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Autore: AlBer    14/05/2013    2 recensioni
Cosa succede se la direttrice di un carcere dà inizio ad un gioco molto pericoloso? Cosa accade se le pedine del suo gioco sono criminali e nobildonne senza pudore? Che dire poi se nelle regole di questo gioco finiscono per impigliarsi anche uomini e donne innocenti?
Genere: Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Un mese prima
 

Mancava un’ora alla chiusura della biblioteca. Edoardo Whitman era arrampicato sulla scaletta nella corsia numero 12. Narrativa straniera.
Moby Dicktornava al suo posto tuffandosi nel bel mezzo di un oceano di carta stampata. Il ritorno di un libro era un rituale tutto particolare per il vecchio bibliotecario. Quando le sue mani nodose rientravano in contatto con un romanzo, un saggio, una raccolta di racconti che erano da giorni nella mani di qualche detenuto, avvertiva un fremito tutto particolare. Ogni volta era l’emozione di accogliere un apostolo di ritorno da un’opera di evangelizzazione.
Si accertava che le condizioni fossero buone, ma allo stesso tempo cercava in maniera minuziosa qualche dettaglio che gli desse la conferma che il libro fosse stato letto. Il più delle volte però, gli bastava posare lo sguardo sugli occhi del detenuto per capire immediatamente se il testo aveva fatto il proprio dovere o no. In quei casi nasceva spontanea una discussione. In quelle chiacchierate il vecchio Whitman tentava di cementare i contenuti del libro nella mente e nel cuore del delinquente di turno. Come è stato? Oppure Che mi dici di quel personaggio?  O ancora Ma tu che avresti fatto al posto del protagonista?
Insomma: l’operazione di riconsegna poteva durare anche più di un’ora. Ad ogni modo si completava sempre con gli stessi gesti. Accarezzava amorevolmente la copertina e chissà quali preghiere di ringraziamento recitava mentre lo riportava nello scaffale da cui era partito.
 
