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Autore: PinkBiatch    20/08/2013    5 recensioni
“C'è una mezzosangue, ad Hogwarts. E' un'insopportabile so-tutto-io, coi capelli crespi e i denti davanti..”
“Sporgenti.” Aveva continuato suo padre, come in trance.
“Come fai a saperlo?” Chiese Scorpius, incuriosito.
“Immagino sia la figlia della Granger.” Disse soltanto lui.
“Sì, si chiama Rose..”
“Che nome del cazzo, Rose..” Disse assorto suo padre.
“Rose Weasley.” Finì Scorpius.
“Weasley.” Draco sputò per terra.“Le avrei dato un nome migliore.”
“Cosa?”
“Niente, Scorp, niente. Stavo pensando fra me e me. M'ero dimenticato quanto la disprezzassi.”
“Chi? La madre di Rose?”
"Sì."
Suo padre si bucò con una spina e buttò la rosa che aveva appena colto fuori dal cancello in ferro battuto che circondava il giardino.
“Perché l'hai buttata?” Chiese suo figlio.
“Perché mi ero bucato” Rispose Draco semplicemente.
“Hai buttato via la più bella rosa del giardino solo perché ti sei bucato con una spina che avresti potuto togliere.” Lo rimbeccò Scorpius.
Quelle parole fecero pensare Draco.
“Verrà il giorno in cui ti mancherà.” Disse Draco dopo un po', quando erano ormai vicini alla porta di casa.
“Chi?”
“Quella Sudicia Mezzosangue.” Ed entrò in casa velocemente, abbandonando Scorpius confuso davanti alla porta di casa.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Salve a tutti :) vorrei ringraziarvi per aver aperto la mia fanfiction e spero l'apprezzerete! Per qualsiasi domanda, cosa che non capite, basta chiedere per messaggio privato, sono qua per voi :D


1.


Rose si svegliò di soprassalto.
Grattastinchi era ancora accoccolato sopra di lei ed Hugo russava forte. Dalle finestre usciva un po' di luce, quanto bastasse per farle capire che oramai era giorno.
Non aveva dormito bene, quella notte. Era agitata per il ritorno ad Hogwarts.
Si chiese come facesse Hugo ad essere così tranquillo, a russare come aveva fatto per tutta l'estate e come, Rose sapeva, aveva fatto durante tutte le sue notti ad Hogwarts.
Tante volte si era chiesta come faceva Hugo ad essere così indifferente a tutto. La scuola non lo toccava, non gli importavano le ragazze, non gli importava assolutamente nulla. Per lui c'era solo il Quidditch, ma questo c'era anche per Rose. Come c'era la scuola, e come c'erano i ragazzi.
Era sempre stato un tema delicato per lei, ma aveva avuto la sua piccola fama. Quella stessa estate, un giorno in cui era a pranzo dai Potter, come al solito, i suoi genitori decisero di rimanere per tutto il pomeriggio, come al solito, e avevano da parlare di faccende importanti, “faccende del Ministero”, dicevano, come al solito, così lei, Hugo, Luna, Al e James furono spediti a giocare fuori in giardino, come al solito.
Hugo propose subito di giocare a Quidditch, così decisero di fare una partita due contro due, escludendo James che, diceva, non aveva voglia di giocare, e quel giorno era pensieroso.
Dopo venti minuti che giocavano, Rose fu mandata via perché era troppo brava ed era una noia per gli altri star vedere lei che giocava senza saperle estorcere un punto. Così Hugo, Luna e Al, si misero a passarsi la Pluffa per divertimento e Rose scese dalla scopa per parlare con James.
“J?”
“Rose?”
“Cos'hai?”
“Ti va se facciamo un giro in giardino?”
E così si erano avviati a fare una passeggiata, lasciandosi alle spalle le risate dei loro fratelli che si divertivano senza di loro.
Camminarono per un po', vicini, senza dire niente. Vedendo allora che James non parlava, Rose si decise a porre di nuovo la sua domanda, sperando di ricevere una risposta.
“Cos'hai, J?”
“.. Niente” Sospirò James.
