Una giornata da ricordare
« Ah! »
Kaito
alzò le braccia nel tentativo di proteggersi il viso dalla miriade di uccelli
che piombò sul tavolo del Grifondoro durante la prima
colazione.
Hermione
lo rassicurò: « Tranquillo, è solo la posta del mattino…
»
Il
ragazzo si guardò intorno un po’ stranito. Uno stormo di gufi e civette che
piombava sul tavolo dove stavano mangiando non gli sembrava proprio il massimo
dell’igiene. Chissà se erano anche addestrate a fare i bisogni in voliera o se
qualcuno insieme alla colazione rischiava di mangiare anche…
Il
ragazzo scosse la testa schifato, ma si tenne i suoi dubbi per sé.
Un
ragazzo dai capelli color sabbia indicò un volatile bianco: « Ehi, Harry, c’è
posta per te! »
Il
ragazzo con gli occhiali alzò lo sguardo perplesso: « Sicuro? A me quella non
sembra Edvige… anzi, non mi sembra neppure una
civetta! »
Kaito
alzò un dito e il volatile bianco si poggiò con molta delicatezza.
« E
infatti è per me! Brava bella, ottimo lavoro… sarai
stanca, vero? »
Il
prestigiatore accarezzò il collo bianco dell’animale, mentre Ginny l’osservava,
curiosa: « Una… colomba? »
Kaito
alzò le spalle: « Le avevo già addestrate per i miei spettacoli di
prestidigitazione, perché dover ripetere il lavoro con un gufo? Esistono i
piccioni viaggiatori, allora perché non una colomba? »
L’uccello,
di tutta risposta, tubò felice.
Ginny
l’accarezzò: « E come si chiama? »
Kaito
arrossì impercettilmente: « Aoko…
»
« È un
nome giapponese, vero? Cosa significa? »
Kaito
stava per rispondere, quando la voce di Ron allarmò gran parte del tavolo dei Grifondoro.
« Errol! »
Il
ragazzo dai capelli rossi tirò fuori per una zampa il minuscolo gufo che era
atterrato direttamente nella tazza di latte di Hermione. Errol,
svenuto, ricadde pesantemente sul tavolo, con le zampe in aria e una busta
rossa tutta bagnata stretta nel becco.
Ron
esclamò con fiato mozzo: « Oh no! »
Hermione
cercò di stuzzicare garbatamente il gufo con la punta del dito: « Non ti
preoccupare, è ancora vivo. »
« Non
sono preoccupato per questo… ma per quella! »
Ron
indicò la busta rossa. A Kaito, Harry e tutti i ragazzi di origine babbana non sembrava altro che una busta qualunque, ma
tutti i compagni di Casa provenienti da una famiglia magica più Hermione, che
sicuramente aveva letto qualcosa a proposito su qualche libro, si rifugiarono
sotto il tavolo tappandosi le orecchie. Kaito li guardò perplessi, fino a
quando Ginny gli tirò una manica e non gli fece segno di scendere anche lui.
« Ma
cos’è, un pacco bomba? »
« Quasi… muoviti, prima che la Strillettera
faccia il suo dovere! »
Kaito era
ancora scettico, ma seguì il consiglio quando la busta cominciò a emettere fumo
dagli angoli, sotto lo sguardo spaventato di Ron.
Neville,
sempre da sotto il tavolo, sussurrò: « Aprila, Ron! Sarà peggio se non lo fai.
Una volta mia nonna me ne ha mandata una e io ho fatto finta di niente e… è stato orribile. Se non ti muovi sarà troppo tardi… »
Ron
allungò una mano tremante, mentre Harry, rimasto al suo fianco sulla panca, gli
stringeva il braccio in segno di vicinanza, non sapendo esattamente cosa li
aspettasse. Quando l’aprì, tutti si rintanarono sotto il tavolo tappandosi le
orecchie con le dita. Dopo una frazione di secondo Harry e Kaito capirono il
perché. Per un attimo pensarono che la lettera fosse esplosa ; un ruggito riempì l’immensa sala facendo cadere la
polvere dai soffitti.
« …
RUBARE LA MACCHINA! NON MI AVREBBE SORPRESO SE TI
AVESSERO ESPULSO! ASPETTA CHE TI PRENDA! NON HAI PENSATO NEANCHE PER UN ISTENTE
A QUEL CHE ABBIAMO PASSATO TUO PADRE E IO QUANDO ABBIAMO VISTO CHE NON C’ERA PIÙ… »
Le urla
di mamma Weasley, cento volte più acute del normale,
fecero tremare piatti e cucchiai sul tavolo e rimbombarono assordanti fra le
mura di pietra. Tutti i ragazzi nella sala si voltarono per vedere chi aveva
ricevuto la Strillettera e Ron sprofondò nella sedia,
così che si vedeva solo la sua fronte paonazza, ormai indistinguibile dai
capelli.
