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Autore: _Nausica    26/07/2013    2 recensioni
Rose Weasley.
Caos e confusione
È il panorama di sempre tra il groviglio indefinito di cugini che la intrecciano in una trama già scritta, e il sigillo di due genitori già brillanti. Un nome incandescente che rischia di plasmarla nel magma dell’anonimia.
Caos e confusione.
È la paura di lasciarsi sommergere dal disordine che le appartiene.
Sembrerà più facile essere trasportata in un mondo dove realtà e inganno si confondono, e quel confine tra fragilità e orgoglio sarà messo a dura prova dal ragazzo, odiato e amato, che irromperà nella sua vita. Costretta ad affrontare quel gioco semplice e affascinante dell’essere in due, farà emergere dal caos il suo significato, il suo reale contenuto.
Finché anche Scorpius Malfoy prenderà forma dentro sé
Dal testo
Il getto di acqua calda la tranquillizzò. Poi le ricordò il calore dei vapori di quella sera impregnare la camicia di Scorpius e spingerla contro il suo petto sicuro; i capelli biondi ricadere sul volto imbronciato; gocce d’acqua accarezzare i suoi lineamenti, seguire il profilo del naso, lambire le labbra sottili.
Avvertì pressione sulle cosce, lì dove lui l’aveva afferrata per lasciarsi imprigionare dalle sue gambe. Per avere la possibilità di toccarla.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Era una ragazza semplice,
di quelle che sognano dietro ai libri e alle poesie,
e se la vita poi è carogna non importa, una ragione per sorridere la trovi comunque.
 

 

CAPITOLO II

 

Trouvaille




 

Era trascorsa una settimana dal suo rientro a scuola e la madre l’aveva già tempestata di lettere. Suo fratello Hugo ne era entusiasta, la mamma pensava in continuazione a lui. Rose non la vedeva esattamente così, ma evitava di condividere le proprie meditazioni con qualcuno. Con qualcuno che non fosse sue padre. A lui poteva raccontare tutto.
Era talmente sveglia e diligente, così simile a sua madre, le ripetevano in continuazione. Ma più Rose si guardava nello specchio e meno coglieva tracce che le ricordassero lei.
  «Rose mi stai ascoltando?» Melissa la riportò alla realtà.
Aveva ancora gli occhi chiusi per raccogliere le ultime tracce di sonno, mentre pensava che agli orari della scuola non si sarebbe mai abituata. Tornò ad ascoltare il chiacchiericcio eccitato che pervadeva l’intera Sala Grande, mentre altri studenti si riversavano affamati sui tavoli, segno che la colazione stava per giungere al termine e lei non aveva ripassato nulla per la lezione di Pozioni.
Il suo sguardo cadde sulla lettera abbandonata accanto ad una tazza di caffelatte, firmata Hermione Granger. Usava sempre il proprio cognome da nubile per firmare, come per ricordare al resto del mondo che era stata una Granger, ancor prima di divenire una Weasley.
  «Maledizione.» L'imprecazione di Johanna la fece sussultare. «Lo sapevo che era tutta una farsa. Sei davvero una serpe Potter» sbuffò, digrignando i denti e lanciando le carte addosso al suo avversario.
  «Mai complimento più bello mi fu rivolto» rispose Al ghignando e accompagnando il tutto con un inchino. Afferrò un bicchiere di succo di zucca e concluse la vittoria con una poderosa pacca sulla spalla del terzo giocatore, Carter Zabini.
Provò a dare una parvenza di compostezza, mettendosi seduta più dritta e osservando come la situazione intorno a sé si fosse movimentata.
  «Che vi siete giocati 'sta volta?».
  «Il tavolo vicino alla finestra nell’aula di Pozioni» rispose afflitta.
Rose si riscosse definitivamente. «Diamine, Joa»
  «Alla nostra, amico». I bicchieri dei due trionfanti Serpeverde si toccarono con uno scampanellio.
Carter, amico di Albus sin dai primi giorni, aveva un volto sorridente e lunghi capelli castani, racchiusi in un codino. Diversi occhi li guardavano curiosi, molti altri indignati nel vedere i due ragazzi dalle cravatte verde-argento così lontani da casa. Dall’estremità del lungo tavolo Grifondoro molte teste si voltarono per scrutare attentamente qualcuno che faceva il proprio ingresso e Rose notò con una certa ironia che si trattava di teste femminili.
James Potter avanzava deciso verso di loro, lo sguardo severo non prometteva nulla di buono.
  «Invasione Serpeverde al nostro tavolo» la voce alterata di James tentava di riprodurre un tono placido ma li raggiunse perentoria come un decreto ancor prima che lui fosse ben visibile a tutti. «Troppo tardi per pentirsi della scelta. Non tutti sono degni di sedere qui». Sbatté una mano sul tavolo e con uno sguardo accusatore incenerì i due intrusi, pronto a ricordare loro quale posto meritassero. I suoi occhi indugiarono sul fratello minore, evidenziando con più enfasi il concetto.
La risposta di Albus fu immediata come sempre. A lui le parole non mancavano di certo. Eppure Rose avvertì quella breve esitazione mentre ricambiava lo sguardo del fratello, lì dove il silenzio le sembro colmo di tanto più parole rispetto a quelle che pronunciò. «Mi basta sapere che l'astuzia e l'intelligenza mi permettono di soffiare il posto migliore dell’aula ad una coraggiosissima Grifondoro» rispose Al con noncuranza, strizzando l’occhio nella direzione di Joa.
Rose sbuffò e guardò James esasperata. «James, ancora con questa storia».
  «Sì Potter, datti una calmata» le diede manforte Joa.
Prima che si scatenasse una furiosa discussione sulla casata più meritevole e considerando il netto vantaggio dei Grifondoro contro due Serpeverde, Carter decise saggiamente di alzarsi e abbandonare il tavolo, non prima di aver sfidato James con un lungo e penetrante sguardo torvo.
  «Ci vediamo a lezione, ragazze» disse Albus, imitando l’amico, ma mantenendo un tono spensierato. «Ciao Candice» rivolse l’ultimo saluto alla nuova arrivata.
  «Perché queste arie imbronciate?» chiese sorridente Candice, afferrando un grosso muffin e sedendo di fronte a Rose.
  «Nulla, è solo che mio cugino è rimasto all’età di Lord Voldemort e la sua cricca» sospirò Rose, guardandolo truce.
  «Quale dei due?»
  «Quello borioso».
  «Quello stupido».
Risposero in contemporanea Joa e Rose.
James protestò con un'cchiata torva, prendendo posto accanto a loro. Alcune ragazze del terzo anno lo guardavano sognanti, ridacchiando con poca discrezione. Eloise, invece, si limitò a trattenere il respiro fino a diventare del colore del suo golfino. Melissa la guardò preoccupata, aspettandosi di vederla svenire sul tavolo da un momento all’altro.
  «Il figlio di Harry Potter che disconosce il proprio fratello per una vecchia rivalità tra Case» commentò Joa scotendo la testa in un ghigno. «Tutto ciò ha dell'anacronistico». 
Lui corrucciò la fronte indignato. «Mio padre era il primo a difendere l’onore della propria Casa».
Rose incenerì il cugino con uno sguardo. «Zio Harry non ti appoggerebbe mai» escalmò. 
  «Beh, il fatto che abbia dato al figlio il nome di Severus Piton la dice lunga sulla sua idea di disprezzo nei confronti dei Serpeverde» osservò Candice, annuendo.
  «Sapete bene che ogni Casa rappresenta le virtù e i vizi di chi vi appartiene e, sebbene io non riesca a comprendere quali virtù possano essere attribuite ai Serpeverde, sicuramente i vizi sono qualcosa che li accomuna» ribatté deciso James, gli occhi accesi da un intenso fervore.
  «Non dire assurditò, James». Rose lo guardò sconvolta «È un’indole comune che ci identifica all’interno di una stessa Casa, nulla di più» concluse, incrociando le braccia in un gesto che ricordava pericolosamente Hermione Granger.
Quando se ne rese conto, si affrettò a sciogliere quella stretta e ad assumere un atteggiamento decisamente più rilassato.
  «L’indole dei Serpeverde quale sarebbe, Rosie?». chiese sfacciato, ricorrendo a quel nomignolo che sapeva esserle insofferente. «A parte quello di essere meschini da fare schifo, mi sembra ovvio».

