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Autore: potters_continuous    27/05/2013    8 recensioni
Doctor!Kurt|Doctor!Sebastian|Patient!Blaine
All'Allen Pavillion Hospital Sebastian Smythe è un (sexy) neurochirurgo, mentre Kurt Hummel lavora in pediatria. Rachel Berry comincia ad ottenere i primi successi lavorativi, nel frattempo la relazione tra i due medici è alle strette. Finché non viene ricoverato un certo Anderson...
Genere: Angst, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Rachel Berry, Sebastian Smythe, Thad Harwood, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Karma'
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“…Appena usciamo da lì, ti chiamo…” concluse Kurt, prendendo per mano la bambina.
“Divertitevi!” li salutò Cassey, poi aggiunse: “Grazie ancora!”
“Una promessa è una promessa!” disse il medico, alzando le spalle, poi si voltò e si avviò con Clare verso la propria macchina.
“Dov’è Blaine?” chiese la piccola, quando notò che il sedile del passeggero era vuoto.
“Ancora alla NYADA, passiamo a prenderlo adesso…” rispose, alzando gli occhi al cielo ed aprendole la portiera. “Se continui a parlare soltanto di lui, penserò che vuoi rubarmi il fidanzato!” scherzò, facendola ridere.
“Ti piace il mio vestito?” domandò, saltando su.
“Molto carino. Il blu ti sta bene.” Commentò, facendo partire l’auto.
Clare tacque per un po’, fissando le luci della città che sfrecciavano al di là del finestrino, poi raccontò:” La settimana prossima torno a scuola!”
“Davvero?”
“Si. Sono contenta, anche perché i capelli ora sono abbastanza lunghi, mi piacciono…” spiegò, afferrando una ciocca bionda tra le dita per portarsela davanti agli occhi, sorridendo soddisfatta quando riuscì a vederla.
“Tesoro, potresti farmi una cortesia?” disse, cercando qualcosa nella tasca del suo elegantissimo completo grigio. “Potresti telefonare a Blaine?”
“Cosa devo dirgli?” domandò, afferrando il telefono che il medico le stava passando.
“Che stiamo arrivando.”
Clare litigò un po’ con il touch screen del cellulare, poi esultò quando riuscì a trovare il numero in rubrica e fece partire la chiamata.
“Pronto Kurtie?”
“Sono Clare.” chiarì.
“Oh, ciao.”
“Noi stiamo arrivando! Fai prestissimissimo!” trillò emozionata, rendendo parzialmente sordo il moro.
“Corro! Cioè…Faccio il più presto possibile! Ciao.”
“Ciao.” mormorò “Come si posa?”
“Il tasto rosso.” le sorrise.
“Vuoi sapere una cosa su me e Blaine?” le propose Kurt, presupponendo che avrebbe accettato. Era una bambina estremamente curiosa, nel bene e nel male.
“Certo!”
“Stiamo andando nel teatro dove io e lui ci siamo conosciuti, quasi un anno fa!” raccontò, ripensando a quella serata e all’assurdo papillon che il suo ragazzo indossava quel giorno.
“Davvero?!”
“Giuro.”
Kurt si concentrò sulla strada, tentando di raggiungere la scuola commettendo il minor numero di inflazioni al codice della strada possibili, mentre Clare sulle pieghe che voleva far sparire dalla gonna del suo vestitino.
Riuscito nel suo intento parcheggiò, voltando il capo verso il portone decorato. Un paio di minuti dopo la testolina parzialmente ricoperta di gel spuntò dal suddetto e il pediatra sorrise nel vederlo scendere con difficoltà quei gradini che lo separavano dal marciapiede, aiutandosi con il suo bastone di legno scuro. L’avevano comprato insieme, quasi due mesi prima, poco dopo il ritorno di Blaine alla NYADA: la sua salute stava decisamente migliorando, non era ancora in grado di ballare, ma l’anno accademico era appena iniziato e c’erano buone possibilità che riuscisse a diplomarsi alla fine di Giugno.
Kurt aprì la portiera e il più piccolo salì in macchina, tentando di non colpire il fidanzato né i bocchettoni dell’aria condizionata con quel fastidioso affare che era costretto a portarsi dietro. Il medico soffocò una risata, pensando al modo in cui Sebastian aveva iniziato a chiamare Blaine:Lo gnomo armato d’ascia; in ricordo di un brutto episodio di un insensato talkshow, dove le persone sostenevano di vedere gli alieni e viaggiare a bordo di carrozze trainate da svariati unicorni, che avevano visto insieme.