« …UNA LETTERA DA SILENTE IERI SERA! HO CREDUTO CHE TUO PADRE
SAREBBE MORTO PER LA VERGOGNA! NON TI ABBIAMO ALLEVATO PERCHÉ TU TI COMPORTASSI
IN QUESTO MODO! TU E HARRY POTEVATE MORIRE… »
Harry si
stava giusto chiedendo quando sarebbe saltato fuori il suo nome. Da sotto il
tavolo, Kaito ammirò la compostezza del ragazzo, che continuava a mangiare come
se non udisse la voce che sicuramente gli stava rompendo i timpani più che a
loro sotto il tavolo, che già credevano d’impazzire.
« …ASSOLUTAMENTE DISGUSTATA! IN UFFICIO TUO PADRE VERRÀ
SOTTOPOSTO A UN’INCHIESTA! È TUTTA COLPA TUA, E SE PROVI A FARE UN ALTRO PASSO
FALSO TI RIPORTIAMO DRITTO FILATO A CASA! »
Cadde un
silenzio assoluto. La busta rossa, caduta dalla mano di Ron, prese fuoco e si
contorse fino a ridursi in cenere. Harry e Ron sedevano attoniti, come se fosse
passata sopra di loro l’onda di un maremoto. Alcuni dagli altri tavoli risero e
si levò di nuovo un brusio di voci.
Hermione
si rimise al suo posto, seguita da tutti gli altri Grifondoro:
« Bè, non so cosa ti aspettassi, Ron, ma… »
« Non
dirmi che me lo sono meritato. »
Mentre si
risedeva, Kaito notò che Harry stava allontanando il suo porridge.
Molto probabilmente gli era passata la fame.
Solo a
quel punto si ricordò della sua
posta. C’era una lettera e il classico giornale giapponese che leggeva ogni
mattina. Anche se si trovava dall’altra parte del pianeta, non voleva perdere
le notizie del suo mondo. Aprì la busta.
Ciao,
Kaito.
Allora,
com’è il mondo magico? Qui la vita scorre come sempre…
più o meno, ovviamente tu non ci sei, quindi non è proprio tutto come al solito…
Stamattina
è passata Aoko. Mi ha chiesto se era tutto a posto,
se avevo bisogno di qualcosa. È una ragazza fin troppo buona per te, sappilo!
Mi ha detto che mi porterà qualcosa per te stasera, lo riceverai domani. Per
oggi accontentati del giornale, conoscendoti non saresti stato tranquillo
senza.
Non
strafare.
Mamma
Kaito
sorrise. Eh sì, la mamma è sempre la mamma…
Notò
allora che c’era un’altra busta, uguale a quella che ogni ragazzo stava
guardando. L’aprì, scoprendo che era il suo orario delle lezioni. George, al
suo fianco, allungò il collo per sbirciare.
«
Mannaggia, che giornatina che vi aspetta! »
Per Kaito
la maggior parte di quelle parole era priva di significato: « Trasfigurazione,
Pozioni, Volo, Storia della magia e Difesa contro le Arti Oscure…
»
Fred mise
una mano sulla spalla della sorella: « Auguri, vi attende proprio una
giornataccia! »
Dopo aver
finito la colazione, Kaito si aggregò a Ginny e a Colin, il ragazzo con la
macchina fotografica sempre appesa al collo, e li seguì nell’aula di
Trasfigurazione.
Lì, in
una piccola stanza piena di banchetti di legno dove già erano seduti alcuni Tassorosso, un gatto grigio seduto sulla cattedra li guardava
con aria severa. Kaito ci si avvicinò e iniziò a fargli le carezze sul collo.
« Ehi,
piccolo, e tu da chi sei scappato? Ma quanto sei carino…
»
Ginny lo
guardò con aria inorridita: « Kaito… se quello che ho
sentito da Fred e George è vero, quello
non è un gatto…
»
Kaito si
voltò verso di lei, senza smettere di accarezzare l’animale: « Non dirmelo, è
un altro armadio… »
« Non
esattamente, signor Kuroba. »
Kaito
sussultò, poi sorrise: « Ok, bello scherzo, chi è il ventriloquo? Complimenti,
sembrava proprio la voce della… della vicepreside,
prima o poi imparo il nome! »
« Il mio
nome è Minerva McGranitt, signor Kuroba, e sarebbe
meglio che lo imparasse in fretta. »
Con un
balzo il felino riassunse il suo aspetto umano. Kaito credette
di avere un infarto. Accarezzare una prof poteva costargli l’espulsione già al
primo giorno?
« Mi… mi scusi… io non pensavo… »
La McGranitt lo guardò con aria severa: « Immagino. Per sua
informazione, signor Kuroba, alcuni maghi come me sviluppano la capacità di
trasformarsi in animali. Queste persone, dette Animagus,
sono registrate al Ministero della magia e sottoposti a periodici controlli. »
Poi
spostò lo sguardo sul resto della classe: « Bè, non
prendete appunti? Questa è lezione, signori. »
Ci fu un
momento di panico alla ricerca di pergamene e inchiostro, durante il quale
Kaito andò a sedersi al suo posto.
