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Autore: taisa    28/02/2008    6 recensioni
Una sera in apparenza normale può cambiare le vite di molte persone, nel bene, e soprattutto, nel male.
Genere: Romantico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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THAT CRAZY NIGHT

THAT CRAZY NIGHT

*

Il sapore della libertà

*

“No, no e no! Trunks, cattivo, non si fa! Forza, restituiscimela!” s’impose mostrando al bimbo il palmo della sua mano, “Ubbidisci alla mamma, Trunks” insistette ancora la donna osservando il figlio con aria severa.

Il piccolo Trunks curvò i lati della boccuccia verso il basso, esibendosi in un’espressione imbronciata.

Nascose le piccole manine dietro la schiena e scosse violentemente il capo in segno di diniego.

“Trunks!” lo richiamò ancora una volta Bulma ormai esasperata dai diversi minuti di trattative con il piccolo ribelle.

Messo alle strette, il monello, optò per la fuga girandosi di scatto, nel tentativo di dileguarsi.

La sua andatura era goffa ed ancora un po’ insicura, impedita, fra l’altro, dall’ingombrante pannolino non gli permise di allontanarsi troppo dalla furente mamma.

Bulma lo sollevò dal terreno, causando i piagnistei del bambino che, nell’ennesimo tentativo di opporsi, cominciò a scuotere gambe e braccia nella speranza di essere lasciato.

Il tentativo del rivoltoso si dissolse dopo l’ennesimo richiamo della donna, “Ora basta! Trunks, restituiscimi subito quella forbice” gli intimò rigorosa.

Trunks guardò la mamma sbattendo gli occhietti azzurri mettendole il broncio offeso da una regola che non capita.

Distratto non si rese subito conto di essere stato derubato del suo nuovo giocattolo, ignorando la pericolosità delle sue lame.

“Ecco, questa la prendo io, grazie” esclamò vittoriosa ponendo l’arma fuori dalla portata del tornado in pannolino.

Certe volte si stupiva di come quella piccola peste riuscisse a giungere nei punti più impensabili della casa, e dire che stava sempre molto attenta a dove conservava gli oggetti, soprattutto quelli acuminati e pericolosi.

Bulma rimise al suolo il figlio sospirando stancamente.

Trunks osservò la mamma dal basso, sul suo volto si dipinse una notevole punta di contrarietà crucciando lo sguardo.

La donna tornò ad osservare il bimbo, in un lampo si accorse di quanto, quell’espressione infastidita, somigliasse terribilmente a quella del padre.

Socchiuse gli occhi mentre, il volto del marito, si disegnò nitida nella sua mente… le mancava.

Quando volse nuovamente lo sguardo verso il figlio si accorse che il piccolo uragano si era già dissolto.

Trunks, infatti, si era già arrampicato su una sedia della cucina, rovesciando una tazza di caffè sul foglio che la madre stava scrivendo.

*

Era da qualche minuto ormai che fissava il soffitto esteso sopra la sua testa.

Sdraiato sulla sua branda, all’ultimo piano del singolare letto a castello, si perse nei suoi pensieri.

Nemmeno il rumore proveniente dall’esterno della cella, nel corridoio in metallo, bastò a distoglierlo dalle sue meditazioni.

“Posta” annunciò il guardiano colpendo le sbarre per richiamare l’attenzione dei carcerati.

Fu Radish il primo ad avvicinarsi.

Il capellone scese dalla cuccia centrale e si avvicinò alla grata, “Chi è il fortunato?” mormorò con una punta di sarcasmo appoggiando il capo sulle barre.

Il guardiano di turno lesse il nome del ricevente sulla busta, tornò a guardare l’interno della cella, “Vegeta, è per te” annunciò ignorando l’altro prigioniero che farfugliò qualcosa d’infastidito.

Vegeta distolse lo sguardo dal soffitto, “Non m’interessa” brontolò scostandosi su un lato dando le spalle a tutti gli altri.

