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Autore: Amber_ G_ Keldridge    12/07/2013    2 recensioni
Cosa succederebbe se al dio degli inganni venisse data la possibilità di redimersi? E se lui accettasse, seppur con reticenze? Se incontrasse , per uno scherzo del destino, una persona capace di cambiargli la vita? E se quella persona, in qualche modo, avesse a che fare con lui più di quanto egli immagini?
E se tutto diventasse ancora più complicato a causa della minaccia di un nemico?
Il primo ad esser scettico è lo stesso Loki, che dovrà far fronte alle conseguenze dei propri piani di dominio su Midgard, facendo così ammenda dei danni verso la Terra.
Ovviamente, quando viene bandito da Asgard in attesa della decisiva sentenza di Odino, non si aspetta di incrociare una giovane vedova e madre dall'oscuro e triste passato, né di accorgersi che forse non è stato tutto soltanto frutto del semplice caso.
Questa storia è ambientata subito dopo gli eventi in "The Avengers" e non segue la trama di "Thor: The Dark World" etc.
Eventuale OOC: Loki
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thanos, Thor, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Salve, prodi lettori! Stavolta penso di aver aggiornato un po' prima e spero che l'attesa valga comunque qualcosa! Vi ringrazio per le recensioni puntuali, giuste e incoraggianti, sono la cosa principale che mi spinge a continuare questo percorso :'). Ringrazio di cuore tutti, ma proprio tutti!
Bando ai sentimentalismi!
Buona lettura! :D



NICK FURY POV

Erano passate due ore da quando i Vendicatori erano partiti, e ancora non si era visto nessuno, e Fury sempre più diventava impaziente a ogni minuto che passava.
Dov'erano finiti? Avevano trovato Loki, o il dio era morto, e con lui le speranze di molti? Fury decise di non pensare in maniera così negativa, ma era difficile da farsi.
Poi, mentre attendeva nella sala controlli, insieme agli altri agenti e suoi subordinati, l'agente Hill lo riscosse dallo stato pensoso e quasi assente in cui si trovava.
“Signore.... Lei non crede che sia meglio se portassimo la ragazza qui subito, invece che aspettare quando ce lo dirà Loki?” “Mhh, l'idea non è cattiva, Hill, ma quel Loki è già abbastanza confuso e in apprensione senza che noi ci intromettiamo nelle sue questioni.... Però, ripensandoci bene.... Se la missione di salvataggio fosse andata bene, e se lui fosse pronto a combattere, sapere che la ragazza è già al sicuro da prima che inizi la guerra potrebbe essere una preoccupazione in meno, e avrebbe meno possibilità di compiere sciocchezze suicide... No, questa è una buona idea, agente, te lo concedo! Avanti, allora! Cosa aspetti, fammi una ricerca approfondita su questa Carey, procurami l'indirizzo e andrò io stesso a prenderla in custodia...” “Ma, signore, se lei verrà qui, verrà a conoscenza dello S.H.I.E.L.D e tutto il resto, come...” “Non sarà un problema.... Qualcosa mi dice che la ragazza potrebbe tornarci utile qui... Ora, Hill, vai a prendere queste informazioni, e in fretta anche!” “Subito, signore!”.
Sì, quella era davvero una buona idea.
Fury sapeva che Loki, una volta in battaglia, se quella Carey non sarebbe stata al sicuro, non sarebbe stato capace di combattere come si deve, e avrebbe potuto fare una mossa sbagliata. Era meglio se la ragazza si fosse trovata lì fin da subito, almeno Loki avrebbe cessato una volta per tutte di piagnucolarsi addosso e di fare il sentimentale fino alla nausea. A dire il vero, Fury quasi sentiva la mancanza del Loki pazzo furioso con accessi d'ira e megalomania, quando era il nemico. Non si era abituato all'idea di lui come alleato, e forse mai ci sarebbe riuscito.

Hill tornò poco dopo, con un rapporto su un palmare e lo porse a Nick, che lesse cosa vi era scritto sulla superficie.
La ragazza si chiamava Carey Flitch, aveva venticinque anni, vedova e con un figlio. Viveva appena fuori New York.
“Bene, allora. Forza Hill, andremo a fare visita a Carey, e la porteremo qui.”. Il viaggio non fu particolarmente lungo, e Hill e Fury parlarono di come organizzare il resto dei preparativi per la guerra.
Poi, gli argomenti cambiarono. “Posso fare una domanda, signore?” “Parla, Hill.” “Ecco, lei pensa che insieme all'aiuto di Loki ce la faremo a salvare la Terra?” “Spero di si, agente, spero davvero di si... Affidarsi a Loki è stata una mossa azzardata, ma ha dimostrato che possiamo fidarci di lui, anche se mai avrei pensato di poterlo dire.”
Finalmente arrivarono a destinazione. La casa di quella Carey era nella norma e non aveva niente di speciale, anche se sembrava molto accogliente.
“Aspettami in auto, Hill.” “Si, signore.”.
Percorse il vialetto, e, tirando un respiro profondo, suonò il campanello.
Venne ad aprire una ragazza dall'aspetto dolce e raffinato, con lunghi capelli mossi color miele e occhi simili a topazi, la pella che sembrava di porcellana, tanto era perfetta e pallida, come se irradiasse luce.
E più la guardava, più Fury stentava a immaginare come una creatura simile a una mansueta cerbiatta potesse essersi innamorata di un lupo feroce come Loki. A dir la verità, sembrava che l'aspetto docile della giovane quasi andasse a completare il carattere e la persona di Loki, come un pezzo di puzzle, che si intersecava col suo giusto simile.
La ragazza lo stava guardando incuriosita ma vi era anche timore sul suo viso, e stanchezza.
Era giovane, ma sembrava al contempo adulta.
Gli chiese gentilmente cosa volesse.
Lui per tutta risposta domandò se il nome fosse quello giusto, poi, evitando inutili giri di parole: “ Mi chiamo Nick Fury, e sono qui per lei.”.
La ragazza apparve ancora più frastornata e confusa: “N-non capisco... È della polizia? O...” “Lavoro per una organizzazione chiamata S.H.I.E.L.D, che si impegna a proteggere la sicurezza del mondo e a mantenere la pace, oltre a essere specializzata in ricerca scientifica mirata al progresso.” “E cos'è che vuole da me?” chiese Carey, scettica.
Fury sospirò. Quella ragazza era testarda, e ora sapeva perchè stava tanto bene con Loki. Erano identici, caspiterina!
“Conosce Loki?” “Cosa? Loki? Cosa c'entra lui?” “Di sicuro saprà cosa ha fatto lui un po' di tempo fa... Del suo piano per conquistare il mondo, insieme a un'armata di alieni...” “Si, lo sapevo...” “Beh, ora, a quanto sembra, si è messo dalla nostra parte e ha promesso di aiutarci... Vede, incombe un'altra minaccia aliena, e ci serve l'auto di Loki per sconfiggerla.” “Si, ma non capisco cosa c'entri io...” “Il fatto è che siamo anche al corrente di ciò che c'è fra lei e Loki, della vostra relazione...” “Si, ma...” “La prego mi faccia finire... Loki, mentre stava cercando suo fratello su un altro pianeta, è stato catturato dai nemici...”.
Fury non riuscì a finire la frase, perchè la ragazza quasi cadde a terra in ginocchio. Gli occhi le si erano fatti vitrei e lucidi, e la pelle cerea.
“Cosa? Non è vero, non può essere...” “Stia tranquilla, i Vendicatori sono andati a salvarlo e torneranno con lui.” “La prego! Mi faccia parlare Loki, lo voglio vedere! Devo vederlo, ho così tanto da dirgli e spiegargli, e se muore...” “Signorina, si calmi, la prego! Può vedere Loki, ma deve venire con me. Vede, lui, prima di partire, ha parlato con me di lei...” “Di me?!” “Si, e mi ha fatto promettere che quando sarebbe stato il momento la avrei tenuta in salvo. E credo che il momento sia questo.” “Ma.... Mio figlio... Non posso lasciarlo, e i miei genitori...” “Penseremo a loro dopo, glielo giuro. Ma ora deve venire con me subito. Voglio che Loki sappia che lei è al sicuro.” “O-ok... Se questo mi porterà da Loki, così sia...” “Bene. Venga con me.” disse Fury, offrendole una mano, e accompagnandola alla macchina.
Hill le si presentò come un agente che si rispettasse, poi partirono.
Carey non disse una parola, per tutto il tragitto, e così i due agenti.
Tutti sembravano pensosi e persi nelle proprie menti.