“Non mi sembra.” Ripeté Rose, irremovibile.
“Cosa ti fa credere che io abbia qualcosa?”
“Niente di preciso, lo so e basta.”
“Rose..” Sussurrò James, mettendosi a sedere sull'erba.
“Sì?” Disse Rose, sedendosi accanto a lui.
“Vedi, tante volte il mondo sembra così stupido. Voglio dire, il mondo ha gli occhi ma non ha le orecchie.”
“In che senso?”
“Nel senso che tutti sono pronti a vederti e a giudicarti per ciò che vedono, e nessuno è buono ad ascoltarti.”
“Lo dici perché tutti ti ammirano solo perché sei il figlio del Bambino Sopravvissuto?” Chiese allora Rose, una punta di rammarico per l'amico a renderle la voce un po' più roca.
“Beh.. sì.”
“Sai che devi farci l'abitudine. E puoi sempre scollarti quel titolo dalle spalle, e far vedere chi sei, e chi saresti anche senza che tuo padre avesse sconfitto Voldemort.”
“Per te è semplice dirlo! Tu sei arrivata a scuola quasi più acclamata di me, perché eri figlia di due del 'Golden Trio', e adesso non sei più la figlia di qualcuno. Adesso sei solo tu.”
“Perché io ho dimostrato chi ero, J. E ci riuscirai anche tu.”
“Rose..” Sussurrò di nuovo James.
“Sì?” Chiese lei, curiosa.
“E' sbagliato amare la propria cugina?”
Rose si alzò.
James la seguì e lei cominciò a correre, lontana da quel cugino stupido che si ritrovava che non sapeva nemmeno capire i suoi sentimenti.
Rose sapeva che lui l'avrebbe detto, prima o poi. Le avrebbe detto che a lui lei piaceva.
Ma lei, in cuor suo, sapeva che non era vero. Lo sapeva perché era successo anche a lei, ma quando aveva davvero incontrato un ragazzo che l'attraeva, aveva capito che la differenza tra lui e James era grandissima. E James sarebbe sempre stato solo il suo cugino preferito.
Un altro ragazzo, a scuola, le aveva fatto il filo per un po' di tempo. Si chiamava Andrew, ma lei non poteva sopportarlo ed aveva messo in chiaro le cose talmente bene che lui e la sua sfacciataggine non le avevano mai più rivolto la parola.
Hugo si svegliò di soprassalto, come se avesse appena fatto un incubo.
“Hugo?” Lo chiamò la sorella dal letto accanto.
Lui si stiracchiò, sbadigliando, e non disse niente.
“Hai fatto un brutto sogno?” Riprovò lei.
“No,” disse lui con un grosso sbadiglio, “mi sono svegliato per la fame.”
Rose sbuffò per reprimere una risata e gli tirò una cuscinata.
Lui prese il cuscino e glielo ritirò, prendendo Grattastinchi. Il micio allora si alzò arrabbiato e andò in contro al suo aggressore con fare minaccioso.
“Va bene, scusa, scusa micio, adesso mi alzo e ti lascio il letto!” Disse Hugo alzandosi in fretta e furia e correndo verso la cucina, facendo di nuovo ridere la sorella, che stavolta non si trattenne.
Si alzò anche lei ed andò verso la cucina, e sentì sua madre chiedere ad Hugo che cosa fosse successo.
“Quel gattaccio!” Mormorò lui, ancora assonnato.
“Che ha fatto?” Chiese lei, ridendo, visto che conosceva l'avversione di Hugo nei confronti di Grattastinchi, che si divertiva da morire a spaventarlo.
“Dov'è il burro di arachidi?” Chiese Hugo senza rispondere alla madre.
“Davanti a te, zuccone!” Disse allora Rose, appena entrata in cucina.
“'Giorno” le sorrise la madre.
Lei le sorrise di rimando, controvoglia, e sua madre capì subito che era agitata per il ritorno ad Hogwarts.
“Dov'è papà?” Chiese allora Rose, perché suo padre era ciò di cui aveva bisogno, visto che sapeva sdrammatizzare anche nella situazione più miserabile. “Secondo te?” Ridacchiò la madre.
