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Autore: HypnosBT    08/08/2013    4 recensioni
Cecilia è una nobile ragazza fiorentina che, costretta dall’amore incondizionato per la madre, si trasferisce a Roma. È completamente ignara della guerra che da centinaia d’anni si consuma tra Templari ed Assassini. Il caso colloca la sua nuova vita all’interno de “La Volpe Addormentata”, in quel periodo storico ricco di veli e sussurri che è il ‘500.  
 
  Dal prologo:
 
  Si chiamava Gilberto, ma tutti lo conoscevano come “La Volpe”. 

  Si chiamava Gilberto, e mia madre avrebbe voluto che mi rivolgessi a lui come “Padre”.
Genere: Azione, Generale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niccolò Machiavelli, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Volpe
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'È la vita che ci sceglie'
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CAPITOLO VIII

 

 

“Ognun vede quel che tu pari. Pochi sentono quel che tu sei.” 

Niccolò Machiavelli

 

 

 

La Volpe

 

 

Salì al piano superiore, convinto di non trovare nessuno. Si sbagliava: Cecilia era raggomitolata su una poltroncina verde del salotto, intenta a guardare l’alba attraverso una delle piccole finestre della casa. Gilberto fece un paio di passi verso di lei.

  «Vedo i loro corpi che bruciano» sussurrò.

  «Cecilia…»

  «Avevano una famiglia, delle madri, dei figli… Chi li consolerà adesso?» la sua voce era priva di qualsiasi inflessione, vuota.

  «Questa è la guerra» provò a spiegarle, sapendo che non avrebbe trovato un senso nelle sue parole.

  «Guerra?! Siedo di fronte ad un inutile massacro! Decine di vite spezzate, mi sembra di sentire le loro urla…» si portò le mani alle orecchie, come a non voler ascoltare il suono dei pensieri.

  «Sicura che non fossero le nostre?» provò a chiedere, cercando di farla ragionare. Doveva essere cauto, o Cecilia non avrebbe capito la situazione.

  «Non ci siete voi, laggiù, tra le fiamme!» scattò in piedi alzando il tono.

  «Ci sono molte cose che ancora non sai, ascoltami…»

  «Mi fido di ciò che i miei occhi hanno visto! Quando un fornaio è diventato un arciere, quando un sarto è divenuto un guerriero, quando un locandiere si è trasformato in assassino?» ormai urlava, sul suo volto erano palesi i segni dello sfinimento.

  «Ancora prima che tu nascessi» rischiò la Volpe, consapevole del fatto che la ragazza non sapeva di aver colto nel segno; «come mio padre prima di me, come tuo padre prima di te»

  «Di che diavolo stai parlando?! Io e la mia famiglia non centriamo nulla in questa storia! Io sono qui soltanto per…»

  Caterina spuntò dalle scale alle sue spalle. Piangeva. Probabilmente era riuscita a sentire un pezzo della conversazione.

  «Non avrei mai voluto che tu dovessi subire le conseguenze di una mia scelta…»

  «Tu eri a conoscenza di tutto» sembrava stesse per svenire, tutta la determinazione di prima era sciamata sotto il peso di quella rivelazione. La Volpe fece un altro passo avanti, pronto a prenderla nel caso si fosse accasciata, ma Cecilia barcollò all’indietro, sbattendo contro i mobili. Non desiderava il suo aiuto.

  «Ho cercato di proteggerti, ho provato a nascondere…»

  «Mi hai portata qui, conscia di ciò che sarebbe potuto succedere! Tu non hai idea… Ho pregato tutta la notte per avere la forza di usare un coltello! Aspettavi che qualcuno mi passasse a fil di lama prima di dirmi la verità?!»

  «Ora basta Cecilia, non serve a niente ferirla!» intervenne Gilberto, avvicinandosi a una Caterina ormai disperata.

  «Non azzardarti mai più a darmi ordini, tu non sei mio padre, e non lo sarai mai! Potrai avere lei, ma non riuscirai mai ad imbrogliare me!»

  Scappò via, verso le scale. La Volpe fece per prenderle il braccio, però a metà dell’azione si fermò. La ragazza si era girata a guardarlo, e la sua espressione era paragonabile soltanto a quella di un animale totalmente indifeso, pervaso dal terrore di essere catturato.