“Ciao!” esclamò Blaine, voltandosi verso in sedile posteriore per salutare Clare, poi si sporse verso sinistra per baciare la guancia di Kurt. La bambina applaudì, facendo scoppiare a ridere i due uomini.
“Papillon fucsia? Davvero?” commentò il pediatra, notando questo dettaglio nel riflesso dello specchietto retrovisore, mentre faceva ripartire l’auto.
“Certo! Stiamo andando a vedere
 Mary Poppins, ci saranno moltissimi bimbi in sala e ai bimbi i colori allegri piacciono! Vero, Clare?” ribattè, fintamente offeso.
“Verissimo!” confermò con enfasi.
“E, come tocco di classe, ho anche i calzini abbinati…”
“Potevo tranquillamente vivere senza quest’inquietante informazione. Poi tra papillon e bastone sembri un ottantenne!” continuò a prenderlo in giro il più alto.
“ Un ottantenne carino?” chiese Blaine, mettendo su una smorfia adorabile; Kurt parcheggiò a pochi metri dal teatro, chiedendosi come avesse fatto a trovare un posto del genere ancora libero e uscì dalla macchina, sussurrando: “Idiota.”
Clare saltò giù dall’auto in meno di tre secondi e Blaine fece lo stesso in meno di tre minuti, il che era sicuramente da considerare un progresso. Si avviarono verso l’ingresso, il riccio guardò lievemente preoccupato i gradini che li separavano dal fouyer, Kurt se ne accorse e cercò distrattamente un ascensore.
“Vuoi che chieda se c’è un montacarichi da qualche parte? Dovrebbe esserci!” balbettò, riacciuffando la piccolina che stava già fuggendo in sala; Blaine valutò l’ipotesi inclinando la testa.
“Grazie per avermi definito
 carico, tesoro. Non credo ce ne sia bisogno. Solo, puoi darmi la mano?” sorrise l’hobbit, afferrando la destra del fidanzato.
La signorina sorrise e disse: “ Fila K!”.
Durante il percorso che li separava dalle loro comode poltroncine rosse, reso quasi titanico dal bastone che continuava ad impigliarsi nel vestiti delle signore che li circondavano, furono intercettati dal signor Berry.
“Kurtie!” trillò Hiram, avvicinandosi, poi si fermò un secondo a scrutare Blaine con aria curiosa, prima di abbassare lo sguardo su Clare e sbarrare gli occhi.
“Buonasera!”
“Piacere…” mormorò il riccio, tentando di allungare il braccio per stringere la mano dell’uomo senza rotolare a terra in maniera poco dignitosa.
“Piacere, Hiram Berry… Scusate la schiettezza, ma lei chi è?” chiese, indicando la bambina.
“Sono Clare!” esclamò lei, ammirando la camicia turchese dell’uomo.
“Non è mia figlia…” chiarì il medico sorridendo.
“Ah, ecco… Insomma da quando… Com’è che la tipa latinoamericana chiama Brody?” s’interruppe.
“Ken…”
“ Ecco da quando Ken ha deciso di strapparci con cotanta cattiveria la nostra bambina… Rachel è diventata un filino monotematica, ma mi sembrava una cosa troppo importante per poter essere dimenticata… Quanto meno mi avrebbe mandato per New York, o forse peril
 New York, a cercare un vestito da damigella…” commentò, facendo ridere i tre.
“ LeRoy e Brody?”
“In camerino. Mi sono rifiutato… Ma domani sarò costretto a partecipare alla folle ricerca delle scarpe!”
Si pregano i gentili spettatori di accomodarsi, lo spettacolo sta per iniziare. Grazie.
 gracchiò la voce metallica.
“A dopo!... Ah, Kurt? Io e LeRoy abbiamo una stanza in albergo, sai, pensavamo il tuo letto fosse occupato!” urlò, facendo l’occhiolino a Blaine, che arrossì e si lanciò sulla prima poltroncina libera.
“Tesoro, siediti…” mormorò Kurt, toccando la spalla della biondina.
“Tu devi sederti lì! Siete fidanzati! ” si lamentò lei, indicando il posto accanto all’altro ragazzo; il pediatra alzò gli occhi al cielo e obbedì.
Le luci si spensero e lo spazzacamino corse fuori dalle quinte, agitando il suo ombrellino nero. Un coro di
 Ohhh sorpresi si alzò quando i colleghi dell’uomo vennero calati giù con cavi d’acciaio.
“Oh… Volano!” mormorò anche Blaine, facendo ridere il fidanzato.
“B, hai ventiquattro anni e auspicabilmente l’anno prossimo lavorerai qui!” lo prese in giro, prima di accarezzargli la guancia con la punta del naso.  

