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Autore: Pervinca95    05/09/2013    10 recensioni
Avete presente "La guerra dei mondi" di Steven Spielberg? Ecco, immaginate qualcosa di vagamente simile in cui i protagonisti, però, sono due ragazzi del liceo e il cui unico sentimento capace di accomunarli è l'odio reciproco: David Trent e Sarah Anderson.
Il primo è il tipico bello e dannato, arrogante fino al punto giusto e indisponente oltre i limiti dell'immaginazione.
La seconda è una ragazza come tante, determinata e testarda, che non ha intenzione di farsi mettere i piedi in testa da nessuno; al contempo, però, è anche sensibile e dolce, un'inguaribile romantica.
*REVISIONE E CORREZIONE IN CORSO- POSSIBILI AGGIUNTE*
**********************************************
Dal capitolo tredici:
Con la mano libera mi afferra il polso e lo stringe.- Sarei comunque in grado di fermarti in tempo, quindi la tua minaccia non mi sfiora nemmeno di striscio-
Sollevo un sopracciglio scettica.- Non è vero, non ce la faresti- replico convinta.
- Vuoi scommettere?-
- Ci sto-
- Ok, allora, se io vinco...- Fa una pausa e guarda il soffitto in fase meditativa, dopo poco riporta lo sguardo su di me, ma una strana luce illumina i suoi occhi.- Se io vinco tu dovrai spogliarti-
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
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L'ennesima potenza dell'odio













Stamattina c'è una strana atmosfera. Il cielo è strano, l'aria è strana e le nuvole sono strane.
Ma probabilmente è solo una mia impressione, chiamiamolo sesto senso.

Scendo le scale e corro in cucina, come al solito vuota.
I miei genitori, essendo medici, devono far fronte a continui turni, perciò il più delle volte non si trovano in casa e rimango sola o con mio fratello più grande.
Diciamo più sola dal momento che il signorino ne approfitta quasi sempre.

Apro il frigorifero e prendo una bottiglia di latte. 
Ne verso un po' in una tazza e mi siedo sullo sgabello al bancone da cucina.
Bevo lentamente, a sorsi, e di tanto in tanto lancio occhiate all'orologio a muro.
Come al solito sono perfettamente in orario.
In quattro anni di liceo non sono mai arrivata in ritardo, anzi, piuttosto in anticipo. Diciamo che sto tenendo una sorta di record personale con la speranza di ricevere un premio un giorno.

Metto la tazza nel lavello e, come ogni mattina, sento gli urli della mia vicina. 
Alzo gli occhi al cielo e sospiro.
Tutte le mattine è la stessa storia, devo costantemente sorbirmi gli urli di quella povera donna a causa di suo figlio che non vuole alzarsi per andare a scuola. In un certo senso so più i fatti della mia vicina che di casa mia.

Un giorno, non appena raggiungerò la maggiore età, credo che li denuncerò per disturbo della mia quiete, e magari gli farò pagare anche un risarcimento... sì, magari sui dettagli devo ancora lavorarci.

Vivo in un contesto di villette a schiera, ognuna con il suo giardino e la sua recinzione, ma ho come l'impressione che le pareti siano di cartongesso. Non è nemmeno necessario attaccare l'orecchio al muro per origliare, si può stare comodamente seduti su una poltrona a sorseggiare un buon tè.

Apro il mobiletto delle medice. Sì, perché mia madre ha voluto creare un mobiletto apposito per le medicine, tanto che credo ce ne siano più lì dentro che in un'intera farmacia. Ne estraggo la confezione delle mie pasticche per tenere sotto controllo gli attacchi di panico di cui soffro.

Sono stata seguita da psicologi e psichiatri, ma la situazione non è mai cambiata, anzi, con gli anni è solo peggiorata.

Non so di preciso da quando ne soffro. Una volta lo chiesi a mia madre e mi rispose semplicemente che un giorno, mentre eravamo allo zoo, me ne prese uno. Consolante. 

