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Autore: hinata 92    28/06/2013    5 recensioni
Kaito Kuroba, alias Kaito Kid, è un abile prestigiatore, si sa... ma se fosse anche qualcosa di più?
Cinque anni di inspiegabile ritardo per una lettera che gli cambierà la vita, consegnatagli di persona da un misterioso Silente legato da un Voto Infrangibile di tanti anni prima... quale segreto nasconde il preside, che vuole a tutti i costi nascondere ai mangiamorte ancora in circolazione l'esistenza di Kaito?
Quale sarà il destino di Kaito, passato suo malgrado dai trucchi di prestigio alla magia vera? Riuscirà a vendicare suo padre distruggendo Pandora, la pietra della vita eterna, che nel mondo magico è chiamata più semplicemente... Pietra filosofale?
E se fosse arrivato troppo tardi?
Ripercorriamo insieme i libri del più famoso mago di Hogwarts da un punto di vista completamente nuovo!
Genere: Avventura, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Fred Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Una giornata da ricordare

 

« Ah! »

Kaito alzò le braccia nel tentativo di proteggersi il viso dalla miriade di uccelli che piombò sul tavolo del Grifondoro durante la prima colazione.

Hermione lo rassicurò: « Tranquillo, è solo la posta del mattino… »

Il ragazzo si guardò intorno un po’ stranito. Uno stormo di gufi e civette che piombava sul tavolo dove stavano mangiando non gli sembrava proprio il massimo dell’igiene. Chissà se erano anche addestrate a fare i bisogni in voliera o se qualcuno insieme alla colazione rischiava di mangiare anche…

Il ragazzo scosse la testa schifato, ma si tenne i suoi dubbi per sé.

Un ragazzo dai capelli color sabbia indicò un volatile bianco: « Ehi, Harry, c’è posta per te! »

Il ragazzo con gli occhiali alzò lo sguardo perplesso: « Sicuro? A me quella non sembra Edvige… anzi, non mi sembra neppure una civetta! »

Kaito alzò un dito e il volatile bianco si poggiò con molta delicatezza.

« E infatti è per me! Brava bella, ottimo lavoro… sarai stanca, vero? »

Il prestigiatore accarezzò il collo bianco dell’animale, mentre Ginny l’osservava, curiosa: « Una… colomba? »

Kaito alzò le spalle: « Le avevo già addestrate per i miei spettacoli di prestidigitazione, perché dover ripetere il lavoro con un gufo? Esistono i piccioni viaggiatori, allora perché non una colomba? »

L’uccello, di tutta risposta, tubò felice.

Ginny l’accarezzò: « E come si chiama? »

Kaito arrossì impercettilmente: « Aoko… »

« È un nome giapponese, vero? Cosa significa? »

Kaito stava per rispondere, quando la voce di Ron allarmò gran parte del tavolo dei Grifondoro.

« Errol! »

Il ragazzo dai capelli rossi tirò fuori per una zampa il minuscolo gufo che era atterrato direttamente nella tazza di latte di Hermione. Errol, svenuto, ricadde pesantemente sul tavolo, con le zampe in aria e una busta rossa tutta bagnata stretta nel becco.

Ron esclamò con fiato mozzo: « Oh no! »

Hermione cercò di stuzzicare garbatamente il gufo con la punta del dito: « Non ti preoccupare, è ancora vivo. »

« Non sono preoccupato per questo… ma per quella! »

Ron indicò la busta rossa. A Kaito, Harry e tutti i ragazzi di origine babbana non sembrava altro che una busta qualunque, ma tutti i compagni di Casa provenienti da una famiglia magica più Hermione, che sicuramente aveva letto qualcosa a proposito su qualche libro, si rifugiarono sotto il tavolo tappandosi le orecchie. Kaito li guardò perplessi, fino a quando Ginny gli tirò una manica e non gli fece segno di scendere anche lui.

« Ma cos’è, un pacco bomba? »

« Quasi… muoviti, prima che la Strillettera faccia il suo dovere! »

Kaito era ancora scettico, ma seguì il consiglio quando la busta cominciò a emettere fumo dagli angoli, sotto lo sguardo spaventato di Ron.

Neville, sempre da sotto il tavolo, sussurrò: « Aprila, Ron! Sarà peggio se non lo fai. Una volta mia nonna me ne ha mandata una e io ho fatto finta di niente e… è stato orribile. Se non ti muovi sarà troppo tardi… »

Ron allungò una mano tremante, mentre Harry, rimasto al suo fianco sulla panca, gli stringeva il braccio in segno di vicinanza, non sapendo esattamente cosa li aspettasse. Quando l’aprì, tutti si rintanarono sotto il tavolo tappandosi le orecchie con le dita. Dopo una frazione di secondo Harry e Kaito capirono il perché. Per un attimo pensarono che la lettera fosse esplosa ; un ruggito riempì l’immensa sala facendo cadere la polvere dai soffitti.

