Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: OpheliaBlack    14/06/2013    1 recensioni
NUOVI CAPITOLI DOPO ANNI DI ASSENZA.
SPERIAMO BENE.
GRAZIE MILLE...
-Dal capitolo 4:
Quanti?”, chiese Kòre non appena riprese il controllo dei suoi pensieri.
“Non lo sappiamo. Non molti però, quello per fortuna è certo. A dire il vero, non crediamo che sia il caso di prendersi male, forse non riusciranno nemmeno a superare le difese della casa. Ma SuperSilente ha deciso di limitare al massimo i possibili danni. Quindi tu e Malfoyuccio sloggiate. Sai, io l’ho detto al Vecchio che due o tre Punitori non sono niente a confronto delle feste alla Tana, ma non mi ha preso molto sul serio.”[...]
-Dal capitolo 13:
“Senti, Voldemort non c’è più, nessuna nuova minaccia ammazza Mezzosangue sembra presentarsi all’orizzonte e questi sono solo sogni"[...]
-Dal capitolo 18:
"Per me si va ne la città' dolente,
per me si va ne l' etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.”
-Dal capitolo 19:
"Per loro è solo un libro, è fantasia. Un capolavoro di fantasia ad essere sinceri. Ci sono varie teorie su questa faccenda:c'è chi sostiene che Dante, l'autore del libro, rubò alcuni volumi di storia della magia e ne prese spunto per scrivere la sua verità.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: Otherverse | Avvertimenti: Non-con | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era passata una settimana da quando anche agli altri studenti era stato annunciato il risveglio di Albus Potter. Tutta la scuola assistette e diede vita a grandi festeggiamenti, soprattutto nella casata Serpeverde, solitamente poco avvezza a party chiassosi e affollati. In quelle settimane di apprensione, le differenze tra le quattro Case sembravano essere spartite. Gli studenti misero da parte stupide rivalità e giochi di potere perché realizzarono che quello che stava succedendo ad Albus, sarebbe potuto accadere ad uno di loro, a un loro compagno, ad un loro amico o a loro stessi.

Ovviamente, non era stata raccontata proprio tutta la verità: il Preside aveva infatti attribuito il merito del salvataggio del giovane Potter all'abilità dei Medimaghi del San Mungo, non nominando minimamente i veri fautori della missione.

A tutti i reduci della Stanza delle Necessità venne impedito di parlare dell'accaduto. Le ragioni di questa decisione erano varie: prima di tutto, Kòre non voleva che si venisse a sapere della sua peculiare caratteristica, quella di poter entrare in contatto con il Regno dei morti. Aveva faticato anni per guadagnarsi il rispetto dei compagni, per cancellare dalle loro menti anche il più piccolo dubbio sulla sua buona fede. Una “pubblicità” del genere, avrebbe vanificato tutti i suoi sforzi. In secondo luogo, fu lo stesso Harry Potter ad esigere il silenzio stampa dato che lui e i suoi Auror avevano avviato un'inchiesta sull'accaduto e non voleva che si spargessero voci che avrebbero potuto mettere a rischio le indagini.

Questa faccenda stava turbando il Prescelto che dal giorno in cui Albus si era risvegliato, passava ore al Dipartimento. La faccenda era diventata top secret, non poteva parlarne nemmeno con la moglie. Lui e Ron, erano convinti che i due attacchi, quello al Manor risalente al mese di luglio e quello al figlio, fossero in qualche modo connessi. Nonostante ciò, il Ministero riuscì nell'impresa di non allarmare nessuno, di far apparire tutto gioioso e tranquillo. Era meglio non fasciarsi la testa prima del tempo e non creare panico ingiustificato.

Mancavano ormai pochi giorni all'inizio delle vacanze natalizie e finalmente ad Albus fu dato il permesso di fare ritorno a scuola.

Non gli sembrava vero di poter varcare nuovamente quei cancelli. Se l'era vista davvero brutta. Il Preside gli aveva dato l'opportunità di tonare subito a casa, prolungando di fatto le sue vacanze ma Albus aveva deciso diversamente. Voleva passare del tempo con i suoi compagni, con i suoi amici, ringraziare fino allo sfinimento la giovane Kòre, Ebony, James...tutti quelli che avevano partecipato alla missione per salvarlo. Durante il suo spiacevole soggiorno in quel postaccio, pensava spesso che non ce l'avrebbe fatta a sopravvivere, che i Dissennatori si sarebbero accorti che non era un anima vera e propria e lo avrebbero perseguitato. Quando vide suo fratello dall'altra parte del lago, gli sembrò un'allucinazione, troppo bello per essere vero.

Da quella bruttissima esperienza però, aveva ricavato un prezioso insegnamento: mai perdere la speranza.

Nonostante fosse ovviamente felice di ritrovarsi nel regno dei viventi, Albus doveva ancora togliersi un peso dalla stomaco, qualcosa che ancora gli impediva di dormire: avrebbe raccontato dei suoi strani sogni al padre anche se non credeva che fossero collegati con la fattura che lo aveva colpito. Quelle voci, quei sogni... un brivido freddo percorreva sempre la spina dorsale di Albus, ogni volta che tornavano alla mente.

Questi pensieri bui, smisero fortunatamente di tormentarlo non appena mise piede di nuovo dentro quelle mura: la sua Hogwarts, bella come non mai.

Si diresse a passo svelto verso la Sala Grande, era quasi ora di cena e quindi tutti gli studenti sarebbero stati lì, in trepidante attesa di un buon pasto caldo.

Una volta varcata la soglia, applausi scroscianti e urla di gioia lo investirono. Venne rapidamente raggiunto dal migliore amico, Scorpius, che già era andato a trovarlo quando si era risvegliato all'ospedale, seguito a ruota dal clan Potter-Weasley.

Lui abbracciò tutti per poi accomodarsi al tavolo Serpeverde, felice di riavere una delle sue stelle tra loro.

“Va bene ragazzi e ragazze, silenzio ora. Signor Potter,”, disse il Preside, “a nome del corpo degli insegnanti e di tutti gli studenti, ben tornato. Siamo felici di riaverla tra noi.”

Aberforth si era alzato per mettere a freno gli entusiasmi dei suoi studenti e rivolse questo sincero saluto al giovane Potter con un sorriso complice, al quale Albus rispose con un cenno del capo mimando un grazie con la bocca.

“Sai amico, mi sei mancato”, gli disse il giovane Malfoy.

“Anche tu tesorino mio..”, rispose ironico Albus, beccandosi una bella gomitata.

“Ehi! Io sono in convalescenza!”

“Beh, tanto se muori sai cosa ti aspetta.”, ripose a bassa voce per non essere sentito.