POV CAREY

Non riusciva a non essere in pensiero. Sapere che Loki fosse chissà dove, in pericolo, forse ferito, le metteva l'angoscia e le impediva di pensare a mente lucida.
Aveva lasciato suo figlio e i suoi genitori senza nemmeno spiegare loro cosa succedesse.
Ma quell'uomo, Fury, aveva detto che poi sarebbero andati a riprendere pure loro.
Ora, ciò che importava era che Loki sapesse che lei era lì, con lui.

Loki, so che non puoi sentirmi.... Ma ti prego, qualunque cosa ti sia successa o ti stia succedendo, non mollare...

"Signor Fury, Loki è davvero vivo?" "Glielo posso assicurare. E lei è la motivazione principale per cui Loki combatterà questa guerra. Lo ha detto a me in persona, e mi ha fatto giurare che quando sarebbe stato il momento, avrei messo in salvo e al sicuro lei e suo figlio, e così sto facendo, solo un po' in anticipo rispetto a quello che pensava Loki. " "Lei... pensa che Loki..." "Se lui ne uscirà vivo? Devo essere sincero, si trova nel bel mezzo di uno scontro a fuoco incrociato, per riassumere la faccenda, e non so chi sopravvivrà e chi perirà, ma spero che anche Loki ce la faccia, per il bene suo, Carey, e di Thor." "Lo spero anche io... Ho una situazione in sospeso con lui... E..." ma invece di parlare, tirò fuori dalla borsa che si era portata il diario e il medaglione, mostrandoli a Fury. Lui prese gli oggetti, rigirandoli tra le mani, osservandoli attentamente.
"Sembra runico... Dove li ha presi?" "Mia madre li teneva in soffitta... Mi ha raccontato che erano con me quando mi trovò, in Norvegia. Ero appena nata,e stavo sola in un bosco..." "Quindi lei è di origini Norvegesi in verità?" "Non lo so... non capisco più cosa sono... Ma so che l'unico che potremme aiutarmi a trovare risposte è Loki stesso..." "Beh, allora le conviene sbrigarsi... La guerra potrebbe iniziare a momenti..." "Lo so... Sa, è come se sentissi verso di lui una specie di connessione, qualcosa che mi tiene legata indissolubilmente a lui, nonostante ora sappia chi è in realtà..." "Penso che quel libro e il ciondolo contengano le risposte a tutte le sue domande. E penso che Loki sia una di quelle risposte..." "Cosa intende dire?" "Beh, io non credo nel destino, e mai lo farò... Però a volte penso che tutto accada per un motivo. Se Loki è capitato proprio a casa sua, è successo perchè la sorte aveva un progetto..." "E io intendo scoprire qual è questo progetto.". Fury la scrutò, come se in un certo modo la ammirasse e rispettasse .
"Lei è molto determinata,e penso che qualunque cosa scoprirà, sarà straordinario." "La ringrazio...".
Intanto, erano arrivati a una specie di struttura gigantesca e dalla forma quasi futuristica.
"Venga con me... Aspetteremo insieme il loro ritorno. E sento che presto saranno qui.”.
 La condusse all'entrata di quella che sembrava la base dell'agenzia, e percorsero dei corridoi. Poi, arrivati a una stanza nella quale stavano un tavolo, lungo e spoglio, con circa una ventina di seggiole.
Fury la fece accomodare, e insieme attesero, senza più dire una parola.
Entrambi tesi, entrambi speranzosi.

LOKI POV

Se ne era andato da quella stanza, dove tutti, da quando era rinvenuto, non avevano fatto altro che guardarlo in maniera fissa, e Thor era ritornato alla carica con i suoi soliti discorsi. Il dio del tuono era l'incarnazione del detto “beata ignoranza”. Era ancora convinto che quando la guerra sarebbe finita, tutti e due sarebbero tornati a casa, ad Asgard. Thor da eroe, come sempre del resto, e lui... Lui sarebbe tornato come quello che, ripresosi dalla propria pazzia, aveva messo la testa a posto e si era deciso a fare la cosa giusta, una volta nella vita. Ma non era ciò che Loki voleva. Non lo era mai stato. Lui non voleva onore, gloria e potere, nonostante la messinscena coi Vendicatori, il disastro del Tesseract e le altre baggianate. No, tutto ciò che lui aveva sempre voluto era l'approvazione generale, il sentirsi orgoglioso di sé e delle proprie azioni, il sentirsi parte di un mondo che non era mai stato davvero suo. Aveva cercato di provare a sé stesso e a tutti che dietro il mostro dalla pelle blu e gli occhi scarlatti, o quello dal glaciale sguardo, il colorito niveo e i capelli corvini, qualcuno da ammirare e forse da prendere da esempio. Ma aveva fallito, aveva sbagliato nel suo cammino, aveva preso il sentiero errato. Ma del resto, Asgard, e poi tutti gli altri mondi, il proprio eroe biondo e dal cuore generoso lo avevano già. Ciò che tutti volevano vedere era un cattivo che rovinasse la festa al buono di turno, qualcuno su cui riversare la colpa di ogni disgrazia, e Loki li aveva accontentati. Aveva indossato una maschera, aveva finto.
Aveva indossato una maschera quando, per tanti lunghi anni si era fatto passare da individuo schivo e in un certo senso pericoloso nel suo essere silenzioso e calcolatore. Poi, aveva di nuovo recitato quando aveva dovuto conquistare Midgard. Ci aveva provato con tutto sé stesso, a essere un despota , un guastafeste malvagio e provocatorio, che si divertiva nel veder gli altri soffrire. Ma anche lì, la recita era dovuta finire.
E si era ritrovato senza più sapere dove fosse il confine tra la realtà e la finzione, si era ritrovato senza più un vero volto.
Ecco come si finiva a provare sempre ad essere ciò che gli altri volevano che lui fosse. Ecco cosa aveva ottenuto dall'agire nell'ombra, dall'indossare un viso finto. Era finito per essere senza identità.
Bel lavoro Loki. Proprio un bel lavoro.

Ma non sarebbe più stato così. Mai più.
Sarebbe stato ciò che desiderava essere. Ed era per quello che non sarebbe tornato ad Asgard con Thor, almeno non da vivo.
Avrebbe affrontato il suo destino a testa alta e fiera, con la propria armatura e il poco di onore rimastogli. Se fosse morto, sarebbe morto per una causa che lui riteneva giusta. Sarebbe morto per i soli che mai nella sua vita avesse amato. E non si parlava di Agsardiani. Né dei Vendicatori. Si parlava di comuni esseri umani, senza poteri né abilità specifiche, ma dalla capacità di amare davvero e in maniera disinteressata, e il minimo che lui potesse fare era morire nel tentativo di proteggerli.
Giunse a quelli che una volta erano i suoi appartamenti, almeno lo erano prima che lui si lasciasse cadere dal Bifrost.
Tutto era semidistrutto: i mobili, il letto, ogni centimetro delle diverse stanze.
Si diresse verso dove si trovava il guardaroba, e scoprì, con un certo fastidio, che i vestiti, nella loro maggior parte, erano strappati o messi male, pochi si salvavano.
Quei dannati soldati di Thanos dovevano aver razziato e ridotto in condizioni pietose tutto per puro sfregio.
I suoi abiti da cerimonia, quelli da viaggio o da vita di tutti i giorni... rovinati.
Trovò infine un completo simile a quello che indossò per andare a Jotunheim, solo più leggero, e di un verde scuro, con poche parti di colore nero o metalliche.
Mentre stava per indossarlo, guardò un attimo il proprio corpo, dove l'unico indumento era un panno intriso di sangue sui fianchi, simile a una tenuta da schiavo.
Andò allo specchio, scheggiato in diversi punti, ma in stato ancora decente, anche se rigato da crepe .