 

 

 

Niccolò Machiavelli

 

 

  «Vi stanno cercando, madonna» disse Machiavelli, quando la ebbe quasi raggiunta.

  «Mi stanno o mi state?» rispose Cecilia voltandosi a guardare quegli occhi d’un verde insopportabile. Niccolò si sedette sulla grigia pietra che costituiva la sponda del Tevere e iniziò a fissare i piedi nudi della ragazza, intenti a tuffarsi tra le lievissime onde.

  «Io vi ho trovata» sorrise, mentre pensava a quanto fosse stancante darle del voi quando avrebbe soltanto voluto stringerla tra le sue braccia.

  «E ora mi riporterete indietro, non è così?» il bel viso si piegò in una smorfia delusa.

  «Sono qui per scongiurare un’ulteriore fuga, non per costringervi a tornare»

  «E come volete convincermi?» domandò ironica, convinta che nessuno stratagemma l’avrebbe fatta tornare a casa, «dicendomi forse che i miei occhi e le mie orecchie mi hanno ingannata?»

  «Assolutamente no, affermo il contrario. Sono qui per spiegarvi che ciò a cui avete assistito non è null’altro che un minuscolo dettaglio di un conflitto molto più esteso, che dura da centinaia di vite» voleva suscitare in lei la curiosità necessaria ad affrontare una conversazione tanto assurda quanto importante.

  «Non vedo come questo possa cambiare i fatti, ma vi ascolto»

  «Ricordate il nostro diverbio sulla libertà, Cecilia?» questa annuì, memore di un passato prossimo in cui tutto sembrava più semplice.

  «Esiste un Ordine che permette alle persone di effettuare una scelta fondamentale, che altrimenti non sarebbe concessa»

  «Ovvero?»

  «Quella tra l’ignoranza e la sapienza. Noi ci impegniamo a difendere il libero arbitrio, in modo che le persone possano intraprendere la via della conoscenza»

  «Questo discorso sta degenerando» ribatté stizzita, «Io voglio sapere perché delle persone sono morte sulla soglia della mia casa, non sono qui per farmi circuire dai vostri discorsi astratti!»

  «Pensavo fosse più semplice per la vostra mente da sognatrice affrontare in primis il punto di vista etico» ironizzò Niccolò, senza spazientirsi per i suoi modi bruschi.

  «Dicevo, prima che mi interrompeste» Cecilia gli lanciò un’occhiataccia; «Che un’altra organizzazione minaccia il nostro operato da secoli: i Templari»

  «Cosa cercano questi Templari?» Machiavelli si accorse di aver catturato l’attenzione della ragazza, anche se si ostinava ad usare il tono sarcastico, tipico di chi non ha fiducia nelle parole altrui.

  «Il controllo. Sono convinti che la popolazione non sia in grado di autogestirsi e abbia il bisogno costante di un sovraintendente che la guidi, oppure la sottometta. La loro ossessione è il potere, in ogni sua forma; lo desiderano, lo necessitano per completare il loro piano: condannare lo stato a un’oligarchia amministrata dal loro Ordine»

  «Davvero terribile» esclamò Cecilia, fingendo di essere preoccupata, «tuttavia non comprendo come questo possa aver a che fare con…»

  «Siate paziente, ve ne prego, ho quasi concluso» Niccolò si trattenne dallo sbuffare. «Penso voi possiate immaginare chi è l’attuale Magister Templare»

  «Io non…»

Da quando i Borgia hanno fatto chiudere tutte le scuderie”

“Ti avevo avvertito riguardo la sana antipatia per quei figli di puttana, no?!”

  «Il Papa?!»

  «Il Papa»

  Seguì un momento di silenzio, in cui ognuno era concentrato nelle proprie riflessioni. Niccolò rifletteva su quanto fosse importante per lui essere convincente, Cecilia meditava sulla possibile veridicità di un’apparente follia.

  «Cos’è successo l’altra sera?» chiese la ragazza, infilandosi le dita tra i capelli.