“Credimi, potrei trasformarmi in un angioletto dopo quello che ho visto in quel posto...”, disse con lo sguardo cupo Albus.

“Posso immaginarlo. Anche qui lo spettacolo non è stato dei migliori...Kòre era terrificante ad un certo punto, irriconoscibile.”, gli rispose Scorpius.

Il padre di Albus gli aveva raccontato a grandi linee il come si era svolto il piano ma non aveva mancato di riferirgli lo sforzo sovra umano compiuto da Kòre per riuscire a riprendere il controllo di sé e di come senza l'aiuto di Ebony le cose sarebbero peggiorate.

“Le nostre parole sembravano non scalfirla minimamente...fortuna che c'erano Ebony e Jocelyn.”, continuò Scorpius, addentando la sua bistecca.

Albus quasi si strozzò con il succo di zucca che stava bevendo.

“Jocelyn? C'era anche lei?”, chiese sbigottito.

“Non te l'ha detto tuo padre? È stata lei a portare il necessario per l'incantesimo ed ha contribuito a far ritornare Kòre tra di noi. Ora che ci penso, ha fatto molto anche prima di quella notte: passava ogni giorno con tua sorella alla serra quando i tuoi non potevano essere presenti.”

Albus posò lo sguardo sulla ragazza in questione, seduta abbastanza lontano da lui, verso la fine della tavolata.

Sapeva che era una buona amica di Kòre ed Ebony ma non immaginava che si sarebbe prodigata tanto per la sua salvezza. I loro rapporti erano cordiali: un saluto alla mattina, qualche scambio di opinioni per i corridoi e, da quell'anno, gli allenamenti. Nonostante parlassero di più, non si poteva certo affermare che fossero amici.

Jocelyn sembrò accorgersi dello sguardo persistente del Serpeverde, tanto da voltarsi nella sua direzione. I loro occhi si scontrarono per qualche minuto, Jocelyn non era certo il tipo che lasciava la presa e sinceramente non capiva cosa diavolo avesse da fissare Potter. Albus, colpito dalla fermezza nello sguardo di Jocelyn, spostò l'attenzione sul piatto che si trovava davanti a lui.

“Amico, tutto ok?”, gli chiese Scorpius notando il suo straniamento.

“S-sì, sto ok. Ehi, che succede dai Grifoni?”, chiese Albus, spostando l'attenzione dell'amico da lui al tavolo dell'altra Casa.

In effetti, stava accadendo qualcosa di strano: Ebony Autumn si stava dirigendo a passo spedito verso Adam Baston che stava uscendo dalla Sala Grande insieme a degli amici.

“Adam!!!”, lo chiamò la giovane strega.

Il Capitano Grifondoro si voltò verso la ragazza che si fermò davanti a lui, sguardo risoluto e testa alta.

“Scusa”

Dopo aver detto ciò, Ebony si avvicinò ad Adam, gli prese il volto tra le mani e lo baciò.

Il ragazzo, inizialmente spaesato e stupito dal gesto di quella che doveva essere la sua ragazza SEGRETA, si lasciò successivamente trasportare dall'onda di emozioni che lo investiva ogni volta che sentiva quelle soffici labbra su di sé. Le sue mani le circondarono la vita ed Adam prese a rispondere al suo bacio. La sollevò da terra, facendola arrivare ad un' altezza superiore alla sua.

La Sala Grande si esibì nuovamente in applausi e fischi di ammirazione, fin quando la professoressa McGranitt riportò l'ordine.

“BASTA ADESSO! Signor Baston, signorina Autumn, ricomponetevi per l'amor del cielo!”

I due ragazzi eseguirono l'ordine della professoressa, guardandosi intorno visibilmente in imbarazzo.

“P-posso sapere a cosa devo questo exploit?”, chiese sorridendo Adama alla propria ragazza.

“Non volevo più nascondermi. Ti amo e voglio che sia ben chiaro a tutti quanti.”, gli ripose dolcemente Ebony, stringendosi nuovamente a lui.

“Non me lo avevi mai detto...”, disse stupito Adam.

“Ti da fastidio? Tu forse non mi ami?”, chiese preoccupata Ebony.

“Io ti amo alla follia Autumn ma credevo che mi avresti buttato giù dalla scopa se te lo avessi detto.”, rispose felice Adam che davvero non credeva possibile una dichiarazione del genere da parte di quella ragazza, tanto scontrosa ed irascibile.

Nel frattempo, ci furono varie reazioni da parte degli amici di Ebony.

“E' davvero successo quello che è appena successo?”, chiese stupito Scorpius ad Albus.

“Credo proprio di sì amico...”, rispose Albus sorridendo.

Jocelyn Green fece una smorfia di disgusto per poi cercare lo sguardo di Kòre al tavolo Corvonero.

“Ebony sta con Adam? E da quando?”, stridette Rose Weasley.

“Questo non va bene...”, disse preoccupata Kòre Dolohov. Che diavolo era preso all'amica? Era stata proprio lei a dirle che non avrebbe mai reso nota la relazione tra lei ed Adam per evitare problemi con i Punitori. Si era forse dimenticata che questa faccenda lo avrebbe potuto mettere in pericolo? Scambiò uno sguardo d'intesa con Jocelyn, dopo avrebbero preso da parte l'amica, a costo di usare la forza.

“Miseriaccia. Hai capito la Autumn!”, disse Fred Weasley.

James assisté alla scena impassibile. Una smorfia di rabbia e nervosismo tradì la sua espressione tanto da spingere l'amico Frank a chiedere che cosa gli stesse succedendo.

“James? Va tutto bene?”

“Ehi Potter, tu lo sapevi?”, chiese Garret Tubby.

James non rispose. Si alzò di scatto, lasciando il cibo intatto nel piatto e si diresse a passo spedito verso la porta, dove i due piccioncino stavano ancora parlando.

Non lo aveva notato ma insieme a lui si era alzata anche la giovane Gwen Pondbleu che lo aveva superato correndo. James poté vedere di sfuggita delle lacrime rigare il volto della ragazza ma non ci diede molto peso.

Arrivato davanti ad Adam ed Ebony, il suo primo istinto fu quello di prendere a pugni entrambi, tanto quella ragazza sapeva difendersi alla grande, ma alla fine decise di adottare un metodo che il suo caro fratellino gli aveva insegnato. Era un metodo subdolo e molto lontano dal suo stile ma sembrava adattarsi perfettamente alla situazione.

“Baston, Autumn...sono davvero felice che alla fine siate usciti allo scoperto. Auguri e figli maschi!”

Le facce di entrambi gli bastarono per stare subito meglio. Ebony era spiazzata, non immaginava nemmeno lontanamente che lui sapesse. Adam era imbarazzato e preoccupato per la possibile reazione della sua ragazza dato che aveva scoperto che James Potter sapeva.