Di fronte a lui, nel riflesso non proprio limpido, come uno specchio d'acqua mosso dalle increspature, stava un uomo dai lunghi capelli corvini, la pelle di un pallore cadaverico e costellata da cicatrici, in gran parte sulla schiena e il torace e le gambe. Seguì il corso di una cicatrice con l'indice sulla gamba sinistra. Vide, chiudendo gli occhi, la lama arroventata della guardia di Thanos passare sull'arto con piacere sadico, mentre Loki gemeva in maniera soffocata, impotente, e il sangue colava e colava...
Riaprì di scatto gli occhi, e notò che la fronte si era imperlata di sudore. Solo il ricordare bastava a farlo soffrire come quando era prigioniero.
Guardò ancora il proprio riflesso con ribrezzo e incredulità: c'era sangue quasi su ogni centimetro di pelle, oltre alle cicatrici indelebili, testimonianze di ciò che aveva dovuto sopportare.
L'uomo, il dio, o chiunque sti trovasse davanti a Loki, era smagrito, le guance molto più incavate rispetto all'ultima volta in cui aveva avuto occasione di specchiarsi. Gli occhi erano più verdi di quanto non fossero mai stati, anche più grandi, vitrei e contornati da occhiaie scure e quasi violacee.
Era l'ombra di sé stesso, ben lontano ormai dal principe raffinato di Asgard che passava le giornate tra i libri e le pratiche con la magia. Si rivide come era solo tempo addietro: di bell'aspetto, taciturno sì, ma più tranquillo e soprattutto curato nei modi e nel vestire. Poi, da quando aveva fatto la conoscenza di Thanos, dopo la caduta dal Bifrost, aveva cominciato a lasciarsi andare, trascurano sé stesso e la propria immagine, diventando schiavo delle proprie manie e della brama.
E infine, eccolo lì, davanti a uno specchio, con l'aspetto di uno appena uscito da una sala di torture, i capelli scarmigliati e gli occhi febbrili.
Cosa avrebbe pensato Carey se lo avesse visto così?
Sentì il bisogno di farsi un bagno, di lavarsi di dosso il sangue rappreso e con esso i terribili ricordi che vi erano legati.
Chiuse ancora gli occhi, deridendo il proprio masochismo.
Avrebbe potuto giurare di poter sentire ancora la schiena bruciare per le ferite e le percosse, il dolore che seguiva il solo semplice atto di respirare, i polmoni che compivano il proprio dovere a fatica e ogni arto del corpo e ogni organo che pulsavano e dolevano fin quasi a condurlo alla pazzia. Poi, la stanza dove era stato torturato con il calore, dove si era sentito sciogliere, prosciugare di ogni cosa all'interno del suo corpo, oltre alla volontà.
Poi, ancora altre torture come quella alla gamba e altre percosse con altro sangue.
E la brama bruciante e martellante di vendetta, di farla pagare a tutti loro. A Thanos, che aveva minacciato di far del male a Carey e Jonathan, oltre che a Thor e gli altri.
Ora si sarebbe potuto vendicare, e eccome se lo avrebbe fatto.
Era il suo scopo principale, che risuonava nella sua mente come un allarme, o un mantra astioso che reclamava sangue.

Arrivato nel bagno spazioso, constatò che la vasca era ancora in condizioni sufficientemente decenti, e Loki dovette accontentarsi di un bagno con acqua fredda. Si immerse sott'acqua, riemergendo con i capelli fradici e gocciolanti, sentendosi quasi rivivere. Era una gioia quell'acqua fresca dopo il calore infernale della stanza dove il calore lo aveva quasi distrutto.
Ripulì a dovere ogni centimetro di pelle ancora sporco di sangue, finchè ogni traccia della sua prigionia non fu scomparsa, almeno in superficie.

Uscì dalla vasca tamponando i lunghi capelli, e se li pettinò all'indietro, come era sempre solito portarli.
Mise i vestiti, e quando ebbe finito, uscì dagli appartamenti, e si diresse alla stanza della guarigione, dove ancora vi erano Thor e tutti gli altri.
Non vi era tempo da perdere.
Dovevano tornare su Midgard, e prepararsi alla battaglia. E lui, ora era sicuro di ciò, doveva trovare Carey e metterla al sicuro, insieme a suo figlio.

Rientrò nella stanza della guarigione.
Tutti lo guardarono, mentre si avvicinava al centro della sala, a passo ancora un po' malfermo.
“Loki... Va tutto bene?” “Mi sento vivo come non mai, Thor. Allora, mi pare di avere un conto in sospeso con Thanos. Vogliamo andare o restare a poltrire un altro po'?” “Loki, non sei ancora in piena forma, sei appena guarito e...” “Thor! Non sono un ragazzino! Ora muoviamoci, non ho intenzione di invecchiare qui!”.
Odino si avvicinò a Loki, e quest'ultimo lo guardò con sentimenti indefinibili: vi era odio nei suoi occhi? O forse rabbia, o rimorso o la volontà semplice di voler recuperare qualcosa che stava andando a pezzi lentamente?
“Loki... Devo parlarti...” “Di cosa?” “C'è un discorso che non abbiamo mai potuto chiarire... Lasciato a metà... E che è stato causa di incomprensioni, di disastri e dolore, per tutti... Quando tu mi chiedesti la verità sulle tue origini, io ti dissi di averti preso con l'idea di costruire una pace attraverso te...” “Ricordo bene quello che tu dicesti...” “Ma non mi hai lasciato spiegare... Hai frainteso tutto...”.
Loki lo guardò stupito e incredulo, gli occhi spalancati. Poi, la sorpresa si trasformò in scherno e ostilità: “Oh, no! Ho capito molto bene, Padre degli dei! Ma lascerò che tu mi dica la tua versione degli eventi!” “Loki, non osare parlare a questo modo a nostro padre, lascia che...” “Basta, Thor! Loki ha ragione a diffidare dalle mie parole... E io ho il dovere di dissipare i dubbi che divorano il suo cuore.” “Ascolto, Padre degli dei.”.
Odino sospirò e voltandosi, iniziò a parlare, camminando lentamente: “Quel giorno, a Jotunheim, io ti trovai nel tempio...” “Questo lo so. La mia domanda è perchè...” “Ci arriveremo, Loki. Eri solo, minuscolo e gracile... Sapevo che il bambino che tenevo fra le braccia era il figlio di Laufey, il mio nemico... Ne ero stato informato, e la notizia che la moglie del re degli Jotuns avesse dato alla luce un terzo figlio era ormai risaputa in ogni regno. Ciò che non sapevo, era che Laufey avesse consegnato il proprio erede ancora in fasce al morso del perenne gelo di Jotunheim, nel tempio. Ti aveva abbandonato, è questa la verità, e solo quando parlai con lui, io seppi il motivo di tale azione, costringendolo a parlare.
“Disse che non eri degno di essere un erede di un sovrano, e che comunque non saresti stato una grave perdita, dato che aveva altri due figli in buona salute su cui contare.
Ma vi era un secondo motivo per cui ti aveva abbandonato.
Aveva deciso di sacrificare te per la libertà di tutti gli altri, con l'intenzione di stringere un patto con me.
Abbandonarti lì non era stata una questione di caso soltanto. Sapeva che io mi sarei recato lì per prendere lo Scrigno, e che non avrei avuto il coraggio di trucidare un bambino innocente, non dopo la tanta, troppa carneficina.
Voleva che prendessi suo figlio come mio prigioniero, o un ostaggio, e in cambio rendessi agli Jotun lo Scrigno, insieme alla libertà e alla promessa di una alleanza in caso di una guerra che interessasse uno dei due regni.
Risposi che non ti avrei tenuto come un prigioniero ma come un figlio, e che non gli avrei mai rivelato le tue vere origini. Ma lo Scrigno sarebbe restato con me come simbolo della loro lealtà e pegno dell'alleanza tra i due popoli. Non potevo rischiare di venire ingannato.
Laufey non la prese bene, ma lo minacciai di severe punizioni in caso di ritorsioni da parte della sua gente.
E fu così che tornai ad Asgard con te, Loki, tra le braccia, e questa è la mia dimostrazione che tu non sei mai stato una reliquia rubata. Mai. Se avessi voluto considerarti tale, ti avrei lasciato marcire in una prigione, come un prigioniero, in catene e sotto chiave . Ti ho salvato da una sorte tutto tranne che buona, ma non voglio che questo ti faccia sentire in debito verso di me. Un padre non farebbe ai sentire così un figlio.” “Dunque... I tuoi piani di cui avevi parlato? Sono una menzogna anche quelli! Non c'è niente!” “No, invece... Giorni prima dell'incoronazione di Thor, pensai a lungo riguardo il tuo avvenire...” “Però, ci hai pensato un po' tardi non credi?” “Fammi finire, Loki. Ti prego...” “Va bene.” “ Venni alla conclusione che il regno non poteva essere gestito solo da Thor, e che serviva una mente più diplomatica e riflessiva per gestire i rapporti di Asgard con gli altri nove mondi...” “Tutti sanno quanto io sia propenso a tessere intrighi, tu per primo...” “Ma sapevo anche che una parte di te avrebbe fatto di tutto pur di rendermi fiero... O mi sbaglio forse, Loki?” chiese Odino, con voce tranquilla e di chi sa di dire una cosa esatta, fissando il dio degli inganni.
Loki mantenne lo sguardo fisso negli occhi del sovrano, e ribattè, ironicamente: “Un tempo forse potevo prestare attenzione alla tua approvazione, ma non ha più importanza... Ti avevo offerto su un piatto d'argento il mio operato... Se ho mentito, ingannato e manipolato, l'ho fatto per te e per Asgard! Perchè ero stato l'unico ad accorgermi di quanto Thor fosse ancora impreparato per il ruolo di sovrano... Ho fatto in modo di far entrare gli Jotun ad Asgard solo perchè non ci dessero più problemi...” “Non avevi il diritto di distruggere però l'intera razza Jotun...” “No... Ho commesso un errore, e me ne sono accorto solo quando mi trovavo sospeso, a un passo dal cadere nel nulla. E quando mi sono reso conto di aver sbagliato tutto, leggendolo nei tuoi occhi, decisi di lasciarmi andare. Non di morire. Se non potevo avere il rispetto della gente di Asgard e degli altri regni, avrei avuto il loro terrore e odio. Volevo dimostrare di non essere più un principe nell'ombra, ma un re temuto e potente, con tutti ai propri piedi.”.
Odino lo guardò stupito: “ Mi domando quanta amarezza e solitudine ti possano aver condotto a tali azioni, Loki. E mi sento responsabile per questo.” “Oh, che consolazione... E ti sei sentito responsabile mentre mi guardavi in catene di fronte a te, quando sono tornato qui, ad Asgard? Mentre dicevi freddamente << Portatelo via>>? L'unica cosa che ho visto è stato lo sguardo deluso di un vecchio re rivolto a un traditore qualunque, non di certo suo figlio. Non una parola, neanche una visita in prigione. Niente da te. E ti aspetti che ora ti perdoni, anche dopo questa tua confessione commovente? No, mi dispiace, ma non è nel mio codice personale dimenticare. E questa è la mia ultima parola sull'argomento.” “Loki...” “Non puoi contestare la mia decisione Thor.”.
Odino parve incassare il colpo con calma, facendo cenno a Thor di tacere: “Come vuoi, Loki. Non posso forzarti a pensarla diversamente.” “Bene.”.

