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Autore: Jules_Black    02/09/2013    1 recensioni
La Seconda Guerra Magica termina con la sconfitta di Lord Voldemort, per quanto pettegolezzi insistenti vogliano che abbia deciso di divenire un ectoplasma per tormentare - o quantomeno sfidare a duello - il buon vecchio Potter, ormai Salvatore del Mondo Magico per eccellenza.
Accanto alla figura di Potter, affiancato da una inesauribile Ginevra Weasley, spiccano l'intelligenza da zucchina di Ron e i problemi di Hermione, tutta presa dall'incredibile compito di far superare al suo migliore amico e al suo ragazzo i M.A.G.O., nonché di tentare di tenere a freno i bollenti spiriti nel castello in virtù della sua nuova spilla da Caposcuola.
La questione sembra complicarsi quando, proprio durante l'ultima battaglia, un segreto millenario viene svelato; e quando l'affascinante Lucius Malfoy, con un gesto di grande bontà, riabilita il nome di tutta la famiglia Malfoy. Eppure, potrebbe non essere Draco l'ultimo erede della Casata dei Black.
Come ci ricorda Blaise Zabini, dietro alla convinzione di possedere la saggezza universale, quest'ultimo anno sarà tutto all'insegna dei conti con il passato.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Endless summer.
Summer has come and passed, the innocent can never last; wake me up when September ends. Like my father’s come to pass, seven years has gone so fast; wake me up when September ends.
[Wake me up when September ends, Green Day]
 
2 Agosto 1998, Diagon Alley
 
Hermione Granger entrò da Madama McClan con un’espressione truce dipinta sul volto di solito serafico. Aveva passato le ultime due settimane e mezzo a cercare di convincere il Salvatore del Mondo Magico e il suo fido compare, il Re Scudiero Ron Weasley, a frequentare – grazie alla gentile concessione del Preside Severus Piton – l’ultimo anno di scuola, avendolo saltato per cause che potevano tutte ricondursi alla millenaria lotta del bene contro il male. In verità, complici della risposta affermativa dei due, erano state le lettere inviate dalla vicepreside Minerva McGranitt contenenti rispettivamente una spilla da Caposcuola per il giovane e baldanzoso Weasley e una spilla da Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro per l’Eroe di questa generazione. Anche lei aveva ricevuto una spilla da Caposcuola e aveva tentato di ignorare i commenti sarcastici di George, il quale aveva rilevato come due Caposcuola fidanzati non avrebbero di certo passato le notti a fare ronde noiose e inconcludenti su e giù per il castello. Ron era arrossito sulle orecchie e lei aveva borbottato qualche parola di rimprovero al fratello del suo ormai ragazzo, senza contare che l’intimità con Ron, nell’affollata Tana, era pari a zero così come pari a zero erano i loro progressi su quel fronte. Vagamente irritata da quei pensieri, si addentrò nel labirinto di scaffali alla ricerca dell’elegante e tarchiata Madama McClan, chiedendosi durante quale fuga rocambolesca avesse perso la sua vecchia divisa, custodita gelosamente nella borsetta di perline.
– La prego, faccia piano. Non sono un puntaspilli! – sibilò una voce strascicata che Hermione Granger conosceva bene. Evidentemente la giornata non era esattamente delle migliori, in quanto, svoltato l’angolo dell’ultimo scaffale, si trovò davanti a un irato Draco Malfoy che, bloccato da una miriade di spilli, aveva avuto la sua stessa brillante idea: ricomprare la divisa scolastica. Segno oltretutto del fatto che il giovane rampollo di Casa Malfoy (ora divenuta una famiglia rispettabilissima) – Lucius era diventato una specie di eroe per aver deliberatamente dato a Harry Potter il tempo di uccidere il Signore Oscuro – aveva deciso di frequentare anche lui l’ultimo anno, per ottenere i tanto attesi M.A.G.O.
– Lei è un’incompetente! Potrebbe evitare di infilarmi questi spilli ovunque? – sbottò il ragazzo, osservando con un certo disgusto la strega che armeggiava con la stoffa della camicia.
– Buongiorno – salutò Hermione, rivelando finalmente la sua presenza. Due reazioni opposte seguirono il suo saluto: Draco Malfoy alzò sarcasticamente gli occhi al cielo e non la degnò di una risposta, mentre la strega squittì di gioia, prendendola per un braccio e facendola accomodare sul piedistallo accanto a quello di Malfoy.
– Salvatrice del Mondo Magico – la salutò, beffardo, Malfoy, inchinando appena il capo. Hermione alzò un sopracciglio.
– Buongiorno a te, figlio del nuovo Eroe Redento – sibilò la ragazza, con un sorriso quasi perfido a incresparle il volto.
