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Autore: telesette    12/05/2013    0 recensioni
Emma fu molto cauta nello spiegarmi la situazione, scegliendo attentamente le parole affinché fossi in grado di comprenderla, ma ciò che disse andava ben oltre il livello di assurdità presente in tutti e sette i volumi scritti da Zia Rowl. In breve, dopo tanti anni passati ad interpretare il personaggio di Hermione Granger, qualcosa sembrava non essere andata troppo per il verso giusto; una parte importante di lei, qualcosa di difficilmente spiegabile a parole, era rimasta in qualche modo a far parte dell'universo immaginario di Harry Potter; da principio non ci aveva fatto troppo caso, cambiando look e vestendo altri ruoli, ma adesso era come se si sentisse in un certo senso "spezzata"...
Genere: Fantasy, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Di tutte le storie che ho scritto, fanfiction comprese, mai mi sarei immaginato di trovarmi un giorno alle prese con una cosa del genere.
E sì che telesette è noto per essere un folle ed uno squilibrato, dunque nulla dovrebbe sorprendermi a questo punto.
La verità è che, quando metto sul naso quegli occhiali assurdi, nemmeno io so più chi sono.
La Watson si sforzò inutilmente di non ridere, non appena si rese conto che gli occhiali di telesette non erano un fotomontaggio.
Quelle lenti di cartone bianco, con le spirali disegnate sopra, erano vere quanto un rolex tarocco da polso.

- Ma lei mette "davvero" quegli occhiali ?!?

Ancora non ci credeva.

- Solo quando devo vedere meglio certe cose - risposi. - Con questi indosso, smetto di vedere la realtà di ogni giorno; è come accendere l'interruttore, quando le giornate si fanno buie e pesanti; l'importante non è "cosa" si vede ma "come" lo si vede... Questa era la filosofia di un mio amico, un mio carissimo amico, ed è anche la mia in un certo senso!
- E come fa a scrivere, ci vede?
- Ma mica servono occhi, per vedere la fantasia - risposi. - E' questo il bello: entrare a far parte di un mondo dove, qualunque storia ti venga in mente, puoi viverla tranquillamente a occhi chiusi e in qualsiasi situazione!
- Non per offendere ma, con quei cosi in faccia, sembra davvero un...
- ..."Un pazzo", lo so - conclusi con una smorfia. - Ed è proprio quello che devo essere, per avere il coraggio di scrivere certe cose in pubblico, solo e semplicemente pazzo!
- Ma cosa vuole scrivere esattamente?
- Io ?!? Niente!
- Ma... come...
- Miss Watson - esclamai. - Non è una semplice storia quella che mi chiede: lei intende attraversare una barriera che io attraverso ogni giorno, cosa non facile per la maggior parte delle persone; ebbene io posso insegnarle come fare, posso mostrarle la strada da seguire, ma il viaggio vero e proprio lo deve compiere lei... nella sua testa!
- Continuo a non capire!
- Ci pensi bene - dissi, sistemando il foglio sul rullo della macchina da scrivere. - Il regno della fantasia umana è l'infanzia, una cosa che molti si buttano alle spalle quando si sentono troppo "grandi", ed è proprio attraverso quella che le storie prendono vita anche solo con una parola!
- Che parola?
- Tutte e nessuna - risposi. - Mary Poppins, per esempio, ne aveva una irresistibile: "supercalifragilistichespiralidoso"... e con quella sola, mise a tacere la logica per sempre!
- Mi scusi... ma questo che c'entra?

Sorrisi.
A volte le cose più semplici in natura, proprio in quanto tali, sono le più difficili da spiegare.
Si può forse spiegare il "perché" una cosa buffa faccia ridere, anche se non c'è nulla di particolarmente comico né divertente?
Si può forse pesare l'aria con la bilancia o contare le stelle a occhio nudo?
Quando certa gente si mette in testa di analizzare tutto al microscopio, anche le cose che non richiedono alcuna spiegazione particolare, quelli sono i momenti in cui mi sento cascare le braccia come il piombo.
Non si può essere sempre logici: capire "scientificamente" perché Tizio canta, Caio fischietta e Sempronio cinguetta...
Ognuno ha un suo modo di fare, puro e semplice, che non richiede necessariamente una spiegazione da un punto di vista razionale.
Certo la logica è importante, è la cosa che fa funzionare l'universo nel modo corretto, ma non sempre offre le risposte a tutte le nostre domande.

