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Autore: Orihimechan    29/04/2013    4 recensioni
Ed è quando dubiti di te stesso, della tua vita, di tutte le tue convinzioni, della persona che ti sta accanto e persino delle tue scelte che dovresti fermarti un attimo a riflettere.
Riflettere su tutte quelle scelte che hai fatto fino ad ora, che ti hanno fatto amare il sole anziché la pioggia, che ti hanno fatto apprezzare Battisti anziché Venditti, che ti hanno fatto dire si quando invece avresti voluto dire no.
Che ti hanno fatto accontentare anziché renderti felice, ma felice davvero.
E quando ti ritrovi a pensare a lui, di nuovo, e ti accorgi che in realtà lui dai tuoi pensieri non c’è mai uscito, bhè in questo caso, forse, dovresti iniziare anche a pensare che probabilmente tutte le tue scelte sono state delle gran scelte di merda.
Nicole Castellani è di fronte un bivio: il ragazzo di sempre oppure l'amico che sembra conoscerla più di quanto lei è disposta a mostrare al mondo?
Dove la porterà il suo cuore?
Because life is made up of choices.
STORIA IN COMPLETA REVISIONE - 07/02/2017 ( SI CONSIGLIA LA RILETTURA COMPLETA )
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Se apri il tuo cuore,
se lasci spazio al flusso delle tue emozioni,
tutto inizia a scorrere in maniera più semplice e chiara.
I problemi che ti sembravano insormontabili
all’improvviso non esistono più.
La chiave per risolvere tutte le tue difficoltà,
che si tratti di relazioni difficili,
scelte complicate o crisi esistenziali,
è nascosta nel tuo cuore.


 



Delle volte la persona che, più di tutte, vorremmo che ci capisse, leggendo dentro il nostro animo e mettendo a nudo il nostro essere è proprio quella che ci passa davanti senza neanche accorgersi che in noi qualcosa si è rotto o anche semplicemente incrinato.
Al contrario, nella stragrande maggioranza dei casi è proprio quest’ultima a provocarci un malessere interno così profondo da confonderci.
Ma nonostante questo, la maggior parte delle volte scegliamo di tacere, di celare i nostri sentimenti, di far finta che vada tutto bene, soprattutto verso quella stessa persona che si ostina a non vedere le nostre emozioni, semplicemente perché se lei persevera nell’ignorarle allora noi potremmo avere la mera illusione che questo malsano malessere che ci trasciniamo dietro sia semplicemente frutto della nostra immaginazione.
Diversamente, ci sono casi, in una quantità ridotta di ipotesi, in cui la persona che hai considerato lontana anni luce dal tuo vero io, quella su cui non avresti scommesso neanche un centesimo è lì, nascosta in un angolino remoto del palcoscenico, uno spettatore silenzioso che osserva e ascolta tutto ciò che ti ruota attorno pronto a soccorrerti qual’ora ce ne fosse stato bisogno, a salvarti, se necessario, da tutte le situazioni difficili alla quale saresti andata incontro e, sorprendentemente, sono proprio queste le persone alle quali devi affidare te stessa perché sono quelle che più di tutte sono in grado di capirti, di sorreggerti, di porgerti una mano amica qualora - durante il percorso intrapreso - fossi caduta. Così come è stato per me.



