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Autore: _nottedimezzaestate_    02/09/2013    1 recensioni
Come sono nate le canzoni più belle di Ed Sheeran?
Capitolo 1: "Oggi fa troppo freddo fuori perchè gli angeli possano volare."
Capitolo 2: "Sei come il caffè freddo alla mattina, tu."
Capitolo 3: "E tu sei caduta come una foglia autunnale."
Capitolo 4: "Dovrei, dovrei?"
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Un ringraziamento a Felurian. Questa fanfiction è (sebbene inconsciamente) ispirata alla sua.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Sheeran, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cold Coffee
 



Sentii una mano morbida passare tra i miei capelli e subito dopo qualcuno soffiarmi dolcemente sulla guancia.
Sorrisi.
“Smettila di svegliarmi così. Finirò per sposarti, Gabri” Dissi, strofinandomi gli occhi.
Mi sfiorò le labbra con le sue.
“Come stai?” Domandò, con la sua voce da fata.
Mugugnai.
“Io te l’avevo detto di fermarti al terzo whisky. Ma non mi ascolti mai. Ora soffri, cane.” Scherzò, sdraiandosi nuovamente vicino a me.
Guardai fuori. Il sole era ormai alto nel cielo, e le persone camminavano allegre per strada. La mia sveglia segnava le undici.
Vivevo con Gabrielle da ormai due anni. Sempre sognato una ragazza come lei. Dolce, intelligente, gentile e un po’ acida.
Un po’.
La osservai mentre chiudeva la finestra. Non era magra, quello no. Ma era comunque bellissima con le sue cosce, con il suo viso tondo e con le sue insicurezze.
Aveva i capelli erano color mogano, d’estate si schiarivano talmente da sembrare biondi. Corti, erano. Mossi. Gli occhi non avevano un colore preciso. Al chiuso e quando era di cattivo umore erano marrone chiaro, nocciola. Ma al sole ti inondavano di verde scuro. La pelle era chiara e cosparsa di lentiggini. Dappertutto. Anche sui gomiti, sulle mani e anche su… Beh, non importa.
Avevo pensato già più volte a chiederle di sposarmi. Ma ogni volta che mi balenava nella mente quell’idea folle mi tornava alla mente un dialogo di quattro anni prima.
“Pensa se un giorno ci sposeremo. Come farò a sopportarti?” Dissi, con una punta di sarcasmo. Lei storse il naso.
“Non mi voglio sposare. Nulla, ma proprio nulla, è per sempre.”
“Resta con me per sempre. O potresti farlo almeno per ora.”
 
Non so tutt’oggi perché quel dialogo mi è rimasto in testa. Non me lo sono mai dimenticato, e per questo, ogni volta che mi imponevo di farle la Proposta, venivo assalito dalla paura che rifiutasse.
Avevo anche l’anello. Quando ho detto a mia madre che avevamo deciso di andare a vivere insieme, lei aveva sorriso e si era alzata. Zoppicava un po’.
Era vecchia.
Era tornata cinque minuti dopo, con in mano una scatolina di velluto blu e una ragnatela in testa.
“Ecco. E fanne buon uso.” Mi aveva detto, porgendomela con gentilezza.
Un anello. Un anello veramente molto bello. Un piccolo diamante, null’altro. Nulla di pretenzioso. Ma era appartenuto a mia madre,quindi andava più che bene. In fin dei conti conta il pensiero, no?

“Ed” Gabrielle mi fece riscuotere. “Hai mai pensato a dei figli? Insomma, non vorresti… Non so, avere una famiglia? Intendo una famiglia seria, con marmocchi e tutto. Come fanno gli inglesi che si rispettino” Sembrava impaurita. Indecisa sul dire qualcosa o no. Il mio sguardo virò senza indugio verso il cassetto in cui tenevo l’anello, accuratamente nascosto nel doppio fondo.
“Non lo so, onestamente. Tu vorresti dei figli?” Non cedere Ed. Non cedere.
Lei annuì. Senza pensarci.
Sorrisi. Era un sorriso da fine del discorso. Lei lo capì e non osò continuare.
In realtà il discorso non finiva lì. Dammi il tempo di preparami. Solo quello.
“Vado a farmi il caffè” Dissi, alzandomi.
Lei colse la scusa per sottrarsi dall’imbarazzo della situazione. “Lascia fare a me. In fin dei conti la donna sono io.”
Aprii furiosamente il cassetto del comodino, alzai il fondo e afferrai l’anellino. Lo contemplai un attimo. Più lo guardavo e più mi piaceva. Così semplice. Non ci si aspettava troppo da esso. Eppure racchiudeva in se una storia bellissima.
Lo infilai con cura nel buco della scatola e richiusi il cassetto. Avrei dovuto aspettare? Non volevo farlo.
Gabrielle tornò cinque minuti con due tazze bianche colme di caffè fumante in mano.
Le feci cenno di posarle. Lei obbedì e mi guardò perplessa.
Mi alzai. La situazione era assurda: lei in slip e reggiseno e io in boxer. Ma non mi importava.
Non mi inginocchiai, troppo film romantico americano di serie C.
Semplicemente le mostrai la scatolina aperta, che parlava da se, credo.
Rimase a bocca aperta per non so quanto tempo.
“Ti dispiace dare segni di vita? Inizia a farmi male il braccio” Esordii.
Lei scoppiò a ridere. O forse a piangere. O forse scoppiò e basta.
Mi strappò la scatola dalle mani e la buttò sul letto, poi mi baciò, allacciandomi le braccia dietro al collo. Io la strinsi.
Le sue lacrime venivano a contatto con la mia pelle, era come condividere la felicità. Ad un certo punto, o forse subito, o forse mai, iniziai a piangere anche io.
Dopo almeno cinque minuti mi staccai da lei, guardandola negli occhi. In quel momento erano verde, di un verde bellissimo e splendente.
Mi sedetti sul letto e presi il caffè.
Il caffè era freddo.
“Sei come il caffè freddo alla mattina, tu.”
 
She’s like cold coffee in the morning

 

Macciao! 
Rieccomi, ho voluto aspettare oggi per pubblicare perchè ho deciso che aggiornerò tutti i lunedì eheh ♥
Comunque LO SO, questa è abbastanza scontata. Prometto che mi farò con Autumn Levaes, che sarà la prossima. O con quella dopo che sto ancora scrivendo lol
Cavolo ma con il nuovo editor non ci capisco più nulla... Dove sono i colori? AH eccoli HAHAH
Sono più impedita di mia nonna, io lol
Bene, vi lascio, spero che nonostante la banalità vi sia piaciuta ahha (preferisco The A Team. L'ho detto)
Ali ♥

Mio tumblr. (CE L'HO FATTA! Grazie Dani ahah)

 
  
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