Capitolo
Diciannove: Down The Rabbit-Hole
La
prima
cosa che venne in mente a Ruby Drake, una volta superata la soglia
della porta,
fu un pensiero di profondo e sentito rammarico per non aver portato con
sé la
scopa.
La sua attenzione
però, venne subito attirata
da un urlo tanto acuto che avrebbe potuto trapanare i timpani ad una
mandragola.
Scorpius non
la stava affatto prendendo bene.
E, a dirla
tutta, Albus anche di meno.
« SE MORIAMO, GIURO SU MERLINO CHE VI
AMMAZZO TUTTI E DUEEE!»
Appunto.
Ehi, non era mica colpa sua!
Chi avrebbe mai potuto immaginare che non ci sarebbe stato uno
straccio di pavimento?
Aveva messo un piede oltre la porta e puf! Giù.
Continuava ad andare giù.
Cadeva, cadeva, cadeva…
E continuava a cadere.
Dopo il primo minuto di sorpresa anche Scorpius
aveva smesso di
urlare.
Poi venne la domanda. E c’era da aspettarsi che fosse proprio
Albus a
farla. Era lui quello abbastanza intelligente e sufficientemente
pedante per
quel genere di osservazioni.
« Ehi, com’è che non
ci stiamo schiantando? » disse, anche in tono
piuttosto seccato.
Faceva sempre così, Albus. Se le cose
non andavano come era logico che
andassero, Merlino ce ne scampi! Una tragedia. E un cattivo umore da
record.
« Dove cavolo siamo? » fu
invece l’obbiezione più quieta e sensata di
Scorpius.
Bella domanda.
Dove diavolo erano
finiti?
Mentre continuava a cadere a peso morto verso un
fondo che non
sembrava arrivare, Ruby cercò di guardarsi attorno per farsi
un’idea del posto.
Bell’affare.
Non si capiva niente.
Tutt’intorno a lei galleggiavano oggetti
di ogni tipo che la evitavano
al suo passaggio, spostandosi, deviando, sbattendosi tra loro e alcuni
pure
lamentandosi rumorosamente.
E questa era la cosa più normale.
Sembrava di essere finiti nel bel mezzo di quel film che piaceva tanto
a suo padre, quella roba… “Odissea nello
spazio” le sembrava si chiamasse.
C’erano colori, luci, forme straordinarie e indefinite.
Indefinite ma allo
stesso tempo riconoscibili. Vedeva tutto ma non vedeva niente. Tutto
era
colorato, ma se un momento dopo le avessero chiesto che colori vedeva,
avrebbe
risposto solo bianco e nero. Non riusciva ad individuare un inizio o
una fine
né ai lati, né sotto, né, tanto meno,
sopra.
Si girò sulla schiena in modo da
guardare in su, verso Scorpius e
Albus.
I capelli risalirono verso l’alto ma, sfidando le leggi della
fisica,
ondeggiavano dolcemente, invece di sferzare l’aria come stava
facendo la sua
tunica a causa dell’enorme velocità.
« Beh, uno, non ne ho idea »
contò sulle dita, rispondendo alle domande di entrambi
« e due, immagino che
siamo nella Stanza del Caos, no? » concluse, strizzando gli
occhi per mettere a
fuoco i due ragazzi.
Scorpius si guardava intorno con meraviglia,
cercando di allungare le
mani per afferrare qualche oggetto, mentre Albus teneva le braccia
conserte e
scrutava torvo qualsiasi cosa, dal pianoforte che gli galleggiava
tranquillo
intorno, a lei e Scorpius.
Come se fosse colpa loro!
Ehm.
« Nella Stanza del Caos, oh? »
borbottò, lanciandole un’occhiataccia.
Lei meditò per un attimo di rigirarsi dall’altra
parte per sfuggirgli. «E qual è il piano
adesso, genio? » continuò, gelido «
Aspettiamo di schiantarci? »
Ruby fece spallucce.
« Secondo me, a questo punto non ci
schiantiamo più! » osservò,
indicando intorno a sé con un gesto vago della mano.
