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Autore: Aryuna    12/03/2008    5 recensioni
Kagome e Inuyasha, odiati compagni di classe e di banco da tre lunghissimi anni. Kagome, stanca di venir presa di mira dal mezzodemone, organizza una vendetta con sua cugina Kikyo, ex-fidanzata del ragazzo. L'ho scritta assieme ad Emiko92. La storia, il progetto e l'ambientazione sono mie, gli sviluppi e i dialoghi li abbiamo scritti assieme! E' la mia prima fanfict, speriamo bene! (siate indulgenti, è pure abbastanza lunga)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La vendetta

Questo capitolo è molto lungo, per cui sono riuscita a postarlo solo ora, nel tardo pomeriggio! Spero vi piaccia, è stato difficile scriverlo (Ho passato tutta la mattina e il pomeriggio a farlo, dato che ho ancora la febbre ç.ç). Il titolo è in inglese, perché mi piaceva molto il modo in cui suonava XD

Ok, pazzie a parte, adesso buona lettura ^^

It was a lie




Ginnastica. Il giovedì, la loro classe faceva ginnastica con quella di Kikyo. Kagome voleva approfittarne per spiegargli la situazione, ma si accorse che la cugina mancava. Si ricordò solo allora che aveva detto che andava a trovare la nonna a Funabashi, quel giorno. In compenso, fu occupata a controllare che Koga e Inuyasha non si scannassero. In effetti, le sarebbe bastato un “A cuccia” per mettere pace tra i due, ma Inuyasha la aveva pregata di non farlo davanti agli altri (e di non farlo in generale).

Si sentì chiamare dal professor Byakuya, e andò con la sua batteria a fare la corsa ad ostacoli. Era più tranquilla rispetto al mattino, anche perché Inuyasha non sospettava nulla. Poteva anche evitare di rivelargli tutto, mettendosi d’accordo con Kikyo di non svelare la situazione.

<< TI AMMAZZO, BOTOLO! >> urlò Koga, attirando la sua attenzione. Stava saltando addosso ad Inuyasha. La ragazza fece per urlare di smetterla, quando il mondo si storse. O meglio, lei cadde. Infatti, per pensare a quei due, non saltò un ostacolo, nel quale quindi inciampò rovinosamente.

Si parò il volto con le braccia, e sentì l’impatto del ginocchio sinistro e del braccio desto sulla corsia.

Inuyasha, impegnato a schivare i colpi di Koga, sentì odore di sangue. Il sangue di Kagome. Schizzò in sua direzione, dove nel frattempo si erano riunite le compagne e il professore. Koga, inizialmente confuso, gli corse dietro non appena capì la situazione.

<< Kagome, tutto bene? >> chiese Eri preoccupata. Kagome si mise a sedere, sfilando le gambe dall’ostacolo caduto.

<< Ahi! Il ginocchio >> si lamentò piegando la gamba. Stava sanguinando. Anche il braccio era un po’ rosso, ma non era ferito.

Inuyasha si affacciò nella folla, e vide il taglio profondo sul ginocchio della ragazza. Byakuya si abbassò per controllare che non ci fosse nulla di rotto.

<< E’ meglio che tu vada a medicarti in infermeria >> propose lui, per poi voltarsi verso gli alunni.

<< Chi vuole portare Higurashi in infermeria? >> domandò, vedendo schizzare in aria la mano di Koga. Inuyasha, appena lo vide, schizzò fuori dalla massa.

<< La porto io >> si offrì, scatenando il ringhio infastidito del lupo.

<< Ma no! Professore, vado da sola, davvero! Io non… Inuyasha, mollami! >> sbraitò mentre lui la prendeva in braccio e la portava via.

<< Mi metti in imbarazzo! Cammino da sola >> si lamentò, ma in modo meno vistoso rispetto a prima. In compenso, arrossì.

<< Mandami a cuccia, se ci riesci >> la stuzzicò lui. Kagome si arrese. Non poteva mandarlo a cuccia se la portava, o sarebbe stata schiacciata. Per tutto il tragitto, lanciò qualche occhiata ai capelli di Inuyasha, ma soprattutto alle orecchie. In quella posizione avrebbe potuto prenderle facilmente.

Quando arrivarono in infermeria, si accorsero che era vuota.

