Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Edoatar    25/07/2013    1 recensioni
E se esistesse anche un altro campo per semidei dove questi ultimi, sia greci che romani, convivano pacificamente ogni estate per tre settimane? Ho immaginato come potrebbe essere e questo è ciò che ho scritto. Spero apprezzerete.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mi svegliai con uno dei miei fratelli che bussava sulla mia testa. Ero nel mio letto, anche se non ho la minima idea di come ci fossi arrivato. Tutti gli altri ragazzi erano già in piedi e vestiti.

-”Finalmente hai aperto gli occhi.” Disse.

-”Che ore sono?” Chiesi sbadigliando.

-”Le dieci e mezza.”

-”Cosa!? Stai scherzando?”

-”Si può sapere che avete fatto ieri sera?”

-”Non ricordo. Abbiamo cantato e.....non so. C'erano delle strane caramelle.”

-”Caramelle? Mi stai prendendo in giro?”

-”No, erano gommose. Ah sì, erano degli orsacchiotti. Però avevano uno strano sapore.” Dissi tutto stordito.

In quel momento entrò nella capanna Eliot, il nostro capogruppo.

-”Allora, ci sbrighiamo? Siamo già in ritardo per la colazione. Trent, fai con comodo mi raccomando.” Mi disse.

-”Ah beh. Quando è così.” Risposi.

-”Muoviti!” Urlò.

Dall'altra parte della stanza William, il caposquadra Romano, ci guardava ridendo insieme agli altri semidei del Campo Giove.

-”Hai qualcosa da aggiungere, Pitcarn?” Domandò Eliot.

-”No, niente di serio. Siete solo come vi immaginavamo.” Disse, sempre ridendo.

-”In che senso?” Chiesi.

-”Dei pigroni nemmeno in grado di accordare una chitarra o centrare un bersaglio.”

-”Attento Pitcarn. Potresti essere tu a diventare il mio bersaglio.” Gli andò incontro Eliot.

-”Non parlarmi in questo modo.” Reagì William, “Che c'è? Hai paura di sbrigartela con le mani?”

-”Non mi batto con le mezzeseghe.”

-”Uh-uh-uuuuuh!” Fecero coro i Romani.

I due capigruppo erano sempre più vicini e per un attimo pensai che volessero veramente picchiarsi. Ma Will si limitò a fare un sorrisetto provocatorio ed abbandonare la cabina accompagnato dai suoi amici.

Poco dopo uscimmo anche noi e andammo alla mensa. Il nostro grande tavolo era lungo e colmo di ottimo cibo, ma noi Greci mangiavamo distaccati dagli altri figli di Apollo (Ma perché i Romani non si sono inventati un nome latino anche per mio padre?).

Per tutto il tempo in cui rimanemmo seduti, i miei fratelli continuarono a parlare dei concerti futuri nella loro città e altre cose simili. Io tenevo sempre lo sguardo su Sarah. Rideva e scherzava con i suoi fratellastri, sia Romani che Greci. La studiavo; e più in fondo continuavo a conoscerla più mi sembrava un insieme di enigmi che volevano farsi decifrare. Una volta si accorse che la fissavo e aggrottò la fronte, come per chiedersi se avesse qualcosa in faccia, ma poi si portò una mano alle labbra e mi indirizzò un bacio da lontano.

Finita la colazione venimmo tutti radunati vicino al falò, dove Percy e Jason annunciarono l'inizio dei tornei a partire dal giorno dopo. Il primo giorno sarà aperto dai combattimenti degli spadaccini nell'Arena, a cui partecipava Sarah, e dalle qualificazioni per il torneo di corsa su 200 metri piani. Mike si era preparato a lungo per la corsa. Il giorno dopo continuerà con gli ottavi di finale dei duecento metri e inizierà il torneo di tiro con l'arco, la disciplina dove volevo arrivare primo. La terza giornata, a due giorni di distacco dagli altri, proseguirà con la sfida di corsa ai quarti di finale e si aprirà ufficialmente il torneo di lotta libera. Dopo altri due giorni la corsa giungerà alle semifinali e alla finale per la terza e quarta posizione; mentre continuerà il tiro con l'arco. Nel quinto giorno si affronteranno i finalisti dello scherma e gli ultimi otto finalisti della corsa. Nel sesto, a quindici giorni dall'apertura dei tornei, si disputerà la finale per la lotta libera e le semifinali di tiro con l'arco. Il giorno dopo si terrà la finale degli arcieri e la prova delle canoe.