« Ah, no? » ribatté
Albus piccato « Non è quello che succede in genere
a chi cade ad una grande velocità per lunghe distanze? Senza
la scopa! »
Ah! Lo sapeva lei che dovevano portare le scope!
« Ammetterai che non è
esattamente una situazione normale »
s’intromise Scorpius, che con la coda dell’occhio
continuava a seguire i
movimenti di un calzino arancione che gli fluttuava intorno, come un
serpentello un po’ troppo colorato.
« Sembra uno dei tuoi, Rub » osservò,
pensieroso.
Ruby gli diede un’occhiata distratta.
« Ah sì, dovrei averne di
simili da qualche parte »
« Oh si che ce li hai. Me li ricordo
benissimo. Ne avevi uno arancione
e uno fucsia. Parola mia, non ho mai conosciuto nessuno con un gusto
nel
vestire più raccapricciante del tuo! »
commentò Albus, in tono saputo.
Il calzino emise uno stridio indignato e, dopo essersi sfogato tirando
un colpo sul naso a Scorpius, filò via, strisciando
nell’aria.
Ruby ridacchiò e anche Albus non riuscì a
reprimere un sorrisetto alla
vista di Scorpius che si sfregava la parte lesa, seguendo con uno
sguardo
risentito l’indumento.
« Perché ha picchiato me? Sei
tu che l’hai insultato! » protestò a
mezza voce.
Fu prontamente ignorato e Ruby continuò:
« Forse dovremmo solo
aspettare di arrivare giù »
« E se non ci fosse un giù?
»
« Ci deve essere per forza! »
« Magari no! »
La rispostaccia di Ruby venne troncata di colpo da
una sorta di
contraccolpo che la fece sussultare. Avevano rallentato. Adesso
galleggiavano
come gli altri oggetti, muovendosi pianissimo verso il fondo, quasi
fossero
sott’acqua.
« Oh! » esclamò
Albus, sciogliendo le braccia per la sorpresa e
lasciandole penzolare mollemente ai due lati.
Alzò gli occhi in un’espressione
curiosa, la lingua fra i denti, che
spuntava dalle labbra, cercando di osservare la sua stessa frangetta
che
fluttuava dolcemente come dotata di vita propria.
Cercò di appiattirsela sulla fronte ma quella continuava
ostinatamente
a rimanere su e ben presto fu costretto a lasciar perdere.
Ruby diede un’altra occhiata intorno.
Oh, beh, questo era interessante.
Ora che avevano rallentato distingueva
più chiaramente i dintorni.
Stavano cadendo in una specie di tunnel che le ricordava vagamente la
tana di
un animale enorme, le pareti di terra battuta, dalle quali spuntavano
sporadicamente radici e piante rampicanti.
Certo, di tanto in tanto c’erano anche finestre, porte,
specchi e
vetri, ma l’impressione generale era quella.
Dato che l’andatura lo consentiva, si concesse di esaminare
gli
oggetti intorno.
Sulla destra, un pennello s’intingeva allegramente sul blu
pastoso di
una tavolozza lì vicino e si scagliava con forza su una
tela, creando un cielo
agitato e tempestoso; accanto, una trottola girava vorticosamente
nell’aria,
saltellando di tanto in tanto, mentre una maglietta a righe viola e gialle, ballava
leggiadra un valzer
con un frac.
Alla sua sinistra, invece, degli occhiali tondi e dalla montatura
dorata inseguivano un manichino spoglio che stringeva convulsamente
nelle mani
pallide un libro rovinato, cercando di posizionarsi sul volto vuoto.
In uno specchio, una donna dai capelli corvini e dalle labbra rosse e
sensuali che mimavano parole invitanti, ammiccò verso di lei.
« Questo posto non ha il minimo senso
» proruppe Albus, con uno
sbuffo.
Ruby venne distratta dalla voce del ragazzo e
quando si rigirò di
scatto per capire cosa stesse dicendo la donna, lo specchio
rifletté solo la
sua espressione stranita.
