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Autore: Musca    03/12/2007    7 recensioni
Dall'Epilogo
“Gennaio deve a lui il suo nome perché Gennaio è proprio così. Sul ciglio, sai, sempre evasivo, il più freddo e miserabile mese dell’anno, eppure il primo dell’anno nuovo. Non proprio una fine, ma neppure un inizio, o forse entrambi”
Era stata un’idea stupida fin dall’inizio, questo lo sapeva. Ma per una volta, solo una volta, sapere come sarebbe finita, sapere dove dirigersi, cosa fare. Come diversamente sarebbe potuta andare rispetto agli insanguinati, sparpagliati bandoli della guerra che lui continua a tenere in mano, sperando che gli mostrino una via verso la vita."
La guerra è finita, ma qual'è il confine tra vincitori e vinti? E' possibile ritrovare la gioia di vivere quando così tanti non lo sono più? Cosa è sopravvissuto della vita di un tempo? Le risate e la speranza, il coraggio e l'amore? E può la magia, a poco a poco, trasformarsi in ciò che ci lega ad una vita che non abbiamo scelto, ritorgersi contro chi la usa, svanire?
Genere: Generale, Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note

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Buon capitolo,

 

Snivella.

 

 

 

 --Capitolo quattordici--

 

Non c’è modo di sbagliarsi sulla direzione dalla quale il fuoco si sta gonfiando. Le braccia di Hermione sono strette intorno alla sua vita ma non è questo che sta rendendo i suoi respiri così superficiali, bruschi. C’è più fumo che fuoco, un’orribile vela nera che sta schioccando al vento. La sua sgocciolante canzone alimenta ricordi così vicini alla superficie che è come se la sua pelle stessa stia pungendo. Ma allo stesso tempo, si attacca ai suoi occhi; era buio l’ultima volta, lui aveva visto più che altro cenere, ma adesso gli è stata data una seconda occasione per vedere, per ricordare, per torturare sé stesso come si deve. E muta e rigida dietro la sua schiena, il battito del cuore di lei si precipita di pari passo col suo.

 

Proprio sopra Diagon Alley, lui si slancia in un semicerchio, cercando un posto dove atterrare. Il calore si avventa sui suoi occhi. Una parte della strada presso il Paiolo Magico è completamente inghiottita dalle fiamme, con sporadiche lingue di fuoco oltre questo, che dilagano verso la Gringott. Nessun incantesimo in funzione, adesso, nessun modo di distinguere Babbani da maghi; le grida e i lamenti da sotto sono sollevati in aria e ingoiati dalle fiamme. Tossendo, Harry scarta più su, via dal fumo. Da così in alto la città sembra stranamente disconnessa, misurata come una casa di bambole, una città di bambole, stipata da isolati di palazzi e da linee di strade principali. Per un minuto lui è distratto dal lento, ignaro mezzogiorno che sembra essere in corso in parti della città vicine quanto Barnsbury.

 

Non riescono a vedere, sentire il fumo?

 

Alla fine atterrano dietro un isolato Babbano vicino a Diagon Alley, infilano la moto dietro una fila di cassonetti della spazzatura con un incantesimo di invisibilità sopra di lei. Poi fanno di corsa il giro dell’isolato, cercando di aggrapparsi l’uno all’altra contro la folla che si precipita nella direzione opposta; persone, polizia, paramedici, barellieri. La facciata del Paiolo Magico è crollata e il pub ora è esposto alla strada. Harry si volta, il fetore del petrolio forte nelle sue narici. Una maledizione sbuca fuori dal nulla e fa saltare in aria una tavola ancora apparecchiata del pranzo di qualcuno e due pinte di birra. Attraverso la doccia di vetri e legno, due persone dai vestiti Babbani corrono in avanti, sbattendo Harry contro il muro.

 

Hermione lo tira su. Voltando nella strada acciottolata, Harry si ferma, cuore e piedi recalcitranti. Uomini in uniforme trascinano via la gente ma le autopompe non riescono ad entrare nella strada chiusa al traffico da secoli, un’intera città cresciuta attorno a lei, bloccandola dentro. Lui osserva il fuoco scivolare sempre e sempre più avanti, trovando appiglio in facciate crollate di negozi, merci, vestiti, corpi.

 

Non posso fare questo, non posso.

 

Qualcuno si spinge oltre di lui,  sbattendolo di nuovo contro il muro. Harry afferra l’uomo per la manica di camicia.

 

“Nick!”