– Noto con piacere che la notorietà ti sta dando alla testa – rispose Draco, arrotolandosi le maniche della camicia, evidentemente accaldato. Lo sguardo di Hermione saettò rapido verso il suo avambraccio sinistro, conscia del fatto che, con la morte del Signore Oscuro, anche il segno tangibile della suo potere doveva aver finalmente cessato di esistere; infatti notò che la pelle di Malfoy era candida e bianca, come se non fosse mai stata incisa da incantesimo alcuno.
– Sì, Granger. Il Marchio è sparito. Vuoi che mi stacchi il braccio sinistro così che tu possa analizzarlo con calma? – domandò il ragazzo, porgendole il braccio in questione con un sorriso soddisfatto. Hermione si allontanò di qualche centimetro, udendo i gemiti affranti di Madama McClan.
– Non preoccuparti, non mordo, non puzzo e non ho nessuna malattia mortale che si diffonda per contatto o per etere – sbuffò Malfoy, ritraendo il braccio e osservando con una certa stizza la strega che stava tentando di prendere le misure per la piega dei pantaloni, strega le cui mani tremavano impercettibilmente in quanto costretta ad ascoltare la candida ammissione del signorino Malfoy di essere stato un Mangiamorte.
– Vedo che la rinnovata posizione di tuo padre ha sortito gli effetti desiderati; sei tronfio quanto un tacchino mascherato da pavone – sibilò in risposta la Grifondoro, alzando la testa boriosamente, in una sorta di maldestra imitazione del Serpeverde. Uno scampanellare allegro annunciò che un nuovo cliente era entrato nel negozio.
– Stai facendo arrossire di imbarazzo i pavoni albini di Villa Malfoy, strega – ringhiò Draco, gli occhi chiari pericolosamente socchiusi.
– Siete uno spettacolino davvero interessante, voi due – commentò una voce nuova, nascosta dietro gli scaffali straripanti di stoffe. Elinor Black fece la sua comparsa nel negozio, causando una sorta di attacco apoplettico a Madama McClan, non abituata a veder vagare tutte quelle celebrità nel suo negozio in un colpo solo.
– Elinor, che sorpresa! – esclamò Hermione, sinceramente felice di rivedere, dopo quasi due mesi, la ragazza.
– Sua Maestà – la salutò, irriverente, Draco Malfoy, sondandola con i suoi occhi chiari. Elinor sorrise a entrambi, prima di accomodarsi, con le gambe tornite accavallate, su una delle poltroncine del negozio.
– Vi prego, risparmiamoci i convenevoli – sibilò la strega, rivolgendosi in particolar modo a Draco Malfoy. Un incredibile rossore sembrò tingere le guance della giovane Elinor, tanto che, per mascherarlo, si sventolò come se si fosse trovata nel deserto a mezzogiorno.
– Fa piuttosto caldo, vero? – domandò la ragazza, rivolta a nessuno in particolare, pregando che quella recita mal imbastita che stava facendo non tradisse le sue vere emozioni. Dannato Malfoy. Lo stesso dannato Malfoy che ora stava guardando con occhi accesi da scintillante curiosità malsana Hermione Granger, tutta intenta a giocherellare con un filo sporgente della stoffa.
– Dissimuli, Granger? – la richiamò, facendole alzare la testa di scatto. Lei, per tutta risposta, gli riservò un’occhiata agghiacciante.
– Il fastidio che provo nei tuoi confronti proprio non riesco a dissimularlo, no – rispose la strega, in maniera piuttosto aggressiva e pure vagamente divertita.
– Tempo perso – sussurrò Elinor Black, senza tuttavia essere sentita da nessuno. Si alzò, lanciando un’occhiata quasi triste ai due che stavano continuando a battibeccare. L’unica a essersi accorta di lei fu Madama McClan.
– Signora… Vostra Altezza, ehm… Signorina Black! Non starà andando via, spero! – la richiamò, evidentemente timorosa del fatto che Elinor potesse uscire di lì senza salutarla.
– Madama, non si preoccupi, ripasserò dopo! Lei è impegnata con quei due e io ho altre commissioni da svolgere. Ha la mia parola che tra un’ora sarò di ritorno – declamò la giovane, con insolita reverenza e bizzarra formalità. Madama McClan sembrò deliziata dalle sue parole. Qualche minuto e molti insulti dopo, Hermione spostò il proprio sguardo sulla poltroncina ormai vuota.
– Dov’è andata Elinor? – domandò a Malfoy, che alzò le spalle in risposta – Dannato Malfoy, insultarti mi fa sempre perdere la cognizione della realtà!
***
Harry Potter camminava gioviale per le vie di Diagon Alley, salutando allegramente maghi e streghe che gli rivolgevano sorrisi e occhiate benevole in continuazione. Ron, al suo fianco, guardava con estremo astio un gruppo di ragazzine che potevano si e non avere dodici anni, le quali avevano deciso di inseguirlo da quando aveva messo piede a Diagon Alley. Alla testa del gruppo di fan, c’era una ragazzina magra e piuttosto slanciata, con corti capelli castani e una sciarpa di Corvonero arrotolata intorno al collo nonostante il caldo asfissiante di quella strana estate londinese. La ragazzina rivolse ai due maghi un cenno di saluto e poi la sua attenzione si focalizzò tutta su Ron, al quale stava lanciando sguardi ammiccanti e infuocati, intervallati da un gesto piuttosto equivoco: il passarsi lentamente la lingua sulle labbra.
