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Autore: PhoenixQuill    02/07/2013    7 recensioni
Neanche qui, Fred è morto. E' inutile, io non riuscirò mai ad accettare la sua morte. E tutto inizia grazie ad uno "sbaglio" di Hermione.
Dal testo: "(Fred) non cercava più il piacere. Il piacere lo annoiava. Sentiva di aver bisogno di qualcosa di nuovo, di una nuova folata di vento."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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                                                                                                               8 - Dubbi e certezze.


Quella maledettissima macchia sul materasso di George lo fissava, chiedendogli cosa ci fosse che non andava. 

Te lo dico io cosa c'è che non va. 

Lui, Fred Weasley, non poteva essere davvero innamorato. Aveva sentito qualcuno parlare dell'essere innamorati, ma quelli erano paroloni per lui. Innamorato. Che poi, che senso aveva quella parola? Innamorato. Se davvero designava quello che lui provava quando era in compagnia di Hermione, allora era una parola sopravvalutata. Non si poteva racchiudere quella cosa che lui sentiva fremente nel petto, nelle mani, nelle ginocchia quando sfiorava la sua pelle. 

Si portò le mani dietro la nuca, tanto da avere la macchia impercettibilmente più vicina. 
E poi, come fare a capire se era davvero innamorato? Non lo era mai stato. Per lui, erano state tutte un'avventura, un mondo da sfiorare per poi allontanarsene repentinamente. Sapeva che il suo carisma gli aveva sempre permesso di scoprire ogni singolo segreto delle donne. Ne poteva descrivere millimetro per millimetro ogni parte del corpo, poteva farle stendere ai suoi piedi con uno schiocco delle dita. 
Ma lì, con Hermione, era diverso. Lui non voleva farla stendere ai suoi piedi. No, quello no. Voleva che i suoi occhi ridessero come avevano riso quella sera quando lo vedeva. Voleva far andare a fuoco le sue guance con una semplice carezza. 
La macchia che lo osservava minacciosa si avvicinò ancora di più, sotto il peso di George, appena tornato da una serata con Angelina. 
"George?" Chiamò. La stanza era immersa nel buio, né il gemello aveva acceso un lume per farsi strada tra i detriti di vestiti che aveva abbandonato Fred. 
George mugugnò, come per dire che lo ascoltava. 
"Tu..." Cominciò, sentendosi imbarazzato. Ma, d'altronde, con chi parlarne, se non con lui? "Sei innamorato di Angelina?" 
Ne seguì un breve di silenzio, che fu poi completato da un: "Sì, penso di sì." 
Anche lui era molto serio. Non c'era nota di canzonatura nella sua voce. 
"E... Come lo sai?" 
"Beh..." Non si poteva sapere, ma Fred era certo che il fratello stesse arrossendo. Era un argomento delicato, ed entrambi lo affrontavano per la prima volta. George si affacciò dal letto e iniziò a parlare, i capelli rossi distinti grazie alla luce della luna: "Lo so perché penso sempre a lei. Perché quando sono con lei, sono consapevole che non vorrei nessun'altra affianco a me. E perché sento che lei mi completa. Lei è tutto quello che io non sono, e io sono tutto quello che lei non è." 
Fred pensò qualche secondo sulle parole del fratello, per poi chiedere: "In che senso? Dico, quella faccenda della completezza..." 
"Nel senso che... Il punto è..." Balbettò inizialmente. Poi, riprese, dicendo: "Penso che sia la mia anima gemella. Con lei, non ho bisogno di nient'altro." George, dopo un altro silenzio, affacciò la testa e chiese: "Ma perché questo discorso?" 
"Ho baciato la Granger." Rispose, trasognato
"Cosa?!" Urlò George, cadendo dal letto per lo stupore. Ancora dolorante, con una mano dietro la testa, gli chiese: "Tu hai fatto cosa?!", illuminando la stanza con la punta della bacchetta. 
"Io ho baciato la Granger." 
George era impallidito. Dev'essere impazzito.
"Ma capisci cosa hai fatto? Per le mutande di Merlino, Fred! La Granger è la fidanzata di Bilius!"  
Fred biascicò pigramente che sì, lo sapeva.
Poi, non del tutto convinto, il gemello gli chiese, la punta della bacchetta a pochi centimetri dal volto del fratello: "E ti è piaciuto?" Lo disse quasi tremando, pauroso della risposta. 
Fred si gingillò un altro po' osservando la macchia che si era allontanata quando il fratello era caduto del letto. Poi, con noncuranza, rispose: "Sì." 
"Oh, santissimi Merlino e Morgana." Sussurrò George. "E... lei?" 
"Mi è sembrato che le piacesse. Ha ricambiato, se è questo che vuoi sapere." 
George si passò una mano su tutto il volto, soffermandosi sul mento. 
"E' per questo che mi hai fatto tutto quel discorso? Tutta quella cosa dell'innamoramento? Oh, per gli shampoo inutilizzati di Piton... Sei innamorato di lei?" Bisbigliò con la bacchetta ancora alta, come se stesse recitando una terribile maledizione. 
"Sì. Penso." 
George trasalì e quasi urlò: "Ma ti rendi conto?!" 
Fred si mise seduto sul bordo del letto e ribatté: "Ma se hai appena detto anche tu di essere innamorato!" 
"Ma io sono innamorato della mia fidanzata! Tu sei innamorato della fidanzata di nostro fratello!" George non era un maestro di delicatezza e, sicuramente, Fred non ne cercava uno in quel momento. 
"Vado a fare una doccia fredda." Dichiarò poi Fred, alzandosi in piedi. 
George sospirò e lo vide allontanarsi dalla stanza. 
Ti stai cacciando in un guaio più grosso di te, fratellino.


