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Autore: evilregal9841    12/09/2013    3 recensioni
"All’improvviso immagini di lei mi riempirono la mente. Lei piccola, fragile, innocente. Lei fra le mie braccia, mentre la cullavo, mentre i suoi occhioni celesti si chiudevano lentamente. Perché se l’era portata via?"
E se Regina avesse un segreto? Così grande che nessuno sulla Jolly Roger ne fosse al corrente?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rimasi alla finestra, ad osservare i domestici caricare i pesanti bagagli sulla carrozza. Di quanti abiti aveva bisogno mia madre, per un solo giorno fuori casa? La vidi aggirarsi fra i servitori, come per tenerli sotto controllo. Questi chinavano leggermente la testa quando Cora si avvicinava, senza mai toccarli, come se il solo sfiorarli le provocasse disgusto. Mi chiesi se si fosse dimenticata di essere lei stessa figlia di un mugnaio, mi chiesi quale fosse la differenza fra un benestante, un nobile, un re, ed un servitore. Non erano forse uguali, persone la cui unica differenza era la disponibilità monetaria? Scossi brevemente la testa. Lei non avrebbe mai capito, testarda e cocciuta, concentrata solamente sulla sua idea di essere superiore a tutto ed a tutti, sul suo unico scopo di ascesa sociale. Continuai a riflettere, mentre anche le ultime borse venivano issate sul cocchio.
Mentre Cora continuava a vagare con lo sguardo fra i lacchè, mio padre la seguiva come un cagnolino, senza osare proferire parola. Non lo avevo mai capito, troppo timido ed insicuro perfino per parlare alla moglie. Gli volevo un mondo di bene, amavo mio padre forse più di qualunque altra persona al mondo, ma non mi aveva mai protetta davvero, non mia aveva mai protetta da lei, mia madre. Quando mi teneva rinchiusa in casa con la magia, mi puniva per il solo fatto di essere arrivata tardi a cena, lui non faceva altro che guardarmi dispiaciuto, senza mai ribattere, pur sapendo quanto fosse ingiusto il modo in cui lei mi trattava. Era un codardo, ecco cos’era. Mi voleva bene, ma non sarebbe mai riuscito a fuggire dal controllo che Cora aveva su di lui, su di me, sulle nostre vite. Salirono sulla carrozza, e mentre mia madre non si voltò nemmeno, Henry mi fece un breve saluto con la mano, sorridendomi. Gli sorrisi a mia volta.
Il rumore degli zoccoli sul terreno si estinse presto, mentre li osservavo allontanarsi lentamente. Non avevo idea di dove stessero andando; “affari” era stata la secca spiegazione di mia madre. Ma non importava. Ciò che contava veramente è che fossero lontani, e che non sarebbero tornati prima del pomeriggio seguente.
Mi assicurai che non potessero più vedermi. Così corsi velocemente alla piccola porta che dava sul giardino, lanciando uno sguardo complice alla cameriera, che mi rispose con un sorriso imbarazzato. Mi avrebbe coperto lei, non c’era il problema che qualcuno dei servitori si insospettisse della mia assenza. Attraversai l’ampio portico, per poi correre ad aprire la porta della stalla.
<< Daniel? >> chiesi. Nessuna risposta.
<< Daniel? >> ripetei. Silenzio.
Allarmata iniziai a guardarmi attorno. Che avesse cambiato improvvisamente idea? Che mia madre avesse scoperto tutti nostri piani per quel giorno? Mentre ancora preoccupata mi aggiravo fra le balle di fieno, due braccia possenti mi cinsero i fianchi dal dietro, in un dolce abbraccio. Mi sciolsi subito fra le sue braccia, per poi abbandonarmi contro il petto dello stalliere. Lui mi baciò il capo, lasciando scivolare il naso fra i miei capelli. Mi voltai verso di lui, guardandolo nei suoi occhi blu.
<< Mi hai fatta spaventare! >> iniziai, fingendomi arrabbiata << mi sono passati per la testa mille pensieri, su mia madre su di te, su … >>
<< Shh >> sussurrò Daniel, posandomi l’indice sulle labbra << Scommetti che posso farmi perdonare? >>
Senza aspettare che rispondessi, mi prese il viso fra le mani e si avvicinò lentamente. I nostri volti erano a soli pochi centimetri, tanto che riuscivo a sentire il suo respiro caldo accarezzarmi il viso. Premette le labbra contro le mie, baciandomi con passione. Mi strinsi a lui e risposi al bacio, desiderando che quel momento non finisse mai.
<< Suppongo che i tuoi se ne siano già andati >> disse Daniel scostandosi leggermente da me, così da potermi guardare negli occhi.