« … RUBARE LA MACCHINA! NON MI AVREBBE SORPRESO SE TI AVESSERO ESPULSO! ASPETTA CHE TI PRENDA! NON HAI PENSATO NEANCHE PER UN ISTENTE A QUEL CHE ABBIAMO PASSATO TUO PADRE E IO QUANDO ABBIAMO VISTO CHE NON C’ERA PIÙ… »

Le urla di mamma Weasley, cento volte più acute del normale, fecero tremare piatti e cucchiai sul tavolo e rimbombarono assordanti fra le mura di pietra. Tutti i ragazzi nella sala si voltarono per vedere chi aveva ricevuto la Strillettera e Ron sprofondò nella sedia, così che si vedeva solo la sua fronte paonazza, ormai indistinguibile dai capelli.

« …UNA LETTERA DA SILENTE IERI SERA! HO CREDUTO CHE TUO PADRE SAREBBE MORTO PER LA VERGOGNA! NON TI ABBIAMO ALLEVATO PERCHÉ TU TI COMPORTASSI IN QUESTO MODO! TU E HARRY POTEVATE MORIRE… »

Harry si stava giusto chiedendo quando sarebbe saltato fuori il suo nome. Da sotto il tavolo, Kaito ammirò la compostezza del ragazzo, che continuava a mangiare come se non udisse la voce che sicuramente gli stava rompendo i timpani più che a loro sotto il tavolo, che già credevano d’impazzire.

« …ASSOLUTAMENTE DISGUSTATA! IN UFFICIO TUO PADRE VERRÀ SOTTOPOSTO A UN’INCHIESTA! È TUTTA COLPA TUA, E SE PROVI A FARE UN ALTRO PASSO FALSO TI RIPORTIAMO DRITTO FILATO A CASA! »

Cadde un silenzio assoluto. La busta rossa, caduta dalla mano di Ron, prese fuoco e si contorse fino a ridursi in cenere. Harry e Ron sedevano attoniti, come se fosse passata sopra di loro l’onda di un maremoto. Alcuni dagli altri tavoli risero e si levò di nuovo un brusio di voci.

Hermione si rimise al suo posto, seguita da tutti gli altri Grifondoro: « , non so cosa ti aspettassi, Ron, ma… »

« Non dirmi che me lo sono meritato. »

Mentre si risedeva, Kaito notò che Harry stava allontanando il suo porridge. Molto probabilmente gli era passata la fame.

Solo a quel punto si ricordò della sua posta. C’era una lettera e il classico giornale giapponese che leggeva ogni mattina. Anche se si trovava dall’altra parte del pianeta, non voleva perdere le notizie del suo mondo. Aprì la busta.

 

Ciao, Kaito.

Allora, com’è il mondo magico? Qui la vita scorre come sempre… più o meno, ovviamente tu non ci sei, quindi non è proprio tutto come al solito…

Stamattina è passata Aoko. Mi ha chiesto se era tutto a posto, se avevo bisogno di qualcosa. È una ragazza fin troppo buona per te, sappilo! Mi ha detto che mi porterà qualcosa per te stasera, lo riceverai domani. Per oggi accontentati del giornale, conoscendoti non saresti stato tranquillo senza.

Non strafare.

Mamma

 

Kaito sorrise. Eh sì, la mamma è sempre la mamma…

Notò allora che c’era un’altra busta, uguale a quella che ogni ragazzo stava guardando. L’aprì, scoprendo che era il suo orario delle lezioni. George, al suo fianco, allungò il collo per sbirciare.

« Mannaggia, che giornatina che vi aspetta! »

Per Kaito la maggior parte di quelle parole era priva di significato: « Trasfigurazione, Pozioni, Volo, Storia della magia e Difesa contro le Arti Oscure… »

Fred mise una mano sulla spalla della sorella: « Auguri, vi attende proprio una giornataccia! »

Dopo aver finito la colazione, Kaito si aggregò a Ginny e a Colin, il ragazzo con la macchina fotografica sempre appesa al collo, e li seguì nell’aula di Trasfigurazione.

Lì, in una piccola stanza piena di banchetti di legno dove già erano seduti alcuni Tassorosso, un gatto grigio seduto sulla cattedra li guardava con aria severa. Kaito ci si avvicinò e iniziò a fargli le carezze sul collo.

« Ehi, piccolo, e tu da chi sei scappato? Ma quanto sei carino… »

Ginny lo guardò con aria inorridita: « Kaito… se quello che ho sentito da Fred e George è vero, quello non è un gatto »

Kaito si voltò verso di lei, senza smettere di accarezzare l’animale: « Non dirmelo, è un altro armadio… »

« Non esattamente, signor Kuroba. »

Kaito sussultò, poi sorrise: « Ok, bello scherzo, chi è il ventriloquo? Complimenti, sembrava proprio la voce della… della vicepreside, prima o poi imparo il nome! »

« Il mio nome è Minerva McGranitt, signor Kuroba, e sarebbe meglio che lo imparasse in fretta. »

Con un balzo il felino riassunse il suo aspetto umano. Kaito credette di avere un infarto. Accarezzare una prof poteva costargli l’espulsione già al primo giorno?