Ebony, passato il momento di panico totale, si rivolse ad Adam con uno degli sguardi più truci che lui avesse mai visto.

“Amore...posso spiegare...”, disse titubante il ragazzo.

Fortunatamente per lui, Kòre Dolohov arrivò a passo svelto verso di loro.

“Scusa Romeo ma devo portarti via Giulietta per un secondo!”, disse di fretta Kòre, prendendo l'amica per un braccio e trascinandola fuori.

Adam tirò un sospiro di sollievo, Kòre lo aveva decisamente salvato.

Fu raggiunto dai suoi amici, che iniziarono a fargli i complimenti per essere riuscito a catturare Ebony Autumn.

“E bravo il nostro capitano!”

“Grazie Tubby...senti, tu sai per caso chi siano un certo Romeo e una certa Giulietta?”

***

 

“Mi vuoi mollare Dolohov!?!?”, stridette Ebony.

La ragazza l'aveva trascinata nel giardino della scuola, lontano da sguardi e orecchie indiscreti.

“Sei completamente fuori di testa Eb??!

“Sei piccolina ma sei forte cavolo!”, disse Ebony non badando alla domanda retorica dell'amica.

“Mi vuoi spiegare che cosa è successo là dentro?”

“Senti, lo so che ora sei arrabbiata ma non avevo scelta.”

“Che significa?”, chiese sbigottita Kòre.

Ebony, dopo aver preso un bel respiro, iniziò a raccontarle i fatti di due giorni prima...

 

FLASHBACK

 

Ebony si trovava nella Sala Comune Grifondoro, seduta su una poltrona in una posizione assurda che sarebbe stata scomoda per chiunque.

Era a dir poco nervosa. Albus si era risvegliato, tutto era andato per il meglio, erano tutti felici e contenti, tranne lei.

Quell'insulso Malandrino la evitava dalla notte del salvataggio di Albus. Evitava di rivolgerle la parola, di salutarla, perfino di incrociare il suo sguardo.

Che cavolo gli aveva fatto? Aveva sempre saputo che non c'era molta materia grigia in quel cervelletto bacato ma credeva che i dissapori del passato ormai si fossero quasi arenati. Dopotutto, avevano condiviso sentimenti e situazioni che difficilmente adolescenti normali hanno la possibilità di conoscere. Tutto questo sembrava essere sparito dalla mente di James Potter, come se non ci fosse anche lui in quelle notti alla Torre di Astronomia, come se non fosse stato lui quello incastrato nel Regno dei Morti, dove come guida aveva solo la sua voce.

Presa da pensieri omicidi nei confronti di James Potter non si accorse che un alunno del secondo anno cercava da svariati minuti di attirare la sua attenzione.

Signorina Autumn? Ebony? Ebony Autumn?”

Che c'è? Che vuoi ragazzino?”, disse Ebony malamente, dopo essersi accorta della fastidiosa vocina petulante che proveniva dalle sue spalle.

C'-c-è un ragazzo che la cerca, la-la sta aspettando fuori..”, rispose balbettante e impaurito.

Chiunque sia va a riferirgli che può andare al diavolo.”

H-ha detto di dirle che è arrivato il momento di restituire il favore se avesse risposto negativamente al suo invito.”

Ebony si districò da quella posizione scomoda per poi alzarsi di scatto in piedi.

C'era solo una persona a cui doveva un favore e avrebbe volentieri preferito non fosse così.

Congedò il ragazzino con uno sguardo, si diresse verso l'uscita del dormitorio preoccupata ma allo stesso tempo curiosa. Quel ragazzo aveva a sua disposizione una stuola di compagni pronti a fare qualsiasi cosa per lui, senza contare la potenza della sua famiglia. Cosa poteva volere da una come lei?

Arrivata a destinazione, lo trovò appoggiato beatamente su una colonna, braccia incrociate al petto e un sorrisetto saccente ben stampato in faccia.

Sei una che si fa attendere Ebony Autumn”

E tu sei uno parecchio insistente, Alexander Zabini.”

Voglio solo ciò che mi spetta, non lo trovi corretto?”

Non parlarmi di correttezza Zabini, non tu.”

Touché.”

Sai, tecnicamente è stata Kòre a chiedere il tuo aiuto non io. Perché non chiedi a lei?”, chiese Ebony. Non voleva mettere nei guai l'amica ma lei era decisamente più predisposta a stare ad ascoltare Zabini.

Lo farei se la Dolohov potesse darmi ciò che voglio ma purtroppo solo tu sei in grado di farmi felice Autumn.”

Taglia corto Serpe, che vuoi?”

E' molto semplice, voglio che la tua relazione con Baston sia resa pubblica. Tutti devono avere ben chiaro in testa che voi due state insieme.”

Ebony rimase di stucco. Non poteva. Era fuori discussione. La sua relazione sarebbe dovuta rimanere segreta, per il bene di Adam, per la sua incolumità.

C-come scusa?”, chiese balbettante la ragazza, sperando che Zabini stesse scherzando.

Hai capito bene cara. Non mi interessa il come o il dove succederà, se ne parlerai con Baston o deciderete di annunciarlo insieme, tutta la scuola deve sapere che lui è il tuo ragazzo prima che inizino le vacanze invernali. O lo fate voi, o lo faccio io.”, ripose sorridendo beffardo.

Tra tutto quello che avresti potuto chiedermi perché proprio questo?”, chiese arrabbiata Ebony.

Non sono affari che ti riguardano, tu fallo e basta.”, rispose Alexander che se ne stava già andando.

Sei uno stronzo.”

A quell'insulto, il giovane Serpeverde si girò nuovamente verso Ebony.

Tu credi? Sono stato fin troppo magnanimo nei vostri confronti. Avrei potuto riferire al Preside i miei dubbi su te e la Dolohov ma non l'ho fatto. Avrei potuto spiattellare io stesso la tua tresca a tutti quanti, invece, ti sto offrendo la possibilità di uscirne pulita, di non far passare questa tua relazione come una sordida scappatella tra una Cacciatrice e il suo Capitano. Non che mi interessi il tuo parere ma credo dovresti portare un po' più di rispetto verso chi sta salvando il culo a te e alla tua amichetta.”

Zabini era sicuro di sé, sicuro che la ragazza non avrebbe avuto possibilità di fuga. Ed aveva ragione. Ebony si era trovata messa alle corde da chi non avrebbe mai immaginato. Non avevano mai avuto nulla a che fare con la famiglia Zabini, dopo la fine della guerra avevano contribuito economicamente alla ricostruzione della scuola e si erano prodigati per ristabilire il nome di molte famiglie Purosangue, tra cui quella dei Malfoy. Nessun membro di quella famiglia aveva mai nutrito particolari sentimenti di vendetta come alcuni membri dei Punitori. Eppure eccola lì, fregata.