Da un po' di anni prendo queste pasticche prescrittemi dal dottore.
Qualche volte funzionano, ma nei casi più estremi, quando sono colpita dagli attacchi di panico più forti ed intensi, be', nemmeno queste fanno troppo.

Da piccola nei casi più disperati facevo degli esercizi-giochetti con mio fratello; tuttora li facciamo, ma molto più di rado.
Ricordo che una volta, alle elementari, non riuscivo a mettere piede in classe. Ero completamente immobilizzata.
Le maestre fecero di tutto pur di farmi ragionare, ma non capirono che la mia non era una ripicca, bensì un attacco di panico in piena regola; alla fine, disperate, chiamarono mio fratello.
Dopo dieci minuti ero a sedere in classe come tutti gli altri bambini.

Mio fratello è sempre stato l'unico in grado di calmarmi, ma talvolta non basta nemmeno il suo aiuto.
Quand'ero più piccola questi attacchi erano più lievi e meno frequenti, adesso invece sono molto più forti ed intensi. E devo far appello a tutte le mie forze per cercare di controllarmi.

Butto giù la pasticca e ripongo tutto dentro il mobiletto, un ultimo sguardo all'orologio e afferro la mia tracolla colma di libri per andare verso la fermata del pulmino che mi condurrà a scuola.

Cammino per i viali del mio quartiere sorridendo estasiata.
Il quartiere nel quale vivo, Riverdale, è il più ricco del Bronx, ma non ha niente a che vedere con quest'ultimo, da sempre famoso per la sua malavita. Anzi, da molti abitanti del Bronx Riverdale non viene nemmeno considerato parte della loro circoscrizione.
Quindi, nonostante questi sia situato a nord di Bronx, è ben lungi dall'immaginario di sporcizia e violenza tipiche di quel quartiere malfamato.
La zona è meravigliosa: ricca di grandiose ville in stile Georgiano e Tudor e di case lungo sinuosi viali alberati, arricchite da splendidi panorami sul fiume Hudson.

Adoro il mio quartiere, specialmente in primavera quando gli alberi sono in fiore e il loro profumo inonda di positività la mia giornata. Ma anche d'autunno, come adesso, quando i viali sono ricoperti da un leggero manto arancione dovuto alla caduta delle foglie.

Giungo alla fermata e comincio ad osservare una foglia appena caduta sulla punta di una mia scarpa. E la studio con una tale curiosità da non rendermi conto dell'arrivo del pulmino.

<< Sali? >> mi chiede l'autista, leggermente scocciato.

Alzo la testa di scatto e lo osservo. Ha la tipica espressione di un uomo costretto a trasportare un branco di urlanti e scalmanati ragazzi ad un orario quasi illegale, a giudicare dai suoi occhi spenti.
Annuisco e salgo, salutando mentalmente la fogliolina con la quale stavo giocando.
Percorro un piccolo tratto dell'angusto e sudicio corridoio in mezzo a studenti esagitati che producono schiamazzi simili a guaiti di animali. Fortunatamente vedo quasi subito Clarice farmi cenno di avvicinarmi, mentre con una mano toglie la sua borsa dal sedile accanto: nostra abitudine per tenerci il posto a vicenda.

Mi siedo e rilascio un sospiro.

<< Come stai, Sarah? >> mi chiede sorridendo ed appoggiando la sua borsa a terra, in mezzo ai piedi.

<< Meglio, grazie. Però ho ancora mal di testa, e di sicuro quella marmaglia laggiù in fondo non fa che peggiorarlo >> mi lamento, facendo un chiaro riferimento alla banda di animali che occupa gli ultimi posti del pulmino.