E per concludere al meglio, il terzultimo giorno avrà luogo nel bosco la Caccia alla Bandiera; Campo Mezzosangue contro Campo Giove, che farà guadagnare al vincitore la bellezza di tre medaglie per il proprio campo.


-”Quindi dobbiamo darci da fare.” Mi incitò Mike.

-”I Romani credono di essere imbattibili da quando Jason è ritornato.” Dissi a mia volta.

-”E lo siamo.” Concluse Sarah, che era di passaggio.

Io e Michael restammo lì a ridere come due cretini e poi ci incamminammo per la spiaggia. Quando arrivammo vidimo Percy allenare i suoi fratelli e alcuni figli di Nettuno. Una cosa che mi incuriosiva era il fatto che una delle ragazze di Poseidone, che avrà avuto all'incirca quindici o sedici anni, era in grado di controllare l'acqua e allo stesso tempo, usando l'altra mano, una palla di fuoco.

-”Qui è dove faremo la festa stasera.” Disse Mike.

-”Un'altra festa! Ma non staremo esagerando?”

-”Neanche un po'. E poi oggi è un giorno speciale.”

-”Perché è un giorno speciale?” Domandai.

-”Stai scherzando, vero?” Mi guardò con aria preoccupata, “Oggi è il 27 luglio.”

-”Oddei, è vero!” Quel giorno era il mio quindicesimo compleanno.

-”Fortuna che ci sono io. Tieni.” Mi porse un pacco colorato. Dentro trovai una camicia di cashmire arancione con la scritta e il logo del Campo Mezzosangue.

-”Ecco,” Disse Mike, “ora puoi essere anche tu alla moda. Diciamo che è il tuo passaporto per la popolarità.”

In quel momento mi veniva solamente da ridere.

-”E' molto bella. Grazie amico.”

-”Figurati.”

-”Comunque credo che dovremmo fare a meno della spiaggia per la festa.”

-”Perché?” Chiese lui.

-”Lo sai che qui, di notte, non ci sono arpie guardiane.”

-”Ah già, è vero. Ci sono i.....”

-”Shhhhh, non chiamarli per nome.”

-”Ok. Quindi qui non possiamo stare a causa di quei mostri.”

-”Appunto.” Confermai.

-”Allora ci dovremmo accontentare della zona intorno al falò.”


Il resto del pomeriggio passò in fretta, tra qualche allenamento e in compagnia di Mike e Sarah.

Non volevo che la festa fosse troppo noiosa e sempre con le stesse persone; perciò invitai moltissimi dei ragazzi del campo. Forse troppi.

Per tutta la serata non facemmo altro che cantare e brindare.

Ad un certo punto Mike mi presentò tre figlie di Venere, la forma Romana di Afrodite.

-”Ragazze, questo è Trent. Trent, loro sono Clio, Chanel e Lizzy.” Disse, indicandole mentre le nominava. Erano tutte molto carine, pettinate accuratamente e con quintali di trucco in faccia, da brave figlie della dea dell'amore. Ma non sono mai andato pazzo per le ragazze della casa dieci. Troppo pignole e raffinate per i miei gusti.

-”Ciao.” Salutai io.

Non capivo perché Michael le avesse portate da me. Probabilmente voleva che mettessi una buona parola per lui. Tipo che era un modello famoso, oppure che aveva compiuto gesta eroiche. Cose così.

-”Ah, Trent. C'era Sarah che ti stava cercando. Doveva darti una cosa.”

-”Sarah? E' la tua ragazza?” Chiese Lizzy; anche se lo fece in modo strano. O almeno così mi sembrò. Comunque stavo per dare la risposta ovvia. Invece dalla bocca mi uscì un...

-”No.” Dissi.