Dall'espressione arrendevole sul tuo viso deduco che abbiamo raggiunto un accordo. Molto bene Ebony, ti auguro una buona notte.”

Detto ciò, Alexander Zabini si diresse nuovamente al suo dormitorio,lasciando nello sconforto più totale la giovane ragazza.

 

FINE FLASHBACK

 

“Miseriaccia.”

“Miseriaccia? Tu stai troppo tempo in compagnia dei Weasley.”

“Non è il momento di scherzare Ebony! Adesso che facciamo?”, chiese impaurita Kòre.

“Niente, ormai ho fatto tutto io. Senti, dovremo solo essere discrete con il Re e gli altri Punitori.

Per adesso non ci sono problemi, non prenderanno di mira il mio ragazzo.”

“Hai detto bene Eb, per adesso. Ma cosa succederà quando arriverà il momento? Quando non saremo più nella top ten delle amicizie dei Punitori?”, disse nervosa Kòre.

“Quando quel momento arriverà, Adam non sarà più un problema. Questo è il suo ultimo anno, si stuferà presto di me e una volta diplomato sarà impossibile continuare questa specie di relazione.”, rispose Ebony, poco convinta dalle sue stesse affermazioni ma che alle quali doveva per forza credere.

In lontananza, videro Jocelyn Green arrivare a passo svelto verso di loro.

“Complimenti Autumn, adesso tutta la scuola parla di te.”, disse ironica la ragazza.

“Non ti ci mettere pure tu Jo-Jo.”, rispose sedendosi per terra Ebony.

“Ragazze, stanotte ho la ronda ma domani mattina, ne riparliamo e vediamo come agire.”, disse Kòre.

“Ora devo andare. Per stasera direi che abbiamo finito con le dimostrazioni di amore eterno, siamo intesi?”, disse con uno sguardo di rimprovero la giovane strega all'amica.

Kòre si allontanò dalle ragazze, diretta alla riunione dei Prefetti. Ebony fece un breve resoconto a Jo-Jo.

“Secondo te, perché Zabini ha così a cuore la tua relazione?”, chiese Jocelyn.

“Non ne ho la minima idea ma intendo scoprirlo. Tu sei Purosangue, vero?”

Jocelyn annuì.

“E tutti voi avete un' archivio di libri contenente la storia delle famiglie Purosangue...”

“Dove vuoi arrivare?”, chiese curiosa Jo-Jo.

“Dì ai tuoi elfi di preparare un letto in più, torno a casa con te quest'anno.”

***

 

“Quindi ragazzi mi raccomando, non voglio favoritismi. La politica della scuola...”

Lullaby Mason, parlava ininterrottamente da quasi un'ora ormai. In pochi erano riusciti a seguire quella cantilena. Era una ragazza simpatica la Caposcuola Tassorosso ma dal tono di voce decisamente soporifero. Il suo nome di battesimo non poteva essere più azzeccato di così. Emblematico era anche il fatto che uno dei suoi più cari amici fosse Lorcan Samander.

Kòre solitamente riusciva a stare attenta ma quella sera proprio non c'erano speranze che la riunione dei Prefetti fosse la sua priorità. Una domanda la tormentava: cosa poteva volere Alexander Zabini da loro? E perché non le aveva già denunciate? Non che la cosa le dispiacesse ma bisognava essere obbiettivi. Lui aveva tutti i motivi per incastrarle dato che sembrava sapere molte cose riguardo al essere una Guardiana, riguardo la relazione segreta di Ebony, riguardo l'attacco ad Albus.

Non pensava che un giorno proprio quel ragazzo sarebbe stato un problema.

“Ricapitolando, le ronde devono durare da un minimo di quaranta minuti...”

“Vi prego fermatela!”, sussurrò Lysander, seduto a fianco di Kòre.

La voce del ragazzo fece riprendere a Kòre il contatto con la realtà.

“Eppure dovresti esserci abituato, non è molto diversa da Lorcan.”

“Non farmici pensare. Quest'anno l'ha pure invitata a casa per una cena. Immagina la scena: mia madre, mio padre, mio fratello e la Mason seduti a tavola a controllarsi le teste a vicenda per contare quanti Gorgosprizzi ci girano intorno”, disse affranto.

“Gorgo che?”, chiese ridendo Kòre.

“Stendiamo un velo pietoso che è meglio...”, ripose lasciando cadere la testa sulla spalla destra dell'amica.

“Ora procediamo con l'assegnazione...”

“Coraggio Scamander, è quasi finita!”, disse Kòre.

Lullaby, molto lentamente, lesse le coppie e i luoghi per la ronda della serata.

“Lysander Scamander, Corvonero e Skylar Foster ,Serpeverde, ala est...”

“Oh fantastico!”, esclamò sarcastico Lysander. Skylar era una ragazza che a dir poco detestava.

“Ala ovest e prime due torri, Fred Weasley di Grifondoro e Kòre Dolohov, Corvonero.”

“Miseriaccia!”

“E' proprio azzeccata come parola Kòre, buona fortuna!”, disse sorridendo l'amico Lys.

La ronda con Fred. Doveva fare la ronda con Fred Weasley. Prima o poi sarebbe dovuto accadere, dopotutto l'anno era lungo e ci si alternava sempre tra Prefetti. Se lo aspettava e non c'era nulla di male ma allora perché aveva iniziato a mancarle il fiato e a sentire le labbra secche, la gola arsa come se non bevesse da settimane?

“Allora andiamo?”

La voce del ragazzo in questione la colpì alle spalle, facendola sobbalzare.

“Scusa! Non volevo spaventarti...”, disse imbarazzato Fred.

“N-no! Non mi hai spaventata, ero persa nel mio mondo”, rispose ridendo nervosa Kòre, “possiamo andare”.

Fred annuì e si incamminarono insieme verso la zona che gli era stata assegnata.

Per i primi dieci minuti, la ronda proseguì nel più assoluto mutismo. Kòre si sentiva a disagio in quella situazione. Da sola, con Fred Weasley, a vagare per i corridoi bui di Hogwarts. Lo stesso Fred, si solito sempre gioviale e loquace, sembrava aver perso l'uso della parola, camminava mani in tasca, accanto alla ragazza ma mantenendo comunque un certo distacco.

“Albus è tornato...sta bene?”, chiese Kòre per spezzare il silenzio imbarazzante.

“S-sì, sta bene. I Medimaghi hanno detto che si è ristabilito del tutto e il Preside gli aveva pure dato il permesso di tornarsene a casa prima ma ha preferito fare ritorno a scuola quel pazzo!”