  «Sono costretto a fare un’ulteriore precisazione, perdonatemi. Il nostro gruppo, non essendo numeroso, vanta diverse alleanze con compagnie minori ma altrettanto rilevanti: i mercenari, le cortigiane e i ladri. Questi ultimi sono suddivisi in gilde, e il capo di quella fiorentina, trasferitasi adesso a Roma per monitorare l’influenza dei Borgia sulla città, è la Volpe. Ovviamente Gilberto è anche un importante membro della Confraternita degli Assassini, altrimenti non sarebbe autorizzato a guidare una parte così essenziale dell’Ordine»

  «Insomma, state dicendo che io ho convissuto con dei ladri fino ad ora! Aspettate… cos’avete detto?» domandò ad un tratto, divenendo ancora più pallida, come se avesse rielaborato la sua spiegazione e si fosse accorta di qualcosa che non andava.

  «Che Gilberto è a capo della gilda romana e che è a tutti gli effetti un valido membro della Confraternita…»

  «Degli Assassini» finì lei, aspettando un chiarimento. Probabilmente la testa le stava per esplodere.

  «Dunque questo riassume tutto ciò che vi disturba?»

  «Un nome dice molto, Messer Machiavelli» replicò offesa.

  «È l’interpretazione che fa la differenza. Sfruttiamo l’omicidio, tuttavia agiamo soltanto nell’interesse del popolo. “Assas”, nell’antica lingua islamica, significa guardiano. Ciò non ha nulla a che vedere con atti di crudeltà oppure vendette fuori luogo, ci impegniamo a proteggere chi non ha una voce, chi non ha la forza necessaria a lottare, garantendone il benessere. Vi sembra così sbagliato?» la provocò, sapendo di aver ragione. Cecilia non ribadì, preferì concentrarsi sulle nuove informazioni.

  «Parlatemi di ieri notte. O magari avete qualcos’altro da aggiungere?!» le uscì con cattiveria. Era davvero stanca, voleva i fatti.

  «La gilda ha bisogno di fiorini per mantenere la sua attività, e quelli della taverna bastano a malapena. Rodrigo Borgia ha fatto arrivare da San Geminiano un carico d’oro destinato al figlio Cesare e la Volpe ha voluto sfruttare il momento per arricchirsi. Sembravano soldi facili, invece si è rivelata una sanguinosa imboscata» concluse Machiavelli, aspettando la reazione di Cecilia.

  «Capisco» disse quella, facendo calare su di loro una grave quiete.

  «Sono un’ipocrita» la rossa spezzò il silenzio dopo un lasso di tempo che pareva infinito ad entrambi.

  «Per quale ragione dite questo?»

La ragazza si tolse le mani dalla chioma rossa e le portò sui grandi occhi, segnati da pesanti occhiaie.

  «Non ho mai desiderato tanto ardentemente la morte di qualcuno. Quando ho visto i loro corpi privi di vita, ammassati in un angolo, scomposti e spezzati… Io ho gioito, perché ero in salvo».

 

 

 

Cecilia

 

 

  Avevo vagato per tutto il giorno. Ero riuscita a dormire un paio d’ore, togliendo le spranghe che avvolgevano una scuderia vicina al centro città. Mi ero infilata nello scuro edificio di legno e avevo costruito un giaciglio di paglia che aveva ospitato per poco i miei sogni tetri.  Al mio risveglio mi ero diretta al fiume per rinfrescarmi, ed era apparso l’immancabile Machiavelli, l’ultima persona che avrei voluto vedere in quel momento.

  Dopo una filippica abbastanza persuasiva mi propose di tornare alla Volpe Addormentata. Accettai annuendo, desiderosa di ritrovare un letto comodo e pulito. Decisi che avrei riflettuto in seguito sulla nostra conversazione. Mi sembrava una situazione completamente surreale, eppure inventarsi tutto solamente per farmi tornare non avrebbe avuto senso… Vero?

Mi trascinai verso quella che avevo imparato a chiamare casa, ed in men che non si dica mi ritrovai davanti alla porta della taverna. Niccolò mi fece entrare per prima, con un sorriso di incoraggiamento. Presi un respiro, varcai la soglia e mi ritrovai davanti a Caterina. Mi abbracciò con forza, le lacrime brillavano silenziose sulle sue guance. Inutile dire che non ricambiai quella manifestazione d’affetto, ero ancora incredibilmente arrabbiata.

