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Autore: laulaury    15/07/2013    3 recensioni
La saga di DagonBall ci racconta di lotte e scontri decisivi per l'incolumità della Terra, ma cosa succede quando la battaglia finisce? Qui leggerete i retroscena non narrati di come tutto è cominciato tra Bulma e Vegeta. Incomprensioni, dolore, orgoglio e passione sono gli ingredienti della trama poiché niente è semplice quando si tratta di amore con un Sayan.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Dr. Brief, Mrs. Brief, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Erano trascorsi ormai mesi dal funesto annuncio del ragazzo del futuro: tre anni e due terribili Cyborg sarebbero apparsi per creare attorno a loro solo distruzione e morte.
Nessuno aveva perso tempo. Tutti i nostri eroi erano tornati alle loro case per allenarsi duramente. Chi, però, una casa l’aveva ancora.
Vegeta non aveva una “casa” in cui tornare. Possedeva, però, la fortuna di essersi imbattuto nella famosa ospitalità della famiglia Brief e di essere abbastanza carino da suscitare le simpatie della padrona di casa. Una navicella trasformata in camera gravitazionale era a fruizione del Principe dei Sayan per l’intenso allenamento che voleva intraprendere. Certo si sarebbe allenato molto meglio se l’impertinente ragazzina della famiglia Brief non avesse continuato ad interromperlo per banalità di ogni sorta. Come poteva lei capire la necessità di eliminare gli imminenti nemici; per amore della Terra e dei suoi abitanti? No. Le ragioni che avevano portato Vegeta ad allenarsi erano sostanzialmente il desiderio di raggiungere una forza nettamente superiore a quella di Kaarot e la consapevolezza che quest’ultimo non si sarebbe mai concentrato in un a faccia a faccia contro il suo Principe, se prima la Terra non fosse stata fuori pericolo.
 
Il sole era alto in cielo e Bulma si concedeva un po’ di riposo in veranda finché un enorme frastuono l’aveva fatta sobbalzare. Aveva sceso di corsa le scale, senza pensarci troppo. Arrivata al giardino sul retro, aveva trovato quel che sospettava e che l’aveva fatta scattare dalla sedia. La navicella gavitazionale aveva ceduto seppellendo sotto le macerie Vegeta. D’istinto la ragazza si era gettata sulle rovine e aveva cominciato a scavare nervosamente urlando a gran voce: “Vegeta! Dove sei? Rispondi!”.
Comportamento fin troppo appassionato per un semplice ospite, sempre che Bulma lo considerasse tale. È vero, Vegeta era così cocciuto, orgoglioso, taciturno e poco gentile, ma lei era riuscita a vedere attraverso quella pelle dura e ruvida un cuore caldo e pulsante.
Finalmente aveva scorto una mano. La ragazza spostava i resti così velocemente, come se neanche si fosse accorta del loro peso e dei tagli che le avevano provocato alle mani. Avevano la pelle dura quei Sayan, per fortuna. Vegeta respirava, anche se non rispondeva ai richiami di Bulma. Il Dottor Brief, facendosi aiutare da un automa di sua creazione, sollevava il corpo del Sayan ferito per accompagnarlo in casa, mentre la moglie aveva trascinato Bulma in infermeria per medicarle i graffi sulle mani. Il Sayan era stato curato e adagiato in una stanzetta per gli ospiti munita di una scrivania e di una sedia oltre al letto. Sarebbe stato proprio su quella sedia e su quella scrivania che Bulma avrebbe poggiato, giorno e notte, vegliando sul ragazzo. Medicine e bende non potevano fare più niente, solo il riposo avrebbe risolto la situazione.
Qualche giorno era passato e Vegeta ancora non si era svegliato. Nemmeno per mangiare; il che non faceva che aumentare l’ansia di Bulma la quale, a sua volta, preoccupava i suoi genitori giacché toccava a mala pena cibo e mai al di fuori di quella stanza. Lei stava sempre con lui: gli rimboccava le coperte quando faceva freddo, gli parlava in continuazione, convinta che l’udire una voce famigliare avrebbe accelerato la guarigione.

