«Buongiorno
a tutti!» esclamò allegra Sora, arrivando nel
cortile
della scuola. Anche se era sabato e quindi non c’era lezione,
il signor Tawada
aveva ritenuto opportuno fissare delle prove anche nei weekend, vista
l’impossibilità
di Miyako e Daisuke di lavorare insieme. Quel giorno, con un
po’ di fortuna,
sarebbero entrati in scena anche gli altri personaggi.
I suoi
amici si voltarono e la salutarono con altrettanto calore. Soltanto
Miyako e Daisuke avevano un’aria depressa.
«Siete
pronti?» chiese la rossa, sorridendo. Si voleva male,
poveretta, perché entrambi la guardarono e ringhiarono:
«No!» E diedero il via
all’ennesima serie di battibecchi.
«Ignorali,
Sora. Ignorali» le consigliò Hikari, nascondendo
un
sorriso.
«Piuttosto,
come è andata, ieri sera?» chiese Mimi,
avvicinandosi
alla sua migliore amica e stringendole un braccio attorno alle spalle.
«Sembri
un vecchio ubriaco!» rise la ragazza, cercando di
nascondere il rossore. Erano fatti suoi cosa avessero fatto lei e
Yamato la
sera prima, no?
Mimi
sembrò leggerle nel pensiero, perché disse:
«Eddai, a me lo
puoi raccontare. Lo sai che sarei muta come una tomba!»
«Come
no, ci credo di sicuro. Comunque niente di che…»
«E
allora perché tu sei arrivata più tardi del
solito e lui non
ancora?» domandò maliziosa la ragazza, facendo
scoppiare a ridere anche gli
altri ragazzi.
Sora
stava per rispondere in maniera decisamente volgare e poco
adatta alla situazione, quando il professor Tawada uscì
dall’edificio
scolastico chiamando a raccolta gli alunni.
Cicalando
eccitati, tutti gli studenti lo seguirono all’interno
della scuola, nell’auditorium e lì cominciarono ad
allestire il palco per le
prove.
«Per
amor di Dio! Kitty, non tossire a quel modo! Abbi pietà dei
miei poveri nervi. Li metti proprio alla tortura»
recitò Miyako, dando
particolare enfasi alla frase, come richiesto dalla parte.
Effettivamente il
ruolo della nevrotica le riusciva piuttosto bene, constatò
Iori, da dietro le
quinte.
«Sono
tanto in ritardo?» domandò in quel momento Yamato,
sbucando
alle spalle di Taichi e Kōshirō. Il ragazzo più giovane
soffocò uno strillo
sorpreso, mentre il castano si voltava verso il suo migliore amico. Il
ragazzo
biondo era tutto rosso e piuttosto scompigliato. «No, abbiamo
iniziato da un
dieci minuti scarsi. Prima abbiamo dovuto obbligare Miyako e Daisuke a
recitare
insieme. Una tragedia» rispose il ragazzo, additando i due
amici sul palco,
mentre Ogawa, la ragazza che recitava la parte di Kitty, compagna di
classe di
Iori (doveva chiamarsi Eriko, se non sbagliava), declamava la sua
battuta.
«Immagino.
Andrò a chiedere scusa al professore»
commentò Yamato,
lanciando un’occhiata colpevole all’insegnante,
seduto in prima fila.
«Buona
fortuna, allora. Oggi ha i nervi a fior di pelle, quei due
sono già riusciti a stressarlo» gli
augurò Jyō, alzando gli occhi dal suo libro
di scienze. Interpretando un personaggio che non sarebbe comparso per
almeno
una quindicina di scene, aveva deciso di occupare saggiamente il suo
tempo. Al contrario
di gente come Taichi, che si trastullava con chiacchiere e partite con
la sua
console portatile.
«Grazie»
mormorò il biondo, prima di abbandonare i suoi amici per
avvicinarsi al professore.
«Sono
stufa di Mr. Bingley!» esclamò Miyako, con un che
di
drammatico nella voce. Era decisamente nata per quella parte.
«Mi
dispiace. Ma perché non dirmelo prima? Se lo avessi saputo
soltanto questa mattina, non sarei davvero andato da lui! È
un peccato. Ma ormai
che la cosa è fatta, non possiamo più evitarne la
conoscenza» rispose Daisuke,
inceppandosi sull’ultima frase.
«Professore…»
sussurrò Yamato, avvicinandosi all’insegnante.
Sul
palco, tutti si voltarono verso di lui, che assunse
un’espressione
colpevole.
Il
signor Tawada si voltò, lo vide e ordinò cinque
minuti di
pausa. «Motomiya, ripassa l’ultima battuta, mi
raccomando» ordinò a Daisuke,
prima di voltarsi verso il biondo.
«Ishida,
che c’è? Hai una giustificazione per il tuo
ritardo?»
«Sì,
signore, ho avuto un imprevisto lungo la strada. Ecco, mio
padre ha ritenuto necessario consegnarle questo» rispose il
ragazzo,
porgendogli un foglietto vergato nella calligrafia di suo padre.
L’insegnante
lo prese, lo lesse in fretta e disse: «Va bene.
Fortunatamente sei riuscito ad
arrivare in tempo prima della tua entrata in scena. Raggiungi gli altri
dietro
le quinte.»
«Sì,
signore.» E detto ciò, il ragazzo si
allontanò velocemente,
riunendosi ai suoi amici, cui si erano aggiunti anche quelli in scena
al
momento del suo arrivo.
«Yamato!
Sei arrivato!» esclamò Sora, saltandogli addosso.
«Già.
Tutto bene?» domandò il ragazzo, baciandole
rapidamente il
naso, prima di allontanarsi per fronteggiare anche i suoi amici, che
ridacchiavano: era divertente vedere il loro ghiacciolo ufficiale
sciogliersi
in quel modo quando entrava in scena Sora.
«Tutto
a posto, sono perfino riuscita a dire un paio di battute»
sorrise lei, posandogli la testa sulla spalla.
«Addirittura?
Di questo passo entrerò in scena pure io, in
giornata!» replicò il ragazzo, guardando con
intenzione i due responsabili dei
continui ritardi. Miyako e Daisuke arrossirono imbarazzati, ma proprio
mentre
stavano per dire qualcosa a loro discolpa, il signor Tawada
richiamò gli attori
in scena. La pausa era durata anche troppo.
Con
rapidi cenni di saluto, gli attori tornarono velocemente sul
palco.
NOTA:
tutte le
battute sono prese dalla mia edizione di Orgoglio
e pregiudizio, edito da Newton Compton Editori e tradotto da
Italia
Castellini, Riccardo Reim e Natalia Rosi ^^