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Autore: Yoan Seiyryu    12/09/2013    3 recensioni
Red/Hook
Dopo la morte di Milah, Killian Jones tenterà di riportarla in vita, stringendo un patto con Cora. Si addosserà una maledizione che lo priverà dei suoi anni di vita e tenterà di vendicarsi in ogni modo. Sarà la vendetta a fargli incontrare qualcuno che come lui porta sulle spalle una maledizione, Cappuccetto Rosso.
***
-Non permetterò che muoia-
-Dovrai pagare un prezzo molto alto per salvarla- le labbra affusolate si arricciarono in un ghigno.
-Quanto alto?-
-Tanto quanto ciò che desideri salvare-
[...]
E Cappuccetto Rosso riuscirà ad accettare la sua doppia natura?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Killian Jones/Capitan Uncino, Ruby/Cappuccetto Rosso, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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XX. Fiducia







Il sangue si era fermato, anche se non vi avevo badato molto. Poteva uscirne in grandi quantità, ma non vi avrei fatto caso. Dovevano esser trascorse forse delle ore da quando ero stato rinchiuso in cella, o forse solo pochi minuti, la mia capacità del senso temporale erano improvvisamente decadute, in compagnia di un orologio che segnava solo la fine della mia vita.
Quella notte non sarebbe trascorsa affollata solo dai miei pensieri, ciò che non mi aspettavo fu quello che accadde.
Udii dei nuovi passi avvicinarsi verso la cella, passi che conoscevo abbastanza bene da saperli riconoscere. Infatti non mi stupii nel momento in cui vidi Red sistemarsi davanti alle sbarre, con i pugni serrati accanto ai fianchi.
Mi fissò in silenzio, la luce delle torce era fioca e non potevo leggere perfettamente la sua espressione, ma con un po’ di immaginazione l’avrei perfettamente compresa.
-Smettila di guardarmi in quel modo, se devi dire qualcosa fallo e basta- le dissi, torturato da quello sguardo colmo di rancore, mi avrebbe potuto bruciare l’anima se ne avessi avuta una.

Red aggrottò le sopracciglia, evidentemente infastidita.
-Non c’è bisogno che io ti dica nulla, sai perfettamente quello che hai fatto e ripetertelo non aiuterebbe molto- mi rinfacciò, ma rimasi in silenzio, chinando la testa verso il basso.

-Immagino di esser riuscito a farmi odiare- mugugnai dopo un po’ che nessuno dei due si era fatto avanti.

-Oh, se ci sei riuscito?- domandò lei ancora più adirata di come era arrivata –Ti detesto Killian Jones. Ti detesto perché mi hai usata per arrivare fin qui. Ti detesto perché hai più a cuore la vendetta che non i tuoi compagni. Ti detesto perché non avrei voluto sentire il tuo odore dietro la porta e trovare quella moneta. Ti detesto perché in quel momento tutto mi è stato chiaro: mi hai costretto a proteggere i miei amici dalla fiducia che avevo riposto in te e se sei qui è tutta colpa mia- sussurrò con meno enfasi le restanti parole.

Scrollai le spalle, rialzando lo sguardo su di lei. Dunque era stata Red a condurre i due sovrani nei sotterranei, per catturarlo ed impedirgli di compiere il misfatto. Avrebbe dovuto ricordarsi dell’olfatto sviluppato che possedeva.
-Ti sei lasciata abbindolare dall’idea che ti eri fatta di me- le dissi, come a volerla scusare.

Non le piacque affatto quella parte del discorso, tanto che batté le mani sulle sbarre, per imprimere forza al discorso.
-Io non mi sono fatta un’idea sbagliata di te, Killian! Sei tu l’unico a non voler credere che non ci sono solo ombre nel tuo cuore. Per questo ti detesto ancora di più, non posso lasciarti morire così. Non riesco nemmeno ad odiarti per quello che hai fatto e più tento di adirarmi, più non riesco-.

Poco prima non aveva elencato mille motivi per detestarmi? Ora ci ripensava?
Mi alzai in piedi, avvicinandomi alle sbarre per poterla vedere meglio negli occhi che erano terrorizzati da tutti quei sentimenti che parevano turbarla.
-Morirò lo stesso, Red. Ormai non c’è nulla che io possa fare- le risposi con calma serafica.

