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Autore: Lucilux    15/07/2013    2 recensioni
Neutron star collision parla chiaro nell'individuare l'unica e sola donan con cui si deve vivere e morire e anche l'intervista a Panorama di quel giorni di abbandono ribadisce che, costi quel che costi, è lei la sola e unica. I cantastorie parlano a vanvera, i poeti MAI!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gaia Polloni, Matthew Bellamy
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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1. MESSAGE IN A BOTTLE
 

Non ci poteva credere: il numero l’aveva in memoria da settimane, mesi, anni, tanto perché ogni volta, scorrendo la rubrica,  le sembrava farle compagnia leggere quel diminutivo che lei sola sapeva quale volto nascondesse… 
L’aveva ignorato ma ne era rimasta turbata: turbata al punto da rileggerselo in pausa caffè, in fila al semaforo rosso… diceva “… una parola…scrivi solo una parola…non so neanche se questo numero sia ancora tuo, se il numero sia ancora attivo”…
Sembrava un messaggio in bottiglia, un “dimmi che ci sei perché devo dirti qualcosa” ma le sfuggiva il motivo e non trovava né voglia né interesse a rispondervi perché non ne capiva il fine, non ne comprendeva l’utilità, non voleva trovarsi costretta a scendere a patti con la sua proverbiale aura di  femmina emancipata, razionale con accenni di sindrome da crocerossina accondiscendente e da mammina premurosa che ti accoglie tra le sue braccia mentali quando ti senti perso.
Un’unica cosa la spingeva a sentire un magone dentro ormai superato e del tutto sparito da tempo: la netta sensazione che tutto si fosse fermato a quei giorni di non ritorno, quei giorni in cui nel tentativo di spingerlo a diventare “grande” lo aveva invece allontanato da sé e buttato in inutili storielle senza futuro finchè pareva – alle cronache recenti – che un futuro quel Muppet con la sindrome a metà tra Pierrot e Peter Pan se l’era costruito sul serio, apparentemente solido e duraturo… E quando l’aveva saputo era stata felice per lui, senza rancore, rimanendo tuttavia incredula su un così repentino cambiamento di obiettivi, stile di vita, progetti futuri… Il  suo Muppet, l’eterno ragazzo sensibile, appassionato e leggero che per anni era stato al suo fianco beandosi dell’abbraccio avvolgente del suo (di lei) non dover dir troppo che non fosse già psicologicamente evidente, dopo un anno di “stand by” richiesto evidentemente al fine di mostrare una crescita comportamentale in cui mostrava arrancare a volte come un vent’enne in crisi di identità faceva coppia fissa con una “not normal”, con una invischiata in quel mondo che tanto lo attraeva ma da cui tanto mostrava di volersi staccare appena possibile e non solo, un incidentino di percorso aveva fatto sì che costei – abile saltatrice di margherita in margherita – lo facesse crescere immediatamente  il suo “ragazzo”… Le pareva così strano: farò ogni cosa in mio potere per riaverti diceva… e lei fingeva di ignorare le interviste in cui lui palesava al mondo la sua sofferenza, gli accenni nelle frasi dei pochi amici in comune, le mail, le frasi cifrate in un paio di canzoni, i continui accenni all’Italia, il ricordarsi persino degli auguri ai suoi genitori, lo scrivere sms e il mettere in croce due frasi in italiano corretto (quanta fatica dovevan essergli costate impararle…pura avversione alla lingua aveva avuto in tutti quegli anni di domicilio a Como!) le poche volte che in quel frangente si eran rivisti…
Era stata lei a lasciarlo: il banale pretesto delle solite groupies invadenti e di lui che sdrammatizzava con un “ma se è sempre da te che torno come puoi pensare mi interessi altro” e poi la guardava con il musetto da Paperino, storceva il nasetto e la notte per sedare la sua “rabbia piatta” le diceva “proteggimi stiamo solo abbracciati” e da capo, a  ricaderci con tute le scarpe, a non riuscire a tenere il punto, ad attendere di nuovo il prossimo spunto di lite dovuta alla lontananza, alla vita raminga, al “che vuoi che sia non dar peso…” …Invece quel giorno chissà perché aveva tenuto il punto e gli aveva mostrato quale era tra i due il lato saldo, sicuro, deciso della coppia, quale tra i due poteva respirare senza l’altro pur soffrendone, quale dei due avrebbe perso non solo il cuore ma tutto se stesso dietro a quella decisione….
