30. Rumori
di sottofondo
Quello che successe il
giorno dopo... beh, si farebbe prima a raccontare quello che non successe !
Oliver arrivò a scuola
con un’ora di ritardo e la testa che gli esplodeva. Pregando che Davenport non
fosse nei paraggi, corse nell’Auditorium immaginando che i suoi soci fossero
ancora in alto mare ; invece fu piacevolmente sorpreso nel vedere che i
ragazzi si erano perfettamente organizzati e quasi tutto era al suo posto.
“Ollie,
finalmente ! Eravamo preoccupatissimi, stavamo anche per telefonare a casa
tua...” esclamò Philip andandogli incontro.
“Ti prego, Phil, non
urlare o mi si apre in due la testa...” lo interruppe Oliver.
“Okay, scusa. Comunque
noi siamo venuti qui alle otto, abbiamo sistemato le scenografie e i costumi.
Abbiamo avuto anche un pochino di tempo per provare...ora ci stiamo cambiando”
“Niente da dire, siete
stati proprio bravi. Gli sfondi sono a posto ?”
“Sì, ci ha pensato Mark.
Sono tutti in ordine. Però...”
“Sì, sì, perfetto” disse
Oliver prestando poca attenzione alle parole del ragazzo “Steve, sistemati
meglio quella barba, a sinistra è più lunga che a destra !”
“Toh, è appena arrivato
e già rompe” borbottò Stephen mentre Oliver aveva lasciato Philip per andare a
controllare che il sipario fosse ben fissato.
“Ollie, c’è una cosa che
devo dirti prima che...” disse Philip correndogli dietro.
“Dopo, Phil, dopo.
Oooh... bestia, che mal di testa...non è che hai un cachet ?”
“Ollie, è importante,
vuoi ascoltarmi o no ? Si tratta di...”
“Buongiorno,
Hutton ! Sbaglio o siamo piuttosto in ritardo ?”
Oliver si voltò di
scatto e una morsa gli strinse lo stomaco. “Professor Vinegar ! Che ci fa
qui ? ! ?”
“Ecco di che si tratta”
disse Philip scuotendo la testa e tornando dagli altri. In realtà non si
trattava solo di quello, ma di una notizia che forse Oliver avrebbe preferito
ricevere dagli amici anziché direttamente dal professore ; almeno si
sarebbe preparato al peggio.
“Il giro di conferenze a
cui ho partecipato è finito prima del previsto” disse Vinegar “Così ho pensato
che non potevo perdermi la prima del mio miglior allievo...”
“Non si sarebbe perso
niente, professore, proprio niente” rispose Oliver “Se le raccontassi tutto
quello che ci è capitato...”
“Posso immaginarlo, ma
non preoccuparti. Qualche intoppo c’è sempre ! Piuttosto, che ti è
successo ? Sembri stravolto e hai le occhiaie che ti arrivano alle
ginocchia”
“Ehm...ho dormito
piuttosto male, stanotte...”
“Hey Ollie, ti sei
ripreso dalla sbronza di ieri sera... Ops... Salve, professor Vinegar...” disse
Jack arrivando (come al solito) in ritardo e al momento sbagliato. Oliver
impallidì, mentre Vinegar lo guardò un po’ storto.
“Ehm...non ci faccia
caso, professore, va tutto bene. Ha già preso posto ? Inizieremo tra
mezz’ora, tre quarti d’ora al massimo” disse Oliver.
“Sì, già fatto.
Piuttosto, c’è una cosa di cui volevo parlarti...lo vedi quel signore ?”
disse Vinegar indicando un uomo distinto che gironzolava nella sala “Si chiama
Alan Jenkins, ed è un mio vecchio amico... L’ho ritrovato per caso durante un
seminario e l’ho convinto a venire a vedervi...”
“Va bene, ma non
capisco...è solo una recita scolastica, perché si è tanto preoccupato di...”
“Alan è il direttore
dell’Accademia d’Arte Drammatica di Brighton” lo interruppe Vinegar.
“Cosa ? ! ?”
“L’ho detto poco fa ai
tuoi compagni. Se gli piacerà il vostro modo di lavorare, sono convinto che
avrete ottime possibilità di entrare in quell’Accademia... Gli ho parlato molto
bene soprattutto di te, Hutton, ritengo che tu sia il più meritevole... Credo
che sarebbe stata un’ottima occasione anche per gli altri, ma a quanto pare la
cosa non interessa a nessuno...forse a Price ; dalla faccia che ha fatto
mi è sembrato che l’idea gli piacesse”.
“E...e gli altri
cos’hanno detto ?”
“Che ce la metteranno
tutta per farti fare una bella figura. Sono stati veramente molto generosi.”
“Capito. Vado un attimo
a suicidarmi e torno”
“Non mi sembra il caso
di scherzare, Hutton !” disse Vinegar, piuttosto seccato “E’ una cosa
seria ! Non ti sto parlando del teatrino delle marionette, può andarne
della tua futura carriera !”
Oliver allargò le
braccia e spalancò la bocca per gridare in faccia a Vinegar che con quella
compagnia non sarebbe mai andato da nessuna parte, e che, visti i precedenti,
qualsiasi cosa avessero detto i ragazzi, da quella sala, quel giorno, non
avrebbe mai potuto uscire nulla di buono... ma tutto ciò che riuscì a dire
fu : “... Ha ragione, professore, la ringrazio. Le prometto che faremo
tutti del nostro meglio.”
“Ottimo. Ora devo andare
a parlare con Davenport, cercherò di tenervelo lontano...ci vediamo alla fine.
In bocca al lupo !” disse Vinegar strizzando un occhio ad Oliver e
dirigendosi verso il preside, che aveva appena fatto il suo ingresso in sala.
Perfetto, si disse
Oliver, come polverizzare il sogno di una vita. Era tutto inutile, sarebbe
stato un disastro e lui non avrebbe potuto farci niente. Oliver teneva
tantissimo ad entrare in quell’Accademia e a diventare regista teatrale...ed
ora Vinegar, credendo di fargli un favore, gli aveva rovinato la carriera.
“Ollie ! Come
stai ? Posso parlarti un attimo ?” Il saluto di Julian fece tornare
in sé il ragazzo.
“Come no. Già che sei
qui, ti spiacerebbe fare un colpo di telefono a Sir Laurence Olivier e
chiedergli di venire a darmi una mano ?”
“Ma Ollie, Laurence
Olivier è morto nell’ ’89 !”
“E io magari scherzavo.
Cosa c’è ?”
“Ehm... abbiamo un
problema.”
“Uno dei tanti. Spara”
“Paul ha il
raffreddore.”
“E allora ?”
“E’ completamente afono”
“Cosa ? ! ?”
“A-fo-no. Ha perso la
voce, non riesce più a parlare...”
“So benissimo cosa vuol
dire, accidenti ! Dov’è adesso ?”
“E’ andato a prendersi
un tè al distributore automatico, ma...”. Non riuscì a finire la frase che
Oliver si era già precipitato fuori dalla porta dell’Auditorium.
Quando vide Paul, il
ragazzo stava sorseggiando un tè bollente, circondato dagli amici preoccupati.
Aveva già indossato il costume, e quello era un buon segno.
“Paul ! Cosa
diavolo ti è successo ?” disse Oliver.
“Oh, dod so. Bi sodo
svegliato stabattida che dod respiravo più...” disse Paul con un filo di voce
“Ba dod preoccuparti...addrò id sceda lo stesso...ETCI’ !” Tirò su col
naso. “Tadto la bia parte dod è bolto ludga...e poi ho già preso
ud’aspirida...”
“Andiamo bene...non è
che hai la febbre ?” disse Oliver.
“Do, davvero, sto
bede...” sussurrò Paul, cercando di tranquillizzare Oliver.
“Mi sa che ci hai dato
un po’ troppo dentro con le canzoni ieri sera, eh Paul ?” disse Stephen.
“Do, è che sodo ribasto
ud po’ fuori a chiacchierare cod Sarah, e...”
“Ah, si dice chiacchierare,
adesso ?”
“Sbettila,
cretido !”
“Comunque, visto che il
pubblico farà un po’ fatica a sentirti, cerca di gesticolare il più possibile,
okay ? Magari farai anche un po’ più di scena...ma se ti senti male,
dimmelo subito !” disse Oliver.
“Okay, davvero, dod
preoccuparti”
E come diavolo faccio a
non preoccuparmi ?, pensò Oliver.
Oliver era nervoso come
un gatto. Due brutte notizie erano già arrivate, ora aspettava che la terza gli
piombasse addosso da un momento all’altro.
“Ollie...posso parlarti un
istante ?” disse timidamente Patty avvicinandosi al ragazzo. Oliver fece
un balzo per lo spavento, non avendo riconosciuto la ragazza già perfettamente
truccata da Sorella Destinatrice.
“Patty...che vuoi ?
Mi hai fatto prendere un colpo...” Ecco la terza seccatura, si disse.
“Volevo solo dirti una
cosa...prima che la recita inizi...mi basta un attimo...”
