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Autore: PaperLanterns    12/08/2013    3 recensioni
In tredici capitoli, cercherò di raccontare nel miglior modo la storia su cui è basato l'album American Idiot dei Green Day. Come molti di voi sapranno (spero), essa è incentrata sulla storia di un ragazzo, Jimmy qui scoprirete molto su come avviene la sua storia, in tutti i suoi particolari. Un ragazzo trascurato, che ama ubriacarsi e se ne frega della vita e della politica, un ragazzo silenzioso, che sta sulle sue, che aspetta la svolta nella sua vita. Tutto ciò che vuole fare è andare avanti, a modo suo, fregandosene di ciò che dice la gente, andando avanti come ha sempre fatto, da solo, il figlio della collera e dell'amore.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, St. Jimmy, Whatsername
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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Jimmy si era appena svegliato, come spesso capitava aveva avuto un incubo piuttosto strano. Lo ricordava vagamente: immagini di un ragazzo simile a lui che lo prendeva per mano e lo portava in una stanza vuota, veniva lasciato lì da solo e si sentiva soffocare, poi tutto svaniva come fumo. Aveva appena aperto gli occhi e si sentiva agitato, era sudatissimo e sentiva caldo, nonostante l’aria fredda di novembre. Si mise a sedere sul suo letto, il volto tra le mani, come se cercasse qualcuno o qualcosa che gli desse forza. Rimase così per qualche minuto, poi decise di alzarsi: non aveva neanche controllato l’ora.

Diede una rapida occhiata alla sveglia, che lampeggiava “11:07”. Si alzò dal letto e uscì dalla sua stanza. Passò per la stanza di sua madre e diede una rapida occhiata e si rese conto che, ovviamente, lei non era a casa neanche quel mattino. Filò rapidamente in bagno e osservò per qualche secondo il suo viso stanco allo specchio. Si chinò sul lavandino e prese a sciacquarsi velocemente il viso, per poi iniziare a truccare i suoi occhioni scuri.

Non diede particolare attenzione a com’erano scombinati i suoi capelli, né a qualsiasi altra imperfezione che lo particolarizzava appena sveglio. Tornò in camera e scelse velocemente tra i suoi indumenti lasciati sul pavimento un paio di jeans blu e una canottiera nera. Quando sua madre non era a casa, Jimmy pranzava da solo con tutto ciò che trovava in frigorifero e usciva appena ne aveva l’opportunità.

Sempre attratto dalle cose più banali, sempre desideroso di provare nuove cose, ma mai condizionato dagli altri nel fare qualcosa. Solitamente, appena sveglio, passava il tempo in soggiorno, seduto sulla sua poltrona a guardare la TV, fumando sigarette e bevendo alcolici nervosamente. Si domandava spesso cosa ci fosse di sbagliato in lui, sapeva che i ragazzi della sua città avevano un carattere completamente diverso dal suo, si sentiva diverso, ma non sbagliato. Si ripeteva più e più volte “Non c’è niente di sbagliato in me, questo è quello che avevo supposto di essere.” e nonostante la sua autostima non fosse molto elevata, ciò lo faceva sentire bene. Dopotutto, lui si divertiva e si toglieva ogni sfizio, senza mai negare nulla ai suoi desideri. Un’infanzia disturbata e non piacevole lo aveva reso così com’era, così come lui e gli altri amavano definirlo: il Gesù della periferia.

Amava girare in città e nonostante lui fosse circondato da molte persone, lui trovava sempre il modo di isolarsi dal mondo, portando sempre con sé o un paio di cuffie, o una semplice chitarra acustica. Passava ore ed ore in un parcheggio isolato della zona, dove non passava mai anima viva. Capitava di rado che qualche auto fosse parcheggiata lì. Si sedeva a terra, rilassato, ad osservare tutto ciò che si trovava attorno a lui, pensante. A cosa pensava? Ovviamente, alla sua vita.

La sua vita tormentata era prevalentemente fatta di bugie, domande e preoccupazioni.

Jimmy non riusciva a trovare mai risposte alle domande che vagavano nella sua testa. Ci provava inutilmente e quando pensava di aver trovato la risposta giusta, si rendeva conto che ciò non poteva essere umanamente possibile. Lui amava fantasticare su ogni cosa, anche sulle cose più banali, lui riusciva a renderle quasi mitiche con il suo modo di pensare.

Lasciava dietro qualsiasi bugia lo tormentasse, sapeva di non doversi preoccupare di nulla se nessun altro se ne preoccupava e sapeva che se si fosse trovato davanti a rispondere ad altre domande, le lasciava a chi importassero.

Aveva una pessima opinione della gente che lo circondava, lui viveva per se stesso, non per altre persone. Non dimostrava neanche particolare interesse per le ragazze, amava usarle, portarle a letto e poi dimenticarle. Le illudeva. Ecco cosa gli riusciva meglio, illudere le persone. Amici, ragazze e perfino sua madre, era capace di illudere. Questo era Jimmy, questa era la sua vita.

Ma la sua storia? La conoscete? Provate magari ad immaginare il personaggio che vi ho descritto in questi due primi capitoli, magari potreste riuscire a vivere la sua storia nella vostra testa, sfruttando la vostra immaginazione, perché dai prossimi capitoli potrete viverla sul serio. Questa è la storia di Jimmy, questa è la storia dietro American Idiot e comincio a narrarla così:


“Io sono il figlio della collera e dell'amore, Gesù della periferia dalla Bibbia di "Nessuno dall'alto", costantemente a dieta di soda pop e ritalin, nessuno è mai morto per i miei peccati infernali, fino a quando posso dire così, per lo meno lui è l'unico che è venuto via con me.”
  
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