<< Vado a chiamare l’infermiera >> propose chinandosi per adagiare Kagome sul letto. Lei ne approfittò per allungare la mano destra su una delle sue orecchie da cane. Inuyasha sobbalzò, afferrandole la mano con la sua destra, e perdendo l’equilibrio.

Caddero entrambi sul letto, e quando Kagome riaprì gli occhi, chiusi per lo spavento, se lo ritrovò sopra, con una gamba piegata sul letto e l’altra ancora a terra, la mano destra sulla sua, accanto al volto. Lei era distesa, il braccio destro che passava sulla spalla sinistra e la mano imprigionata da quella di Inuyasha. Arrossì, vedendolo a pochi centimetri da lei. Erano in quella posizione, da soli, in infermeria. Lo vide avvicinarsi, perduta nei suo occhi ambrati. Non sentiva più nemmeno il dolore al ginocchio. Le loro labbra stavano per sfiorarsi, quando…

<< C’è qualcuno? >> chiese una voce roca e gracchiante. Kagome spostò il braccio, riportandolo al suo posto, dando così una sonora botta al collo Inuyasha, che cadde dall’altra parte del letto, sulla schiena. L’hanyou, dopo l’iniziale spaesamento, si sedette accanto al letto, facendo finta di niente.

L’infermiera entrò, trovando i due leggermente rossi in volto.

<< Tutto bene? >> chiese leggermente perplessa.

<< In realtà no >> disse la ragazza indicando il ginocchio sanguinante. La vecchia signora, che poi era la madre di Jinenji, prese tutto il necessario per la medicazione, e disinfettò la ferita, fermando l’emorragia. Ci mise sopra un bel cerotto che prendeva tutta la fascia della rotula.

Dopo aver ringraziato, andarono direttamente a pranzo. Sango, che aveva litigato con Miroku, si sedette al bordo della panca, lasciando che Kagome e Inuyasha sedessero accanto a lui.

<< Allora… com’è andata in infermeria? >> chiese Sango senza malizia. I due divennero comunque color porpora, e questo generò sospetti nella compagnia. Koga li fissò entrambi, prima di concentrarsi solo su Inuyasha.

<< Tu! Cosa hai fatto a… >>

<< Sempai, assaggia questa frittata! >> strillò allegra Ayame ficcandogli in bocca l’intera frittata. Koga a momenti si strozzò.

<< Coff! Ayame, ma sei impazzita? Vuoi uccidermi? >> sbraitò alzandosi in piedi. Si accorse che nel frattempo Inuyasha e Kagome erano fuggiti in classe. Miroku e Sango si lanciarono un’occhiata che diceva tutto. Misero da parte il rancore, per organizzare un piano degno di due impiccioni!

Il pomeriggio, Sango chiamò Kagome a casa.

<< Ciao Kagome, come va? >> chiese, anche se si erano viste fino a mezz’ora prima.

<< Bene, grazie. Tu? >>

<< Tutto bene. Senti, Miroku ha quattro biglietti gratis per il cinema, volevo sapere se ti andava di venire con noi >> disse Sango rapidamente.

<< Sicuro, grazie mille! >> rispose l’altra allegra.

<< Miroku sta chiamando Inuyasha, a te va bene? >>

Kagome arrossì ripensando all’infermeria, che poi, non sapeva bene il perché, le riportava alla mente il distributore.

<< Non penso che verrà >> disse con sincerità << ma comunque va bene >>

<< Oh, verrà, verrà >> disse l’amica con un tono che preoccupò Kagome << Comunque ci vediamo tra mezz’ora sulla piazza del centro commerciale, va bene? Ci vediamo! >>

Nel frattempo Miroku

<< Pronto? >> rispose una voce gracchiante.

<< Ehm, buongiorno sono Miroku. C’è Inuyasha? >> domandò gentilmente. Silenzio.

<< Ehm, è ancora in linea? >> chiese perplesso. Di nuovo silenzio. Quando stava per riattaccare, sentì una voce scorbutica rispondere.

<< Che c’è? >>. Era chiaramente Inuyasha.

<< Inuyasha, sono Miroku. Ho quattro biglietti per il cinema, e volevo sapere se ti andava di venire. Viene anche Kagome >> disse il ragazzo sbrigativo. Erano inutili tanti giri di parole.