“Sì, sì, parla” rispose
Oliver con noncuranza.
“Ecco...io...non so come
dirtelo, ma...”
“Hey ! Cos’è questa
puzza di salsiccia ? ! ?” la interruppe Oliver.
“La mia colazione.
Stamattina sono uscito di fretta” rispose Mark.
“Vedi di farla sparire
alla svelta, mi sta venendo da vomitare ! Ma tu guarda che schifo...scusa,
Patty, dicevi ?”
“Beh...sai...ultimamente
sei stato un po’... nervosetto, ecco. Per colpa di questa recita, intendo.
Tutta questa responsabilità sulle tue spalle ti deve avere stressato un po’...”
“Puoi dirlo forte,
sorella ! Jack, dov’è finito Tommy ? Non dirmi che ha avuto un altro
attacco di panico !”
“No, tranquillo. Prima
era qui che girava, sarà andato di nuovo in bagno.” rispose Jack.
“... E sappi che capisco
benissimo i tuoi scatti di nervi...erano più che legittimi. Quindi voglio dirti
che non hai mai perso la mia...ammirazione, e che qualunque cosa accada io...”
Tirò un sospiro. “...Sarò qui accanto a te, per sostenerti e...”
“Oh, la botola è a
posto, vero ? L’avete fissata bene ? No, perché non vorrei che ci
fosse qualche ‘incidente di percorso’...” disse Oliver lasciando perdere Patty
e correndo a controllare la leva nel muro.
Patty, che stava
perdendo la pazienza, corse dietro al ragazzo e disse : “Insomma, Ollie,
hai capito cos’ho detto ? ! ?”
“Eh ? Sì, sì, ho
capito. Ragazzi, tra cinque minuti tutti qui, ho un discorsetto da
farvi !” Poi, rivolgendosi a Patty, disse : “Scusa, non ho mica
capito cosa dovevi dirmi...” E si girò di nuovo a controllare maniacalmente la
leva. Patty era rossa dalla rabbia.
“Ollie” disse.
“Eh”
“Va’ al diavolo,
vuoi ?”
“Eh ? ! ?”.
Questa l’aveva capita. Patty, intanto, gli aveva voltato le spalle e se n’era
andata a raggiungere Elizabeth e Lucy, intente a provare la loro parte.
Beh, ma che le ho
fatto ?, si disse Oliver. Non ho detto niente e mi manda al diavolo... Non
le capirò mai, le ragazze !
“Oh, Tommy ! Eccoti
qua !” esclamò poi Oliver vedendo arrivare l’amico “Tutto bene ?”
“Benissimo...credo. E
tu, ti sei ripreso da...”
“Zittozittozitto !”
disse Oliver tappando la bocca a Tom “Davenport potrebbe essere da queste
parti...Allora, sei pronto ?”
“Sì, spero che vada
tutto bene ! La parte l’ho imparata e
quanto al costume...per fortuna Maddy ci ha rinunciato ! Questo che
mi ha fatto mia madre è decisamente migliore... L’unico problema è
che...insomma, è un po’ imbarazzante...”
“Vuota il sacco”
“Vedi...da stamattina
sono andato in bagno quattro volte.” sussurrò Tom dopo essersi accertato che
nessuno lo ascoltasse “Una a casa e tre qui. E ho ancora un po’ di mal di
pancia...”
“Ma cos’è, un
lazzaretto ? ! ?” esclamò Oliver lasciando cadere le braccia “Io
ho un mal di testa da cani, Paul ha il raffreddore, tu la dissenteria...”
“Ssshhh !
Ollie !” sibilò Tom.
“Senti, probabilmente è
solo un po’ di agitazione. Beviti un tè e vedrai che ti passa tutto, ok ?
E adesso ascoltami bene.” Oliver prese la faccia di Tom tra le mani e avvicinò
bruscamente la sua fronte a quella del
ragazzo. “Ora tu salirai su quel palco e sarai Macbeth. Capito ?”
“Sì, certo” borbottò
Tom, un po’ spaventato.
“No che non hai
capito...voglio dire che tu non solo interpreterai
Macbeth...ma che diventerai Macbeth...mi
sono spiegato ?”
Tom annuì con forza.
“E ti voglio
cattivo...ok ?”
“Sì, sì”
“Il più grande bastardo
che esista su questa terra”
“Cattivissimo, sì”
“E non avrai paura di
niente e nessuno...”
“Niente e nessuno”
ripetè Tom
“Altrimenti vengo lì e
ti spezzo le braccine...sono stato chiaro ?”
“Chiarissimo” disse Tom
deglutendo.
“Perfetto. Ora vai.
Duro, mi raccomando” disse Oliver mollando la faccia di Tom e dandogli una
pacca sulla schiena.
Il ragazzo si allontanò
di corsa ripetendo dentro di sé che doveva essere il più duro dei duri, e il
più bastardo dei bastardi. Pensandoci, però, forse doveva tornare ancora un
momento in bagno.
“Snif... Dod è che
qualcudo ha ud fazzoletto di carta ?” bisbigliò Paul dopo aver tirato su
col naso per l’ennesima volta. Malgrado avesse fatto di tutto per rassicurare
gli altri sul suo stato di salute, era veramente a pezzi. Però la serata con
Sarah ne era valsa la pena, eccome !
“Di carta non ne ho,
però puoi usare il mio...è pulito” disse Julian passando il suo fazzoletto a
Paul.
“Grazie
Juliad...ETCI’ ! Bi hai salvato la vita...io de avevo solo un pacchetto e
l’ho fatto fuori id dieci biduti ! Ho dovuto arradgiarbi cod la carta
igiedica...SNIF !”.
Mentre il ragazzo apriva
il fazzoletto per soffiarsi rumorosamente il naso, Elizabeth, che girellava in
zona, notò sul bordo dello stesso fazzoletto tre iniziali ricamate...JRR.
Chiaramente non perse tempo e iniziò a stuzzicare Julian.
“Hey, nobiluomo, ce
l’hai anche sulle mutande il monogramma ?” disse strappando il fazzoletto
di mano a Paul.
“Hey !
Ridabbelo !” disse il ragazzo riprendendoselo.
“Non rompere, Beth, me
l’ha fatto mia nonna” rispose Julian arrossendo.
“Ma che cara...però mi
sa che le è scappata una erre di troppo !”
“Uff...è il mio secondo
nome” disse Julian spazientito “Tu ti chiami Laura e io mi chiamo...” Il
ragazzo si bloccò improvvisamente e si morse la lingua, maledicendosi per aver
parlato troppo.
“Tu ti
chiami...come ?” chiese Elizabeth.
“Ehm...Laurence”
“Julian, Laurence non
inizia per erre...”
“Uff...e va bene !
La erre sta per Rory...”
“Rory ? ! ?”
“...Che è il diminutivo
di Laurence !”
Elizabeth tacque un
attimo, sorpresa. “Ma non puoi chiamarti Rory !” disse.
“Ah, no ? E
perché ?”
“E’ un nome da
cane !”
“Senti, il mio bisnonno
si chiamava Rory Ross... Ha partecipato all’insurrezione di Pasqua del ’16 e ha
combattuto a Sud-El-Bar. Io sono fiero di questo nome, mettitelo bene in
testa !”
“E come lo chiamavano,
il to bis ? A-cuccia-bello ? O, visto che era Rory
Ross...Ahrahra ?”
“Ma la vuoi
piantare ? ! ?” sbottò Julian, veramente irritato.
“Va bene, scusa.”
Dopo un attimo di
silenzio, Elizabeth riprese :
“Julian”
“Eh ?”
“Posso chiamarti
Fido ?”
“No.”
“E Geiar ?”
“Beth...”
“Okay, okay. Jules,
allora ?”
“Sì, quello va bene”
disse Julian sospirando.
“YUHUUU... Oliver,
tesoro !”
Oliver alzò gli occhi al
cielo sperando di aver sentito male. Ma guardando verso l’angolo a sinistra del
palco, dietro le quinte, vide che si trattava proprio di sua madre. Rassegnato,
le andò incontro.
“Mamma...ti avevo detto
che ho molto da fare, per favore, vuoi andare a sederti ?”
“Oh, non potevo farlo
senza prima salutare il mio tesorino...sei agitato ? Vuoi che ti porti una
camomilla ?” Oliver diventò paonazzo.
“Va tutto bene e non ho
bisogno di niente ! E ora, per favore, va’ a sederti ! ! !
Hai trovato posto ?”
“Sì, caro...sono proprio
vicino alla mamma di Philip, così faremo due chiacchiere...”
“Mia madre è
qui ? ! ? Oh, no ! ! !” esclamò Philip, che
passava di là, mettendosi le mani nei capelli.
“Calma, Phil, niente
panico !” disse Oliver. Poi, rivolgendosi di nuovo a sua madre,
disse :
“Senti, ora dovrei dire
due paroline ai ragazzi, quindi...”
“Solo una cosa. Tu hai
sentito qualche rumore strano, stanotte ?” Oliver cominciò a sudare
freddo.
“N...no, non mi sembra.
Perché ?”
