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Autore: Blakiee    02/08/2013    1 recensioni
Hyde Park, 5 Luglio 2013.
Jon si accorge che una sua fan non si sta godendo il concerto come dovrebbe.
Pensa.Pensa.Pensa.
Ed esercita il suo potere di rockstar mondiale per cercare di capire il perchè.
Un Jon psicologo, uomo ma anche padre e marito fedele.
Milioni di donne ucciderebbero la madre per passare cinque minuti con me. E lei che fa?, domande assurde.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jon Bon Jovi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PARTE DUE
«Non ci scambierebbero per parenti nemmeno al buio, lo sai vero? Come minimo ha pensato che sia una facile che hai abbordato con la scusa del "sono-una-rockstar-e-faccio-scoppiare-le-ovaie-alle-donne-con-un-sorriso"»
«Ti interessa dav...Aspetta, che dicevi sulle ovaie?» aggrotto le sopracciglia in un'espressione sconcertata.
«È un modo di dire, Jon»
È la prima volta che mi chiama per nome, ha un suono strano sulle sue labbra.
Non c'è l'affetto di un familiare nè quello di un amico.
Ma nemmeno l'adorazione incondizionata che hanno giornalisti e fan nel chiedermi qualcosa.
Solo Jon.
Jon: con i capelli lunghi, le magliette irriverenti, i jeans strappati e tanta voglia seguire il suo sogno.
Sbatto gli occhi, bevo un sorso di cosmopolitan e la osservo davvero per la prima volta.
Capelli corti, con quel taglio sbarazzino che va tanto di moda, scuri come gli occhi grandi ed espressivi. Un bel marrone caldo, forse tendente all'arancione alla luce solare. Labbra sottili, troppo per i miei gusti, ma adatte al viso minuto e ovale dalla carnagione appena rosata e i lineamenti sfuggenti. Un tenue rossore le colora le guance.
«Mi spiace, non volevo fissarti è che...ho ancora dei dubbi sul fatto che tu possa essere effettivamente vera come mi appari ora» 
«Ah...beh, io sono qui in carne ed ossa Mr. Bongiovi, forse abusi di qualche sostanza...?»
Posa la mano sulla mia, sono entrambe calde, la stringo per sentire il contatto.
Si, è vera.
«Niente sostanze, la vita ha questo effetto su di me, il fatto è che a volte vedo la realtà ancora attraverso gli occhi del giovane Jon, un incredibile sognatore sai?»
Sorride, un vero sorriso finalmente.
«Ehy, okay che volevo andare al concerto di Robbie Williams, ma guarda che le vecchie glorie dei Bon Jovi le conosco! L-le vostre canzoni sono le p-prime che Sam mi ha dedicato, cantate con quell'assurda chitarra scordata...» abbassa lo sguardo, schiarendosi piano la gola.
«Il primo amore non si scorda mai, per esempio, prima di incontrare Dora stavo con una fanciulla che mi spezzò il cuore. Mi lasció dopo un anno perchè si era accorta che non le piacevano i ragazzi con i capelli lunghi...No, dico io, dopo un anno me lo veniva a dire?! Ci rimasi cosí male che ero sul punto di rasarmi a zero, fortunatamente ci pensó David a farmi cambiare idea! Poi incontrai Dora che impazziva per la mia chioma folta e si sistemó tutto...Non ridere, è una cosa seria!» la rimproverai picchiettandole con l'indice il dorso della mano.
«Scusa, è stato più forte di me!» finisce di bere il suo shirley,  continuando peró a girare la cannuccia nel ghiaccio.
«Ci siamo incontrati al Campus universitario due anni fa. Io ero... Sono, una persona pratica, non credo nel colpo di fulmine...
pensavo che per costruire una relazione ci volesse tempo, impegno. Alla prima sensazione non avevo mai dato un gran peso, ma ignorare la scossa che mi aveva attraversato la pelle sarebbe stata pazzia! Ci sono bastate due settimane di assidua frequentazione per capire che eravamo fatti l'uno per l'altra e finire a letto insieme è stato l'inevitabile passo successivo» fa una pausa e mi guarda, cerca i miei occhi. Ha bisogno della certezza che io sia lí, nonostante mi stia tenendo la mano.
«Cosa ha rotto l'idillio?» 
«Beh, sua moglie...anzi, ora sua ex-moglie»
Socchiudo appena la bocca, mentre sorridi amaramente.
«Chi se la sarebbe aspettata la visita della cara mogliettina al mio appartamento due settimane fa?»
«Ma, insomma, non stiamo parlando di una relazione segreta di qualche mese...Due anni diamine!» sono indignato.
«Ti stupirebbe sapere quante persone sono all'oscuro di questo matrimonio all'università e quei pochi professori, suoi colleghi che lo sanno, fanno finta di niente. Un clima di assoluta omertà!» 
Sta per continuare ma si interrompe per voltarsi verso la cameriera che ha di nuovo raggiunto il nostro tavolo.
Le sorridiamo per nascondere il nostro turbamento.
«Se non volete altro...noi dovremmo chiudere, è quasi l'una» aggiunge quasi come fosse una scusa.
«Tranquilla, abbiamo abusato anche troppo della vostra gentilezza, grazie» 
Arrossisce e fa per andarsene, ma dopo un passo torna indietro con il cellulare in mano.
«Pensa che potrebbe...?»
«Ma certo cara, Elisa vuoi farci l'onore?»
Metto una mano attorno alle spalle della ragazza e facciamo le foto. 
In una le bacio la testa, nell'altra faccio il sorriso "schiantaovaie", mi piace come espressione… soprattutto per riferirmi a me stesso.
Okay, dovrò usarla più spesso.
Dopo aver augurato la buonanotte ci avviamo di nuovo verso il parco, che ormai si è svuotato quasi del tutto.
Rimangono solo gli addetti della manutenzione a raccogliere i bicchieri di plastica, qualche ora prima colmi di birra scura e i vari contenitori di cibo.
Non ci nota nessuno, ognuno è troppo preso dal proprio compito.
«Sei sempre così disponibile con i fan?» mi chiede.
Vorrei poterle dire di sì. Mentire a lei e a me stesso, creando una star migliore di quella che in realtà sono.
