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Autore: swiebers    19/08/2013    1 recensioni
Un cadavere. Un mistero da risolvere. Un agente appena rientrato in servizio. Cinque sospettati e il mare aperto. Cosa accomuna tutto ciò? La morte.
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche quella mattina, come tutte le altre, mi ritrovai sulla spiaggia di Iride ad ammirare gli splendidi colori del mare e della guizzante vita di quel paesino, in una splendida immagine rovinata dalla presenza di quella bisbetica che, tanto per cambiare, aveva cominciato una discussione accesa con un bagnino.
Per allontanarmi da quelle urla, presi la mia maschera e mi tuffai nell'azzurro del mare, quel giorno leggermente increspato.
Era sempre bello tuffarsi e volteggiare in quelle acque, tra i pesciolini che si muovevano agilmente tra i miei piedi e la candida sabbia che sembrava scintillare sotto la luce del sole.
Osservavo con meraviglia quella piccola vita subacquea ignara di ciò che accadeva in superficie: mi sarebbe piaciuto vivere in quel mondo.
Quel pomeriggio ero più stanca del solito, al punto che appena tornata a casa mi accasciai sul letto e sprofondai subito in un sonno profondo.

Erano le sette passate quando lo udii: un urlo straziante tra il disperato e l'inorridito mi svegliò di soprassalto.
Mi diressi alla finestra da dove potevo intravedere una moltitudine di gente concentrata nei pressi degli scogli; spinta dalla curiosità, corsi giù per le scale per capire cosa fosse successo: una volta in spiaggia, facendomi largo tra la folla, riuscii ad avvicinarmi agli scogli dove vidi un corpo a pelo d'acqua. Il volto era immerso in acqua, quindi all'inizio non riuscii a capire di chi si trattasse, poi, una volta tirato fuori dal personale medico, mi accorsi che quel corpo senza vita apparteneva a Giovanna. I capelli corvini danzavano in superficie, mentre la pelle prima scura ora era diventata diafana.
Mi guardai intorno: sua madre era disperata e cercava protezione tra le braccia di Armando, il padre di Giovanna; la sorella Marina singhiozzava silenziosamente e mi fissava tra le lacrime.
Gabriele sembrava sconvolto, Barbara era in stato di shock, dato che era stata lei a trovare per prima il cadavere e a dare l'allarme.
Tutto ciò che riuscii a fare fu avvicinarmi alla famiglia della defunta e mormorare un "Mi dispiace" strascicato. Ad un tratto forse versai qualche lacrima, ma del resto, non credo che Giovanna abbia potuto godere di un dolore sincero, nessuno tra quelli che le erano vicini l'amava davvero.

Il mattino seguente un'auto pattuglia giunse ad Iride per comunicare alla madre di Giovanna che a breve avrebbero condotto l'autopsia sul corpo. Eravamo tutti in cortile per stare vicino alla famiglia e magari conoscere qualche dettaglio in più su quella morte avvolta nel mistero.
- Non sappiamo ancora nulla sulle modalità del decesso, ma tra qualche giorno avremo i risultati dell'autopsia e forse la strada sarà spianata a quel punto - annunciò l'agente di polizia. Era un uomo sulla trentina, dai capelli biondi e gli occhi sinceri, di chi ha sofferto e può perciò capire il dolore che c'è dall'altra parte.
La madre di Giovanna aveva gli occhi rossi cerchiati dal pianto e un'espressione sconfitta.
- Va bene, grazie - rispose, e furono le uniche parole che in quel giorno le sentii pronunciare.

Ero ancora nauseata dalla vista del cadavere: non ho mai riflettuto sulla morte, ma ora che una persona che avevo visto poco prima era scomparsa da un momento all'altro, cominciai a pormi molte domande riguardo quell'inevitabile momento della vita di ognuno: cosa accade nel momento immediatamente successivo a quando chiudiamo gli occhi? Davvero non si avverte più nulla una volta morti? Siamo destinati a vivere e poi lasciare che tutto si sgretoli per diventare un tutt'uno con la terra? 
Mi abbandonai ad Morfeo con queste domande che ancora attanagliavano la mia mente e che lasciavano in me sgomento e confusione.


Passò circa una settimana dalla morte di Giovanna, quando udimmo nuovamente le sirene della polizia raggiungere Iride.
L'agente che avevo visto già in precedenza stava parlando con la signora Sara: - Dalle indagini compiute è risultato che sua figlia non è morta per affogamento, data la scarsa quantità di acqua nei polmoni. Ora resta da stabilire l'effettiva causa del decesso. Mi dica, Giovanna ha mai avuto problemi cardiaci o legati a qualche altro fattore? 
- Non particolarmente, soffriva solo di un'allergia alle ciliegie, ma non ne ha mai mangiate, non abbiamo mai potuto constatare le reazioni che le avrebbero procurato.
L'agente annuì e si congedò educatamente, per poi sfrecciare nell'auto della polizia e aggiungere il primo tassello a quel puzzle ancora da comporre.
 
  
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