« Ah,
signor Kuroba. »
« Sì? »
« Visto
che è il primo giorno, la sua punizione per questa volta consterà di un solo
punto in meno a Grifondoro. Giusto per ammonirla di fare
molta attenzione a ciò che tocca nel mondo magico. »
Kaito
sospirò. Non aveva iniziato esattamente col piede giusto. Si voltò un attimo
per osservare la sua classe: erano in sette Grifondoro
(quattro maschi e tre femmine) e sei Tassorosso
(quasi tutti maschi, salvo due ragazze). Della sua Casa c’erano lui, Ginny,
Colin Canon, una ragazza dai capelli scalatissimi
neri come l’ebano e un’aria perennemente arrabbiata, un ragazzo con gli
occhiali e i capelli color sabbia, un altro con il volto completamente
ricoperto di lentiggini e i capelli biondi e l’ultima ragazza con i capelli
castani legati in una coda.
La McGranitt li mise a lavorare su un fiammifero da
trasformare in un ago, ma nessuno ottenne grandi risultati ad esclusione del Grifondoro con gli occhiali, che perlomeno riuscì a
renderlo sensibile a una calamita.
Tutto il
gruppo si spostò poi nei sotterranei, per assistere alla lezione di Pozioni con
i compagni di Corvonero.
Il
professore dal naso a punta, i capelli neri unticci e l’aria tremendamente
antipatica entrò sbattendo la porta. Molti degli alunni sussultarono, con
intima soddisfazione di Piton. Kaito rimase
indifferente, guardandolo con quella che il professore identificò come un’aria
di sfida.
« Sono il
vostro professore di Pozioni, Severus Piton. Da voi mi aspetto la massima ubbidienza. Qualunque
critica o osservazione sulle mie lezioni non dovrà arrivare alle mie orecchie
e, per il vostro benessere psicologico, non starò a dirvi il perché. »
Kaito
alzò gli occhi al cielo. Una presentazione da vero dittatore, nulla da ridire.
Si stava giusto chiedendo fra sé e sé come sarebbe stato con un paio di
baffetti simili a un certo dittatore tedesco del Novecento, quando Piton si appoggiò giusto sul suo banco.
« Grifondoro, la
lezione è qui, non sul soffitto! E visto che sei così alto, gradirei che per le prossime lezioni ti piazzassi in
fondo alla classe. »
A Kaito
non sfuggì il tono da insulto con cui aveva pronunciato alcune parole.
« Se è
per permettere ai miei compagni di vedere meglio la lavagna, lo farò
volentieri. »
Piton lo
guardò con aria di sfida: « No, la verità è che mi copri i tuoi compagni dietro
e a me piace avere la situazione sotto controllo. »
Kaito si
alzò per spostarsi: «Questo l’avevo capito anche da solo…
comunque, ho un nome. Come io le porto rispetto in quanto mio professore,
gradirei che lo usasse. »
Ginny si
sbatté una mano sugli occhi. Ma allora i guai quel ragazzo se li andava proprio
a cercare!
Piton lo
guardò, a metà fra l’arrabbiato e il sorpreso. Non rispose alla provocazione,
con generale sorpresa della classe, e iniziò a fare l’appello. Non appena
arrivò alla lettera K si fermò con un sorrisino. Kaito se lo aspettava e non
gli staccò gli occhi di dosso, guardandolo con un’espressione molto simile. Non
aveva mai temuto le sfide, né nei panni di studente né tantomeno in quelli di
ladro prestigiatore.
Piton lo
guardò soddisfatto: « Devo dedurre che il tuo nome sia Kuroba. È l’unico del
registro dalla chiara origine orientale. »
«
Corretto. »
« Bene,
adesso che lo so vedrò di usarlo. Starà al tuo comportamento stabilire in
quali occasioni e con che tono. »
« Terrò
ben a mente. »
A quel
punto, fra lo stupore generale, Piton non tolse alcun
punto a Grifondoro e continuò l’appello e la lezione
come se nulla fosse. Non appena finì la lezione, Ginny e Colin si affrettarono
a portare via Kaito prima che Piton potesse fermarlo
e magari fargliela pagare per la brutta figura di prima. Nessuno, Kaito in
primis, poteva immaginare che il professore di Pozioni avesse invece apprezzato
il focoso comportamento del ragazzo.
« Peccato
solo che sia un Grifondoro, con un carattere deciso
come quello se si fosse trattato di un Serpeverde
l’avrei proposto come prefetto fra un paio d’anni… »
« Tu sei
pazzo. Prima ne avevo solo il sospetto, ora è una certezza. Sfidare Piton in quel modo alla prima lezione…
»
Kaito
rise: « Via, Ginny, non esagerare! Cosa poteva farmi? »
Colin,
che ormai si era appiccicato a loro in pianta stabile, aggiunse: « Ho sentito
che per molto meno c’è gente che si è ritrovata in punizione per settimane! »
Il
ragazzo alzò le spalle: « Non l’ho offeso. Ho solo detto quel che pensavo. »
Colin lo
guardò, ancora sconvolto: « Pretendere rispetto da Piton…
più facile fare una foto a Silente nella vasca da bagno! »
Kaito
fece una smorfia: « Se mai riuscirai in tale scoop, ti prego, non mostrarmi la
foto dopo pranzo… e magari neanche prima… »
La
ragazza continuò: « Aspetta che lo vengano a sapere Fred e George e ti faranno
un monumento, poco ma sicuro! »
« Un
monumento forse è esagerato, ma di sicuro sai il fatto tuo. »
Il trio
si voltò. A parlare era stata una loro compagna di Grifondoro,
quella con i capelli scalati.