« Mi… mi scusi… io non pensavo… »

La McGranitt lo guardò con aria severa: « Immagino. Per sua informazione, signor Kuroba, alcuni maghi come me sviluppano la capacità di trasformarsi in animali. Queste persone, dette Animagus, sono registrate al Ministero della magia e sottoposti a periodici controlli. »

Poi spostò lo sguardo sul resto della classe: « , non prendete appunti? Questa è lezione, signori. »

Ci fu un momento di panico alla ricerca di pergamene e inchiostro, durante il quale Kaito andò a sedersi al suo posto.

« Ah, signor Kuroba. »

« Sì? »

« Visto che è il primo giorno, la sua punizione per questa volta consterà di un solo punto in meno a Grifondoro. Giusto per ammonirla di fare molta attenzione a ciò che tocca nel mondo magico. »

Kaito sospirò. Non aveva iniziato esattamente col piede giusto. Si voltò un attimo per osservare la sua classe: erano in sette Grifondoro (quattro maschi e tre femmine) e sei Tassorosso (quasi tutti maschi, salvo due ragazze). Della sua Casa c’erano lui, Ginny, Colin Canon, una ragazza dai capelli scalatissimi neri come l’ebano e un’aria perennemente arrabbiata, un ragazzo con gli occhiali e i capelli color sabbia, un altro con il volto completamente ricoperto di lentiggini e i capelli biondi e l’ultima ragazza con i capelli castani legati in una coda.

La McGranitt li mise a lavorare su un fiammifero da trasformare in un ago, ma nessuno ottenne grandi risultati ad esclusione del Grifondoro con gli occhiali, che perlomeno riuscì a renderlo sensibile a una calamita.

Tutto il gruppo si spostò poi nei sotterranei, per assistere alla lezione di Pozioni con i compagni di Corvonero.

Il professore dal naso a punta, i capelli neri unticci e l’aria tremendamente antipatica entrò sbattendo la porta. Molti degli alunni sussultarono, con intima soddisfazione di Piton. Kaito rimase indifferente, guardandolo con quella che il professore identificò come un’aria di sfida.

« Sono il vostro professore di Pozioni, Severus Piton. Da voi mi aspetto la massima ubbidienza. Qualunque critica o osservazione sulle mie lezioni non dovrà arrivare alle mie orecchie e, per il vostro benessere psicologico, non starò a dirvi il perché. »

Kaito alzò gli occhi al cielo. Una presentazione da vero dittatore, nulla da ridire. Si stava giusto chiedendo fra sé e sé come sarebbe stato con un paio di baffetti simili a un certo dittatore tedesco del Novecento, quando Piton si appoggiò giusto sul suo banco.

« Grifondoro, la lezione è qui, non sul soffitto! E visto che sei così alto, gradirei che per le prossime lezioni ti piazzassi in fondo alla classe. »

A Kaito non sfuggì il tono da insulto con cui aveva pronunciato alcune parole.

« Se è per permettere ai miei compagni di vedere meglio la lavagna, lo farò volentieri. »

Piton lo guardò con aria di sfida: « No, la verità è che mi copri i tuoi compagni dietro e a me piace avere la situazione sotto controllo. »

Kaito si alzò per spostarsi: «Questo l’avevo capito anche da solo… comunque, ho un nome. Come io le porto rispetto in quanto mio professore, gradirei che lo usasse. »

Ginny si sbatté una mano sugli occhi. Ma allora i guai quel ragazzo se li andava proprio a cercare!

Piton lo guardò, a metà fra l’arrabbiato e il sorpreso. Non rispose alla provocazione, con generale sorpresa della classe, e iniziò a fare l’appello. Non appena arrivò alla lettera K si fermò con un sorrisino. Kaito se lo aspettava e non gli staccò gli occhi di dosso, guardandolo con un’espressione molto simile. Non aveva mai temuto le sfide, né nei panni di studente né tantomeno in quelli di ladro prestigiatore.

Piton lo guardò soddisfatto: « Devo dedurre che il tuo nome sia Kuroba. È l’unico del registro dalla chiara origine orientale. »

« Corretto. »

« Bene, adesso che lo so vedrò di usarlo. Starà al tuo comportamento stabilire in quali occasioni e con che tono. »

« Terrò ben a mente. »

A quel punto, fra lo stupore generale, Piton non tolse alcun punto a Grifondoro e continuò l’appello e la lezione come se nulla fosse. Non appena finì la lezione, Ginny e Colin si affrettarono a portare via Kaito prima che Piton potesse fermarlo e magari fargliela pagare per la brutta figura di prima. Nessuno, Kaito in primis, poteva immaginare che il professore di Pozioni avesse invece apprezzato il focoso comportamento del ragazzo.