“Non vuoi nemmeno sapere di chi è?” intervenne il pelato cercando di sbirciare l’espressione dell’altro dal centro della stanza.

La risposta di Vegeta fu un lapidario “No”, suscitando lo sgomento generale.

Nappa si voltò a guardare l’amico dai lunghi capelli neri, Radish, a sua volta, alzò le spalle posando lo sguardo sul fattorino che aveva già introdotto la missiva all’interno delle sbarre.

“Che faccio?” domandò quest’ultimo, restando immobile, indeciso sul da farsi.

“Sei nuovo vero?” domandò l’omone al centro della cella, il guardiano annuì, e Nappa tornò a guardare l’amico in una specie di ordine silenzioso.

Radish comprese l’ordine ed allungò la mano afferrando la lettera dalle mani del secondino, “Fa sempre così” spiegò in un bisbiglio leggendo il nome del mittente.

L’inesperto portalettere sbatté gli occhi perplesso, osservò uno dopo l’altro i tre uomini che decisero di ignorare la sua presenza, pertanto non gli restò altro da far che passare alla cella successiva.

“Oh, è di nuovo quella donna” informò Radish guardando la schiena del compagno, “Non mi riguarda” s’impuntò questi senza spostarsi di un millimetro.

Nappa e Radish si guardarono a vicenda alzando simultaneamente le spalle, il capellone si limitò ad adagiare il messaggio sul piccolo tavolino, prima di tornare agli affari propri.

*

Each night within his prison cell,
he looks out through the bars.
He reads the letters that she wrote.
One day he'll know the taste of freedom.

*

Era buio da qualche ora ormai e, Vegeta, rimase a fissare l’esterno della sua prigione.

C’era poco da guardare in realtà, le stelle brillavano limpide in cielo, oltre quelle null’altro.

Solo prati e colline a perdita d’occhio, lontano dalla città e dalla gente.

Erano reclusi, anche solo guardare dalla finestra li faceva sentire tali.

Gli mancava, un po’, guardare oltre i vetri della sua stanza, osservare le fronde dell’albero che ricopriva parte della sua visuale.

Poteva osservare le strade conscio di poterle percorrere in qualunque momento grazie a quel diritto comunemente chiamato libertà.

Buffo come si fosse ormai quasi dimenticato di essa.

Sbuffò, infastidito dai suoi stessi pensieri scostando lo sguardo sul tavolino alle sue spalle.

Impiegò un solo attimo prima di accorgersi di quella busta bianca adagiata sull’asse di legno.

Il suo sguardo si mosse verso le brande, per accertarsi, inconsciamente, che i suoi compagni di cella fossero profondamente assopiti.

Nuovamente ricominciò ad osservare quella busta, con un guizzo della mano l’afferrò con decisione.

Ci vollero alcuni secondi prima di decidersi ad aprirla, restò a fissare il nome di lei scritto in maniera chiara ed ordinata.

Dentro di sé rise, lo divertiva sempre notare come l’esterno della busta si presentava in maniera impeccabile, ma al suo interno era un’insieme di scarabocchi e parole difficili da interpretare.

Qualche volta aveva addirittura incrociato qualche schizzo a bordo pagina.

Proprio come lei, perennemente disordinata e distratta, che regolarmente si riprometteva di mettere tutto in ordine, ma che, altrettanto regolarmente, non faceva mai.

Così come le lettere che gli mandava, più o meno costantemente, continuamente concluse con frasi del tipo: P.S. scura tesoro, volevo riscrivertela, ma non ne ho avuto il tempo, spero si capisca ugualmente.

Terribilmente da lei.

E come volevasi dimostrare anche quella lettera presentava dei chiari segni di riconoscimento.

Un’enorme chiazza di caffè estesa su tutta la seconda pagina con la nota: questa è opera di Trunks, sottolineando il fatto che, per una volta, la distratta non era stata lei.

*

La missiva si rivelò una lettera come le altre.