“Albus ci teneva a rivedere tutti quanti prima delle vacanze.”, disse Kòre.

“Lo capisco ma quando qualcuno ti offre l' opportunità di saltare giorni di scuola senza conseguenze, la devi cogliere al volo e andare, senza voltarti!”

Kòre si mise a ridere di gusto.

“Non sei proprio un fan dello studio vero?”

“Non particolarmente... ma non sono un alunno pessimo. Non posso paragonarmi a voi geniacci Corvonero ma diciamo che me la cavo.”, rispose sorridente Fred.

La situazione era più distesa ora. Non si avvertiva più quell'aria pesante e Fred camminava più vicino a Kòre.

“Senti, posso farti una domanda?”, chiese titubante Fred.

“Certamente”, rispose Kòre con troppa naturalezza. Fred Weasley non poteva chiederle qualsiasi cosa.

“La storia dell'essere una Guardiana...chi ti ha insegnato come fare quello che sai fare?”, chiese il ragazzo sperando che il senso della sua domanda arrivasse nonostante le sue chiare difficoltà ad esprimersi.

“Ci sono pochi libri che spiegano i doveri di un Guardiano, i mezzi che ha a disposizione, come usarli, quando usarli e cose così...ci vogliono anni di preparazione, io stessa sono solo un' apprendista. Bisogna anche saper leggere, capire e tradurre l'italiano trecentesco.”

“Trecentesco?”, ripeté Fred sbigottito.

“Già, il libro che ho utilizzato per l'incantesimo dell'altra notte è stato scritto da un poeta italiano nel 1300, un poeta Babbano a quanto ne so.”, rispose Kòre.

“Babbano? E cosa ne potevano sapere i Babbani del Regno dei Morti e dei Guardiani?”

“Infatti per loro è solo un libro, è fantasia. Un capolavoro di fantasia ad essere sinceri. Ci sono varie teorie su questa faccenda: c'è chi dice che in realtà nel 1300 i rapporti tra Babbani e maghi erano ben diversi e che quindi fosse plausibile che uno di loro fosse a conoscenza di determinati aspetti della vita dei maghi. Altri sostengono che Dante, l'autore del libro, rubò alcuni volumi di storia della magia e ne prese spunto per scrivere la sua commedia. Per quanto riguarda i Guardiani, nel libro non veniamo menzionati quindi non so nemmeno io quale sia la verità.”, rispose sperando di essere stata il più chiara possibile.

“Sbaglio o hai detto commedia? Perché a me non sembrava molto divertente...”, disse stranito Fred.

Kòre, che nel frattempo aveva aperto la porta di una classe per controllare, si girò verso il compagno di ronda ridendo nuovamente.

“Beh? Che ho detto di così buffo?”, chiese scocciato il giovane Weasley.

“No, no. Non è colpa tua Fred, scusa...il libro si intitola Divina Commedia, e proprio come hai saggiamente detto tu, di comico non ha proprio niente. Deriva da Comedìa, significa 'canto del villaggio'. È greco, come il mio nome.”, disse ricomponendosi e chiudendo la porta della classe appena ispezionata.

“Mi sono sempre chiesto da dove venisse il tuo nome assurdo...e Kòre che significa?”, chiese interessato Fred.

“Letteralmente, vuol dire 'fanciulla, giovinetta' ma il motivo per cui mi chiamo così è un altro. Devi sapere che a ogni Guardiano viene attribuito un nome derivante dalla mitologia greca, non chiedermi il perché, credo lo facciano solo per darsi un tono...”, disse Kòre suscitano l'ilarità di Fred.

“Siete un tantino pomposi!”

“Non posso darti torto... Dicevo, tutti noi abbiamo un nome che ci viene affibbiato dal Estremo Consiglio dei Guardiani, una specie di Ministero speciale per quelli come me. Kòre era uno dei nomi con i quali veniva chiamata Persefone, figlia di Demetra, dea del grano. Il mito narra che un giorno, per volere di Ade, il dio degli inferi, Kòre fu condotta nel suo regno, suscitando la disperazione di sua madre che si rivolse a Zeus, il re degli dei, per liberarla. La parola di Zeus era legge e quindi Ade fu costretto a lasciarla andare ma fu scaltro: le fece ingoiare un seme di melagrana stregato che l'avrebbe obbligata a fare ritorno negli inferi per un terzo dell'anno.”

“Che brutta storia! Non finisce bene!”, disse deluso Fred Weasley che aveva prestato molta attenzione alle parole della ragazza.

“Non sempre c'è il lieto fine...”, rispose Kòre, alzando le spalle ed accennando un sorriso malinconico.

“Quindi, non sono i genitori a scegliere il nome del figlio?”

“In realtà sì...vedi, il nome da Guardiano lo decide il Consiglio, come ho detto prima. In famiglia, con gli amici e durante la vita di tutti i giorni, si è una persona come le altre, solo con un occhio diverso. Il mio è un caso a parte...quando Susan mi ha preso con sé, ero una neonata senza nome e senza genitori. Il Consiglio decise di chiamarmi Kòre e Susan non ritenne necessario darmene un altro.”

Fred si diede dell'idiota. Spesso si dimenticava che al mondo c'erano persone che non godevano delle sue stesse fortune. Kòre non aveva una famiglia o comunque le sue parentele non erano delle migliori. Aveva passato anni a sottostare alle vendette sue e di suo cugino, non reagendo mai e aspettando pazientemente che i loro cervelli bacati realizzassero che non era una ragazza cattiva.

“Mi dispiace davvero, Kòre.”, disse affranto Fred.

Kòre si fermò, anche perché lo stesso Fred si era bloccato poco dietro di lei.

“Fred, è tutto ok...anzi, io ti devo ringraziare. Nella Stanza delle Necessità, mi hai riportata indietro. Non ci sarei riuscita se non fossi intervenuto.”, gli disse Kòre, posandogli una mano sulla spalla ed alzando la testa leggermente verso l'alto, per poter guardare dritto nei suoi occhi.

“Non posso prendermi tutto il merito. Posso solo assicurarti che d'ora in poi non sarai più sola.”

“Ma io non sono...”, accennò Kòre che però venne interrotta subito.

Fred le cinse le spalle con le mani in una presa salda, dura ma non rude.

“Lo so, lo so. Intendevo dire che in futuro, devi considerarmi tra le persone da chiamare in caso di bisogno. Io per te ci sarò sempre. Voglio essere parte di te.”

Il corpo di Kòre, prima rigido e freddo, si rilassò al sentire quelle parole. Le grandi mani di Fred erano calde e avvolgenti. Si sentiva protetta, in una specie di cupola d'aria. Fred era un ragazzone e lei era decisamente minuta ma in quel momento sentiva di potersi perfettamente lasciare andare tra quelle braccia, senza paura di essere giudicata, senza timori, felice.