<< Non penso di potere >> rispose l’altro con un tono altezzoso. Miroku alzò gli occhi al cielo. Come immaginava.

<< Va bene, non fa nulla. Vorrà dire che chiamerò Koga >>

<< ASPETTA! >> urlò l’hanyou, assordando l’orecchio del povero Miroku.

<< Sì? >> chiese il ragazzo con fare disinteressato.

<< Ora che ci penso, credo di poter venire >>

<< Benissimo, allora tra mezz’ora sulla piazza del centro commerciale. A dopo >>

Inuyasha riattaccò la cornetta in malo modo. Odiava le uscite, e odiava i ricatti!

Kagome, dopo aver messo sottosopra la stanza per trovare qualcosa da mettere, punto sul casual sportivo, mettendo un paio di blue jeans e un maglione arancione con scollo a V. Questa decisione prese fin troppo tempo, e si ritrovò a correre per le scale, come sempre, e per le strade per arrivare in tempo. Inutile dire che arrivò in ritardo. Ma, quando già si aspettava di trovare Sango a sgridarla, si accorse che non c’era nessuno sulla piazza. O almeno nessuno di quelli che dovevano essere lì ad aspettarla.

Dopo aver controllato più volte, pensò che forse erano andati senza di lei. Non sapeva quando cominciava lo spettacolo, e magari era arrivata troppo in ritardo.

<< Ehi >> fece una voce dietro di lei, facendola sobbalzare. Si voltò arretrando, ma subito si calmò, accorgendosi che era Inuyasha.

<< Oh, sei venuto? >> disse con sollievo prima ancora di salutare.

<< Preferivi Koga? >> chiese lui con un sarcasmo un po’… glaciale. Kagome lo guardò perplessa.

<< Ti hanno obbligato >> concluse, incrociando le braccia. Lui stava per sbuffare, quando pensò che era meglio rispondere a parole. Kagome poteva diventare pericolosa.

<< Più o meno >> disse quindi, voltandosi e cominciando ad attraversare la piazza. Kagome gli corse dietro.

<< Allora, dove sono Sango e Miroku? >> chiese Kagome guardandosi attorno.

<< Non ci sono. Non sento nemmeno il loro odore, anche se qui è molto affollato >>

Kagome si fermò a pensare. Possibile che proprio loro due fossero in ritardo? Considerando che anche lei lo era, dato che Miroku aveva i biglietti poteva almeno chiamare. Controllò il cellulare, ma non c’erano messaggi non letti o chiamate perse. Oltretutto era anche scarico.

<< Qualcosa non va >> mormorò perplessa. E in effetti qualcosa non le tornava da quando l’aveva chiamata Sango.

<< Qualche idea? >> chiese il ragazzo con fare rassegnato. Rassegnato a che cosa poi? Kagome decise di lasciar perdere e concentrarsi sui due amici “scomparsi”.

<< Miroku e Sango non avevano litigato? >> chiese ad Inuyasha, perplessa.

<< Si, infatti. Avranno fatto pace >> concluse poi lui con rapidità.

<< No no! Tu non conosci Sango. Non perdona così velocemente. Di solito ci mettono almeno un giorno intero per fare pace, se non più di uno >>

Inuyasha era molto perplesso.

<< E allora? >>

<< Allora? Allora quei sue stanno organizzando qualcosa! Sono tra le persone più impiccione che conosca, quando ci si mettono >> spiegò Kagome. Inuyasha sembrò capire a cosa si riferiva.

<< Andiamo a casa di Sango, non è lontana da qui >> propose la ragazza, avviandosi. Inuyasha la seguì docilmente.

Arrivati a destinazione, Kagome suonò il campanello. Sentirono una serie di botti e urli, tra qui un “Kirara, vieni subito qui!”, prima che Kohaku aprisse la porta con la nekomata in braccio.

<< Oh, ciao Kagome! >> salutò affannato, mentre la micia tentava la fuga.

<< Ciao Kohaku. Sango è in casa? >> chiese la ragazza carezzando Kirara, che subito si addolcì e cominciò a fare le fusa.