« Davvero » concordò
Scorpius « E io sarei più che altro curioso di
sapere come uscire di qui adesso»
Albus mugugnò qualcosa in assenso ma non
aggiunse altro.
La ragazza abbandonò la sua immagine
allo specchio per incontrare i volti dei suoi
amici. Fece spallucce.
« Non lo so prop- EHI! »
s’interruppe, agitata, come riprese a cadere
a tutta velocità verso il basso.
Sentì distrattamente un altro urletto
provenire da uno dei ragazzi,
attutito dallo sferzare dell’aria nelle orecchie.
Le sembrava di andare persino più velocemente di prima.
Imprecò
sottovoce, scocciata, e si rigirò verso il basso, giusto in
tempo per poter
appurare in prima persona l’osservazione scornata di Albus.
« Quello è il pavimento!
» gridò il ragazzo con una leggera nota di panico.
Ruby gettò un’occhiata
affranta al di sotto.
E sì, quella superficie piastrellata di
mattonelle bianche e nere che
si stava inesorabilmente avvicinando era proprio il pavimento.
Unì la sua voce all’urlo di
terrore dei ragazzi sopra di lei e serrò
gli occhi con forza, a pochi secondi dall’impatto.
Che non venne.
Socchiuse leggermente una palpebra e la sua visuale
venne interamente
occupata da una scacchiera bianca e nera.
Il pavimento.
Aprì gli occhi del tutto proprio mentre
Albus sbottava: « Di nuovo?! »
« Ti stai lamentando, Potter? »
grugnì Scorpius, con il fiato corto.
Erano sospesi a venti centimetri dal pavimento,
tanto che i capelli di
Ruby quasi sfioravano le piastrelle quadrettate.
« Beh, scendiamo, no? » disse
lei sollevata e tutti e tre posarono un
piede per terra.
****
«Ahia! »
« Ohi! »
« Ma ti levi? »
« Sco’ spostati! »
« Albus! »
« Sì, sì, ora!
»
« Merlino quanto pesi! »
«Umhf! »
Una volta che si fu scrollato Scorpius di dosso,
rotolò di lato,
liberando Ruby del suo peso.
Il soffitto che entrò nel suo campo visivo era quello
solito, monotono
e spoglio di Hogwarts.
Si tirò su, esterrefatto, e davanti a sé
trovò solo una parete con un
quadro piuttosto insignificante, con una sottile striscia
d’erba e un cielo
azzurro.
« Come? » borbottò
stupito, guardandosi intorno freneticamente, scorgendo
sulla destra, alla fine di un corridoio vuoto, una finestra buia da cui
s’intravedevano rade stelle.
« Vili furfanti! Come osate invadere le
mie terre?! »
Albus si rigirò di scatto verso il
quadro e individuato il
proprietario della voce, sbuffò e alzò gli occhi
al cielo.
Un cavaliere basso e tozzo, con un armatura che sembrava pesare
diverse tonnellate più di lui, menava fendenti a casaccio
nell’aria,
minacciando le pene più terribili, seguito da un grasso pony
pomellato che
brucava l’erba con aria di sufficienza.
« Canaglie! Villanzoni! Malfattori! Vi
burlate di me? Voi, codardi,
furfanti! » ululò infuriato, agitando la spada di
qua di là, finché non perse
la presa e la lanciò all’indietro, mancando di
poco il pony, che rimase però
impassibile come una statua equestre di bronzo.
« Sir Cadogan! Che piacere vedervi!
» trillò Ruby, battendo le mani
una con l’altra.
Albus sentì Scorpius trattenere a stento
un grugnito scornato mentre
il cavaliere si sollevava il cimiero per osservare meglio la ragazza.
« Mia buona damigella! Il piacere
è tutto mio! È un onore sapere che
vi ricordate di un povero cavaliere… » disse
umilmente, puntellandosi sulla
spada per un inchino traballante.
