“…Appena
usciamo da lì, ti chiamo…” concluse
Kurt,
prendendo per mano la bambina.
“Divertitevi!” li salutò Cassey, poi
aggiunse: “Grazie ancora!”
“Una promessa è una promessa!” disse il
medico, alzando le spalle, poi si voltò
e si avviò con Clare verso la propria macchina.
“Dov’è Blaine?” chiese la
piccola, quando notò che il sedile del passeggero era
vuoto.
“Ancora alla NYADA, passiamo a prenderlo
adesso…” rispose, alzando gli occhi al
cielo ed aprendole la portiera. “Se continui a parlare
soltanto di lui, penserò
che vuoi rubarmi il fidanzato!” scherzò, facendola
ridere.
“Ti piace il mio vestito?” domandò,
saltando su.
“Molto carino. Il blu ti sta bene.”
Commentò, facendo partire l’auto.
Clare tacque per un po’, fissando le luci della
città che sfrecciavano al di là
del finestrino, poi raccontò:” La settimana
prossima torno a scuola!”
“Davvero?”
“Si. Sono contenta, anche perché i capelli ora
sono abbastanza lunghi, mi
piacciono…” spiegò, afferrando una
ciocca bionda tra le dita per portarsela
davanti agli occhi, sorridendo soddisfatta quando riuscì a
vederla.
“Tesoro, potresti farmi una cortesia?” disse,
cercando qualcosa nella tasca del
suo elegantissimo completo grigio. “Potresti telefonare a
Blaine?”
“Cosa devo dirgli?” domandò, afferrando
il telefono che il medico le stava
passando.
“Che stiamo arrivando.”
Clare litigò un po’ con il touch screen del
cellulare, poi esultò quando riuscì
a trovare il numero in rubrica e fece partire la chiamata.
“Pronto Kurtie?”
“Sono Clare.” chiarì.
“Oh, ciao.”
“Noi stiamo arrivando! Fai prestissimissimo!”
trillò emozionata, rendendo
parzialmente sordo il moro.
“Corro! Cioè…Faccio il più
presto possibile! Ciao.”
“Ciao.” mormorò “Come si
posa?”
“Il tasto rosso.” le sorrise.
“Vuoi sapere una cosa su me e Blaine?” le propose
Kurt, presupponendo che
avrebbe accettato. Era una bambina estremamente curiosa, nel bene e nel
male.
“Certo!”
“Stiamo andando nel teatro dove io e lui ci siamo conosciuti,
quasi un anno
fa!” raccontò, ripensando a quella serata e
all’assurdo papillon che il suo
ragazzo indossava quel giorno.
“Davvero?!”
“Giuro.”
Kurt si concentrò sulla strada, tentando di raggiungere la
scuola commettendo
il minor numero di inflazioni al codice della strada possibili, mentre
Clare
sulle pieghe che voleva far sparire dalla gonna del suo vestitino.
Riuscito nel suo intento parcheggiò, voltando il capo verso
il portone
decorato. Un paio di minuti dopo la testolina parzialmente ricoperta di
gel
spuntò dal suddetto e il pediatra sorrise nel vederlo
scendere con difficoltà
quei gradini che lo separavano dal marciapiede, aiutandosi con il suo
bastone
di legno scuro. L’avevano comprato insieme, quasi due mesi
prima, poco dopo il
ritorno di Blaine alla NYADA: la sua salute stava decisamente
migliorando, non
era ancora in grado di ballare, ma l’anno accademico era
appena iniziato e
c’erano buone possibilità che riuscisse a
diplomarsi alla fine di Giugno.
Kurt aprì la portiera e il più piccolo
salì in macchina, tentando di non
colpire il fidanzato né i bocchettoni dell’aria
condizionata con quel
fastidioso affare che era costretto a portarsi dietro. Il medico
soffocò una
risata, pensando al modo in cui Sebastian aveva iniziato a chiamare
Blaine:Lo
gnomo armato d’ascia; in ricordo di un brutto
episodio di un insensato
talkshow, dove le persone sostenevano di vedere gli alieni e viaggiare
a bordo
di carrozze trainate da svariati unicorni, che avevano visto insieme.
“Ciao!” esclamò Blaine, voltandosi verso
in sedile posteriore per salutare
Clare, poi si sporse verso sinistra per baciare la guancia di Kurt. La
bambina
applaudì, facendo scoppiare a ridere i due uomini.
“Papillon fucsia? Davvero?” commentò il
pediatra, notando questo dettaglio nel
riflesso dello specchietto retrovisore, mentre faceva ripartire
l’auto.