Per banda di animali intendo quei cavernicoli di cui purtroppo, ma proprio purtroppo, conosco anche i nomi.
E li conosco per dei semplici motivi. Innanzitutto perché alcuni di loro frequentano le mie stesse lezioni e poi, in secondo luogo, perché il loro capo scimmione è niente poppò di meno che David Trent: il più famoso, ambito, e a detta di molti anche bello, ragazzo della scuola.
Perciò se stai con il capo scimmione, di conseguenza, il tuo nome è conosciuto da tutti. Ma, soprattutto, è sulla bocca di tutti.
Ho un odio viscerale per quell'essere, se così può essere definito, nato all'incirca quattro anni fa. E quest'odio è a dir poco reciproco.
Non posso proprio sopportarlo, e lui non sopporta me. 
Mi dà fastidio anche solo sentire il suo nome, che per mia sfortuna lo si sente quasi sempre, specialmente quando viene urlato dalle cheerleaders, che non fanno altro che dispensare apprezzamenti, irripetibili a mio avviso, sul suo fisico statuario.
E loro lo conoscono bene dal momento che se le è fatte praticamente tutte. Che squallore. 

<< Non li sopporti proprio, eh? >> mi domanda la mia amica, ridendo sommessamente.

<< No, se potessi li impalerei tutti davanti alla scuola, ma ovviamente il posto d'onore lo lascerei a Trent >> affermo convinta, annuendo convulsamente con la testa per dare più enfasi alle mie parole.

Vedo Clarice guardarmi con gli occhi fuori dalle orbite, e non capisco il perché dal momento che ho sempre fatto battute simili sulla banda di animali.

<< Clar? >> la chiamo, passandole una mano davanti al viso, come per scantarla.

Ma lei non sta guardando me, bensì qualcuno alla mia destra...

<< Addirittura un posto d'onore? Per cosa? Sono curioso >> sento dire da una voce odiosa e ripugnante, capace di farmi ribollire il sangue nelle vene. << Intendevi forse fra le tue gambe? >> aggiunge divertito.

Dio solo sa quanto vorrei che l'autista frenasse improvvisamente e facesse volare via David Trent dal mio cospetto, magari facendolo spiaccicare a terra.
Ma queste cose probabilmente succedono solo a me.

Mi volto a guardarlo con riluttanza e mi stampo un finto sorriso sulla faccia. << Veramente avevo intenzione d'impalare te ed i tuoi amici fuori dalla scuola, come monito, capisci? >> Arriccio il naso e poi sgrano gli occhi. << Ma a te lascerei comunque il posto d'onore. >>

<< Quanto amore, Anderson >> commenta ironico, appoggiando una mano sulla testata del mio sedile e scompigliandosi i capelli con l'altra. 
Giurerei di aver sentito dei sospiri sognanti da un gruppetto di ragazze a pochi sedili di distanza da noi, ma ovviamente la cosa non mi stupisce. Trent ha ammiratrici ovunque, nascoste negli angoli più impensabili... come delle cimici. 

<< Talmente tanto che non riesco a contenerlo >> ribatto sarcastica, mantenendo il mio falso sorriso.

Fa un sorrisino di scherno ed abbassa la testa per avvicinarla alla mia. << Allora ti consiglio di scaricarlo in qualche modo. Brad sarebbe disponibile, a me farebbe troppo schifo. >> Rialza la testa e sorride divertito.

Bradly Thomson, altro componente della banda animali e da tre anni, dicono, cotto di me.
Non so se sia una presa in giro oppure una cosa seria, in ambedue i casi non m'interessa minimamente.

<< A me farebbe schifo con tutti e due, figurati >> rispondo, facendo una smorfia con la bocca, tanto per enfatizzare quanto la cosa mi farebbe effettivamente ribrezzo.

<< Ti credi tanto superiore agli altri? >> domanda, piuttosto innervosito dalla mia risposta.
Ebbene... qui qualcuno non sopporta essere disdegnato. Bene, attaccare, ora.

<< Be', rispetto a tutte le ragazze e a tutti i ragazzi che ti vanno dietro come cani... >> Faccio una teatrale pausa e, perché no, anche finta di pensarci. << Sí, credo proprio di sì >> concludo aprendomi in un largo sorriso, finalizzato a farlo innervosire ulteriormente.