Kaito le
sorrise: « Ti ringrazio. »
La
ragazza gli fece un cenno e li superò.
Colin
rise: « A quanto pare hai già delle ammiratrici! »
Kaito
sorrise. Come Kid ci era abituato: « A proposito, come si chiama? »
Ginny ci
pensò su: « Non me lo ricordo bene, ma mi pare che avesse a che fare con della frutta… o della verdura… »
Parlando
di questo e di altro, il trio aveva raggiunto il campo da Quidditch,
dove Madama Bumb li stava aspettando insieme,
nuovamente, ai Tassorosso. Kaito guardò curioso lo
strano campo con gli spalti, le torrette da gioco e le scope sul terreno.
Un Tassorosso esclamò: « Uao, non
credevo che ci facessero allenare direttamente nel campo da Quidditch!
»
Kaito si
appuntò mentalmente un altro argomento da approfondire, mentre la professoressa
si apprestò a rispondere: « Ho preferito venire direttamente qui, visto che
l’anno scorso un vostro compagno di Grifondoro aveva
avuto parecchi problemi… anche se quell’incidente,
dopotutto, ha permesso alla sua Casa di trovarsi un nuovo Cercatore, a
dimostrazione che non tutti i mali vengono per nuocere. »
Kaito non
ci aveva capito nulla, come al solito.
La
professoressa sbatté le mani: « Allora, siamo qui per una chiacchierata davanti
a tè e pasticcini o per fare lezione? Avanti, avvicinatevi tutti a un manico di
scopa! Veloci! »
Tutti obbedirono
compreso Kaito, che in quella scopa abbandonata sul terreno non riusciva a vedere
nient’altro che un attrezzo per le pulizie. Ma davvero si poteva volare su un
aggeggio del genere?
Si
rispose da solo ricordandosi di quella volta che Akako
si era fatto passare per lui entrando in scena a bordo di una scopa.
Sospirò
al ricordo. Sarà anche stato il mezzo dei maghi, ma trovava meno imbarazzante
prendere il volo con il suo amato deltaplano!
Madama Bumb continuò: « Adesso allungate una mano sulla vostra
scopa e dite: “SU”! »
Kaito la
guardò sorpreso: « Tutto qui? »
« Perché
preferivi un poema in sancrito antico con terzine
dantesche in rima per volare? Se preferisci fai pure, ma non garantisco
risultati! »
Il
ragazzo si guardò intorno. Qualcuno, come Ginny, ci era riuscito al primo
tentativo, qualcun altro osservava perplesso la sua scopa rotolare per terra.
Il ragazzo sollevò gli occhi al cielo. Ancora non riusciva ad abituarsi a
quelle stranezze magiche, a prevalere in lui era ancora il senso comune babbano, che continuava a ripetergli che quello che gli era
stato chiesto di fare era una cosa estremamente stupida, che una scopa era solo
un attrezzo per le pulizie in coppia con una paletta e che l’unica al mondo a
potersi permettere di usarla come mezzo di trasporto era la befana al sei di
gennaio.
Vergognandosi
da morire, Kaito tirò su la manica, allungò la mano destra e, sospirando con
gli occhi chiusi, sussurrò rosso come un peperone: « Su. »
La scopa
balzò come indemoniata nella sua mano, con una potenza tale che il ragazzo si
ritrovò con i piedi per aria, mentre la scopa continuava imperterrita la sua
salita. Istintivamente Kaito la strinse con tutte le sue forze, mentre lo
sguardo spaventato andava al terreno che si allontanava sempre più.
« EHI!
COSA FAI? GIÙ, GIÙ, VAI GIÙ!!! »
Da terra
Madama Bumb gli gridò: « KUROBA, COSA STAI FACENDO? »
« E IO
CHE NE SO??? HO FATTO SOLO QUELLO CHE HA DETTO LEI! »
La
professoressa sospirò: « Ma perché ogni anno i Grifondoro
mi devono dare problemi? »
Intanto
Kaito aveva faticosamente afferrato la scopa anche con la mano sinistra, ma
l’aggeggio infernale non aveva intenzione di rallentare la sua velocissima
ascesa. Il ragazzo deglutì: non aveva portato con sé il deltaplano e una caduta
da quella altezza sarebbe risultata fatale anche a Kaito Kid. La scopa si
sarebbe fermata prima della stratosfera?
Kaito
scosse la testa: « E no, non mi farò uccidere da un mucchio di saggina al primo
giorno di scuola! »
Con uno
sforzo non indifferente, riuscì faticosamente a issarsi sulla scopa, con tanta
violenza che ebbe qualche problema con i gioielli di famiglia. I compagni di
sesso maschile a terra fecero sentite smorfie di dolore. Dopo qualche secondo
di doveroso raccoglimento, ritornò a concentrarsi sul problema principale.
« E fino
a qui ci sono… e ora? »
Provò a
inclinare leggermente il manico verso il basso e la scopa invertì il senso di
marcia, ma non diminuì la velocità.