Era perfetto sì, ma sbagliato. Per un milioni di ragioni che poteva essere riassunte in un unico aggettivo: complicato, terribilmente complicato ma Kòre non riusciva davvero a trovare la forza per svicolarsi dalla sua presa e continuare la ronda.

Stavolta però, fu il destino a decidere al suo posto. Anzi, più che il destino, fu la sua guida incapace, tonta e stupida.

“Miseriaccia!!!”, esclamò Kòre, staccandosi subito da Fred che rimase di sasso ma accennò un sorriso al sentire l'esclamazione della ragazza.

Kòre aveva spostato lo sguardo dietro la spalla sinistra del ragazzo che la stava stringendo e si ritrovò davanti quella faccia da imbecille che le sorrideva malandrino.

“Hai un debole per noi Weasley eh?”, le disse ammiccando al nipote.

“Quanto sei idiota!”, gli ripose.

“Io?!?”, chiese stranito Fred, quello in carne ed ossa.

“Cosa? O no, no!!! Io non...”,, provò a giustificarsi in qualche modo Kòre.

“Beh, visto che siamo qui, tanto vale dirgli la verità. Presentami, forza!”, disse lo spirito di Fred Weasley Senior.

“Tu sei fuori di testa!”, rispose la ragazza, non ricordandosi di poter essere l'unica in grado di vedere gli spiriti. Di fatto, Fred pensava che stesse parlando con il muro.

“Kòre? Stai bene?”, chiese dubbioso il ragazzo.

“Sai, se continui a parlare con me senza dargli spiegazioni, quello penserà che tu sia matta.”

“Oh beh! Lo diventerò presto a causa tua! Non ti fai vedere per giorni e sbuchi dal nulla così, senza avvertire!?”, disse Kòre visibilmente alterata.

“Ma con chi ce l'hai??!”, chiese ancora una volta Fred Junior.

“Non trovi che un po' mi somigli? Certo, ha preso molto da Angelina ma credo che...”, disse lo spirito avvicinandosi al nipote.

“Ovvio che ti somiglia! Tu e suo padre siete gemelli!”

“Kòre, che stai dicendo?”, chiese stavolta nervoso Fred Weasley Junior. Non gli piaceva che la gente parlasse di suo zio anche se la persona in questione era Kòre.

“Coraggio ragazzina, glielo puoi dire, hai il permesso...”, disse Fred Senior.

“Sul serio?”, chiese conferma la ragazza.

Lo spirito annuì.

Poteva parlarne con qualcuno, finalmente.

“Fred dammi la mano.”

“Cosa?”

“Ti fidi di me?”

“Avrei detto sì senza problemi prima che iniziassi a parlare con i muri...”, le rispose Fred.

Kòre non gli diede ascolto, prese con la forza la mano destra del ragazzo e chiuse gli occhi.

Sfilò la bacchetta dalla divisa e sulle mani giunte pronunciò: Spiritus Revelatum.

“Ma che...”, provò a dire Fred.

“Girati.”

Nei suoi quindici anni di vita, Fred Weasley si era stupito poche volte. Solitamente, era una sua prerogativa quella di far restare di sasso le persone. Kòre Dolohov, riuscì nell'impresa di destabilizzare il Malandrino.

“Z-zio F-Fred?”

***

 

Albus Potter, si trovava nella Sala Comune Serpeverde, impegnato a tenere banco. Tutti quanti volevano sapere come stava, se si ricordava qualcosa di quanto gli era successo. Ricordava eccome ma come agli altri, gli era stato vietato di parlarne. Fortunatamente, gli veniva abbastanza facile rispondere in modo vago, senza particolari, pesando ogni singola sillaba che pronunciava. Era pur sempre Serpeverde e, nonostante le bugie non gli piacessero un granché, quando si trattava di fare buon viso a cattivo gioco, non si tirava certo indietro.

Finalmente, arrivò l'ora per tutti di ritirarsi nelle rispettive stanze.

“Vieni Al?”, gli chiese l'amico Scorpius.

“Arrivo tra un secondo...”, rispose Albus.

Aveva visto con la cosa dell'occhio Jocelyn, seduta su una sedia accanto al camino.

Non l'aveva notata durante il suo quasi comizio dato che era stata nascosta dalla mandria dei suoi compagni di Casa.

“Pensierosa Jo-Jo?”, chiese Albus, avvicinandosi a lei e sedendosi di fronte.

“Potter, sei appena tornato in vita, vuoi morire di nuovo? Non chiamarmi...”, iniziò a rispondere acida la ragazza.

“Jo-Jo...sì, sì lo so...riformulo: pensierosa Jocelyn?”, disse sorridendo Albus.

La ragazza incrociò le braccia e con la sua tipica espressione strafottente rispose:

“Che ti importa Severus?”

Per quanto lei continuasse a trattarlo male, come trattava male praticamente il resto degli altri studenti, lui le concedeva sempre un sorriso. Sembrava non arrabbiarsi mai Albus Potter. Era pacifico, sempre impeccabile, una specie di figura eterea.

E anche stavolta, nonostante la rudezza di Jocelyn, lui le rivolse un sorriso.

“Sempre sulla difensiva Green...ma io, so il tuo segreto.”

A Jocelyn, sembrò di affogare.

E se nel Regno dei Morti qualcuno sapesse? E se Potter lo avesse scoperto? Dopotutto, per quanto quel posto fosse controllato, i morti ne sanno sempre una in più dei vivi.

Era importante non farsi prendere dal panico. Negare. Negare anche l'impossibile.

“Io non ho segreti.”, rispose ferma e decisa.

“Tutti hanno dei segreti mia giovane compagna, anche tu. E volevo ringraziarti...”

Aveva capito bene? Albus Potter la stava ringraziando?

“Potter ma sei completamente scemo?”

“So quello che hai fatto per Lily. Scorpius mi ha detto che durante la mia gita con le anime dannate, ti prendevi cura di lei quando mia madre non poteva. Sinceramente, ho dubitato per un attimo della vista del mio migliore amico. Jocelyn Green che sta dietro ad una ragazzina di undici anni era difficile da credere.”, disse Albus.

“Grazie per la fiducia...”, rispose ironica Jocelyn.

“Tieni a freno la lingua, per una volta.”, le disse con tono dolce il ragazzo che poi continuò, “ho chiesto alla mia sorellina e mi ha confermato tutto. Lily ti ammira molto sai? Dice che sei una tosta e a volte un po' dura ma eri l'unica che la faceva smettere di piangere.”