-Non è mai troppo tardi per rimediare ai propri errori, ma non è rimanendo qui che potrai risolvere il tuo problema- tirò fuori la chiave della cella, la infilò nella toppa e la girò facendo scattare la serratura. La aprì e si mise da parte –Vattene e non farti più vedere-.

-Red…- il suo nome non scaturì in lei alcuna reazione, rimanendo immobilizzata dov’era.

Mi stava dando la libertà, nonostante ciò che avevo fatto. Stava tradendo la fiducia dei suoi amici per potermi salvare la vita. Perché? Perché credeva così tanto in me? Ed io non avevo mai creduto nella possibilità che insieme avremmo potuto affrontare qualsiasi cosa.
Corrugai la fronte, mettendo un piede fuori, per poi fermarmi lì accanto.

-Io non ti ho potuto dare ciò che cerchi, ma qui c’è qualcuno che ne è in grado. Ho visto come ti guarda, farebbe qualunque cosa pur di vederti felice- fu la prima volta che mi resi conto di aver pronunciato parole lontane dal mio egocentrismo.

Se c’era qualcosa per cui avrei potuto provare fastidio, di certo si trattava della presenza di Graham accostata a quella di Red. Ma in fondo sapevo che lui l’avrebbe protetta, facendola sentire a casa. Io non potevo fare questa magia, non sarei mai riuscito ad assumere un ruolo simile.
Lei non rispose, chinando in basso il viso, sentivo che stava reprimendo i singhiozzi e l’idea di esser stato io a farla sentire in quel modo mi faceva impazzire.
Forse col tempo si sarebbe convinta che non sarei stato l’uomo adatto a lei. Così la lasciai, sorvolando nei sotterranei per uscirne e fuggire via quel posto.
Non avevo strappato il cuore del Coccodrillo e avevo lasciato Red per sempre. Un viaggio inutile e senza più speranza.
Non impiegai molto ad uscire dal Palazzo senza farmi vedere, avevo studiato il percorso il giorno stesso del nostro arrivo.
In poco tempo evasi da quel luogo, trascinandomi dietro catene che difficilmente avrei spezzato. Ma proprio mentre mi facevo strada all’esterno, affrontando il lungo e grande ponte di pietra che conduceva alla città, vi fu qualcosa che mi impedì di proseguire.
Una freccia scagliata con assoluta precisione perforò la terra che mi stava davanti, dovevano avermi scoperto. Quando voltai lo sguardo incontrai quello del Cacciatore, che tendeva l’arco con forza, scarico della freccia che aveva scoccato.
Ne incoccò un’altra, facendo un passo avanti e prendendo la mira su di me.

-Ti avevo avvertito, pirata. Non avresti dovuto approfittare della bontà di Biancaneve né della fiducia di Red- avanzava con passi lenti e calmi.

Incrociai le braccia al petto, guardandolo dall’alto in basso.
-Sei qui per uccidermi?- domandai, prima ancora che potesse rispondermi sbottonai la camicia, lasciando intravedere il sigillo dell’orologio sul petto –Come vedi non mi resta molto tempo, perciò se tanto lo desideri, fallo-.

Graham quando vide le lancette a forma di fulmine che scorrevano sulla carne, abbassò l’arco, ma continuando a tenerlo teso.
-Smettila con questo teatrino, Hook. Non fai che commiserarti da solo per la tua agghiacciante situazione. Ma c’è qualcosa che forse non ti entra in testa: lo hai voluto tu-.

-Io non sono un codardo- gli ringhiai, ricoprendo l’orologio per nasconderlo alla sua vista e alla mia.

-Ne sei davvero certo? Guardati! Tu hai scelto di sacrificarti per un amore impossibile e quando hai incontrato la prima difficoltà ti sei rifugiato in un angolo buio alla ricerca di qualcosa che potesse tirarti fuori. Hai paura della morte, te lo leggo negli occhi, eppure essa ti accompagna giorno dopo giorno. Il tuo sacrificio è stato reso vano per questo, gli uomini come te non possono avere un lieto fine. Hai ottenuto ciò che ti meriti- sussurrò continuando ad avanzare, prendendomi di nuovo di mira.

-Tu cosa ne vuoi sapere? Non hai idea di chi sono io!- gli rinfacciai con rabbia, avrei potuto tirare fuori la sciabola e sgozzarlo, tanto mi infastidiva il suo modo di fare così impetuoso.

