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Autore: Changing    07/05/2013    3 recensioni
Rose è la figlia di Ron Weasley ed Hermione Grenger, famosi per il ruolo che ebbero nella Seconda Guerra Magica diciannove anni prima. Ma come ci si sente ad essere figlia di due maghi e membro di una famiglia di soli maghi quando non si hanno poteri? Sopratutto quando questi sono scomparsi in circostanze misteriose e sconosciute...
Scorpius, vive in una ricca famiglia di maghi il cui cognome non è molto ben visto dalla comunità magica, ma l'unico e più grande desiderio del piccolo Malfoy è solo quello di ricevere calore e sentirsi, per la prima volta, parte di una famiglia.
Storia di un diario dimenticato, un antico sogno e desideri celati, che porterà i nostri nuovi eroi ad indagare su un mistero ignorato da Silente stesso.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'My new Geneation'
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Breve premessa: il capitolo è un po' più lungo del solito, ma non avevo voglia di dividerlo ancora. Spero che non vi dispiaccia :)




Epilogo

Cambiamenti





 
Fruscii. Sensazioni confuse e inafferrabili la pervadevano senza che lei riuscisse a distinguerne alcuna. Tutto intorno a Rose era vago e tiepido come se una nebbia invisibile avesse intorpidito i suoi sensi. Si sentiva come uno spirito incorporeo. Poi, improvvisamente, qualcosa sembrò delinearsi in quel mondo indefinito: una verde Foresta, illuminata dai dorati raggi di un primo pomeriggio. Lo scenario si fece man mano più nitido e fu come se la ragazza, potesse osservarlo da una finestra apparsa dal nulla.
In quel luogo di serenità stava giocando una bambina di quattro o cinque anni. Saltellava di qua e di là, come stesse danzando in modo teneramente goffo, e di tanto in tanto si fermava per raccogliere un ramoscello o un sassolino che aveva colto la sua attenzione. D’un tratto una profonda inquietudine distorse l’idillio di quell’atmosfera. Rose guardava ansiosamente la Foresta, alla ricerca della minaccia incombente. Cercò e cercò, e mentre cercava l’apprensione si faceva sempre più profonda. Ecco aprirsi in un angolo oscuro due occhi gialli, famelici e bestiali.
«Scappa!» provò a gridare Rose alla bambina, «Corri più lontano che puoi!», ma dalla sua bocca non uscì alcun suono.
Dal buio emerse un’ala d’uccello lunga quanto il braccio di un uomo dalle piume brune e sporche, incrostate di fango. L’ala toccò un punto nell’aria davanti a sé ed aprì un vortice scuro a pochi metri dalla bambina.
- Vieni – Disse una voce roca proveniente dal buio:- Vieni –
La piccola si voltò curiosa e guardò l’oscurità con diffidenza.
- Avanti, non aver paura – Ma lei non accennava a muoversi.
Proprio allora passò di lì una fatina che, anche di giorno, emanava una lucina sufficiente per farsi notare. La cosa più importante per una fata è avere una luce brillante: è indice di bellezza. La piccola fata era in viaggio per andare a trovare una sua cara amica, ma purtroppo, non essendo particolarmente intelligente, aveva smarrito la strada. Quando vide apparire dal nulla quel vortice, pensò che fosse una scorciatoia lasciata apposta dalla sua amica, così, dopo essersi guardata intorno un paio di volte, vi entrò.
La bambina rimase incantata da quella creaturina e non ci pensò due volte a seguirla.
«No fermati! Non andare!» Ma i pensieri di Rose furono inutili.
L’ultima cosa che vide della bambina furono i suoi scarmigliati capelli rossi scomparire nell’oscurità e, poco dopo, fu seguita discretamente dalla bestia con gli occhi gialli. Quando si rivelò uscendo alla luce, vide che si trattava di un’orribile arpia. Algos.
«No, no!».
La scena sbiadì.
 
Mormorii indistinti si insinuarono nella sua mente, formicolando, e come se la sua anima stesse ritornando nel proprio corpo, Rose si svegliò, lentamente. Dischiuse gli occhi. Una luce bianco dorata li riempì dolcemente, pizzicandoli un po’. Pian piano sentì di nuovo il peso della sua testa, del petto, delle braccia, del bacino e delle gambe. Passò ancora qualche secondo prima che la sua mente potesse formulare un qualunque pensiero e liberarsi da quel pesante torpore. Provò a parlare, ma dalla sua bocca uscì solo una specie di gemito confuso.