« Peccato solo che sia un Grifondoro, con un carattere deciso come quello se si fosse trattato di un Serpeverde l’avrei proposto come prefetto fra un paio d’anni… »

 

« Tu sei pazzo. Prima ne avevo solo il sospetto, ora è una certezza. Sfidare Piton in quel modo alla prima lezione… »

Kaito rise: « Via, Ginny, non esagerare! Cosa poteva farmi? »

Colin, che ormai si era appiccicato a loro in pianta stabile, aggiunse: « Ho sentito che per molto meno c’è gente che si è ritrovata in punizione per settimane! »

Il ragazzo alzò le spalle: « Non l’ho offeso. Ho solo detto quel che pensavo. »

Colin lo guardò, ancora sconvolto: « Pretendere rispetto da Piton… più facile fare una foto a Silente nella vasca da bagno! »

Kaito fece una smorfia: « Se mai riuscirai in tale scoop, ti prego, non mostrarmi la foto dopo pranzo… e magari neanche prima… »

La ragazza continuò: « Aspetta che lo vengano a sapere Fred e George e ti faranno un monumento, poco ma sicuro! »

« Un monumento forse è esagerato, ma di sicuro sai il fatto tuo. »

Il trio si voltò. A parlare era stata una loro compagna di Grifondoro, quella con i capelli scalati.

Kaito le sorrise: « Ti ringrazio. »

La ragazza gli fece un cenno e li superò.

Colin rise: « A quanto pare hai già delle ammiratrici! »

Kaito sorrise. Come Kid ci era abituato: « A proposito, come si chiama? »

Ginny ci pensò su: « Non me lo ricordo bene, ma mi pare che avesse a che fare con della frutta… o della verdura… »

Parlando di questo e di altro, il trio aveva raggiunto il campo da Quidditch, dove Madama Bumb li stava aspettando insieme, nuovamente, ai Tassorosso. Kaito guardò curioso lo strano campo con gli spalti, le torrette da gioco e le scope sul terreno.

Un Tassorosso esclamò: « Uao, non credevo che ci facessero allenare direttamente nel campo da Quidditch! »

Kaito si appuntò mentalmente un altro argomento da approfondire, mentre la professoressa si apprestò a rispondere: « Ho preferito venire direttamente qui, visto che l’anno scorso un vostro compagno di Grifondoro aveva avuto parecchi problemi… anche se quell’incidente, dopotutto, ha permesso alla sua Casa di trovarsi un nuovo Cercatore, a dimostrazione che non tutti i mali vengono per nuocere. »

Kaito non ci aveva capito nulla, come al solito.

La professoressa sbatté le mani: « Allora, siamo qui per una chiacchierata davanti a tè e pasticcini o per fare lezione? Avanti, avvicinatevi tutti a un manico di scopa! Veloci! »

Tutti obbedirono compreso Kaito, che in quella scopa abbandonata sul terreno non riusciva a vedere nient’altro che un attrezzo per le pulizie. Ma davvero si poteva volare su un aggeggio del genere?

Si rispose da solo ricordandosi di quella volta che Akako si era fatto passare per lui entrando in scena a bordo di una scopa.

Sospirò al ricordo. Sarà anche stato il mezzo dei maghi, ma trovava meno imbarazzante prendere il volo con il suo amato deltaplano!

Madama Bumb continuò: « Adesso allungate una mano sulla vostra scopa e dite: “SU”! »

Kaito la guardò sorpreso: « Tutto qui? »

« Perché preferivi un poema in sancrito antico con terzine dantesche in rima per volare? Se preferisci fai pure, ma non garantisco risultati! »

Il ragazzo si guardò intorno. Qualcuno, come Ginny, ci era riuscito al primo tentativo, qualcun altro osservava perplesso la sua scopa rotolare per terra. Il ragazzo sollevò gli occhi al cielo. Ancora non riusciva ad abituarsi a quelle stranezze magiche, a prevalere in lui era ancora il senso comune babbano, che continuava a ripetergli che quello che gli era stato chiesto di fare era una cosa estremamente stupida, che una scopa era solo un attrezzo per le pulizie in coppia con una paletta e che l’unica al mondo a potersi permettere di usarla come mezzo di trasporto era la befana al sei di gennaio.

Vergognandosi da morire, Kaito tirò su la manica, allungò la mano destra e, sospirando con gli occhi chiusi, sussurrò rosso come un peperone: « Su. »

La scopa balzò come indemoniata nella sua mano, con una potenza tale che il ragazzo si ritrovò con i piedi per aria, mentre la scopa continuava imperterrita la sua salita. Istintivamente Kaito la strinse con tutte le sue forze, mentre lo sguardo spaventato andava al terreno che si allontanava sempre più.

« EHI! COSA FAI? GIÙ, GIÙ, VAI GIÙ!!! »

Da terra Madama Bumb gli gridò: « KUROBA, COSA STAI FACENDO? »

« E IO CHE NE SO??? HO FATTO SOLO QUELLO CHE HA DETTO LEI! »

La professoressa sospirò: « Ma perché ogni anno i Grifondoro mi devono dare problemi? »

Intanto Kaito aveva faticosamente afferrato la scopa anche con la mano sinistra, ma l’aggeggio infernale non aveva intenzione di rallentare la sua velocissima ascesa. Il ragazzo deglutì: non aveva portato con sé il deltaplano e una caduta da quella altezza sarebbe risultata fatale anche a Kaito Kid. La scopa si sarebbe fermata prima della stratosfera?