Tutti erano restati in silenzio ad ascoltare, guardando ora Loki, ora Odino, ora Thor.
“Beh, vogliamo andare adesso? Thanos potrebbe arrivare da un momento all'altro e non ci stiamo perdendo in inutili chiacchiere!” sbottò infine il dio degli inganni, uscendo fuori dalla stanza, seguito da tutti.
Thor raggiunse Loki a passo svelto: “Loki! Si può sapere cosa combini? Hai appena sputato in faccia a nostro padre!” “Thor! Voglio che tu impari una volta per tutte il mio nome completo...” “Cosa?!” “Com'è che mi chiamano tutti, Thor, figlio di Odino?”.
Thor guardò Loki turbato senza capire, mantenendo il passo accanto a lui, mentre si distanziavano un altro po' dagli altri, come se la conversazione non dovesse essere udita da nessun altro.
“Io, Thor, sono Loki, il dio degli inganni, e come tale devo fare la mia parte e interpretare il mio ruolo fino alla fine...” “Loki, non riesco... Non riesco a capire...” “Sai, mentre osservavo i mortali, annoiato dalla monotonia di Asgard di tutto ciò che la riguardasse, sono andato a sbirciare su Midgard, in vesti umane. Ricordo come fosse ieri che fosse il periodo che i Midgardiani chiamano comunemente “elisabettiano”. Mi recai nella città di Londra, e incuriosito, guardai un'opera di un poeta e scrittore, Shakespeare, e rimasi a pensare per tanto tempo al teatro, come lo chiamano gli umani tutt'ora, e a ciò che esso raccontava mediante a volte battute sagaci, versi pieni di amarezza o di allegria. Pensai a come calzasse a pennello la figura di un'opera teatrale con ciò che sono io.
Metaforicamente parlando, la mia vita è sempre stata come un teatro, in cui recitare, indossare una maschera, fingere di essere in una certa maniera sono sempre stati al centro del mio ruolo... Molte volte ho finto, ho preferito mentire piuttosto che ammettere delle verità a me scomode o dolorose, o che io faticavo ad ammettere, per quanto esse fossero evidenti...” “E con questo?” chiese Thor non capendo dove volesse arrivare a parlare con quel discorso sibillino Loki.
Il moro gli rivolse una fugace occhiata, poi tornò a fissare il cammino di fronte a lui: “Voglio dire, con questo, che, sapendo come sono fatto, non bisogna per forza credere a tutto ciò che esce da queste labbra sottili...” “Intendi dire che...” “Che ciò che ho detto a Odino, almeno in parte, corrisponde a una menzogna. Sì, è vero il discorso riguardo le mie motivazioni, che solo ora riconosco come le gesta di un disperato, ma...” “Ma lo hai perdonato... Non è così?” lo interruppe Thor, con espressione seria ma occhi che invece riflettevano una luce di felicità segreta e speranza ritrovata.
Loki, sospirando, confermò le parole del dio del tuono: “Sì, è così. È vero che ho odiato Odino per ciò che per tanti anni mi ha tenuto nascosto, ma nel profondo, mi è stato impossibile rinnegare la sua figura fino in fondo... Mi è stato impossibile lasciarmi dietro le spalle tutto... Ma al contempo il mio orgoglio mi ha impedito di perdonare apertamente il padre degli dei...” “Loki, chiamalo come eri solito fare... È tuo padre, chiamalo come tale... Non hanno importanza le tue origini...” “Posso farlo solo con te, Thor... Aspetterò finchè il mio orgoglio non sarà pronto a farsi da parte... E voglio che tu mi appoggi in questo... Voglio che tu per una volta sia complice della mia recita... Non voglio più che il mio sia un soliloquio.” “Va bene, Loki... Però sai? Credo che Odino sappia che nel tuo cuore è rimasto un briciolo di affetto nei suoi confronti... Un padre sa sentire l'amore di un figlio anche silenziosamente... E questa è una cosa che va oltre ogni parola ben calcolata o ogni recita curata fin nei minimi particolari... Tu sei il dio degli inganni, ma come ogni divinità, come me e tutti gli altri, hai una tua parola, e nemmeno tu sei venuto meno ad essa. Per quanto tu ami ingannare c'è sempre una parte di te che mira all'onore, in diverse sfaccettature. Ed è per questo che anche io devo chiederti una cosa... Presto ci sarà una guerra, e forse potrebbe essere l'ultima che combattiamo fianco a fianco, da fratelli... Io potrei cadere in combattimento, come te del resto, ma voglio che tu mi prometta...” “Cosa?” “Che qualsiasi cosa succeda su Midgard tra pochi giorni, qualsiasi sia l'esito, tu non mollerai... Anzi, giurami che quando la testa di Thanos verrà infilzata su di una lancia noi saremo lì per guardare la scena, insieme... E che poi torneremo insieme a casa, dimenticando tutto quello che è successo... Non saresti considerato un traditore né un meschino, non più... Tutti hanno capito che sei cambiato, io per primo...” “Come lo sai?” “Perchè il Loki che io stesso ho portato in catene fino ad Asgard non avrebbe esitato a fare del male a una ragazza innocente e a suo figlio, poteri o no. Avresti potuto ucciderla o chissà cos'altro, approfittarti della sua gentilezza e debolezza. Ma non lo hai fatto. E mai il Loki che tanto ho osservato attraverso delle odiose sbarre si sarebbe messo dalla parte di coloro che lo avevano sconfitto in cambio della salvezza di una umana qualsiasi. E tutto ciò è stato la prova, per me, nostro padre e tutti gli altri, di quanto tu fossi cambiato... E mi dispiace per te, ma nemmeno il dio degli inganni in persona può mascherare il proprio sguardo fino in fondo. Ho visto come guardavi Carey, ho sentito come ti rivolgevi a lei, e non vi era traccia di malizia o inganno. Nulla. E credimi ti conosco abbastanza bene, ormai, dopo tutto quello che è successo.” “Nessuno può conoscermi fino in fondo, nemmeno tu...” “Vero, ma se c'è qualcosa che tu mai ha saputo fingere, è stato l'affetto. Tu volevi bene a me, a nostro padre e nostra madre, ad Asgard stessa... Poi è successo tutto il resto, e ancora non riesco a capire a come si possa essere finiti a questo modo. Ma voglio che tu dimentichi tutto, voglio che tu ritorni a casa con me, ad Asgard, con la tua famiglia che ti ha sempre amato..." "Se mi amavate perchè mi avete lasciato marcire in una cella come un cane, come un delinquente qualunque?" "Voglio raccontarti una cosa, Loki... Quando tu cadesti dal Bifrost, io e i nostri genitori non smettemmo un attimo di pensare a te, e tutti, in cuor nostro, speravamo che u fossi ancora vivo, da qualche parte nei Nove Mondi. E quando scoprimmo che ti trovavi su Midgard, quando ci accorgemmo di ciò che stavi facendo, nostro padre mi mandò subito a prenderti, per riportarti a casa.... Mi disse: <<" Riporta tuo fratello ad Asgard... Non lo condannerò, e gli offrirò l'assoluzione da ogni suo crimine...>> . Ma poi... Tu rifiutasti di tornare, e scegliesti di essermi ostile, rinnegasti tutto, il tuo passato, la tua vita... E io non potevo far altro se non pensare a quanto ti stavi sbagliando sul conto di tutti, a quanto la rabbia e il dolore ti avessero reso cieco... E capii che la tua sconfitta fosse certa... E quando ti pregai per l'ultima volta di ragionare e tornare il fratello che conoscevo, provai pietà per te, per l'espressione nei tuoi occhi, da cui capii che non avevi scelta... Come me...". Loki lo stava guardando con occhi vitrei.
"Non cambi mai, Thor... Avrei potuto ucciderti, strapparti il cuore con le mie mani, e tanto saresti tornato dalle terre di Hel per dirmi che qualunque cosa io avrei fatto tu mi avresti perdonato lo stesso..." "Che fratello sarei sennò?".