 «Non sono così, James». Rose rimase spiazzata, chiedendosi se fosse il caso di ricordargli che suo fratello vestiva quei colori già da molto tempo.
  «Ah no, Rose?» la sfidò lui. «Perché tu di Malfoy hai una splendida opinione, giusto?»
Joa non trattenne una debole risata. «Non fa una piega».
  «Beh» fece lei, presa alla sprovvista. Il cugino le sorrise soddisfatto. «Questo non c’entra niente! Malfoy lo odio perché è Malfoy, non perché è un Serpeverde».
  «Molto maturo come concetto» sogghignò lui. «Lo zio Ron mi darebbe ragione».
Rose alzò la testa fiera «Ti sbagli» disse con solennità. «Mio padre non odierebbe mai qualcuno solo per antichi e vergognosi pregiudizi» affermò con sguardo austero.
Candice mugugnò tra sè soddisfatta.
James scosse la testa poco convinto, ma deciso a non proseguire la conversazione «Lo pensi solo perché non sei tu la compagna del cuore di Malfoy» concluse e lasciò vagare altrove uno sguardo cupo.  
  «Non vorrei interrompere questo diverbio avvincente» farfuglio Candice con la bocca piena di torta di mela. Ingoiò e proseguì «nè il clima di tensione che si è creato, beh no, in realtà è proprio quello che voglio fare, non perché non rispetti i vostri pareri divergenti ...».
  «Morgan!» sbottò Johanna spazientita.
Candice lasciò cadare davanti a tutti l'infinita lista di disposizioni per tutti gli studenti, che si srotolò lungo le due estremità del tavolo, precipitando ai loro piedi.
I ragazzi si scambiarono occhiate perplesse, sotto il cipiglio incoraggiante della ragazza. 
  «Vuole dirci qualcosa» concluse Rose dopo un po'.
  «Spero non si aspetti che lo leggiamo».

