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Autore: Princess_Mars    05/09/2013    10 recensioni
Vivere un amore? Troppo complicato per la povera Usagi, che non ha fatto in tempo a vivere il sogno meraviglioso di essere innamorata del ragazzo più bello del mondo, che si ritrova a vivere un brutto incubo dove lui l'ha lasciata senza una ragione dicendole di non averla mai amata e allontanandola da lui.
Usai, è depressa, triste e si trova inoltre a dover combattere una nuova battaglia, nuovi nemici da affrontare e un principe misterioso che si innamora perdutamente del suo alter-ego, Sailor Moon.
In un primo momento resta meravigliata, ma alla fine si lascerà tradire dal suo bisogno di dolcezza e romanticismo, quelle stesse cose che Mamoru le aveva tolto. E' stata proprio la rottura con Mamoru a far si che il nemico prendesse il sopravvento su di lei e stavolta toccherà proprio a lui, nelle vesti di Endimion, salvare la Terra, il futuro, la donna che ama e nel contempo il loro destino.
Ciao a tutte, ben ritrovate!!! Sono tornata come promesso con il mio seguito di "Moonlight Desentsu": come avevo già accennato sarà una rivisitazione di Sailor moon: la luna splende.
Molte cose cambieranno, rispetto all'opera originale, spero di non deludervi. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demando/Diamond, Mamoru/Marzio, Un po' tutti, Usagi/Bunny | Coppie: Endymion/Serenity, Mamoru/Usagi
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda serie
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Prologo

La primavera aveva ceduto il passo alla bella stagione estiva, l’aria era ormai calda e in molti aspettavano la fine degli impegni lavorativi e accademici per concedersi le meritate e tanto sospirate vacanze.
Giorni di gioia e di spensieratezza, di svago, di nottate perse a guardare le stelle, l’estate presentava tutti i suoi programmi più belli da condividere con amici o con una persona speciale.
Sogni che Usagi aveva fatto fin quando un bel giorno l’amore della sua vita, il ragazzo che le aveva rubato il cuore, la persona che il destino le aveva fatto incontrare, aveva deciso, di punto in bianco di abbandonarla, cosi senza una ragione dicendole che si era sbagliato, che in realtà non l’amava affatto e non si era mai innamorato di lei.
Cose che spezzano il cuore di una giovane ragazza innamorata, che disperata si umiliava tutte le volte che lo incontrava per strada, implorandogli di non abbandonarla, di tornare da lei, che sarebbe cambiata, sarebbe stata alla sua altezza, ma lui non ne voleva sapere, non c’era più ragione di continuare la loro storia.
Lui “non l’amava”.
Quella stessa mattina, rifletteva come accadeva ormai ogni singolo giorno della sua vita, sugli avvenimenti degli ultimi tempi, l’arrivo di Chibiusa, il suo attaccamento a Mamoru, i nuovi misteriosi nemici che volevano a tutti i costi far del male a quella bambina.
Le sue riflessioni furono interrotte dal rimbombo del motore di una moto.
Irritata, alzò il capo per vedere chi fosse e lo riconobbe, ergo riconobbe la moto del suo Mamoru.
Ma dietro di lui, vide che c’era un’altra persona che stringeva con le braccia il suo torace.
Erano fermi al semaforo e Usagi si avvicinò correndo verso di loro e visibilmente in imbarazzo cominciò a biascicare, sperando che lui la rassicurasse dicendole che quelle ragazza, tra l’altro molto carina fosse soltanto una parente.
“Mamoru, chi è quella biondina?” chiese la ragazza in sella con lui, con voce molto sensuale.
“E’ soltanto una ragazzina!!!”
Poi il semaforo diventò verde e sfrecciò via lontano.
“E’ soltanto una ragazzina!”
Quelle parole risuonarono nella mente di Usagi, finchè non tornò a casa.
Saltò la cena e corse subito a letto, cercando di dormire, ma nella sua testa compariva sempre l’immagine di Mamoru con quella ragazza dai lunghi capelli rossi e gli occhi verdi.