  Gilberto ci raggiunse subito dopo, salutò con un cenno il mio gentile accompagnatore e mi cercò con lo sguardo, in attesa. Lo fissai a lungo, conscia di avere iridi di marmo. Sostenne il peso dei miei occhi nei suoi fino a quando decisi di aver vinto quella sfida.

 

 

  Dopo un sonno ristoratore ed un bagno bollente potei dire di star bene, per lo meno fisicamente. La mia mente voleva oscurarsi, ritardando il momento in cui avrebbe dovuto trovare una spiegazione plausibile per gli ultimi avvenimenti.

  L’unica certezza era la rabbia che muoveva ogni mio gesto: mentre un incedere militare mi trascinava da una parte all’altra della stanza ricordavo, tremante, l’abbraccio di Caterina.

Ero stata tradita dalla persona che amavo di più al mondo. Non c’erano mai stati segreti tra noi, e non riuscivo a credere che mi avesse taciuto una cosa di tale rilievo.

  “Dannazione, ne andava della mia incolumità!”

Si era mostrata sinceramente pentita e solennemente dispiaciuta, tuttavia non ero disposta a perdonarla, non ancora; aveva compromesso drasticamente la mia fiducia, ora avrebbe dovuto impegnarsi per riconquistarla. Pensava davvero di trascinarmi verso una trappola simile senza subirne le conseguenze?

Un abbraccio e una manciata di confessioni non mi bastavano.

  Mi sedetti con malagrazia sul pavimento freddo. Appoggiai la testa al materasso e decisi di passare alla questione più complessa: la Confraternita degli Assassini.

Assurda verità o elaborata menzogna? Ero certamente più propensa a credere alla prima ipotesi, eppure tutte le prove erano a sfavore della mia irruenta teoria.

Ero riuscita a vedere la gilda in azione, in compenso però nulla mi confermava che agisse dalla parte del giusto.

I concetti di Niccolò erano estremamente affascinanti, forse potevano passare per convincenti, ma il fine riusciva davvero a giustificare i mezzi?

  “I guardiani del popolo”, pensai allora con una smorfia, non gli omicidi. Avevano scelto un’etimologia veramente raffinata, d’effetto, poco ma sicuro.  

  Ormai ero certa che la faccenda non fosse una montatura, sarebbe stato sciocco inventare una cosa simile solamente per impressionarmi.

  Poteva ancora trattarsi di invasati, pronti a sacrificare delle povere anime per scopi malsani… E invece no, purtroppo per me anche su questo punto Machiavelli era stato chiaro: nessun innocente, solo per la libertà.

  “Che fastidio”, sbuffai, non riuscendo a venire a capo della questione.

  Era inaccettabile l’idea di considerare la Volpe innocente.

  Una falla, in quel Credo di Santi, doveva pur esserci. Decisi che l’avrei trovata, a tutti i costi.

 

 

Una settimana dopo

 

 

  Risi alla battuta di Giancarlo. Grazie alle cure immediate del dottore si era ripreso completamente, e aveva deciso di dedicarsi un po’ a me. Eravamo stesi all’ombra del nostro grande albero, al di sotto delle mura romane, ed il mio amico non faceva altro che contagiarmi con la sua ilarità. Ero davvero felice delle sue attenzioni, mi sembrava di essere ritornata al mio primo giorno in quella sventurata città: mia madre aveva occhi solamente per il suo nuovo amore, mentre quest’ultimo cercava di conquistare disperatamente la mia fiducia. Paride mi ignorava placidamente.

Grazie a Dio non ero sola contro tutti, altrimenti non sarei mai riuscita a resistere all’isolamento, volontario o no che fosse. Passavo molto tempo in compagnia degli amatissimi libri, anche se i veri sorrisi delle mie giornate erano dedicati a Gian, o addirittura a Niccolò. Tra noi due si era sviluppato un rapporto particolare, costituito principalmente da una salda alchimia. Rimasi di stucco quando si avvicinò all’alto frassino per annunciarci la sua partenza.