Trafelata uscii di casa senza porgere la minima attenzione alle raccomandazioni di mia madre, sguardo puntato verso il basso e volto tirato a causa della conversazione che avevo dovuto sostenere poco prima.
<< Cos’è successo? >> domandò Thomas con aria preoccupata
Stava già aspettandomi da circa cinque minuti: gomito destro poggiato sul manubrio, palmo della mano sinistra sul sedile e gambe incrociate accanto al cavalletto della sua moto blu.
Se fosse stata un’occasione diversa quasi sicuramente avrebbe iniziato la conversazione lamentandosi di avermi dovuto aspettare per così tanto tempo, invece quando mi vide scattò in avanti con una mossa rapida, sollevando i suoi squadrati Ray-Ban neri e correndomi incontro.
<< Nulla Thomas, non preoccuparti >> ed avanzai verso il mezzo a due ruote stropicciandomi un occhio.
Rapido mi si parò davanti afferrandomi delicatamente per un braccio.
Quel contatto inaspettato mi fece sussultare.
<< Seriamente Niki, cos’è successo? >> alzai lo sguardo e quando vidi i suoi occhi osservarmi con così tanta preoccupazione sentii l’irrefrenabile impulso di abbracciarlo, ma m'imposi di non farlo.
Thomas Tavelli continuava a fissarmi, la sua mano ancora saldamente artigliata al mio arto, le labbra leggermente increspate dal freddo e un piccolo ciuffo sfuggito dal resto dei capelli per il modo maldestro con la quale aveva portato gli occhiali sopra la testa.
Nervosa iniziai a mordermi il labbro inferiore e spostai lo sguardo sull'asfalto nero combattuta se rilevargli o meno la miriade di emozioni che mi stava attraversando in quel momento .
Inspirai lentamente.
Avrei dovuto fidarmi?
Ogni più piccola fibra del mio corpo mi diceva di si, così, per la seconda volta nel corso di quella giornata, decisi di dare ascolto alle mie sensazioni.
<< Ho litigato con Luca >> ammisi e sorprendentemente mi sentii meglio.
Tornai a fissare Thomas che aveva ancora lo sguardo piantato su di me, sul volto un espressione indecifrabile.
<< Come mai? >> disse cauto
<< Non vuole che parta con voi >> confessai portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e accennando un debole sorriso.
Avrei dovuto sentirmi a disagio a raccontare questo genere di cose ad un ragazzo, ma parlare con Thomas mi risultava sempre straordinariamente facile.
Sentivo di essere capita, non mi giudicava mai e provava sempre a tirarmi su di morale quando intuiva che qualcosa turbava il mio stato d'animo.
<< Capisco >> mi diede un piccolo buffetto sulla testa  << sali in moto Castellani e non ci pensare, vedrai che troveremo una soluzione >> liberò solo in quel momento la presa dal mio braccio e delicatamente mi aiutò a montare in sella.
Rimasi imbambolata a riflettere su ciò che aveva appena detto.

' Troveremo una soluzione '