« Ok, la
buona notizia, Kaito, è che non stai più salendo in modo incontrollato…
ora stai precipitando in modo incontrollato!
PROF, DOVE SONO I FRENI SU QUESTA DIAVOLERIA??? O ALMENO MI
DICA COME SCALARE LA MARCIA!!! »
Madama Bumb era salita su un manico di scopa per recuperare lo
studente malcapitato, mentre tutti i compagni guardavano la scena con il naso
all’insù.
Kaito
cercò di non andare completamente nel panico. Dopotutto non era mica la prima
volta che precipitava nel vuoto. Solo che di solito aveva con sé tutta
l’attrezzatura da prestigiatore, che il quel momento giaceva placidamente nel
baule in camera, e non stava per schiantarsi dritto dritto
su un castello. I riflessi, però, li aveva sempre con sé. Con la coda
dell’occhio vide un possibile appiglio. Prese un profondo respiro e si mise in
piedi sulla scopa, con lo straordinario senso dell’equilibrio che aveva appreso
per le mille acrobazie di Kaito Kid. I compagni a terra trattennero il fiato,
Madama Bumb non sapeva se insultarlo per la
sconsideratezza o incoraggiarlo. Prima che potesse fare una delle due cose,
Kaito si lanciò, afferrando al volo uno dei gargoyles
del castello e rimanendo appeso lì. La scopa continuò la sua discesa fino a
schiantarsi per terra, a poca distanza dalle serre di Erbologia
della professoressa Sprite che, a causa della velocità, si ritrovò affianco
alle sue aule un cratere di atterraggio da fare invidia a un piccolo meteorite.
Kaito non poté non tirare un sospiro di sollievo per essere ancora vivo e per
non aver rotto nulla.
« E
adesso speriamo solo che questo gargoyle non sia come
quelli del Gobbo di Notre Dame della Disney o se mi
buttano giù da questa altezza son dolori… »
La
professoressa lo raggiunse e lo riportò a terra. Ginny e tutti i Grifondoro gli corsero incontro per controllare il suo
stato di salute. Kaito non aveva nemmeno un graffio e non sembrava nemmeno
troppo scosso per l’accaduto, quindi la professoressa ne approfittò per una
spiegazione teorica su tutto quello che era sconsigliabile fare su un manico di
scopa.
Kaito
l’ascoltò di sfuggita, borbottando fra sé: « Potrà dirmi tutto quello che le
pare, ma dopo questa esperienza io continuerò a usare il mio babbanissimo deltaplano, poco ma sicuro…
almeno quello non s’imbizzarrisce in volo! »
A pranzo
Kaito non si presentò in Sala Grande. Aveva lo stomaco troppo sottosopra per
mangiare. Le voci sulle sue prodezze sulla scopa, però, stavano facendo il giro
della scuola e qualche Serpeverde iniziò a vociferare
sul fatto che “il nuovo spilungone orientale di Grifondoro”
si vergognasse così tanto da non presentarsi in pubblico. Kaito era invece
semplicemente stanco. Neville lo trovò infatti abbandonato su una poltrona
nella Sala Comune della Casa.
« Ciao. »
Il
ragazzo sussultò: « Oh, ciao… scusa, puoi ripetermi
il tuo nome? »
«
Neville. Neville Paciok. E io e te abbiamo una cosa
in comune. »
«
Davvero? »
« Sono io
il Grifondoro che l’anno scorso ha avuto parecchi
problemi con la prima lezione di volo… so che Madama Bumb lo racconta spesso ai primini.
»
Kaito
sbarrò gli occhi: « E allora sì, abbiamo decisamente qualcosa in comune! »
Neville
lo guardò preoccupato: « Non sei venuto a pranzo perché ti vergognavi? »
Il
ragazzo lo guardò sorpreso: « Ma figurati! No, ero solo stanco…
cercare di non precipitare da una scopa imbizzarrita è una di quelle cose che
ti fanno venire un po’ di sonnolenza dopo, tu dovresti saperlo! »
Neville
rise: « Meno male, sentivo i Serpeverde che
sparlavano e… »
« Non ho
mai avuto paura delle critiche, puoi stare tranquillo. »
« Meglio
così. Però ti voglio dare questa. »
Neville
porse a Kaito una sferetta contenente del fumo bianco.
« È una Ricordella. Se la stringi fra le mani ti segnala se hai
dimenticato qualcosa diventando rossa. »
Il
giapponese la guardò perplessa. Non capiva il nesso fra quello strano oggetto e
la lezione di volo.
« Quando
la mia scopa s’imbizzarrì mi cadde di tasca e scatenò una sfida fra Harry e Malfoy, un Serpeverde. Grazie a
questa, Harry dimostrò il suo valore e venne preso nella squadra di Quidditch. Spero che porti la stessa fortuna anche a te. »
« Grazie… ma a te non serve? »
Neville
fece spallucce: « Non mi ricordavo mai di usarla. E poi mi sa che hai davvero
un bisogno urgente di fortuna. »
« Perché?