Nulla di nuovo dunque, i soliti aggiornamenti sulla vita oltre le colline che vedeva dalla sua finestra.

Di come Trunks abbia imparato a camminare e correre, anche troppo veloce a detta della madre.

Di come andava il suo lavoro, e per informarlo di qualche novità sulla casa.

Addirittura delle note sulla vita di Kakaroth, giusto per renderlo partecipe di ciò che accadeva anche al suo unico amico.

Righe scritte a tratti allegri altri malinconici e, benché lei cercasse di nasconderlo, la chiara punta di nostalgia era limpidamente intuibile dalle sue parole.

La conosceva fin troppo bene per non avvertire i suoi stati d’animo.

Infine una piccola foto.

Un’immagine che ritraeva lei e il piccolo Trunks in riva la mare, con tanto di nota, sul retro, di dove, come, quando e perché era stata scattata.

Vegeta rigirò più volte quell’immagine, ogni volta lo faceva con un certo timore, come se voltando l’immagine si sarebbe trovato ad affrontare l’ennesima minaccia.

Quello era diventato un riflesso incondizionato.

“Mmm… così è lei quella che ti scrive ogni tanto” mugugnò d’improvviso una voce alle sue spalle.

Vegeta strinse la foto, riducendola ad una pallina di carta, si voltò incrociando lo sguardo con un sonnolento Nappa, fulminandolo appena i suoi occhi neri, e profondi, si posarono sull’energumeno.

“Ehi ehi, calmati non ti arrabbiare” si predispose subito l’omone mettendo, letteralmente, le mani avanti.

Il piccoletto tornò a guardare oltre le sbarre, facendo tirare un sospiro di sollievo all’altro, “Lei è… tua moglie, giusto?” domandò Nappa avviandosi verso l’angolo adibito a bagno, passando il più lontano possibile dal suo interlocutore.

Vegeta non rispose, sbirciò la fotografia ancora accartocciata nella sua mano, “Sì” rispose infine in un sibilo sussurrato.

Nappa lo guardò per alcuni secondi, “Sei fortunato… è una bella donna” constatò, inappropriato, pentendosi un istante dopo, sentendosi penetrare, alle spalle, dagli occhi di fuoco dell’altro.

“Ehm… volevo dire… sei fortunato che ci sia qualcuno fuori da qui” cercò di rimediare goffamente sventolando le mani bagnate dall’acqua con la quale si era appena sciacquato.

Vegeta sembrò calmare il suo istinto omicida, chinò il capo ed osservò la lettera che ancora stringeva tra le dita.

“Chi lo sa” concluse enigmatico stracciando i pezzi di carta e la fotografia, disperdendo poi i tanti coriandoli fuori dalla finestra.

*

CONTINUA…

*

*

Dragonball93: no, la storia non è finita, come puoi vedere. Riguardo alla frase del testo che citi tu io l’ho interpretata già alcuni capitoli fa, quindi non c’era “pericolo”

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bulma_92: eccolo il seguito ^^, spero ti sia piaciuto. Grazie come sempre

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haruhi96: l’istinto gli diceva di tornare a casa, ma lui non l’ha fatto per orgoglio, se si fosse comportato diversamente avrebbe avuto un alibi

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bulma9: spero che l’attesa non sia stata troppa. Come vedi la storia sta prendendo una piega ancora diversa e, spero, possa piacerti anche così

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Feleset90: Goku e Bulma sono all’oscuro di tutto come vedi. Spero che il seguito ti sia piaciuto ^^

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lilac: segnatelo sul calendario, sto per rispondere alla tua domanda XD. Semplicemente per Freezer, Vegeta, era una pedina sacrificabile, ciò che gli sarebbe successo non lo riguardava. Per il resto, grazie come sempre ^^

*

bulma90: tranquilla, perdonata per la mancata recensione ^^. Grazie per i complimenti e spero ti sia piaciuto anche questo capitolo

  
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