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Autore: wendynoh    13/06/2013    3 recensioni
Tutto è tranquillo, nelle giornate di maggio alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Tutto, o quasi. Molti studenti sono infatti eccitati per la Coppa del Mondo di Quidditch che si terrà di lì a breve. Ma cosa succederebbe se venisse detto loro che il Torneo è stato spostato e che saranno proprio gli studenti di Hogwarts i protagonisti della prima edizione del "Torneo Quattro Manici di Scopa"?
Sedici maghi dovranno partecipare, obbligati o di loro spontanea volontà, ad un Torneo di Quidditch dove l'unica cosa che mancherà sarà proprio il Quidditch. Sei prove, tutte sulle scope, tutte una più emozionante e pericolosa dell'altra. Riusciranno i sedici studenti a superare le prove e soprattutto, riusciranno a vivere a stretto contatto l'uno con l'altro per sei settimane?
Genere: Avventura, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Capitolo IV – Convivenza forzata


Quando Hermione si chiuse la porta alle spalle, Cho Chang guardò i membri della sua squadra e, solo dopo alcuni minuti, si concesse di crollare emotivamente. Arrivata a quel punto, era quasi del tutto certa che non ce l'avrebbe fatta ad arrivare viva alla fine del Campus. Zacharias Smith e Cormac McLaggen avevano preso a discutere su chi avrebbe dovuto accaparrarsi la mano della loro nuova coach, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata furtiva anche alla Corvonero che si sentì in qualche modo messa in palio per chissà quale scommessa. Goyle, che non aveva fiatato molto fino a quel momento, spostava il suo sguardo sui compagni di squadra guardandoli in cagnesco e molto probabilmente maledicendoli per averlo “costretto” ad essere in quella squadra. Una delle poche frasi che aveva pronunciato da quando erano stati divisi, infatti, era stata testualmente “Quei due maledetti mi hanno incastrato estraendo il mio nome, se non fossero stati così scorretti a quest'ora avrei potuto essere nella squadra di Draco!”. In definitiva, Cho Chang era assolutamente convinta che non sarebbe arrivata viva alla fine del Campus.


**


«Converrete con me che non ci è concesso perdere tempo per alcun motivo, a partire fin da ora, giusto?»

«Oliver, ecco, non vorrei mancarti di rispetto, ma fino a prova contraria il capitano della squadra sono io e, a meno che tu non sappia con anticipo quale sarà la prova che ci troveremo ad affrontare alla fine della settimana, non vedo come possiamo impiegare il nostro tempo. Credo invece che dovremmo approfittare di questa sera per conoscerci meglio, dopotutto io sono un cercatore, tu un portiere, dovremmo vedere quali sono le doti di ognuno di noi, che ne pensate?», concluse Cedric Diggory osservando attentamente i componenti della sua squadra. Quando si accorse che da parte loro non arrivava alcuna risposta in merito, continuò speranzoso «tu Roger, ad esempio, sei un ottimo cacciatore. Ho giocato contro di voi ogni tanto, credo che tu abbia talento e che sia molto agile, è una qualità da non sottovalutare». Vedendo il Corvonero annuire, proseguì «E tu Tiger? Tu sei un battitore giusto? La potenza sarà il punto a tuo favore, possiamo giocare bene anche su questo fattore. Oliver, tu hai tecnica, un portiere deve saper calcolare bene ogni singola mossa degli avversari, è una dote ammirevole sicuramente. Per quanto riguarda me, è la velocità su cui dobbiamo puntare. Un cercatore deve saper scattare e seguire l'andatura del boccino, non c'è che dire. Siamo una squadra ben assortita, dopotutto!», sorrise affabile il Tasso motivandosi attraverso le sue stesse parole.

«Sai Diggory, non sei niente male come capitano», gli sorrise Oliver Baston andando ad appuntare il discorso sulla lavagna, con un pennarello di riserva che si era premurato di non consegnare a Meaghan.

«Che ne pensate della coach?», continuò Davies che aveva finalmente preso parte alla conversazione.

«Pazza», disse Cedric.

«Isterica», continuò Oliver.

«Nevrotica», aggiunse Roger.

«Figa!», concluse Tiger.

«Sì, è una bella ragazza», concessero a quel punto i tre.