Kaito scosse la testa: « E no, non mi farò uccidere da un mucchio di saggina al primo giorno di scuola! »

Con uno sforzo non indifferente, riuscì faticosamente a issarsi sulla scopa, con tanta violenza che ebbe qualche problema con i gioielli di famiglia. I compagni di sesso maschile a terra fecero sentite smorfie di dolore. Dopo qualche secondo di doveroso raccoglimento, ritornò a concentrarsi sul problema principale.

« E fino a qui ci sono… e ora? »

Provò a inclinare leggermente il manico verso il basso e la scopa invertì il senso di marcia, ma non diminuì la velocità.

« Ok, la buona notizia, Kaito, è che non stai più salendo in modo incontrollato… ora stai precipitando in modo incontrollato! PROF, DOVE SONO I FRENI SU QUESTA DIAVOLERIA??? O ALMENO MI DICA COME SCALARE LA MARCIA!!! »

Madama Bumb era salita su un manico di scopa per recuperare lo studente malcapitato, mentre tutti i compagni guardavano la scena con il naso all’insù.

Kaito cercò di non andare completamente nel panico. Dopotutto non era mica la prima volta che precipitava nel vuoto. Solo che di solito aveva con sé tutta l’attrezzatura da prestigiatore, che il quel momento giaceva placidamente nel baule in camera, e non stava per schiantarsi dritto dritto su un castello. I riflessi, però, li aveva sempre con sé. Con la coda dell’occhio vide un possibile appiglio. Prese un profondo respiro e si mise in piedi sulla scopa, con lo straordinario senso dell’equilibrio che aveva appreso per le mille acrobazie di Kaito Kid. I compagni a terra trattennero il fiato, Madama Bumb non sapeva se insultarlo per la sconsideratezza o incoraggiarlo. Prima che potesse fare una delle due cose, Kaito si lanciò, afferrando al volo uno dei gargoyles del castello e rimanendo appeso lì. La scopa continuò la sua discesa fino a schiantarsi per terra, a poca distanza dalle serre di Erbologia della professoressa Sprite che, a causa della velocità, si ritrovò affianco alle sue aule un cratere di atterraggio da fare invidia a un piccolo meteorite. Kaito non poté non tirare un sospiro di sollievo per essere ancora vivo e per non aver rotto nulla.

« E adesso speriamo solo che questo gargoyle non sia come quelli del Gobbo di Notre Dame della Disney o se mi buttano giù da questa altezza son dolori… »

La professoressa lo raggiunse e lo riportò a terra. Ginny e tutti i Grifondoro gli corsero incontro per controllare il suo stato di salute. Kaito non aveva nemmeno un graffio e non sembrava nemmeno troppo scosso per l’accaduto, quindi la professoressa ne approfittò per una spiegazione teorica su tutto quello che era sconsigliabile fare su un manico di scopa.

Kaito l’ascoltò di sfuggita, borbottando fra sé: « Potrà dirmi tutto quello che le pare, ma dopo questa esperienza io continuerò a usare il mio babbanissimo deltaplano, poco ma sicuro… almeno quello non s’imbizzarrisce in volo! »

 

A pranzo Kaito non si presentò in Sala Grande. Aveva lo stomaco troppo sottosopra per mangiare. Le voci sulle sue prodezze sulla scopa, però, stavano facendo il giro della scuola e qualche Serpeverde iniziò a vociferare sul fatto che “il nuovo spilungone orientale di Grifondoro” si vergognasse così tanto da non presentarsi in pubblico. Kaito era invece semplicemente stanco. Neville lo trovò infatti abbandonato su una poltrona nella Sala Comune della Casa.

« Ciao. »

Il ragazzo sussultò: « Oh, ciao… scusa, puoi ripetermi il tuo nome? »

« Neville. Neville Paciok. E io e te abbiamo una cosa in comune. »

« Davvero? »

« Sono io il Grifondoro che l’anno scorso ha avuto parecchi problemi con la prima lezione di volo… so che Madama Bumb lo racconta spesso ai primini. »

Kaito sbarrò gli occhi: « E allora sì, abbiamo decisamente qualcosa in comune! »

Neville lo guardò preoccupato: « Non sei venuto a pranzo perché ti vergognavi? »

Il ragazzo lo guardò sorpreso: « Ma figurati! No, ero solo stanco… cercare di non precipitare da una scopa imbizzarrita è una di quelle cose che ti fanno venire un po’ di sonnolenza dopo, tu dovresti saperlo! »

Neville rise: « Meno male, sentivo i Serpeverde che sparlavano e… »

« Non ho mai avuto paura delle critiche, puoi stare tranquillo. »

« Meglio così. Però ti voglio dare questa. »

Neville porse a Kaito una sferetta contenente del fumo bianco.

« È una Ricordella. Se la stringi fra le mani ti segnala se hai dimenticato qualcosa diventando rossa. »

Il giapponese la guardò perplessa. Non capiva il nesso fra quello strano oggetto e la lezione di volo.