- Lei ha cominciato a recitare la parte di Hermione a nove/dieci anni circa - rammentai. - Che ricordi ha di quel periodo, a parte le scene girate e le amicizie dentro e fuori la scena?

FotoEmma rimuginò un attimo sulla domanda.
L'infanzia e l'adolescenza le avevano senza dubbio dato molto, oltre alla magia e al fascino del mondo di Harry Potter, ma in effetti era difficile per lei soffermarsi su un dettaglio in particolare.
Qualcosa di semplice ed infantile.
Un ricordo, un pensiero, qualcosa che avesse un significato ben preciso solo ed esclusivamente per lei.

- Non deve dirlo a me - spiegai. - L'importante è che riesca a trovare dentro sé stessa quel piccolo frammento della sua infanzia, una cosa che conosce solo lei, e con quello potrà andare dove vuole!
- Un po' come nella favola di Peter Pan, giusto?
- Precisamente - conclusi. - Non avremo la polvere di fata ma, se ci teniamo stretto il nostro pensiero felice, in qualche modo voleremo lo stesso!
- D'accordo!
- Si sente pronta?
- Credo... Spero di sì - ammise lei dubbiosa.
- Miss Watson, non devo certo spiegarle io come si fa a sognare: il mondo del cinema è di per sé una Fabbrica di Sogni, lei stessa di sogni ne ha regalati un bel po' al pubblico e ancora ne regalerà certamente in futuro... Quello che deve fare adesso è sognare per conto proprio, vivere il sogno senza bisogno di aiuti esterni, e concentrarsi sulle immagini della sua mente!

La Watson socchiuse un momento gli occhi, tirando un profondo respiro, dopodiché si disse sufficientemente calma e rilassata per tentare quell'insolito esperimento. I ricordi della sua infanzia, le frasi segrete, i soprannomi, i balocchi... Tutte cose sconosciute, persino alle riviste di gossip, eppure perfettamente chiare e comprensibili a lei soltanto.
Ad un tratto, facendomi un lieve cenno di assenso, mi fece intendere che era pronta sul serio.

- Benissimo, allora - sussurrai, sciogliendomi le dita sui tasti. - Il viaggio comincia!

FotoIl primo ad incrociare il nostro cammino fu una vera e propria Voce della Coscienza.
In tutti i sensi.
Il Grillo Parlante, direttamente dalla favola di Pinocchio, saltò dunque sul rullo della macchina da scrivere e si levò il cappello con grande rispetto.

- Salve!
- Ciao, Grillo!
- Sei alle prese con un'altra delle tue storie, eh?
- Più o meno - risposi. - A dire la verità, non si tratta proprio di me questa volta...
- Mmm - fece il Grillo, roteando il suo minuscolo ombrellino con aria furba. - Vedi di non esagerare, però: ricorda che le persone non gradiscono molto le prese in giro, rischi di farti odiare più di quanto non ti odiano già!
- Ci sono abituato - tagliai corto. - Non sarà la prima né l'ultima volta che, leggendo una mia fanfiction, qualcuno si prende la briga di riempirmi la mail con minacce ed insulti vari...
- Se va bene per te - concluse il Grillo con una smorfia. - Ad ogni modo, conoscete già il cammino: "seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino"... Buon viaggio!

Ciò detto, il Grillo si calcò elegantemente il cilindro sulla testa e balzò via in un attimo.
Emma non ebbe neppure il tempo di meravigliarsi che, vedendo scomparire le pareti della stanza e il pavimento sotto ai suoi piedi, tutto attorno a lei si trasformò improvvisamente in una grossa zattera sospinta dalle onde.
Il mare si stava gonfiando, le nuvole in cielo erano nere di tempesta, e dall'orizzonte si delineavano chiaramente le sagome di alcuni individui a bordo di una scialuppa. Costoro stringevano nelle mani dei lunghi bastoni appuntiti, ognuno assicurato con funi robuste, ed il loro capo era un uomo alto e dai capelli scuri con occhi grigi come il ferro e una gamba di legno puntata saldamente contro la prua.