«Whitman? Signor Whitman!?» Una voce femminile lo stava chiamando.
«Sono qui! Arrivo… Sto arrivando.» miagolò il bibliotecario, mentre si domandava chi potesse cercarlo a quell’ora.
Con grande stupore si accorse che dall’altra parte del bancone era venuta a farle visita la direttrice del carcere in persona.
«Buonasera Mrs Valk… quale sorpresa!?» sussurrò con evidente imbarazzo.
«Buonasera Whitman!»
Calò il silenzio. Al rumore dei pensieri del vecchio bibliotecario si sovrappose quello dei tacchi della direttrice che riecheggiavano tra i corridoi delle librerie. Mrs Adrianne Valk, volto accigliato e sguardo analitico, ispezionava la biblioteca. Edoardo Whitman considerò che quella era la prima volta che la direttrice metteva piede nella biblioteca da quando dirigeva il carcere. La seguì ossequiosamente senza proferire parola. Dopo un interminabile lasso di tempo il dialogo riprese.
«Bene Whitman! Complimenti. Vedo che qui ha costruito il suo piccolo impero.»
«Grazie Mrs Valk. Quando iniziai quarant’anni fa c’erano solo tre filari. Oggi sono trentadue.»
«Filari?» chiese interdetta la direttrice.
«Sì, Mrs Valk, filari. Chiamo “filari” i corridoi di questa biblioteca»
La direttrice restò impassibile senza fare ulteriori domande.
«E’ il mio vigneto sa? I libri sono come l’uva. Bisogna saperli coltivare, farli crescere» una scintilla prese vita nelle sue pupille «E’ necessario prendersene cura, proteggerli dal tempo… e poi c’è il momento della vendemmia. Bisogna saper quando coglierli e a chi darli… Non è semplice!»
La direttrice ascoltava le parole del signor Whitman mentre procedeva tra le pareti di carta stampata.
«Interessante!» disse, ma il tono sosteneva il contrario
«E anche quando avrai fatto del tuo meglio, non è detto che il vino venga buono. Bisogna stare att..»
«Ho capito perfettamente la metafora, signor Whitman. » lo interruppe Mrs Valk. «Grazie»
Ripiombò il silenzio.
«Signor Whitman» riprese la direttrice questa volta fissandolo negli occhi «lei è qui da più tempo di tutti. Non ha mai creato un problema. Ha fatto crescere questa biblioteca. Dirò di più: è il miglior bibliotecario che questo carcere potesse mai sognare… è giunto il momento di premiarla, Signor Whitman.»
Edoardo si lasciò andare ad un timido sorriso.
«Grazie, Mrs Valk» e chinò leggermente il capo.
«E’ giunto il momento che lei si goda il suo tempo. La sua vita. Le offro la possibilità di andare in pensione.»
La proposta arrivò glaciale, polverizzando qualsiasi aspettativa avesse immaginato il bibliotecario.
«Mrs Valk, ma io mi trovo bene qui… posso ancora svolgere questo lavoro in maniera efficiente… e quanto al tempo, non immagino modo migliore di impiegarlo che questo…»
«Signor Whitman, so benissimo che lei è un’istituzione. So benissimo che questa per lei è come una casa, ma purtroppo non ci si accorge di quanto necessitiamo di altro fino a quando questo “altro” non si prova… Così ecco le ribadisco: ho deciso di offrirle la possibilità di andare in pensione, ma vorrei che tutti ne avessimo un congruo guadagno.»
Edoardo Whitman si sentì mancar l’aria.
«Ma io non voglio andare in pensione. Sono ancora utile qui…»
«Whitman! Ho già deciso. Lei andrà in pensione. Suvvia… Si goda la vita e almeno lo faccia per sua figlia.»
«Cosa centra Penny?» e il volto si indurì.
«Le avevo detto che era giunto il momento di premiarla no?» riprese la direttrice in maniera accomodante «Sua figlia è giovane, che tipo di studi ha fatto?»
«E’ laureata. In letteratura…»
«Bene! Passione ereditata dal padre a quanto pare… e che lavoro fa?»
«Nessuno. Non ha ancora…» la frase rimase appesa lì, perché il vecchio bibliotecario capì in quel momento cosa le stava proponendo la direttrice…
«Ma questo posto non fa per lei! E’ un carcere. Lei è una ragazza… giovane…»
«E’ un buon posto, signor Whitman! Uno stipendio sicuro e la possibilità di fare esperienza. Non è poco di questi tempi. Quanto al fatto che sia una ragazza…»
«Ma ha ventiquattro anni!»
«Appunto. E’ una donna! Cosa crede? Che una donna non possa gestire un impiego in un carcere? Sono la direttrice, signor Whitman, e sono una donna…»
«Mrs Valk! Lei è… Penny è… così bella…»
«Le cose belle non sono mai un ostacolo…»
«Non accetterà! E anche io non posso accettare la…»
«Signor Whitman!» e il tono della voce diventò perentorio «Sono venuta qui per farle una proposta allettante. Vedo che lei non ha alcun senso della gratitudine. Glielo dirò in un altro modo: Vada in pensione e lasci che sua figlia prenda il suo posto. Se non accetta sarò costretta a licenziarla oggi stesso.»
«Ma non può farlo…»
«Vuole mettermi alla prova?» era una minaccia.
Edoardo Whitman sospirò.
«Andiamo signor Whitman. E’ un’ottima proposta. Io ridurrò le spese per il personale, lei si godrà il suo meritato riposo e sua figlia avrà un posto di lavoro…»
«Valuterò la sua proposta!»
La direttrice si scurì in volto. Si fece tanto vicino al viso del bibliotecario da poter sentire l’odore del suo respiro.
«Valuti bene. Perché altrimenti la farei pentire di aver passato una vita in questo posto…» si voltò lasciando il vecchio bibliotecario pietrificato.
  
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