In quel momento arrivarono da Heimdall.
"Guardiano, dobbiamo tornare subito su Midgard, la guerra è vicina!" esclamò Thor, e una volta che tutti si furono avvicinati, lui, Loki e i Vendicatori si prepararono a partire.
"Thor, una volta che avrò radunato gli altri popoli, compreso ogni guerriero di Asgard rimasto, vi raggiungeremo appena potremo!" "Padre... " "Andate ora! Non perdete altro tempo!" lo interruppe Odino, guardando prima Thor, poi Loki, soffermando lo sguardo su quest'ultimo. Il dio si sforzò di non alzare gli occhi sul Padre degli dei, e Thor dal canto suo parve trattenersi dal dare uno spintone sulla spalla del fratello.

Poi, furono trasportati dal ponte d'arcobaleno, un secondo prima che Loki si dirigesse vicino a Odino, per parlargli.

Di nuovo si ritrovarono di fronte alla base dello S.H.I.E.L.D, e si avviarono a passo svelto nella sala principale, dove vi era Hill.
Steve le chiese: “Agente, dove si trova Fury? Siamo tornati, e qui con non c'è Loki...” “Vivo il doppio ma simpatico la metà di prima!” si intromise Tony, guadagnandosi una occhiataccia da tutti, compreso Loki stesso.
“Vi aspetta nella sala delle riunioni... Ma..” “Grazie, agente Hill. Andiamo, ragazzi!” “Hey, Power Ranger, che ne dici di piantarla con gli ordini?” “Lo stesso giorno in cui tu Stark smetterai di dire fesserie, presumo...” rispose Steve, mettendo a tacere per un po' il milionario.
Era evidente quanto Tony riuscisse a dare sui nervi al supereroe in calzamaglia.
Ma a pensarci bene, dava sui nervi a tutti.

Loki fu l'ultimo ad entrare nella sala, insieme a Thor.
E quando riconobbe la ragazza seduta vicino a Fury, per poco non gli si fermò il cuore.
Carey era lì, a pochi metri da lui.
E il dio degli inganni non riuscì a fare nulla, se non boccheggiare quasi, sussurrando il nome della giovane.
Dopo tutte le torture, dopo essersi trovato a un passo dalla morte,lei era lì, a pochissimi metri da lei.

Carey si alzò di scatto, con gli occhi lucidi: “Loki...” si limitò a dire, prima di azzerare la distanza tra loro e abbracciare forte Loki, che ricambiò stringendola a sè, come se fosse fatta di sabbia e lui stesse lottando con tutte le forza per non farsela scivolare dalle mani, sotto gli occhi un po' commossi dei presenti.
Loki inspirò profondamente, affondando la testa tra l'incavo del collo e i soffici capelli di Carey. E si sentì come se da un momento all'altro potesse scoppiare a piangere.
Il litigio, il dolore, l'amarezza.
Erano spariti tutti nell'abbraccio che li legava in quell'istante.

Quando lui si scostò leggermente, le chiese con un filo di voce: “Perchè sei qui?” “Perchè un certo dio degli inganni ha disposto che quando sarebbe stato il momento io sarei dovuta stare al sicuro.” “Oh... È vero...” “ E perchè voglio delle risposte, che solo tu puoi darmi....” “Cioè?” “Ecco... Possiamo parlare in privato?”.

POV CAREY

Loki guardò Fury e gli altri Vendicatori, che annuirono, e condusse allora alla sua cabina Carey. 
La giovane non riuscì a non pensare, mentre seguiva il dio, a quanto fosse cambiato da quando se ne era andato. Era smagrito, e dall'aria di chi avesse patito chissà quale tortura infernale. E ciò le arrecò un po' di dolore. Forse, se non lo avesse cacciato, le cose sarebbero andate diversamente, o forse no, chi poteva dirlo?

Quando lei si fu seduta sul letto, iniziò a parlare: “Ero a casa dei miei genitori... Quando ho cominciato a raccontare loro di te, di come fossi apparso nel mio giardino e io ti avessi accolto... Gli ho detto di amarti, non importava cosa tu fossi, mostro o no... Poi, mia madre ha tirato fuori una scatola.... Vi erano una borsa da viaggio, delle coperte, un diario e una collana...”.

