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Autore: Amber_ G_ Keldridge    22/08/2013    2 recensioni
Cosa succederebbe se al dio degli inganni venisse data la possibilità di redimersi? E se lui accettasse, seppur con reticenze? Se incontrasse , per uno scherzo del destino, una persona capace di cambiargli la vita? E se quella persona, in qualche modo, avesse a che fare con lui più di quanto egli immagini?
E se tutto diventasse ancora più complicato a causa della minaccia di un nemico?
Il primo ad esser scettico è lo stesso Loki, che dovrà far fronte alle conseguenze dei propri piani di dominio su Midgard, facendo così ammenda dei danni verso la Terra.
Ovviamente, quando viene bandito da Asgard in attesa della decisiva sentenza di Odino, non si aspetta di incrociare una giovane vedova e madre dall'oscuro e triste passato, né di accorgersi che forse non è stato tutto soltanto frutto del semplice caso.
Questa storia è ambientata subito dopo gli eventi in "The Avengers" e non segue la trama di "Thor: The Dark World" etc.
Eventuale OOC: Loki
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thanos, Thor, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Buonsalve lettori! Scusate per l'ennesima volta il ritardo, sono deplorevole e io stessa condanno la mia inerzia... :/
Oook, detto questo, spero che il capitolo non risulti troppo breve nè ingarbugliato... Non esitate a farmelo
presente, sono qui anche per essere giudicata dopotutto e conto molto sul vostro parere :) .

Detto questo, vi lascio alla lettura, sperando che vi piaccia.
Alla prossima,
Un bacione,
Snow.

 

 

POV LOKI

 

Aveva giurato di tornare, sano, salvo e con buone notizie. Aveva promesso di fare di tutto per convincere Hel ad aiutarli.

Ciò che lo preoccupava, però, non era con quali parole avrebbe dovuto incantare la dea perchè cedesse, ma a come si sarebbe ripresentato.

Il suo motivo di tormento era uno solo: dopo tutti quegli anni passati nel silenzio, senza una parola, come avrebbe reagito Hel?

Era conosciuta per la sua crudeltà, circolavano leggende di ogni tipo sul suo conto, e nessuno mai l'aveva vista, nè era stato in grado di contemplarne il tetro regno così da poter riportare informazioni.

Sì, quelle leggende potevano essere vere e sibilline per Thor, ma per Odino non era così. E non lo era neanche per Loki.

Già, lui conosceva bene Hel, conosceva ogni minima sfaccettatura del suo carattere e dei suoi modi di fare, sapeva quanto lei potesse risultare meschina e orribilmente volubile, il tipo di dea che solo perchè le andava sarebbe stata capace di compiere un genocidio.

Non aveva mai avuto rispetto per i mortali, nè per gli altri mondi in generale, dai quali si era sempre sentita separata. Solo verso Asgard nutriva qualcosa simile al rispetto o meglio a un comportamento tanto docile quanto falso. Non avrebbe mai osato andare contro Asgard, contro Odino, colui che era stato capace di toglierle ciò che le era più caro, i suoi fratelli... Era stata molto legata a loro, a Fenrir il lupo e al mutaforma Jormnugard.

Odino era colui che aveva provveduto che fino all'età adatta per vivere da sola Hel fosse rinchiusa in una segreta, in compagnia solo della muffa e delle torce, dove nemmeno un raggio di sole aveva avuto la possibilità di entrare, lontana dalla madre e dai fratelli, spediti lontano, separati per sempre.

E come faceva a sapere tutto questo Loki? Beh la risposta era evidente. Hel era sua figlia.

Una figlia che a malapena aveva visto, come del resto valeva per i Jormungard e Fenrir.

Erano nati dall'unione, se così si poteva definire, tra lui e una gigantessa, Angrbroda. Nonostante il nome della sua razza avrebbe potuto rimandare a una immagine non proprio gradevole, parlando di lei non si poteva negare che fosse stata immancabilmente avvenente e giovane. Entrambi a quel tempo erano stati giovani e incoscienti.

Lui, un tipo riflessivo e che tendeva a ragionare, aveva finito col perdere la testa per la gigantessa.

Era stata la prima creatura femminile sulla quale lui avesse posato le mani, senza considerare lo scherzetto fatto a Lady Sif.