– Non le facevano santarelline quelle di Corvonero? – sbottò Ron, voltando le spalle allo spettacolo indegno e proseguendo con passo deciso lungo la strada principale, incurante delle occhiate che le ragazzine ancora gli rivolgevano, perforandogli la schiena.
– Questo accadeva secoli orsono – rispose Harry, troppo occupato a stringere con forza il lungo pacchetto che teneva tra le mani; il sospiro estatico che seguì la poco convincente affermazione del Salvatore del Mondo Magico fu segno del fatto che la sua attenzione si era di nuovo spostata sull’oggetto che aveva tra le mani: nemmeno fosse stata l’ultimo Dono della Morte, Harry Potter, in quel momento, avrebbe giurato di poter rischiare la vita per la Firebolt Turbo che stringeva tra le mani.
– Tra l’altro, hanno sostituito la vernice adamantina della versione precedente con una vernice aurea e l’Incantesimo Frenante è stato potenziato – continuò Harry, che da circa un quarto d’ora a quella parte stava elencando morbosamente tutte le caratteriste strutturali del suo nuovo manico di scopa.
– Dici che la adotteranno durante il prossimo campionato? – domandò, piuttosto agitato, Ron, come se da quella domanda potesse originarsi il destino del mondo. Harry fece spallucce, per poi tornare a esibirsi in uno sospiro estatico.
– Già immagino come sarà volare e sfiorare le chiome degli alberi della Foresta Proibita – declamò, in estasi; la sua affermazione fu seguita dal sospiro trascendente di Ron.
 – Amico, chiaro che me la farai provare, no? – domandò Ron, anche se il suo tono fermo sembrava nascondere una velata minaccia.
– Certo – si affrettò a rispondere Harry, sorridendo genuinamente davanti all’espressione di puro giubilo che si dipinse sul volto di Ron.
– Consideriamo questo prestito come la controparte per aver amato Ginny, mia sorella – ridacchiò Ron, tenendo in particolar modo a sottolineare il fatto che la Ginny in questione fosse sua sorella.
– Qualcuno mi sta nominando invano?
La ragazza chiamata in causa, che era appena uscita dalla farmacia con le braccia cariche di pacchetti, si fermò davanti ai due, un cipiglio adirato perfettamente scolpito sul suo volto.
– Ron pretendeva soltanto il pagamento della nostra passata relazione – spiegò Harry, imbarazzato, togliendo dalle braccia di Ginny qualche pacchetto.
– Un giro sulla sua nuova Firebolt Turbo – ci tenne a specificare Ron, piuttosto altezzoso. Ginevra gli riservò un’occhiata gelida.
– Dov’è Hermione? – domandò poi la ragazza, guardandosi intorno.
– Aveva bisogno di una divisa nuova – rispose Ron, indicandole il negozio di Madama McClan, dal quale, proprio in quel momento, stava uscendo con un’espressione del tutto soddisfatta, Draco Malfoy. Ron divenne paonazzo e si irrigidì, ma il rampollo di Casa Malfoy, che evidentemente non aveva notato la loro presenza, non si voltò dalla loro parte e proseguì con passo spedito verso la Gringott. Qualche secondo dopo, assolutamente compiaciuta, uscì dalla stessa porta anche Hermione. Ron si sbracciò nella sua direzione.
– Non serve che tu sia così teatrale – sibilò la ragazza, tra i denti, avvicinandosi – So riconoscere il mio ragazzo quando lo vedo.
Ron, forse lievemente ferito dal commento sarcastico della ragazza, assunse un’aria del tutto offesa.
– Cosa ci facevi con Malfoy? – sbraitò, qualche secondo dopo, accennando alla chioma bionda che stava scomparendo tra la folla assiepata per la strada principale.
– Se tu avessi un minimo di cervello, che sospetto tu non abbia, capiresti che evidentemente anche Malfoy aveva bisogno di una divisa nuova – ringhiò Hermione, freddandolo di nuovo con lo sguardo.
– E perché era con te? – insistette Ron, gonfiando il petto, quasi a voler dimostrare la sua immensa virilità. Hermione, per nulla intimorita, alzò un sopracciglio.
– Si chiamano coincidenze, Ronald – spiegò, assumendo un’aria piuttosto seccata – E oggi, una sciocca coincidenza ha voluto che io e Malfoy ci trovassimo nello stesso posto per lo stesso motivo.
Ron arrossì vistosamente e poi sbuffò, incrociando le braccia al petto.