    
***
                              
Kurt infilò la chiave nella toppa, la girò, prese la mano del moro e lo guidò dentro il proprio appartamento.

Chiuse la porta spingendoci il corpo di Blaine contro, che non oppose alcuna resistenza. Il più piccolo si avventò sulle labbra dell’altro, lasciando che le loro lingue s’intrecciassero. Avevano bisogno di quel contatto fisico, in quel momento più che mai, ma non c’era timidezza nei loro gesti: sentivano fosse esattamente la cosa giusta da fare. Il riccio lasciò una scia umida di baci dalla mascella al bianchissimo collo dell’altro, tempestandolo di segni rossi. Kurt gemette piano, poi gli prese il mento sollevandogli la testa, posando un bacio a stampo sulla bocca dell’altro e risalendo poi fino all’orecchio: “Spostiamoci.” gli sussurrò.
Blaine si lasciò trasportare fino alla camera da letto, fece cadere la giacca dell’altro a terra e prese a sbottonargli la camicia, tralasciando la cravatta. Il pediatra gli concesse il tempo necessario per compiere quell’operazione, perché sapeva che il moro aveva bisogno di scoprire il corpo dell’altro senza essere aiutato, e aspettò pazientemente finché la sua camicia non fu a terra. L’indice di Blaine percorse la linea accennata dei suoi addominali, facendo scaturire una serie di brividi lungo la schiena di Kurt, che a quel contatto non seppe più trattenersi. Gli sfilò il papillon fucsia e gli sbottonò velocemente la camicia, buttandola con mala grazia in un angolo della stanza. Si sentì in astinenza da quelle labbra come se gli mancasse l’aria e le stuzzicò coi denti per poi leccarle quasi avidamente. Poi portò sulla propria vita le mani di lui, che corsero a slacciargli la cintura. Quando i pantaloni calarono, Kurt se ne liberò definitivamente e fece sedere il moro sul letto, per sfilargli anche a lui. Nessuno dei due voleva essere malizioso: sapevano di appartenersi nel cuore e nello spirito, ma volevano di più, volevano essere il più vicino possibile all’altro. Il castano si mise in ginocchio tra le gambe dell’altro, poi si protese su di lui per baciarlo. Si staccò dopo qualche minuto, respirando forte sul suo viso e incastonando i propri occhi scuriti dalla passione nei suoi. Si permise un breve secondo di lucidità per constatare la situazione: sotto di lui, la sua anima gemella; nessun’ansia, nessun’imbarazzo per quella situazione; nessuna paura di pentirsi mai di quegli istanti; nessun groppo in gola per quanto stava per dire.
“Ti amo.” gli sospirò sulle labbra, conscio che fossero le uniche parole adatte ad esprimere quello che sentiva.
“Anche io.” rispose Blaine, annullando la minima distanza tra i loro volti. Le loro erezioni si strusciarono, evidenziando quanto i loro boxer stessero diventando ogni minuto più stretti e… inutili.
Kurt strinse tra indice e pollice l’elastico della biancheria di Blaine, dopo avergli rivolto un breve sguardo per assicurarsi che anche per lui quella situazione non creasse alcun disagio.
In tutta risposta, il riccio lo incitò a continuare, annuendo con la testa e accarezzandogli la schiena con una mano.
 

                                    ***                                       
 I loro corpi nudi erano stretti in un abbraccio, coperti dalle lenzuola ancora umide dei loro umori.
Le dita di Blaine continuavano ad esplorare quel corpo pallido e perfetto, sfiorandone la parte più intima che solo pochi minuti prima era stata dentro di lui, appagandolo ad ogni spinta, prima con dolcezza, poi con desiderio sempre crescente, fino a che entrambi avevano raggiunto il culmine del piacere.
“Sei stanco..?” sussurrò Kurt, mentre col proprio indice disegnava una serie immaginaria di piccoli cerchi sulla schiena dell’altro.
“Non proprio.” gli sorrise dolcemente il moro, accarezzandogli una guancia. Soffocarono quei mormorii in un nuovo bacio, lento e dolce come miele che cola.
“Sto per proporti qualcosa di molto intimo.” disse il pediatra senza riaprire gli occhi.
“Mh…” rispose l’altro, incapace di formulare una frase elaborata come Cosa c’è di più intimo di quello che abbiamo appena fatto?
“Vediamo Moulin Rouge cantando tutte le canzoni?”
Rimasero in silenzio per qualche secondo, Kurt timoroso di aver rovinato l’atmosfera, Blaine con un’espressione indecifrabile stampata in volto.
"L'ho già detto che ti amo?"

 

 

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La long spin-off Thadastian la trovate qui ->
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1868522&i=1

   
 
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