Si eran sentiti spesso via mail e telefono in quei quasi tre anni e si eran rivisti …poche volte…imbarazzati ma complici: niente sesso, niente progetti… lui la vedevada lontano, avvicinatosi  la salutava davanti a tutti (che fosse nel backstage di qualche concerto o alla festa di qualche amico/a in Inghilterra)scherzava come non fosse accaduto nulla poi la prendeva per mano anche nel bel mezzo di una rimpatriata goliardica sottraendola agli sguardi degli altri come volesse dirle chissà quale segreto,  la portava in un posto appartato, si sedeva di fronte a lei  e la guardava negli occhi….fisso…anche per 10 minuti di fila….finchè qualcuno/a lo riportava alla realtà…a fine serata baci e abbracci con tutti, ci si sente, ci si vede e tutto finiva lì….
Non voleva il matrimonio lei, né un figlio, non voleva quel genere di decisioni: la crescita di cui le parlava era un superamento degli steps psicologico-compotamentali che si ripresentavano immutati in lui ogni volta a situazioni che si ripetevano ed andavano ad incidere nel menage di coppia… sarebbe bastato un balzello avanti, anche minimo e lei il suo Muppet se lo sarebbe ripreso così com’era con l’italiano stentato, i calzini buttati a destra e a manca (tanto li raccoglie mamma Gaia), l’alito vinoso e le groupies che se solo avessero saputo di certe manie e atteggiamenti se la sarebbero data a gambe levate…
L’aveva lasciato perché crescesse e non chiedesse più a lei normalità, serenità e protezione ma fosse capace di darne lui a lei, come sarebbe stato dalla notte dei tempi il suo ruolo di maschio di casa…Invece no: con lei Muppet dai mille comportamenti adolescenziali nel tentativo di riconquistarla (sarebbe bastato così poco Matt!) e con quella di cui faceva il principe consorte alle fiere della vanità in giro per le platee di mezzo mondo “uomo che non deve chiedere mai”…
Dicevamo: era stata felice per lui a sapere di quel bambino, di quella storia perché lo vedeva rasserenato, perché i messaggi eran cessati (ma i compleanni e le ricorrenze le aveva sempre ricordate e gli inviti in terra di Albione o dovunque si esibisse sempre pervenuti sebbene quasi mai accolti) e pareva aver deciso suo malgrado (malgrado ciò che predicava in canzoni e interviste post-abbandono) di rompere il cordone ombelicale… e lo ricordava con amore senza esserne più innamorata e lo ricordava con passione senza ricordarsi gli amplessi, e lo ricordava con affetto cercando di scacciare dalla mente le richieste inconsce di aiuto ma ricordarselo come colui che seminava calzini e lasciava sempre accese tutte le luci di casa… Se lei gli aveva dato una possibilità che lui non aveva saputo/voluto/potuto sfruttare ora gli eventi aveva deciso per loro e lei sempre serena e giusta e presente a se stessa era felice per lui….
Lui? Ma lui chi…. Era quello che non capiva, che non gestiva, che per la prima volta in quasi 3 anni le stava facendo saltare le sinapsi e la metteva in uno stato di agitazione che neanche da ragazza, prima degli esami all’Università aveva mai provato: lui non era lui e lei lo conosceva bene, meglio di chiunque altro… e quel messaggio ne era la prova, quel messaggio sapeva tanto di “proteggimi stiamo solo abbracciati” delle notti in cui lei doveva tenergli visibilmente il broncio perché tanto lui non ci sarebbe mai arrivato altrimenti a capire che con certi comportamenti la irritava e basta… 
 

  
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