<< Proprio così >> risposi sorridendo << Questo vuol dire che possiamo stare insieme fino a domani, senza che nessuno ci possa interrompere >> lo baciai di nuovo << A questo proposito … dov’è che andremo? >>
Daniel sorrise, senza rispondere. Erano giorni che programmavamo questa piccola “fuga d’amore”, ma lui non mi aveva ancora voluto rivelare il luogo dove saremmo andati.
<< Lo vedrai quando ci arriveremo >> disse soltanto. Si avvicinò ad uno dei box, prendendo le redini con una mano, mentre con l’altra conduceva il cavallo fuori dalla stalla. Accarezzai il collo dall’animale, le dita che passavano nella lentamente nella liscia criniera. Daniel prese una piccola borsa e la poggiò sulla sella.
<< L’altro cavallo? >> chiesi.
<< Non ci serve >>
<< Come non ci serve? Siamo in due e qui c’è un solo … >> Non riuscii a finire, perché Daniel mi afferrò i fianchi, mi sollevò di peso e mi poggiò dolcemente sulla sella. Salì anche lui ed io mi appoggiai al suo petto, lasciandomi avvolgere dal suo profumo.
 << Allora sei pronta? >> domandò circondandomi con le braccia. Prese le redini e si chinò verso di me, guardandomi con amore.
<< Mai stata più di adesso >>


Passò circa un’ora, durante la quale chiacchierammo del più e del meno. Daniel non si lasciò sfuggire nemmeno un piccolo indizio sul posto in cui eravamo diretti, nonostante io cercassi in tutti i modi di capire, di ricavare qualche informazione. Ci addentrammo in un piccolo bosco. Sentivo scorrere un ruscello a poca distanza, mentre sbucavamo in una radura fresca e soleggiata. Mi voltai leggermente e vidi una piccola casetta. Niente di eccezionale, sotto il punto estetico, ma comunque così accogliente, intima, graziosa. Niente a che vedere con l’immensa e fredda villa dove vivevo con  i miei. Ci avvicinammo lentamente, mentre Daniel scendeva dal cavallo per aiutarmi. 
<< Era la casa dei miei genitori. Sai, mio padre era una taglialegna. Non è niente di straordinario, però avevo pensato potesse essere … carino passare del tempo qui … insieme … e … >>
<< È perfetta >> risposi.
Vidi subito il suo volto illuminarsi in un sorriso sinceramente sollevato. Mi mise una mano sulla schiena, camminando al mio fianco. Quando arrivammo sul piccolo portico, appoggiò la borsa a terra, mentre il cavallo brucava tranquillamente l’erba.
<< Togli le scarpe >>
<< Cosa? >> Ma che diamine stava dicendo? Si, certo, era settembre, ma non mi sembrava il caso di andarmene in giro scalza per il bosco.
<< Togli le scarpe >>
<< Che cosa? >>Era forse impazzito?
<< Togli le scarpe, fidati, mi ringrazierai >>
<< Va bene mi fido ….Ma perché mai dovrei togliere … >> Lanciai un gridolini di stupore, mentre mi sollevava ed iniziava a dirigersi a grandi falcate verso il retro della casa.
<< Cosa stai facendo? >> dissi ridendo << Aspetta un attimo … non oserai, vero?>> Guardai il piccolo ruscello che scorreva a pochi metri da noi. L’acqua sembrava abbastanza alta da arrivare alla petto.
<< Oh … si che oserò >> sorrise malizioso << sai nuotare, non è vero?>>
<< Certo che so … >> Mi getto letteralmente in acqua. Faceva freddo, e la corrente mi spingeva. Riemersi prendendo fiato, guardando infuriata Daniel.
<< È freddissima! >> protestai, schizzandolo con le mani.
Lui si tolse la casacca. Rimasi a fissarlo per qualche secondo … era così, così … perfetto … mi riscossi  improvvisamente. Arrossii fino alla punta delle orecchie, sperando, pregando, che lui non mi avesse visto. Non sapevo perché fossi così imbarazzata. Cioè in fondo l’avevo solo guardato … e desiderato con tutta me stessa. In quella frazione di secondo avevo desiderato di potermi stringere a lui, di poterlo baciare fino a restare senza fiato. Scossi la testa, mentre non riuscivo a trattenere un piccolo sorriso divertito.
Si tuffò abilmente in quel piccolo, freddo ruscello, nuotando verso di me. Continuai a schizzarlo, ridendo. Mi abbracciò, ed io feci intrecciai le mie mani dietro la sua nuca. Si avvicinò ancora, e quando i nostri corpi furono tanto vicini da sembrare una cosa sola, quando le nostre fronti per poco non si sfioravano, disse: << Ti amo Regina, più di ogni altra cosa al mondo >>
La spontaneità, la dolcezza con cui lo disse mi colpirono come una pugnalata, togliendomi il respiro. Allora mia amava davvero come io amavo lui. Il tono con cui pronunciò quelle parole, come fossero la cosa più ovvia e semplice del mondo, mi riempirono il cuore di gioia. Niente ci avrebbe mai separati.