Mike restò un attimo fermo a guardarmi. Ma che diavolo mi era saltato in mente?

-”Come immaginavo.” Continuò Lizzy, “Senti Trent, avrei bisogno del tuo aiuto per recuperare il mio arco. Credo che sia stato scambiato per sbaglio con quello di una delle tue sorelle. Mi chiedevo se potevi accompagnarmi nella tua capanna per trovarlo.”

Avrei voluto dileguarmi con una scusa, ma ancora una volta la bocca non ubbidiva al cervello.

-”Certamente. Mi farebbe molto piacere.” Risposi.

-”Grazie caro.”

Idiota!”, pensai nella mia testa.

Io e Lizzy ci allontanammo dalla festa, andando verso le capanne. Arrivammo alla numero sette, che era vuota, ed entrammo. Lei all'inizio si guardò intorno, fissando i numerosi oggetti appesi alle pareti. Io perlustrai la stanza alla ricerca di un arco rosa o glitterato, come quelli dei figli di Afrodite.

-”Sicura che sia qui?” Domandai.

-”No.” Rispose lei.

-”Come no?” Mi voltai e lei mi spinse non molto forte, ma quel tanto che bastò per farmi cadere su uno dei letti. Mi misi a sedere e lei fece altrettanto, gettandomi le braccia al collo.

-”Ti ho messo gli occhi addosso ancora l'altra estate Trent.”

-”Ehm, ok...ma vedi, io non.....” Non riuscivo a parlare.

-”Tu non...che cosa? Devi imparare che noi figlie di Venere otteniamo sempre quello che vogliamo. Che siano scarpe di Gucci, borse di Dolce & Gabbana oppure il cuore di un ragazzo. Non fa differenza. E io ho deciso che ti voglio.”

Avrei voluto protestare. Ma come era successo prima, non ero in grado.

Lei mi si avvicinò sempre di più, e io anche. Non riuscivo a controllare il mio corpo. A quel punto Lizzy mi baciò. Sapevo che quello che stavo facendo non era giusto, ma non ero lucido. Senza volerlo, mi ritrovai ad accarezzarle i capelli e sbottonarle la camicetta. Ma io non volevo. E a quel punto finalmente capii. Lizzy stava usando la lingua ammaliatrice contro di me. Mi obbligava a fare ciò che voleva lei. Ma anche se lo avevo intuito, ormai era già troppo tardi.

Si sentì un tonfo sordo vicino a noi. Lizzy mi lasciò andare. Io mi voltai e vidi che in piedi, sulla soglia della porta, c'era Sarah. Aveva le lacrime agli occhi. Ai suoi piedi giaceva un piccolo pacchetto dal contorno rettangolare.

Non sapevo cosa fare. Cosa dire.

Sarah si portò una mano sulla bocca per soffocare un singhiozzo. E poi scappò via.

D'istinto, mi alzai e le corsi dietro. La raggiunsi subito.

-”No! Sarah, ti prego. Aspetta. Lasciami spiegare. Ti giuro che non è come sembra.”

-”Ah no!? E cos'era invece? Per caso si era morsa il labbro e tu cercavi di medicarla con la tua saliva!?”

-”No, Sarah. Non è stata colpa mia! Stava usando la lingua amm.....”

-”Ho visto bene in che modo usava la lingua! Vattene! Non ti voglio più vedere! Ti odio!” Urlò, cominciando a piangere. Poi corse ancora via e si sbatté la porta della sua casa alle spalle.

Non riuscivo a crederci. Non volevo crederci. Quella cosa non poteva essere successa realmente. Non era giusto.

Rientrai nella mia capanna incredulo. Lizzy era sparita.

Raccolsi il pacchetto di Sarah e lo scartai. Conteneva una fotografia incorniciata. La cornice si era rotta per la caduta. Tirai via la foto dal vetro infranto e la osservai. L'immagine raffigurava me e Sarah, abbracciati davanti alla spiaggia di Miami, scattata l'anno prima.

Voltai la foto e lessi le parole scritte sul retro:


Io e Te

Insieme Per Sempre


  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Edoatar