Lei li guardò ancora una volta. «In realtà avreste dovuto farlo già da tempo» disse, ma dinanzi agli sguardi vuoti degli altri, aggiunse rassegnata. «Gita ad Hogsmade, prossima settimana».
  «A inizio settembre?» disse Eloise, strabuzzando gli occhi per la sorpresa e tutti si voltarono a guardarla interessati. Quando si accorse degli occhi di James fissi su di lei, abbassò lo sguardo, rossa di vergogna.
  «Oh, sì, l’ho saputo anch’io. Dylan Cormac, Caposcuola dei Tassorosso me l'ha confidato l’altra sera» aggiunse Melissa indifferente, scrutando le proprie unghie con preoccupazione.
Candice annuì. «Non era un segreto, Mel» spiegò paziente 
«Perché nessuno legge le disposizioni di inizio anno?».
Rose si abbandonò sulla panca rasserenata: era proprio ciò che desiderava in quel momento, una scusa che la tenesse lontana dalla biblioteca anche solo per un giorno intero. Ora che ci rifletteva bene, era da tantissimo tempo che non trascorreva una giornata con Al e dopo quell’ambiguo episodio con il fratello, avvertiva ancora di più la necessità di stargli accanto.
Detestava questa situazione che li teneva separati. Detestava il fatto che Albus fosse finito a Serpeverde.
Si alzò di scatto e afferrò la borsa, facendo un cenno alle amiche, con l’avviso che si sarebbero incontrate nell’aula di Pozioni. Fece solo in tempo a percepire il brusio di James che affermava imbronciato di aver fissato un doppio allenamento per quella settimana.
Rose si incamminò verso il tavolo dei professori, superò quello dei Corvonero e si diresse a grandi passi verso i Serpeverde. Non riuscì a trattenere una smorfia di disappunto alla vista del cugino chino verso Scorpius Malfoy, seduto al suo fianco. Quest’ultimo aveva il piatto ancora vuoto di fronte a sé e il braccio sospeso a mezz’aria, mentre ascoltava assorto le parole di Albus.
Rose osservò, inarcando le sopracciglia, come Al e il suo migliore amico fossero irrimediabilmente complici. 
Il suo migliore amico.
Sì, perché dopo che suo cugino ebbe sferrato un poderoso pugno sul nobile volto di quel ragazzino che tanto la importunava, difendendo coraggiosamente l’onore violato di Rose, Albus Potter e Scorpius Malfoy divennero inseparabili. Un gesto questo di profondo tradimento nei confronti della sua compagna di una vita.
I Serpeverde sono tutti uguali. 
Rose perlustrò il tavolo colmo di studenti e indugiò sul gruppetto che attorniava i due ragazzi: Carter Zabini, Vincent Nott e Kate Hastings consumavano in tutta tranquillità la loro colazione, ignorando il chiacchiericcio concitato dei due compagni.
Con un’alzata di spalle Rose decise che i due amici avessero cospirato abbastanza e si intromise tra Albus e Malfoy, spintonando quest’ultimo per prendere posto accanto al cugino.
  «Ciao Al» salutò lei a gran voce, facendolo sussultare.
  «Weasley, ma che diavolo fai?» Malfoy guardò l’intrusa con una profonda occhiata astiosa.
La ragazza lo ignorò e lui dopo una lunga attesa si spostò di fianco senza scomporsi, permettendo appena a Rose di sedersi tra loro due. «Mi sei addosso, imbranata».
  «No, affatto» tagliò corto lei.
  «E il peggio» proseguì lui. «è che sei al nostro tavolo. Di nuovo».
Scorpius Malfoy si sporse oltre la ragazza per individuare lo sguardo dall’amico, ritenendolo l’inevitabile colpevole di quella sventurata faccenda.
Rose roteò gli occhi «Ignorami e basta» disse semplicemente. «Chiudi gli occhi, volta la testa. È più facile di quello che sembra, credimi, dovresti riuscirci persino tu».
Si concesse un profondo respiro di ammirazione per quel coraggioso impeto di autocontrollo. Non avrebbe permesso a Malfoy di rovinarle la buona notizia della giornata.
   «Lo dici spesso». Il ragazzo si abbandonò ad una bassa risata sarcastica. «E poi mi piombi addosso di prima mattina».
  «Ti prego, Malfoy, datti un contegno». Lei lo guardò inarcando le sopracciglia in una espressione scettica «Sono qui per mio cugino».
   «E sono profondamente amareggiato per Albus» disse in un cipiglio annoiato. «D' altronde non siamo noi a sceglierci i parenti».
Rose si versò un po' di succo di zucca per allontanare da sé quel moto febbrile che sembrò averla fatta vibrare. Per stemperare ogni dubbio ritenne più opportuno non incontrare il suo sguardo.
   «Tuttavia ci scegliamo gli amici» rispose in tono secco. «Dici che questa simpatia per gli idioti dovrebbe preoccuparmi o tu sei un caso isolato?».
Albus sollevò le mani in un pigro intervento, senza però distogliere lo sguardo dall’inserto sportivo della Gazzetta del Profeta. «Guardate che io sto benissimo» tentò, ma nessuno badò a lui.
   «Se è per questo prova simpatia anche per te» constatò Malfoy, alzando un sopracciglio. «Ti stai dando dell'idiota?».
Rose non riuscì più a trattenersi dal fulminarlo con gli occhi. «Dio, Albus, come fai a sopportarlo?».
Il cugino si strinse nelle spalle, concedendo loro un placido sorriso oltre il caffè che sorseggiava «La vostra teoria sugli idioti sembrava convincente». Annuì incoraggiante, per poi tornare al giornale.
  «Sai che puoi avere di meglio» disse la ragazza con rimprovero.
Un lampo di ilarità guizzò negli occhi del ragazzo. «Sei invidiosa, Weasley?».
   «Scorpius, non di prima mattina».
Albus Potter si sentì aggredire dall’odore pungente di provocazione che l’amico aveva disperso nell’aria onusta intorno a loro. A quel punto alla cugina spettava solamente il semplice compito di lasciar cadere quelle parole infarcite di vittoria nel vuoto della sua superiorità.
  «Perché dovrei esserlo?» rispose invece lei.
Ma Rose non era di certo famosa per la propria accondiscendenza. A dirla tutta, accoglieva le provocazioni con un'impulsività caustica e vendicativa, infarcendo di sorda impazienza tutta la propria collera.
Come immaginava, Scorpius Malfoy era soddisfatto.
  «Deve essere arduo scaricare su Al tutta la frustrazione per qualcosa che non puoi avere».
Albus già scuoteva la testa, mentre Rose sollevò un sopracciglio esitante.
  «Sarebbe?» chiese scettica.
  «Me».
Non c’era incertezza nelle sue parole, né arroganza, solo semplice ovvietà. Lo guardò interdetta, chiedendosi cosa le avesse permesso di arrivare fino al sesto anno senza rischiare l'espulsione nemmeno una volta.
Tuttavia la risata che la scosse fu genuina. «Te?» ripeté incredula. «Per avere nella mia vita un inconsistente avanzo di luoghi comuni» proseguì con tono sprezzante «Tu ti limiti ad apparire, Malfoy».
Il ragazzo per nulla scosso da quella constatazione, sollevò sull’amico uno sguardo divertito. 
   «Ci risiamo» disse semplicemente con un sorriso ironico ad increspare quel volto affilato. «Ma non ti annoi mai di te stessa?».
Rose sollevò il mento con fare altezzoso, immune a quelle canzonature, che aveva ormai imparato a considerare parte di una routine. Erano il 'buongiorno' senza il quale non avrebbe potuto dare inizio alla sua giornata, o almeno tali le aveva rese lei stessa, per un proprio quieto vivere, per conquistare squarci di tempo con il cugino in quelle frenetiche giornate, perchè in verita così era iniziato il suo percorso ad Hogwarts.
I conflitti con Scorpius Malfoy avevano assunto il profumo familiare delle mura di Hogwarts. 
Decisa a proseguire quella giornata nel modo più sereno possibile, ritenne chiusa la questione, si voltò verso il cugino e lo trovò a fissarli in attesa di qualcosa.

Non questa volta, Al.
Per assicurarsi di aver chiarito ogni malinteso con Scorpius Malfoy, non mancò di urtare la spalla del ragazzo, a suo dire eccessivamente vicina alla propria.
  «Maledizione, Weasley» esclamò. «Ti rendi almeno conto che il tuo culo crea disagio ad un’intera fila?».
Rose non ebbe bisogno di incontra il suo sguardo per percepire il ghigno di perfida ilarità in quegli occhi dal verde intenso.
Si ghiacciò e avvertì una lingua di fuoco scuoterle il petto, inondarle il collo fino a macchiarle inevitabilemente il volto.

