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Autore: Loreparda    13/06/2013    13 recensioni
Time came a creeping and time's a loaded gun.
(trad. Il tempo iniziò a strisciare ed il tempo è una pistola carica)
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 6: RED (TAYLOR SWIFT).

Rosso.
Rosso è il colore dei petali delle rose che vengono regalate durante specifiche ricorrenze.
Rosso è il colore dell’amore, sentimento capace di rendere vivi o morti, ma in ogni caso vulnerabili.
Rosso è il colore del sangue, canale di diffusione della tua malattia, e del nastro che ne è simbolo.


*PRESENTE*
Mi parve di sentire un tuo movimento; speranzoso, osservai il monitor.
Purtroppo, si rivelò l’ennesima illusione, condizionata dalla mia volontà.
Ripresi, allora, a raccontarti “Harry Potter e l’ordine della fenice.”: Harry e i suoi compagni non erano gli unici a possedere una Stanza delle Necessità.


*DUE ANNI PRIMA*
Un anno era passato.
Un anno di litigi per futili motivi.
Un anno di abbracci rappacificatori .
Un anno di baci rubati lontano da occhi indiscreti.
Il giorno del nostro anniversario, mi svegliai con un sorriso impresso sul viso che mantenni per le dodici ore seguenti.
Al tramonto mi feci una lunga doccia rilassante, indossai dei jeans e una maglietta blu e mi spazzolai i capelli cercando di acconciarli con l’ausilio della cera.
Chiunque avrebbe potuto infatti notare che il mio stile nel vestire, prima trascurato e casuale, era divenuto più alla moda, ma nessuno avrebbe immaginato che lo fosse diventato grazie all’influenza di Guy.
Uscii di casa e mi diressi verso la spiaggia, la stessa dell’anno precedente, pregustando un’altra passeggiata in memoria dei vecchi tempi.
Ad attendermi, invece, furono centinaia di candele conficcate nella sabbia in due file verticali al fine di delineare un percorso.
Mi condussero ad un capanno, alquanto malconcio all’esterno, ma mi avventurai all’interno.
Trovai un ambiente accogliente, nel quale punto più illuminato era situato un tavolo improvvisato per due ed apparecchiato  con stoviglie di plastica.
Al centro di questo banco emergeva  una rosa rossa contenuta in un vaso di vetro.
Stupito, corsi verso Guy che osservava compiaciuto la scena, gli saltai addosso e gli stampai un bacio sulle bocca.
«Aww, ciao Chris.» Rispose lui al mio saluto, ricambiando la manifestazione di affetto.
Trascorremmo la serata a cibarci di pizza d’asporto («Il caviale non può competere con la margherita!» Fu la sua giustificazione) e a bere birra direttamente dalla bottiglia, imboccandoci a vicenda e condendo il tutto con risate abbondanti.
Per concludere la cena Guy tirò fuori un piccolo cupcake decorato con glassa rossa in una forma che ricordava vagamente un cuore.
«L’ho preparato io.» Mi spiegò orgoglioso, offrendomelo e concludendo di riordinare.
In quel momento, non potei resistergli e lo baciai.
Il bacio si trasformò in qualcosa di più, perchè le sue dita intrecciate tra i mie capelli, scesero ad accarezzarmi il collo e poi a sfilarmi la maglietta.
Lo imitai, tremando, con mani inesperte, mentre le sue mani si accingevano a slacciare il bottone dei miei pantaloni, quando sentimmo un rumore.
Pochi secondi più tardi, la malridotta porta di legno si spalancò e fecero il loro ingresso due individui avvinghiati tra loro.
Ci ricomponemmo in fretta, appena in tempo per accorgerci che si trattava di una coppia della nostra scuola.
Il ragazzo, John si chiamava, si accorse della nostra presenza e interruppe ciò che era intento a fare con la sua fidanzata; ci scrutò e chiese a Guy: «Amico, non pensavo di trovarti qui con questo sfigato. Come vi divertivate?».
Il pallido ragazzo al mio fianco rispose: «Non è come pensi! Posso spiegarti! Noi…».
John lo interruppe: «Non occorre che ce lo spieghi, ho capito tutto. Voi stavate…».
«Stavamo?» Deglutì Guy, preparandosi a sentire la verità.
«Stavate bevendo senza avermi invitato!» Finì la frase indicando le bottiglie di birra vuote sul pavimento.
«Ahah,  è proprio così.» Ridacchiò il ragazzo dagli occhi verdi, tirando un sospiro di sollievo.
John uscì di scena, facendogli l’occhiolino, e trascinando la sua bruna al seguito.
Guy aveva sprecato un’occasione perfetta per fare il tanto temuto coming out: si ostinava a tenere la nostra relazione segreta, a costringermi a vederci di nascosto, a non rivelare la sua omosessualità né ai suoi familiari né ai suoi amici.
«Ti vergogni di me?» Trovai il coraggio di domandargli.
«No! E’ che…»
«Che?» Lo incalzai io.
«Che mi prenderebbero in giro.» Sputò fuori lui.
«Allora ho ragione: ti vergogni di me.» Tirai le somme io.
«No, non pensarlo neanche. Va bene, domani lo dirò a tutti. Ma tu mi starai accanto?» Si arrese finalmente, in seguito all’innumerevole discussione riguardante quell’argomento.
Per assentire, mi avvicinai e gli chiesi ammiccando: «Dove eravamo rimasti?»
Will sorrise malizioso, riprendendo quella che sarebbe stata la nostra prima volta.
«Ti amo.» Ansimai, mentre entrava dentro di me.
«Ti amo anch’io e ti amerò per sempre.» Ansimò di risposta, dando un ultimo strattone.
Anche i “per sempre” hanno una fine.

ANGOLO AUTRICE.
Nuovo capitolo!
Invece di annoiarvi con le mie cretinate, volevo proporvi una cosa: avrete notato che nell'introduzione c'è un indizio (o meglio due) sulla malattia di Guy; chi la indovina, specificando perchè pensa sia quella, avrà come premio una settimana di pubblicità alla propria fanfiction su Twitter (o qualcunque cosa che è nelle mie possibilità).
RECENSITE e fate le vostre supposizioni. ;) 

   
 
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