La vita, deformazione professionale
Sono giorni da secolo breve
Di strati, di gusci da scavare
Sono istantanee sudamericane
Quelle che percorro a grandi passi
A volte, senza sapere dove andare
Dimentica, di certo con tempismo
Che ancora il cielo si aprirà d’azzurro.
Voglio sedermi accanto alla mia angoscia
E accoccolarmi un po’ nel mio star male
In questo capitombolo del cuore
Dove mi fermo ai piedi delle scale.
Ho perso la strada già battuta
Con cui esportavo ansia, un tempo.
Sento il rumore
Delle nostre teste di falena
Contro le lampadine
E non ho altra scelta che la penna,
È solo un altro modo per gridare.
Sono giorni d’ansia e di finestre aperte
Così tanto ho riflettuto sul respiro
Da non saper come si fa, non più.
M' han detto saggiamente
Che a vivere si impara.
Che fortuna! Son nata da imprudente.