Fanfic su artisti musicali > Jedward
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Autore: Owen    02/05/2013    16 recensioni
John ricorda il giorno più brutto della sua vita.
Quando ha perso la sua battaglia.
Quando ha perso la sua felicità, la sua voglia di vivere e di andare avanti.
Il suo tutto, Edward.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward , John
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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* Edward P.O.V. * 

Sono passati così tanti anni da quel giorno.

Quell'orribile giorno.

Ricordo qualunque cosa, come se fosse successo ieri.

Ricordo le urla, i pianti, il tuo tocco, i tuoi abbracci.

Quelle persone ti hanno portato via da me, senza un vero motivo.

In realtà c'era, ma non lo volevo ammettere.

Mamma tornava a casa tardi ogni sera, barcollava verso il bagno e si chiudeva dentro.

Sentivamo i suoi gemiti ad ogni conato di vomito.

Noi eravamo nella stanza accanto, strisciavo nel tuo letto e mi accoglievi con un abbraccio.

Avevamo paura.

Paura di poterla perdere.

Ricordo che la sera prima era tornata abbastanza presto, visto che noi eravamo svegli.

Non era ubriaca, aveva gli occhi rossi e lucidi, lo sguardo perso.

Poi è successo.

Si arrabbiò con noi, senza motivo.

Ci urlò contro, ci picchiò.

Ma quello che faceva più male non erano i colpi sul viso, erano le tue urla di paura e dolore.

Siamo riusciti a nasconderci in bagno, dove ci siamo chiusi dentro.

Fù la prima volta che ti vidi così terrorizzato, prima del giorno dopo ovviamente.

Abbiamo aspettato in bagno.

Ci siamo medicati i piccoli tagli sul viso.

Eravamo preoccupati per quello che sarebbe successo dopo.

Quando siamo usciti, abbiamo trovato mamma seduta in un angolo della camera, le ginocchia strette al petto, il viso tra le mani.

Piangeva e sussurrava qualcosa a se stessa.

Quando alzò lo sguardo e ci vide, rimase immobile.

Indietreggiai, afferrando la tua mano.

Lei ci disse, tra i singhiozzi, che non ci avrebbe più toccato.

Si mise a piangere ancora più forte, sussurrando le sue scuse.

Ci guardammo, gli occhi pieni di lacrime che minacciavano di uscire.

Ci siamo avvicinati e l'abbiamo abbracciata forte.

Abbiamo cercato di calmarla.

"Ti vogliamo bene" abbiamo detto contemporaneamente.

Ci prese in braccio e ci portò a letto, abbiamo dormito abbracciati a lei quella notte.

La mattina dopo il suono del campanello ci svegliò.

Tu andasti ad aprire e il nostro incubo ebbe inizio.

   
 
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