Foto- Laggiù - gridò l'uomo, brandendo l'arpione e indicando un gigantesco spruzzo d'acqua dinanzi a sé. - ECCOLA CHE SOFFIA !!!

Come la voce tonante del capitano Achab riecheggiò sulle onde del mare in tumulto, improvvisamente lo spruzzo si interruppe per lasciare emergere l'oggetto del suo odio e della sua rabbia indescrivibile. L'enorme testa di Moby Dick, la più grande balena mai vista a memoria d'uomo, si profilò dunque in tutta la sua spaventosa mole e ferocia distruttiva.
Emma si rannicchiò contro la zattera, temendo che il cetaceo intendesse abbattersi contro di noi, ma Achab aveva già lanciato la sua sfida.

- Ti strapperò via il cuore io stesso, così come tu mi hai strappato via la gamba - urlò. - Stavolta non sfuggirai alla mia vendetta, dovesse costarmi la vita, affonderò la tua carcassa all'inferno con me!

Gli occhi del capitano erano lucidi di follia.
Il braccio levato all'indietro e l'arpione pronto a colpire, attendeva solo che Moby Dick si facesse abbastanza vicino da poter lanciargli addosso l'arma senza errori.
L'acqua sferzava violentemente contro il volto e gli abiti, tuttavia Achab era concentrato sull'unico pensiero dell'essere che odiava con tutto sé stesso.
Mai avrebbe rinunciato al combattimento, fossanche morto nel tentativo, avrebbe annientato la Grande Balena Bianca così come aveva giurato.
E mentre il capitano assetato di vendetta e il bianco cetaceo andavano incontro al loro destino, la nostra zattera venne invece sospinta alla deriva da una corrente fortissima.
Un'onda ci nascose alla vista dello scontro e, non appena si abbassò, ci rendemmo conto di essere approdati direttamente sulla riva.

- Presto, presto, è già mezzanotte!

Una bionda fanciulla, avvolta in un elegante abito color del cielo, gridò alla carrozza ferma in prossimità della riva. Subito un paggio scese dal veicolo, aiutando l'affascinante creatura nel salire a bordo, e fece cenno al cocchiere di far partire i cavalli in gran fretta.
Gli animali nitrirono e, galoppando a tutta velocità, allontanarono la carrozza dalla spiaggia... nonostante questa stesse già riprendendo il suo reale aspetto di zucca incantata per magia.
Nel salire, la fanciulla aveva perso una delle sue scarpe. La calzatura era di cristallo purissimo e trasparente, in grado di luccicare al sole come un gioiello, tuttavia non potevamo certo raccoglierla.

- Alle solite - esclamai. - Cenerentola non si toglierà il vizio di perdere le scarpe, neppure finisse il mondo!
- Ma cosa sta succedendo? - domandò Emma, incapace di comprendere l'assurdità della situazione.
- E' il viaggio nella fantasia - risposi, agguantando la macchina da scrivere e portandola con me sottobraccio. - Non possiamo sapere dove ci porterà, dobbiamo solo seguire la strada, passo dopo passo!
- Ma la scarpetta non...
- Ah, ci penserà il principe - tagliai corto. - Sennò a che servono i principi nelle favole?
- BEN DETTO - esclamò d'un tratto una voce alle nostre spalle.

FotoSubito ci voltammo e, nel trovarci davanti nientedimeno che al favoloso sottomarino Nautilus, entrambi rimanemmo a bocca aperta.
Il capitano Nemo in persona, uscendo dal boccaporto, si presentò a farci un cenno di saluto con la mano all'altezza della visiera.

- E' da molto che non ci vediamo, telesette - disse Nemo con una smorfia. - Per caso ti occorre un passaggio?
- Magari - risposi. - Dobbiamo arrivare al castello di Hogwarts, capitano, sempre che sia di rotta per lei...
- Non proprio - si scusò l'altro. - Devo condurre il Nautilus dall'altra parte del mondo, negli Stati Uniti d'America per essere esatti, ma posso affidarvi ad una guida strada facendo!

