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Autore: Fiamma Erin Gaunt    04/05/2013    2 recensioni
La spada di Cortès è stata localizzata dalla marina britannica, la Fratellanzaè stata nuovamente riunita a Consiglio. Nuovi personaggi, tra cui i figli di Barbossa, e una vera e propria caccia al tesoro, perchè trovare quella spada è il sogno di ogni uomo che solchi l'oceano.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap 1














 
 
- Gettate le cime. – ordinò il Capitano Turner, mentre l’equipaggio dell’Olandese Volante si affrettava ad obbedire, per poi tornare a rivolgere la sua attenzione al giovane adolescente che scalpitava al suo fianco.
- Ti ho già detto di no, Billy, non insistere. Tortuga non è un posto per un quindicenne. –
- Non sono un ragazzino, e poi sono sempre sceso a terra, perché questa volta no? –
- Tortuga è la terra della perdizione e tua madre non vuole che la visiti, e io sono d’accordo con lei, sei troppo giovane. –
Bill lanciò un’occhiata speranzosa a suo nonno, che scosse la testa come a suggerirgli di lasciar perdere. Alzò gli occhi al cielo, sbuffando e dirigendosi sotto coperta a passo di carica.
- Cos’era quel trambusto? – intervenne Elizabeth, intenta a ricontrollare per l’ennesima volta la lista che avevano stilato. Dovevano essere assolutamente certi di avere tutto ciò che gli serviva, il viaggio per la Baia dei Relitti era lungo e non si poteva sapere con precisione quanto sarebbe durato il Consiglio della Fratellanza.
- Bill. Non è molto contento di rimanere sulla nave, e se devo essere sincero non posso dargli tutti i torti. –
La donna lo guardò, inarcando il sopracciglio con l’aria severa e intransigente che solitamente rivolgeva al loro figlio.
- Non dirmi che hai intenzione di cambiare idea e dirgli che può sbarcare. –
- Non ho detto questo… ma posso capire che dopo mesi per mare voglia vedere gente nuova, posti diversi. –
Elizabeth annuì, il ragionamento del marito aveva perfettamente senso.
- In altre condizioni sarei d’accordo con te, ma non qui. –
- Capitano, signora, se posso, avrei un suggerimento. – intervenne un ragazzo, un giovane mozzo ispanico che aveva solo un paio d’anni più di Bill.
- Parla, Jared. –
- Conosco bene Tortuga, ci ho vissuto per anni, e, se si escludono le locande, può rivelarsi un porto tranquillo quanto gli altri. Inoltre, non si corre il rischio di incrociare ufficiali della marina. Se volete, posso impegnarmi a far fare un giro a Bill, non lo perderò d’occhio e mi assicurerò che non veda nulla che possa turbare la sua innocenza. – concluse, condendo l’ultima parte del discorso con un filo d’ironia che fece ridacchiare il resto della ciurma.
Will lanciò un’occhiata alla moglie, che si mordicchiava il labbro con aria incerta.
- Io credo che possiamo fidarci del giudizio e della parola di Jared. –
Elizabeth annuì, anche se era ancora poco convinta, e il ragazzo ne approfittò per sfrecciare sotto coperta e informare l’amico della bella notizia.
Venti minuti più tardi, i coniugi Turner erano intenti a visitare i dispacci in cui fare rifornimento, il resto della ciurma si era concesso qualche boccale di rum in una delle locande, e i due ragazzi avevano finito di visitare la zona più interna, dove alloggiavano gli abitanti del posto e si respirava un clima ben più lieve rispetto a quello ricco d’eccessi della zona portuale.
- Dove vuoi andare, ora? –
- Voglio dare un’occhiata qui dentro. – replicò Bill, fermandosi davanti all’uscio della locanda principale, dal cui interno provenivano le grida e le risate degli avventori, uniti ad un sottofondo musicale e al rumore dei boccali che sbattevano sui tavoli.
- Ho promesso che non ti avrei portato qui. – gli ricordò Javier.
- Sì, ma hai anche promesso di non perdermi di vista, quindi, se entro dovrai seguirmi. -
 Soddisfatto dalla logica dell’amico, annuì e lo seguì all’interno del locale.