<< No, è uscita. Ha detto che non torna nemmeno per cena, e si è portata dietro un incenso anti-demone per cancellare l’odore >> spiegò il fratello, mostrando tutta la sua perplessità su quella strana situazione. Kagome lanciò un’occhiata a Inuyasha. Sango discendeva da una famiglia di sterminatori, ed era piena di curiosi gadget anti-demone.

<< E’ chiaro che non voleva che tu seguissi le sue tracce >> commentò dopo aver ringraziato e salutato Kohaku.

<< Proviamo ad andare da Miroku? >> chiese lui poco convinto.

<< Sango ha il sangue di sterminatori nelle vene, si sarà organizzata bene. Non li troveremmo nemmeno volendo >> rispose la ragazza rassegnata.

<< Bè, allora che vuoi fare? >> domandò lui osservandola. Kagome alzò lo sguardo perplessa.

<< C… che voglio fare? >> ripeté confusa, mentre lui continuava a fissarla.

<< Keh! >> sbuffò lui << Visto che ci siamo tanto vale che facciamo qualcosa >>

Kagome rimase a bocca aperta. Possibile che Sango e Miroku fossero riusciti davvero nel loro intento?

<< Allora? >> chiese l’hanyou impaziente. Kagome chiuse la bocca, e si mise a pensare.

<< Mi porterai ovunque ti chiedo? >> domandò curiosa.

<< Se è possibile andare e tornare prima di domani >> rispose lui ironico. Questo la sorprese. Di nuovo.

<< Non sono mai andata alla torre di Tokyo, anche se abito nella stessa città >> disse quindi, osservando la sua reazione.

<< Nemmeno io >> commentò, avviandosi verso la stazione. Kagome gli corse dietro, allegra. Le piaceva quando Inuyasha si comportava così, era naturale come nelle notti di luna nuova.

Presero la metro fino alla stazione di Shibuya, e poi l’autobus fino alla torre. Kagome credeva che fosse molto più vicina, ma soprattutto molto più piccola. Si sorprese di quanto fosse grande.

Ormai era quasi buio, e già era illuminata di arancio. In estate sapeva che era illuminata d’argento. Dentro c’era un acquario gigantesco, e anche diversi musei molto curiosi. Si sentiva una bambina a sorprendersi per ogni cosa, mentre Inuyasha la seguiva pazientemente. Sembrava che le stesse facendo la guardia.

<< Andiamo all’osservatorio? >> chiese allegramente tirandolo verso gli ascensori. Si era fatto buio, e la città non si vedeva. In compenso, il cielo era limpido, e si vedevano un po’ di stelle e la luna crescente.

<< Peccato che sia buio, forse oggi si vedeva il monte Fuji >> mormorò, osservando le vetrate.

<< Io lo vedo >> disse Inuyasha, attirando l’attenzione di Kagome.

<< Ah… è vero >> commentò sorridendo. Inuyasha la guardò perplesso. Perché sorrideva.

<< Ho sete >> disse poi, guardando l’osservatorio << vado a prendere qualcosa al distributore >>

<< Ti accompagno >> propose lui seguendola.

<< NO! >> urlò lei, arrossendo, e lasciandolo di stucco. Lui si tappò le orecchie con un gemito.

<< Non urlare! >> si lamentò, continuando a tenerle tappate << E poi, perché no? >>

Kagome fece per rispondere, ma poi rimase zitta. Non se lo ricordava? Un po’ rimase delusa, e decise di ignorare la discussione. Lui non insistette, forse per paura di un “A cuccia”, o forse perché cominciava a capire il perché.

Quando scesero al primo piano, Kagome disse nuovamente che andava a prendere da bere.

<< Va bene >> si limitò a dire lui, senza seguirla. La ragazza fece un respiro di sollievo, o forse di rassegnazione? Sembrava proprio che non si ricordasse di quella sera al distributore.

Digitò il codice dell’acqua naturale sull’apparecchio. Quei bip erano così fastidiosi. Ma perché dovevano essere così rumorosi, quei distributori? Si chinò per raccogliere la bottiglietta, ma quando si alzò si ritrovò davanti due ragazzi che la fissavano. Dopo una prima occhiata, capì che erano demoni. Avevano la pupilla felina, e le orecchie appuntite, oltre a canini molto pronunciati e artigli.

<< Ehi, ma questa è Kagome? >> chiese uno dei due, con una cresta bianca divisa in punte. Lei lo guardò perplessa. Si conoscevano?