«All’inizio sì, gongolavo ogni volta che mi riconoscevano per strada, mi fermavo per foto, autografi e convenevoli. Ma ad un certo punto il successo è diventato tale che se ci trovavamo per strada senza bodyguard venivamo praticamente assaltati e, te lo dico con sincerità, non è una bella cosa. Io amo i nostri fan, non fraintendermi – mi fermo per cercare le parole giuste, annaspo – tuttavia non riusciamo a gestire queste situazioni come vorremmo, c’è sempre qualcuno che viene spintonato e finisce per farsi male, certe volte è capitato anche a noi di trovarci lividi o ammaccature a causa di una sessione di autografi non programmata e fatta sul marciapiede quindi ora cerchiamo di passare il più inosservati possibile. Ti sembrerò un incredibile snob adesso»
La faccia da cucciolo bastonato non è il mio forte, il primato rimane a Dave, ma la mia espressione più contrita sembra fare lo stesso effetto.
Perché mi importa che lei mi reputi snob?
Invece di infierire, con mia grande sorpresa, fa un mezzo sorriso rivolgendo uno sguardo distratto al cielo.
«Mi ero immaginata una risposta del genere, il successo ha due facce che sono una l’opposto dell’altra»
Rimango in silenzio, ascoltando il lento frusciare delle foglie e il rumore del traffico appena fuori dal parco.
Stiamo camminando senza una meta precisa, in linea retta. Attraversiamo i sentieri, tagliando per i prati verdi e curatissimi.
Arriviamo alla statua di Peter Pan, illuminata da un lampione.
Si avvicina e la sfiora.
«Ricordi quando ti ho detto che Sam mi cantava le tue canzoni con una chitarra scordata? Ecco, la prima volta in assoluto è stata qui…avrei dovuto immaginare l’indole ancora infantile nonostante l’età matura» 
Si volta, lo sguardo perso nel vuoto, oltre le mie spalle verso il lago.
“And I will love you, baby…Always”
Non è più che un sussurro, che si perde veloce nel silenzio della notte.
E’ caldo, ma la schiena viene percorsa da un brivido, l’amore per quell’uomo che l’ha solo usata è ancora forte, l’affetto nella voce che trema appena è quasi palpabile. Si passa una mano sul volto per cancellare quelle lacrime.
«Ormai il trucco è andato completamente a farsi benedire. E’ stato più forte di me, non ho ancora bene realizzato che è finita. Credevo, credevo… sarebbe durata per sempre, come nella canzone»
Appoggiati alla ringhiera guardiamo l’acqua appena mossa dalla brezza, che rende meno opprimente il caldo.
«Non so se lo sai, ma anche io e mia moglie ci siamo lasciati una volta, ormai parecchi anni fa. Non vado particolarmente fiero di quella storia, ma penso che abbia contribuito grandemente a rendermi l’uomo che sono oggi»
Mi guarda interessata e un po’ stupita.
«Sai, quando sei in tour per dieci mesi l’anno portare avanti una storia è…difficile. Non che siano solo le rockstar ad avere problemi di cuore ma, se possibile, sono amplificati dalla lontananza, dalle fan, dai giornali che non fanno altro che inventare storie. Ma quella volta avevano ragione, avevo ceduto agli impulsi che avevo ignorato per mesi. Se potessi, cancellerei quella notte senza indugio. Eravamo ubriachi marci in un club da qualche parte negli States,  Texas credo. Avevamo abbordato un gruppo di amiche festaiole che, dopo averci riconosciuto avevano insistito per offrirci un giro… puoi immaginarti in che condizioni eravamo»
Prendo una pausa, sento ancora crescere il magone che mi è salito quel mattino quando ho realizzato cos’era successo svegliandomi con la ragazza sconosciuta nel letto.
«Non ci è voluto che un caffè, prima che andassi di corsa al telefono a disposizione nella mia camera e, singhiozzando, chiamassi Dorothea per dirle ogni cosa. Non cercai giustificazioni perché sapevo di non averne»
Fatico ad ammetterlo, ma è stato il giorno in cui ho più odiato essere una rockstar.
«Eravamo giovani ed orgogliosi, io specialmente. Cercai di rimediare ma il verdetto fu quello che mi ero aspettato. Io seduto sul materasso dove era stato compiuto il misfatto e Dora nella sua cameretta a Perth Amboy, quella stessa dove avevamo fatto l’amore la prima volta. Ascoltai senza fiatare tutto quello che mi disse con il cuore in mano e la voce tremante, un lungo giro per arrivare a “Io non ce la faccio più Jon, saperti lontano magari tra le cosce di un’altra donna. Non ne vale più la pena, io ti amo, ma questa non è vita.”»
Mi prende una fitta al cuore, ripensando a quelle parole ancora ben fresche nella mia memoria.
Le ricordo tutte ed ognuna è una pugnalata.
«Ho provato a stare con un’altra, cercare di trovare ancora la felicità, l’amore…più giravo più mi accorgevo che quello che stavo vivendo era solo un surrogato. Io non sono uno che si accontenta Elisa, mai»
Sospiro, una frase arrogante per un uomo arrogante.
«Cos’è successo dopo?» mi chiede con un filo di voce. Dischiudo la bocca in un mezzo sorriso.
«Dovevo tentare il tutto per tutto, per cui quando, a tour finito, sono tornato in New Jersey sono corso da lei, chitarra in mano e bandana al collo, li consideravo gli unici amuleti di cui avevo bisogno. Era sera e lei non era a casa, come gentilmente mi disse sua madre, le ero sempre stato simpatico…un po’ meno al padre che non vedeva di buon occhio i musicisti capelloni. Comunque, aspettai in macchina che tornasse dal suo appuntamento galante. Era estate ed indossava un adorabile vestito rosato con le scarpe bianche col tacco alto, stava divinamente. Ho aspettato che salutasse il tizio con cui era uscita e poi mi sono fatto avanti, comparendo nel fascio di luce del lampione»
 