Gli sorrisi grata e - come se fosse la cosa più naturale del mondo - una volta che Thomas mise in moto, mi aggrappai a lui.
Casa mia si trovava in pieno centro di Bari, distante qualche minuto da casa di Emma e circa dieci da quella di Thomas, pertanto quando fermò la moto e si accinse a togliersi il casco pensai che quel giorno il tragitto fosse stato più breve del solito.
Thomas scese velocemente dalla moto e senza aspettare che io facessi altrettanto mi tolse gentilmente il casco.
Rimanendo ancora saldamente arpionata al posto del passeggero mi sistemai i capelli e scesi anch’io.
<< Per fortuna siamo arrivati, mi stavi frantumando le costole! >> mi prese in giro fingendo fastidio.
Abbassai lo sguardo imbarazzata, se fosse stato un altro momento gli avrei senz'altro mollato un bel cazzotto nello stomaco, quel giorno però non ero nel pieno delle mie facoltà mentali.
<< Scemo >> risposi solamente abbozzando un sorriso
Sentii Thomas sogghignare e con la coda dell’occhio lo vidi scuotere la testa e superarmi per andare a sistemare la moto.
Quando entrammo in salotto trovammo Marco - comodamente spaparanzato sul divano - intento a seguire con maniacale attenzione un programma di moto GP.
Emma invece, trafficava con la macchinetta del caffè.
<< Volete un caffè? >> chiese quando ci vide arrivare
<< Doppio per me >> risposi tetra
La mia migliore amica smise di litigare con la caffettiera per voltarsi verso di me dubbiosa.
Sul volto dovevo avere dipinta un' espressione fin troppo eloquente perché non appena finì di scrutarmi, sempre senza proferire parola, mi prese per mano trascinandomi in bagno.
<< Cos’è successi Niki? >> domandò incrociando le braccia e assottigliando lo sguardo.
Quando con uno scatto fulmineo la vidi chiudere a chiave la serratura capii che mi avrebbe liberato solo dopo aver confessato ogni minima cosa.
Sospirai arrendevole e sputai il rospo senza opporre resistenza.
Emma che non aveva cambiato affatto espressione, mi scrutava silenziosa inarcando le sopracciglia e mordendosi il labbro inferiore ad ogni parola che usciva veloce dalla mia bocca.
<< Non dici niente? >> chiesi alla fine, sorpresa dal suo silenzio.
Nella mia mente l'avevo già immaginata intenta a sputare fumo dalle orecchie, gesticolare isterica, urlare oltraggiata mentre rivolgeva appellativi poco carini nei confronti del mio ragazzo e muoversi come uno scimpanzé verso la porta del bagno, sradicandola.
<< Non vedo dove sia il problema >> rispose la mia amica con una calma che non le apparteneva.
Presi a fissarla scettica.
<< Non capisco Em >> confessai dubbiosa
Emma si picchiettò il mento un istante.
<< Chi se ne frega di ciò che dice quell’idiota! Sinceramente Niki, quand’è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa per te? >> domandò avanzando di qualche passo e parandosi di fronte a me.
L’osservai in silenzio e sempre senza proferire parola mi appoggiai allo stipite della porta.
Emma aveva incrociato le braccia sul petto, mi fissava accigliata e picchiettava freneticamente il piede destro sul pavimento.
La sua domanda mi colse impreparata.
<< Bhè >> iniziai incerta << esco spesso a fare shopping >>
Distolsi lo sguardo dal suo rivolgendolo altrove, ma non troppo velocemente da non vedere le sue sopracciglia inarcarsi ulteriormente.
<< Non intendevo questo Nicole >> incalzò seria