A questo punto sulla sua bocca si pennella una smorfia schernente. << Tutta invidia la tua. >>

<< Non sai nemmeno che cosa significhi la parola invidia. Prima studiatene il significato e poi ne riparliamo >> ribatto in fretta, alterata dalle sue parole.
Odio quando la gente insinua falsità solo per darsi un tono; e lo odio soprattutto se a farlo è Trent.

E a quanto pare non sono l'unica ad essere piuttosto incavolata...

Le sue iridi castane si accendono ed il suo sguardo si fa affilato come la lama di un coltello. << Mi stai forse dando dell'ignorante? >> domanda indicandosi con un dito. 

Faccio spallucce ed una smorfia per nascondere il sorriso che si sta prepotentemente facendo largo sul mio viso. << Forse. >>

Sorride in un modo strano e riavvicina la testa. << Se tu non fossi una ragazza ti avrei fatto perdere la voglia di scherzare da parecchio tempo, ritieniti fortunata. >> 

<< È una minaccia? >> domando scettica, sollevando un sopracciglio.

<< Forse >> conclude ghignando, prima di allontanarsi e ritornare fra gli altri animali.

Stringo le mani a pugno ed irrigidisco la mascella. Non lo sopporto, non lo sopporto, non lo sopporto.
Se quello era un invito a fare a botte avrei accettato di buon grado, anche solo per tirargli un bel pugno fra i denti, almeno non avrebbe più la possibilità di fare quei suoi maledetti sorrisini di scherno.

<< Sarah, tutto ok? >> Ma potrei anche assestargli un bel calcio nel suo punto X, almeno non sarebbe in carreggiata per parecchio tempo, o magari per sempre...

<< Sarah stai bene? >> Mi volto a guardare Clarice, che mi sta osservando turbata, e le sorrido; forse di un sorriso un po' inquietante a giudicare dal suo sguardo preoccupato.

<< Benissimo, grazie >> rispondo raggiante appena prima di alzarmi per scendere alla fermata, davanti al Manhattan College.

<< Ok >> accondiscende incerta, osservandomi guardinga e scendendo dopo di me.

Sorrido e cominciamo a camminare verso l'entrata principale della nostra scuola, passando attraverso uno dei tanti vialetti circondati dall'enorme giardino.
Come al solito è pieno di studenti seduti sotto qualche albero a ripassare le lezioni o a scherzare con gli amici. Adoro quest'atmosfera, la trovo estremamente rilassante.
Peccato che qualcuno mini sempre la mia quiete con schiamazzi e urla poco fini.

Ma perché non posso avere un minimo di pace? Possibile che la banda di animali debba camminare proprio dietro di noi, anche se a qualche metro di distanza?
Non potevano prendere un altro vialetto? 
Nuove grida, stavolta stridule e civettuole, giungono alle mie sensibili orecchie.
Giusto, ci mancavano solo le cheerleaders a completare il quadretto già di per sé tragico.

Sospiro e mi sistemo la tracolla sulla spalla: tipico gesto di quando sono nervosa.

<< Ho parlato con Kevin Torn l'altro giorno >> confessa improvvisamente Clarice, lasciandomi sgomenta.

Kevin Torn?! No, non posso crederci. 
Torn: altro componente della banda animali, secondo migliore amico di Trent, nonché terzo partecipante attivo delle tre T.
Le tre T è il mio modo di chiamare David Trent, Bradly Thomson e Kevin Torn in riferimento al fatto che i loro cognomi comincino tutti con la lettera T, ma, ovviamente, come è giusto che sia, gli ho anche dato un'accezione diciamo... più simpatica, ovvero "The Three Troglodytes", e non c'è bisogno che spieghi perché trogloditi.
Sono un genio, un genio del male, ma pur sempre un genio.

<< Anche se è amico di Trent e fa parte delle tre T non è poi così male >> aggiunge, quasi a volersi giustificare, per poi abbassare la testa.