Jocelyn si sentiva strana. D'un tratto, desiderò che i suoi lunghi capelli neri la facessero scomparire. Quelle di Albus Potter erano delle lodi e lei non le aveva mai ricevute. Era sempre quella sbagliata, quella piccola, quella inesperta e, la cosa che più detestava, era quella da proteggere. Suo fratello, Kòre, Ebony...si prodigavano affinché la sua innocenza rimanesse intatta, quando a lei di innocente era rimasto ben poco.

“E anche io, ti ammiro.”, concluse Albus Potter.

Ammirazione. Allora era questo che si provava quando qualcuno riconosceva il tuo lavoro.

L'ammira. Albus Potter l'ammira. E ora? Che doveva fare? Cosa si diceva in situazioni del genere? Lei era abituata ad offendere non a ricambiare complimenti! Non gli riceveva nemmeno, i complimenti!

Albus, sembrò rendersi conto delle difficoltà della ragazza. Il suo viso era diventato talmente buffo che a stento riusciva a trattenere le risate: gli occhi strabuzzati in avanti, la bocca semi aperta e le guance rosse in perfetto stile Weasley.

“In questi casi, si ringrazia e si ricambia il complimento.”, disse infine Albus, avvicinandosi al volto di Jocelyn.

“G-grazie...”, riuscì infine a dire la ragazza.

“E....”, rispose Albus, facendole cenno con la mano, come per esortarla ad andare avanti.

“Eeeeee SCORDATI CHE IO TI FACCIA UN COMPLIMENTO POTTER!”

Jocelyn aveva finalmente ripreso il controllo di sé e della situazione. Finché si trattava di ringraziare Albus era fattibile ma si rifiutava categoricamente di rivolgergli un qualcosa di anche solo simile ad un apprezzamento.

Scattò in piedi e si diresse a passo svelto verso il dormitorio femminile.

Il giovane Potter, non perse il sorriso nemmeno quella volta anzi, la stramberia di Jocelyn lo fece ridere.

“Buona notte Jo-Jo!”

“Ma allora sei sordo?!? Ti ho dett-...”

Non appena la giovane strega si voltò per la ramanzina, Albus era già scomparso sulle scale che portavano alla sezione maschile.

***

 

Era notte fonda ormai ma al Dipartimento Auror era in corso una riunione straordinaria.

“Signore e Signori, innanzitutto lasciate che vi porga le mie più sentite scuse se non siete ancora potuti tornare dalle vostre famiglie ma la situazione è preoccupante. Come già saprete, di recente Hogwarts è stata teatro di spiacevoli incidenti, così come la casa della famiglia Malfoy. Nonostante questi avvenimenti all'inizio non sembrassero collegati tra loro, purtroppo, alla luce di quanto emerso di recente, sono costretto a ricredermi.”

Harry Potter era sempre stato un lavoratore serio, un comandante in gamba, dedito al suo mestiere. Dal giorno in cui diventò Auror, si contraddistinse per onestà, impegno, passione. Lo sguardo fiero e deciso che lo aveva sempre accompagnato, ora sembrava essere svanito per sempre, come se non fosse mai esistito.

“Di che si tratta Capo?”, chiese Longbridge, uno dei primi ad arrivare al Manor quella sera di luglio.

“Draco Malfoy ci mentì quando sostenne che nulla era stato rubato dalla sua residenza. Una pagina strappata, proveniente da un libro intitolato la Divina Commedia, è stata portata via dal mago incappucciato che ha quasi ucciso Teddy.”, proseguì Harry, guardando anche il giovane Lupin, da poco promosso e di fatto membro ufficiale degli Auror.

“E' un libro babbano o sbaglio?”, chiese Derek Gallant, un giovane ragazzo poco più grande di Teddy.

“No, non sbagli ma si da il caso che si tratti anche del libro che i Guardiani di Anime usano per invocare spiriti e mettersi in contatto con il Regno dei Morti.”

Un brusio confuso, attraversò la stanza. I Guardiani erano sempre stati molto severi e conservatori: si sapeva molto poco di loro, dei loro metodi e dei loro incantesimi. Gli stessi Auror avevano accesso a un ristretto numero di informazioni.

“Silenzio prego...a fine riunione vi verranno fornite delle pergamene più dettagliate a riguardo. Per adesso dobbiamo concentrarci su altro. Io e Ron, siamo riusciti a scoprire la menzogna di Malfoy perché suo figlio e mia nipote ci hanno confessato che la giovane Guardiana, Kòre Dolohov, aveva in mente un piano per salvare mio figlio, piano di cui siete già stati messi a conoscenza.”

“E perché Draco Malfoy avrebbe dovuto mentire?”, chiese Temperance Tudor, un' altra giovane leva del Dipartimento.

“Perché è Malfoy...”, rispose con disprezzo Derek, guadagnandosi un' occhiataccia da parte della stessa Temperance.

“Gellant, niente pregiudizi! Lo sai come la penso e comunque, Malfoy non l'ha fatto per coprire sé stesso, l'ha fatto perché temeva per la vita di Kòre.”, intervenne nuovamente Harry.

“Signori, io lascerei le domande a dopo... fate continuare il Capo”, disse Ron Weasley.

“Come dicevo...pensavamo che l'attacco al Manor, l'avvelenamento della signorina Autumn e la fattura a mio figlio, fossero solo coincidenze ma poche ore fa, ho ricevuto una lettera proprio da Albus.”

Dicendo ciò, Ron Weasley, sfilò dalla tasca posteriore dei pantaloni una foglio di pergamena stropicciata. Voleva porla ad Harry, per poterla leggere a tutti quanti ma si ricordò del dolore, dello sconforto e della preoccupazione dipinti sul volto del suo migliore amico poco prima, quando la lettera era arrivata.

Iniziò allora a leggere Ron Weasley, volendo risparmiare ad Harry ulteriori pene.

 

Caro papà,

qui va tutto bene. Il ritorno è stato fantastico, mi è stato riservato un trattamento in grande stile. Scrivo questa breve lettera prima di andare a letto perché ho bisogno di confessarti una cosa: non sono stato del tutto sincero con te, quando mi hai interrogato dopo che mi ero ripreso dalla fattura.

Mi chiesi se prima di quell'episodio, io avessi avuto dei problemi, se qualcuno mi avesse infastidito. Io dissi di no ma in realtà, qualcosa è successo.

E' da circa tre mesi che faccio sogni strani: mi trovo in luoghi bui, vedo solo pareti intorno a me e qualche quadro. Corro, corro sempre veloce, come se qualcuno mi stesse inseguendo, come se stessi scappando ma quando mi volto indietro, non c'è anima viva. In questi sogni, direi anzi incubi, sento che devo fare qualcosa, ho una missione. Sono agitato, curioso, felice, euforico...poi, improvvisamente, mi rendo conto di non essere io, non sono io quello che corre. Allora riprendo il controllo di me stesso, capisco che in realtà quello che voglio fare è sbagliato. Mi ribello, cerco di tonare indietro ma qualcosa me lo impedisce. Di solito, arrivato a questo punto, mi sto dimenando come un folle nel letto, sudo e le mie grida attirano l'attenzione dei miei compagni e Scorpius mi sveglia.