Per quanto volesse negarlo, erano quelle le affermazioni del ragazzo che la turbavano, risvegliando un’ira furente, ardente che dalle profondità del proprio corpo avvertiva pervaderle le membra e annebbiarle ogni capacità razionale.
Perforò con uno sguardo truce quel volto che la fissava curioso e impaziente di fronte all’esplosione cui tanto auspicava. Gli occhi di Rose colsero in un lampo di istintivo impeto una torta decorata finemente con panna, che ancora illibata si esibiva davanti a lei sul tavolo. La sua mano partì ancora prima che il cervello le desse l’ordine: afferrò la torta e la spiaccicò sul volto sorpreso di Malfoy. 
Il primo suono che Rose udì fu un urlo di meraviglia e di giubilo proveniente dal  cugino al proprio fianco, che si esibì in un poco decoroso boato di risate, accasciandosi sul tavolo e risvegliando l’attenzione dei presenti. Molti ragazzi nei dintorni scoppiarono a ridere, compreso il gruppetto di compagni che li attorniava, altri allungarono le teste con più discrezione,  altri ancora, completamente vinti dalla curiosità, si alzarono dalla propria postazione per assistere più da vicino alla scenetta.
Rose assaporò il gusto dolce ed estremamente piacevole del silenzio attonito di Malfoy, mentre con le mani cercava di liberarsi gli occhi cosparsi di panna. Ancora rossa in volto, si alzò di scatto e con furia scaraventò un dito contro il cugino, come se fosse lui il vero responsabile di tutto quanto.
   «E comunque la prossima settimana andiamo ad Hogsmade» quasi gli urlò contro, per poi dirigersi sotto lo sguardo di tutti verso la lezione di Pozioni.
 

 
 
- § -
 


Mezz'ora più tardi le dita di Rose tamburellavano frenetiche sul ruvido legno del banco color mogano scuro in una logora e buia cantina. L'aria era impregnata di umidità e arricchita dalla miscela di misteriose sostanze ben esposte sulle mensole che limitavano l’aula. Per di più il professor Arrows era di un particolare umore sgradevole e aveva deciso di trascorrere la maggior parte della lezione elencando le innumerevoli qualità di pozionista,che ovviamente possedeva e che a loro, a quanto pare, erano totalmente ignote.
Odiava l'ora di Pozioni e non perché, come sosteneva Al, fosse l’unica materia nella quale non riuscisse a raggiungere il massimo dei voti. Ammetteva che il fatto che lui fosse il primo della classe senza il minimo sforzo, mentre lei si impegnava duramente per arrivare a fine lezione evitando gli insulti del professore, forse la rendeva ancora più indisponente nei confronti della suddetta materia. Ma i motivi del suo risentimento erano innumerevoli: a partire dall'ambiente nauseabondo, continuando con un insegnante decisamente poco professionale, per terminare con il fatto che doveva trascorrere un'ora intera in compagnia dei Serpeverde, e con Serpeverde intendeva lui. Scorpius Malfoy.
Lo osservò abbandonarsi sulla sedia, le mani dietro la testa, lo sguardo perso nel vuoto fuori dalla finestra. Appena entrato in aula l’intera classe si era voltata a guardarlo sogghignando, con estrema soddisfazione di Rose. Lui, trionfo come sempre, non si era lasciato scomporre dall’attenzione di tutti e, suscitando ancora più sorpresa nei suoi compagni, si era diretto speditamente dove sedeva la ragazza, posizionandosi esattamente davanti a lei.
Rose si era affrettata a dissimulare l’espressione perplessa che le si era dipinta sul volto con un atteggiamento indifferente, indirizzando il proprio sguardo sicuro e orgoglioso fisso verso il professore. Ma questo, inevitabilmente e insopportabilmente, sfuggiva al proprio controllo, appagandosi nella contemplazione di Malfoy.
E, dunque eccolo qua, rifflettè Rose: un perfetto esemplare di maschio arrogante, meschino e menefreghista, perennemente impegnato a sfoggiare la propria aria trasandata, grazie alla quale si garantiva un codazzo di ragazzine adoranti, accrescendo una già smisurata autostima.
Il frenetico vortice di pensieri si acquietò, osservando il gioco di colori che la luce del sole elaborava tra i suoi morbidi capelli. Almeno immaginava che fossero morbidi, non vi aveva mai affondato le mani per verificarlo.
Certo che non ci ho mai affondato le mani, perché avrei dovuto farlo? E poi chi se ne frega se sono o non sono morbidi!
Certo era che riflettevano una luce straordinaria.
Il volto era oscurato per metà dall'ombra e sull'altra metà un occhio ben attento avrebbe potuto accorgersi di come la barba si fosse fatta più folta sul mento e sul profilo della mascella, conferendogli un aria più virile e dura. Nella bocca stringeva qualcosa, forse un filo d'erba, che in alcuni momenti gli sfuggiva, permettendo ai denti di affondare nelle labbra carnose e umide.
  «Se continui così mi consumi» disse improvvisamente Malfoy con voce bassa, voltando impercettibilmente il volto nella sua direzione. «Credo che ormai conosca meglio tu il mio volto di me».
Si riscosse dalle proprie meditazioni, avvertendo un lieve calore sulle guance per la vergogna di essere stata colta a fissarlo come fosse in adorazione. 
 «Ne dubito, Malfoy. Il tuo specchio non urla esasperato ogni volta che sei nelle vicinanze? Non è certo un mistero che la tua vanità sfocia nell'imbarazzante». Si affrettò ad assumere un atteggiamento più dignitoso, ricordando a se stessa e soprattutto al suo interlocutore l’affronto subito poco prima a colazione. Era decisa ad uscire a testa alta da quella situazione spiacevole. O in ogni caso ad uscirne il prima possibile.
  «Eppure i tuoi occhi non si sono staccati dal mio volto un attimo» rispose prontamente lui, piegando leggermente la testa verso il basso come se stesse riflettendo sulle sue stesse parole. Aggiunse un sorriso finale arrogante e vittorioso, come se la conclusione della propria elucubrazione gli facesse particolarmente piacere.
Rose lo studiò per un attimo sbalordita: solo qualche minuto prima si era trovato una torta sulla faccia davanti all’intera scuola a causa sua e adesso le sedeva davanti, limitandosi a canzonarla pigramente. In un altro momento sapeva cosa le sarebbe toccato: una pozione che le esplode sul viso, una fattura sui suoi capelli, un insulto ben programmato e sparato come una mina nell’occasione più opportuna.
  «Mi sembrava che qualcosa si stesse muovendo intorno a te. Poi mi sono accorta che si trattava solo del tuo ego spropositato» rispose più aspramente di quanto avrebbe voluto, catturando l'ennesimo sorrisino sereno e ispido che solo Malfoy sapeva disegnare.
Si aspettò una replica rapida e inevitabile, invece lui si sporse appena lungo il suo banco, per sussurrarle quasi tra i denti «Attenta, sei nei guai».
  «Signorina Weasley, se ha qualcosa da condividere con l'intera classe, non sia timida».
Forse il suo tono di voce si era alzato un po’ troppo, attirando l’unica attenzione che avrebbe voluto evitare come la morte. Si raddrizzò di scatto, rendendosi conto solo in quel momento che il proprio busto era quasi del tutto proteso verso il banco di Malfoy e ritrovò Arrows a pochi passi dalle proprie gambe. Alzò lo sguardo incontrando gli occhi del professore, che la scrutavano infastiditi da sopra gli occhialetti tondi. La fronte corrucciata in un modo che le sopracciglia formassero un'unica linea severa.
  «O forse pensa che il signor Malfoy sia più interessante della mia lezione»
Questa volta le sue guance si colorarono completamente di rosso, coinvolgendo persino le orecchie.
Dalla classe partì una bassa risatina, che Rose trovò estremamente inopportuna.  Riuscì quasi ad avvertire il sorrisetto compiaciuto di Malfoy, mentre le dava le spalle. Accanto a sé Candice si agitò irrequieta, stringendo impercettibilmente la coscia dell’amica in un gesto di sostegno. Davanti a loro sulla sinistra Joa rideva di gusto, nascosta alla vista del professore.
Arrows soddisfatto di essersi guadagnato l'attenzione della classe e aver determinato un momento di ilarità generale, guardò Malfoy con aria interrogativa, deciso a portare avanti quella manifestazione del proprio potere. «Forse lei, signor Malfoy è di maggiori parole rispetto alla sua amica».
  «Come?». Malfoy aveva un'espressione tra il divertito e l'esterrefatto. «Professore, parliamoci chiaro, non è colpa mia se la Weasley ha un'indecente ossessione nei miei confronti. Voglio dire ...» fece una breve pause per raddrizzarsi e protendersi verso Arrows come per fargli una confidenza imbarazzante «... è assillante. Non posso nemmeno seguire in pace una lezione. Non so come farle capire di mettersi l'anima in pace». Tacque in seguito alla gomitata implorante di Al.
Le risate di sottofondo accrebbero soprattutto da parte dei Serpeverde, mentre il disagio di Rose venne sostituito prima dallo sgomento e poi da un'irrefrenabile esigenza di strangolare quell'idiota davanti a sè. Strinse i pugni con forza e li bloccò sotto al banco per non dare prova del loro tremolio. Non poteva tollerare di essere derisa in quel modo davanti a tutta la classe.
Per la prima volta dopo molto tempo si riscoprì debole e umiliata sotto lo sguardo vittorioso di Malfoy. Quella volta il suo rivale non era ricorso ad insulti infantili, ai quali era ben disposta a ribattere, come le assicurava una certa tempra saccente e sagace, ma l’aveva colpita nella propria intimità, nella parte sua più fragile e segreta.
La prosecuzione dello spettacolo appena inscenato, rimase celato a tutti grazie al suono della campanella. Per la prima volta in quel tetro bugigattolo gli studenti si incamminarono verso l’uscita con un brontolio di protesta.
Prima che si potesse scagliare contro Malfoy, Arrows bloccò Rose con un gesto della mano «Forse ritiene di avere delle competenze tali nella mia materia, da non doversi disturbare nel seguire la lezione» lasciò sospesa la frase guardandola negli occhi, con una certa soddisfazione.
  «Niente affatto, professore. C'è stato un malinteso».
  «Il malinteso forse è stato permetterle di frequentare il corso di Pozioni anche quest'anno» concluse con un tono che non ammetteva repliche.
Quell'affermazione la colpì più profondamente di quanto potesse pensare. Di certo Arrows non aveva mai dimostrato molta simpatia nei suoi confronti, ma arrivare ad affermare di non gradirla nella sua classe, le sembrava un atteggiamento decisamente inopportuno.
  «Spero di potermi ricredere, Signorina Weasley» e così dicendo terminò la conversazione.
Rose raccolse le proprie cose, decisamente su di giri e raggiunse le amica sull'uscio della porta. Eloise stringeva convulsamente i libri al petto accanto a Melissa che sbuffava irrequieta; Joe sembrava divertita, mentre, appoggiata alla parete conversava amabilmente con Candice, la quale invece guardava nella direzione di Rose cercando di studiarle il volto.
  «Ti sembra giusto che dobbiamo essere sempre le ultime ad essere informate?» disse Joa.