« Quando la mia scopa s’imbizzarrì mi cadde di tasca e scatenò una sfida fra Harry e Malfoy, un Serpeverde. Grazie a questa, Harry dimostrò il suo valore e venne preso nella squadra di Quidditch. Spero che porti la stessa fortuna anche a te. »

« Grazie… ma a te non serve? »

Neville fece spallucce: « Non mi ricordavo mai di usarla. E poi mi sa che hai davvero un bisogno urgente di fortuna. »

« Perché? »

« Perché a quanto mi ha detto la sorella di Ron, la tua prossima lezione è proprio con i Serpeverde. »

 

Continuando a giocherellare con la Ricordella in tasca, Kaito trovò l’aula del professor Rüf molto più facilmente di quanto credesse. Quando entrò molti ragazzi erano già seduti e anche lui si accomodò vicino alla compagna di Casa che gli aveva fatto i complimenti dopo la lezione di Piton, ignorando altamente i Serpeverde che lo guardavano di sottecchi e ridacchiavano.

La ragazza gli sorrise: « Nonostante tutto, mettersi in piedi su una scopa in discesa libera non è cosa da tutti. Hai ancora il mio rispetto, e bada bene che non lo concedo a molti. Vedi di continuare a meritartelo. »

« Doppiamente grazie, allora. »

Gli porse la mano: « Sheridan. »

Kaito aspettò un secondo a stringerla, aspettandosi anche il cognome. Sheridan se ne accorse.

« Sheridan e basta. »

Il ragazzo fece un mezzo inchino con la testa: « E allora per te sono Kaito e basta. »

« Sta bene. Ma ora piantiamola, che è arrivato il prof. »

« Eh? Ma se la porta non si è aperta! »

Sheridan sorrise della sua ingenuità: « Lui non ne ha bisogno. E anche se volesse non potrebbe farlo. »

Kaito ebbe la risposta alle sue enigmatiche parole quando il professore attraversò la cattedra. Kaito sbiancò.

« Ti prego, dimmi che è un ologramma… »

Sheridan sorrise alzando un sopracciglio: « A Hogwarts i fantasmi sono la norma. »

« Quindi lui è… morto? »

La ragazza annuì.

« E insegna ancora? »

Sheridan annuì di nuovo, intimamente soddisfatta dell’aria sconvolta di Kaito.

« E pensare che c’è gente che farebbe carte false per andare in pensione… »

La lezione si dimostrò meno tremenda di quanto Neville gli avesse prospettato. Rüf era talmente soporifero che persino i Serpeverde che avevano pensato di combinare a Kaito qualche brutto tiro si ritrovarono troppo anestetizzati per dire o compiere qualunque cosa, e il prestigiatore ebbe il tempo di osservare meglio i suoi compagni di classe.

Una cosa che lo incuriosiva molto era la pettinatura di Sheridan, che ora poteva osservare da vicino: la nuca era quasi rasata sulla base, mentre il resto dei capelli era stato tagliato in modo esageratamente scalato, al punto che i ciuffi davanti erano più lunghi delle spalle. Gli altri compagni erano più ordinari nell’aspetto, e ne ripassò i nomi: oltre a Ginny e a Colin Canon, c’era il ragazzo con gli occhiali e i capelli color sabbia, che si chiamava Thomas Rourke; quello biondo e lentigginoso di nome Stephen Thompson; e l’ultima ragazza rimasta, Nicole Barden. Gli restava solo il dubbio sul cognome di Sheridan, ma gli sarebbe bastato prestare attenzione all’appello della prossima lezione.

Dopo questo ripasso mentale, Kaito ripiombò beatamente nell’apatia. Nonostante tutto fu soddisfatto della lezione di relax, finalmente. La classica quiete prima della tempesta, si ritrovò a pensare.

Non sapeva ancora quanto aveva ragione.

 

I Grifondoro uscirono dall’aula sbadigliando e stiracchiandosi.

« Che abbiamo, ancora? »

Colin prese il programma: « Difesa contro le Arti Oscure. »

Kaito sospirò: « Dimmi che è l’ultima, ti prego, non ne posso più… »

Stephen gli sorrise: « Sì, tranquillo. A proposito, tutto bene dopo Volo? »

« Benissimo, grazie! Ho solo un po’ fame… ah, scusate, chi è il prof di quest’ultima materia? »

Rispose Nicole, con aria sognante: « Gilderoy Allock… è tutto il giorno che aspetto questo momento! »

Colin Thomas sussurrò a Kaito, visibilmente perplesso: « Il belloccio che ha presentato ieri Silente. Tutte le streghe impazziscono per lui! »

Il prestigiatore alzò gli occhi al cielo. Gli era stato sufficientemente antipatico dopo averlo visto per venti secondi, non era sicuro di sopportarlo per un’ora intera.

Entrarono compatti nell’aula insieme ai Corvonero, che per fortuna non era coperta di gigantografie del professore come aveva temuto Kaito. Ma forse era solo perché non aveva avuto abbastanza tempo, si ritrovò a pensare.

Allock era già lì, ad analizzare gli studenti uno per uno. Kaito ne incrociò lo sguardo per un secondo. Antipatia a pelle, ne era certo. Forse anche reciproca, ma non ne era sicuro. Mentre si sedeva affianco a Colin, il professore si schiarì la voce rumorosamente attirando l’attenzione. Una tecnica evidentemente studiata e collaudata.