«Tiger, posso farti una domanda?», riprese il Corvo girandosi verso di lui. Quando vide che la Serpe lo stava ascoltando, continuò. «Tu e il tuo amico, Goyle, non vi stancate mai di andare appresso a Malfoy?».

«Lui è un amico», disse semplicemente Vincent.

«Un amico? Ma se vi tratta come due segugi!», si infervorò Oliver alzando il tono della voce.

«Mi fido di lui, so che non mi farebbe mai del male».

A quelle parole, Cedric Diggory sentì che il suo stomaco si faceva improvvisamente più pesante, come se avesse appena ingurgitato un enorme masso impossibile da digerire. «Posso fartela anche io una domanda, Vincent?».

Sentendosi chiamare per nome, la Serpe si rizzò, quasi a volersi difendere da un imminente attacco.

«Pensi di poterti fidare di noi?».

Quelle parole, quasi incerte, del loro nuovo capitano piombarono nella stanza a gelare l'aria, come a voler tastare un territorio inesplorato da tutti. Quando, però, Tiger mosse quasi impercettibilmente la testa in segno di assenso, quasi per paura di esser visto, i quattro ragazzi capirono che era appena stato stipulato un accordo che permetteva loro di essere una vera squadra, dove l'unica regola che vigeva era quella di guardarsi le spalle a vicenda, e decisamente non c'era spazio per le Case di Hogwarts. Forse, non sarebbero mai stati compagni di Casa, ma da quel momento per le prossime sei settimane sapevano benissimo tutti e quattro di potersi considerare compagni di squadra. Nessun Tassorosso, Grifondoro, Corvonero o Serpeverde, ma solamente bellissime, buonissime e affiatatissime Piume di zucchero.


**


Non stava succedendo davvero, non a lui. A partire dalla folla di Grifondoro che si era ritrovato davanti agli occhi, fino alla presentazione di quello che doveva essere uno dei campioni del Quidditch irlandese, e che invece a lui era sembrato solamente un altro personaggio da cui tenersi alla larga, per non parlare poi della malsana idea che avevano avuto quei due di comporre le squadre in quel modo -non poteva essercene uno peggiore, di questo ne era assolutamente certo-, quel giorno sembrava talmente irreale che, quando Draco Malfoy aprì gli occhi, quasi si stupì di trovarsi i tre Grifi intenti a fissarlo con somma curiosità.

«Sapete, data l'impossibilità di fuggire seduta stante da questo inferno, la mia prospettiva era più o meno quella di ignorare voi e le vostre facce per le prossime sei settimane. Dite di potermi aiutare almeno in questo?».

«Non credevo di poter essere d'accordo con lui», bofonchiò Ron che aveva immediatamente distolto lo sguardo dal biondo, come se il solo guardarlo gli provocasse un'irritazione cutanea.

«Lo farei volentieri, Malfoy, se non fosse che sono più o meno trenta minuti che tentiamo di organizzare qualcosa da fare per questa sera, e tu non hai dato alcun segno di vita da allora. Credevamo fossi morto stecchito», attaccò Katie Bell con tono quasi canzonatorio.

«In realtà, per un momento lo abbiamo sperato», concluse George dando un buffetto sulla gamba della Serpe, che si ritrasse immediatamente quasi fosse stato scottato.

«Vuole esser lasciato in pace, accontentiamolo no?», concluse Ron sbuffando sonoramente.

«Malfoy, non puoi semplicemente ignorarci per le prossime sei settimane, siamo la tua squadra adesso e, per quanto mi dolga ammetterlo, sei tu il capitano, quindi hai il dovere di mantenerci uniti. Non puoi di certo farlo standotene per conto tuo tutto il tempo!»

«Ancora una volta, Katie ha ragione Malfogna, devi fare qualcosa. E per quanto possa concordare con il mio adorabile fratellino», proseguì George girandosi a guardare un Ron sempre più imbronciato «il capitano sei tu e devi darti una mossa, dobbiamo passare questa serata insieme, se vogliamo arrivare a domani come una vera squadra».

«Ecco, magari quel nomignolo lo eviterei la prossima volta, anche se gli si addice benissimo», sussurrò Katie all'orecchio del rosso distogliendo finalmente lo sguardo da Draco.