Una sera, pressappoco dopo l’ora di cena, la signora Brief era entrata nella stanza degli ospiti portando con sé un vassoio con del cibo sperando che Bulma ne assaggiasse almeno qualche boccone. La ragazza era china sulla scrivania, crollata dal sonno. Sua madre aveva appena fatto in tempo a poggiare il vassoio sulla scrivania quando, voltandosi, aveva visto Vegeta con gli occhi aperti. Piena di contentezza si era piegata sulle ginocchia di fianco al letto sussurrando: “Vegeta, finalmente sei sveglio! Come stai caro?”.
“Che è successo? Che ci faccio a letto?!” aveva prontamente risposto Vegeta, il quale aveva anche provato ad alzarsi facendo leva sulle braccia che, ancora indolenzite, avevano ceduto facendolo ricadere sul letto e povocandogli una smofia di dolore.
“Ti prego ragazzo non urlare che la mia adorata bambina ha appena preso sonno dopo giorni che..” il Sayan aveva interrotto subito la signora Brief chiedendo con voce secca: “Che ci fa lei qui?”.
“Caro ragazzo, ti stavo spiegando che la dolce Bulma non ti ha perso di vista un attimo da quando ti è crollata addosso la camera gravitazionale. È sempre stata di fianco a te sperando che ti svegliassi presto.” Aveva spiegato gentilmente la padrona di casa.
Vegeta non sembrava molto interessato al rispetto del sacrificio di Bulma: “Beh io non ho tempo per preoccuparmi di quel che decide di fare una ragazzina della sua vita, devo andare ad allenar... Ahi, le braccia!” ed era di nuovo ricaduto sul letto.
Alzondosi sulle gambe e avvicinandosi alla porta, la signora Brief aveva concluso “Tesoro, mio marito sta ancora aggiustano la camera. Non preoccuparti, domani sarà pronta, intanto perchè non ti prendi questa notte per riposare ancoa un po’? Ti lascio qui Bulma nel caso in cui avessi bisogno. Buona notte”, chiudendo,poi, la porta.
Il ragazzo era pieno d’ira: come poteva il principe dei Sayan dormire? Riposare? Quegli sciocchi non sapevano con chi stavano parlando. Tutto sommato, distruggere la stanza dalla rabbia non gli era sembrata una buona soluzione: avrebbe senz’altro compromesso la sua permanenza in quella casa in cui poteva allenarsi; avrebbe aggravato l’ormai lieve dolore che avvertiva alle braccia e poi... niente, poi nient’altro l’aveva trattenuto. Forse.
Mentre questi pensieri gli passavano per la testa, i suoi impenetrabili occhi neri erano caduti su quella povera ragazza che dormiva tutta torta su di una sedia. Senza averne vera coscienza il Sayan si era trovato in piedi, là vicino a lei. Vegeta si chinava lentamente verso Bulma e la cingeva tra le sue braccia voluminose. In quel momento il principe dei Sayan si sentiva così potente, ma allo stesso istante attento come se tenesse in mano un uccellino caduto dal nido: reggendolo sul palmo lo si potrebbe salvare dai pericoli circostanti, ma basterebbe stringere un po’ di più le dita e lo si ucciderebbe.
Il ragazzo non si chiedeva come mai quegli stessi arti che prima dolevano al minimo sforzo, ora non davano alcun problema: forse perché non avrebbe saputo rispondere. Muovendosi adagio per non svegliarla, Vegeta posava Bulma sul letto. La ragazza non si era accorta degli spostamenti e continuava a dormire. Nonostante ora avesse tutto un letto a disposizione, lei se ne stava rannicchiata sul fianco sinistro in posizione fetale. A questo punto non c’era per questa ragione anche Vegeta non si concedesse un po’ di riposo. Sbuffando si era sdraiato anche lui sul letto girando, però, le spalle a Bulma e tenendo le braccia conserte.

C’era un silenzio di tomba quella sera. Solo un suono scandiva il passare del tempo, non proprio un rumore, qualcosa di più flebile: era il respiro di Bulma. Così delicato, così sottile, quasi musicale. Quel lieve respiro aveva spinto Vegeta a riaprire gli occhi e a cambiare fianco d’appoggio per poterla osservare. D’altronde la razza dei Sayan non aveva avuto molte occasioni di incontrare il genere femminile, soprattutto così simile per conformazione corporea alla razza Sayan, fatta eccezione per la coda. Vegeta le osservava ogni centimetro del viso, del collo, del seno, il quale si muoveva a ritmo del respiro. Una particolare curiosità, mai provata prima, si era insinuata nello spirito del Sayan: avrebbe voluto continuare a guardare la ragazza ancora e ancora, senza smettere. Avrebbe voluto accarezzarla, avvicinarsi per sentire il suo profumo ma temeva di svegliarla e di insorgere nelle sue ire. Un istinto incontrollabile, però, lo aveva spinto ad allungare la mano verso un ciuffo che copriva parte del volto della ragazza al suo fianco. Vegeta aveva spostato appena quei capelli, sfiorandole la guancia. Quel delicato movimento aveva svegliato Bulma.

[Angolo dell'autore: Chiedo venia per la probabile non eccezionalità del testo, ma è la prima volta che scrivo una cosa del genere. Il proseguo è pronto, mancano solo degli accorgimenti e vi posso assicurare che questo è solo l'inizio!! Sperando che vi piaccia e che abbiate voglia di recensire vi saluto .. al prossimo capitolo!]
P.S.: Se nel testo o nell' "Angolo dell'autore" mancano delle R abbiate pietà, ho il tasto del portatile un po' ballerino e non sempre me ne accorgo!

  
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