-Infatti! Nemmeno Red ha capito chi sei, si è ingannata da sola, vedendo in te ciò che non può esserci- corrugò la fronte, arrestando il passo a poca distanza da me.

-Questo è vero- chinai lo sguardo –lei ha tirato fuori una parte di me che non conoscevo e non credevo potesse esserci ma al tempo stesso non sono stato in grado di portarla avanti- sollevai di nuovo gli occhi sul Cacciatore –allora, mi hai seguito per riportarmi indietro e farmi giustiziare?-.

Graham parve quasi immaginare quella scena che non gli sarebbe affatto dispiaciuta, ma riuscì a rimanere serio.
-Se lo facessi, lei non mi perdonerebbe mai- scoccò la freccia che si conficcò anch’essa sulla terra, accanto ai miei piedi –vai, prima che cambi idea-.

Un’altra possibilità. Tutti continuavano a darmi un’altra possibilità. Prima Red, a cui avevo spezzato il cuore. Poi a Graham, che mi aveva persino avvertito di fare attenzione. Perché? Una domanda a cui non trovavo risposta.
Avevo tradito tutti loro, non mantenendo la mia parola, sbeffeggiandomi della loro gentilezza. Eppure essi mi mostrarono ancora quanto l’onestà e il buon cuore potessero superare mille inganni. Persino Graham, che trovavo insopportabile, si era dimostrato migliore di me.
Nascosi un mezzo sorriso, Red sarebbe stata bene lì.

-So che non mi devi niente, ma voglio comunque che tu mi prometta una cosa- dissi prima di andare via –devi prenderti cura di Red, anche a costo della vita. Proteggila con tutte le tue forze e non lasciare che i suoi istinti prevalgano su di lei. Possiede una forza straordinaria e non deve prosciugarla-.

Graham si stupì di quella mia richiesta, evidentemente non aveva compreso che io tenessi a Red più di quanto potesse immaginare.
-Dunque provi qualcosa per lei? E nonostante questo, non hai esitato ad agire alle sue spalle-.

Gli piaceva rimarcare sulle ferite appena aperte, questo glielo concedevo, era una mossa da pirata.
-Sono ciò che faccio, Graham. Tu hai dimostrato di valere molto più di me, perciò meriti di rimanere al suo fianco-.

Mi guardò ancora con titubanza, era evidente che dovesse costargli molto il lasciarmi libero di andare via.
-Mi prenderò cura di lei- mi assicurò, appoggiando l’arco sulla spalla.

Annuii, ringraziandolo di avermi dato la possibilità di andare via. Mi rinfacciò ancora che lo faceva solo per Red e di questo non potei lamentarmi.
Mi allontanai dal Palazzo il più in fretta possibile, dovevo recuperare la ciurma e andare via prima che i regnanti si accorgessero dell’accaduto e decidessero di venirmi a prendere.
Cosa avrei fatto in seguito? Non potevo saperlo, di certo non sarebbe finita così. Nella testa aveva soltanto confusione, immagini sfuse, ricordi mescolati e un nome che continuava a torturarmi mentre scivolavo nella notte per raggiungere il centro cittadino.
In più le lancette dell’orologio non mi abbandonavano, non volevano lasciarmi in pace. Riflettere con quel rumore assordante diventava più difficile e complicato.
Trovare Proteo e Christian non fu difficile, ci eravamo accordati che si sarebbero posizionati in punti strategici della città per poter lanciare il richiamo ufficiale.
Quando arrivai alla piazza del mercato udii un ululato, seguendolo arrivai in un vicolo in cui si erano nascosti Christian e Proteo, intenti a sorseggiare sidro da alcuni boccali fuori da una locanda.
Non appena si accorsero della mia presenza mi vennero incontro, per potermi accogliere di nuovo.

-Giusto in tempo Capitano!- disse  Christian, facendosi avanti per passarmi il boccale.

-In tempo per cosa?- domandai mentre afferravo ciò che mi veniva porto per potermi dissetare.

-Christian ha perso al gioco d’azzardo e lo stanno cercando, abbiamo già sistemato alcuni bruti che hanno tentato di farci la pelle ma ne arriveranno degli altri- aggiunse Proteo, mostrando l’occhio nero che si era procurato.

Lanciai uno sguardo furibondo a Christian, avevo detto loro di non mostrarsi troppo e rimanere cauti, ma avrei dovuto immaginare che non sarebbero riusciti a rimanere nell’ombra.
Proteo ad un tratto aggrottò le sopracciglia, avvicinandosi di più alle fiaccole accese per potermi guardare in viso.