“Dove sarei anch'io se non fosse per quell'ammasso di peli!” Ringhiò Hugo sbranando la sua fetta di pane e burro di arachidi.
“Guarda che la tua colazione non ti ha fatto niente, non c'è bisogno tu la disintegri con tanta violenza!”
“Aspetta solo che faccia una bambola wodoo di Grattastinchi al sapore di pollo arrosto e la mia voracità nel mangiare servirà a qualcosa!”
“Cos'è questo chiasso?” Chiese allora Ron, entrando in cucina strascicando i piedi per il sonno.
“Niente, papà..” Mormorò Hugo.
“Tuo figlio ha di nuovo litigato con Grattastinchi!” Disse Hermione.
“Gliele hai fatte vedere, a quel gattaccio?” Disse allora Ron, facendo ridere Hugo e conquistandosi sguardi truci da parte della moglie e della figlia.
“Stavo scherzando..” Mormorò allora lui a mo' di scuse, “chi avrebbe mai il coraggio di sfidarlo, Voldemort coi peli e il naso..”
I figli risero e sua moglie gli scoccò un'occhiata di rimprovero, nascondendo un sorriso.
La colazione finì e Rose, Hugo e Ron furono spediti da Hermione a vestirsi, prima di fare tardi.
“Ma mamma, sono le 9 e mezza del mattino!” Protestò vivacemente Hugo, finalmente sveglio del tutto.
Lei fece finta di non sentirlo e lui, seppur di malavoglia, si vestì.
Alle dieci tutta la famiglia era pronta per partire per la stazione di King's Cross, sebbene ci fosse prima un'altra tappa: casa Potter.
Hermione prese in mano uno scolapasta ammaccato e con dei pezzi mancanti e lo dispose al centro del cerchio che avevano formato. Guardò Rose, sorridendo, per cercare di renderla più serena, e dopo diede l'ordine di prendere lo scolapasta e tenersi forte.
Per Rose e Hugo era una cosa talmente abituale che nemmeno sentivano lo strappo sotto l'ombelico e riuscivano già ad atterrare in piedi.
Dal nero in cui erano stati precipitati cominciarono a distinguersi figure e colori, e cinque sagome si avvicinarono presto a loro. Tutta la famiglia Potter era fuori dalla porta di casa loro ad aspettarli e furono contenti di vederli.
Rose sorrise a James, il quale ricambiò il sorriso, sebbene un po' incerto visto un ricordo non troppo piacevole riguardante la cugina ancora fresco nella sua memoria.
Si salutarono, si chiesero come stessero, come al solito, e poi i Potter informarono loro che avrebbero raggiunto King's Cross con un auto del Ministero. “Come mai questa novità?” Chiese Hermione, visto che in genere prendevano una Passaporta.
“Kingsley ci vuole subito al Ministero appena i nostri figli partono.”
“Per Merlino, riguarda Voi-Sapete-Cosa?” Chiese Hermione, a metà fra il preoccupato e l'eccitato.
“Immagino di sì.” Rispose serio Harry.
“Siamo sicuri che loro non correranno dei rischi?” Chiese allora Hermione, preoccupata.
“Andiamo, Herm, sei sempre la solita brontolona! Se la spasseranno!” Sbottò Ron.
“Scusa se mi interesso dell'incolumità dei nostri figli!” Rispose allora lei, alterata. “Non ricordi quante ne ha passate Harry?”
“Io sono ancora qua, Herm. Sta calma. Non succederà niente a nessuno di loro, non verranno sicuramente scelti.” Disse allora Harry, poggiandole una mano sulla spalla.
“Ne sei sicuro?” Chiese Hermione.
“Sicurissimo. Non sono nemmeno sicuro che ci proveranno.”
“Parla pure per Rose,” intervenne allora Ginny, “conosci i nostri figli.”
Harry annuì, e prima che potesse aggiungere qualcosa fu interrotto da James, che, seguito da tutti gli altri, chiese cosa sarebbe successo e di cosa stessero parlando.