Molte voci familiari chiamarono il suo nome; una in particolare attirò e destò la sua attenzione.
- M…mamma? – biascicò finalmente la ragazza.
- Sono qui tesoro! – Hermione, infatti, era proprio accanto a lei, che le teneva la mano stretta stretta fra le sue.
Allora Rose provò ad alzarsi con cautela, e, nonostante sua madre cercò di impedirglielo, ci riuscì con molta fatica. Tutte le ossa le dolevano e pareva che i muscoli si stessero svegliando da un lungo sonno, proprio come lei.
Si guardò intorno. Era seduta su un lettino semplice e dalle lenzuola candide. Insieme a sua madre, che la guardava preoccupata e commossa, c’erano anche suo padre, che sedeva accanto a sua moglie con gli occhi lucidi, zio Harry e zia Ginny, anche loro segnati da una profonda preoccupazione che ora si stava alleviando, lasciando posto ad un familiare sollievo. La stanza in cui si trovava ricordava una camera d’ospedale, o il dormitorio di un orfanotrofio, piena com’era di letti uguale al suo; ma aveva un nonsoché di accogliente, o forse era solo la presenza di tante persone care a darle quell’idea. Sul fondo della stanza, vicino alla porta d’ingresso, c’erano due modeste dispense in legno di cedro, colme di ampolle piene di liquidi colorati.
- Dove sono? – mormorò la ragazza, ancora incapace di articolare perfettamente le parole.
- Sei nell’infermeria di Hogwarts, tesoro – Rispose sua madre con un leggero tremolio nella voce. Questa accarezzò sua figlia, più di una volta. Tanto era il sollievo nel suo cuore che delle calde lacrime di gioia premevano per uscire dai suoi occhi, sebbene le fosse stato detto sin dall’inizio che, per fortuna, la ragazza non era in fin di vita. Così Hermione si portò l’altra mano sulla bocca, per impedirsi di scoppiare a piangere.
Ma tutti questi sentimenti non vennero notati dalla figlia, non per insensibilità ma perché era ancora un po’ stordita dal lungo sonno. Qualcuno doveva averle chiesto come si sentiva e lei era quasi sicura di aver mugugnato una qualche risposta. Qualcuno, forse sua madre, le fece bere una pozione che aveva un leggero aroma d’arancia. Nella sua mente riecheggiava solo la parola «Hogwarts». In quel momento le tornarono alla memoria gli ultimi istanti trascorsi nell’Altra Foresta.
Si guardò di nuovo intorno, questa volta con più frenesia, tanto che i suoi parenti quasi sobbalzarono per questo suo improvviso movimento brusco.
Era a Hogwarts! Accanto a lei c’erano i suoi genitori! Quante preoccupazione le vennero in mente tutte insieme! Cosa avrebbe dovuto dire per prima? Tanto veloce fu l’attività del suo cervello che la testa venne trafitta da un dolore lancinante.
- Aaaah! – Disse portandosi le mani alle tempie. Una benda le circondava la testa.
- Non ti agitare Rosie! – Esclamò sua madre alzandosi di nuovo per far calmare sua figlia:- sei ancora convalescente –
Il cuore di Rose sussultò sentendo di nuovo sua madre toccarla amorevolmente e provò una profonda vergogna e senso di colpa. Tuttavia si lasciò sistemare e appoggiò la schiena su un cuscino che le era stato sistemato dietro. Non si sentiva ancora pronta a parlare di ciò che era avvenuto o a chiedere scusa, anche se era nelle sue intenzioni, così domandò quello che le premeva di più al momento.
- Dove sono Albus e Scorpius? – domandò cercandoli per la stanza con gli occhi e soffermandosi sui suoi zii solo per un momento, per timore di incontrare il loro disappunto o peggio, la loro inquietudine. Tuttavia Ginny serbava un’espressione rasserenata ed Harry aveva dipinto in volto un sorriso conciliante.
- Albus sta bene, ieri è stato qui per tutta la giornata – le disse sua zia: - ora credo sia nella sua Sala Comune a riposare -
 Anche la bocca di Rose si aprì in un piccolo sorriso. Per lei fu una notizia meravigliosa. Questo significava che suo cugino si era risvegliato e, soprattutto, che non era ferito in alcun modo.