Mi dispiace non averti informato prima ma non credevo fosse una cosa grave e non volevo ti preoccupassi. So che ti succedeva una cosa simile quando Voldemort spiava i tuoi pensieri.

Tuttavia, visto quello che è accaduto a me, ad Ebony e a alla casa di Scorpius, non credo di poter più fare finta di niente.

Se dovesse ricapitare, ti informerò prontamente.

Per adesso ti saluto, manda un bacio a mamma...”

“Ecc...”, concluse Ron, tagliando la parte finale dei saluti.

Gli Auror avevano ascoltato in silenzio le parole scritte da Albus Potter. Nonostante cercarono di non darlo a vedere, su molti volti dei presenti, si ripresentò lo sguardo preoccupato e in ansia di quei tempi lontani, quando ancora Voldemort era conosciuto come Colui- che- non- deve- essere- nominato.

Harry cercò di ricomporre i pensieri nella sua mente.

“Come avete avuto modo di ascoltare, qualcosa non va. Agli episodi accaduti agli studenti di Hogwarts, vanno aggiunte anche segnalazioni da parte di alcuni maghi che sostengono di aver visto aggirarsi per Diagon Alley delle vecchie conoscenze di Lord Voldemort, gli stessi a cui diamo la caccia da tempo.”

“Sono sbucati fuori, alla fine...”, disse adirato Longbridge.

“ Ci state dicendo che Voldemort è tornato? Per la terza volta?”, chiese stranito Teddy Lupin.

“No, Lord Voldemort è morto per sempre. Stiamo dicendo che i Mangiamorte, sono pochi ma vivi.”, rispose esaustivo Ronald Weasley.

“Compagni, è di vitale importanza che tutta questa storia non esca dalle mura del Dipartimento. Ne sappiamo ancora molto poco e l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che si diffonda il panico tra la gente.”, disse Harry Potter.

“Allora che facciamo?”, chiese Gellant.

“Indagare, per prima cosa. Tu, Teddy e Temperance dovete trovarmi tutte le informazioni possibili su Gwen Pondbleu, Alexander Zabini, Ebony Autumn e sulle rispettive famiglie...e quando dico tutto, intendo anche il loro dolce preferito, chiaro?”

“Capo, capisco che voglia saperne di più su Ebony ma che c'entrano Zabini e quest'altra ragazza?”, chiese interessata Temperance.

“Alexander sapeva molte cose sul mondo dei Guardiani e sul libro, forse un po' troppe e, per quanto riguarda la signorina Pondbleu, in realtà era lei il bersaglio dell'avvelenamento. Vogliamo capirne il perché...”, rispose Ron Weasley.

“Longbridge, Parker, Krieger, Wess...voi mi interrogate mentre sono sotto l'effetto del Veritaserum.”

Queste parole, colpirono i presenti come una pugnalata.

“Su cosa dovremmo interrogarla?”, chiese stupito Wess, uno dei migliori strateghi del Dipartimento.

“I miei figli sono direttamente coinvolti in tutto questo, la fattura era rivolta a James e Albus è vittima di quegli incubi. Dobbiamo raccogliere informazioni anche su di loro quindi..chi meglio del padre?”, disse cercando di non far trasparire il suo dolore.

“Harry...io ti posso capire ma addirittura il Veritaserum, io non-”, tentò di dire Parker, uno dei suoi storici colleghi.

“Ho deciso Parker. Il Veritaserum è una precauzione nel caso facessi fatica a ricordare. Potrò essere d'aiuto al cento per cento. Ed è questo quello che voglio.”

Essendo ben a conoscenza del fatto che una decisione del capo era irremovibile, tutti annuirono.

In quella buia e fredda notte di dicembre, Harry Potter si preparava a dare inizio ad una nuova era. Una terrificante, oscura e ignota era della quale, purtroppo, i suoi figli erano incolpevoli protagonisti.

 

TO BE CONTINUED....

 

QUESTO LETTORI/LETTRICI E' UN RECORD! Non ho mai aggiornato così alla svelta, giuro. Che dire di questo capitolo...rispetto a quello precedente pieno d'azione e di patos, è più disteso. Ho dato spazio alle sensazioni e alle emozioni dei protagonisti. Anche se non sembra, ci sono alcuni indizi che potrebbero essere utili in futuro. Il nostro Alexander che cosa avrà in mente? E finalmente Fred lo spirito è tornato! Devo dire che mi mancava XD

Spoiler!!!Nel prossimo capitolo, ritornerà anche Susan Strongstone, dato che sarà incentrato su una festa di natale a casa Malfoy alla quale parteciperanno tutti i nostri protagonisti. Per la prima volta, vi lascio una mini anticipazione del capitolo dato che molte parti di esso, le ho scritte tempo fa:

 

Senti un po’, chiunque tu sia sappi che sei un incapace. E totalmente deficiente dato che da me puoi ricavare pochi soldi e poche informazioni. E nel caso tu sia un inutile Mangiamorte, beh, ti porgo le mie più sentite congratulazioni, non so come tu sia sfuggito agli Auror così a lungo.

 

Stasera, visto che ormai è quasi mezzanotte e io aggiorno sempre dopo la mezzanotte, ho deciso di dedicare un grazie a tutti, ma proprio tutti, quelli che hanno messo la mia storia tra le seguite/preferite/ricordate e che hanno avuto la pazienza di recensire...QUINDI UN ENORME GRAZIE A.....

1-alheka
2 - Anonimadelirante
3 - Blueraven
4 - Bra_and_Goten
5 - Cerenyse

6 - chibidaphne87

7 - cioccorana96
8 - DeniWriter
9 - drhermxever
10 - Gabrielle Pigwidgeon
11 - GinnyW
12 - GossipGirl88
13 - Madelino1601
14 - odioinickname
15 - olivataggiasca
16 - PervincaBlack
17 - pinkprincess
18 - Pulce9_
19 - quiquoqua1234
20 - Rossa_MadeIn_Weasley
21 - sunbliss
22 - valepassion95
23 - viperas
24 - YouCanCallMeRose
25 - _niketta91_
26 - Erica160701
27- Kath3rine

28- Red_Roses

29 dubhe01
30 - valepassion95

 

Se ho dimenticato qualcuno chiedo umilmente scusa!!!! =)

00.01!!! posso pubblicare! Alla prossimaaaaaaa

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: OpheliaBlack