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Autore: ElisaJ7B    01/07/2013    2 recensioni
[Amnesia:The Dark Descent]
Daniel come al solito è molto distratto e ha combinato un grosso guaio...
Riuscirà Alexander a risolverlo? E in fretta.
Genere: Comico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Se tu fossi stato più attento, tutto questo non sarebbe successo!”

Lo aggredì con rabbia Alexander.

 

“Come potevo sapere… Io…” Cominciò a farfugliare Daniel.

Sapeva bene che dietro quell’aspetto delicato c’era una persona terribile e spietata.

 

Si mise in ginocchio, in segno di rispetto.

 

“Mi dispiace, barone. Troveremo una cura.

Altrimenti, può sempre rimanere così…” disse senza pensare.

 

“No, no, no, no! Io voglio tornare normale! Adesso!”

Alexander cominciò a piangere istericamente come un bambino.

 

Daniel era spaventato.

Il ragazzo era abituato a vedere il barone sempre impassibile,

non sapeva come reagire a questa reazione piuttosto infantile.

 

Dolcemente si sporse in avanti e lo abbracciò.

Per il momento sembrava che lo avesse calmato un po’.

 

“Scusami, Daniel.

Dobbiamo trovare una soluzione. Questo corpo… non è il mio.

Devo tornare come prima. Intanto, andiamo a prendere dei vestiti della mia misura.”

Alexander si era ricomposto un po’ e si era asciugato le lacrime dagli occhi.

 

“Dovremmo avere dei vestiti da bambino nell’obitorio. Tra le vittime c’era un bimbo di cinque anni.”

Disse il ragazzo prendendolo per mano.

 

Poco più tardi arrivarono a destinazione, il cadavere era ancora lì, in un angolo della stanza.

Daniel lo spogliò e osservò la tunica. Era tutta sporca di sangue.

Alexander gliela strappò di mano e se la infilò, soddisfatto.

 

Il ragazzo fece una faccia schifata.

“Cerchiamo un vestito più pulito…”

“Per ora può andare bene questo. Mi piace l’odore del sangue”

 

Rimarcò Alexander. Non era cambiato poi così tanto.

“Forza, andiamo nel Coro. Abbiamo dei rituali da compiere.”

Daniel acconsentì e prese dei pugnali da uno scaffale.

 

Scelsero un prigioniero e lo legarono sul tavolino delle torture.

L’uomo era terrorizzato, alla vista di tutti quei coltelli, e continuava a ripetere di essere innocente.

 

Daniel mise Alexander sopra il tavolo, in modo che potesse dargli dei suggerimenti.

“Fai un piccolo taglio con il pugnare qui, sopra lo sterno… perfetto.

Adesso prendi la sega e inizia ad aprire la ferita…”

 

La vittima urlava di dolore, poi improvvisamente incominciò a ridere.

All’inizio era appena un risolino, poi cominciò a diventare sempre più sguaiato.

 

“Cos’hai da ridere tanto?” Ringhiò Daniel.

“Ti fai dare ordini… da un bambino!

Non ho mai visto niente di simile in vita mia.”

 

Scoppiò a ridere in modo incontrollabile.

Ormai la tortura era saltata. Il prigioniero non emetteva più Vitae.

 

Con rabbia, Alexander infilò un coltello in profondità nel cuore, uccidendolo istantaneamente.

L’uomo smise di ridere, morendo con un gran sorriso sulle labbra.

 

Il barone scese con un salto dal tavolo e allontanandosi borbottò:

“Oggi dovrai lavorare da solo. Sembra che la mia presenza non sia gradita.”

“Ma no… la prego…”

“TORNA AL LAVORO!” urlò con rabbia.

 

Mentre tornava nella sua camera, passando davanti alle celle, tutti i prigionieri iniziarono a sghignazzare.

“Hey, bimbo! Cosa ci fai quaggiù?” “Come sei dolce!” “Torni dalla mamma?” Lo canzonarono in ogni modo immaginabile.

 

Alexander tornò nella sua stanza per dormire un po’.

Si sentiva molto stanco e umiliato.