Ruby ridacchiò e fece
l’occhiolino al cavaliere, tirando in
contemporanea una gomitata ben assestata a Scorpius che aveva aumentato
esponenzialmente il volume del suo grugnito.
« Come potrei dimenticare un compagno
d’armi, signore? » ghignò,
facendo un mezzo inchino.
« Madamigella, lei mi onora! »
cinguettò l’ometto, commosso. « A cosa
devo il piacere, Milady? Una nuova ricerca? Una nuova missione?
» continuò,
passando ad un tono entusiasta e cospiratore.
« Oh, » bisbigliò
Ruby, chinandosi verso il quadro « non ancora,
cavaliere. Però avrei bisogno di informazioni, Sir
».
« Ma certo, ma certo! » il
tozzo ometto abbassò il tono ad un sussurro
« Chieda pure, signorina! ».
« Avete visto, per caso, da dove siamo
arrivati? » chiese la ragazza
con un sorriso smagliante, del tutto incurante
dell’assurdità della domanda.
Albus lanciò un’occhiatina di
sbieco a Scorpius, indirizzandogli un
sorrisetto saputo.
Quella era una buona idea.
Magari riuscivano a capire come mai erano finiti in un corridoio del
sesto (o settimo piano, non si ricordava bene dove fosse il quadro
dello
spostato) dalla Stanza Del Caos.
Davvero, quel posto era proprio fastidioso.
« Oh, ma da nessuna parte, signorina!
» assicurò il cavaliere,
annuendo vigorosamente. « Siete comparsi così,
assolutamente dal nulla, e siete
caduti uno sull’altro ».
« Dal nulla? »
ripeté lei, inarcando le sopracciglia.
« Esattamente! »
confermò lui, disponibile.
« Capisco »
borbottò, mettendo su una smorfia contrariata.
Albus vide Scorpius alzare gli occhi al soffitto,
in esasperazione, e
si trattenne dal fare lo stesso.
« Andiamo, Rub »
sospirò scornato, tirandola per un braccio.
Lei si lasciò condurre via, agitando una
mano verso il cavaliere, con
la promessa che si sarebbero visti presto, “per una nuova
avventura”.
Camminarono per un po’ in silenzio,
finché non giunsero al secondo
piano (o era il terzo- davvero, davvero, davvero, odiava quelle dannate
scale!)
e sentì Scorpius sbottare: «E adesso che si
fa?».
Albus grugnì, ben sapendo la risposta
che avrebbe dato la ragazza.
« Ci rientriamo, che domande! »
asserì lei, facendo spallucce.
E zaaac! Sono un
Veggente.
« Perché la cosa non mi
sorprende? » sospirò Albus verso nessuno in
particolare, mentre contemporaneamente Scorpius chiedeva: «
Perché non siamo
riusciti a scendere, secondo voi? »
Albus e Ruby si strinsero nelle spalle
all’unisono, storcendo un po’
la bocca, e la ragazza rispose: «Non ne ho la minima
idea…» I due ragazzi si scambiarono
un sorrisetto compartecipe mentre lei continuava : «Ma lo
scopriremo!»
Tipico.
Albus alzò gli occhi al soffitto per
quella che sembrava la
miliardesima volta quel giorno e cominciò a tirarli verso la
cucina.
«Sto morendo dalla fame»
tagliò corto e scorse chiaramente Scorpius
scuotere la testa, tra il divertito e il rassegnato, alla vista della
ragazza
che si illuminava e si fiondava a passo di carica verso il regno degli
elfi,
borbottando mozziconi di parole che gli sembrò di
distinguere come “roast beef”
e “gelato alla panna”.
****
« Signorina Drake, vuole prestare un
minimo di attenzione a quello che
sta facendo? »
Scorpius vide Ruby far scattare indietro la mano
dal tagliere,
preoccupata, e fissare con apprensione il Maestro di Pozioni che
torreggiava su
di lei.
«Sono attenta»
borbottò contrariata «Non mi sono neanche tagliata
questa volta!».