Quando Odino aveva scoperto cosa aveva combinato Loki era già troppo tardi, e vi erano in circolazione tre figli illegittimi del dio degli inganni, due dei quali mostruosi.

Fenrir era un imponente lupo, dalla stazza inimmaginabile, quasi il doppio di un lupo qualsiasi. Dal manto argentato e chiazzato qua e la di nero, le zanne candide e acuminate, e gli occhi tinti di sangue, Fenrir non era stato sempre una bestia feroce e ingestibile.

Da piccolo era stato docile e tranquillo come cucciolo, dotato del dono della parola, ma poi qualcosa nel suo istinto primoridale lo aveva spinto verso il suo destino e ad essere temuto da tutti gli dei, tranne Loki.

Per la sua eccessiva violenza il lupo era stato condannato a essere legato con una corda magica, detta di Gleipnir, e per tanto tempo si vociferarono le leggende più assurde, come quelle che un giorno avrebbe ucciso Odino, una delle cause principali per le quali si sarebbe scatenato il famigerato Ragnarok, al quale Loki non dava importanza, considerandole solo favolette da bambini. Non ci sarebbe stato alcun Raganarok.

Jormungard era il solo vero figlio meschino fra tutti e tre.

Un mutaforma e un appassionato di inganni, caratteristiche ereditate da Loki, ma che a differenza del padre preferiva agire guidato dall'orgoglio e dall'ambizione cieca, che non lo aveva portato da alcuna parte.

Poteva apparire come un enorme serpente, ma non disdegnava affatto sembianze divine di un giovane dai lunghi capelli rossi, occhi verdi e penetranti, e tratti cesellati, o qualsiasi altra forma che servisse per i suoi scopi.

Era stato mandato a fare la guardia all'albero che sosrreggeva i Nove Mondi , e lì era dovuto rimanere, nonostante a volte si allontanasse per andare a combinare ogni genere di intrighi. Era fin troppo evidenti chi fosse suo padre.

Eppure, nonostante i suoi figli fossero dei veri e propri mostri, li amava lo stesso. Non importava quanto Odino li avesse confinati lontano da lui.

 

 

Loki si guardò intorno, per rendersi conto di dove si trovasse e dove si dovesse dirigere per arrivare alla dimora di Hel.

Già, Hel. La signora dell'Oltretomba. Come la conosceva bene. E il perchè di ciò era semplice. Ella era il frutto di una relazione di molti anni fa tra Loki e una gigantessa, Angrbroda. Loki si era assunto le proprie responsabilità, in cambio del silenzio. Nessuno, tranne lui, la gigantessa e Odino, sapeva del legame loro con la dea dell'Oltretomba.

Certo, non si aspettava un trattamento di favore da parte di Hel solo perchè era suo padre, ma una cosa era certa: se c'era qualcosa che lei aveva ereditato da Loki era l'arguzia, una certa bravura nelle arti magiche, specie quelle oscure, e l'orgoglio, misto a una certa vena persuasiva e a una lingua che sapeva cosa dire e come dirlo. La cosa fondamentale da sapere su Hel era che non faceva mai nulla per niente, e Loki avrebbe dovuto stringere con lei un patto, o una certa penitenza da pagare, in cambio del ritorno nel mondo dei vivi, e Loki avrebbe fatto qualunque cosa pur di tornare da Carey, pur di avere una seconda possibilità da sfruttare al massimo delle probabilità.

Il problema era che Hel era pur sempre sua figlia, e anch'ella mostrava una certa tendenza all'inganno e alla manipolazione della mente, e purtroppo, cosa che andava oltre le potenzialità del padre, il quale era un potente mago, era anche capace di manipolare e anche torturare il corpo, o l'anima di chiunque.

Con Hel bisognava giocare bene le proprie carte, perchè si aveva una sola possibilità di fare centro dritto al bersaglio.

 

 

Era un paesaggio simile a dei resti di una foresta dopo che era passata la lava di un vulcano: una luce grigia proveniva da chissà dove e illuminava il paesaggio, come un sole scuro. Il posto ricordava molto anche un deserto. Vi era solo qualche roccia qua e là. Ma niente piante, né fiori di alcun tipo. Tutto si collegava al fatto di trovarsi in un mondo dove era la morte, l'ultraterreno, a comandare e tenere le redini. Lì tutto quello che si poteva definire vivo era bandito dal luogo. Regnava la morte, regnava la sterilità e anche la tristezza. A Loki quel luogo sembrò il proprio cuore qualche tempo addietro, quando era ancora vivo,e dentro di lui non vi era che disperazione, tristezza, dolore, morte e rabbia repressa.