«E va bene», concluse Draco Malfoy alzandosi dal suo letto. «Diamo ufficialmente il via al Torneo del “vediamo chi riuscirà per primo a guadagnare una cruciatus coi fiocchi”. Io propendo per te Weasley, che ne dici?», azzardò rivolto verso Ron.

«Oh, io dico che per domani mattina avremo bisogno di un nuovo capitano!», sbottò il Grifondoro saltando addosso al biondo e brandendo la sua bacchetta.

«Non vorrei intromettermi, ma questo non mi sembra il modo migliore per familiarizzare!», aggiunse George prima di buttarsi nella mischia.

Dalla porta del dormitorio, Katie Bell guardava i suoi tre compagni di squadra con l'espressione più afflitta che avesse mai assunto in tutti quegli anni al castello.

Sarebbe stata decisamente una luuunga serata, pensò.


**


«Quel tipo non è per niente simpatico, avrà sicuramente barato per quella scommessa!».

«Cosa cambia, Fred? Quei soldi non erano nemmeno tuoi, l'unico qui a doversi lamentare è Harry».

«Tranquilla Ali, due falci non mi cambiano la vita».

«Potreste gentilmente chiudere la bocca e lasciarmi dormire?».

«Dormire Bletchley? A quest'ora? Neanche mia madre infliggerebbe mai una tortura simile ai suoi figli!».

«Per me l'unica tortura al momento è trovarmi qui in una squadra con tre Grifondoro, Weasley. Dormire è forse l'aspettativa più allettante».

«Mi dispiace Miles», disse allora Alicia Spinnet spostando le gambe della Serpe per potersi sedere sul suo letto. «Dobbiamo approfittare di questa serata, abbiamo bisogno di conoscerci tutti meglio».

«Voi due vi conoscete dal vostro primo anno ad Hogwarts», proseguì la Serpe indicando la ragazza e subito dopo Fred, seduto sul letto di fronte a loro. «E lui è Harry Potter, per Salazar, non c'è mica bisogno che vi dica chi è! Persino mia madre lo conosce, e lei non è una maga». Le ultime parole uscirono dalla bocca del ragazzo in un flebile sussurro, quasi si vergognasse di quella confessione che ormai non avrebbe più potuto rimangiarsi. Il Campus era appena iniziato, e quei tre lo avevano già indotto a rivelare più di quanto avrebbe mai creduto di fare. Si stava ancora domandando quale fosse stato il motivo -oltre la minaccia ben poco velata di Draco Malfoy, si intende- che lo avesse indotto ad iscriversi a quella agonia, quando la Grifondoro fissò lo sguardo su di lui e lo guardò con occhi vivaci, quasi preoccupanti, che non promettevano assolutamente nulla di buono.

«Wow, un Mezzosangue fra le Serpi?», esordì Fred ancor prima che Alicia potesse aprire bocca.

«Non sono certo l'unico», sbuffò di rimando Bletchley, già stanco di quella discussione.

«No ma, voglio dire, amico di Draco Malfoy?».

«Io e Draco non siamo amici», liquidò allora la Serpe, senza dare ulteriori spiegazioni in merito.

Sebbene Fred si aspettasse una qualche rivelazione che avrebbe potuto sconvolgere la serata -se non l'intera durata del Campus-, non indugiò oltre e si zittì lasciando che la Serpe decidesse se parlare o meno.

«Anche io sono una Mezzosangue», proseguì Alicia prendendo finalmente la parola, senza staccare gli occhi da Bletchley. «Loro due, invece, Purosangue fino alla punta dei capelli». Ciò che aveva appena espresso la ragazza era una semplice constatazione, che non andava in alcun modo a differenziarla dai suoi due amici solo a causa del suo sangue. Fred e Harry questo lo sapevano, non vi erano mai stati problemi di questo tipo ad Hogwarts se non tra i Serpeverde. L'unico, nella stanza, a sentire il peso di quelle confidenze, era Miles Bletchley, che avrebbe volentieri rinnegato le sue origini di Mezzosangue.

«La smetti di fissarmi, stupida Grifondoro?».

Grifondoro, non Mezzosangue. Quello era un insulto che Miles non poteva permettersi.

«Non posso. Mi hai fatto venire un'idea geniale, Miles», continuò tranquilla Alicia. «Harry, prendi posto vicino a Fred, stiamo per giocare».

