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Autore: SanjitaSwan    20/06/2013    3 recensioni
Questo è il mio primo esperimento sulla mia coppia preferita, ovvero lo ZoSan. Ambientato nell'epoca moderna, Sanji è un ragazzo timido e chiuso, senza amici e la cui vita sembra dipendere dalla fidanzata Nami. Un giorno incontra Zoro, un tipo violento e odioso, tormentato da un trauma legato al passato. Seppur diversissimi tra loro, nascerà un sentimento speciale che va al di là della loro immaginazione. Spero di avervi stuzzicato un po' la curiosità! Buona lettura ;)
Note: il Rating della fic potrebbe cambiare col proseguimento
Un grazie a Mizori11 per avermi aiutato
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Così quella sera il poveretto si ritrovò seduta stante in macchina con Nami di fianco che non la finiva un secondo di parlare. Sanji, dal canto suo, si limitava ad annuire e ad emettere degli ‘mmh’ ogni tanto.
Erano tornati dal centro commerciale solo un’ora prima, dopo che, come previsto dal ragazzo, Nami si era provata di tutto, optando infine per un vestito arancione e dei sandali abbinati. Che poi, secondo il modesto parere di Sanji, non le stava nemmeno bene, la faceva sembrare un grosso tubo arancione con le infradito. Non glielo disse, ovviamente.
Finalmente arrivarono a destinazione, un piccolo locale di periferia.
Sanji parcheggiò l’auto e scese, ansioso che quella noiosissima serata si concludesse il prima possibile.
Vide Nico Robin arrivare, salutare Nami come se fosse appena tornata dalla guerra, e riempirla di complimenti sul tubo arancione.
Sanji stava cercando di capire se fossero complimenti veri o ipocriti, quando Franky, in bermuda e camicia hawaiiana, fece il suo ingresso, baciando Nico Robin.
“I ragazzi sono nel parcheggio, ora arrivano” fu la prima frase della serata, dando al biondo una stretta di mano frantuma ossa.
“Ah, ottimo! Intanto andiamo a sederci” rispose Nami, sorridendo. Sanji seguì i tre a ruota, rimuginando ancora una volta sul suo desiderio di starsene a casa davanti alla tv.
Sfogliò distrattamente il menù, in cerca di qualche stuzzichino da mettere sotto i denti.
‘Appena posso mi invento una scusa ed esco a fumare una sigaretta’ pensò chiudendo insoddisfatto il menù.
“Eccoci qua!”
Improvvisamente una voce proveniente da dietro di lui lo fece sobbalzare.
Si girò, realizzando che la voce apparteneva ad un ragazzo moro con la faccia simpatica e piena di lentiggini. Dietro di lui un altro ragazzino, più giovane, molto somigliante all’altro, ma con l’espressione più tenera e ingenua.
Sanji aggrottò le sopracciglia. Quel ragazzino aveva un viso familiare, l’aveva già visto da qualche parte. Stava pensando in che occasione quando in quel momento, dietro di lui, apparve la terza presenza.
Non era possibile!!!!
‘L’idiota coi capelli verdi!’ fu tutto quello che riuscì a pensare in quel breve attimo di lucidità.
Zoro svettava in piedi davanti a lui, sfoggiando la sua orribile pettinatura color muschio. Anche lui si accorse di Sanji, e gli cadde la mascella dalla sorpresa.
‘Il coglione perfettino con cui ho fatto a botte! Ancora lui!’
“Ah, bene!” disse Franky alzandosi e iniziando a fare le presentazioni. “Questi due sono Rufy e Ace, lui è Zoro, il mio amico che lavora in officina con me”.
Zoro! Si chiamava Zoro!
‘Idiota di nome e di fatto!’ gli venne da pensare mentre stringeva le mani ai due fratelli. Quando arrivò il turno del verde, i due non si guardarono nemmeno in faccia e, seppur con rancore, si strinsero la mano.
“Piacere, Sanji” borbottò il biondo.
‘Ah, finalmente so come ti chiami, dannato damerino da quattro soldi’ fu il pensiero di Zoro.
Poi notò che gli altri due si erano già accomodati a fare libera conversazione, e l’unico posto libero rimasto era proprio quello di fianco a quello stronzo. Mannaggia…
Entrambi si sedettero, sprofondando in un silenzio tombale. Sanji lo guardò di sottecchi.
La prima cosa che attirava l’attenzione era senz’altro la chioma verde, ma più di ogni altra cosa lo colpì il suo fisico super palestrato da mozzare il fiato. Cazzo, c’era da dire che, capelli a parte, era veramente un gran bel ragazzo. Peccato per il carattere.
Guardandolo meglio sembrava anche lui incredibilmente annoiato e fremente dalla voglia di andarsene. Girò lo sguardo, cercando di pensare ad altro.
