Sono passati undici anni da quando mi hanno ricoverata.
Epilessia. Si trattava davvero di epilessia. Quando mi è stato detto mi veniva da piangere pensando a quello che mi potesse capitare. Avevo paura che l’epilessia mi mangiasse il cervello e mi condannasse ad una vita anormale e invece ho vinto io.
Mike mi è sempre stato vicino e mi ha fatto conoscere i componenti della band quando sono uscita dall’ospedale. Mi avevano fatto un sacco di tenerezza all’epoca. Volevano sfondare, avevano tutte le carte in regola per farlo ma non si aspettavano niente.
C’era Billie Joe che cantava, aveva i capelli di un blu acceso e un piercing al naso.
A completare l’opera vi era Frank, guai a chiamarlo in quel modo, cascasse il mondo. Lui era Trè. In contrapposizione a Billie, lui i capelli li aveva verdi. Era un tipo buffissimo che se doveva aprire la bocca era per qualche cazzata.
Gli ultimi undici anni con loro sono stati i più devastanti e i più belli della mia vita.
In un certo senso ho visto il gruppo crescere, prendere forma, passare dai garage impolverati e dai soggiorni enormi di un amico in comune a modesti palchi.
La mia malattia in tutto questo tempo non mi ha impedito nulla, né di abbandonare quello che facevo prima né di seguire i ragazzi nei vari locali e concerti.
Certo, assumo sempre farmaci da allora, ne ho cambiati un po’ e sono sempre controllo medico ma che importa? Ho una vita normale!
E’ Agosto e ai ragazzi viene fatta una proposta: suonare a Woodstock.
Sono talmente elettrizzata da continuare a saltellare nella saletta in cui ci troviamo mentre gli altri ridacchiano. Tré si accascia sul divano sospirando un “Cavolo!”
Mike e Billie sono seduti vicini e continuano a lanciarsi occhiate, senza dirsi nulla. Loro sanno, sanno tutto. Si capiscono, basta uno sguardo e capiscono. Lo so.
Hanno il cervello collegato o forse è uno solo.
“Ragazzi è fantastico!” rompo il ghiaccio
“Ci pensate?” Esclama Billie alzandosi e iniziando a girare in tondo con le mani nei capelli, il suo tono è nervoso “Ci pensate? Suoneremo davanti a non so quante persone! E’ tutto così… eccitante!”
Papà mi parlava sempre di woodstock e della sua atmosfera magica, per i ragazzi doveva essere un’esperienza mistica.
“Ovviamente accetterete, vero?” chiesi. Mi stavo già preoccupando di mandare in fumo i miei piani di godermi il concerto dalla prima fila, magari con qualche pass vip o che ne so. Io voglio essere avvantaggiata per aver incontrato il bassista quando era fuori fase, ecco.
“Sicuro che accetteremo, vero? Non voglio assolutamente perdere l’occasione di cercare qualche nuova donzella!” Trè si era messo in ginocchio sul divano, come se volesse fiutare qualcosa.
“Ah, io ve lo dico subito. Io voglio essere in prima fila e non voglio nessuna ragazzina che mi urli nelle orecchie sul quanto siete fighi perché potrei tirare gomitate nelle costole a gogo. Poi le urla disturbano il concerto, quelle delle ragazzine ovvio. Anche se pensandoci bene, non mi offenderei se il concerto lo potessi vedere dal palco, magari con una bella birra…” pensavo a voce alta.
Trè rideva “Si e la camicia hawaiana!”
“Ti ricordo come stavi bene quella sera al Gilman!”
Billie e Mike al pensiero si piegarono in due dalle risate.
Tré in tenuta hawaiana con il cappello di paglia e le infradito. Che cosa oscena.
“Ehy Billie, vieni fuori a fumarti una sigaretta?” chiese Trè all’amico il quale si alzò di scatto afferrando l’oggetto lanciato dall’ultimo.
Io sbuffo. Non mi è concesso fumare. Anche Mike resta, strano. Di solito lui se ne fuma sempre una al pomeriggio.
“Ehy Mike, che hai?” chiedo al mio amico, è strano vederlo giù.
“Penso” wow, pensa anche lui a volte, fantastico.
“A cosa pensi? Alla stronzata che mi hai detto in ospedale? Non andremo da nessuna parte! Pensa, pensa!”

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Alloooooora.
Io pensavo di finire qui la storia però mi sono accorta che non avrebbe così senso, quindi ho deciso di aggiungerci un altro pezzo.
Grazie per le recensioni *w*