“Verrete informati a tempo debito.” Disse solo Ginny, liquidandoli con uno sguardo severo che conoscevano come quello di loro nonna Molly.
In quel preciso istante, con un tempismo impeccabile, arrivò l'auto del Ministero, che mentre da fuori sembrava una macchina piccola con appena cinque posti, dentro si rivelò grande quanto una limousine, abbastanza grossa per far sì che tutti si potessero sdraiare se lo volevano, in tutte le posizioni che volessero, anche in orizzontale.
“Wow” mormorò Hugo.
“E' un incantesimo di espansione come quello che fai tu alle tue borse, mamma?” Chiese Rose curiosa, rivolta alla madre.
“Sì” ridacchiò lei.
Harry la guardò, e sorridendo disse: “E' un vizio che ti porti dietro da un po', eh?”



Mancavano esattamente venti minuti alle 11, quando le due famiglie scesero dalla macchina del Ministero e si diressero verso i binari.
I primi ad andare furono Hugo e Lily, seguiti da Albus e James. Rose rimase indietro per rincorrere Grattastinchi che era preso dietro ad un piccione impaurito.
Alla fine riuscì a prenderlo e lo caricò sul suo carrello, partendo sparata verso la parete che divideva il binario 9 da quello 10, il mondo Babbano da quello Magico.
Hermione la guardò attraversare il muro e rivide se stessa in quella bambina coi capelli rossicci e crespi, con gli incisivi un po' sporgenti e quella fame di sapere che tanto conosceva.
L'unica traccia di suo padre stava lì, nel rossiccio di quei capelli. Poteva sembrare figlia di chiunque altro.. Oppure poteva sembrare figlia solo sua. Creata solo da lei, senza l'aiuto di nessuno, nessuno che avrebbe mai dovuto sopportare, rincorrere, rimbeccare, capire, nessuno che avrebbe fatto da figlio prima dell'arrivo dei due veri.
Ripensò a quando lei aveva l'età di sua figlia, ripensò al suo quarto anno ad Hogwarts. Quell'anno aveva dovuto sostenere Harry, ma alla fine lui si era ritrovato di nuovo a combattere da solo. Aveva conosciuto maghi di altre parti del mondo, e per la prima volta nella sua vita si era sentita amata. Si chiese cosa sarebbe successo se avesse accettato Viktor. Se non l'avesse fatto mai aspettare.
Sarebbe stato mille volte più degno, si disse. Mille volte meno fastidioso, meno infantile.
Ginny le cinse le spalle con un braccio e varcarono insieme il binario, ed Hermione si riscosse svelta dai suoi pensieri.
Ogni cosa, là, era come se la ricordava. Il treno fumava sempre, rosso fuoco ed accogliente. Ogni vagone, ogni sedile aveva costituito una parte fondamentale della vita di Hermione. Ma sembrava ormai appartenere al passato.
Rose le se avvicinò facendolo sembrare un movimento casuale, anche se la madre sapeva che aveva solo bisogno di un suo abbraccio che la confortasse. “Mamma” sussurrò Rose tra le braccia della madre.
“Sì?”
“Cosa succederà quest'anno?” La guardò negli occhi. Aveva paura, Rose. Aveva ereditato l'apprensione della madre insieme a tutto il resto di lei, e credeva che stesse succedendo qualcosa di spiacevole.
Per qualche secondo ci fu una lotta interiore nella testa di Hermione, perché non sapeva se dirlo alla figlia o se non farlo. Poi si decise. Si chinò vicino all'orecchio e vi sussurrò la risposta.
Rose la guardò, preoccupata.
“Spero solo che né James né Albus si metteranno nei guai.” Disse. Ma i suoi occhi non guardarono né James né Albus, mentre parlava della sua inquietudine alla madre.
“Ehi,” le disse piano la madre, “cos'è che ti turba, quest'anno, Rose? Sei diversa. Hai molta più paura di tornare ad Hogwarts perfino della prima volta.”
“Io..”
Il treno fischiò, era ora di andare.
