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Autore: VooJDee    29/04/2013    10 recensioni
Jamie ha sedici anni, fa uso di droga e scompare da Quantico dove vive con suo padre, marine degli stati uniti. La squadra di Gibbs nel cercarla si troverà coinvolta nel difficile mondo delle droghe e della prostituzione, cosa che metterà a dura prova il carattere dell'agente Leeroy Jethro Gibbs. 
Intanto Tony e Ziva intraprendono una relazione segreta e cercano in ogni mondo di nasconderlo a Gibbs. 
 
Gibbs si sedette accanto al marine: “Non ha pensato che potrebbe.. essere morta per un’overdose?”
“No.” Lo disse con fare sicuro: “Me lo sentirei se fosse morta. La mia bambina è viva, nelle mani di qualche spacciatore, magari aveva dei debiti con qualcuno.. però è viva, io lo so. Insomma.. è una cosa che i padri sanno. Lei ha figli, agente?”
“..Sì”
“E allora capirà che intendo. La prego, trovi la mia  Jamie e me la riporti a casa.”
Genere: Drammatico, Erotico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Tony entrò in ufficio trafelato, con un ciuffo di barba sulla guancia e la camicia sgualcita. Corse fino alla sua scrivania, ci si infilò e poi si guardò intorno. Ziva e McGee sorridevano, divertiti.
“Che diavolo avete da ridere?!” sbottò, lasciandosi cadere sulla sedia.
“Hai l’aspetto di un barbone..” replicò l’israeliana, beffeggiandolo.
“Innanzitutto non è vero, e comunque stamattina la mia sveglia ha deciso di non suonare!” aggiunse, offeso.
I due colleghi continuarono a sghignazzare, finché un uomo, sulla cinquantina, si piazzò davanti alla scrivania dell’agente David. Aveva uno sguardo confuso, un po’ disperato, stringeva tra le mani un cappello. Portava la divisa da marine. Lei si alzò, guardandolo negli occhi: “Posso aiutare?”
Quello annuì: “Sono un ufficiale della Marina. Sono qui a denunciare la scomparsa di mia figlia.”
Lo disse con tono solenne, ma alla donna non sfuggì quella nota di terrore nella sua voce. Si accostò a lui, e lo scortò fino alla sala riunioni, mentre McGee componeva il numero di Gibbs.
 
Quando l’agente speciale arrivò ai pressi della sala riunioni, vi trovò Ziva davanti: “Aggiornami.”
Lei fece un respiro: “Ci ho parlato solo nell’open office, poi l’ho accompagnato qui. Comunque è un marine e vuole denunciare la scomparsa di sua figlia. E’ scomparsa da Quantico tre sere fa.”
“E ce lo dice solo adesso?!” sbottò lui, aprendo la porta.
Entrò nella stanza e si avvicinò all’uomo, porgendogli la mano: “Agente speciale Leeroy Jethro Gibbs.”
“Ufficiale Michael Callegan. Mi deve aiutare, agente Gibbs. Hanno rapito la mia bambina.”
“Chi?” apostrofò lui.
“I-io non lo so. So solo che l’hanno rapita. Lei non se ne sarebbe mai andata.”
Gibbs sospirò: “Nome?”
“Jamie Callegan. La prego, la prego la trovi. Mia moglie è morta sei mesi fa, ho solo lei.”
Lui si avvicinò: “Farò il possibile, ma ho bisogno di sapere tutto. Età?”
“Sedici anni, il prossimo mese diciassette. Guardi: ho una sua foto.”
Gibbs afferrò la foto che gli porgeva quell’uomo, scrutandola attentamente. Aveva capelli neri, occhi azzurri, un bel sorriso.
“Quando è scomparsa?”
“Venerdì notte.”
“Oggi è lunedì mattina, maledizione. Perché ha aspettato tanto?! Così facendo ha dato un grande vantaggio a chi l’ha rapita.”
Lui abbassò lo sguardo: “P-pensavo che.. beh, che sarebbe tornata.”
Gibbs aggrottò le sopracciglia: “Come pensava che sarebbe tornata? Non è la prima volta?”
“Beh..” l’uomo abbassò lo sguardo ancora: “La mia Jamie ha avuto qualche problema da quando sua madre è morta a Kabul sei mesi fa.”
“Problemi di che tipo? Droga?”
Quello si limitò ad annuire, imbarazzato. Lui si sedette accanto al marine: “Non ha pensato che potrebbe.. essere morta per un’overdose?”
“No.” Lo disse con fare sicuro: “Me lo sentirei se fosse morta. La mia bambina è viva, nelle mani di qualche spacciatore, magari aveva dei debiti con qualcuno.. però è viva, io lo so. Insomma.. è una cosa che i padri sanno. Lei ha figli, agente?”
“Sì.”
“E allora capirà che intendo. La prego, trovi la mia  Jamie e me la riporti a casa.”
Gibbs annuì, poi decise di continuare: “Ok, mi dica tutto della sera in cui è scomparsa.”
Il marine iniziò a giocherellare con il cappello che ancora teneva tra le mani, quindi prese un respiro profondo: “Erano circa le diciotto quando mi ha detto che usciva a fare shopping con delle amiche. Verso le diciannove mi ha mandato un sms dicendomi che si sarebbe fermata a mangiare un hot dog con la sua migliore amica, si chiama Jessika Bird. Vive anche lei a Quantico, pochi metri dopo casa mia. Quando alle ventuno ancora non si era fatta sentire le ho telefonato, ma non ha risposto. Sono andato a parlare con Jessika ma dice che non sono nemmeno uscite insieme quella sera. Questo è tutto quello che so, agente.”
 
