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Autore: UnicornDead    31/07/2013    0 recensioni
Lei era una ragazza come tutte le altre, lui un angelo caduto dal cielo.
Lei una Serpeverde, lui un Grifondoro.
Lei era una Mezzosangue, lui un Purosangue.
Lei una normale maga, timida, poco conosciuta nella scuola, lui era il nipote del famoso Ronald Weasley, il figlio di Fleur Delacour e Bill Weasley.
Lei si chiamava Caelia, non che molti lo sapessero.
Il nome del ragazzo era Louis, Louis Weasley.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo Terzo – Una Palla di Neve tira l’Altra.

Giorno dopo giorno, anche Gennaio era oramai quasi giunto al termine.
Il freddo continuava a crescere a dismisura e la neve cadeva candida sui prati di Hogwarts di cui non si riusciva a scorgere nemmeno un filo d’erba verde. Ah, l’inverno!
Quella gelida mattina di fine settimana, più bianca delle altre a causa della nevicata avvenuta la notte precedente, Caelia si svegliò tardi.
Data l’ora, sembrava sciocco scendere in Sala Grande per fare colazione –di sicuro avrebbero tutti già finito di mangiare-, così rimase in dormitorio per una buona oretta ad osservare fuori dalla finestra gli  altri pivelli del primo anno che giocavano a pallate di neve o davano vita a pupazzi con tanto di carote, cappelli e bottoni; ricordava perfettamente quando lo faceva anche lei con il padre in Casa Marden nella ‘maniera babbana’; si divertiva sempre tantissimo e un po’ rimpiangeva il fatto di trovarsi lì da sola a non far nulla quando invece poteva giocare insieme agli altri, ma non poteva farci nulla, era troppo timida, era fatta così.
Osservava la scena e sorrideva, fino a che non si decise a scendere –aveva un’intera giornata libera, come occuparla se non con un pizzico di soffice neve?
Altra idea che la conquistava era il pattinaggio sul ghiaccio, ma non era convinta che il Lago Nero in quel periodo fosse ghiacciato, così si limitò alla neve.
Rovistò nel suo armadio e trovò un grosso giubbotto imbottito che sembrava fare al caso suo, un paio di guanti color verde smeraldo, una sciarpa, degli scarponi di un numero leggermente più grande del suo e lo stretto indispensabile.
Quando fu pronta, cambiò idea sul giubbotto troppo ingombrante e ne scelse uno più leggero –se fosse morta di freddo si sarebbe avuta da sola sulla coscienza-, prese una borsa strapiena di cose che neanche lei sapeva di avere e così finalmente uscì dal castello.
Fuori, gli unici a morire di freddo erano gli studenti più piccoli che si divertivano con molto poco, mentre a quanto pareva tutti gli altri erano nelle calde Sale Comuni o in giro per gli interni della scuola.
Caelia si guardò intorno ed avvistò un salice imbiancato apparentemente in completa tranquillità; con calma si avvicinò ad esso e si sedette sul bianco candido, con la schiena poggiata sulla corteccia.
Sistemò a terra la borsa alla sua destra e ne tirò fuori un libro, quello di Storia della Magia; lo sfogliò delicatamente sino ad arrivare alla pagina su cui aveva fatto un piccola piega -così da ricordarla-, e cominciò a leggerlo, appassionata dalle tante notizie che vi trovava scritte.
Era immersa completamente nella lettura, quando notò arrivare alcuni studenti Grifondoro del suo stesso anno –erano Chanel Grey, Louis Weasley ed Evan Bewfaurd-; erano appena arrivati e già avevano cominciato come pazzi a fare casino –precisamente, sembrava si trattasse di una battaglia a palle di neve, perché non facevano altro che tirarsele a vicenda, ridendo e scherzando a voce troppo alta per i gusti della ragazza.-
Caelia li osservava con sguardo severo, sperando che capissero che lei aveva intenzione di leggere e che di conseguenza aveva bisogno di pace, silenzio e tranquillità, ma invano, essendo gli  sguardi dei bambini impegnati tra loro o accecati dalla neve. Le usciva di tanto in tanto una smorfia in viso, ma le sembrava una saggia decisione rimanere lì in silenzio a cercare di continuare a fare ciò che stava facendo, come se non fosse successo nulla, senza troppe polemiche. Però era inutile, la stavano distraendo.
‘Calma, Caelia, calma. Lasciali fare.’ pensava con i denti stretti, cercando di trattenere la sua rabbia.
Abbassò il volto così da posare lo sguardo sul libro, quando l’inchiostro nero come per magia si tramutò in qualcosa di bianco: una palla di neve si era frantumata sulla sua testa ed era caduta anche sulle pagine ingiallite del testo di Storia della Magia. Caelia rimase immobile, persa, senza sapere cosa dire o fare, con in viso una smorfia ancora più grande di quelle precedenti ed un sorriso sarcastico che se non fosse lei così timida si sarebbe allargato in urla. Avrebbe voluto strillare chi fosse stato, anche se sapeva già che si trattava di uno dei tre Grifondoro lì presenti, e di andarsene via e lasciarla in pace, oppure avrebbe potuto benissimo fargli un incantesimo, ma si trattenne.
Pulito il viso dalla neve, Caelia si trovò davanti i tre undicenni, intenti a scusarsi da quanto pareva osservando le loro espressioni, capeggiati da Evan, che subito si avvicinò per aiutarla a togliere la neve dal libro e soprattutto da dosso.
«Mi dispiace tanto, non volevo. O meglio, NOI non volevamo. Beh, lascia che ti aiuti.»
«No, grazie, faccio da sola!» Fu pronta a rispondere la ragazza, ma a quanto pareva fu più veloce lui, perché subito si avvicinò abbastanza da poter toglierle dal grembo e dal libro di testo la neve.
Quando ormai il lavoro fu finito, Evan la prese per le mani per aiutarla ad alzarsi, anche se lei per la verità avrebbe preferito restare seduta a leggere; contro la sua volontà, in silenzio, si diede una spinta con il sedere e si tirò su. «G…grazie.»
Lo guardò per un secondo negli occhi e poi abbassò lo sguardo per andarsene via, quando la voce di Louis la fece voltare.
«Andiamo, non vorrai davvero andartene così?! Resta con noi, è divertente!»
Rimanere? Perché avrebbe dovuto? Si sarebbe di sicuro annoiata e per di più si gelava- l’inverno non era affatto la sua stagione preferita-. Non era per nulla sua intenzione restare lì, così non rispose e continuò a procedere, sino a quando le arrivò sulla spalla un’altra palla di neve.
Caelia si girò e vide il visetto da angelo di Louis con un espressione furba come una volpe –doveva essere lui il colpevole dell’ultimo tiro-; voleva la guerra? Allora l’avrebbe avuta, se ci teneva così tanto.
Si abbassò con l’intenzione di appallottolare una grande quantità di neve, ma subito la ragazzina al fianco dei due studenti lanciò uno dei suoi colpi più forti. Come si era permessa?
Si alzò immediatamente, arrabbiata come non lo era mai stata, e tirò una palla candida e bianca su quell’ottavo di Veela che ancora assomigliava tanto ad una piccola volpe; lo colpì in piena faccia, e dentro di lei si sentì pienamente realizzata. Ma la battaglia continuò e la sua ira si trasformò in scherzo.
«Oh, l’hai voluto tu!»
«Adesso mi vendico!»
«Attenzione! Guardate quanto è grosso il mucchio di Evan!»
«Ehi!»