- E Scorpius? – Chiese con lieve inquietudine, dal momento che non avevano fatto il suo nome in seguito di quello di Albus.
A quel punto Ginny assunse un’aria incerta. I suoi parenti si guardarono l’un l’altro e per un attimo Rose temette il peggio.
- Da quando tre giorni fa vi abbiamo ritrovato sulle rive del lago non si è ancora svegliato. Non sappiamo bene quali siano le sue condizioni, Malfoy è molto riservato al riguardo– sarebbe inappropriato dire che la ragazza fu sollevata di non udire che il ragazzo era morto, ma quella notizia le permetteva di custodire una stilla di speranza. Se lei si era risvegliata anche lui avrebbe dovuto, giusto?
- Prima era sistemato nel letto accanto al tuo, ma quando è arrivato quell’idiota di Malfoy… -
- Ronald non è il momento! – Lo ammonì Hermione sentendo che i toni si stavano facendo troppo concitati. Allora Ron sospirò e si schiarì la voce.
- … quando è arrivato suo padre ha insistito perché venisse spostato laggiù – disse indicando un giaciglio nascosto da una tendina verdastra in un angolo remoto della stanza :- per una questione di privacy – pronunciò queste ultime parole con aria comicamente scettica.
- Ron… - lo richiamò di nuovo sua moglie.
- Che c’è, tu ci credi davvero? –
- Beh, perché no? – Ribatté la donna cercando di mantenere un’aria risoluta, anche se era poco convinta.
- Bene, vado a vedere come sta – disse Rose improvvisamente, provando ad alzarsi, ma venne subito fermata da Hermione.
- Non se ne parla, sei ancora debole e hai bisogno di riposare –
- Non credi che io mi sia già riposata abbastanza? – Le disse evitando toni troppo sarcastici; ma sua madre la guardò ugualmente un po’ stupita.
- Madama Chubbey ha detto espressamente che… -
- Mamma, ora sto bene. Devo solo camminare fino a quel letto – protestò la ragazza cercando di mostrarsi più in forze di quanto fosse in realtà. Doveva ammettere però, che si sentiva piuttosto bene e con la mente lucida per essersi appena svegliata da un così lungo sonno. Forse era stata la pozione che le avevano dato poco prima.
Sua madre stava per controbattere ancora, ma sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla: era quella di Harry.
- Non preoccuparti – le disse: - la aiuteremo io e Ron –
Rose provò una profonda gratitudine verso suo zio; era felice che non serbasse alcun rancore nei suoi confronti, anche se questo non bastava a cancellare il suo senso di colpa.
- Non credo sia una buona idea – ribatté Hermione, sul palese orlo della resa.
- Solo pochi minuti, per favore – in altri momenti Rose si sarebbe imposta con più decisione, ma in quel momento voleva assolutamente evitare ogni tipo di discussione e quindi fece del suo meglio per essere più diplomatica, qualità in lei quasi del tutto assente.
Hermione serrò le labbra dubbiosa, poi sospirò.
- Va bene – la ragazza sorrise: - ma non più di un quarto d’ora –
- Promesso! –
Rose si mise a sedere sul bordo del letto e subito suo padre e suo zio le vennero accanto. Lei, nonostante fosse profondamente grata ad entrambi, provò ad alzarsi da sola, ma non appena scaricò un po’ del suo peso sulle gambe, traballò pericolosamente.
- Ehi ehi, vacci piano tesoro – La ammonì suo padre con dolcezza. Per fortuna i due uomini erano lì a sostenerla.
Le doleva ammetterlo, ma Rose era davvero ancora troppo debole per camminare da sola. Li ringraziò entrambi con sguardo basso, provando un grande imbarazzo.
- Non fare tutto da sola. Siamo qui apposta – Disse Harry sorridendole.
Rose fece un cenno d’assenso e si lasciò condurre ancora un po’ a disagio. Era ansiosa di rivedere il viso di Scorpius, sebbene provasse anche un gran timore.
Quando arrivarono di fronte al letto del ragazzo, Harry scostò la tenda verdina e la prima cosa che la ragazza fece fu cercare Scorpius. Lo trovò, ovviamente, sdraiato sul letto, con il volto disteso e terribilmente pallido, ma non emaciato, e la bocca appena dischiusa. Nonostante l’aspetto poco sano, sembrava stesse dormendo un sonno tranquillo, come quello di un bambino dopo un lungo pomeriggio di giochi. Il cuore e la mente di Rose vennero sconvolti da molteplici sensazioni diverse.