Improvvisamente Loki, che fino ad allora era rimasto ad ascoltare senza parlare guardandola con interesse, in quel momento parve cambiare : il viso corrugato, l'espressione corrucciata, come se improvvisamente gli fosse tornato alla mente qualcosa che aveva dimenticato.
“Hai detto un diario e... Una collana?” “Si... È come se fosse formata da due pietre diverse: un lato nero e uno rosa... Vi sono incisi due nomi... In runico credo, come nel diario... Ed è per questo che ti sto raccontando tutto... Voglio che tu mi aiuti a capire... Sono scappata di casa e venuta qui senza avvertire nessuno... Voglio che ne valga la pena...”.
Loki sospirò.
“Dove sono questi oggetti?” “Vuoi dire che mi aiuterai?” “Certo che sì... È il minimo che possa fare...”.
Carey non se lo fece ripetere due volte, e presa la borsa, tirò fuori il diario e il ciondolo, porgendoli a Loki, che li prese in mano come fossero reliquie.
Il dio guardò attentamente le pagine del diario, mentre la sua espressione si faceva sempre più stupita e incredula.
Quando poi si concentrò sulla collana, sembrò che avesse un flashback, qualcosa che gli era improvvisamente tornato alla mente.
Spostò gli occhi da Carey al ciondolo, e viceversa.
La ragazza si fece impaziente: "Allora? Cosa dicono?" "Cosa vuoi sapere prima?" "Cosa c'è scritto sulla collana?".
Loki parve esitare, una espressione indecifrabile sul viso scavato.
"Allora?" "Il nome sulla pietra rosa... E' Sigyn... Quello dietro, è... Loki. Il mio nome..." "Cosa?!" "E' la verità. E solo ora capisco e ricordo... Solo ora tutto è chiaro... Le allucinazioni di quando mi trovavo imprigionato, quel legame che sento con te...".
Fu come una secchiata d'acqua gelida per Carey, che finalmente riuscì a connettere tutto.
"Il ragazzo dai capelli corvini... Eri tu..." "Ecco..." "Quello che mi porgeva il ciondolo mentre ero ancora nella culla, che mi guardava con ammirazione e dolcezza..." "Ero io." finì la frase per lei Loki, che si sedette accanto a lei, il capo chino.
"Allora questo fa di me..." "Un'asgardiana... Sì." "Allora tu... Conoscevi anche i... Miei veri genitori?" "Si." "Puoi raccontarmi come è andata?" "Non è una bella storia, ma credo tu abbia il diritto di saperla.... Successe anni fa... Avevo quindici anni quando mi fu detto da... mio padre di andare a recare omaggio alla figlia più giovane nata da poco di Iwaldi, un nobile che ha servito sempre Odino con fedeltà.
Io, che non sapevo cosa recare in dono a una bambina in fasce, mentre mi trovavo sulla riva di un fiume, trovai due pietre piccole, una nera e l'altra rosa: le modellai con la magia e vi incisi i nomi "Loki" e "Sigyn", sapendo cosa mio Odino aveva in mente.
Ero stato destinato a sposarti, da prima che nascesti, e accettai la cosa di buon grado.
Quando ti vidi, nella culla, rimasi abbagliato. Non avevo mai visto un neonato più bello, e quando ti porsi la collana, tu la prendesti tra le tue piccole mani, e allora guardando quella dolce bambina, capii che ti avrei amato dal principio.
Ma poi, giorni dopo... Seppi che la bambina di Iwaldi era scomparsa, e che si era persa ogni sua traccia. Solo quando era passata una settimana dall'accaduto, si scoprì che era stato un pericoloso criminale da tempo in debito con la giustizia di Asgard, e che aveva compiuto il gesto come affronto verso la casa di Iwaldi e me in persona, con l'intenzione di rubare poi oggetti per ricavarne qualcosa, tra cui il diario, credo, la borsa e il resto. Si era recato su Midgard, convinto che non sarebbero riusciti a scovarlo. Quando lo trovarono, stava scappando, ma con lui non vi era nessuna neonata, nè le altre cose rubate. Disse di averle gettate via, ma non dove.

Io non volli rassegnarmi nemmeno dopo che era stato rivealto il colpevole, e decisi di cercarti su Midgard, ma Odino mi impedì di recarmi sulla Terra, affermando che non spettava a me prendere decisioni...
Purtroppo il tempo passò, e ogni anno che passava, riuscii a ricordare sempre meno te e il tuo rapimento... Fino a scordarmi completamente, perso nei miei pensieri di compiacere mio padre, della successione al trono e della magia. E mi duole ammetterlo." "Come è stato possibile che accadesse, Loki?" "Non lo so...".
"E... Iwaldi... Cioè, mio padre, è ancora vivo?" "Certo che sì... Ad Asgard si invecchia molto molto lentamente, o non si muore mai, nessuno ancora può dirlo con certezza... Sai, non si è mai rassegnato all'idea che tu potessi essere ancora viva, e anche sua moglie e le loro figlie." "Come si chiamano loro?" "Tua madre è Freya, e hai sei sorelle... Nanna, Syn, Lofn, Var, Snotra, e Hnossa*. Tutte leggermente più grandi di te...Tu sei la figlia più giovane di Iwaldi e di cui fino ad ora non si era saputo più nulla. Ma credo che sperino ancora che tu torni da loro..." "Cosa dovrei fare, a questo punto?" "Devi deciderlo tu, Car... Volevo dire, Sigyn." "No, mi chiamo Carey, non Sigyn. Il mio nome rimarrà quello con il quale sono cresciuta.".
Loki tacque, e guardò il ciondolo.
"Vuoi sapere cosa c'è scritto? Nel diario?" "Si.." "Bene allora.".
Il dio aprì il libricino e si soffermò sulla prima pagina.
"C'è scritto che apparteneva a tua madre. Freya." "Va' avanti, Loki." Beh... Vediamo... L'ultima pagina risale a solo un giorno prima che tu venissi rapita... Devo leggere?" "Si..." " La bambina è bellissima e ha già aperto gli occhi, di color oro. Si chiama Sigyn, la <
>, e abbiamo accordato con il Padre degli dèi che sposerà suo figlio, Loki, non appena sarà in età da marito. Il principe è venuto a farle visita quest'oggi, e le ha donato un ciondolo con i loro nomi. Ho come l'impressione che la bambina abbia preso in simpatia quel ragazzo, e ciò faciliterà le cose. Nonostante sia un po' solitario e schivo il principe, faremo comunque in modo che Sigyn stia la maggior parte del tenpo con lui, così da rafforzare il loro legame. Saranno una bella coppia, me lo sento. ".