«Che ci fai tu qui?» Dorothea lo guardava con gli occhi socchiusi, come per metterlo meglio a fuoco.
«Sono venuto a…a riconquistarti Dory» Jon balbettò, maledicendosi per la sua insicurezza, infondo il discorso che doveva farle l’aveva provato tante volte davanti allo specchio e a Richie che alla fine lo aveva mandato a quel paese facendo a cambio di posto con Tico sull’aereo.
«Jon, è finita. Ciò che pensavo quella mattina quando mi hai chiamato lo penso ancora, fattene una ragione ti prego. Io mi sto finalmente rifancendo una vita, che non ti comprende»
Il ragazzo distolse lo sguardo per sbattere le palpebre più velocemente del normale, per nascondere le lacrime.
«Non posso “rifarmi una vita”, ci ho provato credimi…ma ho capito che la mia esistenza senza di te, senza il tuo sostegno e il tuo amore a supportarmi non vale niente. Io non valgo niente senza di te, Dorothea!»
La ragazza si passa una mano sul viso, sospirando.
«Come posso fidarmi di te dopo quello che è successo?»
«I-io vorrei solo, una seconda possibilità per farti comprendere che sono cambiato in questo periodo, che sono pronto ad impegnarmi seriamente con te per costruire qualcosa che durerà per sempre! Non sarà facile ma io ti amo, ti ho sempre amata e ti amerò sempre»
Un singhiozzo le scappa dalle labbra, quelle stesse che tante volte avevo baciato e sognato da quando ero un ragazzino.
 
«Il resto…be’ è storia ormai, lei è la donna con la quale dividerò la mia vita fino al mio ultimo respiro»
Si asciuga l’ennesima lacrima.
«Io.. sono un idiota. Non volevo farti piangere ancora» mormoro avvicinandomi e abbracciandola.
«Stavolta erano lacrime di gioia, ogni tanto piangere per qualcosa di bello fa bene» sorride, stringendomi.
Le accarezzo la testa, proprio come un padre fa con la figlia, per consolarla, sostenerla.
 
Scusami se non ti sono stato accanto come avrei dovuto.
Scusami, Stephanie.

FINE PARTE DUE

salve a tutti! :D
Ho fatto piuttosto in fretta a scrivere la seconda parte, mi stupisco di me stessa...
C'è da dire però che non ne sono molto convinta, soprattutto della parte finale. Chi vorrà mandare dei consigli è ben accetto! 

Ieri mi è arrivato il DVD del concerto di Wembley '95 è davvero spettacolare :)

La terza parte è ancora tutta da strutturare/pensare quindi non penso che aggiornerò prima del prossimo fine settimana. 
Grazie a tutti quelli che leggeranno e recensiranno. 
A presto! 

 

  
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