Solo in un secondo momento notò la presenza di un altro uomo, che suppose essere Draco, il quale se ne stava seduto accanto al letto, con il capo sorretto da entrambe le mani. Appena aveva sentito il levarsi della tenda aveva alzato il capo di scatto. Aveva i capelli leggermente scompigliati, dello stesso colore chiaro del figlio, ed il viso sciupato. In ogni lineamento le sembrava di scorgere Scorpius, ma vedeva allo stesso tempo una persona ben diversa, probabilmente a causa dell’estrema indigenza degli occhi e dell’espressione rigida del suo volto.
Dallo sguardo di Draco si capiva che l’uomo stava evidentemente aspettando notizie migliori; quindi, quando ebbe identificato i tre inattesi e sgraditi ospiti, oltre ad una palese sorpresa manifestò un raddoppiato disappunto.
- Cosa volete? Non siete già venuti ieri, tu e tua moglie? – disse rivolto ad Harry.
- Calmati Malfoy – gli intimò Ron: - siamo solo venuti a vedere tuo figlio. Rose ci teneva molto –
Allora lo sguardo dell’uomo si posò su di lei e si fece più sdegnoso e penetrante. Rose si aspettò una frase pungente o sarcastica, ma tutte queste intenzioni rimasero solo nello sguardo dell’uomo, il quale rispose con durezza:
- Come potete vedere non si è ancora svegliato, ma ho intenzione di farlo trasferire al San Mungo il prima possibile… - Draco guardò il figlio e per un attimo, solo per un attimo, si poté intravedere quanto grandi e profondi fossero la preoccupazione e l’affetto dell’uomo. Tutta l’antipatia che inizialmente aveva suscitato si dissolse nel cuore di Rose, che non poté fare a meno di compatirlo, nemmeno quando, ritornato in sé, si rivolse ai suoi zii con astio ancora maggiore:
- Quando tutto questo sarà finito ve la farò pagare per quello che gli avete fatto… Ed ora lasciateci soli –
- La mia famiglia non ha alcuna colpa – proferì la ragazza: - sono io che ho coinvolto Scorpius in una follia della quale anche loro erano all’oscuro –
- Rosie… – cercò di interromperla suo padre.
- No papà. E’ la verità – Rispose lei con il cuore in gola, ma convinta che quella fosse la giusta cosa da fare.
- Allora farò in modo che sia tu a subirne le conseguenze –
- Non ti azzardare a parlare così a mia figlia! - Disse Ron con fare minaccioso, facendo due passi verso Draco, aggirando il letto. Allora Rose lo tenne per la maglietta, senza forza ovviamente, facendogli cenno di fermarsi.
- Mi assumo tutte le mie responsabilità – Rispose la ragazza, lasciando tutti interdetti per la sua dignitosa mancanza di autodifesa: - Per favore, potrei rimanere seduta qui per un po’? -
Draco la fissò per un lungo istante e proprio quando suo padre stava per portarla via, lui acconsentì. Inizialmente mise come condizione che rimanesse lei sola, ma alla fine riuscirono a far in modo che restassero anche Ron e Harry.
I quattro rimasero seduti in silenzio attorno al giaciglio di Scorpius a lungo; Draco sul lato sinistro, Rose, il padre e lo zio su quello destro. Dietro quella tenda, che sembrava lasciare chiusa fuori ogni speranza, tutto appariva più grave e più triste.
Prima che Rose decidesse di tornare a letto, arrivò la grassoccia Madama Chubbey e la ragazza fu costretta ad anticipare la fine della sua visita e i suoi parenti a subire i rimproveri della donna per la loro incoscienza.
Durante il pomeriggio e nei giorni seguenti vennero a trovarla a turno Hugo, Albus, James, Lily, Fred e Roxanne. Poi arrivarono anche Molly e Lucy con i loro genitori e alcuni gufi dalla Francia da parte di Bill, Fleur e i loro figli. Rose fu felicissima di vedere tutti quanti, ma nonostante i suoi sentimenti fossero più gioiosi, erano sempre mitigati dall’ansia per Scorpius. La ragazza fece di tutto per non farlo notare, anche se le frequenti occhiate che lanciava alla tendina verde non sfuggirono a molti.