<< Si, riconosco l’odore che ci ha fatto sentire Koga >> confermò l’altro, con i capelli bianchi e corti, e un ciuffo scuro che li separava.

<< Io sono Hakkaku, e lui e Ginta. Koga parla spesso di te. Una volta abbiamo visto una tua foto >> disse quello con la cresta.

<< Ah >> rispose Kagome, immobile. Che volevano quei due?

<< Tra un po’ non vediamo Koga? >> chiese Ginta, con la faccia di chi aveva avuto una grande idea.

<< Giusto! Vieni con noi >> disse Hakkaku prendendole il polso.

<< Ehm, io veramente… ma che fai? Lasciami! >> urlò mentre se la tiravano dietro.

<< Ehi >>

Kagome sentì un’altra mano sul suo braccio, e Hakkaku si fermò, voltandosi. Inuyasha era lì accanto.

<< Lasciala stare, lupo >> disse con voce calma, ma Kagome percepì che traboccava di rabbia. Ginta lo squadrò da capo a piedi, prima di lanciargli un’occhiata perplessa.

<< Che vuoi, hanyou? >> chiese con tono sprezzante. Kagome gli lanciò un’occhiata inceneritrice, che per un attimo lo fece vacillare.

<< Lei sta con me >> rispose Inuyasha, lasciando la ragazza di stucco. Ma cosa stava dicendo? E poi, così davanti a tutti!

<< Non ha il tuo odore addosso >> commentò Hakkaku. Kagome parve perplessa. Il suo odore addosso? Cosa voleva dire?

In quel momento, Inuyasha ringhiò, Il ringhiò più minaccioso che Kagome avesse mai sentito. Per la prima volta in vita sua, Kagome ebbe davvero paura di Inuyasha, tanto che le venne la tentazione di scappare. Lo guardò terrorizzata, probabilmente stava anche tremando. Lui sembrò notarlo, perché strinse la presa sul suo braccio, come a rassicurarla.

<< Inuyasha… >> mormorò lei, con voce tremante. I due lupi strabuzzarono gli occhi.

<< I… Inuyasha? >> ripeté Hakkaku terrorizzato.

<< Quell’Inuyasha? L’amico di Koga? >> domandò Ginta arretrando, e tirando con lui Hakkaku, che lasciò il polso di Kagome.

<< Amico? >> chiese la ragazza perplessa. Koga riteneva Inuyasha un suo amico?

<< Questo ci fa a fette >> sussurrò Ginta a voce troppo alta, tanto che lo sentì anche Kagome.

<< Dobbiamo andare, che sfortuna! Ci vediamo! >> si congedò rapidamente Hakkaku, e i due corsero via. Inuyasha teneva ancora stretto il braccio di Kagome, fissando il punto in cui i due erano spariti.

<< Ehm… Inuyasha, il braccio >> fece notare Kagome, riportandolo nel mondo dei vivi. Lui la guardò per un attimo, come per assicurarsi che fosse tutto a posto. Poi le lasciò il braccio, ma in compenso le prese la mano, e cominciò a tirarsela dietro. Kagome arrossì, mentre cercava di tenere il suo passo.

<< Ehi, che ti prende? Lasciami! >> disse dopo un po’, stanca di corrergli dietro. Lui le lanciò un’occhiata che diceva tutto. No, non la lasciava e no, non rallentava.

Kagome sbuffò. Cosa gli era preso, tutto d’un tratto?

<< Non posso distrarmi due secondi che tu ti cacci nei guai >> disse lui spezzando il silenzio, mentre erano in metro. Le teneva ancora la mano.

<< Non è colpa mia se Koga mostra le mie foto in giro >> rispose lei piccata, cercando di incrociare le braccia. Nulla da fare, l’hanyou non mollava la presa della sua mano.

Quando arrivarono alla stazione, prese una direzione diversa da casa di Kagome, ma lei lo seguì in silenzio. Quando svoltò nel viale di una casa dal cancello aperto, però, si fermò. Inuyasha si voltò a guardarla perplesso.

<< Che hai? E’ casa mia >>

<< Perché mi hai portato qui? >> chiese lei perplessa. Era tardi ormai, e tra non molto doveva tornare a casa.