Tony camminava veloce per il corridoio, stringendo il caffè di Gibbs. Magari quella mattina avrebbe evitato scappellotti troppo forti facendogli trovare un caffè caldo sulla scrivania. Mentre rifletteva beato, non fece caso a Ziva che, ferma, chiacchierava al cellulare. Si accorse di lei quando, andando a sbatterle sopra, rovesciò il caffè di Gibbs sulla camicia su misura che si era fatto fare la settimana scorsa, e sopra la t-shirt che aveva addosso lei. La sentì fare qualche imprecazione in ebraico, o almeno così suppose, finché lei si girò di colpo: “Anthony DiNozzo Junior, ma che diavolo hai combinato?”
Lui raccolse in fretta il bicchiere: “Mi dispiace, non ti avevo vista.”
Lei sbuffò: “Questo l’avevo capito. A meno che tu non volessi rovesciarmi addosso il caffè intenzionalmente.”
Tony sorrise beffardo, girando su se stesso per tornare alle scrivanie: “No, occhioni belli. Piuttosto ti ripago il danno offrendoti da bere, ti va?”
 
Quando Gibbs tornò all’open office si avvicinò alla sua scrivania, scrutò il suo taccuino e si guardò intorno: “DiNozzo, McGee, indagate su Jamie Callegan, voglio tutto: andamento scolastico, profili sui social network, tabulati telefonici in particolare dell’ultima settimana. Ziva, tu con me.”
Lei si alzò in un secondo: “Dove andiamo?”
“A casa Bird, a Quantico.”
Pur non avendo esattamente capito dove stavano andando Ziva decise di non fare troppe domande a Jethro, fu lui a spiegarle tutto quando parcheggiò la macchina davanti ad una villetta.
“Il padre di Jamie insiste che venerdì sera lei ed una sua amica,Jessika Bird, sono uscite insieme. Jessika è tornata a casa, Jamie no. Jessika però ha detto al padre di Jamie di non essere uscita con l’amica quella notte.. voglio verificarlo di persona e parlarle.”
Camminarono fino alla porta laccata di bianco della villetta, Gibbs bussò e rimasero in attesa qualche secondo. Quando si aprì sull’uscio si era materializzata una bambina biondina, con dei grossi lacrimoni sugli occhi. L’agente si chinò fino a raggiungere la sua altezza e le fece vedere il distintivo: “Ciao, piccola. Io sono l’agente speciale Gibbs. Ci sono la tua mamma e il tuo papà?”
Lei scosse il capo con vigore.
Anche Ziva si chinò: “E tua sorella Jessika? Lei c’è?”
A quel punto la bimba annuì, ma sul viso permaneva quell’espressione un po’ angosciata: “Ce la vai a chiamare?”
I lacrimoni che stavano ai bordi degli occhi da quando aveva aperto finalmente uscirono e percorsero le sue guance: “Sta dormendo. I-io ho provato a svegliarla.. ma non ci sono riuscita e non si è svegliata.”
Gibbs e Ziva si guardarono ed entrarono di corsa nella casa.
 
 
 
 
Spazio autrice:
Hellooooo :D ok, questa è la mia nuova long. Ormai sono passati secoli da quando ho scritto Sometimes you’re wrong, ma niente sembrava ispirarmi. Ora invece eccomi qui! Premetto che, essendo io innamorata della coppia Tiva, in questa fic ce ne sarà tanto, proprio tanto. Detto ciò, a giorni pubblico il capitolo numero due. Come sempre all’inizio non ci capirete una cippa magari, ma poi inizierà a chiarirsi tutto.. spero seguirete, besos, VooJDee
   
 
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