Accettando di buon grado la generosa offerta del capitano, Emma e io salimmo dunque a bordo del sottomarino. Nemo si comportò da perfetto gentiluomo, baciando la mano della giovane attrice, allorché la Watson non poté fare a meno di arrossire imbarazzata.
In fin dei conti, malgrado l'età avanzata, il capitano era un uomo dotato di grande fascino e carisma.
I motori del Nautilus ci spinsero sott'acqua, alla velocità di almeno diecimila nodi al secondo, e in men che non si dica sbucammo in prossimità delle coste statunitensi. Qui Nemo ci salutò, augurandoci buona fortuna per il resto del viaggio, e ci affidò alle cure del più famoso ranger del Texas e dintorni.

- Ehilà, amigo - esclamò Tex Willer, levando in alto il cappello e sbracciandosi ripetutamente. - Sono secoli che non ti fai vivo... Che diavolo ti è successo, hai litigato con i Seminole per caso?
- Molto spiritoso, amigo, davvero molto spiritoso - risposi io, passandomi una mano sulla nuca e ringraziando il cielo di avere ancora addosso il mio scalpo. - Dobbiamo attraversare la zona della riserva Navajos, puoi accompagnarci per favore?
- Muy bien, amigo, muy bien - annuì l'altro, indicandoci un paio di morelli sellati che si stavano abbeverando alla foce del fiume. - Ti ricordi ancora come si fa a stare in sella, presumo?
- Eh, come no - mentii. - Dunque, vediamo: cinghie, staffe, redini, speroni, finimenti... ehm... Oooh-issa!

Con una fatica immane, che non sto neanche a descrivervi per ovvi motivi, riuscii in qualche modo a tirarmi su. Subito mi voltai a guardare Tex, gongolando spavaldamente, e questi si calò la visiera del cappello sulla fronte con un sorrisetto sarcastico dipinto sulle labbra.

- Beh, che c'è da ridere? - chiesi. - Sono in sella, no ?!?
- Ah, sicuro - sottolineò Tex divertito. - Ora però non devi far altro che "girarti" nella direzione giusta, possibilmente senza tirare la coda di quel povero cavallo!

Fu così che mi accorsi che, impegnato com'ero ad aggrapparmi, ero montato sulla sella al contrario... con la testa del cavallo dietro e la coda di quest'ultimo a schiaffeggiarmi la faccia.
Malgrado questo mio piccolo inconveniente, Tex si rivelò invece un'ottima guida ( come al solito! ). I cavalli coprirono la strada che, passando attraverso la riserva del popolo Navajos, si ricollegava al Canyon del Diavolo. Qui Tex ci suggerì di scendere e proseguire a piedi, per via delle rocce infide, dopodiché ci salutò e voltò il cavallo per fare ritorno alla propria riserva.
Ad un tratto, sbucando fuori all'improvviso, trenta brutti ceffi armati di mazze e spranghe di ferro si fecero avanti con l'aria minacciosa. Poteva essere davvero un problema, se al prediletto dell'Orsa Maggiore non fosse venuta l'idea di passare di lì per caso...

- Sono qui per cancellare dalla Terra la feccia come voi, dannate canaglie, il mio nome è Kenshiro... Uooohhh... AAAAAA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA... UAAA-TAH !!!

Hokuto: "Tecnica della Cazzottatrice Umana a Ripetizione".

- Grazie, Ken - mormorai sollevato, nel vedere tutti e trenta gli aggressori in condizioni di non nuocere. - Ti devo un favore!
- Hmpf - fece Ken imbronciato. - Se intendi una tua fanfiction, puoi risparmiartela!
- Accidenti, che memoria... Non mi dirai che sei ancora arrabbiato con me, per quella storiella?
- Bada - tagliò corto Ken freddamente, sfiorandomi la fronte con l'indice. - Posso sempre farti esplodere la testa qui, in questo preciso istante!
- Chiedo venia - esclamai in fretta. - Non sarebbe un bello spettacolo per la signorina qui presente: tutto quel sangue, corpi che esplodono... No, decisamente non è roba da rating verde!