«Ne sono felice» disse Flamel,
in un tono piatto e annoiato che
rendeva palese la sua indifferenza alla cosa «Ma, a meno che
non voglia far
saltare in aria anche il calderone del signor Zabini, le consiglierei
di
allontanare quelle radici di belladonna dal composto».
Ruby occhieggiò le radici tagliuzzate (o
meglio, massacrate) con sospetto.
«Ehi, non dovevano essere radici di
asfodelo queste?» protestò,
prendendone un po’ fra indice e pollice e portandosele vicino
al viso per
osservarle meglio.
«Direi di no»
sospirò il professore, scuotendo appena la testa.
Scorpius vide la ragazza lanciare
un’occhiataccia risentita alle foglioline, con
la chiara speranza di incenerirle, e sentì Albus ridacchiare
scompostamente al
suo fianco. Si girò verso di lui, senza riuscire a
trattenere un sorrisetto.
«Non ridere» lo riprese
«Come farà agli esami?» chiese poi, in
tono preoccupato.
Albus tornò un po’ serio e
storse il naso.
«Spero solo che prenda un bel voto nello
scritto» disse, ora
occhieggiando la ragazza con un cipiglio ansioso «E che
Flamel la metta vicino
a me alla prova pratica».
Scorpius annuì, anche lui ben
consapevole che solo con l’altro ragazzo
vicino, Ruby sarebbe riuscita ad evitare di far scoppiare pozione,
calderone e,
eventualmente, metà dei sotterranei.
«Già mi è sembrato
strano che oggi l’abbia messa con Zabini»
continuò Scorpius, pensieroso, mentre si chinava in avanti
per sminuzzare le
sue radici di asfodelo.
Albus fece spallucce.
«Anche a me.» ammise
«Immagino che stia cercando di farla
abituare…».
Scorpius sbuffò, levandosi un ciuffo
biondo da davanti gli occhi, e
Albus ghignò apertamente: «Peccato che Zabini sia
bravo… ma non abbastanza».
Scorpius fece una smorfia ma non trovò
niente da ridire per
contraddirlo.
Albus era l’unico sorprendentemente
sveglio e pronto per fermare la
ragazza nei suoi tentativi suicidi. O omicidi, a seconda della
pericolosità dell'esplosione.
Bisognava dargliene atto. In fondo, era davvero il migliore del loro
anno in Pozioni.
«Mi chiedo, signorina Drake, come
farà a passare la prova pratica
agli esami finali di quest’anno» chiese il
professore, quasi tra sé e sé, il
tono velato di sincera curiosità.
Ruby si produsse in un ghignetto e gli fece l’occhiolino
–sì, l’occhiolino!-
dicendo: «Non si
preoccupi, signore! Qualcosa mi inventerò!».
Flamel la guardò divertito e scosse la testa, allontanandosi
dal
calderone.
Scorpius non riusciva ancora a capacitarsi di come, il normalmente
intransigente e severo professore, potesse essere così
indulgente e bonario nei
confronti della minaccia più costante al suo prezioso
laboratorio.
Il faccino da angioletto di Ruby Drake colpiva ancora.
Ridacchiò fra sé mentre il professore si spostava
verso di loro,
chinandosi leggermente sul loro calderone con un ghignetto compiaciuto.
«Potter e Malfoy »
esordì, uno scintillio soddisfatto negli occhi
mentre annusava la loro pozione calmante, «un lavoro
eccellente come sempre!».
I due ragazzi si scambiarono un sorrisetto gemello
e Scorpius poté
distinguere chiaramente Ruby che roteava gli occhi al soffitto e
scuoteva la
testa nella loro direzione.
Le indirizzò un ghignetto prima di rivolgere nuovamente la sua attenzione al
professore che faceva
girare il composto in senso antiorario.
«E’ essenza di valeriana quella
che sento?» guardò su verso di loro,
incuriosito.
Albus si strinse nelle spalle e mantenne un tono
piuttosto piatto,
anche se Scorpius poteva capire che era leggermente in imbarazzo dal
leggero
rossore sulle guance.