“Qualche ubriacone è
entrato in giardino e ha vomitato nella vaschetta per gli uccelli. C’era un
odore terrificante. Se scopro chi è stato gli stacco la testa dal collo.
Comunque non preoccuparti e pensa a fare del tuo meglio...tanti auguri,
tesoro !” E se ne andò.
Oliver deglutì e si asciugò
il sudore dalla fronte. Per ora l’ho scampata bella, pensò. Poi si voltò verso
gli altri e, battendo le mani, disse :
“Gente, è ora. Tutti qui
intorno a me, forza !”
Gli attori si radunarono
intorno al loro regista.
“Abbiamo controllato
tutto, e pare che ogni cosa sia in ordine. A questo punto, dunque, dovrei farvi
un discorsetto d’incoraggiamento.” Tacque per un istante, osservando i volti
perplessi dei compagni.
“Il problema è che la
nostra situazione è tutt’altro che incoraggiante...quindi vedete di fare del
vostro meglio e...che Dio ce la mandi buona ! Forza, tutti ai posti di
manovra !”
I ragazzi si misero
tutti al loro posto ; la tensione era davvero al massimo.
Maddy cercò di
regolarizzare il respiro ; Stephen fece gli scongiuri ; Philip era
convinto di essersi già dimenticato la parte ; Tom pregò che non gli
venisse un altro attacco di mal di pancia ; Julian baciò la medaglietta di
San Patrizio che portava sempre al collo ; Paul si soffiò il naso.
Insomma, la recita stava
per iniziare.
“Sipario” disse Oliver
facendo un cenno a Mark.
Il ragazzo provò più
volte, ma i pesanti tendoni non si aprirono.
Stava tirando la corda
sbagliata.
31. Di male
in peggio
La recita era iniziata
da pochi minuti, ma Oliver desiderava ardentemente che fosse già finita.
Dietro le quinte
osservava, con il cuore in fibrillazione, lo svolgersi dello spettacolo, che,
per il momento, sembrava scorrere liscio...ma quanto sarebbe durata ?
“Ba abbiabo visto davvero tutto questo o era uda visiode ?”
declamò Paul sforzando terribilmente la sua voce e roteando le braccia come
Oliver gli aveva consigliato di fare.
“I tuoi figli saranno re” disse Tom con voce apparentemente
tranquilla (ma un attento ascoltatore vi avrebbe facilmente percepito un vago
tremolio...).
“Tu sarai re !” disse Paul in tono solenne allargando
velocemente le braccia. Tanto velocemente che, senza accorgersene, diede una
gran manata in faccia al povero Tom, che barcollò un attimo all’indietro
portando a sua volta una mano al viso.
Tranne Davenport, tutti
risero. Benissimo, pensò Oliver. Quanto ci è voluto ? Cinque minuti ?
Paul e Tom, nel
frattempo, pur essendo imbarazzati, cercarono di proseguire come se niente
fosse successo.
Oliver, notando la loro
reazione, tirò un sospiro di sollievo.
“Ollie, io non
esco !” sibilò Philip un secondo dopo facendo prendere un infarto al
ragazzo.
“Phil, se sbuchi ancora
una volta in questo modo ti ammazzo” rispose Oliver portandosi una mano al
petto “Dammi solo un motivo per non uscire ! ! !”
“Te ne do due, se vuoi”
disse Philip sudando freddo “Primo : mia madre è là in mezzo che ride.
Secondo : appena mi vedrà comincerà sicuramente a strillare ‘Bravo Philip,
bravo il mio bambino’ e robacce simili. Terzo...”
“AAALT. Si era parlato
di due motivi” lo interruppe Oliver.
“Sì, ma...”
“Non me ne frega niente.
E poi tu non devi stare in scena per più di cinque minuti. E adesso sparisci”.
Oliver era stato veramente tassativo. Al povero Philip non restò altro da fare
che mettersi in un angolino con la coda tra le gambe. La sua parte era corta,
questo era vero...ma come faceva a spiegare ad Oliver che non se la ricordava
più ?
Cambio di scena.
Paul e Tom si fiondarono
dietro le quinte e scostarono leggermente il tendone per osservare il pubblico.
“Oddio, eccole là” disse
Tom.
“Ma chi ?” chiese
Mark avvicinandosi ai due.
“Amy...”
“...e Sarah” aggiunse
Paul.
“E allora ?” disse
Mark.
“Stanno ridendo. Tutte e
due. Di noi.” Disse Tom sconsolato.
“Ma vah” disse Mark “Per
me si stanno annoiando a morte”
“Dod è vero !”
sbottò Paul, un pochino ferito nell’orgoglio.
“Tom, a parte il fatto
che siete stati grandi a riprendere la recita con nonchalance, tutti gli esseri
umani che c’erano in sala hanno riso quando ti è arrivato il ceffone” disse
Mark.
“Sì, ba...” disse Paul.
“Amy e Sarah sono due
esseri umani, quindi hanno riso.” Proseguì Mark.
“Effettivamente” disse
Tom.
“Già” disse Paul.
“Davenport non è un
essere umano, quindi non ha riso. Il sillogismo calza. Fine”
“E’ vero, Mark, ma
questa tua filosofia spicciola non ci è di grande consolazioneee...” Tom si
sentì afferrare per la collottola.
“I signorini vogliono
degnarsi di tornare in scena o preferiscono prima una tazza di
tè ? ! ?” ringhiò Oliver trascinando Paul e Tom verso la
ribalta. “Si può sapere cosa aspettate, deficienti ? ! ? Gli altri
sono fuori da un pezzo !” Detto questo, li scaraventò in scena.
“Ollie, non mi sembra
questo il modo...” intervenne Stephen. Oliver gli lanciò uno sguardo rovente.
“...Okay, come non
detto...” aggiunse il ragazzo girando i tacchi.
Benjamin, sul palco, si
sentiva un dio. Finalmente toccava a lui ! Ora tutti avrebbero capito chi
era davvero Benji Price. Ma il suo entusiasmo non sarebbe durato ancora molto.
Con voce solenne,
disse : “Cawdor è stato
giustiziato ? E i commissari non sono tornati ancora ?” Bestia,
quanto sono bravo, pensò.
“Sire...” esordì Julian inchinandosi davanti a Benjamin-Re Duncan.
Ma la sua battuta finì lì, perché, mentre si inchinava, sentì un diabolico
rumore...il tipico rumore della stoffa che si lacera...
Rialzandosi di scatto,
tastò il retro del suo costume, e, impallidendo, capì che si era rotto
esattamente all’altezza del sedere. Imprecando dentro di sé, cercò di
continuare con naturalezza, anche se gli altri attori, che avevano capito
cos’era successo, si stavano guardando l’un l’altro imbarazzati.
“Ehm...Sire...non ancora....”. Il ragazzo
terminò la sua unica battuta in quella scena, mentre gli altri, che avevano
capito il problema, cercarono di mettere Julian a proprio agio, e si disposero
tutti in modo che il ragazzo non dovesse volgere le spalle al pubblico. Però,
questo si chiama gioco di squadra, ammise Oliver.
Ma Julian non era
affatto contento della sua situazione, e mentre i suoi amici dialogavano, tentò
piano piano di scivolare dietro le quinte.
“Dove diavolo stai andando,
imbecille ? ! ? Torna subito fuori ! ! !” sibilò
Oliver spingendo Julian verso il palco.
“Ma Ollie, il
costume...”
“Ci penseremo dopo al
costume ! Ora vai via, via ! ! !”
“Malcolm, io ti nomino ora principe di Cumberland...ma dov’è
finito ? ! ?” disse Benjamin sottovoce, notando il brusco
ritorno in scena di Julian. Arrossendo, il ragazzo si rimise nella sua
posizione, pregando che non ci volesse ancora molto per concludere la scena.
“Ma sei proprio un
deficiente ! Come si fa a rompere un costume proprio lì ?” disse
Elizabeth armeggiando con ago e filo. “Dai, togliti i calzoni.”
Julian, che stava
pensando ad una bella risposta acida da dare alla ragazza, restò a bocca
aperta.
“...Cosa,
scusa ? ! ?” disse, incredulo.
“Ti ho detto di
toglierti i calzoni, svelto. Forse riesco ad aggiustarli prima del tuo ritorno
in scena” rispose Elizabeth. Poi, vedendo che il ragazzo la fissava dubbioso,
aggiunse : “Mio Dio, Julian...non sono mica una maniaca sessuale....vai là
dentro, spogliati e dammi quei maledetti pantaloni ! Prima che sia notte,
possibilmente...” disse, indicando la porta del magazzino.
“Guai a te se mi guardi
le mutande” disse Julian agitando un indice verso la ragazza. Camminando
rasente al muro, si infilò nello sgabuzzino.
“Sai che spettacolo....”
disse Elizabeth incrociando le braccia e alzando gli occhi al cielo. “Allora,
hai finito ?”
La mano di Julian, che
reggeva i pantaloni rotti, sbucò dalla porta. “Toh, ma fa’ in fretta” disse il
ragazzo.