Notò che nell'aria aleggiava una nebbia grigia, attraverso alla quale era possibile vedere solo lo stretto indispensabile.

“C'è qualcuno?” disse quasi urlando Loki, sentendosi stupido a pensare che qualcuno potesse rispondere. Si trovava nel mondo dei morti, e Loki considerò stupido il suo bisogno di sentire che ci fosse qualcuno nei paraggi.

Rassegnatosi al fatto che nessuno potesse sentirlo, si mise in marcia, senza una direzione precisa e cercando di camminare sempre dritto. Più di una volta ls preoccupazione che stesse girando intorno lo assalì, mentre scorgeva a ogni pazzo un paesaggio uguale e senza punti di riferimento.

Poi, dopo ore di cammino, la nebbia sembrò scomparire sempre più, fino a che non ne rimase affato, e Loki si trovò presso una reggia dall'aspetto sinistro e imponente, fatto di marmo grigio e nero, e illuminata da torce, le quali bruciavano di una fiamma verde la quale emetteva sulle pareti ombre e colori inquietanti, da dare ancor più la certezza di trovarsi nella terra dei morti.

Il palazzo era deserto. Nessun servitore. Corridoi vuoti e silenziosi, tortuosi come un labirinto. Ma Loki sentì come se sapesse già come moversi lì dentro, e con suo grande stupore, arrivò in poco tempo nella sala del trono.

“Loki Laufeyson. Finalmente ci incontriamo, dopo tanti secoli.” esordì una voce femminile, calda e sensuale, in confronto al ruolo che la frigida regina rivestiva da millenni.

Su un trono fatto d'ossa animali e umane, i cui braccioli erano fatti da grosse, lunghe, affilate zanne, sedeva in maniera composta e altera, una donna. Loki stentò a credere che quella fosse la bambina che, millenni prima, aveva incontrato una volta, quando Angrbroda lo aveva obbligato almeno a presentarsi alla propria figlia. Quella che si era lasciato alle spalle, era una ragazzina timida, spaventata e indifesa. Ciò che sempre lo aveva colpito di Hel, era che, mentre ci si poteva aspettare una creatura metà donna e metà scheletro o dalle orbite oculari vuote o chissà quali altre combinazioni raccapriccianti, ci si trovava invece di fronte a una giovane donna affascinante, piena di sé, provocante e sensuale. Ed era così che la vide Loki in quel momento, mentre avanzava sempre più vicino al trono d'ossa.

 

La regina si alzò dal trono, e fece qualche passo verso di lui, una camminata fiera e misurata, i tacchi vertiginosi che portava ai piedi risuonarono nel pavimento di marmo.

Era una bellissima donna: alta, formosa per non dire quasi giunonica, dote ereditata dalla madre, e con lunghi, morbidi capelli corvini, che incorniciavano un viso avvenente: pelle pallida, quasi trasparente, due occhi grandi di giada, con qualche accenno di azzurro, e tratti cesellati, con un naso ben disegnato e una bocca piccola e carnosa. Un volto divino, e che, modestamente parlando, pensò Loki, lui aveva contribuito a creare.

Hel indossava un lungo abito verde,con una fibbia d'oro e con accenni di nero qua e la sistemata sui fianchi. In realtà, pensò Loki, Hel era solo una serpe velenosa ammaliatrice e ipnotizzatrice, subdola come pochi.

Loki parlò con voce ferma e al contempo suadente, facendo un inchino: “Nobile Hel, signora dell'Oltretomba, sono qui per....” “... Perchè vuoi sconfiggere Thanos e proteggere la tua compagna e i tuoi nuovi amichetti e Thor." terminò la frase lei, che, sceso l'ultimo scalino del piano sul quale si trovava il trono, si avvicinò e lui, e guardandolo con un mezzo sorriso, uno di quelli che ricordavano Loki, sussurrò: “Alzati, Padre. Non serve che ti inchini a tua figlia.”. Loki alzò gli occhi verso di lei, e senza proferir parola, si alzò dalla posizione inginocchiata , ritrovandosi così alla stessa altezza di Hel, se non per dire che la superava di alcuni centimetri. Lei iniziò a camminargli intorno, senza distogliere i propri occhi da quelli del dio degli inganni.