<< Ah >> è il mio unico commento, prima di portare lo sguardo sullo stemma del Manhattan College.

Non capisco l'atteggiamento di Torn. In fondo Clarice è una bella ragazza, ma lo è sempre stata, non è sbocciata negli ultimi giorni, perciò non riesco a capire questo interessamento improvviso da parte del troglodita numero due.
Se fosse stato un ragazzo come gli altri mi sarei fidata, ma parlando di un amico di Trent è impossibile farci affidamento.

<< So a cosa stai pensando, però abbiamo solo chiacchierato. E non mi sembrava che avesse doppi fini >> constata sempre a testa bassa e scalciando un sassolino.

Osservo le sue guance rosse per una manciata di secondi, finché non mi è inevitabile sorridere intenerita. << Ok, però stai attenta e se hai bisogno di parlarne io sono qui. >>

Alza la testa e mi sorride felice, poi mi abbraccia di slancio, trasmettendomi tutta la sua gratitudine, ed infine ci apprestiamo a salire gli scalini d'ingresso. 
Una volta giunte nell'affollato atrio ci salutiamo con un sorriso e ci dividiamo per raggiungere il nostro rispettivo armadietto.

Giungo davanti al mio ed inizio a girare i numeri sul mio lucchetto per inserire la giusta combinazione, ma c'è qualcosa che non va.
E questo qualcosa è un qualcuno, e questo qualcuno è David Trent, che mi sta fissando con un sorriso divertito stampato in faccia, mentre i suoi amichetti dietro di lui se la stanno ridendo bellamente.
Posso solo presumere che abbiano ordito qualche scherzo contro di me e che tale scherzo si trovi nel mio armadietto.

<< Sentiamo Trent, che ti sei inventato stavolta? >> domando scocciata, fulminandolo con lo sguardo.

Fa spallucce ed incrocia le braccia sul petto. << Non so di cosa tu stia parlando. >> afferma. E dietro di lui i suoi amici ridono ancora più sonoramente. 
L'opzione d'impalarli sta diventando sempre più allettante. 

<< Fai poco lo spiritoso, che cosa c'è dentro l'armadietto? Un sacco di farina, un rospo, dell'acqua? Muoviti, non ho tutta la giornata. >> Faccio un gesto stizzito con la mano e sistemo la tracolla sulla spalla.

<< Tu vaneggi >> taglia corto, sorridendo sfacciato.

<< Bene, allora se vaneggio perché non vieni tu ad aprirmelo? >> propongo sollevando un sopracciglio a mo' di sfida.

Scrolla le spalle con nonchalance. << Ok. >>

Si avvicina lentamente a me, attirando l'attenzione di molte ragazze con la sua camminata disinvolta e da menefreghista spezzacuori. << Qual'è il tuo codice? >> domanda, appena dopo essere giunto davanti al mio armadietto ed aver preso in una mano il mio lucchetto.

<< E secondo te sono tanto scema da dirtelo? Comunque siete ingegnosi, non so come abbiate fatto ad aprirlo per ordire la vostra imboscata >> mi complimento indignata, posizionando il palmo davanti al lucchetto per non fargli vedere la sequenza di numeri.

<< Questione di esperienza, comunque stavolta non abbiamo ordito nessuna "imboscata"... >> E mima davvero le virgolette. << Contro di te >> dichiara con uno sguardo divertito, indietreggiando e sollevando le mani per provare la sua innocenza.

Sollevo un sopracciglio e lo osservo ritornare fra i suoi amici. << Lo spero per te >> sibilo minacciosa, aprendo di scatto l'armadietto.
E ci avrei dovuto scommettere che mi sarebbe arrivata della farina in faccia e su tutti i vestiti. Maledetto Trent.

Sento ridere tutta la banda di animali, compreso capo scimmione ovviamente, e sbatto i piedi per terra dalla rabbia.

<< Trent! >> urlo in preda ad una furia omicida mai provata prima. Mi volto verso il troglodita con uno scatto meccanico, ma giustamente si è già dileguato nel nulla insieme alla sua marmaglia.