Allock prese una copia di uno dei suoi libri dalla cattedra e mostrò il proprio ritratto ammiccante sulla copertina: « Io, Gilderoy Allock, Ordine di Merlino, Terza Classe, Membro Onorario della Lega per la Difesa contro le Arti Oscure e cinque volte vincitore del premio per il Sorriso più Seducente promosso dal Settimanale delle Streghe, do il benvenuto a voi, giovani matricole, a questo nuovo ed entusiasmante corso! »

Gran parte delle ragazzine lo guardò con aria sognante, i maschi ridacchiarono o sbuffarono. Kaito mantenne la sua faccia da poker.

« Ma immagino che voi non siate venuti per ascoltare i miei meriti… dopotutto non mi sono certo liberato della strega Bandon facendole un sorriso! »

Eccola, la battutaccia riciclata chissà quante volte e per nulla divertente. Kaito trovò quell’uomo tremendamente scontato, il classico tizio che cerca di comportarsi come uomo di spettacolo senza averne le capacità.

« Bene, diamo un’occhiata all’elenco, visto che siete tutti nuovi, così impariamo a conoscerci… anche se probabilmente tutti conoscete già me! »

Kaito rischiò d’incrinare la sua faccia da poker, pur essendo ben allenato. Per una frazione di secondo ebbe la tentazione di mettersi in costume e saltare sul banco pur di non lasciargli la scena, ma si trattenne. Intanto Allock prese in mano il registro.

« Dunque, per quanto riguarda i Grifondoro… Bardon, Canon, Kuroba… oh, che cosa curiosa… »

Kaito sentì un rumore alle sue spalle. Sheridan aveva appena spezzato in due una matita e guardava Allock con occhi di brace.

« Chi sarebbe Pumpkin? »

Al nome, pronunciato con voluta e studiata enfasi, qualcuno fece qualche risolino, Sheridan divenne completamente rossa. Kaito non capiva il motivo di tanta ilarità, fino a quando non gli venne un flash. Sulle confezioni di dolci nel periodo di ottobre ricordava a volte di aver letto “Halloween Pumpkin”… zucca di Halloween! Ecco perché ridevano!

« Allora? »

Sheridan si alzò in piedi urlando: « SONO IO! E ALLORA? »

« È solo che hai un cognome molto divertente… via, via, non è il caso di prendersela tanto… »

La frase era innocente, ma a Sheridan fece più male di uno schiaffo in viso: « E IL SUO, ALLORA? LEI È PROPRIO UN ALLOCCO, DI NOME E DI FATTO! »

Allock s’alzò in piedi a sua volta, visibilmente irritato: « Come ti permetti d’insultare un professore? Dieci punti in meno a Grifondoro, e ringrazia che sono generoso e comprensivo! »

« Mica tanto… del resto, ha cominciato lei… »

La classe si zittì di colpo. Il professore iniziò ad assumere lo stesso colorito di Sheridan. Imperterrito, Kaito continuò: « Trovo ingiusto che se un alunno prende in giro il cognome del professore perda punti, mentre se a farlo è un’insegnante non accada nulla… lei è un adulto, ha a che fare in questo momento con dei ragazzini quasi tutti di undici anni, non dovrebbe essere più responsabile? »

Allock perse completamente la sua sicurezza: « SILENZIO! »

Kaito gli diede il colpo di grazia: « O non sarà mica che il ragazzino qui dentro è lei? »

« KUROBA! ALTRI VENTI PUNTI IN MENO A GRIFONDORO! E PARLERÓ CON LA MCGRANITT PERCHÉ TI SIA DATA UNA PUNIZIONE ESEMPLARE! Per oggi andate, tutto questo nervoso fa male ai miei poveri riccioli… »

La faccia da poker di Kaito ebbe il crollo definitivo. Aprì la bocca per dire ancora qualcosa, ma tutti i Grifondoro lo presero e lo portarono fuori dalla classe di peso per non fargli peggiorare la sua situazione. I Corvonero li seguirono e almeno a loro Kaito riuscì a chiedere di scusarsi con Sheridan per aver riso del suo nome.

La ragazza accettò le scuse di malavoglia, poi chiese a Kaito di potergli parlare a quattr’occhi.

« Di solito non perdono chi mi deride, ma visto quello che hai fatto per me mi sembrava ingiusto non assecondare la tua richiesta. »

Kaito sorrise: « Quindi il favore me lo avresti fatto tu? »

Sheridan lo guardò seria: « No. Sono scontrosa, ma non fino a questo punto. Oggi ti sei davvero guadagnato il mio rispetto. »

« In compenso credo di aver perso quella della Casa, con questo ho perso… 21 punti solo al primo giorno di scuola! »

« Io altri 10. Credo che Grifondoro non abbia fatto un buon affare con noi due… »

Entrambi ridacchiarono.