Albus fu, ovviamente, la persona che fu più felice di rivedere. Dopo un abbraccio così lungo che sembrava non finire più, Rose gli raccontò tutto quel che era accaduto, gli chiese mille volte scusa e domandò se per caso ricordasse qualcosa della notte in cui era stato rapito, anche se lui affermava di avere solo idee molto vaghe. Prima che cadesse in quel lungo sonno si trovava in biblioteca e, preso da chissà quale intuizione aveva deciso di stracciare una pagina del diario per poterla tenere con sé, ma non aveva fatto in tempo a metterla in tasca che tutto era diventato buio.
- Secondo te che fine ha fatto Minus? – Le chiese Albus.
- Non lo so... Prima avrei tanto voluto che venisse divorato dalle arpie, ma ora… non so –
- Sai, io non credo che fosse malvagio fino in fondo… A volte mentre dormivo sognavo di parlarci, a volte anche per ore, o forse ci parlavo davvero. All’inizio lo respingevo, sai, per quello che ha fatto alla mia famiglia, ma più tempo passavo con lui, più lo compativo. In questi anni ha scontato una pena difficile, credo si fosse pentito di tutto il male che aveva causato –
- Con questo non voglio dire che lo considero un santo, ma, da quando l’ho incontrato, non riesco a vederlo più nemmeno come un essere diabolico. Spero che abbia avuto quel che si meritava. –
- Sono sicuro che sia stato così -
Infine il discorso cadde inevitabilmente su Scorpius.
- Non è giusto – disse Rose, sollevata di poter finalmente parlare di ciò che sentiva con un po’ di sincerità: - dovrei esserci io al suo posto. E’ colpa mia se lui si ritrova in quel letto. Ho lasciato che uno sciocco desiderio mi impedisse di vedere che avevo già tanto… Sono stata una delusione per tutti, e me ne vergogno… - Mentre parlava aveva le lacrime agli occhi e quando pronunciò le ultime parole la sua voce quasi si spezzò in singhiozzi, che tentavano palesemente di essere fermati.
Albus aveva ascoltato pazientemente ed ora espresse la sua sincera opinione.
- Ora basta, Rosie – le disse a metà tra il serio e l’incoraggiante: - Continuare ad addossarti la colpa di quello che è successo non serve a niente. Dopotutto non ci hai costretti tu a seguirti in questa cosa – Vedendola ancora perplessa aggiunse: - tutti facciamo degli errori, è un fatto, ma autocommiserarsi per questo non sistemerà le cose –
- E tu cosa suggeriresti di fare? – gli chiese senza scetticismo. Lui ci pensò su e volse per un attimo lo sguardo verso la tenda.
- Per ora non ci resta che sperare… - Poi tornò a guardare sua cugina: - e dare il meglio di noi stessi –
Rose sapeva bene quale fosse l’atteggiamento giusto per affrontare certe cose. A volte però si ha bisogno di sentirselo dire, con semplicità.
- Sì… hai ragione –
Passarono alcuni giorni. Rose si stava ristabilendo con una rapidità sorprendente e, dopo vari accertamenti, era stato stabilito che poteva essere dimessa l’indomani. Viste le sue ottime condizioni avrebbe passato quell’ultima notte da sola, senza la veglia di alcun parente. I frequenti pisolini che faceva durante il giorno le toglievano buona parte del sonno per la sera, così si ritrovava a lungo e di frequente sola con i suoi pensieri.
Per fortuna Albus aveva pensato di portarle il suo album da disegno. Aveva fatto numerosi schizzi durante la sua permanenza nell’infermeria; questa volta però senza alcun elemento fantastico. Niente draghi, niente fate, niente di magico.
Quella sera le era tornato in mente di quando Scorpius l’aveva portata sulla scopa per la prima volta. L’immenso castello di Hogwarts, che si stagliava sopra il lago illuminato dalla luna, era rimasto impresso nella sua memoria come le sensazioni di quella sera. Da più di due ore cercava di mettere tutto questo su carta.
Come al solito, il signor Malfoy sbucò dalla tenda in ora tarda e se ne andò, passando davanti al suo letto con una costruita postura rigida che in realtà rivelava soltanto un’enorme stanchezza. Quando se ne fu andato, Rose fece come di consueto. Scese dal letto e, molto lentamente, si avvicinò a quello di Scorpius, toccando il pavimento freddo con i piedi nudi.