“Dimmi, padre... Perchè io, signora dei morti, dovrei soddisfare questa tua innaturale e anche arrogante richiesta? Per un capriccio di un dio nei confronti di una fragile asgardiana, e dei semplici mortali? Gli umani sono come le foglie, Loki, prima o poi, cadono....” e infine, si fermò di fronte a lui, che paziente ascoltava. “Perchè dovrei prendermi una briga del genere per dei mortali, che tra decenni avvizziranno e lasceranno il mondo dei vivi? Cosa otterrei in cambio?” “Non ritorcermi contro le mie stesse arti, Hel! Sono sempre tuo padre!” disse con voce ferma e alquanto severa Loki.

Hel parve mutare espressione, il viso contratto in una smorfia spiacevole di rabbia o forse solo fastidio, e la voce ridotta a un sibilo: “Sei mio padre, eh? E dimmi, Padre, da quando ti sta a cuore la nostra parentela? Sai, mia madre Angrbroda è morta, appena qualche centinaio di anni fa, e tu ti sei rifiutato di presentarti al suo capezzale, addirittura rinnegando ciò che ci era stato tra lei e te, farabutto meschino! Lei che tu stesso hai abbandonato quando non ti serviva più e quando ormai aveva soddisfatto i tuoi impulsi più infimi! E ora rivendichi la tua paternità e il diritto di esercitarla su di me? Sai, hai imparato molto bene la lezione che il Padre degli dei ti ha impartito!” “Come osi?” “Io posso spingermi ad osare ben più lungi di questo, dio degli inganni.”.

 

Loki tentò di non perdere le staffe, ma era dura riuscirci.

“Ammetto di non essere stato l'esempio di padre modello, ma...” “Te l'ho detto, Loki, se non avrò un buon motivo per aiutarti non lo farò! Ripeto la mia domanda: cosa ci guadagnerei a farti scorrazzare su Midgard insieme a un ipotetico esercito offerto da me?” “Qualunque cosa.... Qualunque prezzo... Qualunque pena....” “Davvero? Non ti ricordavo così sentimentale! Il temibile, perfido Loki, che ha trucidato migliaia di mortali, si da pena per salvare dei mortali e la sua amata! Questa è la preghiera di un bambino, patetico!” e Loki riconobbe quelle parole, le stesse che lui aveva pronunciato alla spia di nome Natasha Romanoff. Si, lui era quello debole, ora. E con voce tremante, supplicò la gelida dea: “Ti prego.... Qualunque cosa. Tutto ciò che vuoi....”.

Hel si ritrasse, lanciandogli una occhiata sprezzante, e tornando sul trono.

“Bene, così sia. Sebbene l'ingresso di un vivo nel regno dei morti sia severamente vietato, tant'è che avrei dovuto infilzare la tua testa su una picca, io ti lascerò tornare nel mondo dei vivi. Da ora sei in debito con me, e se mai dovessi perire in battaglia, il tuo giudizio verrà sospeso. Fino al giorno in cui non deciderò di liberarti, resterai tra la vita e la morte, e dovrai subire una pena, che io ti imporrò. Bada a non lamentarti mai, né a chiedere alcuna grazia. Questa volta, Loki, non ci sarà nessun Thor a intercedere per te. Questa volta, sarai solo. Dovrai affrontare un supplizio per due anni. Un supplizio terribile. Per due anni, in un profondo burrone, verrai lasciato, solo, privo di armi, in balia di un mostro. Un orrendo serpente ti terrà stretto tra le sue spire, fin quasi a soffocarti. Ogni giorno, la stretta si farà sempre più insopportabile,e dovrai sopportarla fino allo scadere dei due anni. Il veleno del serpente colerà su di te sempre, in ogni momento, e dovrai sopportarne il bruciore. Nessuno sentirà le tue grida. Nessuno verrà in tuo soccorso. Poi, se vorrò, potrai tornare ad Asgard, Midgard o qualsiasi altro posto.