<< Anch’io ti amo >>
Mi baciò, un piccolo bacio come per suggellare quelle mute promesse che ci eravamo scambiati, nascondendole nei nostri sguardi, mentre pronunciavamo quelle poche parole. Promesse di fedeltà, amore e rispetto. Promesse che avremmo mantenuto per sempre.
Quando uscimmo dall’acqua eravamo entrambi infreddoliti. Sentivo il gelo nelle ossa, e certamente il vestito completamente bagnato non era d’aiuto. Quando entrammo in casa, Daniel accese subito il camino. Un piacevole tepore si diffuse velocemente, riscaldando le poche stanze. Entrai in quella che doveva essere stata la camera dei genitori di Daniel. Mentre lui alimentava il fuoco, mi spogliai, stendendo il vestito inzuppato d’acqua su una sedia. Mi misi una vecchia casacca che Daniel mi aveva dato. Era consunta e lisa, ma quando la indossai mi sentii subito avvolta dal suo profumo, così dolce e rassicurante. E comunque tutto purché non rimanere ancora bagnata. Mi voltai verso un grande specchio polveroso, osservando attentamente la ragazza riflessa. La casacca mi arrivava alle ginocchia. Chissà cosa avrebbe detto mia madre, vedendomi così, con i  capelli ancora bagnati che mi ricadevano scompostamente sulle spalle, scalza, mentre indossavo una casacca da uomo. Come minimo le sarebbe preso un infarto. Sorrisi a quel pensiero.
Tornai nella stanza dove si trovava Daniel. L’arredamento era povero e c’era uno spesso strato di polvere che ricopriva quasi ogni cosa; chissà da quanto qualcuno non era entrato in quella casa. Ma a me non importava. Avevo occhi solo per Daniel che, a petto nudo, con solo un paio di brache leggere, sedeva davanti al fuoco, osservando le fiamme lambire il legno. Mi avvicinai lentamente, i piedi nudi che sembravano scivolare silenziosamente sul pavimento freddo. Si voltò verso di me. Aprì la bocca per parlare, ma rimase in silenzio, come per cercare le parole adatte.
<< Cosa c’è? >> chiesi un po’ allarmata.
<< C’è che … che tu … tu sei >> si interruppe, schiarendosi la voce. Poi riprese con più convinzione << Sei bellissima >>
Arrossii leggermente, e nella penombra della casa immaginai non l’avesse notato. Mi accoccolai in terra, di fianco a lui, poggiando la testa sulla sua spalla. Sarei potuta rimanere così per sempre. Sentivo il legno scricchiolare, bruciando lentamente, mentre mi sentivo cullata dal piacevole tepore.
 Daniel si girò verso di me, guardandomi con i suoi occhi azzurri. Forse stava per dirmi qualcosa, o forse no, comunque non ne ebbe il tempo. Appena i nostri sguardi si incontrarono, fu come se ci fossimo letti nel pensiero. Incominciammo a baciarci, prima lentamente, poi con più passione. Sentivo la sua bocca premere sulla mia, mentre rispondevo al bacio con foga. Assaporai il sapore dolce delle sue labbra, mentre le dischiudeva lentamente. Mi avvicinai ancora a lui, intrecciando le dita fra i suoi capelli. In un attimo ribaltò la situazione, mentre con la schiena a terra continuavo a baciarlo. Poi si staccò improvvisamente da me, come se si fosse ricordato solo in quel momento di qualcosa di importante.
<< No Regina, non possiamo. Questo è un punto di non ritorno. Cosa direbbe tua madre, se sapesse che ho … be’…
compromesso la tua dote? >>
Lo guardai inizialmente perplessa, poi sorrisi
<< Daniel io ti amo, e sono tua, solo tua. Lo sarò per sempre. Non importa ciò che dice mia madre. Io ti amo e resterò con te per il resto della mia vita >> E ricominciammo a baciarci.
Poi mi prese in braccio e mi porto in camera. Mi adagiò dolcemente sul letto, raggiungendomi subito. Rimanemmo insieme, mentre per la prima volta mi sentivo davvero parte di qualcuno. Quella notte non fu altro che la prova del nostro amore, che, pensavo, sarebbe durato per sempre.







Angolo autrice: allora non so per quale strano motivo mi scrive tutto attaccato senza farmi andare a capo... comunque spero vi sia piaciuto questo secondo capitolo / flashback :) Recensiteeee 
  
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