 
Il giovedì era il suo giorno libero, dunque niente lavoro. Ma niente lavoro equivaleva a dire mente sgombra e mente sgombra voleva dire continui pensieri a Fred e Ron. Nemmeno la biblioteca di Diagon Alley dava il riposo sperato ad Hermione. Si rigirava tra le mani la lettera del fidanzato, che recitava alcune scuse per aver dimenticato il suo compleanno. Le era arrivata mezz'ora dopo aver 'accompagnato' Fred fuori di casa. Doveva averglielo ricordato Ginny, tornata dalla sua 'gita' con Harry. 
Girava meccanicamente alcune pagine del libro che le avevano regalato, ma la lettura non riusciva a prenderla appieno. La figura mingherlina di Gross veniva soppiantata in pochi secondi da quella mascolina di Fred, con conseguenti sensi di colpa nei confronti del suo fidanzato. 
Ho tradito Ron. E non con uno qualunque, ma con suo fratello. Con Fred.
Era inutile eludere la realtà. Anche perché era la stessa realtà che la prendeva a schiaffi in faccia. Quelle mura la opprimevano. Doveva uscire. 
E così fece, notando dalla luce della finestra che era già il tramonto. Quanto tempo era rimasta lì dentro, fissa sulla pagina 2 del libro? Due, tre ore? 
Per tornare nelle strade di Londra, doveva passare necessariamente davanti ai Tiri Vispi Weasley.
Guardò per bene l'entrata, piena di clienti che Angelina stava cercando freneticamente di sfoltire. Con tutta quella confusione, nessuno si sarebbe accorta della sua presenza. Così, con il mantello che le copriva parzialmente il volto, fece trillare la campanella all'interno del negozio. Si guardò attorno e prese alcuni oggetti in mano. Sembravano così innocui, visti nelle loro scatoline. Poi, però, mentre leggeva come gli Elfi non fossero in alcun modo sfruttati per la realizzazione del prodotto, si sentì afferrare il polso e passare dall'ambiente caldo e affollato del negozio ad uno spazio piuttosto buio e desolato. 
"Granger. Cerchi grane, per caso?" Un uomo dai folti capelli rossi le lasciò libero il polso. 
"George." Salutò Hermione. "Dovrei parlare con Fred." 
George la guardò con un sopracciglio alzato. 
"So cosa è successo tra voi due. State attenti, voi due." Poi, dopo averla guardata, le disse: "Te lo vado a chiamare. Auguri passati, a proposito." Terminò, scomparendo da lì. 
Hermione rimase in silenzio in quello che doveva essere un magazzino per alcuni minuti. Poi, scostando una tenda, un'altra testa rossa venne a farle compagnia. 
"Ciao." Disse quello. 
Sembra quasi che trovi ogni giorno persone nel suo magazzino, da come mi ha salutato.
"Ciao." Ricambiò anche lei. "Io... Ecco, sono qui, perché volevo parlarti..." Esordì Hermione, con voce roca, per non farsi sentire da eventuali clienti del negozio. 
"Anch'io devo parlarti." Le prese le mani nelle sue. "Sei congelata." Constatò, quando si accorse delle sua dita fredde. 
"Succede quando sono un po' nervosa..." Affermò, imbarazzata, la ragazza. 
"Ci penso io." E le sue mani coprirono quei palmi minuscoli in confronto ai suoi. 
Oh, no. Si sta ripetendo. Non la stessa atmosfera. 
"Ho tradito Ron." Disse, quasi con le lacrime agli occhi. Era la prima volta che lo diceva ad alta voce, e detta da lei stessa, faceva ancora più male. 
"Anch'io l'ho tradito. E' mio fratello." Le disse, portando le sue labbra sulle mani quasi tiepide di lei. "E, credimi, vorrei con tutto me stesso che non accadesse. Che tutto quello che è successo fosse solo un sogno. Ma questa cosa, Hermione, mi travolge. Io... Nemmeno obliviandomi riusciresti a togliermela." 
"No, no, gli incantesimi di memoria non funzionano sui sentimenti... Ma potresti obliviare me. Potresti cancellarmi quel ricordo!" Hermione quasi si illuminò. 
Dopo un silenzio a dir poco glaciale, Fred le disse: "Non scappare da te stessa. Anche se ti cancellassi la memoria, io so che tu provi qualcosa per me. E so che ci riproverei comunque." I loro volti erano ancora una volta vicini. Troppo vicini. 
"Ma Ron-" Tentò di protestare Hermione. 
"Sssh." La zittì Fred, con un dito. "Ron ora non esiste. Esistiamo solo io e te. Solo io e..." Non riuscì a concludere la frase perché, resistito troppo a lungo, si era abbandonato sulle sue labbra. E, anche se lei in un primo momento voleva opporsi, pensava che no, Ron esiste, eccome!, si abbandonò anche lei, presa da quelle braccia che la guidavano con sicurezza verso un lato della stanza. Il mantello le scivolò di dosso, mentre sentiva Fred che le solleticava piacevolmente la schiena con una sua carezza. Anche i primi bottoni della sua camicia furono separati dalle loro asole, mentre le mani di lui scendevano pericolosamente verso i pantaloni.
Non dovrebbe accadere tutto questo. Tutta questa... passione, perché, sì, questa è passione, non dovrebbe esserci. Dovrei rifiutarlo, dovrei... dovrei... dovrei...Ma i pensieri di Hermione furono interrotti dalle avide mani di lui, pronte a scattare al di sotto del suo maglione. 
Ho un fratello, per la miseria, un fratello. Sangue del mio sangue! Non dovrei assaporare questa bontà, dovrei... dovrei... dovrei... Ma anche i suoi pensieri furono interrotti, per lui, invece, da una mano che spostava via dalle sue braccia il tenero cotone della camicia.
Con un colpo della bacchetta, presa in un attimo di lucidità in mezzo a quella tempesta di emozioni, Fred trasformò alcuni pacchi deposti lì vicino in un caldo letto dalle coperte pesanti. 
"Cosa... Cosa stiamo facendo, Fred?" Gli chiese Hermione, rossa in faccia, una volta distesi lì. 
"Io... Io non lo so. Io..." Farfugliava. "Merlino, Hermione, io ti amo." Un tono quasi arrendevole, come se non ne potesse sfuggire. A quelle parole, la ragazza prese il bavero della giacca di Fred e lo avvicinò a lei, alle sue labbra, a tutto il suo corpo. 