Sei sempre convinto di sopportare tutto ciò per amore, Loki? Per salvare dei mortali?” “Si.” “Bene allora! Tutto ciò che posso augurarti è di non morire, di cercare di rimanere vivo... In caso contrario, sai cosa ti aspetta. Ti presenterai al mio cospetto, e inizierà il tuo supplizio. Perciò, cerca di non darti uccidere, o se proprio non ti riesce, muori con dignità e onore, ammesso che ti siano rimasti.”.

Loki sapeva che Hel conosceva il suo avvenire, la verità. Ma non provò neppure a persuaderla dal dirgli nulla a riguardo, era già stata fin troppo clemente.

"Sarai a capo delle mie truppe personali finchè lo scontro non sarà finito. Se sarai vivo, basterà che tu rimandi indietro l'esercito, in caso contrario verrai con loro per andare incontro alle tue responsabilità. Sono stata chiara?" “Così sia, Hel. Abbiamo un patto, e pretendo che sia rispettato.” “Solo una cosa da aggiungere..... Vedi di non far sfigurare il mio esercito con il tuo modo inetto di comandare!”. Loki parve spaesato, “Tutti sanno come sei stato sconfitto pateticamente su Midgard, a capo di un imponente esercito di Chitauri! E fortuna che non sanno che sei mio padre!” spiegò lei con malcelato disgusto in faccia.

“Troverai l'esercito ad aspettarti qui fuori dai cancelli. Interminabili file di non morti al tuo comando, e un Destriero della Morte da cavalcare nella marcia verso Midgard. Ora va', prima che cambi idea!” e lo liquidò con uno sprezzante gesto della mano.

Loki non se lo fece ripetere due volte, e uscì dalla sala del trono quasi correndo. Aveva appena stretto un patto con Hel, dal quale non poteva sperare di fuggire. Però, lei aveva detto che il suo giudizio era sospeso, perciò.... Forse, c'era ancora una speranza flebile. Ma ci avrebbe pensato dopo, ciò che contava in quel momento era tornare su Midgard con l'esercito di non morti e liberarla una volta per tutte da Thanos. Quel mostro gliel'avrebbe pagata per ogni cosa. Per le torture che gli aveva inflitto e per ciò che voleva fare agli altri e a Carey.

E si sentì orgoglioso di esser riuscito a tener fede alla promessa fatta a Thor: che sarebbe tornato con buone notizie, o quasi. Avrebbe omesso il particolare riguardo la sua eventuale schiavitù presso Hel. Non voleva far preoccupare nessun all'infuori di sè stesso.

Varcò i cancelli e si ritrovò di fronte a un esercito che sembrava infinito composto da scheletri e anime. Uno spettacolo che di solito Loki avrebbe definito orribile, se non ripugnante, ma che in quel momento invece gli parve la cosa più bella in tutto l'universo, la sola ancora di salvezza di tutti.

Vide avvicinarsi un destriero dalla stazza quasi superiore a quella di Sleipnir. Un cavallo scheletrico, nero come la pece, occhi fiammanti rosso sangue, un muso sottile e affilato, criniera corvina e fluente. Dalle narici della bestia usciva ogni tanto una nuvola di vapore grigio. Nel complesso il cavallo della morte aveva un'aria più che sinistra.

Il cavallo si avvicinò ancora più a Loki, come a volerlo incoraggiare a salirgli in groppa. Loki, dopo qualche secondo di esitazione, in cui tutti i componenti dell'esercito stettero ad osservarlo in attesa dei suoi ordini, salì sulla bestia, poi gridò con tono di comando, nell'antica lingue asgardiana, quella delle antiche rune e delle leggende: “Avanti, guerrieri! In marcia verso Midgard! Verso Midgard! Viaa!!!!” e detto questo, spronato il cavallo, partì in corsa. Il cavallo sfrecciava come dotato di ali, a una velocità sovrumana, e Loki vide con la coda dell'occhio che tutti i guerrieri si erano trasformati in piccole sfere di luce verde che lo seguivano alla stessa velocità, stando al passo.

Ci volle relativamente poco tempo perchè risalissero dal profondo dell'Oltretomba, e quando infine si fermarono, Loki vide che erano arrivati alla fine del lungo tunnel che congiungeva e al contempo separava il mondo di Hel da quello di vivi.

La parte più difficile forse stava arrivando proprio allora: avrebbe dovuto attraversare più di un regno prima di arrivare su Midgard.

 

Loki chiuse gli occhi.

Heimdall... Heimdall, mi senti?”

Loki... cosa ci fai nella terra di Hel?!”