Per tutta risposta Rose la incenerì con lo sguardo e prosegui spedita fuori dall'aula, cercando di mantenere quel briciolo di contegno che ancora le rimaneva.
  «Andiamo Rose, non prendertela così. È perfettamente comprensibile» disse Melissa, evidentemente per tirarla su di morale.
Rose le rispose in un sospiro amareggiato  «Di che stai parlando, Mel?».
  «Del fatto che quest’anno tu ti sia accorta di un certo suo fascino» completò in un sussurro circospetto.
Rose si voltò con occhi sgranati «Mel, io non mi sono accorta proprio di nessun fascino!» protestò. «E poi perché ne stai parlando come se ti avessi appena confidato di aver compiuto un omicidio?».
L’amica roteò gli occhi e riprese il consueto tono di voce «Quel che voglio dire è che nessuno te lo farebbe pesare».
Appena svoltato l'angolo si ritrovò davanti il solito gruppetto di Serpeverde che accerchiava divertito Malfoy. Molte ragazze, sostando nel corridoio per l’ultima chiacchiera prima di fuggire alla prossima lezione, la guardarono con crudele malizia, mista a pietà.
   «Nessuno me lo farebbe pesare, eh?»  sussurrò Rose.
Si bloccò quando si trovò in corrispondenza di Malfoy. Lui la guardò a lungo con uno sguardo penetrante, infine aggiunse un guizzo di ilarità nelle venature del suo verde disarmante e le sorrise beffardo.
   «Ehi Weasley, nessun rancore» urlò, al di sopra delle teste intorno a sé.
Rose si preparò a scattare nella sua direzione con la bacchetta sollevata, ma fu bloccata da Joa e Eloise che le afferrarono entrambe le braccia mentre Candice e Melissa si posizionarono alle sue spalle impedendole di voltarsi e guardare chi si era lasciata alle spalle.
Si aggrappò alla loro presenza come ad una certezza costante e per un momento il suo odio verso Malfoy si affievolì.
 