Sbuffando, Elizabeth
afferrò i calzoni e sbattè la porta del magazzino lasciando a Julian giusto il
tempo per ritrarre il braccio.
“Che seccatore che sei”
disse la ragazza.
“Ha parlato
l’angioletto” rispose Julian da dietro la porta.
Nel frattempo, Maddy
stava declamando il suo primo monologo da Lady Macbeth, ed era davvero grande.
“Vieni, notte cupa...”
“Bella gnocca !”
urlò una voce dal fondo della sala.
“Va’ al diavolo, testa
di..” ribattè Maddy istintivamente.
“...Mio amore carissimo !” intervenne Tommy, appena balzato in
scena, tentando di salvare la situazione.
Maddy si ricompose, e
proseguì la scena tagliandone bruscamente una grossa parte. Ad Oliver, però,
cominciarono a fumare le orecchie.
La situazione si
mantenne stabile ancora per un po’, finchè Julian, stufo di restare da solo, al
buio e senza pantaloni in quella specie di sgabuzzino che puzzava di muffa,
tentò di aprire la porta per vedere a che punto fosse Elizabeth con i lavori di
riparazione del suo costume.
Girò la maniglia un paio
di volte. Niente. La porta era bloccata.
Diede un paio di manate
alla porta stessa, ma non ottenne alcun risultato.
“PSSSSSS ! Hey ! Beth ! Beth !” sussurrò Julian cercando di non farsi prendere dal
panico. Nessuno lo sentì. “PSSSS ! C’è qualcuno che mi
sente ? ! ? Phil ! Beth ! Steve ! Aiuto !”
Il suo appello rimase
nuovamente inascoltato ; tutti i suo amici, infatti, o erano sul palco a
recitare, o stavano attentamente seguendo lo spettacolo. Ormai claustrofobico,
Julian crollò.
“Questo castello ha un sito incantevole...”
BAMBAMBAMBAMBAMBAM !
“...L’aria è dolce per i nostri sensi delicati...”
BAMBAMBAM BAMBAMBAMBAM !
Benjamin e gli altri si
guardarono intorno, confusi, cercando di capire da dove venisse quel rumore.
Per cercare di coprirlo, non trovarono altra soluzione che parlare più forte.
“OH, ECCO LA NOSTRA OSPITE ONORATA...”
BAMBAMBAM !
“AIUTOOOO ! FATEMI USCIREEEEE !”
Finalmente, Oliver ed
Elizabeth (con buona parte del pubblico che però credeva si trattasse di una
scena normalissima) si accorsero che la voce spaventata proveniva dal
magazzino, dove Julian continuava disperatamente a colpire la porta con i
pugni.
“Oh, cavolo ! Ecco
perché non era ancora entrato in scena !” disse Oliver accorrendo verso la
porta. “Hey Jules ! Come diamine hai fatto a restare chiuso lì dentro,
razza di impiastro ? ! ?”
“Chiedilo alla signorina
che ha delicatamente sbattuto la porta quando ci sono entrato ! Insomma,
fate qualcosa, voglio uscire da quiiiiiiiii ! ! ! “
Elizabeth sbuffò. “Stai
calmo, vado a cercare un cacciavite...proveremo a forzare la serratura, visto
che la chiave non c’è”
“Sì, chiama la Banda
Bassotti, vah !” disse Julian “Ora che aspetto voi...”. Cercando di
mantenere la calma, il ragazzo fece il punto della situazione. Era chiuso nel
magazzino, non c’era aria né luce, era in mutande e doveva già essere sul palco
da un pezzo. C’era poco da stare allegri !
“Ecco, proviamo con
questo....” disse Stephen armeggiando con un cacciavite a stella.
TLAC. La serratura si
aprì al primo colpo.
“Grande Steve !”
disse Oliver spalancando la porta “Julian, sei sa...”
Non riuscì a finire la
frase per il semplice motivo che il ragazzo, il quale aveva optato per una
decisa spallata e si era lanciato a tutta velocità contro la porta, non era
riuscito a fermarsi in tempo per evitare di travolgere il povero Oliver.
Gli attori, ovviamente,
non poterono far nulla per coprire quel baccano infernale.
“Ollie, stai zitto...non
dire niente...non fare niente di cui potresti pentirti, anche se ora lo
vorresti fare, oh se lo vorresti fare....” si disse Oliver a denti stretti,
rosso dalla rabbia, mentre Julian, rialzandosi, inceneriva con lo sguardo
Elizabeth.
“I tuoi pantaloni,
Julian...” gli disse. Il ragazzo glie li strappò di mano e li infilò
velocemente.
“Carini i boxer con le
pecore” aggiunse poi Elizabeth.
Julian strappò il
cacciavite di mano a Stephen, che osservava la scena imbambolato, e lo tirò
dietro alla ragazza, mancandola clamorosamente.
“Phil, per favore, mi
stai facendo venire il mal di mare...” disse Oliver osservando l’amico che
camminava avanti e indietro come un’anima in pena.
“Ollie, senti...io...non
mi ricordo un accidente ! ! !”
“E’ quello che dici
tutte le volte che stai per essere interrogato, Philip...e ora muoviti che
tocca a te.”
Paul era già sul palco
quando il sipario si aprì. Philip entrò, terrorizzato.
“A che putto è la dotte, figliolo ?...KOFF, KOFF !” disse
Paul, tossendo.
“Certo che Banquo col
raffreddore è proprio il massimo” disse Lucy dietro le quinte.
“Beh, diciamo che rende
bene l’idea della notte fredda e tenebrosa...” disse Julian sistemandosi i
calzoni.
“E tu che ci fai con le
braghe in mano ? ! ?”
“Oh, la tua collega
Elizabeth mi ha fatto un lavoretto...”
“COSA ? ! ?
Brutto maiale che...” sbottò Lucy, scandalizzata.
“Frena, frena ! Ho
strappato i pantaloni e lei me li ha aggiustati, cos’avevi
capito ? ! ?” la interruppe Julian arrossendo.
“Beh, resti un maiale lo
stesso” disse Lucy, che con Julian non andava molto d’accordo (dopo il due di
picche che il ragazzo le aveva rifilato).
“La finite voi
due ? Credo che Phil non abbia ancora detto una parola...” disse Oliver.
In effetti, Philip se ne
stava immobile sul palco con gli occhi sbarrati e non aveva ancora aperto bocca
da quando era entrato.
“La...la...” balbettò il ragazzo, completamente nel pallone, mentre
sua madre lo guardava confusa.
Stupido idiota, dì
qualcosa, pensava Oliver digrignando i denti. Ma il ragazzo non si sbloccò. Fu
allora che Stephen decise di prendere in mano la situazione.
Fulmineo, afferrò il
primo copione che aveva sottomano e, alzando la voce, disse :
“La luna è calata. Non ho sentito le ore”
Tutti, sul palco e
dietro le quinte, si voltarono a fissare il ragazzo. Philip, attonito, capì al
volo di cosa si trattava, e, voltando leggermente le spalle al pubblico,
assecondò l’amico, che continuava a recitare al posto suo.
“Grande... Siamo di
fronte al primo playback della storia del teatro” disse Benjamin sottovoce.
“Sarà” ringhiò Oliver
“Ma io lo ammazzo lo stesso”.
Terminato il suo
intervento (anche se si era limitato a fare la bella statuina) Philip tornò di
corsa dietro le quinte, sudato e pallido come uno straccio, e non potè evitare
di finire nelle grinfie di Oliver.
“Philip...cosa devo fare
con te... ?”
“Te l’avevo detto,
Ollie, non dirmi che non te l’avevo detto ! ! !” esclamò Philip.
“Ma dovevi dire solo due
battute ! ! ! Due misere...striminzite...battute...” continuò
afferrando Philip per il collo e scuotendolo avanti e indietro.
“Per l’amor del cielo,
smettila, Ollie !” intervenne Mark cercando di separare i due.
“No ! Io non la
smetto finchè questo deficiente non mi spiega come ha fatto, lui che ha la
parte più corta di tutti, a dimenticarsela ! ! !” disse Oliver
senza lasciare andare Philip, che stava diventando viola.
“Ti conviene ascoltare
Mark e venire a dare un’occhiata qui, Ollie. Vinegar sta facendo una faccia
strana” disse Elizabeth sbirciando il pubblico.
Oliver spinse via
Philip, che si portò una mano al collo boccheggiando, e scostò leggermente il
tendone.
In effetti Vinegar e il
suo amico Jenkins, che stavano parlottando tra loro, sembravano piuttosto
perplessi riguardo all’accaduto.
“Lo sapevo...lo
sapevo !” esclamò Oliver mettendosi le mani nei capelli. “E’ l’inizio
della fine...”
“Su, Ollie !” lo
esortò Benjamin dandogli una pacca sulle spalle “Non tutto è perduto !
Abbiamo appena cominciato, il bello deve ancora arrivare, fidati !”.
Nel vedere l’espressione
sorridente ed ottimista di Benjamin, Oliver non sapeva se tirarsi su il morale
o avere ancora più paura. Comunque, pensò sospirando, ormai la frittata è
fatta, peggio di così non può andare.