Tra le lacrime era poi riuscita ad addormentarsi, per poi riaprire gli occhi dopo circa qualche ora.
Diede uno sguardo alla sveglia che segnava le 2.00 del mattino.
Sospirò e priva di sonno e con una fame da lupi si alzò e si diresse verso la cucina.
Aprì il frigo e prese tutto ciò che aveva davanti, tra cui la cena che aveva saltato quella stessa sera, più altri cibarie varie.
Presa da una fame nervosa iniziò a ingurgitare tutto ciò che vedeva, mentre calde lacrime rigavano il suo volto e
nella sua mente si ripeteva la scena di quel mattino.
Luna che la vide, dispiaciuto cercò di farle tornare il buonumore prendendola un po’ in giro, ma lei mesta rispose:
“Non mi importa se divento una cicciona, tanto il mio ragazzo si è trovato un’altra…”
A quelle parole, la piccola Chibiusa che era sopraggiunta in cucina destata dai rumori, si dispiacque e scappò di casa per andare da Mamoru a chiedere spiegazioni.
Non arrivò mai a casa sua, perché il nemico l’aveva trovata e l’aveva attaccata.
Usagi, allertata da Luna che aveva avvertito il pericolo non perse tempo e si trasformò, decisa a sfogare i suoi malesseri sul mostro di turno.
Ma questa volta, fu il nemico ad avere la meglio e la colpì facendola cadere in un sonno profondo che l’avrebbe presto portata alla morte.
Le guerriere Sailor disperate la posarono su una panchina, cercando in tutti i modi di farla risvegliare, ma non ci fu verso, anzi la situazione peggiorò, perché il mostro, era entrato nei sogni della loro amica e la stava distruggendo dall’interno, mentre Sailor Moon, sognava, anzi faceva incubi con Mamoru che si allontanava sempre di più da lei.



Correva sulla sua moto, più veloce che poteva, disperato dopo che Luna gli aveva detto che “lei” stava per morire e lui se ne stava infischiando.
Disperato stava correndo verso la sua principessa, che amava alla follia ma che aveva dovuto abbandonare perché tormentato ogni notte da un sogno, flagellato ogni giorno dalle visioni, immagini di lei per perdeva miseramente la vita il giorno del loro matrimonio.
Non poteva permettere questo, doveva abbandonarla, doveva dirle addio, lei avrebbe sofferto, ma sarebbe passata e avrebbe trovato poi un ragazzo che poteva renderla felice, anche se lui non avrebbe retto al colpo e avrebbe sofferto.
Soffriva, tanto, da morire, anche lui piangeva, amava quella ragazza, più della sua stessa vita, ma doveva proteggerla ad ogni costo, anche al caro costo di stare lontano da lei e non poter più baciare le sue labbra e accarezzare i suoi morbidi capelli d’oro.
Chiuse gli occhi disperato pensando a lei, a quanto l’amava, al fatto che doveva starle lontano, a tutte le volte che avrebbe voluto stringerla forte e dirle “ti amo” fino alla nausea, ma non poteva o lei sarebbe perita in modo tragico.
Arrivò finalmente da lei e la vide, attorniata dalle amiche che in lacrime cercavano invano di farla riprendere.
Corse da lei e le strinse la mano.
“Amore mio…” la chiamò
“Mamochan” la sentì pronunciare il suo nome, nel vezzeggiativo che aveva inventato per lui.
L’abbracciò, “ti prego perdonami” le sussurrò prima di posare le labbra sulle sue e baciarla dolcemente.
Un bacio magico, che la fece risvegliare e le salvò la vita.
Ripresa del tutto, grazie all’ausilio del suo potere sconfisse il mostro per voltarsi a ringraziare Mamoru che le aveva dato le spalle per nasconderle le lacrime che ormai gli avevano rigato il volto.
Non si girò nemmeno quando lei gli parlò dolcemente, con la vana speranza che lui cambiasse idea, dopotutto era corso da lei, l’aveva baciata, l’aveva chiamata “amore mio”.