»
« Perché
a quanto mi ha detto la sorella di Ron, la tua prossima lezione è proprio con i
Serpeverde. »
Continuando
a giocherellare con la Ricordella in tasca, Kaito
trovò l’aula del professor Rüf molto più facilmente
di quanto credesse. Quando entrò molti ragazzi erano già seduti e anche lui si
accomodò vicino alla compagna di Casa che gli aveva fatto i complimenti dopo la
lezione di Piton, ignorando altamente i Serpeverde che lo guardavano di sottecchi e ridacchiavano.
La
ragazza gli sorrise: « Nonostante tutto, mettersi in piedi su una scopa in
discesa libera non è cosa da tutti. Hai ancora il mio rispetto, e bada bene che
non lo concedo a molti. Vedi di continuare a meritartelo. »
«
Doppiamente grazie, allora. »
Gli porse
la mano: « Sheridan. »
Kaito
aspettò un secondo a stringerla, aspettandosi anche il cognome. Sheridan se ne accorse.
« Sheridan e basta. »
Il
ragazzo fece un mezzo inchino con la testa: « E allora per te sono Kaito e
basta. »
« Sta
bene. Ma ora piantiamola, che è arrivato il prof. »
« Eh? Ma
se la porta non si è aperta! »
Sheridan sorrise
della sua ingenuità: « Lui non ne ha bisogno. E anche se volesse non potrebbe
farlo. »
Kaito
ebbe la risposta alle sue enigmatiche parole quando il professore attraversò la
cattedra. Kaito sbiancò.
« Ti prego,
dimmi che è un ologramma… »
Sheridan sorrise
alzando un sopracciglio: « A Hogwarts i fantasmi sono la norma. »
« Quindi
lui è… morto? »
La
ragazza annuì.
« E
insegna ancora? »
Sheridan annuì di
nuovo, intimamente soddisfatta dell’aria sconvolta di Kaito.
« E
pensare che c’è gente che farebbe carte false per andare in pensione…
»
La
lezione si dimostrò meno tremenda di quanto Neville gli avesse prospettato. Rüf era talmente soporifero che persino i Serpeverde che avevano pensato di combinare a Kaito qualche
brutto tiro si ritrovarono troppo anestetizzati per dire o compiere qualunque cosa,
e il prestigiatore ebbe il tempo di osservare meglio i suoi compagni di classe.
Una cosa
che lo incuriosiva molto era la pettinatura di Sheridan,
che ora poteva osservare da vicino: la nuca era quasi rasata sulla base, mentre
il resto dei capelli era stato tagliato in modo esageratamente scalato, al
punto che i ciuffi davanti erano più lunghi delle spalle. Gli altri compagni
erano più ordinari nell’aspetto, e ne ripassò i nomi: oltre a Ginny e a Colin
Canon, c’era il ragazzo con gli occhiali e i capelli color sabbia, che si
chiamava Thomas Rourke; quello biondo e lentigginoso di nome Stephen Thompson;
e l’ultima ragazza rimasta, Nicole Barden. Gli
restava solo il dubbio sul cognome di Sheridan, ma
gli sarebbe bastato prestare attenzione all’appello della prossima lezione.
Dopo
questo ripasso mentale, Kaito ripiombò beatamente nell’apatia. Nonostante tutto
fu soddisfatto della lezione di relax, finalmente. La classica quiete prima
della tempesta, si ritrovò a pensare.
Non
sapeva ancora quanto aveva ragione.
I Grifondoro uscirono dall’aula sbadigliando e
stiracchiandosi.
« Che
abbiamo, ancora? »
Colin
prese il programma: « Difesa contro le Arti Oscure. »
Kaito
sospirò: « Dimmi che è l’ultima, ti prego, non ne posso più…
»
Stephen
gli sorrise: « Sì, tranquillo. A proposito, tutto bene dopo Volo? »
«
Benissimo, grazie! Ho solo un po’ fame… ah, scusate,
chi è il prof di quest’ultima materia? »
Rispose
Nicole, con aria sognante: « Gilderoy Allock… è tutto il giorno che aspetto questo momento! »
Colin
Thomas sussurrò a Kaito, visibilmente perplesso: « Il belloccio che ha
presentato ieri Silente. Tutte le streghe impazziscono per lui! »
Il
prestigiatore alzò gli occhi al cielo. Gli era stato sufficientemente
antipatico dopo averlo visto per venti secondi, non era sicuro di sopportarlo
per un’ora intera.
Entrarono
compatti nell’aula insieme ai Corvonero, che per
fortuna non era coperta di gigantografie del professore come aveva temuto Kaito.
Ma forse era solo perché non aveva avuto abbastanza tempo, si ritrovò a
pensare.
Allock era già
lì, ad analizzare gli studenti uno per uno. Kaito ne incrociò lo sguardo per un
secondo. Antipatia a pelle, ne era certo. Forse anche reciproca, ma non ne era
sicuro. Mentre si sedeva affianco a Colin, il professore si schiarì la voce
rumorosamente attirando l’attenzione. Una tecnica evidentemente studiata e
collaudata.
