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Autore: Querthe    14/01/2008    3 recensioni
Una sorta di poliziesco a metà strada tra un noir e X-file, o così spero di riuscire a farlo. Scusate se ogni tanto nella storia uso qualche imprecazione, ma non conosco poliziotti da film non scurrili. Mamoru e Rei compagni di squadra, un rapimento e un mistero attorno alla figura di un angelo biondo a cui mancano solo le ali e l'aureola, ma con dei bei codini...
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Rei/Rea, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie, Contesto generale/vago
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- Allora? - chiese la Dottoressa Meiou al chirurgo che aveva appena lasciato la camera sterile.
- L'intervento è riuscito perfettamente. Ho aggiunto quello che lei mi ha richiesto all'interno dei principali organi del soggetto, anche se devo ammettere che le ecografie e le TAC non rendevano merito a quello che ho visto.
- E pensare che esternamente sembra un normale essere umano.
Lui fece un sorriso sghembo mentre si toglieva con un rumore gommoso i guanti in lattice trasparenti e si avviò verso il locale dove si sarebbe cambiato, mentre la donna si mise a guardare dal vetro la sala sottostante dove una squadra di medici, infermieri e anestesisti stava finendo di chiudere le varie piccole ferite sul corpo nudo di Usagi, che a volte sembrava muoversi leggermente, come se fosse preda di qualche strano sogno. Aprì l'interfono per sentire cosa stavano dicendo.
- ... Battiti nella norma, come pressione e encefalogramma. - disse monocorde una infermiera.
- Anestesia?
- Nella norma, anche se la curva di ripresa è più veloce del calcolato. Sto incrementando la portata di beta-abbattitori e il flusso di gas modificato.
- Manca solo la sutura della pleura e della pelle toracica. Tutto secondo le previsioni. - confermò il chirurgo, lavorando veloce con ago e filo.
Setsuna chiuse il collegamento e si voltò, diretta verso il suo studio.
- Piccolo mostriciattolo, vedremo se ora potrai tentare di nuovo di uccidermi. Certo ho gli arcani, ma se tu riuscissi a eluderli sarei in un mare di guai. Ma ora... - sorrise sedendosi alla scrivania e aprendo il computer, cercando se tra le mail ve ne era qualcuna interessante.
La individuò subito. Anonima, solo un numero di varie cifre e un codice alfanumerico, spedita da una mail pubblica. La aprì, inserendo il codice di accesso corretto, e sorrise. La morte di quel politico, un membro influente del partito al governo, aveva aperto la strada ad una piccola legge, che lui osteggiava, che avrebbe permesso nel breve periodo di ottenere varie sovvenzioni per le ricerche che facevano da paravento ai veri scopi della Garnet. La mail informava inoltre che il suicidio del dottore che studiava le cellule totipotenti di Usagi era stata insabbiata totalmente, sebbene la presenza sul luogo di una coppia di poliziotti avesse creato un piccolo problema subito risolto. I nomi degli agenti non le dissero nulla la prima volta che li lesse, ma uno dei due, quando lo rilesse, la fece sobbalzare. Non poteva essere una coincidenza. Fece un numero di interno e attese che dall'altro capo del telefono rispondessero.
- Investigazioni.
- Sono la Dottoressa Meiou. Codice Pluto 15-15-3.
- Mi dica, Dottoressa.
- Ho bisogno di tutte le informazioni disponibili nei nostri database relative all'individuo Mamoru Chiba.
- Attenda. - le disse, per poi metterla in attesa. La musica classica riempì l'auricolare per una decina di secondi, per poi sparire, sostituita dal sommesso ticchettio di tasti. - Ho recuperato le informazioni. Le mando il tutto via intranet in questo momento.
- Grazie.
- Mio dovere. Arrivederci.
La dottoressa posò il ricevitore e controllò la posta in arrivo. Un piccolo rumore elettronico seguito da una nuova riga di testo in grassetto la avvisò di una nuova missiva, che lesse velocemente, per poi aprire l'allegato e divorare le informazioni.
- Un poliziotto esemplare, non c'è che dire, il mio ispettore. Hai quasi dei precedenti penali. Risse, pestaggi, abuso di potere, arresti illegittimi a causa di cavilli. Proprio un bel peperino. Eppure per il resto non sei nulla di speciale. Non sei nessuno, non hai nessuno, la tua compagna di lavoro ti tradiva praticamente dal primo giorno in cui vi siete messi assieme, sei uno sfigato, solo con due gatti che ti danno retta perché li nutri. Bevi birra nazionale, hai un paio di debiti per la casa e l'auto, un conto in banca che mi fa sorridere. - i suoi occhi si fecero duri. - E allora per che cazzo Usagi è venuta da te? Cosa l'ha spinta? Cosa hai di speciale?