Rose scostò la tenda, in modo che la luce della luna e quella fievole di qualche candela potessero illuminare il pallido volto del ragazzo, tenuto nascosto anche ai raggi del sole. Ogni sera Rose si sedeva lì, accanto a lui. Non parlava ad alta voce, poiché sapeva che il ragazzo non l’avrebbe mai potuta sentire. Le bastava stargli lì accanto, tenendogli la mano. Forse non avrebbe potuto sentirla, ma almeno avrebbe potuto scaldarlo un po’.
Ogni sera le si stringeva il cuore sempre di più. Le anime più romantiche avrebbero ammirato i lineamenti nobili e affascinanti di Scorpius, anche se appena spigolosi, ma Rose, anche se questo non le sfuggiva, vedeva soprattutto il risultato di un errore troppo grande.
«Ti prego, svegliati. Svegliati!» pensava incessantemente con tutte le sue forze.
Tutta quella paura le aveva fatto capire quanto il ragazzo fosse importante per lei. Non sapeva né come né quando di preciso le cose fossero cambiate, ma non perse nemmeno tempo a chiederselo. Il suo pensiero era unico e fisso: «Ti prego, apri gli occhi». Per alcuni giorni Rose aveva persino finto di acuire la sua convalescenza per poter ritardare il suo ritorno a casa, ma nulla era servito agli occhi attenti di Madama Chubbey, che nonostante si fosse accorta del suo inganno l’aveva trattata sempre con dolcezza e cordialità.
Quella sera era l’ultima che passava lì accanto a lui. Poco tempo prima, invece, avrebbe di certo pensato: «Questa è l’ultima notte che passo qui ad Hogwarts».
«Che stupida» si disse, ma con meno severità di come si era criticata in passato.
Non aveva idea i che ora fosse.
Appoggiò la testa sul torace di Scorpius, piano piano, quasi per paura di potergli impedire di respirare.
Le vennero in mente le ultime parole che si erano scambiati prima che lei svenisse: «Alla fine hai fatto anche qualcosa di buono». Rose ci aveva riflettuto molto, ma tutto ciò che vedeva non l’aveva confortata affatto. «Hai fatto molto di più tu per me» pensò con un sorriso amaro.
«Grazie» Le mani di lui erano fredde come il marmo «Mani fredde, cuore caldo».
Poi lasciò che il suo cervello smettesse di pensare e si lasciò cullare dal lento movimento del suo torace e dal soffio del respiro. E così cullata, scivolò nel sonno. Nessun suono era mai stato una più dolce ninnananna.

...

In molti si intristiscono quando si sente che una giovane vita si è spenta, e questa tristezza è dovuta proprio alla brevità del tempo che ha vissuto. Se la prendono con Dio, col Fato, con chiunque sia stato il responsabile di una simile atrocità. Fortunatamente, chiunque sia colui che tesse le intricate trame del destino, aveva altri progetti per Scorpius, al momento.

...

Rose si destò all’improvviso. L’infermeria si era riempita dei colori dell’alba, che quel mattino si riflettevano sulle pareti con tinte insolitamente calde. Quando si fu ripresa dal sonno, sentì che qualcuno le stringeva la mano. Era rimasta per tutto il tempo stretta in quella di Scorpius.
Improvvisamente il suo cuore cominciò a battere veloce.
- Scorpius! – chiamò senza gridare, ma con agitazione.
Le palpebre del ragazzo si mossero appena. Senza volerlo, Rose strinse ancora di più la mano del ragazzo.
- Scorpius svegliati! Sono Rose, mi senti? – Lo scrollò debolmente.
Il giovane Malfoy strizzò gli occhi. Poi, finalmente, li aprì.
Il risveglio non fu diverso da quello di Rose, con la differenza che il ragazzo ci mise più tempo a risvegliarsi. Dal canto suo l’altra, eccitata com’era, non fu molto d’aiuto. Quando lo stordimento del lungo sonno si fu attenuato, e Scorpius fu in grado di conversare, Rose gli spiegò sommariamente quant’era accaduto.
- Mio padre è rimasto qui così tanto? – chiese lui d’un tratto.