 
- § -

 
 
Durante l'allenamento di Quidditch del pomeriggio, James inaugurò il suo primo anno da Capitano,comportandosi come un dispotico psicopatico.
Il livello in cui trovò i sui giocatori fu, a detta sua, talmente deludente da essere stato indotto più volte a mollare la scopa e lasciarli affrontare da soli le proprie imbarazzanti incompetenze. Di conseguenza aveva passato l'intera ora ad urlare contro Alice Baston perchè troppo lenta, contro Rose per le sue pessime parate, contro Louis perchè non riusciva a vedere il boccino dopo cinque minuti che questo era stato liberato.
La stanchezza per l'allenamento e l'isteria di suo cugino non fecero altro che fomentare il nervosismo che da quella mattina aveva reso Rose intrattabile.
  «Potter ti è per caso venuto il ciclo?» gli urlò contro Joa, avvicinandosi con la mazza da battitore ben salda tra le mani.
  «James dacci un taglio, sembri mia madre» disse Rose esasperata.
Quando si posarono sul terreno, Rose gli si piazzò davanti, reggendosi a mala pena in piedi, dopo un ora di intenso allenamento. «Se continui così la squadra scapperà spaventata. Guarda Alice, è sul punto di piangere! Sarai il primo Capitano della storia del Quidditch picchiato e abbandonato dai propri compagni. E ti assicuro che Joa ci va giù pesante con quella mazza» aggiunse l'ultimo commento abbassando il volume della voce.
James sospirò affranto «Lo so, secondo te perché gli avversari hanno il timore di volarle vicino?»
  «Secondo voi perchè avete in squadra il migliore battitore di tutti i tempi?» si pavoneggiò Joa con un inchino, passando accanto ai due cugini. «Grazie al mio talento indiscusso e alle discrete competenze di voi altri, riusciremo a portarci a casa la Coppa anche quest’anno» concluse con una strizzata d'occhio e alzando le braccia in aria in segno di vittoria.
 «Bello spirito Joa. Se però quest'anno mandi in infermeria un po' meno persone, riusciamo anche ad evitare l'espulsione» commentò Fred con lo stesso tono entusiasta di Joa.
James si abbandonò ad un un sorriso rilassato, aggiungendo nella direzione di Alice «Baston, complimenti per l'ultimo tiro».  
Alice alzò la testa rivolgendogli uno sguardo sorpreso.
Di fronte alle prime tracce di umanità in suo cugino, Rose avvertì il cuore farsi più leggero e si catapultò su James aggrappandosi alle sue spalle come faceva quando erano piccoli.
  «Rosie, quanti chili hai preso questa estate?» disse in un gemito.
Rose gli diede un calcio sulla gamba, ponendo fine al breve momento di affetto familiare che l'aveva colta un attimo prima. Oltre ad essere stato estremamente sgradevole, James aveva riacceso in lei l’irritazione verso Malfoy.
Con qualche borbottio di troppo il capitano congedò la propria squadra con maggior fiducia nelle loro possibilità di vincere qualche partita e Rose si incamminò con Johanna fino al dormitorio.

 
Il movimento sinuoso dell’acqua bollente sotto la doccia riuscì ad allentare il proprio corpo teso e intorpidito.
Rifletté angosciata sulla reazione del professore e il pensiero volò a Londra, da sua madre. Non avrebbe potuto permettere che qualche avviso di biasimo giungesse a lei da quel vecchio rancido. Lui che non aspettava altro per metterla in ridicolo, soprattutto se questo avesse voluto dire colpire i suoi genitori e quella notorietà che tanto ripugnava.
Non aveva intenzione di essere inferiore a lei, ma ancora di più non avrebbe tollerato di essere uguale a lei. Di condividere la stessa difficoltà in quell’unica materia, di essere debole tanto quanto lo era stata lei.
 “Non potrai mai superare tua madre, aveva Eccezionale in tutto. Ma la stai eguagliando brillantemente.” Le disse un giorno lo zio Harry, mentre pranzavano tutti insieme.
Hermione era arrossita per l’imbarazzo e Ron aveva riso per quella reazione.
Rose era solo furiosa.
  «Rose mi piacerebbe essere di ritorno per cena» le urlò Joa dalla camera.
Trovarono Candice, Melissa ed Eloise sedute all’ombra di un imponente salice, che con le sue lunghe liane mosse dal vento forniva loro una confortante protezione dal resto della scuola. Era il loro rifugio preferito.
Le ragazze alzarono la testa dai libri al loro arrivo; Rose si sedette accanto a Candice che, appoggiata ad un tronco, sfogliava svogliatamente un grosso volume.
 «Rose, hai fatto il tema di Aritmanzia?» le chiese Melissa, rinunciando definitivamente allo studio.
 «Prima dell’allenamento l’ho terminato, ma vorrei ricontrollarlo».
 «Magari lo facciamo insieme, ti va?» chiese affranta. Rose le sorrise annuendo.
Eloise smise per un momento di raschiare la pergmena e si riscosse dal suo assorto silenzio. «Come è andato il primo allenamento dell’anno?» chiese con noncuranza.
Joa la guardò esausta «Il tuo ragazzo ci ha strigliato per bene».
Eloise arrossì e si preparò a replicare, ma fu interrotta da Candice che la guardò pensierosa.  «Eli, è arrivato il momento di farti avanti con James».
  «Non dire assurdità».
  «Così come Potter ha proprio bisogno di farsi una ragazza» confermò Joa.
Eloise sembrò essere sul punto di prendere fuoco. «Ne ha così tante che gli ronzano intorno» mormorò ad occhi bassi.
  «Inspiegabilmente» commentò Rose, senza sollevare lo sguardo dalla propria pergamena. «Se può farti star meglio credo sia solo un modo per darsi un tono agli occhi di Al» disse Rose con tono grave.
  «James è davvero troppo rancoroso» notò Candice amareggiata. «Non lo ha mai perdonato per essere diventato un Serpeverde».
  «Non capisco come possa essere legato ancora a queste considerazioni. Io non ci trovo nulla di male nel frequentare un Serpeverde».
  «Mel, tu frequenteresti anche un Mangiamorte se fosse vagamente attraente» commentò Joa, evitando con agilità da Battitore un libro di Melissa che le sferzò accanto più potente di un bolide.
Rose questa volta mise un punto decisivo al suo compito. «Ha semplicemente il timore di deludere il padre, non essendo in grado di distinguersi» concluse Rose con un tono che non ammetteva repliche, intimando tutte a porre fine a quella conversazione.
Era una questione quella che si intricava in pensieri nascosti dai caratteri così diversi dei suoi due cugini. Era un'ansia che avrebbe trovato sollievo solo nella rassegnazione.
In quel momento un fruscio tra le lunghe braccia del salice le avvertì dell’arrivo di Albus.
  «Buon pomeriggio ragazze» si annunciò il ragazzo con un sorriso disarmante e i suoi modi giovali, che incantavano chiunque.
  «Ciao Al» le sorrise teneramente la cugina, seguita dalle altre.
  «Noto con sollievo che hai ritirato gli artigli» affermò il ragazzo e allo sguardo confuso della cugina aggiunse un esitante «Scorpius».
Rose socchiuse gli occhi. «Ho smesso di rimproverarti per le tue frequentazioni. Non sono tua madre»
Lui rimase in piedi, giocherellando con la punta di un ramo «Andiamo Ross, sei troppo severa».
  «Troppo severa!» fu Candice a rispondere al posto suo. «Albus, c’eri anche tu a lezione?»
  «Però è stato esilarante quel ragazzo, capisco perché Potter junior ci stia sempre insieme» sghignazzò Joa, scambiandosi uno sguardo complice con Albus.
Rose scosse la testa, trattenendo un sorriso. La presenza del cugino riusciva sempre a rasserenarla, anche quando si discuteva di Malfoy. Si era ormai rassegnata a questa irrealizzabile volontà di Albus di fare unire in un pacifico rapporto i suoi due migliori amici.
  «Mi faccio perdonare» affermò il ragazzo guardando la cugina. «La settimana prossima ad Hogsmade».
  «Ci conto, Al».
Lui le sorrise raggiante e roteando la bacchetta fece comparire dei petali bianchi di orchidea che si poggiarono delicatamente sulla testa di Rose. Lei sorrise emozionata: era una magia che le mostrava sempre quando erano piccoli, perché a lui piaceva tanto il contrasto del candore contro i suoi capelli di fuoco. Era Ross lei, non certo una rosa.
 