– Non farci caso, Hermione – sibilò Ginny, lanciando un’occhiata malevola al fratello – Semplicemente il suo cervello ancora non ha ben capito chi sia la sua ragazza, se tu o la nuova scopa di Harry.
Ron, se possibile, divenne ancora più rosso. Harry tentò di tacitare il battibecco con futili proteste, ma Ron ormai sembrava profondamente offeso ed Hermione terribilmente adirata.
– Salve!
Furono la voce gioviale e provvidenziale saluto di Dean Thomas a interrompere il battibecco. Al suo fianco, una stralunata Luna Lovegood, sorrise ai quattro ragazzi.
– Abbiamo interrotto qualcosa? – mormorò la Corvonero, lasciando vagare il suo sguardo trasognato sui volti dei quattro ragazzi.
– Stavamo, ehm, discutendo di Quidditch – mormorò Ron, nel disperato tentativo di salvare la propria reputazione. Luna alzò educatamente un sopracciglio.
– La nuova Firebolt Turbo di Harry, no? Harry, mostrala a Dean – proseguì, scarlatto, Ron; Harry, con freddezza quasi micidiale, porse il pacchetto semiaperto a Dean Thomas, il quale sobbalzò.
– Cavolo, Harry! Gran bell’acquisto! – esclamò, dando una pacca amichevole sulla spalla del Salvatore del Mondo Magico. Ginny, al suo fiancò, forse rendendosi conto dell’attaccamento ossessivo di tutti i suoi fidanzati per il Quidditch, sospirò rumorosamente.
– Sono fatti così – esalò Luna, comprensiva, riservando uno sguardo accorato a Dean.
– Anche Dean ha deciso di tornare per il settimo anno? – domandò educatamente Hermione alla ragazza, la quale annuì.
– Credo proprio – decretò Luna – che quest’ultimo anno sarà molto interessante. Sembra che quasi tutti gli studenti abbiano deciso di tornare.
– Beh, considerato che abbiamo passato l’ultimo anno in balia dei Mangiamorte di Faccia–da–serpente, era il minimo – commentò Ginny, avendo particolare cura di far seguire al nomignolo del Signore Oscuro un adeguato improperio.
– Quantomeno non dovremmo aspettarci “casuali” apparizioni di Riddle alla fine dell’anno – ridacchiò sarcasticamente Hermione, la quale aveva preso la buona abitudine di evitare di conferire al Signore Oscuro un appellativo troppo nobile come “Lord” Voldemort.
– Siamo sicure che abbia rinunciato al suo fantasma? Non sarebbe carino vederlo spuntare in Sala Grande durante il banchetto di inizio anno – mormorò Luna, quasi divertita da quella ipotesi. Hermione scoppiò in una risatina nervosa.
– A venire a mettere il naso nei nostri festeggiamenti? – domandò la Caposcuola Grifondoro, cercando disperatamente di non scoppiare a ridere.
– Se davvero ha deciso di fare l’ectoplasma, – proruppe Ginny, con una luce malevola negli occhi – lo pregherò di infilarsi nel letto di Ron.
Il diretto interessato si voltò verso il gruppo delle ragazze, avendo evidentemente fiutato il pericolo.
– Cosa succede qui? – esordì, con uno sguardo indagatore.
– Progettano la tua dipartita – rispose candidamente Luna Lovegood, con un sorriso innocuo a incresparle il viso. Ron gelò entrambe le Grifondoro con lo sguardo prima di rivolgersi nuovamente a Dean Thomas.
– Beh, amico, io ho ancora qualche acquisto da fare! Ci si rivede a Settembre, allora – esclamò, gioviale, all’indirizzo del compagno. Dean strinse in maniera molto cameratesca la mano a lui e ad Harry, prima di volgersi verso Luna.
– Andiamo? – le mormorò dolcemente, prendendola sottobraccio. Lei annuì.
– Allora ciao! – salutò la Corvonero, con un sorriso indefinibile stampato sul volto. Un coro allegro di “ciao” rispose al suo saluto. Si allontanò, saldamente ancorata al braccio di Dean, lungo la strada principale.
– Stanno… Insieme? – domandò Ron, quando i due si furono sufficientemente allontanati.
– Escono soltanto insieme – rispose Ginny, intrecciando la mano a quella di Harry – Noi andiamo un attimo in farmacia! Ho dimenticato il sangue di drago!
Ron e Hermione annuirono brevemente, prima di rivolgere nuovamente il loro sguardo a Dean e Luna che camminavano ormai in lontananza.
– Che poi – sospirò Ron – non c’è proprio differenza tra lo stare insieme e l’uscire insieme…
Hermione gli scoccò l’ennesima occhiata di ghiaccio puro.
– Oh, Ronald – sibilò – sei proprio una zucchina.