“Certo! Stiamo andando a vedere Mary
Poppins, ci
saranno moltissimi
bimbi in sala e ai bimbi i colori allegri piacciono! Vero,
Clare?” ribattè,
fintamente offeso.
“Verissimo!” confermò con enfasi.
“E, come tocco di classe, ho anche i calzini
abbinati…”
“Potevo tranquillamente vivere senza
quest’inquietante informazione. Poi tra
papillon e bastone sembri un ottantenne!” continuò
a prenderlo in giro il più
alto.
“ Un ottantenne carino?” chiese Blaine, mettendo su
una smorfia adorabile; Kurt
parcheggiò a pochi metri dal teatro, chiedendosi come avesse
fatto a trovare un
posto del genere ancora libero e uscì dalla macchina,
sussurrando: “Idiota.”
Clare saltò giù dall’auto in meno di
tre secondi e Blaine fece lo stesso in
meno di tre minuti, il che era sicuramente da considerare un progresso.
Si
avviarono verso l’ingresso, il riccio guardò
lievemente preoccupato i gradini
che li separavano dal fouyer, Kurt se ne accorse e cercò
distrattamente un
ascensore.
“Vuoi che chieda se c’è un montacarichi
da qualche parte? Dovrebbe esserci!”
balbettò, riacciuffando la piccolina che stava
già fuggendo in sala; Blaine
valutò l’ipotesi inclinando la testa.
“Grazie per avermi definito carico, tesoro.
Non credo ce ne sia bisogno. Solo, puoi darmi
la mano?” sorrise l’hobbit, afferrando la destra
del fidanzato.
La signorina sorrise e disse: “ Fila K!”.
Durante il percorso che li separava dalle loro comode poltroncine
rosse, reso
quasi titanico dal bastone che continuava ad impigliarsi nel vestiti
delle
signore che li circondavano, furono intercettati dal signor Berry.
“Kurtie!” trillò Hiram, avvicinandosi,
poi si fermò un secondo a scrutare
Blaine con aria curiosa, prima di abbassare lo sguardo su Clare e
sbarrare gli
occhi.
“Buonasera!”
“Piacere…” mormorò il riccio,
tentando di allungare il braccio per stringere la
mano dell’uomo senza rotolare a terra in maniera poco
dignitosa.
“Piacere, Hiram Berry… Scusate la schiettezza, ma
lei chi è?” chiese, indicando
la bambina.
“Sono Clare!” esclamò lei, ammirando la
camicia turchese dell’uomo.
“Non è mia figlia…”
chiarì il medico sorridendo.
“Ah, ecco… Insomma da quando…
Com’è che la tipa latinoamericana chiama
Brody?”
s’interruppe.
“Ken…”
“ Ecco da quando Ken ha deciso di strapparci con cotanta
cattiveria la nostra
bambina… Rachel è diventata un filino
monotematica, ma mi sembrava una cosa
troppo importante per poter essere dimenticata… Quanto meno
mi avrebbe mandato
per New York, o forse peril New
York, a cercare un vestito da damigella…”
commentò, facendo ridere i tre.
“ LeRoy e Brody?”
“In camerino. Mi sono rifiutato… Ma domani
sarò costretto a partecipare alla
folle ricerca delle scarpe!”
Si pregano i gentili spettatori di accomodarsi, lo spettacolo
sta per
iniziare. Grazie. gracchiò
la voce metallica.
“A dopo!... Ah, Kurt? Io e LeRoy abbiamo una stanza in
albergo, sai, pensavamo
il tuo letto fosse occupato!” urlò, facendo
l’occhiolino a Blaine, che arrossì
e si lanciò sulla prima poltroncina libera.
“Tesoro, siediti…” mormorò
Kurt, toccando la spalla della biondina.
“Tu devi sederti lì! Siete fidanzati! ”
si lamentò lei, indicando il posto
accanto all’altro ragazzo; il pediatra alzò gli
occhi al cielo e obbedì.
Le luci si spensero e lo spazzacamino corse fuori dalle quinte,
agitando il suo
ombrellino nero. Un coro di Ohhh sorpresi
si alzò quando i colleghi dell’uomo vennero
calati giù con cavi d’acciaio.
“Oh… Volano!” mormorò anche
Blaine, facendo ridere il fidanzato.
“B, hai ventiquattro anni e auspicabilmente l’anno
prossimo lavorerai qui!” lo
prese in giro, prima di accarezzargli la guancia con la punta del naso.
***
Kurt infilò la chiave nella toppa, la girò, prese
la mano del moro e lo guidò
dentro il proprio appartamento.