Kenshiro aggrottò le sopracciglia, scrocchiandosi le nocche e riattaccandosi addosso i brandelli della sua giacca con un incantesimo "reparo" ( ecco dunque spiegato il mistero delle giacche ricomponibili di Ken! ), dopodiché ci indicò l'uscita dal Canyon e ci fece cenno di proseguire senza perdere altro tempo.
Appena fuori dalle rocce, stanchi di camminare sotto il sole, entrambi ci fermammo un attimo a riprendere fiato.

- Ma lei fa sempre questo genere di viaggi, quando scrive una storia? - domandò Emma, ansimando per la fatica.
- E non ha ancora visto nulla - risposi io, aggiustandomi gli occhiali sul volto con una smorfia.

FotoNeanche il tempo di dirlo, il terreno sotto di noi si trasformò in un ring in piena regola, con tanto di angoli e corde. Io e la Watson ci trovavamo esattamente al centro, senza alcuna possibilità di scappare, e davanti a noi si ergeva una montagna di muscoli grande grossa e spaventosamente cattiva. Costui mi sovrastava di almeno un metro, con l'espressione deformata da un ghigno irregolare, e per giunta sembrava intenzionato a volermi schiacciare come un verme al primo colpo...

- Ehi, Jumbo - esclamò la forte voce di un lottatore mascherato alle spalle del gigante. - Sono io il tuo compagno di giochi, te lo sei dimenticato?
- L'Uo... L'Uo... L'Uomo Tigre ?!?

Rapido e agile, proprio come il felino del quale indossava orgogliosamente la maschera, l'Uomo Tigre si diede lo slancio sulle corde e si avventò addosso al grosso energumeno con un calcio volante all'altezza del volto. Il gigante barcollò, tenendosi il mento con entrambe le mani, allorché Tigre ne approfittò per portarsi ancora più in vantaggio.
Splendido.
Inarrestabile.
Invincibile come sempre.
Una macchina da combattimento perfetta.
Con una spettacolare mossa finale, Tigre fece volare l'avversario sopra la testa e lo scaraventò nientemeno che contro le luci dei riflettori. Queste andarono dunque in cortocircuito, rendendo impossibile distinguere qualunque cosa, e noialtri fummo costretti a coprirci la testa con le braccia per via della forte quantità di scintille che ci stava piovendo addosso.
L'elettricità era talmente forte da rischiarare il buio a tratti.
Tanta elettricità, forse persino troppa...

- Giù la testa!

Appena il tempo di seguire il consiglio, entrambi ci chinammo giusto per evitare una pioggia di lampi e tuoni di colore azzurro.
Altro che scintille.
Senza neanche il tempo di accorgercene, il Dio del Fulmine Raiden era sceso in campo per fronteggiare i guerrieri dell'Outworld e rimandarli sconfitti ai piedi del loro bieco imperatore Shao Kahn.

- Ehi, Raiden - urlai. - Ti pare questo il modo di avvertire ?!?
- Scusami, telesette - rispose l'altro, giungendo il pugno contro il palmo della mano aperta. - Questo è il MORTAL KOMBAT, non ho tempo da dedicarti adesso, l'accesso all'Earthrealm è oltre quel portale laggiù!

Così dicendo, indicò l'unica via d'uscita per scappare da quell'indescrivibile macello.
Gruppi di lottatori, mascherati e non, comparvero al seguito del demone stregone Shang Tsung. Raiden strinse gli occhi, concentrando la fonte dei suoi poteri al massimo, e di nuovo ci intimò di allontanarci dal luogo della battaglia il più in fretta possibile.

- Scappate, presto - gridò, rilasciando una quantità di fulmini sufficiente ad illuminare una città.

Trascinando Emma per il polso, entrambi attraversammo dunque il portale e ci ritrovammo nel giardino di una villetta americana assai nota. In un angolo vi era parcheggiata una rossa piccola utilitaria decappottabile, targata 313, e non molto lontano vi era anche il suo simpaticissimo proprietario pennuto.