Ma si stava sbagliando
di grosso.
Nelle scene successive,
tutti cercarono di fare del loro meglio, e, incredibilmente, non ci furono
incidenti. Però Oliver era convintissimo che sarebbe successo qualcosa, se lo
sentiva nel midollo...
Erano arrivati ad un
punto cruciale : l’assassinio di re Duncan da parte di Macbeth su
consiglio della perfida moglie.
Benjamin, cioè il re,
era andato a dormire dall’altra parte del palco, e Tom-Macbeth (che si era
scaldato a dovere e stava facendo davvero un buon lavoro) aveva afferrato il fatidico
coltello di plastica (che per fortuna il pubblico non poteva vedere nei
particolari) e, con fare da grande attore, stava recitando il suo primo, vero
monologo.
“E’ un coltello, quello che vedo qui davanti ?”. Vai così, Tom,
sei grande, si disse Oliver. Era incredibile quanto l’atteggiamento del ragazzo
fosse cambiato durante la recita ; era diventato molto più sicuro di sé,
la voce non gli tremava più e si stava veramente calando nel personaggio.
Nessuno avrebbe detto che era davvero lui. Quanto a Lady Macbeth...beh,
praticamente era lei che aveva retto lo spettacolo fino ad allora !
“Vado, ed è fatto. La campana mi esorta” disse solennemente.
Sotto lo sguardo fiero e
attento di Maddy, Tom si diresse verso la parte destra del palco (quella da
dove Benjamin era sparito) pronto a compiere un brutale regicidio.
“Non la sentire, Duncan : è un rintocco che ti chiama al cielo o
all’inferno” disse.
Ma non riuscì a fare
proprio nulla, perché Benjamin, che si era tolto il costume da re Duncan ed ora
era vestito pressappoco come Tom, era zompato sul palco facendo prendere un
infarto allo stesso Tom, a Maddy, agli altri ragazzi e a tutto il pubblico.
“Fermati, o vile ! E’ la tua coscienza che te lo ordina !” disse, sguainando una delle finte spade che
erano a disposizione. Seguirono varie scene di panico :
Maddy urlò.
Oliver credette di
svenire, e l’avrebbe fatto se Julian e Mark non l’avessero sorretto
prontamente.
Davenport diventò viola
dalla rabbia e spalancò la bocca, ma le uniche parole che ne uscirono furono
“Ma...ma....ma....”
Vinegar era
completamente nel pallone e non riuscì a spiegare a Jenkins cosa stesse
succedendo perché non l’aveva capito neanche lui.
Tom aveva fatto un balzo
all’indietro, sbiancando completamente, e continuava a voltarsi prima verso
Oliver, poi verso Maddy, infine verso il pubblico, implorando mentalmente i
presenti di dirgli cosa doveva fare.
“Benji, cosa diavolo ti
sei messo in testa ? ! ?” sibilò.
Benjamin non lo
considerò nemmeno.
“Vedo che tentenni” disse puntando la spada verso Tom “Comprendi forse la follia del tuo
gesto ?”
“E’ impazzito” disse
Maddy scuotendo la testa.
“Ditemi che sto
sognando” disse Oliver a mani giunte.
Intanto Benjamin
continuava imperterrito il suo monologo.
“Credi forse che il potere ti giunga da una sì sanguinosa azione ?
Tu che disprezzavi il vigliacco Cawdor oseresti far questo al re che tanto ti
ama ?”
“Sta improvvisando”
disse Julian stupefatto “Ma dove vuole arrivare ?”
“So benissimo dove vuole
arrivare ! ! !” esclamò Oliver, paonazzo “E non sta affatto
improvvisando ! ! ! Quel...quel...non ho parole per
definirlo...sta impersonando la coscienza di Macbeth e cerca di dissuaderlo
dall’uccidere il re !”
“Pazzesco” disse Paul.
“Geniale” disse Jack.
“Geniale un
corno !” sbottò Oliver “Per le sue stramaledettissime manie di grandezza
sta mandando completamente a rotoli il mio lavoro !”
“Mio ?” disse
Stephen “Vorrai dire il nostro lavoro !”.
Oliver lo ignorò.
“Dio solo sa quanto si
sarà preparato per questa pagliacciata...oh, ma stavolta quell’attoruncolo da
quattro soldi non la passa liscia, quant’è vero che esisto ! Mark,
sipario, svelto !”
“Ma Ollie, la scena non
è ancora finita !” disse Mark.
“E chi se ne
frega ! Questa stupida pantomima è durata anche troppo !
Muoviti ! ! !”
Mark obbedì all’ordine e
si precipitò verso i cordoni, sperando di azzeccare quello giusto, ma la sua
eccessiva foga fece crollare l’intero tendone addosso agli attori,
seppellendoli sotto una montagna di similvelluto rosso. Il bastone portante
beccò Tom in testa.
“Ehm...intervallo !”
disse Jack dopo essersi precipitato in scena per cercare di salvare la
situazione.
Mentre sul palco alcuni
ragazzi stavano cercando, tra le risate e lo sconcerto generale, di risistemare
alla bell’e meglio la scenografia e il sipario, Oliver si era avventato contro
Benjamin che, deluso per la repentina interruzione, era tornato dietro le
quinte.
“Ma io ti spezzo le
gambe ! ! !” sbottò Oliver afferrando il ragazzo per il bavero
del costume. Jack e Philip riuscirono a malapena a trattenerlo.
“Si può sapere chi
diavolo ti ha detto di fare una stronzata del genere, eh
imbecille ? ! ?”
“Beh...tu, Ollie !”
rispose Benjamin come se nulla fosse successo.
“Benji, guarda che non
ho nessunissima voglia di scherzare...per cui non provarci nemmeno a fare il
cretino con me ! ! !”
“No, no, davvero...ieri
sera, quando ti ho accompagnato a casa, hai detto che potevo fare le modifiche
che volevo...io te l’avevo chiesto e tu avevi accettato, proprio non
ricordi ? “
“Ma cosa vuoi che mi
ricordi ? ! ?” sbraitò Oliver aumentando la presa “Ieri sera ero
ubriaco come un irlandese !”
“Hey, vacci piano con
gli insulti !” intervenne Julian.
“E tu stai zitto !
Voglio solo sapere cos’è passato per la testa di questo deficiente quando ha
deciso di mettere in atto una...una...bestialità del
genere ! ! ! Ma chi ti credi di essere, Kenneth
Branagh ? ! ?”
“Ma era tutto
perfetto ! “ disse Benjamin tentando di difendersi “Ci ho lavorato
sopra un sacco, era solo una piccola modifica accuratissima che non avrebbe
creato problemi a nessuno, la mia personale interpretazione di un celebre
passaggio...il teatro è anche questo, Ollie, modellare la scena, non solo
copiarla !”
“Già, tutto perfetto...a
parte un piccolo dettaglio : PERCHE’ DIAVOLO NON CI HAI
AVVISATI ? ! ?” sbottò Tom massaggiandosi la testa ancora
dolorante.
“Senti, Benji” disse
Oliver mollando il ragazzo e puntandogli contro l’indice “In tutta questa
dannata storia sono stato picchiato, insultato, drogato, ubriacato e preso per
i fondelli...”
“Veramente ti sei
ubriacato da solo, a quanto mi risulta”
“Zitto, Phil, non è il
momento” disse Maddy.
“...per cui dammi solo
un motivo (e dico uno) per cui non dovrei sbudellarti dopo quello che mi
hai combinato ! ! !”
“Insomma, basta !”
intervenne Elizabeth per cercare di placare gli animi “Ci penserete dopo a
litigare, ora non è né il momento né il luogo !”
“Giusto” disse Mark
tentando di sdrammatizzare un po’ la situazione “Altrimenti, invece di un
finale con botto avremo un...finale con botte !”
“Mark, un’altra battuta
come questa e ti caccio il flauto su per il...”
“HUUUUTTOOOON ! ! ! ! !”
ruggì una voce alle spalle dell’intera compagnia. Impallidendo all’unisono,
tutti i ragazzi si girarono e videro Davenport, verde, che soffiava fumo dalle
narici.
“Oddio...”disse Oliver
con un filo di voce.
“HUTTON ! SPERO CHE
TU ABBIA UNA GIUSTIFICAZIONE CONVINCENTE PER QUESTO MAGNIFICO
EXPLOIT ! ! !”
“Pro-professore...le
po-po-posso spiegare...” balbettò Oliver.
“...PERCHE’ E’ LA PRIMA
VOLTA CHE SI VERIFICA UNO SCEMPIO DEL GENERE, E IO NON POSSO TOLLERARLO, HAI
CAPITOOO ? ! ?”
“Ma-ma-ma...”
“NESSUN
‘MA’ ! ! !” continuò Davenport agitando minacciosamente l’indice
in aria “IO AVEVO RIPOSTO IN TE LA MASSIMA FIDUCIA ! ERO CONVINTO CHE
AVRESTI SVOLTO IL TUO LAVORO IN MODO INECCEPIBILE, E INVECE...INVECE HAI RIDOTTO
UN’OPERA STRAORDINARIA IN UNA BUFFONATA DA CIRCO ! ! !”