- Sì – rispose lei, provando un velo di malinconia: - ti ha vegliato giorno e notte quasi senza sosta. Ti vuole molto bene – Il ragazzo non fece alcun commento, si girò solamente per guardare i primi raggi dell’alba. Rose però era convinta di aver visto un qualche cambiamento nel suo viso.
- Mia madre non c’era, non è vero? – anche se l’aspettava, la ragazza avrebbe preferito evitare quella domanda.
- No… - riuscì solo a dire, sapendo che altri mezzi termini l’avrebbero infastidito: - Zio Harry e zia Ginny sono venuti a trovarti più di una volta e mamma e papà hanno chiesto spesso di te – Il ragazzo sorrise debolmente, sia per la stanchezza che per la delusione per l’aver saputo di Astoria: - Altri sono venuti a trovarti, sai? – Disse la ragazza, che in quel momento aveva una gran voglia di infondergli un po’ di buon umore, e sorrideva a sua volta in preda ad una gioia quasi ridicola.
Scorpius si voltò, non nascondendo la sorpresa dei suoi occhi.
- Davvero? E chi? – chiese.
- Oltre a James, Fred e Roxanne c’era anche uno dei gemelli Scamandro, quello che appartiene alla tua Casa – Il ragazzo non rispose, ma Rose sapeva che lui era felice.
- E tu…come stai? – chiese poi.
- Io bene – rispose sorpresa che la discussione stesse vertendo su di lei: - fra poche ore tornerò a casa – abbassò lo sguardo sulle sue mani. Scorpius le lanciò uno sguardo indecifrabile: - sarà strano, adesso, tornare a casa – aggiunse. Poi rise tra sé: - proprio ora che avevo iniziato a sopportarti –
Il ragazzo aggrottò la fronte.
- Per favore, chissà dove saresti ora senza di me –rispose con un’ironia che alla ragazza era del tutto sconosciuta. Dopotutto erano ancora tante le cose che non sapeva di Scorpius.
- Hai ragione, anche se mi costa ammetterlo – rispose invece di replicare a suon di battute. E mentre parlava si intuiva dalla sua espressione che per la prima volta stava guardando con un po’ più di benevolenza i propri difetti.
Scorpius si chiese se mentre dormiva non fosse successo qualcosa. Si sentiva strano: turbato, eppure meravigliosamente bene.
- Hai caldo per caso? – gli chiese Rose d’un tratto.
- Un po’… - rispose lui senza pensarci davvero su.
- Aspetta, ti porto dell’acqua –
In effetti, pensò la ragazza, chissà quanto tempo era che il ragazzo non mangiava o beveva qualcosa che non fossero pozioni.
Rose prese un bicchiere che si trovava sul comodino lì accanto e si alzò. Purtroppo nella stanza non c’era alcuna brocca d’acqua. Forse avrebbe dovuto avvisare l’infermiera, anche se, a dire il vero, non ne aveva alcuna voglia… Improvvisamente sentì il bicchiere farsi più pesante e ci mancò poco che non lo lasciasse cadere. Lo sollevò d’istinto, per vedere se non fosse stata la sua immaginazione. Quasi le venne un colpo quando vide che questo s’era riempito d’acqua!
Si voltò di scatto verso Scorpius. Anche lui la guardava sorpresa.
- P-percaso sei stato tu? – la voce le tremava un po’.
- No – rispose lui.
- Ma il bicchiere era vuoto. L’hai visto anche tu? – L’altro annuì.
Pietrificata, Rose fissò il liquido trasparente per alcuni secondi, poi mosse il bicchiere per farlo ondeggiare. Lo toccò. Era freddo e… fluido. Insomma era proprio acqua vera!
- Per Morgana! – esclamò d’un tratto, facendo sobbalzare il ragazzo che si era per un attimo assorto nel contemplare il bicchiere e chi lo teneva in mano: - Questo vuol dire… Merlino, sono stata io! - l’eccitazione le faceva quasi tremare le gambe. Lunghi, elettrizzanti fremiti percorrevano ogni centimetro della sua pelle: - Ti rendi conto, Scorpius? Ho fatto un incantesimo! Io! –
- Questo vuol dire che hai di nuovo i tuoi poteri! Ma com’è possibile? – Disse l’altro ancora incredulo.
Ma la ragazza non lo stava a sentire, presa dall’entusiasmo com’era. Chi può biasimarla.