“Te lo scriverò nelle mie lettere, promesso. Mi farò prestare da James la sua civetta.” Disse Rose, correndo verso l'Espresso per Hogwarts.
Appena Rose salì le porte si chiusero alle sue spalle e lei ricevette molte spinte dalla ressa di persone che affollavano il corridoio in cerca di uno scompartimento.
Quando riuscì a scavalcare la folla procedette svelta nel corridoio, guardandosi a destra e a sinistra per cercare i suoi amici.
“Weasley.” Una voce tagliente alle sue spalle la fece sobbalzare. Si fermò un attimo, all'unisono col suo cuore. Poi le gambe cominciarono a muoversi freneticamente per scappare dalla voce tagliente, di nuovo all'unisono col suo cuore.
Correndo, non si rese più conto di dove stesse andando, e ad un certo punto andò a sbattere contro l'ultima persona che avrebbe mai voluto vedere: Andrew.
Lui la guardò e sorrise, spavaldo.
“Se mi volevi potevi chiederlo più gentilmente.” Disse, ghignando.
“Silencio.” Una voce, la stessa voce tagliente alle spalle di Rose fece zittire Andrew. Lei avrebbe voluto voltarsi e protestare, ma il timore la fece continuare a correre.
Finalmente trovò lo scomparto con James e vi si rifugiò, contenta di sfuggire un'altra volta dalle sue grinfie.
“Cos'hai, Rose?” Chiese James, sinceramente preoccupato per lei.
“Ehm.. io? Ho qualcosa?” Chiese lei, facendo la finta tonta.
“Sei sudata ed hai il fiato corto.” Intervenne allora Lily.
“Fa un gran caldo nei corridoi.. e poi ho corso per sfuggire.. per sfuggire alla folla di gente che era accalcata nei corridoi a cercare un posto libero, ecco.” Disse, per nulla convincente.
James voleva davvero sapere cos'era successo ma non lo chiese, sapendo già che non avrebbe mai risposto alle sue domande. Era cocciuta, Rose.



Dall'altra parte dell'Espresso, un ragazzino dai lineamenti affilati, con la carnagione pallida ed i capelli color platino, entrava nel vagone di Serpeverde, dove tutti lo acclamarono e lo salutarono calorosamente.
Lui rispose con dei sorrisi buoni verso tutti, non troppo nel suo stile, che resero il suo migliore amico sospettoso.
“Scorp.” Disse Robert, una volta che Scorpius si sedette accanto a lui.
“Rob.” Rispose Scorpius.
“Passate bene le vacanze?”
“Una noia. Tu?”
“Una noia anch'io. Allora perché sei così felice?”
“Felice? Non sono felice. Sono.. contento.”
“Contento di cosa?”
“Visto che lo sai, non sono tenuto a dirtelo.
“Scorp!” Protestò Robert.
“Ho la bocca sigillata.” Disse allora lui, e si mise a sonnecchiare senza degnare l'amico neppure di uno sguardo.


La signora dei dolci passò davanti allo scompartimento di Rose dopo più di metà viaggio, quando il sole cominciava quasi a tramontare tra le montagne della campagna inglese.
Presero tutti tante Cioccorane da svuotarne il carrello, che prima ne era pieno, e poi si divertirono a scartarle.
“Miseriaccia” imprecò Hugo, “di nuovo mio padre!” E buttò la figurina fra le cartacce.
Tutti scartarono la propria figurina, ma solo Hugo ebbe la “sfortuna” di trovare suo padre.
“Rose, tu chi hai trovato?” Le chiese Albus.
“Flamel, ma ce l'ho già.”
“Se ti do Morgana tu mi dai Flamel?”
“Certo!” Disse Rose, acconsentendo allo scambio.
Tutti gli altri affermarono di averne trovata una che avevano già, ma quando Lily propose uno scambio a James lui la guardò male e rifiutò, tenendosi la carta tutta per sé.
Rose, che gli sedeva accanto, si sporse un po' per vedere dei capelli folti e ricci che incorniciavano una faccia sorridente. Sorrise anche lei, e l'uomo nella foto sembrò accorgersene e farle l'occhiolino.