Emma non si rivolgeva mai a me utilizzando il mio nome di battesimo, aveva sempre preferito chiamarmi Niki. Diventavo Nicole durante i discorsi importanti, nei nostri rarissimi litigi oppure quando tardavo ad afferrare ciò che lei volesse realmente dirmi o, ancora, quando cercava di farmi ragionare palesandomi quello che io mi ostinavo a non voler afferrare.
Proprio come in quel momento, ad esempio.
Portai una mano in fronte grattandomi distrattamente le tempie e puntai nuovamente i miei occhi nei suoi, sforzandomi di capire dove volesse arrivare.
<< Io non parlo di cose materiali. Non mi riferisco all’ultima volta in cui sei stata in un negozio o dall’estetista, e neanche di quando ti sei concessa cinque minuti di relax davanti una cioccolata calda ed uno dei tuoi soliti romanzi rosa in mano. Voglio sapere il momento esatto in cui durante una stupidissima giornata hai fatto qualcosa che ti rendesse felice dentro, non lo so Niki, un desiderio nascosto ad esempio, un ambizione mai realizzata. >>
Registrai quelle parole a fatica, quasi come se il mio cervello si trovasse sopra di noi - magari comodamente seduto su una nuvoletta vagante - troppo impegnato a farsi gli affaracci suoi per prendersi la briga di decifrare quell'affermazione.
Riportai la mia mente indietro nel tempo alla ricerca di un indizio, anche piccolissimo, per dare ad Emma la prova che si, di cose che mi rendessero felice ne avevo fatte a milioni.
La ricerca però non portò i risultati sperati.
<< Non me lo ricordo >> boccheggiai alla fine confusa.
Paradossalmente nel momento esatto in cui finii di pronunciare quelle parole mi resi conto di non essere riuscita a ricordare nulla semplicemente perché non c’era assolutamente niente da ricordare.
<< Appunto >> confermò la mia migliore amica e afferrò la mia mano sinistra stringendola con delicatezza << è proprio ora che tu lo faccia >> e senza aspettare la mia replica mi abbracciò.
Era una buona amica Em, la migliore che avessi mai avuto.
<< Comunque >> continuò poi sciogliendo l’abbraccio e guardandomi sorridente << non ci pensare più, abbiamo una vacanza da organizzare! >>
Annuii complice ed insieme uscimmo dalla stanza, grazie a lei avevo riacquistato una parte del mio buon umore.
Era proprio vero che gli amici, quelli veri, sono sempre in grado di curare qualunque ferita.
 
 
Settembre 2005 –  scuola secondaria di primo grado
Come al solito l'intervallo era finito troppo presto.
Continuai a masticare svogliatamente il mio pacco di grissini, ignorando la montagnella di briciole sulla mia salopette.
La scuola era iniziata da qualche settimana ormai, ma non riuscivo proprio a levarmi di dosso la strana sensazione di essere fuori posto.
I miei compagni sembravano tutti molto simpatici, ma nonostante questo non ero ancora riuscita a legare con nessuno.
La mia timidezza mi impediva di socializzare, inoltre per essere una ragazza di undici anni ero fin troppo alta per la mia età. Questo particolare incuteva un po' di timore verso i miei nuovi amici.
Addentai un altro grissino pensierosa quando sentii qualcosa colpirmi la testa.
Abbassai lo sguardo accigliata e notai subito un origamo di carta con le sembianze di un becco di papera.
Prima di afferrarlo mi guardai intorno circospetta.
L'aula era quasi deserta, fatta eccezione per una ragazza, seduta in fondo, che mi osservava silenziosa. Era minuta, la carnagione scura ed i capelli raccolti in due codine ordinate, aveva gli occhietti vispi e con le mani mi stava suggerendo di aprire quel pezzo di carta.
Feci come richiesto.
All'interno del becco di carta faceva capolino una piccola frase, scritta con una calligrafia ordinata e minuscola:
 