Come se fosse la cosa più normale del mondo, Caelia rimase per lunghissimi minuti con loro a divertirsi, mentre nessuno se lo sarebbe mai e poi mai aspettato.
Era forse uscita totalmente dalla sua timidezza? A quanto pareva, nient’affatto, si era solo ricordata per una buona volta di vivere.
La ragazzina era lì, sorridente, in piedi, ancora con le mani gelide ed il suo mucchietto di neve bello e pronto per essere tirato sul minuscolo petto di Chanel, quando improvvisamente il suo sorriso si irrigidì e si bloccò a pensare: nemmeno lei sapeva realmente cosa stesse accadendo, non si era mai aperta così tanto con qualcuno, e quella situazione era positivamente strana; purtroppo, però, era sicura che quella sarebbe stata la prima ed ultima volta che la ragazza più timida della scuola si comportasse in maniera così solare.
Un ‘click’ la fece uscire dalla trance: Louis Weasley aveva notato il suo sguardo perso da ormai un lungo minuto ed aveva schioccato le sue dita davanti al suo viso.
«Terra chiama Caelia. Ci sei?»
La bambina era leggermente stordita, ma immediatamente scosse il capo e ritornò sulla terra ferma, balbettando qualcosa per dar segno di vita.
«Perfetto, allora.»
L’ottavo di Veela fece a malapena in tempo a pronunciare queste parole che immediatamente gli altri due studenti alle sue spalle si fiondarono sulla ragazzina, travolgendo prima Louis, che intralciava il percorso, poi lei. In meno di un un secondo Caelia si ritrovò il piccolo Weasley disteso sopra di lei e Chanel ed Evan sulla schiena di lui.
Era quasi impossibile per lei riuscire a mantenere tale peso sopra il suo corpo, ma, per fortuna, la tortura non durò molto.
I due pivelli più in superficie, sghignazzando come due papere fin troppo divertite, subito si levarono di torno, nascondendosi dietro un salice per tendere un’imboscata ai due undicenni distesi uno sopra l’altro sulla neve.
«Ohm…scusa. Io…aspetta.»
Louis rimase per pochi secondi sopra di lei per osservarla negli occhi, mentre nuvolette causate dal freddo uscivano dalle sue labbra e sfioravano il viso della piccolina, dopo di che si alzò velocemente ma allo stesso tempo delicatamente, per cercare di non toccare più di tanto la sua compagna. Le porse infine la mano.
«Lascia che ti aiuti.»
Questa volta la ragazzina accettò il suo aiuto e, aggrappandosi al suo braccio, si tirò su e si ripulì dalla neve.
Nel frattempo Chanel ed Evan, dietro l’albero, ridevano in maniera udibile anche fin dalla Torre di Astronomia, mentre Caelia era assalita dall’imbarazzo e le sue guance diventavano sempre più rosse.
I due bambini sembravano entrambi avercela a morte con i loro due ‘assassini’, per così chiamarli, ma, al contrario di lei che cercava di fissare solo il terreno, desiderando di sprofondare, lui sembrava sperare di incrociare il suo sguardo, sorridendole in modo fraterno, come un bambino di undici anni può voler bene ad una bambina di a sua volta soli undici anni.
«Comunque…scusami tu.» Riuscì a terminare la ragazzina dai perfetti boccoli castani, tremando un po’ per il freddo, un po’ per la situazione.
In fin dei conti si sentiva benissimo.
  
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