« Grazie, Kaito. »

« Non c’è di che, anche se la tua reazione mi è sembrata esagerata… »

Sheridan s’avviò verso la Sala Comune: « Chissà, forse un giorno ti spiegherò… »

Kaito sospirò: « Ha già gli atteggiamenti da gran donna di Akako, e ha solo undici anni! Temo cosa possa accadere se quelle due s’incontrassero… »

 

Sulla porta della Sala Grande Hermione guardava sconvolta le enorme clessidre segnapunti: « Ma come? Che fine hanno fatto tutti i punti che ho guadagnato oggi? »

Kaito s’inchinò in segno di scusa: « Temo di averteli bruciati io con Allock… mi dispiace… »

Una mano sulla spalla la face trasalire: « A questo proposito, Kuroba, avrei bisogno di parlare con te prima di cena. »

« Professoressa McGranitt! Mi ha fatto prendere un colpo! »

L’insegnante lo squadrò serio: « Vorrei sentire da te una versione dei fatti. Quella del professor Allock era un po’ confusa, a mio parere. »

Kaito raccontò nel modo più oggettivo possibile l’accaduto.

La McGranitt annuì: « Capisco. Non posso dire di non capire la tua presa di posizione, Kuroba, ma non posso nemmeno ignorare la diretta richiesta di un’insegnante… la tua punizione consisterà nella lettura approfondita di un libro del professor Allock a tua scelta, su cui quest’ultimo potrà poi interrogarti fra quattro giorni. Il voto non farà media, ma credo che la lettura di uno di quei libri sia per te una punizione sufficiente, senza contare che ti avvantaggerà durante l’anno scolastico. »

Kaito la guardò sorpreso: « Davvero? Grazie! »

« Sono stata molto buona con te, Kuroba, quest’oggi, ma non prenderla come un’abitudine. I Grifondoro si distinguono per il coraggio, è vero, ma dovrai imparare presto che al coraggio bisogna dare moderazione… »

Ancora incredulo per essere stato praticamente graziato dalla McGranitt, Kaito entrò nella Sala Grande venendo accolto praticamente come un eroe da Fred e George.

« 21 punti in meno e una punizione il primo giorno di scuola! Avevamo intuito che avessi talento, ragazzo, ma ci hai piacevolmente sorpreso! »

« Nemmeno noi eravamo giunti a tanto! »

Percy alzò un sopracciglio: « Ma se il primo giorno avete fatto perdere a Grifondoro ben 40 punti in un colpo solo! Ho scoperto solo allora che le clessidre contano anche i numeri negativi… »

Fred gli fece un occhiolino: « Appunto: 40 punti, ovvero 20 a testa… Kaito ci ha battuto di un punto! »

Il prestigiatore rise: « E la punizione? »

I gemelli rabbrividirono: « Una settimana ad accudire Miss Purr, il gatto di Gazza il custode… un esperienza che non auguriamo a nessuno! »

George aggiunse: « Per di più ci è giunta voce delle tue imprese: hai accarezzato la McGranitt, risposto a Piton, domato una scopa imbizzarrita, zittito Allock e sei ancora qui a fare cena… è una giornata da ricordare, direi al pari di quando abbiamo chiuso Gazza nel suo ufficio con la colla magica e rasato il gatto! »

Percy si mise le mani nei capelli: « Fai finta di non aver sentito, Percy, o il tuo ruolo di prefetto t’imporrebbe di far qualcosa… »

Uno dei gemelli fece spallucce: « Tanto ormai i nostri crimini sono caduti in prescrizione… »

Tutti risero, compreso Kaito, compresa Hermione, compreso persino Percy stesso. L’unica che non si unì alla risata collettiva fu Sheridan, che però non si era persa una parola del discorso dei gemelli. Ma alla fine anche lei si lasciò andare ad un sorriso.

 

Era stata una giornata tosta, senza alcun dubbio, e se fosse stato per Kaito sarebbe andato subito sotto le coperte. Ma aveva ancora una cosa da fare…

Prese pergamena e calamaio e si mise a scrivere nel caos della Sala Comune, sicuro che se anche qualcuno avesse provato a farsi gli affari suoi non avrebbe capito nulla con la scrittura in caratteri giapponesi.

 

Ciao mamma!

Non hai la più pallida idea di come sia la vita qui! Proverò a raccontarti qualcosa, ma sono stanchissimo e non sono sicuro di finire tutto di stasera…

Stamattina, per esempio, ho visto come fanno le mamme dei maghi a sgridare i loro figli, un’esperienza che non auguro a nessuno…

 

Di nuovo due mesi… odio riuscire ad aggiornare così di rado, non è da me! Uffa… non mi resta che scusarmi, sono stata presa dai troppi impegni universitari… ma spero di farmi perdonare con la lunghezza!

Una giornatina pesante eh? Tranquilli, i prossimi capitoli non analizzeranno tutte le giornate scolastiche di Kaito, serviva solo a introdurne la quotidianità!

Ringrazio darkroxas92 per aver commentato la storia e v’invito tutti al prossimo capitolo, dove scopriremo qualcosa in più sulla scontrosa Sheridan, mentre Fred e George ne combineranno una delle loro!

Alla prossima!

CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Hinata 92

  
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