«Sì, abbiamo pensato che
poteva aumentare l’effetto calmante,
combinata con le radici…» si fermò,
piano mentre il professore rimase
impassibile.
« Una buona pensata » disse
alla fine, con un sorrisetto fiero che
riuscì a dissimulare rapidamente, in favore della solita
impenetrabile
espressione severa.
«Ma quando cominceremo a fare pozioni
più complicate, siete pregati
di chiedere un mio parere, prima di aggiungere qualcosa. Non vorrei
finiste per
ferirvi».
Albus annuì brevemente e, dopo un breve
cenno del capo, Flamel si
allontanò verso il calderone di una ragazzina di Corvonero,
che emanava un
preoccupante fumo nerastro.
«Ti avevo detto di seguire le istruzioni
sul libro» ghignò Scorpius,
dando di gomito all’altro ragazzo.
«E io ti avevo detto che sarebbe andata
bene» ribatté l’altro,
facendo il sostenuto, mentre mescolava piano il liquido scintillante.
«Fortuna»
lo provocò Scorpius, incrociando le braccia al petto.
Albus si raddrizzò, lanciandogli
un’occhiata divertita ed ebbe appena
il tempo di aprire la bocca che fu zittito da un boato assordante.
Prima che una cortina impenetrabile di fumo rosso scuro riempisse i
sotterranei, rendendo impossibile distinguere le forme a meno di un
palmo dal
naso, Scorpius scorse chiaramente Flamel schizzare indietro, agitando
la
bacchetta furiosamente nel tentativo di aspirare la nebbia.
Sorrise largamente quando sentì una familiare vocetta
squillante
dichiarare da qualche parte nel mezzo della foschia:
«Oops!».
****
Rose Weasley era una ragazza abbastanza precisa.
Sì, è vero, qualche volta la
sua camera non era proprio il massimo
dell’ordine, e sì, poteva capitare che i libri
nella borsa fossero sistemati un
po’ alla rinfusa e il nodo della sua cravatta non fosse
sempre dei migliori, ma
tutto sommato poteva considerarsi sufficientemente precisa. Non
maniacale come
Albus, no.
Solo precisa.
Il suo problema infatti, non era la precisione , ma
il tempo.
Non ce n’era mai abbastanza, mai.
E non riusciva mai a capire dove andasse a finire.
Cominciava a sospettare che qualcuno lo facesse
accelerare quando era
distratta.
Ma che ci fosse o meno un genietto malvagio (o,
secondo zia Luna, un
Nargillo parimenti dispettoso) che le rubava il tempo, il risultato era
sempre
lo stesso: Rose Weasley era perennemente e costantemente in ritardo.
Quella sera non faceva eccezione, ovviamente.
Le semifinali al Club degli Scacchi erano previste
per almeno una
mezz’ora prima e lei era ancora in biblioteca.
E diciamocelo, era un po’ difficile fare delle semifinali
senza
semifinalisti.
Rose sbuffò sonoramente, mentre gettava
in borsa un paio di libri e
una manciata di piume, chiudendo con uno strattone la tracolla di cuoio
strapiena.
Accidenti a lei!
Aveva detto che avrebbe passato solo
un’oretta lì in biblioteca,
giusto per leggere qualcosina… E invece ne erano passate tre
di ore, Merlino
santissimo!
Si buttò la borsa sulla spalla con
malagrazia e, uscita dalla
biblioteca, cominciò a marciare per i corridoi quasi di
corsa, gli occhi
piantati sul pavimento e sui suoi piedi per non inciampare.
Però quel libro Babbano era
così carino, con quel capitano così
coraggioso e quella macchina, quel sottomarino! Una trovata davvero
ingegnosa,
visto che i Babbani non avevano l’Algabranchia.
Le sarebbe proprio piaciuto scendere nelle profondità
oceaniche con il
capitano Nemo e avere tante, sorprendenti avv-
BAM!
Non era neanche riuscita a girare
l’angolo che qualcosa l’aveva
rispedita all’indietro di almeno un metro, facendola
atterrare sul sedere con
un tonfo piuttosto sonoro.