***
Elinor Black vagava, incerta, per Diagon Alley. Aveva esaurito tutte le commissioni che aveva da fare – divisa nuova da escludersi – e aveva persino speso la bellezza di centoquattordici galeoni per un vestito di seta verde da “Telami e Tarlatane”. Non sapeva nemmeno in quale occasione indossarlo, ma di sicuro prima o poi avrebbero organizzato un qualche festeggiamento per la fine della Seconda Guerra Magica. Al massimo lo avrebbe indossato il giorno della sua incoronazione.
Quel pensiero le incurvò le labbra in un sorriso appena accennato, mentre rivolgeva educati cenni di saluto a chiunque abbassasse rispettosamente il capo al suo passaggio – il che equivaleva praticamente a fare continuamente cenni di saluto. Con una certa stizza, anche per togliersi dalla trafficata strada principale, decise di infilarsi in una viuzza laterale, là dove sapeva che avrebbe trovato una gioielleria piuttosto di moda tra le famiglie Purosangue. Quel vestito necessitava assolutamente di un accessorio complementare.
Vagamente rinfrancata dal proposito, svoltò a destra e percorse qualche metro, prima di notare l’insegna luccicante di “Gold&Strass” ed entrare, con il fermo proposito di alleggerire il sostanzioso patrimonio familiare. Infatti, nemmeno dieci minuti dopo, un pacchetto non molto voluminoso si era unito alla fila di acquisti che la seguiva, magicamente lievitanti dietro di lei. Una lussuosa fascia da braccio a forma di serpente e tempestata di smeraldi e diamanti era rinchiusa nel pacchetto non molto voluminoso, protetta da un Incantesimo Anti–Scippo.
– Acquisti sostanziosi, eh?
Una familiare voce strascicata la costrinse ad alzare gli occhi. Draco Malfoy, del tutto a suo agio, era appoggiato alla parete di pietra viva della strada. Elinor tentò di contrastare il groppo che aveva in gola e si costrinse a evitare di arrossire e a controllare le proprie emozioni.
– Ci conosciamo? – domandò, tagliente, alzando lo sguardo per incontrare gli occhi chiari del ragazzo.
– Vagamente – rispose lui, incrociando le braccia all’altezza del petto. Elinor gli sorrise, malevola.
– Molto bene, allora. Elinor, piacere – e la ragazza gli tese una mano bianca e fredda, quella con cui non impugnava saldamente la bacchetta. Draco la prese e la strinse lievemente.
– Pensavo mi avresti rifilato la manfrina del “Sua Maestà, Elinor Vega Prewett Black” – mormorò, mollando la mano della ragazza dopo quel breve contatto. Lei ridacchiò, piuttosto ironica.
– Quella la riservo solo ai cretini che amano i nomi altisonanti – sbuffò lei, allentando la presa sulla bacchetta.
– Devo dedurre che non mi ritieni un cretino – rispose lui, con un vago senso di compiacimento. Lei alzò un sopracciglio.
– Sostanzialmente no. Ritengo più cretine le tue frequentazioni – sbottò la ragazza, passandosi una mano tra i capelli.
– Se ti riferisci alla Parkinson, sappi che non le ho mai imposto di battersi a duello con te – sbuffò Malfoy, improvvisamente annoiato. Elinor si sentì punta nel vivo.
– E nemmeno l’hai fermata. Il che è inquietante, considerando che avrei potuto farle del male sul serio – sbottò la ragazza, tuttavia estremamente compiaciuta per le sue abilità da duellante.
– In realtà godevo terribilmente a vederla appesa a testa in giù – rivelò Malfoy, cercando a stento di trattenere una risata divertita. Elinor gli sorrise di rimando.
– Non sei il solo. In ogni caso, a cosa devo questo improvviso interesse per la mia persona?
Malfoy la studiò per qualche secondo prima di sospirare.
– Passavo di qui per caso e ti ho vista uscire dal negozio tutta compiaciuta. E dato che, a quanto pare, quest’anno scolastico sarà tutto particolare, ho deciso di iniziare a fare la conoscenza dei miei futuri compagni – spiegò il ragazzo, con un’alzata di spalle. Elinor lo squadrò, insospettita.
– Tu hai bisogno del mio aiuto – decretò, alla fine, come se stesse emettendo una sentenza definitiva. Malfoy si illuminò.
– Sei perspicace – sancì, rivolgendole un’occhiata luminosa. Elinor scrollò le spalle, indifferente.
– Cosa ti serve? – domandò, secca. Malfoy aprì la bocca dalle labbra pallide per rispondere, ma un urlo improvviso interruppe la loro conversazione. A quell’urlo seguirono altri strilli spaventati e poi il terribile risuonare delle formule delle Maledizioni senza Perdono.
– Cosa succede adesso? – domandò Elinor, sinceramente preoccupata. Draco Malfoy scosse il capo, ancora più pallido del solito. La ragazza, con un gesto secco della bacchetta, spedì i suoi acquisti in un angolo della strada, per poi gettarvi sopra un Incantesimo di Disillusione piuttosto efficace. Con passo deciso si incamminò verso la strada principale, la bacchetta puntata dinnanzi a sé. Draco Malfoy la seguì con la bacchetta sguainata, evidentemente teso.