Non c'è tempo per spiegare! Io e il mio esercito dobbiamo raggiungere subito Midgard! Siamo la sola speranza che rimanga, oltre ai Vendicatori!”

Sai che cosa si rischia a fare un patto con Hel? Sei in debito per l'eternità!”

Forse no... E se anche fosse qui si tratta di qualcosa dio più importante di me!”

Va bene. Prima verrete trasportati ad Asgard, poi fino a Midgard. Dovrete affrontare un doppio viaggio. Loki, sai cosa vuol dire portare un'orda di anime su Midgard? Si tratta di forze incontrollabili che persino gli dei come noi temono!”

Non oseranno toccare gli umani! Non quando ho un patto con colei che li governa! Hel rispetterà l'accordo, credimi!”

Va bene. Spero che tu sappia quello che fai.”.

 

 

POV THOR

 

Loki ormai era partito da più di due ore, e ancora non si era saputo nulla. Nessuna traccia del dio degli inganni, niente di niente.

“Perchè ci mette tanto?! E se Hel lo avesse respinto? O peggio lo avesse fatto imprigionare o uccidere?! O se...” “Hey, Rambo dai capelli ossigenati, vuoi darti una calmata?! Vedrai che quella volpe è già arrivato a destinazione e forse starà anche tornando!” “Si, ma...” “Piuttosto, cerchiamo di prepararci ancora un po' come possiamo per la guerra imminente!” “Stark ha ragione, Thor. Loki sa badare a sé stesso, sa quel che fa, e non c'è bisogno di starsi ad agitare troppo, a meno che non abbia intenzione di tradirci e voltarci le spalle.” intervenne Steve, facendo ragionare Thor.

Fury si rivolse a Tony: “Stark, le armi a che punto sono?” “Sono belle che finite oramai. Mi dispiace non poter fare alcune prove prima di mandarle in campo, ma non abbiamo tempo.”

 

All'improvviso sentirono un tonfo sordo provenire da fuori, così forte da far tremare la struttura.

Corsero fuori, e restarono strabiliati e anche inorriditi da ciò che gli si presentò di fronte: un interminabile esercito di morti si trovava davanti a loro, e a capeggiarli c'era nientepopodimeno che Loki, in groppa a un massiccio e inquietante destriero.

“Allora, che ve ne pare? Riusciremo a vincere?” esordì il dio degli inganni sorridendo beffardamente.

Thor si trattenne dal fare una espressione raccapricciata: “Lo-Loki... Non vorrai dirmi...” “Sì, Thor. Sono tutti morti. Nessuno escluso. Anche questo magnifico esemplare lo è. Immortali nel vero senso della parola e micidiali nell'attacco.”.

Loki scese da cavallo e si avvicinò a Thor e gli altri.

“Come hai fatto a ottenere un simile esercito? Non credo che Hel abbia acconsentito a dartelo senza qualcosa in cambio...” “Ecco... Nulla che riguardi Asgard, Midgard, o voi...” “Gli hai ceduto la tua vita?!” “Non esattamente... Ho promesso che... In caso di morte, io subirò una specie di punizione, per due anni...” “Ti sei condannato Loki! Con le tue stesse mani!” “Non avevo scelta, Thor! Non avevo scelta, e tu lo sai!”.

Loki si voltò verso l'esercito.

Ordinò loro di stare lì per il momento, fin quando non sarebbe stata l'ora di combattere.

“Vado a cercare Carey, se non vi spiace.” “Loki, torna subito quì! Non abbiamo ancora finito il discorso, e...” “Lascialo andare, Thor.” “Uomo di Metallo, mio fratello ha appena ceduto sè stesso alla dea dei morti!” “Non credo che sia stato tanto sprovveduto da fare una cosa simile! Non è nel suo stile!” “Conosco Hel per sentito dire, ma posso dire che è una emerita carogna in fatto di accordi!”.

Stark fa spallucce: “Pensala come ti pare, voi Asgardiani siete troppo testardi per dare ascolto alle opinioni altrui.”.

 

Maria Hill irruppe nella discussione con una espressione preoccupata sul viso e si rivolse a Fury: “Signore! I nostri radar hanno localizzato una grande fonte di energia in avvicinamento! Credo che la guerra stia per avere inizio! Venga a vedere!”.

 

 

 

  
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