Vennero assaliti da un odore di alcool e fumo, talmente forte che li spinse ad arricciare il naso con aria disgustata.
- Ho visto un tavolo libero, da quella parte. –
Bill seguì Jared, cercando di farsi largo come poteva tra gli avventori ubriachi che avevano iniziato a ballare. Finì con l’andare a sbattere contro un uomo alto più di un metro e novanta, dalla carnagione scura e il cranio rasato, facendogli rovesciare addosso il boccale che stringeva tra le mani.
Il pirata, il marchio impresso a fuoco sull’avambraccio muscoloso non lasciava dubbi che lo fosse, gli rivolse un’occhiata di fuoco.
- Marmocchio, guarda che diavolo hai combinato! –
- Vi porgo le mie scuse, signore, non l’ho fatto a posta. –
A giudicare dall’espressione torva dell’uomo, sembrava che non sapesse che farsene delle sue scuse.
- Credi che questo risolva tutto? Questa blusa era nuova. – ringhiò, agguantandolo per il colletto della camicia e sollevandolo leggermente.
Jared gli si affiancò subito, pronto a dare man forte all’amico, ma venne preceduto da una voce femminile.
- Arturo, mettilo giù. –
A quelle parole, pronunciate con un secco tono di comando, l’uomo obbedì. Bill riuscì finalmente a ricominciare a respirare e si massaggiò il collo con espressione dolente.
- Ora torna dal resto della ciurma, tra un’ora vi voglio tutti sulla nave. – concluse la ragazza.
- Sì Capitano, agli ordini. –
Dopo aver atteso che il pirata si fosse allontanato, i due ragazzi scoccarono un’occhiata alla loro salvatrice. Era una ragazza dal fisico flessuoso, lunghi capelli neri che le ricadevano sulle spalle in morbide onde e incorniciavano un paio di occhi color ghiaccio. Occhio e croce, doveva avere la stessa età di Jared.
- Grazie per… bè, per averci dato una mano con quel tipo. –
- Di niente. Piuttosto, cosa ci fa un ragazzino come te qui dentro? – replicò pacatamente, scrutandolo con aria di superiorità.
- Non sono un ragazzino, sono un pirata, e tu non puoi avere più di un paio d’anni più di me. – ribattè, stizzito.
- Tu saresti un pirata? E, di grazia, su quale nave saresti arruolato? –
Il tono di scherno della giovane lo fece infuriare ancora di più. Insomma, ma con chi credeva di parlare?
- Sono Bill Turner III, figlio del Capitano dell’Olandese Volante. –
- Che titolo altisonante. – lo sbeffeggiò, prima di aggiungere, - Fiamma Barbossa, Capitano della Royal Revenge e pirata nobile del Mar Adriatico. –
Gli porse una mano affusolata, che venne stretta dai ragazzi con una certa titubanza, per poi voltar loro le spalle e dirigersi verso un tavolino appartato, a cui era seduto un ragazzo dal bell’aspetto che le somigliava incredibilmente.
- Sai chi sono quelli? – gli sussurrò Jared, la voce che tradiva lo stupore e un barlume d’ammirazione.
Bill scosse la testa, anche se il cognome Barbossa non gli suonava nuovo.
- Rico e Fiamma Barbossa, i figli del Capitano della Queen Anne’s Revenge, l’uomo che uccise Barbanera. Sono ricercati in tredici paesi e possiedono una flotta che consta di tre navi e più di duecento uomini. -   
- Sei sicuro che siano loro? Sembrano maledettamente giovani. –
- Lo sono. La ragazza ha la mia stessa età, il fratello è un paio d’anni più grande, credo non abbia ancora compiuto i vent’anni. – confermò Jared.
Bill scoccò loro una seconda occhiata, sforzandosi di non fissarli troppo apertamente. Quei due avevano pochi anni più di lui ed erano già pirati affermati, mentre a lui non era neppure concesso di girare liberamente per Tortuga. Quella era un’ingiustizia bella e buona.
- Vuoi ancora stare qui o torniamo alla nave? –
Dal tono che aveva usato, si capiva chiaramente che Jared non aveva molta voglia di rimanere nei pressi del pirata gigantesco con cui avevano avuto a che fare poco prima.
- Torniamo all’Olandese, ho fatto abbastanza figuracce per oggi. – borbottò, uscendo dalla locanda con l’amico al seguito.
 