Lesse il resoconto dell'azione di recupero nell'appartamento dell'uomo. Era stato facile ritrovare la sua cavia, il piccolo chip di trasmissione coordinate sottopelle si era messo immediatamente in funzione, permettendo alla squadra di recupero di tracciare la preda con una precisione di pochi centimetri e di recuperarla senza troppi problemi, mentre nei laboratori tentavano di capire come il soggetto avesse eluso i blocchi fisici e magici di cui era dotata la sua cella. Il telefono squillò, facendola sobbalzare.
- Chi è? - chiese in tono maleducato.
- Dottoressa, il soggetto Undici è sveglio e vorrebbe vederla.
- Non ora. Datele un sedativo. Non deve agitarsi, le sue ferite...
- Sono sparite. Sembrerebbe che si siano cicatrizzate senza lasciare alcuna traccia. E i suoi occhi...
- Capisco. Arrivo subito. Per adesso procedura di contenimento a livello quattro. Nessuno tranne me potrà avvicinarsi alla porta della cella. E controllate che i simboli siano pronti per essere messi in funzione..
- Va b... - la frase si perse a metà, mentre venne chiusa la comunicazione.
Le guardie a lato della porta della cella di Usagi scattarono sull'attenti nel vederla.
- Va bene, va bene. - sembrò quasi non vederle lei, mentre con la tessera sbloccava parte della serratura, seguita dal controllo retina e impronte digitali. La porta scattò, permettendole di entrare.
- Benvenuta nella mia umile dimora, dottoressa... - disse con malvagità la bionda, seduta sulla barella in cui l'avevano trasportata dalla sala operatoria.
- Grazie, ma tu non dovresti essere a dormire, o almeno a riposare, visto l'intervento? - sorrise la donna, allungando le dita sul telecomando che aveva in tasca.
- Vero, ma quello se fossi stata Usagi, la vostra cara e tenera coniglietta. Sfortunatamente, l'ho messa a dormire per un po', era così stanca, e così ho aggiustato un paio di cosette. Il corpo umano è decisamente facile da aggiustare. Fragile, ma molto semplice. Tanto da aggiustare quanto da rompere.
- Quindi tu sei l'altra...
- Esatto! - saltò giù dal letto la ragazza, che non aveva addosso nulla, mostrando alla dottoressa come nessuna cicatrice era presente sulla candida pelle, anche se c'era qualcosa che agli occhi della biologa non quadrava, sebbene non riuscisse a mettere a fuoco che cosa. - Molto intelligente, per essere una scimmia senza peli. Ma ho un nome.
- Ovvero?
Lei sembrò pensarci per un istante.
- Padrona Assoluta o Mia Signora credo che possano andare bene... - la prese in giro. - Possibilmente inginocchiandoti mentre lo dici. Sai, aggiunge quel qualcosa che mi fa sempre piacere.
Setsuna non si scompose, e si avvicinò.
- Scherza poco. Ti ricordo che sei solo una cavia, un esperimento, qualcosa che ho creato e che posso distruggere in qualsiasi momento. Ho altre come te.
- Che paura. Se valgo così poco, perché mi tieni? Perché non sviluppi i progetti dodici o tredici?
- Come... - si sorprese la donna, per poi maledirsi per essersi fatta trascinare dalle emozioni.
- Come so che esistono altri esemplari oltre a me? Piccolo essere schifoso peggio di questa palla di sterco e piscio su cui ci troviamo, credi che davvero io non mi renda conto di ciò che state facendo? Usagi non ricorda, ma io non ho mai dimenticato. Io sono la stessa da quando sono finita su questa palla umida di merda che insistete a chiamare Terra. Semplicemente sono legata alla materia cellulare di Usagi, bloccata in un periodo fissato di tempo e spazio, ma sono sempre l'entità che i vostri vaneggiamenti che chiamate religione hanno identificato con vari nomi, nessuno dei quali legato a particolarmente gentili azioni che ho compiuto o che potrei compiere.. ammetto che è sono da fin troppo tempo legata alla immanenza di questa materia. Inizio a stufarmi.
- E perché non te ne vai, se sei così stufa? - la derise cautamente la donna.
- Non mi pigliare per il culo, dottoressa. - la guardò con occhi rossi e cattivi lei. - Non tentarmi, o potrei far fallire un paio di esperimenti. E i tuoi capi non credo la prenderebbero bene. Anni di studi e di soldi, molti soldi finiti in cenere. E' da un po' che non provo l'autocombustione... Chissà se sono ancora in esercizio?
- Volevi vedermi? - cambiò argomento la donna. - Perché?
- Ah già. Sono abbastanza stufa di farvi giocare con me e con il corpo di Usagi, che poi è anche il mio, per cui arriviamo ad un patto. Ditemi cosa volete da me, io ve lo do e poi mi lasciate libera.