 
"Siamo due pazzi." Dovevano essere le nove della sera, perché dall'altro lato del negozio non si sentiva più alcun rumore. Per precauzione, Hermione aveva lanciato un Incantesimo Insonorizzante all'intera stanza. 
"Parla per te. Io ero consapevole di ciò che facevo." La rimbeccò Fred. Le carezzò i capelli, per poi darle un altro bacio. 
Hermione lo ricambiò. 
"Sta prendendo una brutta piega questa storia." Disse, amareggiata, Hermione. 
"Se questa la chiami brutta..." Fred scese lungo il suo collo e le lasciò due baci. Lei sorrise, ma quel senso di amaro alla bocca ancora non passava.
"Dobbiamo parlare con Ron." Gli disse, alzandosi su un gomito. 
Fred mugugnò. "Ti prometto che gli parleremo." 
Hermione lo guardò negli occhi, come a dire: "Davvero?" e lui le rispose che sì, sarebbe stato con lei in quel momento. 
Si baciarono un'altra volta, per sancire quella promessa. 


 
"E' di nove anni più grande!" Diceva una irritata signora Macmillan all'indirizzo della figlia. 
"Ma mamma! Se solo lo conoscessi..." Ribatteva ogni volta lei. 
Per Elizabeth, la situazione non volgeva a suo favore. Aveva, infine, confessato a sua madre di essere fidanzata, di nuovo. Con un Weasley, di nuovo. Ma, alla domanda fatidica: "Quanti anni ha?", altro non aveva saputo rispondere che: "E' il fratello più grande di Fred." 
"Oh, avrà quanto? Ventiquattro, venticinque anni?" Sua madre non si preoccupava, allora, per lei. 
"Veramente, ecco..." Elizabeth avvampò e, con molti sforzi, notati dal fratello, disse: "Ha trent'anni." 
Sentito ciò, quella era andata su tutte le furie, dichiarando che lui era troppo grande per sua figlia, anzi, troppo vecchio. 
"Sono sicura che ti piacerà, mamma! Conoscilo, almeno!" Strepitò. 
La signora Macmillan, vittima di innumerevoli 'Conoscilo, ti piacerà!' , acconsentì, stremata dalle proteste della figlia. 
"Meglio per te che questo Charlie mi piaccia! Altrimenti..." 
"Altrimenti lo sposo!" Ironizzò Elizabeth, scappando via in camera sua, prima che la madre potesse ribattere altro. 
 
-SPAZIO AUTRICE-
Bien, bien. Eccomi con il nuovo capitolo. Che dire? Coloro che recensiscono sono troppo buoni con me, davvero :3 
Ovviamente, un ringraziamento speciale anche a chi inserisce la mia storia tra le preferite, le ricordate e le seguite! :DD
Una recensione per dirmi cosa ne pensate di questo capitolo? Graaazie! :3
Un bacione a tutti, 
PhoenixQuill
 
   
 
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