 
- § -

 
 
Per tutta la mattinata del giorno seguente Rose non ebbe modo di confrontarsi con il responsabile delle sue sventure e durante la colazione fu troppo impegnata a gestire un folto pubblico di gente interessata all'ultimo gossip.
Mentre ingeriva tutto ciò che individuava di commestibile, dovette sorbirsi l'interrogatorio di sua cugina Lily, piuttosto offesa di non aver ricevuto personalmente la notizia di questo nascente amore. A suo dire la tensione sessuale tra lei e Malfoy era abbastanza evidente ed era sicurissima che prima o poi anche lui avrebbe ricambiato i suoi sentimenti.
Come se ciò non bastasse, James era stato tardivamente informato da qualcuno della situazione corrente e, per non farle mancare la propria opinione a riguardo, aveva ben deciso di perseguitarla, spuntando alla fine di ogni lezione, da corridoi dei quali lei ignorava l'esistenza, individuando nel suo pessimo gusto riguardo la scelta dei ragazzi, la causa che gli impediva di mostrare in giro la faccia, in seguito alla vergogna che Rose aveva arrecato alla famiglia.
All'irrecuperabile deficit mentale di buona parte della sua famiglia si aggiunse una totale mancanza di sostegno da parte delle sue migliori amiche. Persino la dolce Eloise era partecipe del divertimento delle altre, ridacchiando nella sua tazza di latte alle battute canzonatorie di Joa.
Rose cercò un po' di pace nella silenziosa e deserta biblioteca. Trascorse l'intero pomeriggio tra libri polverosi e pergamene macchiate d'inchiostro fino a che il sole basso dietro gli alberi imponenti e le dita doloranti  la convinsero ad incamminarsi per la cena imminente.
Il corridoio del primo piano era stranamente desolato. Guardò l'orologio preoccupata e si accorse con una fitta di dolore allo stomaco, di aver superato l'orario di cena, ormai da un bel po'. Se non si fosse sbrigata non avrebbe trovato più nulla da mangiare, conoscendo la voracità di Candice.
Percorse a grandi passi gli ultimi metri che la separavano dall'incrocio principale, voltò l'angolo in fretta e quasi non cadde per l'impatto dell'urto contro il petto di Vincent Nott. Lui la afferrò prontamente per il braccio e con il proprio le cinse la vita, sorreggendola.
 «Fa' più attenzione quando sfrecci per i corridoi» le sorrise il ragazzo con voce melliflua, un attimo prima di lasciarla andare. I suoi occhi azzurri si fissarono in quelli di Rose e la scrutarono attentamente, procurandole un brivido lungo tutta la schiena. Il viso eccessivamente pallido e le ciocche di capelli carbone che gli ricadevano, disordinatamente sugli occhi contribuivano a conferirgli un’aria intimidatoria. Indubbia era la sua incantevole bellezza che molte ragazze aveva fatto sospirare, per non parlare della sua voce seducente e degli occhi ammaliatori. Tuttavia ben poche avevano avuto il coraggio di farsi avanti con questo ragazzo misterioso e vagamente ombroso e di certo Rose non ignorava le loro motivazioni: Vincent risultava spesso troppo tenebroso e nonostante fosse molto amico di Albus, lei stessa evitava di trovarsi da sola con lui o di rivolgergli la parola.
  «Ciao, Rose. Come va?» solo in quel momento si accorse della presenza di Carter Zabini, tutto sorridente che la salutò con sincera allegria.
 «Rose Weasley, dove vai così di fretta? Sappiamo bene che non sei capace di correre e restare in piedi, contemporaneamente» si aggiunse una terza voce, più beffarda delle precedenti. Scorpius Malfoy avanzava lentamente dietro Nott, le mani in tasca e un passo svogliato. Guardava nella direzione di Rose con gli occhi vispi come se avesse trovato un giocattolo di suo particolare gradimento.
La sua voce la raggiunse in un lampo e un attimo dopo averla registrata Rose si ritrovò su Malfoy: lo sbatté contro il muro con quanta forza aveva in corpo e bloccò il suo petto con il proprio braccio, mentre con l'altro gli puntava la bacchetta contro la guancia. La borsa di Rose cadde per terra e l'intero contenuto si rovesciò sul pavimento, ma lei non ci fece molto caso.
  «Tu sei un essere disgustoso, senza un minimo di onore e dignità. Credevo che il fatto di essere borioso, viziato e prepotente facesse di te uno degli individui più irritanti che avessi mai conosciuto. Poi mi sono ricreduta, vista la tua dedizione nel rovinarmi ogni singolo giorno della mia vita e ho compreso che non sei solo irritante, sei davvero insopportabile, intollerabile. In ogni caso, mi sbagliavo di grosso anche questa volta perchè tu, Malfoy, sei una persona spregevole. Sei una disgrazia» terminò il suo sfogo con il fiato corto e il viso paonazzo.
Accanto a loro Zabini sembrava terrorizzato mentre Nott, come al solito, guardava indifferente, senza tradire alcuna emozione.
Malfoy, ancora ostacolato dal corpo della ragazza, guardò i ragazzi e fece un gesto con la testa, invitando loro a proseguire senza di lui e a lasciarli soli. Zabini non se lo fece ripetere due volte e si precipitò lungo un corridoio, seguito dal passo silenzioso di Nott.
  «Le tue capacità espressive mi sorprendono ogni volta. Quanti sinonimi sei riuscita a trovare?»
  «Sei un grandissimo idiota» esclamò Rose, premendo con più forza il braccio contro la sua gola.
 «E tu hai la delicatezza di un Troll» bofonciò Malfoy, con voce strozzata. «Posso capire il tuo desiderio di saltarmi addosso ad ogni occasione, ma contieni la tua foga almeno davanti ai miei amici. Se vuoi possiamo trovare un luogo più appart
ato» aggiunse, guardandosi intorno alla ricerca di tale luogo appartato.
Rose lo guardò sbigottita e rimase per un attimo senza parole, allontanando di poco il braccio dal suo corpo.
  «Ti diverti, Malfoy?»
  «Non sai quanto, Weasley»
Approfittando dell'esitazione di Rose, Malfoy le cinse i fianchi con entrambe le mani, fermandosi appena sopra il suo sedere e attirandola a sè. Rose scattò di colpo, sferrandogli un lieve schiaffo sul petto e allontanandosi il più possibile.
  «Provaci un'altra volta e giuro che ti ficco questa bacchetta in un posto che non ti piacerà». Inspiegabilmente avvertì una sensazione di calore nelle zone in cui l'aveva sfiorata e ciò la fece irritare ancora di più. «Per caso stai sperimentando una nuova tattica per importunarmi? Continue allusioni, sguardi ammiccanti e fantomatiche storie su una mia colossale cotta per te» si rivolse a lui, incrociando le braccia e assumendo un tono di sfida: non aveva alcuna intenzione di dare segni di cedimento o, in ogni caso, di fargli notare che la sua improvvisa vicinanza l'aveva messa a disagio.
  «Nessuna tattica. È solo che riconosco i segni» spiegò lui guardandola sornione.
  «Di che stai parlando?»
  «Sei strana quest’anno»
Rose inarcò le sopraciglia sorpresa «Ti senti bene, Malfoy?»
  «Sei stata strana dal nostro primo incontro sul treno»
Lei lo guardò confusa, credendo che fosse diventato matto da un momento all’altro. «Ok, io me ne vado» si voltò per andarsene, dopo avergli lanciato un ultimo sguardo stranito, ma la sua voce la fermò.
  «Non così di fretta, Weasley»
E adesso perché diavolo mi sono fermata?
 