Con un colpo secco chiudo l'armadietto e comincio a camminare in stile "sterminator", perché solo quello posso essere ora come ora, per i corridoi, alla ricerca di Trent.
Vedo uno del primo anno guardarmi spaventato e lo fermo, parandomi di fronte a lui.

<< Hai visto Trent? >> domando tutt'altro che amichevole. Scuote la testa in senso di diniego e scappa via correndo impaurito.
Di certo non ho una bella faccia in questo momento, però poteva essere un attimino più loquace.

Perfetto, il signorino non si fa trovare? L'ha voluto lui.

Con il sorriso stampato in faccia mi dirigo verso la presidenza; sono proprio curiosa di vedere come se la caverà con la preside.
Per mia fortuna quella brava donna di una preside non è fatto transigente per quanto riguarda questi stupidi scherzi, perciò solitamente le sue punizioni vanno da un minimo di una settimana di sospensione o ad un mese. Geniale, a mio modesto parere.

Quando sto per abbassare la maniglia della presidenza mi sento afferrare per i capelli e strattonare all'indietro.

<< Cosa credi di fare? >> sento dire da un maledetto qualcuno alle mie spalle.
Mi volto ancora più livida in volto, se possibile, e mi ritrovo a fronteggiare per l'ennesima volta Trent.

Allontano la sua mano dai miei amati capelli color nocciola chiaro e lo fulmino con un'occhiata pregna d'odio. << Azzardati a tirarmi un'altra volta i capelli e taglio i tuoi. >>

Sorride divertito e mi afferra per un braccio, trascinandomi in un altro corridoio, desolato; sicuramente per paura che io possa entrare in presidenza.
Si ferma di scatto e si guarda intorno, poi apre una porta alle mie spalle e mi spinge dentro.
Accende una lucina sopra le nostre teste e chiude velocemente la porta.

<< Bene >> afferma con un tono di scherno. Punta i suoi innervositi occhi nei miei ed inclina leggermente la testa. << Che diavolo stavi per fare? >> 

Sollevo un sopracciglio sorpresa, credevo avesse capito cosa stavo per fare, a quanto pare è più ottuso del previsto. << Semplice, stavo andando a denunciarti dalla preside. >>

<< Ah davvero? >> chiede, facendo il finto tonto.

<< Sì, e lo avrei fatto se tu non mi avessi fermata. >> Incrocio le braccia al petto e gli lancio uno sguardo a mo' di sfida. 

<< Credi sia tanto cretino da rischiare di farmi sospendere da una sfigata in cerca di vendetta? >> domanda indicandosi con un dito e sorridendo derisorio.

Incrocio le braccia sul petto e lo guardo incolore. << Abbastanza, perché solo un cretino può fare scherzi simili. >> E m'indico la faccia sporca di farina, sia per fargli il verso che per dimostrare ciò che ho detto.

<< Chi ti dice che sia stato io? Potrebbe essere stato Kevin. >> Appoggia una spalla alla porta e mi osserva, in attesa di una risposta.

Un mio sopracciglio scatta istintivamente verso l'alto. << Si dà il caso che il capo scimmione sia tu e che gli altri seguino ciecamente ciò che dici, quindi anche se lo avesse fatto Torn o qualcun altro, la mente saresti comunque tu, sempre. Chiaro il ragionamento? >> domando scocciata.

<< Non fa una piega >> accondiscende con una smorfia, per poi aprirsi in un sorriso beffardo.

<< Bene, ora lasciami andare, sono già in ritardo a lezione >> dico sbrigativa, avvicinandomi alla porta e posando la mano sulla maniglia. Peccato che sia bloccata dalla sua spalla.

<< Credi davvero di uscire da qui? >> chiede sghignazzando in una maniera derisoria.