 

“Harry—merda, Harry, scusa, io non—”

 

Un sibilo e una folata, poi un esplode un piccolo incendio proprio di fianco a loro. Un barile di occhi di anguille si riversa sopra i ciottoli della strada. Abbassandosi, Harry si guarda intorno alla ricerca di Hermione e la scorge dietro di sé, mentre dà una mano a manovrare una barella attraverso le macerie. Si volta di nuovo verso Nick.

 

“Che diavolo sta succedendo? Tu sai cosa sta succedendo?”

 

Nick tossisce violentemente, piegato in due. I suoi capelli e vestiti sono bruciacchiati di brutto, e c’è un luccichio isterico nei suoi occhi.

 

“Harry, mi dispiace tanto! Non ho mai voluto niente di tutto questo, lo giuro—non ho mai—”

 

“Di che stai parlando? Da quanto sei qui? C’è anche Fred? Ron? Nick—dimmi cosa sai—”

 

“Dovresti andare—Hermione mi scuoierà vivo—è qui anche lei? Harry, non dirmelo—è qui anche—”

 

Un altro scoppio lo interrompe. Harry alza un braccio contro qualcosa che vola diretto verso di lui. Nick si libera con uno strattone dalla sua presa e incespica verso la breccia dell’entrata.

 

“Harry, zitto e VATTENE! Trova Hermione e vattene! Questa gente è matta, cazzo, TUTTI loro, del tuo tipo e del mio!”

 

La girandola manca Harry di millimetri. Carena sopra i ciottoli e scoppia in fiamme prematuramente. Gli occhi d’anguilla saltano in aria in tutte le direzioni. Harry fissa la scena, il sangue che martella nelle vene. Non può essere…no! È più potente, in qualche modo, più un’arma che un fuoco d’artificio, eppure non ci sono dubbi sul sorridente dragone rosso che si alza nel cielo. Un’altra fattura vola attraversando l’aria. Un Babbano cade a terra, colpito ad angolo retto nella schiena. Infuriato, Harry si volta per trovare una strega in un vestito marrone che rivolge la sua bacchetta ad un altro Babbano cercando di scavalcare le travi cadute di un negozio.

 

“Prendi questo, lurida feccia marcia!”

 

“Hey, hey, SMETTILA!” Cerca di prendere la propria bacchetta ma può a malapena tenerla in mano nella colluttazione di corpi.

 

“Levati dai piedi—no!” La mira della strega va di traverso e lei cade all’indietro contro una porta a vetri fracassata.

 

Cercando di correre verso di lei, lui riceve una gomitata nelle costole. Si piega, sputacchiando, e una mano aperta atterra sulla sua schiena. Raddrizzandosi, lui realizza che qualcuno ha semplicemente usato la sua schiena come leva per lanciare un altro fuoco d’artificio.

 

Harry guarda in su verso la strada rapidamente bloccata dalle macerie, una rabbia livida, amara, che sbatte e accelera il suo sangue. I suoi occhi in fiamme abbracciano la folla che si precipita, che grida; quelli che cercano di scappare, quelli che cercano fiaccamente di spegnere gli incendi, così come quelli che fanno brillare più fiamme—con malocchi, fatture, fuochi d’artificio alterati, petrolio riversato. Non del tutto consapevole di cosa stia facendo, Harry fa per correre in su verso la strada, la bacchetta stretta nella sua mano. Ma qualcuno lo tira indietro per la maglietta.

 

“Harry! Dove stai andando? Non—sei matto?”

 

Lui si volta.

 

“Hermione, si stanno UCCIDENDO A VICENDA!”

 

Respira profondamente, stupidamente, inalando aria in fiamme a pieni polmoni. Gli occhi che lacrimano e sabbiosi di detriti, i polmoni attorcigliati con più che semplice fumo, lui lotta per restare dritto in piedi.

 

Li hai VISTI? Hanno i fuochi d’artificio di Fred! Non si stanno fermando—loro non—questo è—Hermione, è questo quello che noi—io non posso starmene semplicemente qui a guardare, no?”

 

Senza aspettare una replica, ignorando il terrore negli occhi di lei, lui libera con uno strattone la maglia dal suo pugno, si volta e marcia verso il centro della strada strozzata dal fumo.

 

*

 

Lei tenta di seguirlo, ma la gente continua a mettersi fra i piedi. Due passi avanti, tre indietro, l’estremità di una trave che per poco non le finisce nell’occhio.