Rose non riuscì a contenersi e cominciò a saltellare di qua e di là.
- Noncipossocredere noncipossocredere ho dei poteri, ho dei poteri! –
Scorpius rise tra sé; non credeva che l’avrebbe mai vista in un simile stato, celata com’era sempre dalla sua maschera di ostentata superiorità. Sì, pensò, qualcosa era cambiato.
Rose era così dimentica di tutto il resto che rovesciò metà dell’acqua a terra. Poi andò da Scorpius e gli gettò le braccia al collo dalla gioia, rovesciandogli addosso l’altra metà. Allora la ragazza tornò per un attimo in sé e guardò preoccupata la chiazza umida che andava allargandosi sul pigiama grigio di Scorpius. Risollevarono il capo insieme e si ritrovarono a pochi centimetri l’uno dall’altra. La ragazza sarebbe scoppiata a ridere, se non si fosse sentita incatenata dallo sguardo di Scorpius, così insolitamente profondo per essere quello di un quindicenne.
A quel punto Rose decise che non avrebbe avuto un’altra occasione, così, dato che quella mattina sembrava che fosse l’istinto a domarla, lo baciò. E senza domandarsi né il come né il perché, Scorpius ricambiò con il medesimo sentimento. Fu un bacio dolce e semplice, privo di avidità, come dovrebbero essere quelli di chi impara per la prima volta ad amare.
Quando quell’istante finì, ci fu un breve attimo di imbarazzo che, stranamente, fu Scorpius a rompere per primo.
- Sei sicura che non sia successo davvero niente mentre dormivo? – le chiese con l’ironia di poco prima.
- Non saprei – rispose lei con un velo di malizia: - ma sicuramente ne dovremo vedere molte, da oggi in poi -

Di lì a pochi istanti arrivò la signora Chubbey per il controllo mattutino del suo paziente e la sua sorpresa fu così grande che credette di avere un’allucinazione. Si dimenticò persino di rimproverare la ragazza per non averla chiamata prima, o forse non lo fece deliberatamente.
Fu per tutti un giorno pieno d’allegria. Draco entrò spalancando le porte e abbracciò suo figlio con le lacrime agli occhi, esprimendo tutto il suo sollievo senza vergogna, cosa che lasciò ragazzo sbigottito e segretamente commosso. Quando Scorpius chiese della madre con l’amaro in bocca, l’uomo si sentì in dovere di dirgli la verità, e con aria afflitta, rispose che era partita per l’America pochi giorni prima, senza preavviso e in compagnia di un mago argentino a lui sconosciuto. Il giovane Malfoy non sembrò stupito, ma non per questo meno deluso.
Nonostante Rose si fu tenuta in disparte durante quell’incontro, aveva capito il senso generale della conversazione e, anche se non sapeva ancora in che modo, gli sarebbe stata accanto, con discrezione.
Quando la ragazza ripeté ai suoi genitori il trucco del bicchiere, suo padre la prese per la vita e la fece roteare dalla gioia, mentre Hermione per poco non svenne. Fu deciso in pochi giorni che sarebbe stata mandata a Hogwarts l’anno successivo, ma nel frattempo avrebbe dovuto studiare tutti i giorni per recuperare le lacune di cinque anni. Certo sarebbe stata un’impresa titanica da portare a termine in sei mesi e mezzo, ma visti l’entusiasmo e l’acume di Rose avevano tutti fiducia in lei, compresa se stessa.
Ma di Scorpius e della giovane Weasley non dirò altro, anche perché hanno ancora tutta la vita davanti e le parole potrebbero seguitarsi fino all’infinito. Lascio il resto alla vostra fantasia: che possa immaginare il resto della loro storia ed inventarne di nuove.




Non credevo sarei mai arrivata fino in fondo, e invece eccomi qua :)
So bene che non è stata una long perfetta sotto molti aspetti. Dopotutto non solo è la mia prima longfiction, ma anche la prima fanfic che io abbia mai scritto. Ci sono molti aspetti che vorrei migliorare del mio modo di scrivere, ma intanto spero di avervi intrattenuta senza farvi rizare troppo capelli o schizzare via gli occhi per colpa della mia sbadataggine :P
Mi sono divertita moltissimo e mia auguro sia stato lo stesso per voi.
Alla prossima storia,
Changing  °\(^____^)/°
  
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