Lui non volle sentir ragioni e fece per andarsene, mentre Usagi in ginocchio si disperava.
Inghiottì la saliva, si rialzò e gli disse:
“FERMATI!”
Quasi intimorito dal tono, questa volta duro della sua ragazza, Mamoru si fermò, senza voltarsi nemmeno questa volta.
“Potresti anche voltarti verso di me e guardarmi mentre ti parlo.”
Mamoru da dietro la mascherina cercò di asciugarsi il volto, poi si girò e la guardò, lei piangeva, tanto, tantissimo.
“Cosa vuoi ancora?” le chiese in modo truce e freddo.
“Io non capisco cosa sia accaduto,sembrava che tutto andasse per il meglio, ci amavamo, tu eri il ragazzo perfetto…”
“Ma è finita… mi sono solo illuso, sbagliato… non era nulla… mi dispiace” la interruppe
“Ho capito, ma adesso ti chiedo io una cosa, un ultimo favore… me lo devi.”
Mamoru cercò di dire qualcosa, ma lei non gli diede tempo di replicare.
“Non voglio altri baci, o abbracci, stai tranquillo… ti chiedo questo, perché se ancora ti è rimasto un po’ di affetto per me nel cuore, devi accontentarmi… è un’ultima cosa, poi ti dirò addio per sempre e girerò pagina.”
Mamoru trasalì, ma annuì: “ Cosa vuoi?”
“Cosa non voglio…” rispose lei sicura di se.
Mamoru non capì e la guardò.
Un amaro sorriso si dipinse sul volto della ragazza che continuò: “ Non devi più intervenire in battaglia!”
“Cosa???” stavolta furono le guerriere in coro a rispondere
“Non voglio più che intervenga ad aiutarci, sapremo cavarcela benissimo da sole. Non posso più sopportare di essere salvata da lui e poi trattata in quella maniera barbara, per questo da stasera ti impedisco di venire in mio aiuto. Ti assicurerò che non ne avrò più bisogno.”
“Ma Usagi… come puoi chiedermi una cosa del genere? Non posso esimermi dal…”
“Ssh… non voglio sentire proteste … potresti farlo per me? Cerca di capirmi… tra l’altro non saresti costretto a starmi vicino, dato che ti da tanto fastidio. Allora? Dopotutto siamo noi le guerriere Sailor, abbiamo dei poteri, tu no e non puoi rischiare la vita per me… e io ho bisogno di dimenticarti e non ci riuscirò se tu continuerai a venire a “salvarmi”
“Va bene, hai ragione… farò come hai detto!” disse freddo per poi girarsi, perché non riusciva più a trattenere le lacrime.
Lo stesso fece Usagi che si girò dalla parte opposta e andò via accompagnata dalle sue amiche che le strinsero forte per darle conforto.
Aveva fatto una scelta coraggiosa, si era dimostrata forte e lo aveva fatto da sola, da un lato si sentiva fiera di se stessa, ma dall’altro si sentiva vuota, triste e malinconica.
Aveva solo voglia di correre a letto e abbracciare il suo cuscino e sfogare il suo dolore nel pianto.

Il mattino dopo Usagi si risvegliò piuttosto stravolta.
Era tornata verso le 5 del mattino a casa e si era addormentata solo verso le 6.30.
L’orologio segnava le 10 del mattino, si portò seduta sul letto e con la testa fra le mani, continuò a pensare alla notte precedente e a quello che aveva detto a Mamoru.
Era l’unica cosa che poteva fare, altrimenti non lo avrebbe mai scordato, anche se dubitava che ci sarebbe riuscita lo stesso.
Era impossibile dimenticarlo, lo amava tanto e lo avrebbe amato fino alla fine dei suoi giorni, ma voleva evitare la lunga sofferenza nel vederlo vestito da Tuxedo kamen, in quelle stessi vesti con le quali correva in suo soccorso i primi tempi e l’aveva fatta innamorare follemente di lui.