 

“Via—levati—”

 

“Spostati, spostati e basta—”

 

“Papà—da questa parte—voglio papà!”

 

“Si amore, prenderemo papà—mi scusi, miss—”

 

Lei evita l’angolo di una barella, guarda in su, e non riesce più a vederlo.

 

“Miss, miss, per favore, mi può dare una mano?”

 

Lei si volta annuendo ciecamente, stringendo una mano sopra la bocca e girandosi verso il bambino che sta urlando, e verso il paramedico che sta cercando di aiutare il ragazzino, la cui gamba ha uno strano angolo, a stendersi sulla barella. Lei sente odore di stoffa bruciata, e qualcosa di molto più pungente—pelle, forse, e si volta per vedere un uomo abbandonato sotto un tavolo ribaltato. Afferra il braccio di una donna che le corre davanti in quell’istante.

 

“Tiri quell’uomo fuori di lì, e ci segua—”

 

“Io—no—mio fratello è là fuori da qualche parte—”

 

“Lo troveremo, ora prenda lui—”

 

“Non posso—”

 

“LO FACCIA E BASTA!”

 

Il bambino urla incessantemente, ma loro alla fine lo immobilizzano alla barella. Poi fuori verso il Paiolo Magico, ora irriconoscibile, la sua bacchetta, mani, piedi che lavorano di propria iniziativa, la sua mente soffocata contro ogni altra cosa, l’unica altra cosa. Il bambino al sicuro dentro l’ambulanza, Hermione passa la bacchetta sopra le bruciature dell’uomo dietro di se, poi lo spinge fra le braccia di un paramedico. La cenere nei suoi occhi, la gola chiusa, lei corre di nuovo dentro, poi ancora fuori, una, due, una dozzina di volte, non tiene il conto della gente che persuade, culla, a cui grida contro, per guidarli fuori dalla strada in fiamme. Dopo quelli che sembrano anni, scorge abiti verdi, fuori, fra le altre uniformi, ed è grata, così grata, ma non si ferma, corre indietro verso Diagon Alley, fuoco e fumo e carne bruciata, streghe e maghi e Babbani, ma no Harry.

 

No Harry.

 

*

 

Il rumore da solo è abbastanza da mandarlo fuori di testa, le sirene impazzite, gli altoparlanti, le travi e mattoni e tegole che si fracassano, il sibilo e ringhio delle fiamme. Una mano umana gli ha dato inizio, eppure sono pianti umani quelli che ora sono troppo fragili per essere uditi sopra tutto questo. Il fumo è un altro animale, nel suo insieme, che preme il suo gonfio, gonfiante corpo contro i limiti della strada, dando a Diagon Alley dimensioni che prima non aveva. La strada era sempre stata così lunga, così profonda? Uno sbuffo dall’odore ripugnante si alza giusto dal centro di una Farmacia. Viticci di fiamme balzano lungo il tetto del negozio di vestiti di seconda mano che si trova lì accanto. Il tetto frana, i vestiti vanno a fuoco. Harry grida; Aguamenti!

 

Presto, perde il conto. Aguamenti Aguamenti Aguamenti. A volte funziona, a volte il fuoco ha la meglio. Così tanti modi per appiccare un incendio, eppure un solo incantesimo per estinguerlo. Hermione potrebbe saperne di più, ma lui l’ha lasciata indietro. Le parole diventano dolorose, l’aria una scheggia nella sua gola. La sua bacchetta è d’intralcio coi corpi. Lui se la mette in tasca e inizia ad usare mani e mente. Vagamente, è conscio di qualcuno che lo sta aiutando, una persona, due, un po’, ma ormai non riesce a vedere molto. Loro sollevano via porte e brandelli di muri così che lui possa entrare dentro e spengere le fiamme. Acqua fluisce dai suoi palmi, dalla punta delle sue dita. La cenere fradicia ha un odore peggiore di quella arida. La fuliggine stampa tatuaggi sulle sue braccia e viso. Presto, i suoi vestiti sono zuppi.

 

Poi, inspiegabilmente, la sue mani falliscono.

 

Sta tentando di levitare il corpo di una bambina attraverso una finestra crollata, tutta la sua mente è aggrappata attorno alla formula, eppure non accade niente. Lui tenta di nuovo e di nuovo, ma niente.

 

No no no, non adesso, NON ADESSO—

 

Scivolando le sue mani inutili sotto le braccia di lei, lui la trascina fuori—uno squarcio lungo il suo collo, i capelli bruciati, una scarpa persa—e qualcuno la porta via. Lui ritorna all’edificio bruciato e cerca di aggiustare il vetro, solo per vedere, per sapere—

 

Reparo, reparo, REPARO!