Vuoi essere mia amica?  
 
Poco più sotto, due piccoli quadratini con a lato due sole parole: SI o NO.
Rilessi quel quesito un numero infinito di volte per convincermi di non aver interpretato male quella domanda.
Ritornai con lo sguardo sulla ragazza, lei di tutto punto si alzò e mi raggiunse.
Spostò lo sguardo dapprima sul posto vuoto accanto al mio ed infine su di me.
<< Allora? >> disse impaziente
Qualcosa di lei catturò subito la mia attenzione, forse il suo sguardo sicuro, forse il tono di voce incalzante o forse il coraggio che aveva dimostrato verso una ragazza che non conosceva affatto.
Ero sempre stata una ragazza troppo timida, troppo riflessiva e sin troppo riservata, quella volta però decisi di seguire l'istinto.
Un sorriso sincero spuntò sul mio volto e timidamente le allungai il pacco di grissini.
<< Sono Nicole >>
Per tutta risposta lei afferrò quello che le avevo appena offerto e si sedette vicino a me.
<< Emma >>
 

Rientrate in stanza mi concessi qualche minuto per osservare attentamente i miei amici: Emma aveva iniziato a minacciare Thomas di ucciderlo senza pietà se non si fosse sbrigato a procurarle l'intera stagione del suo telefilm preferito, lui d'altro canto, faceva finta di ignorarla fischiettando annoiato e Marco continuava a seguire la gara in tv.
In quel momento, per quanto potessimo sembrare un gruppo di matti senza speranza, pensai che non avrei mai potuto desiderare amici migliori di loro.
<< Scema >> disse Thomas risvegliandomi dalle mie riflessioni << smetti di sognare ad occhi aperti e vieni a sederti >> fece cenno di andare ad accomodarmi accanto a lui.
Lo guardai accigliata << bada a come parli idiota, altrimenti la versione di latino vai a copiarla da qualcun altro! >> risposi quando gli fui vicina
<< Stronza >> ribatté lui mentre tirava fuori dallo zaino il libro di latino
<< Sei un cretino >> gli diedi una leggerissima spinta
<< Stronza >> sorrise sornione girandosi a guardarmi
<< Lo hai già detto, cambia musica Tavelli, sei banale >> lo rimbeccai fingendomi scocciata.
<< Acida >> continuò lui alzando un sopracciglio, un ghigno indecifrabile sul volto.
<< Già sentito anche questo, per favore fammi uno squillo quando imparerai qualche altra parolina >> lo guardai di traverso e finsi uno sbadiglio.
Prendermi gioco di lui era uno dei miei passatempi preferiti e quasi non ricordavo più il malumore di poco prima.
<< La vuoi smettere? >> ripose incrociando le braccia e assumendo un aria imbronciata.
<< Di fare cosa? >> finsi esplicitamente di non capire cosa volesse dirmi
<< La stronza! >> disse lui, sul volto la stessa espressione di un bimbo offeso.
Cosa potevo farci io se me le serviva su un piatto d’argento?
<< E tre, Thomas ti occorre seriamente un corso intensivo di lessico italiano, sei proprio messo male >> non riuscii nemmeno a godermi  l’espressione costernata della sua faccia perché fui immediatamente travolta da un cuscino - che aveva prontamente afferrato dal divano - per scaraventarmelo contro.
Mi servirono circa un paio di minuti per riprendere il controllo del mio cervello, andato a finire da qualche parte in quella stanza.
<< Sei nei guai, lo sai vero? >> proferii con aria solenne e minacciosa gettandomi contro di lui.
Il povero malcapitato, istintivamente, si distese sul pavimento nel tentativo di attutire il colpo.
Non mi stancherò mai di ripetere che all’epoca ogni mia singola scelta si rivelava - tendenzialmente - sempre quella sbagliata.
<< Chiedi perdono >> minacciai a pochi centimetri da lui.
Agli occhi di un osservatore esterno, quale poteva essere Emma oppure Marco, la scena che gli si propinava davanti doveva di certo apparire singolare.
Thomas se ne stava supino sotto di me senza neanche prendersi la briga di opporre resistenza, ed io, - presa com’ero dalla conquista della mia agognata rivincita - non prestai minimamente attenzione al fatto che fossi completamente - e vergognosamente - distesa sopra di lui.
<< Allora >> continuai non avendo ricevuto risposta << ti arrendi? >> chiesi affannata.
Thomas continuò a non proferire parola.
Gli diedi una leggera scossa e posai lo sguardo sulla sua bocca. Aveva delle labbra carnose e se le si osservava attentamente si potevano anche intravedere delle piccole crepe.
Non ci avevo mai fatto caso prima di allora ma dovetti ammettere a me stessa che avesse proprio una bella bocca.
Il mio cervello doveva nuovamente aver abbandonato la scatola cranica alla ricerca di un'avventura migliore.
Ritornai a fissare il mio amico, il cui silenzio imbarazzante mi indusse a pensare che - forse – la situazione ci stava sfuggendo di mano.
Analizzai la situazione: ero finita completamente sopra di lui ed i centimetri di distanza tra il mio volto ed il suo si erano vorticosamente ridotti, tanto da riuscire a percepire indistintamente il suo respiro.
Una vampata di calore mi attraversò il corpo e fui colta da un inaudito senso di vergogna quando mi ritrovai a pensare di volermi avvicinare a lui ancora di più.
Quel singolo pensiero bastò a riportarmi brutalmente alla realtà.
Con la stessa velocità con la quale quell'idea assurda era balenata nella mia mente mi allontanai da lui, ignorando il mostruoso senso di freddo e vuoto che provai una volta distante.
Cercai Emma con lo sguardo e mi stupì vedere che non sembrava minimamente scossa dallo spiacevole spettacolo che le avevamo appena propinato, al contrario di Marco che sembrava aver avuto una paresi.
Aprii distrattamente il quaderno che avevo appoggiato poco prima sul tavolino ed iniziai a sfogliare senza interesse le sue pagine.
Non riuscii a pensare ad altro per tutto il tempo ed il fatto che di tanto in tanto il braccio di Thomas sfiorasse impercettibilmente il mio non mi aiutava affatto.
Stentavo a capire il motivo per il quale quel breve contatto mi avesse sconvolto così tanto e soprattutto, da quanto tempo il mio amico avesse iniziato ad avere un tale ascendente su di me.
Tornai a torturarmi le labbra nervosa.
La vicinanza di Thomas Tavelli aveva iniziato, minuto dopo minuto, ora dopo ora, a pesarmi sempre più, tanto da non riuscire a guardarlo negli occhi e ancora peggio, a rivolgergli la parola per il resto della serata.
Il tempo sembrava non passare mai, per questo mi stupii quando tra i miliardi di compiti che fummo costretti a svolgere, le tre ore piene trascorse a programmare dettagliatamente il viaggio a Londra - sotto palese minaccia di morte di Emma - e un veloce spuntino per attenuare la fame, ci addormentammo tutti.




                            ***

 