-Anche voi siete stato preso a pugni, Capitano. Qualcosa è andato storto?- domandò lievemente in ansia –Siete riuscito a prendere il cuore?-.

Nascosi lo sguardo dietro al boccale da cui trangugiai il sidro in modo così veloce che per poco non mi andò di traverso. Glielo restituii prima di asciugarmi le labbra con la manica del soprabito, incurante della possibilità di sporcarlo.

-No, mi hanno scoperto. Sono stato catturato e ho rischiato di finire giustiziato sul patibolo. Perciò è meglio ritirarci da qui, non voglio tentare la sorte- ringhiai mentre mi incamminai avanti a loro, così da poter raggiungere le mura della città ed uscirne per recuperare tutto il resto della ciurma.

Christian e Proteo si scambiarono uno sguardo piuttosto eloquente ed ovviamente non si lasciarono sfuggire l’occasione per poter conoscere i dettagli.
La prima domanda era incentrata sulla reazione di Red, poi finirono per volersi far raccontare tutto il resto della storia.
Narrare ciò che era accaduto non fu semplice, soprattutto perché avvertivo i loro occhi giudicanti piantati dietro la nuca, per rimproverarmi di ciò che avevo causato.
L’allontanamento di Red causò loro uno sconforto forte e sincero, erano molto legati a lei e sapere di non poterla nemmeno salutare fu un colpo basso.
Mi rimproverarono. Mi offesero, sì, glielo permisi perché me lo meritavo. Ma in fondo sapevano che avevo fatto tutto questo per rimanere in vita e  non riuscirono a biasimarmi per quelle azioni disoneste, anche se avevano causato soltanto infelicità.
Fu allora che mi resi conto che l’insegnamento di Red era veritiero: gli amici sono la vera famiglia.
Nonostante avessi deluso tutti, Christian e Proteo mi rimasero accanto, accettando il mio lato oscuro anche a discapito di quello buono, tant’è che smisero di criticare il mio comportamento.

-Troveremo una soluzione al problema, Capitano. Vi garantisco che non lasceremo alla maledizione dell’orologio di consumarvi- intervenne Proteo, battendo i pugni tra loro per incidere più forza alla frase.

-Non esistono altri modi per salvarmi, Proteo. Avrei dovuto strappare il cuore a Tremotino, consegnarlo alla Regina di Cuori che avrebbe pensato ad occuparsi di Milah. Lei sarebbe vissuta senza l’aiuto degli anni che le ho donato ed io avrei riacquistato i miei- spiegai loro perché la questione fosse più chiara.

Christian rifiutò di credere che non ci fossero altri modi.
-La Regina di Cuori ha pensato più ai propri tornaconti, Capitano, io non credo che possa esservi solo questa soluzione al problema. Ma non ci arrenderemo- mi garantì, dandomi conforto.

Entrambi sembravano davvero convinti di potermi aiutare, io in realtà non ero molto speranzoso. Ero pronto ormai a lasciarmi andare e ad abbandonare questa vita. Se Christian e Proteo non fossero stati così insistenti nel volermi aiutare e se Red non mi avesse cacciato via per salvarmi, probabilmente mi sarei arreso.
Aveva tradito nuovamente la fiducia dei suoi amici pur di darmi la possibilità di vivere, mi aveva salvato perché potessi salvare me stesso.
Non potevo deluderla, non dovevo. Anche se non meritavo quell’occasione che mi era stata data, avrei dovuto lottare fino alla fine per riprendermi ciò che era mio.
Quando giungemmo alle mura cittadine però, qualcuno fu pronto a fermare il nostro passo. Alzai gli occhi al cielo, voltandomi per vedere di chi si trattasse.
L’alba era vicina, non avevo chiuso occhio e la giornata si era conclusa nel peggiore dei modi. Chi altro voleva ancora farmi scontare qualche pena?

-Voi, pirati, non ve ne andrete senza aver prima pagato i debiti che avete lasciato!- disse un uomo incappucciato, accerchiato da altri cinque, tutti armati di sciabola.

Lanciai uno sguardo colmo di rimprovero a Christian, che aveva causato quel guaio, il quale si voltò dalla mia parte per potermi rivolgere un’espressione del tutto innocente.