***
Nell'esatto istante in cui Harry Potter sentì una voce che scandiva un "Crucio" piuttosto irato, iniziò a correre verso la Gringott, seguito da Hermione, Ron e Ginny. Il vociare divenne sempre più confuso e ronzante a mano a mano che si avvicinavano al punto dove lampi di luce verde e lampi di luce rossa si alternavano. I fantasmi del passato iniziarono a prendere il sopravvento nella testa del Salvatore del Mondo Magico, il quale, sebbene rinfrancato dal fatto che la cicatrice non facesse male, non poteva evitare di non tremare.
– Ehi, ma sono dei Mangiamorte! – lo strillo acuto di Ron sembrò riportare il Salvatore del Mondo Magico alla realtà. Con uno scatto agile, Harry aumentò l'andatura della propria corsa, fino a ritrovarsi nel mezzo della piazzetta di Diagon Alley, là dove maghi e streghe più anziani si Smaterializzavano in tutta fretta e dove i più giovani tentavano di tener testa a tre uomini interamente vestiti di nero, i quali lanciavano Anatemi a destra e sinistra. Non erano molti in verità coloro che tentavano di difendersi: i più preferivano correre al riparo, lontano dall'eco cupa delle maledizioni.
– Harry, attento! – l'urlo perforante di Hermione si sovrappose alla formula di un potente Sortilegio Scudo, il quale si frappose tra Harry e un lampo di luce verde che sicuramente lo avrebbe colpito. Ginny era stata evidentemente più rapida e agile del Mangiamorte, tanto che, dopo aver salvato Harry, lo prese per un polso, portandolo fuori dalla linea di tiro.
– Grazie, Ginny – sospirò Harry, tentando di riprendere fiato e contemporaneamente di riprendersi dallo spavento. Hermione, con grande abilità, a soli due metri di distanza, tentava di far fronte agli incantesimi scagliati dai tre Mangiamorte.
Stupeficium! – gridò di nuovo la giovane Grifondoro, ma il lampo di luce rossa che scaturì dalla sua bacchetta si infranse sul lastricato di Diagon Alley, a soli pochi centimetri dal Mangiamorte. Ron, al suo fianco, tentò di nuovo di ripetere il medesimo incantesimo, ma anche quello non arrivò a colpire il bersaglio. Harry, nel mentre, si divincolò dalla presa ferrea di Ginny per raggiungere i due amici.
– Harry, cosa fai? Sei pazzo? – strillò la ragazza, tentando di riportarlo al sicuro. Harry non diede segno di aver sentito le proteste di Ginevra Weasley, tanto che si portò direttamente tra Ron e Hermione, pronto a fronteggiare l'attacco successivo.
Sectumsempra! – urlò il Bambino Sopravvissuto, ma anche il suo incantesimo venne schivato abilmente da uno dei tre uomini mascherati.
– Non sapevo fossero rimasti dei Mangiamorte a piede libero – ammise Ron, mentre, con una rapidità sorprendente, schivava uno Schiantesimo. Hermione, al suo fianco, ringhiò sommessamente.
Stupeficium! – gridò di nuovo la ragazza, tornando subito in posizione di difesa. Nemmeno quello Schiantesimo sembrò sortire alcun effetto. Harry si guardò rapidamente intorno. Ben poche persone erano rimaste lungo la via, soltanto qualche ragazzino curioso che si nascondeva per evitare di essere colpito.
– Diavolo, non si arrendono mai! – mormorò una voce quasi estranea. Elinor comparve nel campo visivo dei fratelli Weasley, di Harry e Hermione, con la bacchetta puntata verso i tre uomini incappucciati. Una fiamma dorata scaturì dalla punta della sua bacchetta, ma l'incantesimo venne parato abilmente dal Mangiamorte centrale. Con uno scatto repentino, pur dando l'idea di goffaggine, Elinor lanciò un altro Schiantesimo, parato con un Sortilegio Scudo piuttosto efficace.
– Abbassati, Elinor! – le gridò Hermione, in quanto uno dei tre Mangiamorte aveva puntato la bacchetta contro di lei e aveva sillabato un evidente "Avada Kedavra". Elinor gli sfuggì per un soffio, tanto che sentì i capelli mossi dall'ondata di energia che la sfiorò. Con uno sguardo truce, si rimise in piedi, fronteggiando insieme ai quattro quei tre reietti. Ginny spedì una Fattura Orcovolante contro i tre, ma venne deviata abilmente. In un attimo di confusione accadde l'impensabile: tre Anatemi differenti partirono dalle bacchette dei Mangiamorte. Elinor si difese scartando di lato, Harry invece si gettò a terra, per rialzarsi un secondo dopo. Il terzo era diretto contro Hermione: la ragazza, che con lo sguardo si era preoccupata di seguire le mosse di Harry, si ritrovò a doversi difendere con un secondo di ritardo. Ron e Elinor alzarono in contemporanea la bacchetta, ma qualcuno li anticipò.