Sbarro gli occhi. << Non avrai mica intenzione di farmi rimanere qua tutto il giorno? >>

Scrolla le spalle ed il suo sorrisetto beffardo si allarga. << Perché no? Così la prossima volta ci penserai due volte prima di metterti contro di me. >>

<< Non puoi farlo >> affermo decisa, stringendo la mano sulla maniglia.

<< Tu credi? >> Solleva un sopracciglio e si stacca dalla porta. Avanza nella mia direzione con una lentezza snervante e si abbassa su di me, sghignazzando. << Lo sto già facendo >> sussurra al mio orecchio con un sorrisetto provocatorio. 

Colta da un'ondata di rabbia, alzo una mano per colpirlo in piena faccia, ma mi afferra per il polso appena prima dello schianto.
Cerco di liberarmi immediatamente dalla sua presa, ma stringe ancora di più le sue dita intorno al mio esile polso, facendomi male.

<< Non ho mai alzato un dito contro una ragazza, ma se continui a darmi sui nervi in questo modo credo che per te farò un'eccezione >> sibila crudelmente, senza l'ombra di un sorriso sul volto o di una vena ironica nel tono.

<< Provaci e la denuncia dalla preside ti sembrerà una stupidaggine in confronto a quello che ti farò passare >> minaccio guardandolo con lo stesso astio ed odio.

Un sorriso di scherno si pennella sulle sue labbra. << Intanto la preside non la vedrai nemmeno di striscio. >> Mi lascia il polso di scatto e fa un passo indietro, estraendo dalla tasca un mazzo di chiavi.

<< Le hai rubate >> quasi urlo, indicando il mazzo.

<< Sei molto intelligente >> commenta, a presa di giro.

Le fa roteare tra le dita e poi ritorna con lo sguardo su di me. << Buon divertimento >> augura compiaciuto, prima di uscire velocemente dallo sgabuzzino e chiudere la porta con un'infinità di mandate.

Sento l'ira ribollirmi nelle vene come lava incandescente e sbatto i piedi per terra. << Fammi uscire >> urlo picchiando un pugno tanto forte contro la porta da farla tremare.

<< Col cavolo, ci vediamo a fine giornata... >> Fa una pausa. << Forse >> E detto ciò scoppia a ridere divertito, prima di allontanarsi definitivamente.

Ringhio fra i denti e, frustrata, picchio un altro pugno contro la porta. 
Odio David Trent, qui lo dico e qui lo giuro.

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Angolo dell'autrice XD:

Per la prima volta in vita mia posso dire di essere puntuale come un orologio svizzero!
Ahahahahah XD
Segnate questo giorno sui calendari perché sicuramente avverrà qualcosa di catastrofico... Ahahahah, ok, scusate, la pazzia mixata ad un concentrato di euforia si è impossessata di me.

Passiamo al capitolo! Che ve ne pare di questo terribile ed arrogante Trent?
Io lo amo, ma sono di parte, del resto l'ho "partorito" io quindi il mio giudizio non conta.
Ho come l'impressione che lo odieranno in molte... Anche perché poi ne combinerà di peggiori...
E Sarah? Come vi sembra? Io la trovo uno zuccherino pepato, ahahahah.
È dolce, ma sa anche tirare fuori le unghie se serve a farsi valere col suo acerrimo nemico.
Insomma, un'accoppiata vincente! Ahahahah (oggi mi è presa con le risate, scusate ;))

Questo primo capitolo è servito soprattutto ad inquadrare la situazione, i protagonisti, l'ambiente, insomma, un po' tutto.
Ah, per quanto riguarda i quartieri che citato e la scuola che frequentano, mi sono informata, cioè, non li ho inventati.
Sono stata giorni a leggere articoli sul Bronx, Riverdale eccetera. Ormai quei posti non hanno più segreti per me ahahahahah!

Dal prossimo capitolo si parteeeee!! Si entrerà nel vivo della storia! Quindi preparate i bagagli già da ora, sarà un viaggio lungo e pericoloso ;)


Un bacione enorme e a presto!!!! GRAZIE MILLE!!! Vi adoro!!!!

REVISIONATO!
  
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