 

 

 

Niccolò Machiavelli

 

 

  Fortunatamente Giancarlo capì l’ordine che gli lanciava con lo sguardo: dopo una breve conversazione si alzò, bisbigliò all’orecchio di Cecilia una scusa che la fece ridere e si allontanò. Finalmente avrebbero potuto parlare in privato.

  «Non riesco a comprendere la vostra reazione a questa notizia» iniziò Niccolò, perplesso. La ragazza si riscosse, abbandonando i suoi ragionamenti e tornando alla realtà.

  «Dunque, vi confido che il mio cuore oramai è irrimediabilmente scisso in mille pezzi» scherzò, allestendo una tristissima voce da teatrante, «Tuttavia penso di riuscire a sopravvivere! Sono sicura che il pensiero di voi, l’inestimabile Messer Machiavelli, intento a proteggere il mondo, mi sarà in qualche modo di conforto» concluse, trattenendo un sorriso.

  «Noto che la simpatia è una vostra fedele compagna» ironizzò lui, porgendole le mani. Lei accettò l’aiuto offerto e si alzò in piedi. Erano incredibilmente vicini, come mai erano stati fino ad allora. Ebbe il tempo di constatare che Cecilia gli arrivava alle spalle.

  «Non starò certo qui a farmi prendere in giro da voi» provò ad allontanarsi, fintamente offesa, ma lui le tenne saldamente i polsi. La trasse a se, in modo da farle capire che non aveva possibilità di fuga. Si guardarono, iride nell’iride, e Machiavelli giurò a se stesso di tornare presto.

  «Vi scriverò» disse serio.

  «È una minaccia?»

  «È una promessa» sorrise enigmatico. Si allontanò da lei con uno sforzo immane.

S’inchinò e portò la mano destra della ragazza alle labbra. Depositò un bacio garbato sulle dita pallide, soffermandosi un paio di secondi più del necessario.

  Quel gesto significava mille cose; si chiese quante ne avrebbe indovinate Cecilia.  

 

 

 

Cecilia

 

 

Quella sera si mise a grandinare. I chicchi, grossi come noci, rimbalzavano furiosi sui tetti, regalando un ritmo alla notte e togliendo il sonno agli uomini.

Entrai nella taverna e la vidi deserta, come lo era stata nell’ultima settimana. Non capivo di preciso perché l’avessero chiusa, e mi ripromisi di domandare chiarimenti a qualcuno. Salii le scale, e seppi di essere sola anche in casa. Accesi un lume, lo posizionai sul tavolo della cucina. Mi tolsi il mantello fradicio e iniziai a preparare un panino, la mia frugale cena. Stavo per addentarlo quando sentii i passi di Gilberto vicini; avanzai verso il salotto, pronta ad accoglierlo. Avevo imparato a riconoscere i suoi passi felpati, non sarebbe più riuscito a prendermi di sorpresa. Mi piazzai in mezzo al corridoio, sicura che non avrebbe potuto evitarmi. Vidi la sua espressione sorpresa nel vedermi lì, immobile.

  «Ho bisogno di parlarvi» esordii con slancio, fissando i suoi profondi occhi viola.

  «Va tutto bene?» domandò lui cauto, pronto per l’ennesima sfuriata.

  «Certo» risosi con determinazione.

  «Ci sediamo?» fece un gesto accomodante verso le poltrone.

  «No» lo vidi in difficoltà. Non capiva cosa volessi da lui, e al momento non lo sapevo più nemmeno io. Mi scrutò confuso. Riordinai i concetti e…

  Indagare, ecco cosa dovevo fare! Indagare… dall’interno.

  «Voglio diventare una ladra».

 

 

Vaneggi dell'autrice 

 

Dunque, questo è il capitolo 8, uno dei più importanti, e oggi è l'8 dell'8, ovvero il mio compleanno. 

Ho voluto postare un capitolo significativo in una data significativa.

Devo dire che sono felicissima del risultato, mi sono impegnata un sacco e spero vi piaccia almeno un terzo di quanto lo amo io :D 

Vado a festeggiare, regalatemi quanti più pareri possibili *-* 

Un bacione, grazie ragazze!

  
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