Foto- Finalmente - starnazzò Paperino. - Era un bel po' che non ti si vedeva, che fine avevi fatto?
- Scusami, hai ragione - feci io mortificato. - Ho avuto da fare ultimamente...
- A chi lo dici - gemette l'altro rassegnato. - Lo zione mi ha costretto a lucidare tutte le monete contenute nel suo deposito N° 21; cioè in sostanza almeno trecentosettantaseimilanovecentottantasei pezzi d'oro; mi sembra di sentire ancora le mie mani protestare!
- Hai provato con un antidolorifico per piume indolenzite?
- Avercelo - sottolineò Paperino. - I negozianti non mi fanno più credito, ormai: l'ultima volta che li ho pagati in contanti, era il millenovecentonovant...
- Ehm, Paperino - esclamai dunque io, sentendomi tirare la spalla da una Emma Watson ormai spazientita. - Mi dispiace interromperti ma, non è che potresti indicarmi una scorciatoia per Hogwarts da qui, hai presente Harry Potter?
- Sicuro - rispose subito il papero. - I set cinematografici e le opere narrative sono proprio da quella parte, subito dietro la collina del deposito di Zio Paperone!
- Grazie, ti devo un favore!
- Prego, non c'è di che!

Seguendo dunque l'indicazione di Paperino, stavolta sbucammo sì sul set cinematografico... ma quello in bianco e nero dei film di Fernandel e Gino Cervi.

Foto- Di' un po', Peppone - esclamò Don Camillo. - Sei sempre dell'intenzione di far scattare la tua Rivoluzione Proletaria, passando prima per la canonica?
- Solo per soddisfazione personale - puntualizzò Peppone serissimo. - Almeno avrò il piacere di schiacciare il prete più reazionario del mondo, sotto la marcia compatta del Popolo Lavoratore!
- Al tuo posto, io mi guarderei comunque le spalle - sussurrò il parroco calmissimo. - Sai com'è, una cartuccia caricata a sale fa presto a giungere dove non batte il sole... e può essere molto ma molto dolorosa!
- Buoni, buoni, non litigate - intervenni io. - Almeno per una volta, perché non cercate di andare d'accordo?
- NOI ?!?

Sia prete che sindaco si guardaro in faccia allibiti per un istante.
Alla fine, per quanto riluttanti, entrambi si misero a sorridere divertiti.
Dopotutto si conoscevano da anni: erano partiti insieme per la guerra e insieme erano ritornati, pure su fronti opposti politicamente ma spiritualmente grati e riconoscenti verso il medesimo crocefisso di legno dell'altar maggiore... lo stesso Cristo, apparentemente lontano ma sempre pronto in realta ad ascoltare le preghiere di tutte le sue pecorelle.
Lasciando dunque sindaco e parroco alle loro amichevoli discussioni, la torre campanaria era di fatto la nostra prossima destinazione. Qui scoprimmo che, con grande sorpresa, qualcuno aveva sostituito la vecchia campana Gertrude con un grande riflettore recante l'immagine di un pipistrello.

- Ma come siamo arrivati sul set di "Batman" ?!? - domandò Emma, sentendo crescere sempre di più un fortissimo mal di testa.

Neanche il tempo di chiederlo, l'Uomo Pipistrello comparve improvvisamente svolazzando sopra le nostre teste, per poi atterrare dinanzi a noi sul tetto della torre.

- Simpatici quegli occhiali - sentenziò Batman, accennando alle mie lenti improponibili da cartone animato.
- Grazie - dissi in tono discorsivo. - Non è che puoi farci un piccolo favore?
- E' il mio mestiere!
- Devo accompagnare questa signorina al Castello di Hogwarts, nella serie di Harry Potter, ma stiamo girando un po' a vuoto da troppo tempo e... come dire, io stesso sto cominciando a perdere un tantino la bussola!

Batman respirò profondamente.

- Guarda la luna - suggerì. - C'è sempre qualcuno che guarda la luna, specie quando si è nel dubbio, e quel qualcuno "forse" può aiutarvi...

Ciò detto, Batman tirò fuori uno dei suoi lancia-rampini e si allontanò dall'edificio in volo, scomparendo nella notte.