Fu il turno di Zoro di osservare tutti i dettagli di Sanji; i capelli biondi perfetti, i vestiti tutti bene in ordine, l’accenno di barba sulla punta del mento, quell’orribile sopracciglio spiraliforme… ma anche lui aveva notato il suo fisico perfetto, muscoloso ma non troppo, dalla pelle candida e morbida. Non male, non male davvero. Peccato che era un coglione.
Sanji decise che era il momento buono. Si alzò e annunciò alla tavolata: “Scusate, vado un secondo in bagno, torno subito”.
Si allontanò verso l’uscita, dopo essersi assicurato che Nami non stesse guardando. Macché. Era troppo impegnata a conversare, sembrava quasi non essersi accorta che se n’era andato.
Meglio così.
Uscì, tirò fuori una sigaretta dal pacchetto che teneva in tasca, la accese e tirò una boccata.
Ora sì che si sentiva rilassato. Il fumo riusciva sempre a calmarlo nei momenti di tensione.
Guardò davanti a sé, dando altri due tiri. Su un muretto adiacente alla strada c’erano seduti quattro ragazzi, che ridevano e si passavano una bottiglietta di birra.
Gli sembrava così bello avere accanto un amico con cui divertirsi.
Sospirò, mandando fuori la boccata di fumo appena tirata. Chissà se lo avrebbe mai trovato, lui, un amico che riuscisse a capire quanto si sentisse frustrato e infelice, e che gli tirasse su il morale.
“Mi dispiace per oggi”
Una voce profonda lo fece quasi bruciare con la sigaretta che teneva stretta tra le dita.
Si voltò di scatto, e vide Zoro, che lo guardava con una strana espressione.
Sbuffò, dando un altro tiro.
“Allora, che cazzo vuoi?”
“Ti ho detto che mi dispiace per stamattina, al bar. Non era mia intenzione farti perdere il posto”
“Non mi hai fatto perdere nessun posto, imbecille. Ora lasciami stare e torna dentro” rispose secco Sanji.
Zoro pensò di rispondergli male, ma non gli andava di far partire una nuova rissa. Si limitò a far uscire dalla bocca un semplice “Ah”.
Sanji lo guardò. Forse non era così ottuso e insensibile come pensava. Cercò quindi di metterci una pezza sopra.
“Comunque stai tranquillo, tanto non ci tengo a lavorare in quel posto. Lo faccio solo per i soldi, e perché è l’unico lavoro che sono riuscito a trovare”.
Zoro lo ascoltò in silenzio. Non sapeva che altro dirgli. Decise così di sviare l’argomento.
“Tu non eri andato al cesso?”
Sanji parve riscuotersi. Si era dimenticato della bugia che aveva raccontato!
“Ti capisco, anche per me lì dentro era una noia mortale” continuò Zoro.
Sanji non sapeva cosa pensare. Ma che stava dicendo? Fino a cinque minuti prima lo odiava a morte e ora se ne usciva così?
“Beh… sì, è… è così anche per me” fu tutto quello che riuscì a dire, spegnendo con un piede la sigaretta, ormai ridotta a un misero mozzicone.
“Tranquillo, non dirò nulla alla tua ragazza” proseguì il verde mettendogli una mano sulla spalla.
Il povero Sanji ormai non ci stava capendo più nulla. Certo che quello era l’individuo più strano che avesse mai conosciuto.
“G-grazie”.
Seguirono alcuni momenti di imbarazzato silenzio, che vennero rotti da Zoro.
“Domani che ne dici se andiamo a berci qualcosa io e te? Per farmi perdonare…”.
Il biondo lo guardò con gli occhi fuori dalle orbite. Ora lo stava anche invitando a uscire? Ma che diavolo…
“Beh… d’accordo” rispose alla fine.
“Ok. Allora troviamoci qui davanti alle nove. Ora rientriamo, prima che vengano a cercarci”
“O-ok”.
Quando ritornarono al tavolo, gli altri già se ne stavano andando.
“Allora, ma dov’eri finito?” chiese Nami apparendo improvvisamente davanti a Sanji. “Ti sei sentito male?”.
Sanji, nella confusione, riuscì comunque a ricordarsi della sua scusa, e rispose: “Ehm… no, sto bene… ci ho solo messo un po’”.
Nami decise che era abbastanza.
Dopo aver pagato salutò tutti a baci e abbracci e si trascinò via Sanji, che fece in tempo solo a rivolgere un ultimo sguardo a Zoro.
Ma sì. Avrebbero bevuto una birra con calma e se ne sarebbero andati. D’altronde, che sarebbe mai successo?
 
 
 
 
 
Lo so, lo so, un ritardo di quattro mesi è inaccettabile!!!
Chiedo umilmente scusa, ma ho avuto moltissimi impegni con la scuola, e sono riuscita ad aggiornare solo oggi.
Allora, tornando a noi, spero che il capitolo vi sia piaciuto, e di non ricevere troppi pomodori.
Ne approfitto per ringraziare quelli che hanno recensito e seguono la storia, in particolare la mitica AleRedZoro (ti prego non svenire quando leggerai il tuo nome).
Ciauuu e alla prossima!!! J SS
   
 
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