Oliver aveva gli occhi
gonfi di lacrime e gli altri ragazzi si sentirono mostruosamente in colpa.
“CREDI CHE POSSA LASCIAR
CORRERE UNA COSA DEL GENERE, EH ? LO CREDI ? ! ?”
“Io...le chiedo scusa,
professore” disse Oliver tenendo lo sguardo basso.
Davenport stava per
inveire di nuovo contro il ragazzo, ma una voce lo bloccò.
“No, sono io che devo
chiederle scusa.”
Tutti, compreso
Davenport, volsero gli occhi verso Benjamin.
“Tutto questo è colpa
mia. Sono stato io a rovinare il suo spettacolo.”
La voce di Benjamin non
era piagnucolosa né strafottente, ma straordinariamente seria e calma. O dice
sul serio o è veramente un ottimo attore, pensò Tommy.
“Ma...Price, cosa stai
dicendo ?” disse Davenport.
“Quello che le ho appena
detto” rispose il ragazzo “Gli altri non c’entrano, è stata una mia idea. Se la
prenda con me, non con Oliver.”
“Stai dicendo che...tu
hai agito tenendo i tuoi compagni all’oscuro di tutto ?”
“Sì, sì. Non ero in
malafede, assolutamente no, ma ho sbagliato. Se deve punire qualcuno, punisca
me.”
Davenport, sebbene
ancora furente, si ritrovò del tutto spiazzato di fronte a quella dichiarazione
che, a parte tutto, attestava nel ragazzo una certa maturità.
“Beh...certo, bisognerà
prendere provvedimenti...ma...”
“No...cioè...aspetti,
professore...” disse Oliver tentennando. Le parole di Benjamin gli avevano
fatto sbollire la rabbia, e , in fin dei conti, lo stava difendendo davanti al
preside...Oliver si sentì a sua volta in dovere di aiutare l’amico.
“Benji ha cercato di
fare del suo meglio...perché...ehm...ci tiene davvero tanto...forse si
è...immedesimato un po’ troppo nella situazione....sa, il metodo
Stanislavskij...”
“Metodo
Stanislavskij ?” disse Davenport, ormai rabbonito “Non mi risulta proprio
che Price abbia frequentato l’ Actors’ Studio...comunque per questa volta
passi, ma alla prossima non sarò così clemente...” e se ne andò.
Dopo l’uscita di scena
di Davenport, l’imbarazzo regnò per qualche istante tra i ragazzi.
“Grazie per avermi
difeso, Ollie” disse poi timidamente Benjamin.
“Figurati...” disse
ancora più timidamente Oliver “...e poi sono io che devo ringraziare te per
avermi difeso da quell’ignorante...”
Tutti sorrisero :
forse Oliver aveva davvero abbandonato i panni del regista esaltato per tornare
ad indossare quelli del solito, vecchio Ollie.
“Pace ?” disse
Benjamin tendendo la mano all’amico di sempre.
“Pace” disse Oliver
stringendogliela.
Benjamin sorrise felice,
ma la sua espressione cambiò in un attimo perché Oliver lo strattonò
violentemente verso di sé e gli sibilò in un orecchio :
“Comunque ora ti piazzi
buono in un angolino e guai a te se muovi un muscolo prima che lo spettacolo
sia finito, altrimenti stasera tu non torni a casa...”. Benjamin deglutì.
“...Perché prima passi
dall’obitorio...capito ?”
“Come no” rispose
Benjamin sudando freddo.
I ragazzi sistemarono
tutto a tempo di record, e, dopo aver rassicurato Oliver che non avrebbero più
combinato guai, ripresero lo spettacolo.
Il regista, tutt’altro
che tranquillo, si rimise imbronciato dietro le quinte, implorando tutti i
santi del Paradiso che nessuno causasse altri problemi. Non si era mai sentito
così umiliato in vita sua ; tutto il pubblico, praticamente, rideva di
lui, e sarebbe stato ricordato per gli anni a venire come colui che aveva reso
Macbeth una commedia. Chissà se si stavano davvero divertendo alle sue
spalle... e chissà se i suoi amici non l’avevano fatto apposta a rendere la
recita un vero disastro... D’altronde Oliver era uno dei migliori studenti
della scuola, e qualcuno avrebbe goduto parecchio a screditarlo davanti agli
occhi di tutti, in particolare dell’insegnante che più lo stimava... Magari si
erano messi tutti d’accordo...
D’un tratto Oliver si
scosse e si vergognò profondamente dei suoi pensieri. Come poteva dubitare
dell’onestà dei suoi amici ? Pensò all’intervento di Benjamin davanti a
Davenport e si commosse. Poi diede un’occhiata a come stava procedendo la
recita e capì immediatamente che tutti stavano dando il massimo. Cosa poteva
pretendere di più da loro, visto che, poveretti, per loro il teatro era solo
una specie di cinema in cui non si potevano allungare i piedi sulle sedie
davanti ?
...Maledizione, riecco
quegli stupidi pensieri. Oliver li ricacciò indietro ancora una volta, ma non
capì che, nel suo cervello, l’idea di onnipotenza che si era costruito senza
rendersene conto stava facendo amicizia con il suo complesso di persecuzione.
Ad ogni modo, Oliver
aveva deciso di dare ancora un po’ di fiducia a quella sgangherata compagnia, e
tutto filò liscio per diverso tempo, finchè arrivò il momento tanto
atteso : la follia di Lady Macbeth.
Maddy era indubbiamente
stata la più brava di tutti, e anche durante le prove Oliver non aveva mai
dovuto correggerla o rimproverarla in nulla. Sicuramente sarebbe stata favolosa
anche in quella scena, e forse gli avrebbe dato una mano a risollevare la sua
reputazione...
Prima si presentarono
sul palco Hillary Banks (Oliver quasi non si ricordò di lei, sebbene fossero
stati in classe insieme per tre anni, e ringraziò mentalmente Davenport per
aver assegnato una parte brevissima a quella tipa tanto insulsa) e Stephen,
rispettivamente nel ruolo della dama di compagnia e del medico.
“Quando ha camminato l’ultima volta ?” disse
Stephen.
I due cominciarono a
conversare sulla salute mentale della regina, mentre, dietro le quinte, tutti
aspettavano con ansia il trionfale ingresso in scena di Lady Macbeth.
Ma Lady Macbeth non
arrivava.
Oliver fu nuovamente
colto dal panico. “Dove diavolo è finita Maddy ? ! ? Tocca a
lei, adesso ! ! !”
“E’ andata un secondo in
bagno” rispose Elizabeth “Ha avuto dei problemi con una lente a contatto,
sembrava che avesse un occhio pesto”.
Glie lo pesto io se non
si muove, avrebbe voluto dire Oliver, ma si trattenne giusto perché, come il
99% dei ragazzi della scuola, Maddy gli piaceva un sacco.
“Vai a chiamarla,
svelta !” disse.
Si voltò di nuovo verso
Hillary e Stephen, che, ormai, avevano esaurito le loro battute, e ricambiavano
imbarazzati lo sguardo di Oliver nella
speranza che lui gli dicesse cosa dovevano fare.
“Improvvisate !”
sussurrò il ragazzo. I due si guardarono di nuovo, piuttosto perplessi sul da
farsi ; poi Stephen prese la parola.
“Ehm...Notate come...come si aggira nei meandri di
questo castello...con quel candeliere in mano...”
“Già...sembra...sembra un fantasma, vero ?” rispose Hillary, che non sapeva proprio cosa
dire.
Andarono avanti così per
un po’, e sembrava che se la cavassero abbastanza bene.
Ad un certo momento,
però, in sala ricominciarono a girare commenti e risatine.
“Fuori la
bellona !” gridò la solita voce.
Neanche a farlo apposta,
in quel preciso istante arrivò Maddy, tutta trafelata e con un occhio gonfio e
arrossato, seguita a ruota da Elizabeth.
“Eccomieccomieccomi !”
disse afferrando in tutta fretta il candeliere “Scusa Ollie...ma questa
maledetta lente...”
“Non importa, me lo
racconti dopo ! Sei pronta ?”
“Prontissima !”
disse la ragazza ravvivandosi i capelli e correndo fuori, sulla ribalta.
“C’è ancora una macchia quiiiIIIIIH ! ! !”
Lady Macbeth inciampò
trionfalmente nel lungo costume e rotolò, altrettanto trionfalmente, davanti ai
piedi di Hillary e Stephen, che non poterono fare altro che seguire con gli
occhi la loro regina mentre andava a spiaccicarsi contro la parete opposta.
Hillary prese
l’iniziativa. “Ehm...Sire, la regina è
morta !” disse rivolgendosi a Macbeth, che in quel momento si stava
facendo gli affaracci suoi dietro le quinte.
“Ma la dovevo dire io
questa battuta !” sussurrò Stephen, contrariato.
Oliver, coprendosi la
faccia con entrambe le mani, scosse la testa.