- Uomo di molte parole - osservò Emma sarcastica.
- Ah, non è il momento per le battute - tagliai corto io, osservando dunque il pallido disco dorato sopra le nostre teste. - Chissà cosa intendeva dire... Mah?

Man mano che la luce lunare andò scomparendo dietro un fitto velo di nuvole, rendendo impossibile distinguerne la forma, Entrambi intuimmo che lo sfondo stava cambiando di nuovo.

Foto- Comincio ad essere stanca - ammise la Watson. - Arriveremo mai alla fine di questo viaggio assurdo?
- Dipende - risposi. - L'ultima volta, quando ho avuto a che fare con l'Ammiraglio Nelson o con Napoleone Bonaparte, c'è voluto un mese per ritrovare la strada di casa!
- Non esagerare, telesette - esclamò d'un tratto la voce di Bella Swan, emergendo di fatto dal nuovo set assieme al suo inseparabile Edward Cullen. - Sarai uno che scrive tante fanfiction, ma le balle non le sai raccontare!
- Eh-ehm - tossicchiai. - Intendevo dire che, per come ricordo io la faccenda, "mi sembrava" ci fosse voluto un mese!
- Dovresti scrivere meno, telesette - sottolineò Edward gelido. - Rischi di restare vittima delle tue stesse fanfiction, ti conviene stare attento!
- Uff - sbuffai. - Perché non ti baci con Bella e stai zitto, impiccione?

Senza farselo ripetere, i due innamorati si strinsero l'un l'altra scambiandosi un tenero bacio sulle labbra.
Le nuvole si diradarono in cielo.
La luna riprese a brillare.
Tutto sembrava indicare la cornice di un perfetto quadretto romantico... peccato che il nostro cammino ci stesse portando da tutt'altra parte.
Non era certo TWILIGHT la nostra destinazione ( anche se, devo essere sincero, non mi sarebbe dispiaciuto fermarmi un po' ).
Chiudendo gli occhi istintivamente, accecati da un insieme fortissimo di colori accesi, io ed Emma potemmo posare lo sguardo su un gruppo di facce animate che ci guardava sorridendo.

Foto- Ah, eccoti - esclamò il biondo genin più famoso di tutta Konoha. - E' da un po' che manchi dal mio fandom... Quando hai intenzione di aggiornare, si può sapere?
- Ogni cosa a suo tempo, Naruto - risposi. - Ci sono altre priorità e, al momento, devo aiutare la signorina a raggiungere un'altra serie!
- E quale, se non sono indiscreto?
- Quella di Harry Potter - spiegai per l'ennesima volta. - Ci sarà pure un modo per arrivare al Castello di Hogwarts da qui, o no?
- Tutto è possibile - puntualizzò Naruto con una smorfia. - Infatti alle mie fans non pare il vero di ficcarmi, tra le altre cose, nelle AU più strane ed inverosimili...
- Sai che novità - feci io sottovoce.
- Comunque, se ti riferisci a quel certo castello di maghi e streghe, dove un certo tizio pelato vestito di nero si diverte a fare un gran casino, ebbene non devi cercarlo lontano... è proprio dietro di te, a sinistra!
- Oooh, finalmente!

FotoAttraversando l'ultima barriera dimensionale, quella tra NARUTO ed HARRY POTTER, per entrambi fu un vero sollievo vedere in lontananza le guglie e le torri familiari dell'antico maniero di Hogwarts.

- Beh, sembra proprio che siamo arrivati a destinazione!

Emma mi scoccò un'occhiata torva, senza dubbio a causa del giro enorme che avevamo fatto, tuttavia era troppo stanca anche solo per pensare di prendermi a pugni.

- Era necessaria tutta questa maratona da una serie all'altra? - domandò stizzìta.
- Non le faccio mica io le regole - precisai. - E poi non mi sembra il momento questo per recriminare, no?
- Probabilmente no - ammise lei.
- Adesso non ci rimane che riposarci un po', onde riprendere le forze, e domattina cercheremo un modo per entrare nel castello e cercare Hermione.

La Watson annuì.

 

( continua )

   
 
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