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Autore: Changing    12/09/2013    1 recensioni
Lucy Weasley è una tassorosso del quinto anno. Timida, sognatrice, avida lettrice, ama rinchiudersi nelle sue fantasie come ogninuo di noi fa la sera, prima di andare a dormire.
Ma quello che Lucy non sa è che per vivere davvero bisogna aprire gli occhi, anche se il mondo reale non è bello come quello dell'immaginazione, dove si è protetti e al riparo da qualsiasi sofferenza...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lucy Weasley, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'My new Geneation'
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Era un grigio e piovoso pomeriggio d'inverno quando lo vidi per la prima volta. Uno di quei pomeriggi in cui l'aria è intrisa di umidità e sonnolenza e nubi soffici e pesanti ammantano il cielo privando il mondo di ogni luce e colore.
Camminavo per i corridoi di Hogwarts senza sapere dove stessi andando e senza nemmeno vederlo. I miei occhi e la mia mente erano talmente offuscati dal pianto che riuscivo a distinguere davanti a me solo delle confuse macchie grigiastre.
Ma per aiutarti a comprendere meglio, caro lettore, dovrei cominciare a raccontare la mia storia facendo qualche passo indietro, appena di un giorno.




Prologo





“ ROMEO
Basta, basta, Mercuzio, basta!
Tu parli di nulla
MERCUZIO
Vero, parlo, infatti, dei sogni
figli della mente in ozio
che nascono da una vana fantasia
la quale ha natura leggera come l’aria
e più incostante del vento
che ora è in amore sul grembo gelido del Nord
e poi sdegnato se ne va sbuffando
con la faccia al Sud, fresco di rugiada
[1]

Voltai la pagina con delicatezza, quasi per paura che le parole potessero scivolare via dalla carta e che l'atmosfera di quelle righe si dissolvesse come le note finali una canzone.
«Lucy, vuoi spegnere quella luce? Sono le due di notte» biascicò la ragazza che dormiva nel letto accanto al mio.
«Scusami Margaret» Risposi metà imbarazzata e metà dispiaciuta di dover interrompere sul più bello la mia lettura. Prima però decisi che avrei concluso il primo atto: non ce l’avrei fatta a resistere fino all’indomani.


"CORO
[…] Ma la passione presta loro la forza, il tempo, i mezzi e il modo / per incontrarsi e consolare le estreme sofferenze con estreme dolcezze [2]


Richiusi il libro, perché anche se non volevo che quel piacevole tepore che sentivo nel petto finisse, preferivo non dar fastidio alle mie compagne. Trassi conforto dal pensiero che l’attesa avrebbe ben nutrito la mia immaginazione, la quale mi avrebbe tormentata e deliziata ancora per un po', cullandomi nel sonno.
Oh, caro lettore, sapessi quanto può essere dolce e ingannevole la nostra fantasia! Che piacere mi dava trovare rifugio e conforto nei miei pensieri prima di addormentarmi! Ma sono sicura che tu mi comprendi più di chiunque altro. Sai, a dire il vero fantasticavo spesso anche durante il giorno; era la mia massima fonte di felicità.
Ad ogni modo, spensi la mia bacchetta, che lasciata a se stessa aveva cominciato a splendere ancora di più, fino a disturbare una delle mie compagne di stanza, Margaret Jones. Mi infilai sotto le calde coperte gialle di patchwork e mi lasciai guidare nel mondo dei sogni.
Mi trovai non so come nel mezzo di una strada deserta, grigia. Ero circondata completamente da alti edifici scuri, ma riuscii comunque a distinguere il cielo di un azzurro sbiadito. Del sole non c'era traccia.
Sentii un terribile peso nel cuore e provai subito il desiderio di andarmene, di correre via. Cominciai a camminare sempre nella stessa direzione.
D'un tratto mi accorsi di non essere più sola. Un’ordinata moltitudine di Signori Grigi vestiti tutti allo stesso impeccabile modo, andava avanti e indietro per la via. All'inizio erano solo una ventina, poi diventarono sempre di più, sempre di più, finché non riuscii più a vedere nulla davanti a me perché si riversarono tutti sulla strada. Si stavano stringendo attorno a me; mi sentii soffocare. Volevano prendermi, ne ero sicura. Dovevo scappare. Cercai di farmi spazio tra di loro e riuscii a distanziarli, ma i Signori continuavano ad inseguirmi. Io correvo e correvo a più non posso, ma non ero abbastanza veloce. Avevo paura, correvo eppure sembrava che ogni mio passo fosse lento, come se non stessi toccando il suolo. Continuai a correre, ma gli uomini si facevano sempre più vicini, sempre più vicini...
All'improvviso aprii gli occhi e notai con sollievo che era già giorno. La stanza era illuminata dalla tipica luce biancastra dell'alba; tutto il dormitorio dei Tassorosso era ancora avvolto nel silenzio. Ancora nel letto, sospirai profondamente e aspettai pazientemente che l'ansia del mio incubo scivolasse via insieme alle tenebre della notte. Ormai ero abituata a quel genere di sogni, sin da quando ero bambina; ne facevo spesso. Poco dopo mi alzai e mi preparai con tutta tranquillità per le lezioni del mattino. Pronta ad accogliere tutto ciò che potesse accendere la mia fantasia.

[1] Da “Romeo e Giulietta” di W. Shakespeare, I.4 vv. 96-103.
[2] Vedi nota 1. II. PROLOGO vv. 13-14.


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Saaaalve a tutti
so che questo brevissimo prologo non dice ancora molto sulla trama, ma spero comunque che fino a qui vi sia piaciuto e che continuiate a seguire. Pubblicherò il prossimo capitolo tra una settimane.
Vi avviso che il titolo potrebbe cambiare, dato che sto penando per trovarne uno che mi vada bene!
A presto,
Changing
  
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