Si chiese come doveva essere Sirius Black in vita.
Sua madre le aveva parlato di lui, le aveva raccontato dell'anno in cui l'aveva aiutato a scappare in groppa a Fierobecco, le aveva parlato della solitudine di Sirius in Grimmaud Place, e infine le aveva parlato della sua morte.
Sua madre aveva versato molte lacrime, la sera in cui Rose le aveva chiesto cosa fosse successo a Sirius.
“Avevo ripetuto ad Harry di non andare, ma non mi ha ascoltata.. Se io l'avessi trattenuto, se l'avessi fatto..”
Rose le aveva ripetuto che non era colpa sua, e alla fine della storia aveva pianto anche lei.
Chissà quanto era stato felice, quando, nel luogo in cui si trovava adesso, aveva scoperto che Harry aveva dato il suo stesso nome a suo figlio.


Dopo circa tre ore in cui avevano fatto partite a Spara Schioppo e agli Scacchi Magici, e in cui Hugo aveva fatto diventare Grattastinchi verde e molto altro, il loro viaggio verso Hogwarts terminò.
Avevano già indossato le loro divise, così non dovettero far altro che salire sulle carrozze, per i più fortunati trainate dal nulla, che li portarono diretti ad Hogwarts mentre i bambini del primo anno attraversavano insieme ad Hagrid il Lago Nero.
Il portone si aprì davanti alla folla guidata dal professor Paciock, il professore di Erbologia, nonché Direttore della Casa Grifondoro, che un tempo aveva contribuito coraggiosamente alla caduta del Signore Oscuro, e che adesso era così amato da tutti gli studenti.
Il castello era rimasto un po' ammaccato, e adesso ogni rampa di scale, ogni scorciatoia, ogni corridoio ed ogni sala erano dedicate ai coraggiosi morti in battaglia.
Rose ricordava ancora quando lo zio George era tornato ad Hogwarts ad inaugurare la stanza dedicata a Fred, il suo gemello, che, a detta della madre, era l'ex ufficio di una certa Dolores Umbridge, e aveva pianto e riso insieme; pianto per la mancanza del gemello e per la commozione, e risate per la consapevolezza di quella che sarebbe stata la sua reazione.
“Le abbiamo fatto vedere i sorci verdi, fratellino.” Aveva detto prima di scoppiare in lacrime ed uscire a corsa dal castello.
La cerimonia dello Smistamento ebbe presto inizio, e appena Woodhouse, Emma fu assegnata a Serpeverde, la Preside, Minerva McGranitt, cominciò il suo discorso.
Dette il suo benvenuto agli alunni nuovi, e il bentornato a coloro che erano già stati ad Hogwarts.
Avvertì gli studenti delle varie regole, ma ben presto terminò il suo discorso, annunciando che potevano abbuffarsi quanto volevano, ma che successivamente avrebbero dovuto rimanere nella Sala Grande per una comunicazione di massima importanza.
Intorno a lei, al tavolo Grifondoro, Rose sentì molte opinioni dei vari compagni, c'era chi credeva in una nuova regola, un Professore nuovo, visto che ancora quello di Difesa Contro le Arti Oscure rimaneva vuoto, o c'era chi diceva che era uno scherzo.
Rose, in cuor suo, sapeva cosa avrebbe detto la McGranitt, e aspettava solo di vedere la reazione della Sala Grande all'annuncio della notizia bomba.
Mentre mangiava, però, ripensò a ciò che aveva sentito dire da Alexander, uno del suo stesso anno che era seduto di fronte a lei, e notò che davvero il posto di Difesa era libero.
Fece scorrere i vari nomi dei professori, la McGranitt, Trasfigurazione, Paciock, Erbologia, Arias, Pozioni, Ruf, Storia della Magia, Vitious, Incantesimi, la Cooman, Divinazione, Hagrid, Cura delle Creature Magiche.. Sì, mancava solo il nuovo professore di Difesa.
Si chiese chi potesse essere, e non trovò risposte. Non c'era una sola persona che le venisse in mente.
  
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