Chiuse
la porta spingendoci il corpo di Blaine contro,
che non oppose alcuna resistenza. Il più piccolo si
avventò sulle labbra
dell’altro, lasciando che le loro lingue
s’intrecciassero. Avevano bisogno di
quel contatto fisico, in quel momento più che mai, ma non
c’era timidezza nei
loro gesti: sentivano fosse esattamente la cosa giusta da fare. Il
riccio
lasciò una scia umida di baci dalla mascella al bianchissimo
collo dell’altro,
tempestandolo di segni rossi. Kurt gemette piano, poi gli prese il
mento sollevandogli
la testa, posando un bacio a stampo sulla bocca dell’altro e
risalendo poi fino
all’orecchio: “Spostiamoci.” gli
sussurrò.
Blaine si lasciò trasportare fino alla camera da letto, fece
cadere la giacca
dell’altro a terra e prese a sbottonargli la camicia,
tralasciando la cravatta.
Il pediatra gli concesse il tempo necessario per compiere
quell’operazione,
perché sapeva che il moro aveva bisogno di scoprire il corpo
dell’altro senza
essere aiutato, e aspettò pazientemente finché la
sua camicia non fu a terra.
L’indice di Blaine percorse la linea accennata dei suoi
addominali, facendo
scaturire una serie di brividi lungo la schiena di Kurt, che a quel
contatto
non seppe più trattenersi. Gli sfilò il papillon
fucsia e gli sbottonò
velocemente la camicia, buttandola con mala grazia in un angolo della
stanza.
Si sentì in astinenza da quelle labbra come se gli mancasse
l’aria e le
stuzzicò coi denti per poi leccarle quasi avidamente. Poi
portò sulla propria
vita le mani di lui, che corsero a slacciargli la cintura. Quando i
pantaloni
calarono, Kurt se ne liberò definitivamente e fece sedere il
moro sul letto,
per sfilargli anche a lui. Nessuno dei due voleva essere malizioso:
sapevano di
appartenersi nel cuore e nello spirito, ma volevano di più,
volevano essere il
più vicino possibile all’altro. Il castano si mise
in ginocchio tra le gambe
dell’altro, poi si protese su di lui per baciarlo. Si
staccò dopo qualche
minuto, respirando forte sul suo viso e incastonando i propri occhi
scuriti
dalla passione nei suoi. Si permise un breve secondo di
lucidità per constatare
la situazione: sotto di lui, la sua anima gemella;
nessun’ansia,
nessun’imbarazzo per quella situazione; nessuna paura di
pentirsi mai di quegli
istanti; nessun groppo in gola per quanto stava per dire.
“Ti amo.” gli sospirò sulle labbra,
conscio che fossero le uniche parole adatte
ad esprimere quello che sentiva.
“Anche io.” rispose Blaine, annullando la minima
distanza tra i loro volti. Le
loro erezioni si strusciarono, evidenziando quanto i loro boxer
stessero
diventando ogni minuto più stretti e… inutili.
Kurt strinse tra indice e pollice l’elastico della biancheria
di Blaine, dopo
avergli rivolto un breve sguardo per assicurarsi che anche per lui
quella
situazione non creasse alcun disagio.
In tutta risposta, il riccio lo incitò a continuare,
annuendo con la testa e
accarezzandogli la schiena con una mano.
***
I loro corpi nudi erano stretti in un abbraccio,
coperti dalle
lenzuola ancora umide dei loro umori.
Le dita di Blaine continuavano ad esplorare quel corpo
pallido e
perfetto, sfiorandone la parte più intima che solo pochi
minuti prima era stata
dentro di lui, appagandolo ad ogni spinta, prima con dolcezza, poi con
desiderio sempre crescente, fino a che entrambi avevano raggiunto il
culmine
del piacere.
“Sei stanco..?” sussurrò
Kurt, mentre col proprio indice disegnava una
serie immaginaria di piccoli cerchi sulla schiena dell’altro.
“Non proprio.” gli sorrise dolcemente
il moro, accarezzandogli una
guancia. Soffocarono quei mormorii in un nuovo bacio, lento e dolce
come miele
che cola.
“Sto per proporti qualcosa di molto
intimo.” disse il pediatra senza riaprire
gli occhi.
“Mh…” rispose
l’altro, incapace di formulare una frase elaborata
come Cosa
c’è di più intimo di quello che abbiamo
appena
fatto?
“Vediamo Moulin Rouge cantando tutte
le canzoni?”
Rimasero in silenzio per qualche secondo, Kurt timoroso di
aver rovinato
l’atmosfera, Blaine con un’espressione
indecifrabile stampata in volto.
"L'ho
già detto che ti amo?"
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progetti futuri e scleri vari. Se dunque volete sapere dove, come,
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La long spin-off Thadastian la trovate qui -> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1868522&i=1