“Sipario” disse con voce
sconsolata.
“Non avete idea di
quanto vi sto odiando, ragazzi” disse Oliver con la fronte appoggiata al muro
“E non chiedetemi il perché, ne ho tutti i motivi.”
Fuori, sul palcoscenico,
ci si stava preparando per l’assalto finale al castello di Dunsinane, cioè la
famosa terrazza di compensato che, non si sapeva come, riusciva a reggere il
dolce peso di Tom-Macbeth, il quale fingeva di osservare in lontananza
l’avvicinarsi dell’esercito (costituito dai soli Julian e Jack) abilmente
mimetizzato con cespugli di carta velina verde.
“Dai, non dire così...”
disse Mark masticando rumorosamente un sandwich al prosciutto.
“Ma si può sapere come
diavolo fai a mangiare in ogni momento ? ! ?” disse Oliver, giunto
ormai all’esasperazione “Guardati, ti sei pure sbrodolato tutto con la
maionese ! Fai schifo, fai !”
Mark si allontanò
imbronciato, pulendosi il costume con le mani e borbottando tra sé e sé qualche
insulto piuttosto volgare. Per ripicca, addentò un altro paio di sandwich.
Ad un tratto, la figura
magra e occhialuta del professor Vinegar spuntò dietro ai tendoni, facendo
prendere un leggero infarto ad Oliver e compagni.
“Cerca di mantenere la
calma, Hutton” disse.
“Mi spiega come
faccio ? Non c’è niente che vada per il verso giusto, niente !”
“Non direi... l’idea del
‘playback’ non è stata del tutto malvagia, e ci sono tanti particolari che
denotano una certa collaborazione tra tutti i membri della compagnia. Qualche
errore, poi, è inevitabile per dei dilettanti allo sbaraglio !”
“Ah, sì ? E della
performance di Price che mi dice ?”
“Lasciamo perdere...come
idea poteva anche funzionare, ma non in questo contesto. Comunque mi sto
lavorando per bene Jenkins...per ora mi sembra abbastanza soddisfatto, considerate
le premesse, basta che non combiniate altri disastri...”
“Sarà dura.”
“Ma no. Guarda fuori, mi
sembra che tutto stia filando liscio...”
Facendo gli scongiuri,
Oliver sbirciò oltre i tendoni. Jack e Julian, quatti quatti e incespugliati,
si stavano avvicinando furtivamente al castello, e Tom manifestava apertamente
l’ansia per l’imminente attacco. In effetti, le cose non stavano poi andando
tanto male...
“L’assalto finale...una
delle parti più emozionanti” disse Vinegar appoggiandosi al muro.
Improvvisamente si udì
uno scatto ed uno strano rumore.
“Professore ! Si
sposti subito da lì !” disse Patty. Vinegar non si era accorto che, con il
suo peso, concentrato nel posto sbagliato, aveva lentamente fatto abbassare la
leva che apriva la botola...
E non se ne accorsero
neppure i ragazzi sul palcoscenico, finchè Julian, che guidava l’assalto, ci
finì dentro.
“Siamo abbastanza vicini. Buttate via gli schermi di foglieeeEEEH ! ! !”.
Il ragazzo atterrò sul vecchio materasso (che per fortuna non era stato rimosso)
con un tonfo sordo.
“Hey ! Stavolta io
non c’entro, eh !” disse Philip alzando le mani.
Jack, disorientato, non
aveva ben capito cosa fosse successo e cercò di aggirare la buca,
impastocchiando qualche frase improvvisata per tener buono il pubblico.
“Ehm...Anche se il mio valoroso fratello è caduto...”.
E’ caduto per davvero, pensò ridacchiando Stephen mentre Oliver soffriva come
se gli stessero strappando un’unghia. “...dobbiamo
andare sempre avanti, perché la nostra missione ce lo imponeeee...OOOH... ! ! !”
Purtroppo Jack non era
stato abbastanza attento a dove metteva i piedi, e inciampò malamente nei rami
che lo avvolgevano, finendo addosso alla terrazza del castello. Come era
naturale, la costruzione (che già stava in piedi per miracolo) cedette e si
schiantò al suolo trascinando con sé il povero Tom.
Di fronte a quel nuovo
disastro, Oliver agì senza pensare.
“Fuori MacDuff !”
disse, spingendo Mark sulla ribalta.
“Hey, ma non ho ancora
finito...” protestò il ragazzo, ma in men che non si dica si ritrovò davanti al
pubblico con l’ennesimo sandwich tra le mani. Dopo aver scambiato un’occhiata
con l’attonito Tommy, che nel frattempo si era rialzato e si stava ripulendo il
costume dalle schegge di legno, capì cosa doveva fare.
“A noi, cane !” esclamò sguainando la spada e gettando via il
panino.
Tom fece la stessa cosa,
e in breve i due cominciarono a duellare.
Asciugandosi i sudori
freddi, Oliver, dietro le quinte, disse : “Forse ce la caviamo, professor
Vinegar...professore ? Ma dov’è andato ? ! ?” Vinegar se
l’era svignata senza che nessuno se ne accorgesse, ed era tornato da Jenkins a
calmare le acque.
Intanto i due
contendenti stavano duellando alla grande, ma Tom ebbe la pessima idea di far
riaffiorare i suoi ricordi di schermidore, e, senza che Mark se ne rendesse
conto, gli rifilò un paio di rapidissime stoccate che lo disarmarono in un
attimo.
“Cosa stai facendo,
cretino ? ! ?” disse Oliver mettendosi le mani nei capelli.
Accortosi del fatto, Tom
restò un attimo imbambolato. Senza aspettare che Mark recuperasse la spada,
fece cadere la sua e si gettò a terra, fingendo di essere stato colpito a
morte.
Mark si chinò
sull’amico. “Stai bene ?” disse, preoccupatissimo.
“Sì, idiota, ma adesso
vattene, mi hai appena ammazzato !” sussurrò Tom.
Nel frattempo, Julian,
ancora frastornato per il volo che aveva fatto, era riuscito a risalire a forza
di braccia, e si stava ancora issando sul palco alle spalle di Mark quando
questo si girò verso di lui e gridò :
“Salve, re di Scozia !”. A quel punto, il pubblico non capì più nulla.
Julian si issò a fatica
sul palcoscenico e, traballando, disse, in mezzo al frastuono generale :
“E’...è finita, vero ?”
Piangendo, Oliver chiuse
il sipario per l’ultima volta.
“Ora abbiamo davvero
ucciso Macbeth” disse.
32. Applausi
Quando i pesanti tendoni
si chiusero, tutti i ragazzi tirarono un grosso sospiro di sollievo.
“E vai !” disse
Jack battendo un cinque all’emozionatissimo Tom.
“Ancora non posso
crederci” disse Tom ridendo “E’ stato un casino dall’inizio alla fine
ma...ragazzi, devo ammettere che mi sono divertito !”
“Anch’io, a parte quando
sono rimasto chiuso nel magazzino” disse Julian.
“E quando Benji ha fatto
la sua improvvisata” aggiunse Stephen.
“E quando Philip non si
ricordava più la sua parte” disse Benjamin, quasi per ripicca.
“E quando...”
“Oh, basta ! E’
andata così, l’importante è che ce l’abbiamo fatta ad arrivare fino in
fondo...in qualche modo ! Forza, ora salutiamo il pubblico con un
bell’inchino e poi andiamo tutti al bar a festeggiare !”
La proposta di Mark,
però, non fu accolta nel modo sperato perché i ragazzi si accorsero che Oliver,
il quale non aveva ancora aperto bocca, se ne stava seduto in un angolino e
aveva lo sguardo completamente perso nel vuoto.
“Ollie, che hai ?”
disse Philip avvicinandosi al ragazzo e cingendogli le spalle con un braccio.
Oliver non rispose.
“Dai...tirati su e non
preoccuparti, non è mica morto nessuno ! Siamo riusciti comunque a
cavarcela, e poi tu hai fatto un ottimo lavoro, se ne sono accorti tutti !
Beh, abbiamo avuto qualche problemino, ma d’altronde... “
“Piantala di dire
stronzate, porca miseria ! ! !” sbottò Oliver alzandosi di
scatto e scostando il braccio di Philip in malo modo. Tutti ammutolirono.
“Avete tutti una gran
bella faccia tosta ! ‘Ma sì, abbiamo avuto qualche problemino, ma chi se
ne frega, tanto c’è quell’imbecille di Ollie che si prende la colpa di questo
sfacelo’ ! Non è forse questo che intendevate, eh ? ! ?”
“Mio Dio, ma che stai
dicendo ?” disse Elizabeth sconvolta.
“Lo sapete
benissimo ! Non ve ne è mai importato un accidente di tutta questa storia,
e adesso non aspettate altro che scaricare il barile su di me non appena
Davenport verrà qui con la frusta in mano a reclamare un colpevole !”
“Adesso stai davvero
esagerando, Ollie” disse Mark allungando un braccio verso il ragazzo “Si vede
che era destino che...”