<< Non voglio che Koga venga a cercarti >> disse arrabbiato.

<< Perché dovrebbe? >> domandò perplessa. Lui alzò gli occhi al cielo.

<< Appena quei due diranno a Koga che ci hanno visti insieme, stai certa che correrà a cercarti. Ma non sa dove abito, e dato che abbiamo usato i mezzi pubblici non può seguire il tuo odore. E dato che non sei tornata a casa, non può seguirti fin qui >> spiegò l’hanyou, trascinandola a forza nel cortile.

<< Va bene, ho capito! So camminare da sola >> si lamentò strattonando la mano. Inuyasha la lasciò. Probabilmente era convinto che fosse al sicuro adesso. Ma l’assenza di quel contatto le faceva sentire la mano fredda. In quel momento si accorse di volergli stringere la mano di nuovo, solo per sentirne il tepore.

Lo seguì dentro casa, e poi nella sua stanza, accompagnati dal saltellante Miyoga. Nel tragittò, sentì di tanto in tanto gli strilli di Rin e di una voce gracchiante che la sgridava.

<< Ecco, questa è camera mia >> disse il ragazzo arrivando ad una porta con sopra intagliato il suo nome in kanji.

<< Chi l’ha scritto? >> chiese curiosa. Era un intaglio molto rude.

<< L’ha fatto Rin su tutte le porte delle stanze. Ha obbligato Jaken ad insegnargli come scrivere i nostri nomi e li ha incisi. Quando l’ha scoperto era furioso >> spiegò Inuyasha ridacchiando. Kagome sorrise.

<< Oh, signorino Inuyasha! Che rara visione vedervi ridere >> disse allegro Miyoga saltellando sulla scrivania. Inuyasha tossì, riassumendo il suo solito sguardo. Kagome rise divertita.

<< Che c’è? >> chiese lui confuso.

<< Nulla. È che appena Miyoga ti ha fatto notare che ridevi hai subito smesso >> disse allegra, sedendosi sul letto. Lui la imitò, sedendole accanto.

<< Senti, ti ricordi oggi in infermeria? >> chiese Kagome quasi subito. Inuyasha arrossì.

<< C…cosa? >> chiese confuso.

<< Perché non mi hai fatto toccare le orecchie? >> si lamentò sedendosi a gambe incrociate, frontale a lui.

<< Perché dici? Non ci sono abituato >> rispose più tranquillo.

<< Non è giusto! Mia madre ti ha toccato le orecchie e io no! >> disse offesa, incrociando le braccia. Inuyasha sospirò rassegnato.

<< Se vuoi toccarle fallo >> concesse, piegando un po’ la testa. Lei non se lo fece ripetere due volte. Allungo le mani e le acchiappò delicatamente, sfregandole con le dita.

<< Come sono morbide! >> disse allegra, ma a bassa voce. Sapeva che i rumori troppo alti gli davano fastidio. Rimase a strofinarle ancora un po’, prima di lasciarle andare. Non voleva infastidirlo. Lui non si mosse.

<< Inuyasha? >> chiamò Kagome perplessa << Ehi, Inuyasha? >>

<< Si è addormentato di nuovo >> commentò Miyoga saltellante << è da quando è piccolo che gli fa questo effetto. Mi ricordo che sua madre gli carezzava sempre le orecchie quando non voleva dormire, e lui crollava in pochi minuti >>

Kagome trattenne una risata. Ecco perché non voleva mai farsi toccare le orecchie. Lo rilassava e addormentava. Lo distese sul letto, e si mise ad osservarlo. Non lo aveva mai visto dormire. Sembrava un bambino, e aveva un’espressione così rilassata, come se non potesse sfiorarlo alcun problema. Si sedette sul bordo del letto, accanto al suo fianco. Il vecchio Miyoga saltellò via per una commissione, e lei rimase lì ad ammirarlo. Era perfetto. Si accorse solo in quel momento di quanto era bello. Bello come un dio. Gli carezzò i capelli, senza pensarci, e si accoccolò accanto a lui, per sentirne il calore. Si accorse che due occhi ambrati la stavano fissando.