-Mi dispiace, ma non abbiamo di che ripagarvi. Fatevene una ragione e tornatevene a casa- dissi loro sbrigativamente, non avevo voglia di uno scontro dopo che ne avevo affrontato uno emotivo abbastanza forte.

-Non ci penso nemmeno a ritirarmi, quel bastardo deve restituirmi tutto quello che aveva promesso!- esclamò con furia, puntandogli contro la spada.

Sbuffai, scuotendo leggermente la testa.
-E va bene, ma che sia una cosa veloce-.

Così facendo estraemmo tutti e tre le sciabole, affrontando più di un uomo insieme, nel tentativo di sbarazzarcene per poterci ritirare e riprendere il nostro viaggio di speranza.
Non risparmiai nessuno di quelli che mi capitarono innanzi, cercai di colpirli semplicemente con il pomo della sciabola per non versare dell’altro sangue. In fondo era stato Christian a cacciarsi nei guai, chiedevano solo che fosse fatta giustizia.
Proteo se la cavava sempre egregiamente, con il suo stile pulito ed elegante, il suo fare principesco era perennemente perfetto e quasi lo invidiavo.
Christian al contrario, si divertiva durante il duello e giocava con gli avversari, arrotolandoli nei mantelli per poi spingerli con calci nel fondoschiena, per farli rotolare via.
Fu davvero più semplice di quanto pensassi, tant’è che in un attimo ci liberammo di quegli uomini, lasciandoli accatastare privi di senso in un angolo.
L’alba stava ormai sorgendo e noi non potevamo più perdere altro tempo. Ci allontanammo dalla città in gran fretta per raggiungere il resto della ciurma che si era fermata a poca distanza dalla Foresta Incantata.
Si erano procurati i viveri necessari per poter affrontare un nuovo viaggio, c’era persino chi aveva ricavato un bottino interessante ma che sarebbe rimasto personale.
Affrontammo un lungo viaggio della durata di un’intera giornata, il sonno mi dilaniava ma non potevo riposare prima ancora di aver raggiunto la nave. Dovevamo partire il prima possibile per lasciare quelle terre.
Tutto in quei sentieri non faceva che ricordarmi Red e ciò che avevamo affrontato, prima e dopo aver incontrato sua madre.
Era riuscita a maturare, comprendendo che non poteva scegliere tra due diverse nature ma che doveva arrivare a completarle entrambe.
Lei era cresciuta, io ero rimasto lo stesso. O forse riuscivo ad illuminarmi soltanto accanto a lei, tanto da farmi sembrare un uomo migliore.
Avrei tanto voluto che fosse di nuovo accanto a me, per poterle dire che mi aveva regalato momenti meravigliosi e che io non avevo fatto abbastanza per lei.
Tornare indietro sarebbe stata una sciocchezza, avevo lasciato Red nelle mani di Graham, assicurandole un futuro felice e privo di peripezie.
Nonostante fosse stata un’azione  dettata dal bene che provavo per lei, era la prima volta che facevo una scelta che non riguardasse il mio.
Mi faceva sentire meglio sapere di averlo fatto, tra tutto ciò che avevo compiuto, quell’unica azione avrebbe potuto redimere parte della mia storia.
Quando raggiungemmo le sabbie bianche all’uscita della Foresta Incantata, ci accorgemmo che al largo era presente un’altra nave. Una nave che non avevo mai visto prima, ma era issata sull’albero maestro una bandiera pirata.
Tentai di mettere a fuoco anche se non riuscii a scorgere nessuno a bordo della nave. Di certo una cosa potevo saperla: avrebbero causato dei guai. 








// Nda: 

E alla fine sì, si sono divisi. Ma quanto potrà durare questa loro separazione? Ce la faranno davvero a rimanere lontani l'uno dall'altra?
E non avreste schiaffeggiato Hook quando Graham gli ha spiegato cose che nemmeno lui era riuscito a capire?
Siamo arrivati ad una nave pirata, chi vi è sopra lo saprete nel prossimo capitolo (e voi direte: ma dai? xD), ma immaginate già di chi possa trattarsi? Ci sono due fazioni che abbiamo lasciato indietro. 
Detto questo, ringrazio come sempre per continuare a leggere. Ormai che siamo alla fine ho deciso di pubblicare due volte a settimana.
Al prossimo capitolo! Che la Red Hook sia con voi. 
 
   
 
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