Protego!
Un Sortilegio Scudo potentissimo si dilatò tra Hermione e il lampo di luce verde, quando questo stava ormai per infrangersi sulla ragazza. Hermione, proprio per la forza inaudita dell'incantesimo, venne sbalzata indietro, atterrando sulla pavimentazione in malo modo. Draco Malfoy si portò davanti a lei, la bacchetta sguainata e uno sguardo indecifrabile a increspargli il grigio degli occhi: osservava con furia i tre Mangiamorte, la mano sinistra che tremava appena. Hermione si rialzò, incurante del sangue che le scorreva lungo la gamba, là dove, cadendo, si era evidentemente escoriata.
– Malfoy! – lo chiamò Potter, evidentemente stupido per quell'apparizione mistica e visibilmente frastornato per il fatto che Malfoy avesse appena salvato la vita a Hermione.
– Non mi pare sia il momento di dedicarsi ai convenevoli – sbottò il ragazzo, senza distogliere lo sguardo da tre che ora lo fissavano.
–Traditore!
Una voce imbestialita dal trio dei Mangiamorte richiamò Malfoy, il quale, con un sorriso beffardo, piegò appena il capo.
– Salute a te,  Goyle – lo sbeffeggiò, senza mollare nemmeno per un secondo la presa ferrea sulla bacchetta. Hermione si era sistemata tra lui e Harry e ora osservava con aria indagatrice quello scambio di battute.
– Siamo qui per uccidere Potter – ringhiò in risposta l'altro, facendo cenno ai compagni di assumere una posizione di attacco. Harry puntò pericolosamente la bacchetta contro di loro.
– Per quanto il proposito mi alletti, devo tuttavia dissentire, fenomeni da baraccone! Stupeficium!
Lo Schiantesimo di Malfoy colpì in pieno petto Goyle Senior, il quale cadde al suolo e batté violentemente la testa. Un furore cieco si impossessò di Elinor, la quale, fatto un passo avanti, puntò la bacchetta contro il Mangiamorte alla sua destra.
Crucio! – sibilò; la Maledizione Cruciatus colpì il Mangiamorte, il quale venne scagliato in aria in preda alle più atroci sofferenze. Elinor non accennava né ad abbassare la bacchetta né a diminuire l'intensità dell'incantesimo. Con gli occhi fissi sull’uomo, lo osservava contorcersi, dilaniato, e urlare.
– Elinor, ora basta! – le intimò Harry, mentre quelle grida sorde riempivano il silenzio surreale in cui Diagon Alley era sprofondata. Elinor si riscosse e lasciò cadere il braccio, ponendo così fine alla tortura estrema. Un secondo dopo, una squadra di Auror scelti invase il campo, accompagnata dal suono secco delle Materializzazioni. L'ultimo Mangiamorte rimasto in piedi crollò a terra, le ginocchia che quasi si sprezzarono contro il selciato di Diagon Alley.
– State bene?
Un mago dai modi bruschi si avvicinò per accertarsi delle loro condizioni di salute, per poi inchinarsi con rispetto dopo aver riconosciuto i cinque ragazzi. Porse loro delle salviette imbevute di pozioni lenitive per ripulirsi dalla polvere e dal sangue. Hermione osservò con una certa curiosità la ferita che si era aperta sul suo ginocchio, per poi posarvi sopra la punta della bacchetta e mormorare per tre volte la formula di un incantesimo: il taglio, qualche minuto dopo, era quasi perfettamente rimarginato.
– Ce la siamo vista brutta – sospirò Elinor, portando le ginocchia al petto e stringendole tra le braccia. Aveva un'aria strana, vagamente intimorita. Emise un flebile suono, a metà tra un sospiro e un singhiozzò, e seppellì la testa tra le gambe. Harry le sorrise, per poi posarle una mano sul capo.
– Non volevo rimproverarti prima – le mormorò, appena udibile; Elinor alzò il capo di scattò e due paia di occhi verdi si scontrarono.
– Se non mi avessi fermato, lo avrei ucciso – rivelò, con tono distaccato, osservando la compassione farsi spazio negli occhi di Harry.
– Per questo ti ho fermato – rispose lui; le diede un ultimo buffetto sul capo per poi allontanarsi, alla ricerca di Ginny, la quale aveva osservato la scena con un sorriso divertito. Harry le si avvicinò, piuttosto soddisfatto.
– Le hai risparmiato futuri incubi – mormorò, all'indirizzo del Salvatore del Mondo Magico, il quale fece spallucce e le passò un braccio intorno alle spalle.