 

 

 

 

Molte ore dopo, Daniel lo svegliò con dolcezza.

“Svegliati. È ora di cena” Lo accarezzò sulla guancia.

 

Era così morbido al tatto, il ragazzo non poté trattenersi.

“Sei così carino e soffice” Si pentì subito dopo di aver detto quelle parole, ma ormai era troppo tardi.

 

Inaspettatamente, Alexander arrossì leggermente.

Sebbene fosse un uomo burbero, i complimenti gli facevano piacere.

Si alzò dal letto e si recarono in sala da pranzo.

 

Con molta fatica, il barone si sedette sulla sedia, ma non riusciva ad arrivare alla tavola.

 

Allora Daniel lo appoggiò delicatamente sulle sue ginocchia.

Alexander provò ad afferrare un cucchiaio, ma le sue mani erano troppo piccole e non ne sostenevano il peso.

 

“Sembra che io non sia più in grado di fare niente da solo” mormorò.

“Non si preoccupi, signore. Ci sono qua io a servirla.”

 

Daniel prese la posata in questione e la riempì con un po’ di minestra.

Facendo attenzione a non versarla, imboccò il piccolo Alexander.

 

Il bambino aspettava il cucchiaio a bocca aperta e occhi spalancati.

Era dolcissimo.

 

“Ecco, ecco che arriva l’areoplanino!”

Disse Daniel con un tono di voce veramente idiota.

 

“Daniel, non sono davvero un bambino.

Smetti immediatamente di fare lo sciocco.”

 

Il ragazzo arrossì e lo imboccò di nuovo.

“Er… Scusi, barone.”

 

 

 

 

Finita la cena, ognuno tornò nella propria camera per dormire.

Quella notte, ci fu una terribile tempesta, con lampi e fulmini.

 

Alexander si svegliò di soprassalto.

 

Le ombre che la finestra proiettava erano spaventose, sembravano mostri venuti per catturarlo.

Forse erano le anime nere dei prigionieri che aveva torturato.

 

Il povero bambino iniziò a piangere per la paura,

non riuscendo a riaddormentarsi.

 

Poi una luce, un rombo di tuono e fu costretto a balzare giù dal letto e correre verso la porta.

Senza pensarci due volte, si diresse alla camera di Daniel.

 

Anche il ragazzo non riusciva a dormire.

I temporali facevano parte delle sue paure, insieme al buio e tutto il resto.

 

Il barone aprì violentemente la porta della stanza, tanto che Daniel si spaventò.

Veloce come un gatto, si infilò sotto le coperte.

 

Il ragazzo era piuttosto sorpreso.

“Alexander?”

 

“Daniel, ho paura.” Piagnucolò il bambino.

Dalle lenzuola si intravedevano appena gli occhi dorati, pieni di lacrime.

 

“Non essere spaventato. Ci sono io con te.”

Cercò di rincuorarlo. Aprì le braccia, aspettando che uscisse dalle coperte.

 

Poco alla volta, il barone uscì dal suo nascondiglio.

Si posizionò tra le braccia dell’amico, appoggiando la testa sul torace.

Daniel lo strinse in un caldo abbraccio.

Poi coprì entrambi con le lenzuola.

 

Cominciò a cantare piano una piccola nenia, come era sua abitudine con Hazel, la sua sorellina.

Alexander iniziò ad addormentarsi. In testa aveva solo la voce di Daniel e il temporale non lo spaventava più.

 

Poco dopo si era già addormentato, succhiandosi il pollice.

Il ragazzo non poté fare a meno di ridacchiare per questa buffa posa, considerando chi era quel bimbo.

 

Un crudele torturatore come il barone, trasformato in un piccolo bambino indifeso.

“Come sarebbe bello se rimanesse così…” Sospirò.

 

Daniel si stese, abbracciando un po’ più forte quella delicata creatura.

Si avvicinò tanto che le loro guance si toccavano. Era soffice come una pesca.

 

La tempesta fuori infuriava,

ma in quella camera c’era solo pace.

 

La candela accesa vegliava su di loro,

proteggendoli dal buio e dalle ombre paurose.

 

 

  
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