«Cominci a farmi paura», continuò Bletchley quasi schifato. «E ti sarei grato se la smettessi di chiamarmi per nome».

«Come vuoi, Miles».

Il risolino che si levò dal letto antistante il loro spronò la ragazza a continuare.

«Cos'è che dovremmo fare, Ali?», intervenne a quel punto Harry che aveva preso posto accanto all'amico.

«Ma è semplice, giocheremo a “Sotto Veritaserum”».

«E che gioco sarebbe?», chiese Harry confuso.

«Dobbiamo dire la verità. Domanda e risposta, senza possibilità di diniego. Giusto Ali?», proseguì Fred eccitato all'idea di passare la serata in quel modo.

«Giustissimo».

«Io non gioco, grazie».

«Non dobbiamo mica costringerti a bere davvero del Veritaserum, giusto Miles?», lo provocò Alicia.

«Non ne avete».

«Ne sei così sicuro?», continuò Fred dando corda all'amica.

«Ok ragazzi, cominciate a far paura anche a me», concluse Harry divertito. «Via con la prima domanda».

«Comincio io», disse allora Alicia guardando i tre compagni con aria di sfida. «La prima volta che avete cavalcato una scopa?».

«Oh, questa è facile, due anni. Avevo tre fratelli più grandi ad Hogwarts, la mia casa pullulava di scope!».

«Undici anni, alla prima lezione di volo al castello», continuò Harry leggermente imbarazzato.

«Tu Miles?», lo imbeccò la Grifondoro.

Dopo qualche secondo di assoluto silenzio e trepidante attesa, il ragazzo parlò. «Otto anni, con mio padre. Mia madre non voleva assolutamente, ma lui è sempre stato un grande appassionato di Quidditch e voleva trasmettermi la sua passione».

«Wow, l'unico ignaro e all'oscuro di tutto ero io! Fortuna che sono portato per questo sport!», continuò Harry ridendo. «Ok, prossima domanda. Questa è facile. La Gelatina Tutti i Gusti+1 più cattiva che abbiate mai mangiato!».

«Caccola».

«Cerume».

«Sterco di Troll». A quelle parole, si girarono tutti verso Fred. «Che c'è? Era uno dei primi esperimenti fatti con mio fratello, avevamo intenzione di venderla alle Serpi per trasformarli in giganteschi, stupidi e puzzolenti Troll!», cercò di giustificarsi.

«E ha funzionato?», chiese Harry incuriosito.

«Certo che sì, non hai visto Malfoy?».

Miles Bletchley fu contento che la risata che si levò dai ragazzi nella stanza fosse sufficiente a coprire il ghigno divertito che spuntò sulla sua bocca che, fortunatamente, neanche Alicia Spinnet che non l'aveva lasciato in pace fino a quel momento, aveva colto.

«Siete dei pivellini in questo gioco, lasciate che sia io a fare la prossima domanda. Avete una cotta per qualcuno ad Hogwarts? E mi raccomando, voglio il nome! Come se non bastasse, vi facilito le cose: comincio io. Angelina Johnson, signori».

«Spiacente deluderti Freds, ma sanno tutti della tua cotta per Angelina!», esclamò Alicia ridendo di cuore. «A me non piace nessuno», continuò risoluta. «Ma al mio primo anno ho avuto una gigantesca cotta per... George!»

«George? E cos'ha più di me scusa? Siamo identici!»

«Non è vero, George ha sempre avuto quell'aria più... consapevole! Che a te manca del tutto, mio caro».

«A me non piace nessuna», li interruppe Bletchley bruscamente.

«Non è vero, ti si legge in faccia!»

«Non la conoscete, quindi è come se non mi piacesse per quanto vi riguarda».

«Questo lascialo decidere a noi».

«Daphne».

«La Greengrass??», sputò fuori Harry, tornato di colpo tra di loro. «Ma ha la mia età!»

«È sicuramente molto più matura di tutti voi», borbottò Miles di rimando.

«Harry, guarda che non ci scappi. Tocca a te. C'è qualcuna che ti piace?».

«No, nessuna», bofonchiò il moro a mezza bocca.

«Oh, allora non ti interesserà sapere che Romilda Vane e Ginny Weasley verranno a vedere la prima prova questa settimana», lo stuzzicò Alicia, così che Harry si ritrovò ad arrossire fin sopra la punta dei capelli.

   
 
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