« Ehi! » fu la protesta da
davanti a lei.
« Oh scusami tanto, è che sono
in- » cominciò Rose tirandosi
su i capelli dal viso, mentre
cercava di rimettersi in piedi senza cadere nuovamente.
«..Malfoy!
» strillò come ebbe
di fronte la sua brutta faccia pallida.
«Weasley » disse, le costava
ammetterlo, in una maniera molto più
composta della sua, con la sua solita, disgustosa, parlata strascicata.
«Guarda dove vai » borbottò infastidito,
mentre si
spazzolava la divisa immacolata con i palmi delle mani, come per
togliere degli
invisibili granelli di polvere.
«Eri tu in mezzo!»
mentì, piccata dal richiamo, rossa come un
peperone maturo.
Malfoy inclinò leggermente la testa su
un lato, ricordandole
preoccupantemente suo cugino, e inarcò un sopracciglio,
incredulo.
«Onestamente, Weasley »
sibilò « Sei proprio strana, tu».
«Strano sarai tu!»
ribatté lei, stringendo i pugni e desiderando
ardentemente poterli scaraventare sulla sua faccia senza finire dalla
preside.
«Sì, sono io quello che corre
per i corridoi senza guardare e butta
giù le persone senza neanche scusarsi» disse
storcendo la bocca.
Si stava chiaramente innervosendo, le guance che si
chiazzavano di
viola.
Rose si trattenne dal sorridere trionfante.
E così quel damerino era facile da
provocare, eh?
«Perché stavi correndo
così, poi?» aggiunse con una smorfia.
«Fatti gli affari tuoi!» lo
redarguì lei, trattenendo a stento una
linguaccia.
Il ragazzo si raddrizzò di colpo,
neanche fosse stato colpito da un
colpo di frusta.
«Benissimo, se vuoi
scusarmi…» disse, evitando il suo sguardo e
tornando al solito, irritante, tono strascicato.
«Tu, piuttosto, cosa ci fai qui da solo?
Dove sono mio cugino e Ruby?» si lasciò sfuggire
lei, incuriosita.
Del resto, era praticamente impossibile vederlo
senza almeno uno dei
due al suo fianco.
All’inizio aveva provato a
dissuadere almeno il cugino dallo stare con lui -cosa ci trovavano in
quello
slavato era davvero incomprensibile!-
ma
era stato irremovibile: “E’
il mio
migliore amico” l’aveva rimproverata.
Bah! Il suo migliore amico!
Trattenne una smorfia mentre il ragazzo di fronte a
lei si lasciava
scappare un mezzo ghignetto divertito.
«Non che questi siano affari tuoi,
Weasley, ma comunque sono nascosti
da qualche parte nei sotterranei».
Rose sollevò le sopracciglia in sorpresa.
«Nascosti? E perché?»
Questa volta il ragazzo si aprì proprio
in un ghigno e disse con una
risatina: «Albus tenta di insegnarle una pozione senza che
distrugga i
sotterranei».
«Ah» non trovò
niente di più intelligente da dire e si affrettò
a
raccogliere la borsa da terra.
«Ehm» borbottò,
improvvisamente imbarazzata «Ci si vede, suppongo»
tentò titubante, salvo poi desiderare di prendersi
mentalmente a calci.
Ci si vede?
Con Malfoy???
Gli occhi del ragazzo si illuminarono di una luce
maliziosa e
divertita.
«Speriamo di no, Weasley»
ghignò, dandole le spalle e allontanandosi
lentamente, dritto come un fuso.
Rose arrossì furiosamente e gli
gridò dietro: «Infatti!
Lo spero anch’io!».
Lui non si girò, limitandosi ad alzare
la mano in un vago gesto di
saluto, e la ragazza rimase in mezzo al corridoio con le braccia
conserte,
immaginando di lanciargli dietro tutta la borsa.
«Pomposo idiota»
borbottò, contrariata.