 

Niente.

 

L’improvviso incavarsi del suo cuore lo percepisce giusto sopra la sua scarpa. Continua a provare, fuori di sé dalla sfida, l’ira, l’incredulità—

 

REPARO, per favore, reparo!

 

Improvvisamente, come un ricordo perso ripescato su, la magia torna indietro. La sua mente si bilancia come farebbe un funambolo, le sue mani tremano; il vetro scatta di nuovo unito. Sulle sue ginocchia, ha dei conati, a vuoto. Poi si asciuga la bocca e ritorna nella strada.

 

*

 

Il fumo presto diventa una nebbia spessa, il fuoco sempre famelico lungo la strada dove ci sono la maggior parte dei più grossi, più antichi edifici. Lei vede di sfuggita la facciata della Gringott, ora in cenere, e cerca di tenerla in vista. Quanti negozi c’erano nella strada, quanti ne aveva visitati? Passa oltre l’Emporio, aiuta il proprietario a liberare gli uccelli rimasti, poi oltrepassa un ex negozio di dolciumi nella quale non era mai stata, spremuta fra la mischia di mobili di un ristorante all’aperto, e prima di rendersene conto, attraverso il fumo inesorabile, lo vede.

 

Il mondo fluttua un po’. Urla ma non esce fuori nessuna parola. Lui è soltanto ad un paio di centinaia di passi, ma dall’altro lato di un banco di macerie fumanti che bloccano la strada. In piedi in modo precario in cima ad una botte rivoltata, senza bacchetta, sta dirigendo un flusso di acqua limpida contro un palazzo in fiamme. Con l’altra mano sta cercando di fare scudo ai suoi occhi—perché non aveva pensato a gettare un Impervious su di lui?

 

Gesso che si sbriciola si aggiunge alla polvere nell’aria. Mentre lei scatta in avanti, lui galleggia dentro e fuori dalla sua vista come il miglior trucchetto di un prestigiatore, qualcosa di così splendido che non è proprio possibile pensare vero. Aveva attratto un piccolo gruppo di aiutanti che stanno lottando contro tende da sole e pareti cadute per sgombrare un piccolo varco fra la pila di macerie lungo la strada. Attraverso la breccia, un flusso di persone incespica senza interruzione. Un uomo zoppica in avanti e cade ai piedi di Harry, un urlo senza suono che contorce la sua faccia. Un secondo dopo, la vista di Hermione è impedita da più corpi in preda al panico che si affrettano via. Gli occhi stanno rapidamente diventando inutili, gonfi e pieni di lacrime. Le persone fluiscono oltre di lei, nella direzione opposta, e da qualche parte, lontano, il suo corpo sta soffrendo solo per il fatto di venir spintonato, preso a gomitate, schiacciato. Lei si ferma, piegata dalla vita in giù, cercando di buttar fuori il fumo dai polmoni.

 

Poi si raddrizza, qualcosa esplode, ed Harry prende fuoco.

 

“HARRY!”

 

I suoi piedi si muovono, la mente si chiude. Un’onda di grida sale attorno a lui, corpi si sparpagliano, travi cadono. Qualcuno inizia a correre indietro verso di lui. Danzando oscenamente, le fiamme scavalcano le sue spalle e braccia. Per un secondo, tra le persone che corrono verso di lui, lei pensa di scorgere qualcuno di familiare,ma adesso non c’è spazio per niente nella sua testa. Harry è troppo lontano, bloccato dal fumo perché lei possa vedere la sua espressione, ma lui alza la testa, gli occhi su qualcosa più in alto. Lei segue il suo sguardo. Una ghirlanda di fuoco verde e oro è sospesa sopra la sua testa. Attorno a lui la nera vela di fumo sale più su, trascinando il loro mondo ancora di più in un futuro che nessuno di loro si azzarda a guardare. Lui guarda giù verso i suoi piedi. Mentre la botte sotto di lui viene meno, le sue mani si alzano nell’aria; un paio di ali scolpite dal fuoco, la loro curva brillante contro il cielo nero. Poi, silenzioso fra tutti i rumori intorno a lui, insopportabilmente lento nel giro di pochi secondi, lui affonda, via dalla sua vista, in un pozzo di fiamme.

 

 

* * * * * *Testo Originale QUI

 

 

    

 

  

 

  

  
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