<< Scusa, ti ho svegliato >> mormorò, rimanendo stesa accanto a lui. Stranamente, non si sentiva in imbarazzo. Lui scosse la testa impercettibilmente, abbracciandola e stringendola a sé. Kagome chiuse gli occhi ascoltando il battito del suo cuore, percependo il suo calore. Sentì il suo respiro tra i capelli.

<< Hai un buonissimo odore >> sussurrò lui. Era invaso dal suo aroma, così dolce e inebriante.

<< Ma se dici sempre che ho un cattivo odore! >> rispose lei piccata, sentendosi presa in giro.

<< Ho sempre mentito >>

Kagome arrossì, e nascose il volto sul suo petto, cercando di non farlo notare.


<< Signorino Inuyasha! Signorina Kagome! Svegliatevi! >> urlò il vecchio Miyoga saltellando sul volto di Inuyasha, pungendolo. Il ragazzo lo schiacciò istintivamente con la mano, aprendo gli occhi assonnato. Kagome si svegliò a sua volta, sentendolo muoversi. Erano ancora abbracciati, come quando si erano addormentati. Rimase un attimo confusa, non ricordando bene cosa fosse successo. Poi alla sua mente riaffiorarono quelle parole, quelle che aveva sentito prima di addormentarsi.

“Ho sempre mentito”. Era una bugia. Lui non la odiava, e lei era stata una stupida. E Sango aveva ragione. Gli era sempre piaciuta.

<< Oh, sei tu vecchio Miyoga >> commentò il ragazzo mettendosi a sedere.

<< Non vi scusate signorino, ci sono abituato >> rispose l’altro con voce spezzata.

Kagome lanciò uno sguardo all’orologio digitale sul comodino, e scattò in piedi, improvvisamente piena di energie.

<< ODDIO! SONO LE UNDICI PASSATE! >> urlò tirando fuori il cellulare dalla tasca. Possibile che non lo avesse sentito. Lo schermo scuro spiegò tutto. Era scarico, e si era spento. Quindi tutte le chiamate della famiglia, che di sicuro aveva chiamato, avevano dato il numero come irraggiungibile.

<< Ti accompagno io, o non arriverai prima di mezzanotte >> propose Inuyasha, accompagnandola rapidamente alla porta.

<< E con te quando arriverò? >>

<< In cinque minuti >> rispose, offrendogli la schiena. Lei lo guardò perplessa.

<< Su, Sali >> la incoraggiò. La ragazza prese un respiro profondo, prima di salirgli in spalla. Gli abbracciò il collo, e strinse le ginocchia attorno ai suo fianchi, mentre lui la reggeva per le ginocchia.

<< Pronta? >> chiese, preparandosi. Lei annuì, poco convinta. Quando Inuyasha saltò, urlò, chiudendo gli occhi. Ci mise un minuto buono prima di riuscire ad aprirli. Sentiva il vento sul volto, e vide che stavano sorvolando le case. Inuyasha atterrava di tanto in tanto su un tetto, per spiccare un nuovo salto verso la prossima destinazione.

Arrivarono al tempio in cinque minuti, come previsto. Kagome vide le luci di casa accese, chiaro segno che erano tutti alzati. La aspettava una bella sgridata.

<< Kagome, di che è colpa mia se hai fatto tardi. In fondo è vero, se non mi fossi addormentato… >>

<< Non ci provare! >> rispose lei scendendo dalla sua schiena, e fissandolo severa << Se lo faccio il nonno mi impedirà di vederti. Poi come farai nel novilunio? >>

<< Posso girare per la città come prima >> propose lui divertito.

<< Fossi matta! Finché io abiterò in questa casa, tu verrai qui nel novilunio. Sempre che tu lo voglia, ovviamente >>

Lui sorrise. Un sorriso dolce, che Kagome non aveva mai visto sul suo volto. La abbracciò, sorprendendola.

<< Grazie >> mormorò l’hanyou al suo orecchio. Kagome si voltò a guardarlo negli occhi. Erano così vicini, e lei era totalmente rapita dal suo sguardo. Gli prese il volto tra le mani, timidamente, avvicinandolo al suo, quando…

<< MAMMA! Kagome è tornata! E c’è anche il fratellone cane >> strillò Sota affacciandosi dalla porta. I due ragazzi si allontanarono arrossendo, mentre la mamma di Kagome e il nonno correvano nel cortile.