Allock prese
una copia di uno dei suoi libri dalla cattedra e mostrò il proprio ritratto
ammiccante sulla copertina: « Io, Gilderoy Allock, Ordine di Merlino, Terza Classe, Membro Onorario
della Lega per la Difesa contro le Arti Oscure e cinque volte vincitore del
premio per il Sorriso più Seducente promosso dal Settimanale delle Streghe, do il benvenuto a voi, giovani
matricole, a questo nuovo ed entusiasmante corso! »
Gran
parte delle ragazzine lo guardò con aria sognante, i maschi ridacchiarono o
sbuffarono. Kaito mantenne la sua faccia da poker.
« Ma
immagino che voi non siate venuti per ascoltare i miei meriti…
dopotutto non mi sono certo liberato della strega Bandon
facendole un sorriso! »
Eccola,
la battutaccia riciclata chissà quante volte e per nulla divertente. Kaito
trovò quell’uomo tremendamente scontato, il classico tizio che cerca di
comportarsi come uomo di spettacolo senza averne le capacità.
« Bene,
diamo un’occhiata all’elenco, visto che siete tutti nuovi, così impariamo a conoscerci… anche se probabilmente tutti conoscete già me!
»
Kaito
rischiò d’incrinare la sua faccia da poker, pur essendo ben allenato. Per una
frazione di secondo ebbe la tentazione di mettersi in costume e saltare sul
banco pur di non lasciargli la scena, ma si trattenne. Intanto Allock prese in mano il registro.
« Dunque,
per quanto riguarda i Grifondoro… Bardon,
Canon, Kuroba… oh, che cosa curiosa… »
Kaito
sentì un rumore alle sue spalle. Sheridan aveva
appena spezzato in due una matita e guardava Allock
con occhi di brace.
« Chi
sarebbe Pumpkin? »
Al nome,
pronunciato con voluta e studiata enfasi, qualcuno fece qualche risolino, Sheridan divenne completamente rossa. Kaito non capiva il
motivo di tanta ilarità, fino a quando non gli venne un flash. Sulle confezioni
di dolci nel periodo di ottobre ricordava a volte di aver letto “Halloween Pumpkin”… zucca di
Halloween! Ecco perché ridevano!
« Allora?
»
Sheridan si alzò
in piedi urlando: « SONO IO! E ALLORA? »
« È solo
che hai un cognome molto divertente… via, via, non è
il caso di prendersela tanto… »
La frase
era innocente, ma a Sheridan fece più male di uno
schiaffo in viso: « E IL SUO, ALLORA? LEI È PROPRIO UN ALLOCCO, DI NOME E DI FATTO! »
Allock s’alzò
in piedi a sua volta, visibilmente irritato: « Come ti permetti d’insultare un
professore? Dieci punti in meno a Grifondoro, e
ringrazia che sono generoso e comprensivo! »
« Mica tanto… del resto, ha cominciato lei…
»
La classe
si zittì di colpo. Il professore iniziò ad assumere lo stesso colorito di Sheridan. Imperterrito, Kaito continuò: « Trovo ingiusto
che se un alunno prende in giro il cognome del professore perda punti, mentre
se a farlo è un’insegnante non accada nulla… lei è un
adulto, ha a che fare in questo momento con dei ragazzini quasi tutti di undici
anni, non dovrebbe essere più responsabile? »
Allock perse
completamente la sua sicurezza: « SILENZIO! »
Kaito gli
diede il colpo di grazia: « O non sarà mica che il ragazzino qui dentro è lei?
»
« KUROBA!
ALTRI VENTI PUNTI IN MENO A GRIFONDORO! E PARLERÓ CON LA MCGRANITT PERCHÉ TI
SIA DATA UNA PUNIZIONE ESEMPLARE! Per oggi andate, tutto questo nervoso fa male
ai miei poveri riccioli… »
La faccia
da poker di Kaito ebbe il crollo definitivo. Aprì la bocca per dire ancora
qualcosa, ma tutti i Grifondoro lo presero e lo
portarono fuori dalla classe di peso per non fargli peggiorare la sua
situazione. I Corvonero li seguirono e almeno a loro
Kaito riuscì a chiedere di scusarsi con Sheridan per
aver riso del suo nome.
La
ragazza accettò le scuse di malavoglia, poi chiese a Kaito di potergli parlare
a quattr’occhi.
« Di
solito non perdono chi mi deride, ma visto quello che hai fatto per me mi
sembrava ingiusto non assecondare la tua richiesta. »
Kaito
sorrise: « Quindi il favore me lo avresti fatto tu? »
Sheridan lo
guardò seria: « No. Sono scontrosa, ma non fino a questo punto. Oggi ti sei
davvero guadagnato il mio rispetto. »
« In
compenso credo di aver perso quella della Casa, con questo ho perso… 21 punti solo al primo giorno di scuola! »
« Io
altri 10. Credo che Grifondoro non abbia fatto un
buon affare con noi due… »
Entrambi
ridacchiarono.