 








*******
 






- Chi era il moccioso che Arturo stava per strangolare? –
- Bill Turner. –
A quelle parole gli occhi color ghiaccio del ragazzo scintillarono divertiti.
- Spero che non siano tutti così i membri dell’Olandese Volante. –
Fiamma scrollò le spalle, lasciando che le onde corvine le  ricadessero sulla schiena.
- E anche se fosse? Piuttosto, perché non torniamo alla nave e ripartiamo? –
- Tortuga ti ha già stufato, è?! – commentò Rico, lasciando sul tavolo tre scellini e alzandosi in piedi. Fece cenno a Cesar, il suo primo ufficiale, che era ora di andare e questo si premurò di farlo presente al resto della ciurma.
- Sono completamente ubriachi. – considerò la sorella, scrutando con riprovazione un paio di mozzi particolarmente sbronzi.
- La rotta per la Baia dei Relitti è tranquilla, ci arriveremo anche dormendo. – minimizzò Rico, stiracchiandosi pigramente e tenendole aperta la porta della locanda.
- Sei troppo sicuro di te. –
- E tu fin troppo paranoica. Sta andando tutto bene, rilassati sorellina. –
Decisa ad evitare ulteriori  discussioni, affrettò leggermente il passo e tornò alla nave per prima, chiudendosi nella sua cabina e lasciandosi cadere sul letto. Il materasso non era dei più morbidi, ma il cuscino era un vero e proprio toccasana per la sua cervicale. Chiuse gli occhi, godendosi il dondolio della nave che la cullò fino a farla cadere tra le braccia di Morfeo.
Rico, dal canto suo, cominciava a soffrire la mancanza prolungata di sonno. Avrebbe dato praticamente di tutto per una bella dormita ristoratrice, ma ogni volta che chiudeva gli occhi veniva perseguitato dallo stesso incubo. Era rimasto da solo, la sua nave stava affondando e lui veniva risucchiato sott’acqua da uno strano vortice. Di tutte le morti, quella per annegamento era la peggiore. Sentire i battiti che accelerano, mentre il cuore cerca disperatamente di pompare tutto l’ossigeno presente nel sangue nei polmoni, il corpo che si dibatte cercando di tornare a galla, il naso e la bocca che si chiudono, la sensazione di calma innaturale che ti assale poco prima di morire. Ecco, era questo che provava ogni notte da circa una settimana.
Aveva ipotizzato che si trattasse semplicemente di uno stupido incubo, la prima volta, ma ormai era diventato troppo frequente per essere solo un caso. Quel sogno significava qualcosa e non ci voleva un genio per capire che non sarebbe certo stato motivo di gioia per lui.
Si sedette sulla prua, accarezzando distrattamente la polena a forma di basilisco, simbolo d’eternità e potenza. Eternità, sarebbe stato bello vivere per sempre, pensò.
In quel modo non avrebbe più dovuto preoccuparsi di sciocchi incubi e magari sarebbe finalmente riuscito a farsi una dormita decente. Mentre la nave usciva dal porto, immediatamente seguita dalle altre due che componevano la loro flotta, dedicò un’occhiata all’Olandese Volante, ammirandone il profilo al contempo maestoso ed inquietante. Quel Turner aveva avuto l’immortalità su un piatto d’argento ed era riuscito a farsela sfuggire. Bah, che uomo sciocco.

  
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