– Perciò l'ho fatto – rispose, prima di stringerla un po' di più contro il suo petto – Malfoy, mio malgrado, ha fatto un buon lavoro – continuò, accennando al ragazzo biondo che, a pochi metri da loro, osservava gli Auror muoversi compatti per il trasporto dei tre ad Azkaban. Hermione gli si avvicinò timidamente, schiarendosi la voce.
– Malfoy? – lo chiamò, quasi temesse di distoglierlo dalla sua opera di contemplazione delle operazioni degli Auror. Il ragazzo si voltò, con lentezza esasperante.
– Sì, Sanguesporco? – sibilò, beffardo, incurante del lampo di tristezza che attraversò per un secondo gli occhi di Hermione.
– Mi hai salvato la vita, grazie – sbuffò lei, anche se ogni singola parola pronunciata sembrava più uno sputo all'indirizzo del biondo Serpeverde, il quale, ora, la guardava ghignando.
– Era l'occasione giusta per proseguire l'opera iniziata da mio padre. Il prossimo passo sarà ottenere una cicatrice. C'è qualche forma di tendenza che tu sappia, a parte la saetta ovviamente? – domandò, ironico, incatenando il proprio sguardo a quello di Hermione.
– Quella del mio pugno – ringhiò Ron Weasley, che aveva assistito al battibecco con un certo disappunto. Malfoy ridacchiò di gusto.
– Quando finalmente ti darai una pulita a quelle manacce da straccione, ne riparleremo – sbottò Draco, prima di voltarsi e iniziare a camminare, allontanandosi dai due in tutta fretta.
***
– Ronald, chiediglielo e basta! – sibilò, inviperita, Hermione, dando una gomitata possente al suo ragazzo. Quello sobbalzò e un po’ di gelato al mirtillo zuccherino di Florian Fortebraccio gli cadde sulla maglietta dei Cannoni di Chudley.
– Hermione, vuoi che ti senta? – sbottò il ragazzo, lanciandole un’occhiata malevola. La ragazza fece spallucce e si rivolse a Elinor, la quale fissava la sua coppa di gelato al limone in maniera piuttosto contemplativa.
– Elinor, – esordì la Grifondoro, sorridendo – Ron deve assolutamente parlarti.
Ron divenne rosso per l’imbarazzo e borbottò qualche parola indistinta. Elinor non diede nemmeno segno di aver sentito che qualcuno l’avesse chiamata.
– Elinor? – riprovò Hermione, toccandole delicatamente un braccio. Quella sobbalzò e si guardò intorno, stranita.
– Sì, ehm, mi sono persa qualcosa? – domandò, passandosi una mano tra i capelli.
– Ron voleva chiederti una cosa – spiegò Hermione, con doverosa lentezza. Elinor sbatté educatamente le palpebre, perplessa.
– Elinor, – esordì Ron, con una vocina flebile – ti andrebbe di passare qualche giorno a casa mia con noi?
La ragazza alzò gli occhi verdi, stranamente fredde e lontani, su di lui. Ron si morse il labbro inferiore, attendendo il verdetto.
– Uhm, va bene – decise infine Elinor, le labbra incurvate in un sorriso sincero. Ron parve sciogliersi sulla sedia per l’emozione.
– Perfetto! – esclamò il ragazzo, battendo un pugno sul tavolinetto e facendo sobbalzare le varie coppe che vi erano posate.
– Quando verrai? – domandò Ginny, portandosi alla bocca un cucchiaio pieno di gelato al cioccolato. Elinor fece spallucce.
– Ho promesso a mia madre di raggiungerla a Parigi tra un paio di giorni – rifletté Elinor – e conto di rimanere con lei almeno fino al venti, giusto per non sentire le sue lamentele.
– Quindi, – proseguì Ginny, facendo mentalmente un rapido calcolo – potresti venire dal venti fino al giorno della partenza per Hogwarts.
Elinor annuì, con gli occhi che sembravano splendere di felicità.
– Sicuri che non disturbo? – domandò, apprensiva, rivolgendosi in particolare a Ron.
– Alla fine sarai tu a voler scappare, quando la signora Weasley ti metterà all’ingrasso – ridacchiò Harry, tentando di stemperare la tensione.
– All’ingrasso? – domandò, incerta, la ragazza.
– Diciamo che la signora Weasley tende ad abbondare con le porzioni – spiegò Hermione, ridendo sotto i baffi.
– Mamma ha uno strano difetto della vista – proseguì Ginny, mimando con le dita una figura sottile. Elinor la guardò con occhi sgranati.
– S-siete cannibali? – sussurrò, ritraendosi con la sedia. Harry scoppiò a ridere.
– Elinor, non devi preoccuparti – le spiegò gentilmente Hermione, posandole una mano sul braccio – Stiamo solo cercando di farti capire che alla Tana si mangia più del dovuto. Ingrasserai.
Elinor fece spallucce e poi posò una mano sullo stomaco.
– Chilo più, chilo meno – mormorò, assorta – In ogni caso, attenti a voi. Potrei essere io, la cannibale.
   
 
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