, ho appena finito.” Ometto il ritardo altrimenti chi la sente. La patita per la puntualità.
“Ma sono le 6 di sera!”
“E lo so cara mammina, se vuoi lamentarti fallo tranquillamente con il rettore.”
“Sciocca! E ora che fai?”
“Miranda stà preparando un caffè per tirarci su, poi penso di cambiarmi, farmi una doccia, e vedere la tv”
“Bene... Allora sabato torni a casa?”
Gran sospirone da parte mia “Si mamma penso di si...”
“So che non ami tornare ma fallo per noi. Ti vediamo così poche volte!” La sua voce si è abbassata di qualche tono probabilmente dovuto alla malinconia.
“Si mamma stà tranquilla, faccio un salto! Non ti preoccupare. Comunque ora devo lasciarti. Sono a pezzi.”
“Si Martina, buona serata! Un bacione anche da papà!”
“Salutamelo, buona serata anche a voi! Salitami Matt!” Chiudo e vado in cucina.
Trovo una Miranda che sorseggia il suo caffè seduta al tavolo.
“Erano i tuoi?”
Prendo una tazzina e verso un po’ di caffè e molto latte, non amo molto il caffè ma mi aiuta a stare sveglia.
“Già...” Rispondo amareggiata mentre mi siedo.
“Marti lo sai che non puoi evitare di andare a casa per trovare i tuoi”
“Lo so...”
“Stai su dai. Che ci vediamo in tv oggi?”
Quello che adoro della mia migliore amica è il suo appoggio in tutto e per tutto, non vuole vedermi soffrire, e so che questa sua frase è un modo per evitare che mi fossilizzi sui ricordi!
“Direi azione ti va?”
“Penso di si. Che ne dici dei “guardiani del destino”?”
“Figo! Adoro Matt Damon. Però vorrei prima farmi una doccia”
“Vai pure, non appena finisci vado io” Risponde mentre cerca il dvd del film.

Vado in bagno e mi infilo sotto la doccia.
Quella chiamata ha risvegliato in me ricordi sofferti.
Ricordo tutto come fosse ieri...




Ho cancellato, sbadatamente, il mio primo angolo autrice.
Dio, che stoccata al mio povero cuore! :(
Non ricordo quello che scrissi, perciò è praticamente impossibile riscrivere le esatte parole.
Non me lo perdonerò mai! Sono un'imbecille! 

Martina



Miranda

  
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