Quando Loki ebbe terminato di leggere, alzò gli occhi verso Carey. La ragazza sembrava scossa. Troppe le informazioni da assimilare, e sembrava sul punto di svenire. Poi, lo guardò, pallida in volto: "Loki... Se io sono asgardiana, vuol dire che... Che devo venire ad Asgard, finita la guerra?" "Se lo vorrai, sì. Iwaldi e Freya ti aspettano da tanto, tanto tempo... Ma è davvero quello che vuoi? Tornare ad Asgard? Devo dirtelo, Carey, non è lo splendido posto che tutti pensano. Non è la città dei giusti nè tantomeno dei sinceri, anche se non sono nessuno per poterlo dire. Ma lassù non troverai nessuno per cui tu conti veramente qualcosa, se non è il buon nome della tua famiglia a precederti. Asgard è piena di ipocriti come di elementi validi, ma non è facile viverci. Vi sono etichette, regole, precetti di ogni genere. E poi..." "Cosa?" "Io non tornerò ad Asgard... Ma potrebbe sempre accompagnarti Thor... Se decidessi di restare ad Asgard, saresti per sempre sotto la sua protezione..." "Ma... Cosa ne sarà di mio figlio, e i miei genitori adottivi?" "Per questo ti sto dicendo di scegliere Carey... Se andrai ad Asgard, non li rivedrai più...." "Ma... Jonathan per metà è asgardiano, forse..." "Dubito che Odino ti farebbe una simile concessione... E poi, in ogni cosa, lasceresti tutto ciò che ami?" "No... Non credo..." "Allora non andare... Rimarrà una cosa fra me e te..." "E se cambiassi idea?" "Te l'ho detto, dirai a Thor come stanno le cose...".
Carey lo guardò indignata. Possibile che non volesse sul serio tornare mai più ad Asgard?
"Loki, è la tua casa... Come puoi affidarmi a Thor come se fossi un cane? Come puoi dirmi di andare da sola in un posto che tu stesso definisci un covo di serpi?" "Per questo ti sto dicendo di non andare! Resteremo qui, sulla Terra! Vivremo senza avere gli occhi di tutti puntati addosso! Non avremmo un attimo di tregua, non dopo quello che è successo! Il pentito e la ragazza ritrovata! Aspetteranno tutti che noi facciamo un minimo sbaglio, per etichettarci... Anzi, etichettarti!" "Ma saremo insieme, e questo conta più di tutto! Ti sosterrei, in ogni maniera!" "Ma non basterebbe! Tu lì verrai vista come mia moglie, e non ho una buona fama, nonostante il mio cambiamento! Agli occhi della gente resterò sempre un traditore della patria! Ed è questo ciò che vuoi essere? La moglie di un farabutto?" "No, voglio essere la moglie di Loki." "Ed è la stessa cosa..." disse infine Loki, scuotendo il capo, guardando il pavimento.
Carey sentì montarle dentro una grinta e una determinazione che non sapeva potesse possedere, e costrinse Loki a guardarla, prendendo il suo viso in una mano: "Ascoltami bene, dio degli inganni! Stai per combattere una guerra, in cui c'è molta probabilità di finire schiacciati da una potenza superiore, e stai mettendo a rischio la tua vita per noi tutti e... Quando sei arrivati sulla Terra, avresti potuto farci del male benissimo, ma non lo hai fatto! Forse sacrificherai te stesso per il bene degli altri, e vuoi dirmi di essere ancora un farabutto?!" "Poche buone azioni non servono a fare un eroe, o di me un essere migliore..." "Ma sono pur sempre importanti! Se andrai ad Asgard, sono sicura che nessuno oserà dire una parola sul tuo conto, e tutti ti guarderanno con rispetto! E io... Se questo ti aiutasse, io verrò con te... Porterò Jonathan, e Odino non dovrà azzardarsi a fiatare! Ci sarò io al tuo fianco, se solo me lo permetterai!" "Carey io..." "Cosa scegli, Loki? Una vita da reietto e da eterno esiliato, o un rientro a testa alta e fiera? Scommetto che il Loki che Thor conosceva sceglierebbe la seconda! Mostrami che quel Loki esiste ancora, il mitico dio degli inganni e del caos! Dimostra a tutti che nonostante tutto tu conservi ancora la tua dignità! Perchè vuoi lasciare andare tutto così? Perchè vuoi fargli credere di aver avuto l'ultima parola e vederti sconfitto? Se quello che mi hai raccontato è vero, da tua compagna quale sono sento il dovere di sostenerti e avere fiducia in te! Perchè vuoi deludermi?" sbottò Carey infine, prendendo Loki per le spalle, scuotendolo debolmente, fissandolo negli occhi.
Lui accennò un sorriso, ma esso si spense in un attimo.
Possibile che fosse così cieco da lasciarsi sfuggire la propria dignità tra le mani come fosse sabbia? Possibile che non volesse lottare?
Accarezzò la guancia incavata di Loki, lasciando che fossero gli occhi a parlare, e non le parole.
Lo stava implorando di non fare uno sbaglio come quello di non tornare ad Asgard.Solo in quella maniera l'avrebbe resa orgogliosa.
Avrebbe vinto insieme agli altri la guerra, e poi lei, lui e Jonathan sarebbero stati insieme, nella città Asgardiana.
"Promettimi che ci andremo insieme, una volta che tutto sarà terminato..." "E la tua vita? I tuoi genitori adottivi?" "Capiranno, ne sono sicura! Capiranno che questa è la scelta che voglio fare! E poi... Come potremmo essere mai felici sapendo che il nostro posto è altrove?" "Il mio posto non è con quegli ipocriti!" "Ma l'hai detto tu stesso che ci sono anche individui validi! Non possono essere tutti ipocriti!".
Loki scosse la testa.
Che razza di testardo.
"Facciamo così, decideremo appena finita la guerra, va bene? Promettimi che ci penserai, Loki!" "Va bene...".

Carey si alzò dal letto, e fece per uscire dalla stanza, ma venne fermata dal dio, che la richiamò indietro, l'urgenza nella sua voce: "Carey!" "Sì?" "Promettimi che se dovessi morire... Andrai ad Asgard ugualmente, anche senza di me!" "Questo non succederà, Loki! Non morirai, ne sono certa! Non riesco a immaginare il dio del caos morire in una guerra che in confronto al Ragnarok è un mucchietto di polvere..." "Come sai del Ragnarok?" "Ho studiato molte leggende sul tuo conto, sai?" rispose con un sorriso Carey, "Ma sai che ti dico? Non mi importa, qualunque cosa succeda o tu combini, da questo momento sarò sempre al tuo fianco, ti sarò fedele e sarò la compagna che il dio del caos merita!".
Loki si alzò di scatto, e direttosi verso Carey, la prese tra le braccia e la strinse a sè, senza parlare. La abbracciò e basta, come se non volesse più lasciarla andare. Come se fosse la sua unica ancora che gli permettesse di non sprofondare.
Carey ricambiò l'abbraccio, affondando il capo nel petto di Loki, e chiudendo gli occhi.
Non gli avrebbe permesso di lasciarla di nuovo, non avrebbe lasciato che qualcosa di molto più grande e oscuro di una semplice lite li separasse per sempre.
Non avrebbe perso di nuovo una persona che amava, nessuno le avrebbe portato via Loki.
Lui avrebbe combattuto, e avrebbe vinto.
Ne era sicura.
Lo avrebbe fatto per lei, per Jonathan, per tutti.
Non importava ciò che lui aveva detto o fatto.
Il passato era passato.
C'era da concentrarsi sul presente.

POV THOR

Mentre Loki e Carey erano usciti dalla sala, Thor era rimasto a parlare con gli altri.
La situazione era considerevolmente peggiorata con il salvataggio di Loki, e se prima Thanos era avido di vendetta nei confronti di Midgard, ora era davvero furente e con ogni probabilità la brama di distruggere tutto e tutti era aumentata, senza contare il suo vantaggio dal punto di vista dei soldati. Nonostante i Tre Guerrieri stessero reclutando tutte le forze che potevano da ogni angolo dei mondi rimasti, Thor era più che convinto che anche quella volta fossero in svantaggio. Stark stava progettando nuove armi e macchine da combattimento, era vero, ma non bastavano, non contro un potere come quello del Guanto dell'Infinito, contro il quale nulla poteva opporsi.