<< Oh, Kagome! Ero così preoccupata >> disse la madre abbracciandola. Il nonno si concentrò sul ragazzo.

<< TU! Sapevo che era meglio se mia nipote non frequentava un teppista come… >>

<< Oh, Inuyasha, grazie mille per aver riportato a casa la mia Kagome >> disse la madre interrompendolo e prendendo le mani del ragazzo << non ti ringrazierò mai abbastanza >>

<< Ma si figuri >> rispose lui tranquillamente. Il nonno, sconvolto, fissò la figlia, poi Inuyasha, poi i nipoti.

<< Basta, fate come volete! Io non voglio saperne nulla! >> esplose tornando in casa.

Dopo altri ringraziamenti e saluti, anche il resto della famiglia tornò in casa. Kagome lanciò un ultimo sguardo a Inuyasha. Lui sentiva ancora il calore delle sue mani sul volto.

<< Kagome, mi spieghi che fine avevi fatto? Avevi detto che uscivi con Sango, e lei non era a casa! Abbiamo chiamato Miroku e niente! Questo, ovviamente, senza contare le centinaia di telefonate che abbiamo fatto al tuo cellulare a partire dalle sette e mezza! >>sbraitò il nonno. Kagome annuiva senza ascoltarlo. La sua mente era impegnata a non cancellare la sensazione di quel calore sulla pelle, e quelle tre parole… “Ho sempre mentito”.

<< Kagome, mi stai ascoltando? >> chiese il nonno rabbioso.

<< No >>

<< Come? >>

<< NO! >> urlò la ragazza, scattando in piedi << Lasciatemi in pace per una volta! >>

Detto ciò corse in camera sua, lasciando il vecchio di stucco, e la madre preoccupata.

Si lanciò sul suo letto piangendo. Era una stupida, stupida, STUPIDA! Aveva sempre preteso il massimo della sincerità, e lei non faceva altro che mentire. Inuyasha, e il piano, e Kikyo. Perché aveva gli messo quel dannato rosario?

<< Kagome >> chiamò la mamma in un sussurro. La ragazza si accorse che era seduta sul letto accanto a lei. Non l’aveva neanche sentita entrare. Di slanciò, si mise a piangere sulla sua spalla, singhiozzando. La madre la abbracciò, dandogli qualche affettuosa pacca sulla schiena.

<< Su, su Kagome, non fare così. Si può sapere cosa ti è preso? >> chiese lei tranquilla. Kagome capì dal suo tono di voce che poteva scegliere di non rispondere. Ma lo fece. Raccontò tutto, dei tre anni passati con lui che la prendeva in giro e le rubava il pranzo, del piano con Kikyo, del distributore e delle notti di novilunio. Di San Valentino e della giornata passata insieme, tutto senza omettere nulla. E tutto mentre continuava a piangere. Quando finì di raccontare, si calmò, limitandosi ai singhiozzi.

<< Kagome, come sei arrivata a fare questo? Avevo visto che stavi male, ma addirittura vendicarsi! >>

<< Avevi… avevi visto? >> chiese la ragazza confusa. La madre la guardò dolcemente.

<< Kagome, pensi davvero che non mi fossi accorta di nulla? Sono tua madre. Anche nelle notti in cui è rimasto qui, tu pensi davvero che io non vi abbia controllato? Solo che io non sono… invadente come il nonno. Mi limitavo a rimanere alzata in cucina, o in camera mia, quando vi siete spostati nella tua stanza. Non volevo obbligarti a parlarmene >> spiegò carezzandogli i capelli.

<< Oh mamma! Cosa posso fare? >> chiese Kagome singhiozzante.

<< Se mi chiedi la cosa più saggia da fare, è spiegare a Kikyo la situazione, e non dirgli nulla. Ma se mi chiedi la cosa più giusta… allora devi dirgli la verità, tesoro >>

<< Ho paura >> singhiozzò la ragazza << sono sicura di perderlo. Lo amo troppo per perderlo! >>

<< Bambina mia, devi essere forte. E sperare che lui ti capisca >> la consolò la madre, cullandola. Kagome si addormentò tra le sue braccia, ma si risvegliò durante la notte, a causa di incubi. Non riuscì più a prendere sonno, e passò il resto della nottata a piangere. Cercando di farsi coraggio.

  
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