Un rumore improvviso mi svegliò bruscamente dal mio sogno.
Frastornata ed ancora assonnata strizzai gli occhi per focalizzare ciò che mi circondava.
Sentivo la spalla destra terribilmente indolenzita, mi voltai per capirne il motivo.
La testa di Marco era pesantemente poggiata su di essa, la spostai bruscamente ma lui, che non si era minimamente accorto di nulla, la poggiò sullo schienale del divano continuando a dormire beatamente.
Avevo la bocca impastata ed un terribile mal di testa mi portò a massaggiarmi le tempie.
Non mi interessava scoprire che ora fosse, sarebbe stato sempre troppo presto per me.
Mi alzai lentamente e spostai lo sguardo verso il pavimento, senza prendermi la briga di trattenere un sorriso per lo spettacolo che avevo davanti.
Niki - ancora profondamente addormentata - strizzava leggermente gli occhi per il fastidio provocato da alcune ciocche di capelli, i gomiti comodamente poggiati sul tavolino e la testa china su di essi. Accanto a lei c’era Thomas, il braccio sinistro a cingerle le spalle e l’altro fungeva da cuscino alla sua testa, attaccata a quella di Nicole.
I loro volti erano talmente vicini che avrebbero potuto tranquillamente sfiorarsi.
Sorrisi immaginandomi la reazione della mia migliore amica se, svegliandosi, si fosse accorta della posizione in cui si trovava.
Dovevano essersi inconsapevolmente avvicinati nel sonno, perchè nell’ultima immagine che la mia mente aveva registrato entrambi erano distanti l'un l'altro parecchi centimetri, probabilmente a causa di quella sorta di bacio mancato. Ritrovarli così vicini non mi stupì affatto, al contrario, non fece altro che convincermi ancor di più di quanto in realtà fossero terribilmente ed inconsciamente attratti l’uno dall’altra.
Rimasi ad osservarli per un'altra manciata di minuti.
Una ciocca di dei capelli di Nicole era andata a finire sul volto di Tom che storse il naso per il fastidio.
La ciocca però non voleva smettere di torturarlo e Thomas fu costretto ad aprire gli occhi.
Mi allontanai di qualche passo in modo da non rendermi visibile ai suoi occhi e per dar modo a me di osservare la scena indisturbata.
Lo vidi focalizzare pian piano la situazione, accorgersi di quanto fosse pericolosamente vicino a Niki e alzare leggermente il capo.
Rimase immobile per un lasso di tempo che a me parve infinito, ma alla fine prese la ciocca ribelle che lo aveva dispettosamente risvegliato e la rimise a posto garbato, sfiorando piano dapprima l’orecchio di Niki e successivamente la sua guancia.
Tornò a guardarla per un altro istante prima di rimettersi a dormire nella stessa identica posizione di poco prima.
Un altro sorriso spontaneo comparve sul mio volto.
Solo quell’ingenua di Niki poteva non accorgersi di quanto Thomas fosse ormai irrimediabilmente coinvolto da lei, e dal canto suo, solo uno scemo come Thomas non riusciva a vedere quanto Nicole iniziasse inevitabilmente a dipendere da lui.
Si morivano dietro a vicenda, ma entrambi non mostravano la ben che minima intenzione di ammettere l’evidenza.





 
Quando l’amore fa sentire l’altro rispettato,
non umiliato, non distrutto ma sostenuto,
quando l’amore ci fa sentire nutriti, liberi,
allora scende a profondità maggiori.
 
 
 




Ultimamente sto facendo molto ritardo, lo so.
Purtroppo però è difficile per me ritargliarmi del tempo per scrivere, faccio quello che posso!
Allora, questo capitolo ci ho messo un bel pò a terminarlo, ma finalmente ce l'ho fatta.
Devo dire che probabilmente per la prima volta in tutta la storia sono molto soddisfatta di quello che ne è uscito fuori e spero davvero che lo sarete anche voi! Protagonisti indiscussi di tutto i capitolo sono Niki e Tom, e sono veramente molto curiosa di sapere un vostro parere! Il viaggio si avvicina e nel frattempo il rapporto tra i nostri due cari si rafforza sempre di più! Ogni vostro parere è sempre bene accetto! 
Sperando che questo nuovo aggioramento possa essere di vostro gradimento viauguro una buona lettura! :)
Baci, Orihime. <3
 

* AGGIORNAMENTO DEL 07/02/2017: 
Per tutti quelli che sono finiti per caso a leggere questa storia e per quelli che invece lo hanno già fatto, rendendomi la ragazza più felice sulla faccia della terra, volevo precisare alcune cose: ho iniziato di recente ad effettuare delle modifiche sulla storia, fondamentalmente la trama orizzontale non ha effettuato modifiche ma ho deciso di inserire alcuni passaggi, ti toglierne altri, di spostare dei pezzi di capitoli da una parte ad un altra in base alle esigenze della storia, pertanto è possibile che la disposizione temporale di alcune scene subiranno delle variazioni, saranno inserite scene completamente nuove, flashback, dialoghi e probabilmente aggiungerò qualche capitolo intermedio. Una rilevante ristrutturazione insomma, nella speranza di rendere questo racconto migliore e più interessante.
Continuerò a postare questa piccola nota in tutti gli altri capitoli insieme all'umile richiesta di farmi sapere le vostre opinioni in merito.
Un abbraccio,
ORIHIME <3

 
  
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