«Non lo capisci? Ti offendi se disprezzo il tuo corpo, ti imbarazzi quando ti tocco, mi fissi per ore durante le lezioni».
Rose roteò gli occhi esasperata: non lo aveva di certo fissato per ore.
  «La verità, mia cara, è che ti stai lentamente innamorando di me. Può succedere, non te ne fare un cruccio» Scorpius parlava piegando leggermente il busto per raggiungere l'altezza di Rose e guardarla negli occhi.
Questa di certo non se l’aspettava. E cos’era poi quel nuovo tono di voce mellifluo?
Rose scoppiò in una risata fragorosa e incontrollata, tanto che il volto di Malfoy si contorse in una smorfia. 
  «Sei davvero un pallone gonfiato, Malfoy» constatò con le lacrime agli occhi e un tono rassegnato. «Il giorno in cui io mi innamorerò di te ci sarà il ritorno di Lord Voldemort e i miei genitori saranno i suoi più fedeli seguaci»,
  «Se ne sei così convinta,  Weasley».
  «Lo sono, Malfoy».
Dei passi alle loro spalle li costrinsero a voltarsi.
  «Rose, finalmente» esclamò sollevata Candice «Stavo venendo in Biblioteca a vedere se Madama Pince ti stesse informando della sua volontà di citarti nel suo testamento, visto quanto tempo passi in quel postaccio» concluse la frase con tono accusatorio. «Malfoy» lo salutò un po' incerta, confusa nel vedere la sua migliore amica e il suo acerrimo nemico da soli in un corridoio buio, ad una distanza l'una dall'altro non proprio consueta.
  «Morgan» fece un cenno pigro con la testa, nella sua direzione. «Allora, ci vediamo in giro, Weasley» con un’ultima occhiata, le diede le spalle e si incamminò nella direzione opposta alla loro.
Candice si voltò di scatto verso l'amica, i lunghi capelli raccolti in un'alta coda che ondeggiò velocemente. Poggiò le mani sui fianchi in una spaventosa imitazione di sua nonna Molly.
  «Ci vediamo in giro?» le chiese Candice con gli occhi fuori dalle orbite.
Rose alzò le mani sconcertata «Non mi guardare così».
  «Non mi guardare cosi?».
  «Ne hai ancora per molto con questi interrogativi?»
 «Rose!» la ammonì l’amica e lei ammutolì. « Ora mi spieghi da quando salti la cena per imboscarti con Malfoy» esclamò Candice. «Prima la lezione di Pozioni, ora questo. Mi devo forse preoccupare?».

  «Non mi sono imboscata. Mi sono imbattuta in Malfoy, Nott e Zabini e poi ci siamo fermati a parlare» rispose semplicemente Rose, piegandosi a raccogliere le sue cose, sparpagliate ovunque. Forse "parlare" non era il termine esatto, ma non voleva scendere troppo nei dettagli della strana conversazione che aveva avuto con Malfoy e che ancora le ronzava nella testa.
  «Mmm, a parlare, certo. Ed è da molto che tu e Malfoy vi incontrate in luoghi ombrosi per scambiare, amabilmente, quattro chiacchiere? Inoltre, i due ragazzi appena citati, si sono volatilizzati al mio arrivo?» Candice si sfregò il mento con le dite, mimando un atto di riflessione e guardando scettica l'amica.
  «Mi sembra di cogliere del sarcasmo nella tua voce» le fece notare Rose, incrociando le braccia sotto al seno.
  «Per carità tesoro, la tua storia non fa una piega. Magari mi racconti meglio come se la passa Malfoy mentre raggiungiamo le altre nel dormitorio» e così dicendo la prese sottobraccio, trascinandola verso le scale.
  «Sai, questo tuo tono ironico inizia a stancarmi. E non ci voglio venire nel dormitorio con te, dopo che ti sei abbuffata senzapensarmi».
 «Ti ho portato la cena in camera» la interruppe con un sorrisino soddisfatto, di chi si è appena guadagnato una statua di riconoscimento.
  «Oh, ma io ti adoro» Rose l'abbracciò con vigore, quasi saltandole in braccio. «Ti ho mai detto che sei la migliore amica che si possa desiderare? Io ti adoro!» blaterò stritolandola e riempiendola di baci.
  «Sì, l’hai già detto» la respinse sorridente e proseguì, ridendo per tutto il tragitto.







Francese. Scoperta casuale, un incontro del tutto fortuito con qualcosa di inaspettato e meraviglioso.





 
  
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