“Thor, prima che tornassimo qui, sulla Terra... Cosa vi siete detti tu e Loki?” gli domandò a un certo punto Steve, che era stato a parlare con Stark fino a quel momento.
Il dio del tuono alzò lo sguardo verso l'eroe a stelle e strisce, e tacque, invece di parlare.
Loki gli aveva fatto promettere che non avrebbe detto nulla a nessuno riguardo ciò che si erano detti, ma era il caso di mentire? Se lo avesse fatto, Loki avrebbe potuto risaperlo, e allora tutto quello che forse si stava ricostruendo con lui sarebbe andato perduto.
“Abbiamo parlato di come si sarebbe potuto muovere ipoteticamente Thanos dopo che abbiamo strappato mio fratello dalle sue prigioni... E di come accoglierlo propriamente una volta che giungerà qui...” mentì infine il dio, sospirando e lasciandosi cadere su una sedia.
Tutti, apparentemente, sembrarono credergli: “E allora? Cosa siete riusciti a dedurre?” chiese Fury, con un luccichio di speranza negli occhi.
“Con mio grande dispiacere nulla... E il tempo stringe sempre più, Thanos potrebbe arrivare da un momento all'altro, e noi non siamo preparati!” “A dire la verità, biondone bellimbusto, le mie macchine e le mie armi sarebbero quasi pronte, ma dubito che, per quanto potenti, qualche robot e fuoco d'artificio possano tenere occupato per molto Thanos, o sbaglio?” “Non sbagli, Stark, ed è per questo che i miei amici e compagni di battaglia sono andati a fare un rastrellamento di tutti gli abitanti dei mondi rimasti, e sono sicuro che torneranno ad Asgard tra non molto...”.
Stark annuì, poi sospirando chiese: “Fino ad ora quanti sono certi di stare dalla nostra parte?” Circa due o tre regni, tra i quali i Giganti di Ghiaccio e gli Elfi della Luce... Ma dobbiamo mettere in conto che già due popoli sono fuori dalla nostra portata... Thanos li ha sterminati senza pietà... Vi è solo un luogo dove ci è proibito andare, dove nessuno si è mai azzardato a mettervi piede... Le terre di Hel, il regno dei morti...” “Non c'era il Valhalla una volta se non ricordo male?” “Si, uomo di metallo, ma lì vi possono andare i defunti morti gloriosamente e dall'animo puro... È ad Hel che si riuniscono la maggior parte dei morti... Sono terre desolate, dove non cresce nulla, buie e nebbiose, come un campo in inverno in cui è sempre notte. La regina Hel regna su queste terre...” “E chi sarebbe?” “Non mi è dato saperlo... Gli unici a esserne a conoscenza sono Hel in persona e mio padre, Odino...” “E Loki? Scommetto che ne sa qualcosa quell'impiccione! Non sono la sua specialità gli intrighi?” “Glielo chiesi una volta, e mi rispose di saperne meno di me... Non capii mai se stesse mentendo o solo bluffando...”.
Stark smise di orbitare attorno al tavolo.
“E questa Hel non potrebbe che ne so darci una mano? Insomma, sarà forse uno scheletro che cammina ma qualcuno dovrà proteggere le sue terre e far sì che nessuno ne esca mai!” “Si racconta che non abbia né un esercito né altri a proteggere i suoi domini, o meglio... Si racconta che ci siano dei mostri a fare la guardia, ma nessuno sa se è vero, perchè nessuno torna mai da Hel... A meno che..." ma in quel momento Thor tacque, considerando una idea pazza e malsana quella che gli stava affiorando nella mente.
Era troppo rischioso andare da Hel, nella terra dei morti... Ed era proibito...

"A meno che cosa?" disse una voce, da dietro le loro spalle.
Loki e Carey erano tornati e a quanto pare avevano ascoltato le ultime parole del dio del tuono.
"No, niente... Non è contemplabile ed è troppo rischioso..." "Ma di' almeno di cosa si tratta, dannazione!" "Lascia stare, Loki... Io..." "Thor, sono o no il dio delle menzogne? Mi accorgo quando qualcuno mi sta nascondendo qualcosa!" "Oh, va bene! Stavo pensando di andare a chiedere aiuto a Hel!" "Che cosa?!" "Hai capito benissimo! Ma non è saggio e ci vorrebbe troppo tempo!" .
Loki sembrò diventare pensoso.
"Potrei andare io..." "Eh?! Stai scherzando?!" "Avanti, Thor! Il problema è solo saper parlare ad Hel con il metodo e le parole giuste! E chi meglio di me saprebbe farlo?" "Non se ne parla! Chi entra ad Hel non ne esce mai più, lo sai! Nessuno ci andrà, fine della storia!" chiuse il discorso Thor, la voce dura e che non ammetteva repliche, soprattutto da Loki.
"Bene, allora! Cosa proponi di fare, signor saputone?" "Sif e gli altri sono andati a radunare i popoli degli altri mondi, e presto saranno qui, Padre giungerà qui con i suoi soldati prima che la guerra inizi, e Galdor, Bylstir ed Helblindi lo stesso..." "Cosa? I figli di Laufey?! Ma..." "Tranquillo, hanno detto che la rivalità con Asgard a patto che tu non faccia altri danni, e aspettano solo un messaggero che li avverta, e Galdor è tornato alla sua città prima che tu guarissi per mettere insieme il suo esercito. Come vedi, Loki, un piano c'è!" "E secondo te degli eserciti mortali e delle armi midgardiane pensi riusciranno a fermare la furia distruttiva di Thanos? Sei fuori strada, devo dirtelo!" "Ma è la sola speranza che abbiamo!" replicò Thor esasperato.
Loki scosse la testa, e indietreggiando, uscì dalla sala, lasciando lì Carey, confusa e senza nulla da poter dire, e gli altri.
Thor lo seguì, correndogli dietro.
Loki si stava dirigendo verso l'uscita, e il dio del tuono sapeva bene cosa aveva in mente e doveva fermarlo.
Lo raggiunse, e lo prese per un braccio, facendolo voltare.
"Loki! Che cosa hai in mente, si può sapere?" "Di fare quello che tu non avresti mai il coraggio di fare! Vado a cercare rinforzi!" "Loki, non farlo! Non andare ad Hel! Non tornerai indietro, non vivo in ogni caso!" "Chi se ne importa! Devo tentare, va bene? Non posso starmene con le mani in mano! Sono stato imprigionato per un mese, poi esiliato sulla Terra, e imprigionato di nuovo con tanto di tortura! Sono stufo di starmene buono a non fare nulla, e di farmi comandare a bacchetta! Io faccio quello che voglio, ricordalo Thor!” rispose Loki, quasi ringhiando, e con uno strattone liberò il braccio dalla salda presa del fratello, e continuando quindi a camminare, mentre Thor lo seguiva cercando di farlo ragionare.
“Loki, ascoltami, è una impresa folle! Hel ti riderà in faccia! Non vorrà avere nulla a che fare con gli affari dei vivi, e per di più di Midgard! E sai che se anche accettasse di aiutarci, non lo farà senza nulla in cambio! E allora cosa farai? Baratterai con lei la tua vita, Asgard? Cerca di ragionare per una volta! Ascoltami!” “Mi pare che quello che non ha mai ascoltato fossi tu, Thor, e non di certo io! E se anche dovessi barattare la mia vita, così sia, non mi importa!” “E non ti importa nemmeno di Carey?” insistette Thor, facendo arrestare di colpo Loki, che si voltò appena. “Mi importa, e lo sai. Ed è per questo che se dovessi non tornare o morire in battaglia, tu la proteggerai e prenderai sotto la tua ala protettrice! E che la porterai ad Asgard, insieme a suo figlio!” “Ma lei è un'umana, come...” “No, lei è un'asgardiana.”.
Thor credette di aver sentito male: “Cosa?” “Carey è un'asgardiana. Ricordi la storia di quella bambina che si credeva fosse andata perduta? La stessa che era promessa in sposa a me?” “Credo di sì... Intendi dire che...” “Sì. È lei.” “Sigyn? La figlia scomparsa di Iwaldi? Ma come può essere?” “ Quando prima siamo andati a parlare in privato, è proprio questo quello che lei mi ha raccontato.” e il dio degli inganni raccontò la storia di Carey, il ritrovamento e tutto il resto, mentre Thor si sentiva sempre più confuso.
“Ora credo che tu capisca perchè ha il pieno diritto di tornare ad Asgard e di rimanerci, e tu dovrai assicurarti che non le manchi nulla, soprattutto l'affetto che le servirà se...” “Ma ci sarai tu con lei, Loki. Basta fare i pessimisti.” “E allora tu smettila di intralciarmi la strada, e lasciami andare da Hel. Vedrai che saprò convincerla! Nessuno sa resistere alle parole lusinghiere e piene di promesse dell'Ingannatore, soprattutto la superba Hel.”.
Thor non voleva lasciar andare Loki incontro a un salto nel vuoto come quello, ma ammetteva che il dio aveva ragione dopotutto. Non ce l'avrebbero mai fatta in quel modo, e Hel era una delle poche speranze rimaste.
“Va bene. Ma giura che tornerai. Che tornerai portando con te buone notizie.” “Lo farò, o tenterò almeno...” rispose Loki, e detto ciò, uscì dalla base dello S.H.I.E.L.D con gli occhi di Thor che lo guardavano allontanarsi.

Suo fratello era davvero cambiato.



N.d.A.

*Hnossa in realtà non sarebbe proprio la sorella di Sigyn ma non volevo complicare ulteriormente la faccenda. Sorry :)


  
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