- Scendi a patti con una scimmia senza peli?
- Diciamo che le concedo di credere di aver vinto. Per adesso.
- Ammettiamo che io accetti...
- Le conviene, Dottoressa Meiou, le conviene. Sono sicura che l'idea di poter disporre di me, o meglio dei miei poteri, per i suoi fini personali, oltre che per quelli della sua organizzazione, l'alletta molto. O mi sbaglio?
Setsuna si accorse che il suo respiro era accelerato, e che le mani erano sudate. Anche l'entità in Usagi se ne accorse, oltre a leggere abbastanza chiaramente l'anima della donna.
- Ammettiamo... - sospirò per calmarsi. - Ammettiamo come ho detto che io accetti, come pensi di potermi dare quello che io non sono riuscita ad avere in tutti questi anni?
- Facile. - rise lei. - I miei poteri e la mente di Usagi, manipolabile e candida come la neve appena caduta. Voi fate quello che volete fare, le chiedete quello che volete sapere e il gioco è fatto. Quando avrete tutto il necessario, distruggerete tutti i campioni delle cellule, compreso questo corpo e gli esperimenti dodici e tredici, e io sarò libera. Sono sicura che a quel punto trovare entità più...remissive sarà facile per voi.
- Possibile. Ma ci manca ancora il segreto per una clonazione stabile. Attirare entità non è il problema, stabilizzarle, beh, tu sei il primo caso che non finisce in un fallimento, oltre ovviamente all'originale.
- Come ho detto, il corpo umano è facile da capire, toccare, modificare. Per me i vostri cosiddetti segreti della genetica sono solo un mero esercizio per tenermi occupata alcuni secondi. In una settimana, se mi darete accesso alle vostre risorse, avrete più risultati che negli ultimi cinquant'anni di studi intensivi.
- Un patto. Vorresti un patto. Mi sta bene, ma come posso essere sicura che non mi tradirai?
Un lampo di cattiveria e di divertimento attraversò gli occhi dell'essere.
- Non può. Deve fidarsi. Anche se ammetto che fidarsi di me, dopo quello che ho passato per causa vostra, e non solo sua, negli ultimi decenni è come dire di trovare sicuro buttarsi da una scarpata senza un paracadute. Ci sta? - le tese la mano.
- Devo sentire i miei superiori. - tagliò corto lei, uscendo dalla cella e chiudendola dentro.
- Hai sentito tutto, Usagi? - chiese dentro di sé l'essere.
- Sì. Ma davvero quello che mi hai detto e che ho sentito è vero?
.- Ti ho mai mentito?
La biondina scosse la testa dentro la sua mente.
- Sei sicura che tutti vorranno giocare a questo gioco che stai preparando?
- Certo. Setsuna, tu, gli uomini cattivi, tutti giocheranno. E si divertiranno da morire, te lo assicuro.
- Anche Mamoru?
- Anche lui.
- Chissà dov'è adesso?
- Più vicino di quanto tu possa credere. - le disse accarezzandole la testa l'altra se stessa, sapendo che l'uomo era nel suo appartamento, distrutto dalla stanchezza, addormentatosi sulle piantine della Garnet Laboratories che Ami gli aveva trasmesso via mail.
L'essere che era nella biondina sorrise e lanciò un segnale mentale al poliziotto, quindi si ritrasse, facendo tornare la giovane in pieno possesso del suo corpo.
- Usagi! - si svegliò di soprassalto lui, una stretta al cuore, una paura che gli aveva gelato il sangue. Si alzò, aprì il frigorifero e prese una birra aprendola mentre pensava alla strana sensazione che aveva provato, la scolò guardando distrattamente le mappe catastali e i lucidi scannerizzati che l'amica aveva recuperato illegalmente da varie banche dati. Posò la lattina praticamente vuota e si sedette nuovamente al portatile, ma dopo poche volte che apriva e chiudeva i file scosse la testa, sbuffò e spense il computer, gettandosi sul divano, in mutande, la barba sfatta e una nuova birra in mano. Luna era in giro per il quartiere, mentre Artemis si spostò mollemente, quasi annoiato, dalla lettiera al divano, accoccolandosi accanto a lui. L'uomo lo guardò. - Beato te. - gli disse. - Tu sei già sistemato, e con una della tua razza. - Il gatto lo guardò, sbadigliò mostrando i lunghi canini, quindi si stirò e scese dal divano, sparendo alla sua vista. - Mentre io... - sospirò. - Io mi dovevo innamorare proprio di un demone.
Si scolò la birra, gettandola sul pavimento, e si addormentò poco dopo.
Usagi sorrise.
- Buonanotte, Mamoru... - mormorò nel sonno.
   
 
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