Si guardò allo specchio e vide la sua immagine riflessa: di certo non era uno splendore, aveva le occhiaie e gli occhi rossi a causa del pianto incessante della notte.
Doveva reagire, doveva farlo per se stessa, era grande ormai, aveva quindici anni e aveva altre priorità davanti, ossia lo studio con cui doveva rimettersi in pari e la battaglia che stava combattendo.
i nemici si erano fatti sempre più insidiosi, non sapeva chi fossero, sapeva solo che volevano far del male a quella bambina che tanto le somigliava e che doveva proteggerla a tutti i costi, anche se la faceva infuriare.
Doveva pensare soltanto a quello e presto il cuore avrebbe trovato appagamento.
Sospirò e corse poi in bagno per una doccia rinfrescante.
Anche Mamoru aveva passato una brutta nottata;i soliti incubi lo avevano tormentato e in più a dargli un altro cruccio si era messo il fatto che Usagi gli aveva chiesto espressamente di non intervenire più in suo soccorso, perché non avrebbe sopportato il fatto di non poterlo stringere dopo ogni battaglia.
Non voleva rinunciare a lei, ma era costretto.
Forse era destino che non dovessero stare insieme; dopotutto in un’altra vita erano stati separati, anche quando si erano ritrovati c’era sempre stato un ostacolo tra loro e adesso gli incubi.
Per la testa gli era anche passata l’idea che fosse un piano nemico per separarli e renderli più deboli, ma avrebbero dovuto conoscere le loro vere identità e scartò il pensiero a priori.
Avrebbe dovuto voltare pagina e forse anche rinunciare a salvarle la vita quando ne aveva bisogno … quello non poteva farlo, avrebbe continuato a proteggerla di nascosto, avrebbe agito nell’ombra senza farsi vedere.
Se le fosse capitato qualcosa, non se lo sarebbe mai perdonato.

“Principe Demand”
“Supremo fantasma, cosa vuoi?”
“Credo che dovremmo fare un salto nel passato…”
“Cosa vuoi dire?”
“Vuoi conquistare la regina della città di cristallo?”
Sorrise beffardo e lo guardò: “Più di qualsiasi altra cosa al mondo”
“Ebbene recati nel passato, perché è li che vive colei che dopo la glaciazione regnerà sul mondo intero e adesso è il momento giusto per conquistarla.
“Cosa vuoi dire?”
“Fai come ti ho detto e capirai tutto.”
Rimasto solo Demand pensò al giorno in cui aveva distrutto Cristal city e all’ultima volta che aveva visto la sua regina, la donna di cui era follemente innamorato, ma che a sua volta era legata dal destino con un altro.
Adesso il suo consigliere gli aveva appena annunciato la possibilità di farla sua, andando nel passato e conquistarla.
“Perché proprio nel passato, cosa sta accadendo… è possibile affrontare e battere il destino e il suo immenso potere?”
Sorrise maligno: “Certo che si può, certo che posso! Sto arrivando dolce regina Serenity”


Eccomi qui!!! Sono tornata!!!
Come promesso, settembre è arrivato e io sono tornata con questo primo capitolo che spiega un po’ come sono andate le cose, basandomi quindi sugli avvenimenti della seconda serie: ovvero Mamo che lascia Usa.
La puntata descritta in grassetto è l’episodio “Incubi”, in cui Mamoru si fa vedere di proposito da Usagi in compagnia di un’altra ragazza che si rivelerà poi essere la sorella di Motoki.
L’episodio si conclude in maniera differente nell’opera originale, ed è qui che io ho iniziato ad applicare la modifica che avevo in mente, ebbene Usagi prende coraggio e cerca di dimenticare Mamoru e glielo dice anche in faccia… ma ci riuscirà???
Staremo a vedere… intanto cerchiamo anche di scoprire cosa farà Demand appena arriverà nel passato…
Un abbraccio a tutte voi, Valentina!!!
   
 
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