« Grazie,
Kaito. »
« Non c’è
di che, anche se la tua reazione mi è sembrata esagerata…
»
Sheridan s’avviò
verso la Sala Comune: « Chissà, forse un giorno ti spiegherò…
»
Kaito
sospirò: « Ha già gli atteggiamenti da gran donna di Akako,
e ha solo undici anni! Temo cosa possa accadere se quelle due s’incontrassero… »
Sulla
porta della Sala Grande Hermione guardava sconvolta le enorme clessidre
segnapunti: « Ma come? Che fine hanno fatto tutti i punti che ho guadagnato
oggi? »
Kaito
s’inchinò in segno di scusa: « Temo di averteli bruciati io con Allock… mi dispiace… »
Una mano
sulla spalla la face trasalire: « A questo proposito, Kuroba, avrei bisogno di
parlare con te prima di cena. »
«
Professoressa McGranitt! Mi ha fatto prendere un
colpo! »
L’insegnante
lo squadrò serio: « Vorrei sentire da te una versione dei fatti. Quella del
professor Allock era un po’ confusa, a mio parere. »
Kaito
raccontò nel modo più oggettivo possibile l’accaduto.
La McGranitt annuì: « Capisco. Non posso dire di non capire la
tua presa di posizione, Kuroba, ma non posso nemmeno ignorare la diretta richiesta
di un’insegnante… la tua punizione consisterà nella
lettura approfondita di un libro del professor Allock
a tua scelta, su cui quest’ultimo potrà poi interrogarti fra quattro giorni. Il
voto non farà media, ma credo che la lettura di uno di quei libri sia per te
una punizione sufficiente, senza contare che ti avvantaggerà durante l’anno
scolastico. »
Kaito la
guardò sorpreso: « Davvero? Grazie! »
« Sono
stata molto buona con te, Kuroba, quest’oggi, ma non prenderla come
un’abitudine. I Grifondoro si distinguono per il
coraggio, è vero, ma dovrai imparare presto che al coraggio bisogna dare moderazione… »
Ancora incredulo
per essere stato praticamente graziato dalla McGranitt,
Kaito entrò nella Sala Grande venendo accolto praticamente come un eroe da Fred
e George.
« 21
punti in meno e una punizione il primo giorno di scuola! Avevamo intuito che
avessi talento, ragazzo, ma ci hai piacevolmente sorpreso! »
« Nemmeno
noi eravamo giunti a tanto! »
Percy alzò un
sopracciglio: « Ma se il primo giorno avete fatto perdere a Grifondoro
ben 40 punti in un colpo solo! Ho scoperto solo allora che le clessidre contano
anche i numeri negativi… »
Fred gli
fece un occhiolino: « Appunto: 40 punti, ovvero 20 a testa…
Kaito ci ha battuto di un punto! »
Il prestigiatore
rise: « E la punizione? »
I gemelli
rabbrividirono: « Una settimana ad accudire Miss Purr,
il gatto di Gazza il custode… un esperienza che non
auguriamo a nessuno! »
George aggiunse:
« Per di più ci è giunta voce delle tue imprese: hai accarezzato la McGranitt, risposto a Piton, domato
una scopa imbizzarrita, zittito Allock e sei ancora
qui a fare cena… è una giornata da ricordare, direi
al pari di quando abbiamo chiuso Gazza nel suo ufficio con la colla magica e
rasato il gatto! »
Percy si mise
le mani nei capelli: « Fai finta di non aver sentito, Percy,
o il tuo ruolo di prefetto t’imporrebbe di far qualcosa…
»
Uno dei
gemelli fece spallucce: « Tanto ormai i nostri crimini sono caduti in prescrizione… »
Tutti risero,
compreso Kaito, compresa Hermione, compreso persino Percy
stesso. L’unica che non si unì alla risata collettiva fu Sheridan,
che però non si era persa una parola del discorso dei gemelli. Ma alla fine
anche lei si lasciò andare ad un sorriso.
Era stata
una giornata tosta, senza alcun dubbio, e se fosse stato per Kaito sarebbe
andato subito sotto le coperte. Ma aveva ancora una cosa da fare…
Prese pergamena
e calamaio e si mise a scrivere nel caos della Sala Comune, sicuro che se anche
qualcuno avesse provato a farsi gli affari suoi non avrebbe capito nulla con la
scrittura in caratteri giapponesi.
Ciao
mamma!
Non hai
la più pallida idea di come sia la vita qui! Proverò a raccontarti qualcosa, ma
sono stanchissimo e non sono sicuro di finire tutto di stasera…
Stamattina,
per esempio, ho visto come fanno le mamme dei maghi a sgridare i loro figli, un’esperienza
che non auguro a nessuno…
Di nuovo due mesi… odio riuscire ad aggiornare così di rado, non è da
me! Uffa… non mi resta che scusarmi, sono stata presa
dai troppi impegni universitari… ma spero di farmi
perdonare con la lunghezza!
Una giornatina
pesante eh? Tranquilli, i prossimi capitoli non analizzeranno tutte le giornate
scolastiche di Kaito, serviva solo a introdurne la quotidianità!
Ringrazio darkroxas92 per
aver commentato la storia e v’invito tutti al prossimo capitolo, dove
scopriremo qualcosa in più sulla scontrosa Sheridan,
mentre Fred e George ne combineranno una delle loro!
Alla prossima!
CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hinata 92