“Non sto affatto
esagerando, invece, e non dire le solite fesserie sul destino perché ho smesso
di crederci un sacco di tempo fa ! Sono stato davvero stupido a sperare
che per una volta avreste fatto un sacrificio e avreste cercato di far filare
tutto liscio...meglio divertirsi e lasciare che sia lo sfigato regista di turno
a sbrogliarsela, vero ? Non potete...non potete immaginare quanto fosse
importante questo spettacolo...tutta la mia carriera dipendeva da oggi, e
voi...voi...”
“Gente, il pubblico ci
reclama” disse Philip, che si era perso la discussione perché era rimasto a
sbirciare fuori dal tendone.
“Andateci voi a salutare
il vostro pubblico, visto che ci
tenete tanto” ribattè Oliver incrociando le braccia e voltando le spalle ai
ragazzi “Io non esco. E poi quella massa di ignoranti là fuori non se ne
accorgerebbe nemmeno”.
Tutti tacquero,
sconvolti dall’uscita del loro amico...o di quello che ritenevano tale e che di
Oliver aveva ben poco, finchè Patty non si fece avanti.
“...Quindi tu credi che
noi ti abbiamo boicottato, è così ?” disse.
“L’hai detto tu” rispose
Oliver facendo spallucce, strafottente.
Patty scosse la testa,
ridendo. “Sai cosa ti dico ? Nessuno di noi avrebbe mai fatto una
bastardata del genere...” Oliver sogghignò. “...ma avremmo dovuto farla sul
serio.”
Tutti puntarono gli
occhi sulla ragazza, e anche ad Oliver, malgrado facesse finta di niente, si
drizzarono le antenne in testa.
“Sì, avremmo dovuto
boicottarti...fare di tutto perché Vinegar, Davenport e quel Jenkins capissero
veramente che razza di carogna sei !”
“Carogna
io ? ! ?” ribattè Oliver “Ma hai un’idea di...”
“Vuoi sapere cosa vedo
io ? Un sedicenne frustrato che sta perdendo tutti i suoi amici per colpa
del suo egoismo, ecco cosa vedo !”
“Tu non sai cosa
significava per me tutto questo...” disse Oliver con le lacrime agli occhi.
“Lo so benissimo,
invece ! Tanto che tutte le persone che ti trovi davanti ora avrebbero
fatto carte false per aiutarti a realizzare il tuo sogno ! E invece ti è
andata male, e vuoi sapere di chi è la colpa, visto che ci tieni tanto ?”
“Sentiamo...”
“Tua, solo tua.”
“Questa è proprio
bella !”
“E sai perché è
successo tutto questo ? Perché tu non hai mai avuto fiducia in noi...non l’avevi fin dall’inizio ! Hai
sempre giocato a fare il grand’uomo senza renderti conto delle persone con cui
stavi lavorando ! Hai visto solamente quello che volevi vedere, tutti i
lati negativi possibili, senza considerare gli sforzi che abbiamo fatto per te,
per non rendere questo gioco un inferno...perché di un gioco si è trattato, se
non l’hai capito ! E se consideri tutto questo un fallimento...beh, è
anche il tuo fallimento ! Il tuo
fallimento come amico...”
Nessuno, nemmeno Oliver,
ebbe il coraggio di ribattere alle parole di Patty, che stava rivelando una
grinta insospettabile.
“Sicuramente non siamo
stati il massimo, anzi, ne abbiamo combinate davvero di cotte e di crude, ma
non l’abbiamo mai fatto per danneggiarti, né abbiamo mai pensato di scaricarti
la patata bollente, come invece stai facendo tu adesso...” continuò.
Oliver abbassò lo
sguardo, pensieroso. Il discorso di quella ragazza gli stava rodendo il
fegato...perché sotto sotto sapeva che aveva ragione.
“...per cui è ora che
anche tu ti prenda le tue responsabilità. E adesso muovi il culo e vieni a
salutare il pubblico !”
Nessuno fiatò, mentre
Oliver, immobile, ripensava a tutti gli avvenimenti del mese precedente, i
disastri, le urla, le risate, i momenti di euforia, di ansia e di serio impegno.
Quante cose aveva dimenticato...
In un attimo, come in un
flash, gli vennero in mente le parole di una vecchia canzone di Stevie
Nicks :
ma ogni volta che pensi di mollare / pensa a
quello che sai / pensaci / pensaci prima di andartene...
Poi alzò gli occhi e
vide i volti degli amici che, nonostante tutte le frasi cattive e piene d’astio
che lui aveva vomitato su di loro, non lo guardavano affatto con disprezzo o
con rabbia, ma con la speranza di riallacciare il filo che rischiava di
spezzarsi tra loro.
E improvvisamente
scoppiò a ridere.
Patty diventò rossa
dalla rabbia. “Si può sapere cosa c’è da ridere, cretino ? ! ?”
disse.
Con le lacrime agli
occhi, stavolta per le risate, Oliver disse : “Hai ragione, Patty, sono
proprio un cretino”.
Tutti capirono che lo
diceva con sincerità.
“Mi dispiace, ragazzi,
mi dispiace davvero. Non capisco cosa mi sia successo, forse mi sono montato un
po’ troppo la testa...fatto sta che sono stato un maledetto egoista, non avrei
mai dovuto dirvi tutte quelle...quelle...”
“Stronzate” puntualizzò
Jack.
“...Stronzate, appunto.
Vi siete comportati da buoni amici e io vi ho trattato malissimo. Non merito il
vostro affetto”
“Oh, beh, adesso stiamo
andando un po’ troppo sul patetico !” intervenne Julian mettendo una mano
sulla spalla di Oliver.
“Diciamo che...beh,
anche noi ti chiediamo scusa per i guai che abbiamo combinato, anche se
possiamo assicurarti che non erano proprio intenzionali...e che ti
perdoniamo ! Giusto ragazzi ?”
“Oh yeah !” esclamò
Stephen alzando un braccio. Tutti risero.
“Non avevo dubbi” disse
Oliver mentre i suoi amici lo circondavano per abbracciarlo “E ora forza, i
nostri spettatori ci attendono !”
“Ammesso che sia rimasto
qualcuno !” disse Philip.
Mentre uscivano sulla
ribalta, Oliver fermò un attimo Patty.
“Senti...grazie” le
disse.
“E di cosa ?”
rispose la ragazza, stando un po’ sulle sue.
“Di avermi fatto
rinsavire...se non ci fossi stata tu sarei rimasto solo come un cane !
Certo che da te proprio non me l’aspettavo un intervento del genere !”
“Che ti devo dire...sarò
anche innamorata ma non idiota !” disse Patty arrossendo.
“Comunque che ne dici se
ti presento le mie scuse davanti ad una pizza oggi a pranzo ? Se non
ricordo male sono stato parecchio cafone anche con te !”
“Uhm...stai cercando di
comprare il mio perdono ?”
“Assolutamente no”
“Okay, se offri tu
accetto !”
Entrambi risero, e Patty
pensò che non era mai stata così felice in vita sua.
Quando furono sul
palcoscenico, i ragazzi si accorsero che gli spettatori non se n’erano affatto
andati, anzi, quando videro la compagnia al gran completo applaudirono con
tutta la forza che avevano nelle mani e urlarono a gran voce.
“Paul, sei
grande ! ! !” gridò Sarah, mentre Amy mandò un bacio a Tom ed
entrambi i ragazzi sfoderarono un sorriso a novanta denti.
Qualcuno lanciò sulla
ribalta dei bigliettini per Maddy, piegati come aeroplanini di carta, uno dei
quali si ficcò nei capelli di Lucy.
Philip salutò sua madre,
che non diceva nulla perché stava piangendo dalla commozione.
Perfino Davenport
applaudiva, anche se la sua espressione non era molto convinta.
Gli attori e il loro
regista si presero per mano, emozionatissimi, e fecero un profondo inchino.
Quando si rialzarono, Julian ed Elizabeth si accorsero che si stavano
stringendo la mano a vicenda, ma fecero entrambi finta di niente.
Oliver, invece, vide con
la coda dell’occhio Vinegar fare un cenno verso Jenkins, poi unire pollice e
indice come per dire “OK” e applaudire sorridendo. Il ragazzo pensò che forse
Mark aveva ragione quando parlava del destino. Il destino li aveva pilotati
abilmente verso sentieri che probabilmente non avrebbero mai imboccato : i
giochi delle coppie per Paul e Tom (che tra l’altro era davvero cambiato), la
riscoperta di un’amicizia per Julian ed Elizabeth...perfino la possibilità di
coronare il suo sogno, che ora vedeva concretizzarsi sempre di più nel battito
di mani di Jenkins.
Quando i ragazzi lo
spinsero in avanti a ricevere l’ovazione del pubblico, Oliver ringraziò
mentalmente Davenport per avergli permesso, anche se non lo sapeva, di imparare
quanto, sia nel teatro che nella vita, fosse importante avere fiducia in se
stessi e negli altri e, soprattutto, tenere duro fino alla fine.
Poi, felice, si chinò a
raccogliere gli applausi.
FINE