Improvvisamente si ricordò degli scacchi
e ricominciò a correre come
una forsennata per il castello.
****
L’aria intorno a lei era fresca e
pungente ma Ruby Drake non sentiva
ancora la necessità di mettere il mantello, appallottolato
invece, lì accanto.
Inspirò profondamente la leggera brezza notturna e socchiuse
appena
gli occhi, lasciando vagare lo sguardo sulle cime lontane della
tenebrosa
Foresta Proibita.
Da quell’angolino nascosto e appartato nella Torre
d’Astronomia
riusciva a vedere tutto il parco di Hogwarts, fino alla foresta e alle
montagne
lontane.
Veniva sempre lì quando aveva bisogno di pensare e stare da
sola. Le
piaceva il senso di controllo che riusciva ad avere da lì
sopra.
Si sentiva così libera.
Inspirò una boccata d’aria,
contenta, mentre con la mente tornava a
quegli ultimi giorni.
Erano rientrati nella Stanza altre tre volte, senza
il minimo
cambiamento. Come tentavano di posare piede per terra, venivano
risputati da
qualche parte a caso nel castello.
Tutto ciò era terribilmente frustrante.
Scosse piano la testa, cercando di schiarirsi un
po’ la mente.
L’arietta fresca l’aiutò nel suo
proposito, e si ritrovò nuovamente
con lo sguardo perso fra le ombre.
Adorava quel posto.
E non era la sola.
«Salve signor Barone»
salutò quietamente, senza spostarsi di un
millimetro.
Un soffio gelido le sfiorò il braccio
sinistro quando il fantasma le
si accostò.
«Di nuovo qui, Miss»
attestò quietamente il fantasma, fluttuandole a
fianco.
Lei annuì leggermente :«Lo sa,
signor Barone, questo posto è così
tranquillo» disse «E c’è una
vista grandiosa».
«È così, Miss» concordò lui, ritornando in un piacevole silenzio. Dopo qualche minuto intervenne nuovamente, in una delle rare occasioni nelle quali iniziava una conversazione :«Lei è fuori dalla sua Sala Comune dopo il coprifuoco» osservò, «Ancora».
« Sì » convenne lei,
senza spostare lo sguardo dagli alberi.
Ci
fu silenzio per qualche altro minuto, finché il fantasma non
sussurrò in tono
lugubre, allontanandosi: «Stia attenta a non farsi
vedere» per poi sparire
oltre il muro con uno sferragliare di catene.
Ruby trattenne un sorrisetto.
Il temuto fantasma del Serpeverde non era
spaventoso neanche la metà di quanto credevano tutti.
Rimase seduta per un’altra
mezz’oretta,
persa nei suoi
pensieri, finché il verso
cupo di un gufo in lontananza non la riscosse.
Trattenne uno sbadiglio e decise che era
ora ormai di tornare nei sotterranei e di farsi una bella dormita.
L’indomani sarebbero cominciati gli
esami, era il caso di non fare tardi.
Non troppo, almeno.
Si avviò per i corridoi con passo
felpato, cercando di fare meno rumore possibile e girando cautamente
tutti gli
angoli.
Era proprio il caso che Derrick non la
beccasse quella sera.
Se finiva in punizione, la partita di
sabato contro i Grifondoro se la scordava.
E non credeva di poter sopportare il
sorrisetto tronfio di Jamie se l’avesse battuta alla finale.
Soffiando la Coppa
delle Case ai Serpeverde, oltretutto.
Will l’avrebbe uccisa.
E anche Albus.
E la Farley.
E il resto della squadra.
E, oh già, tutto il resto della Casa.
Sospirò, scornata.
Accidenti a lei! Non poteva provare le selezioni
per diventare
Cacciatrice? Comunque andasse, la colpa sarebbe sembrata sempre sua.
Era la
croce dei Cercatori. Tutta la gloria, tutta la colpa.
Trattenne un grugnito –producendosi
più che altro in un singhiozzo
strozzato- e si appiattì in un cono d’ombra,
cercando di farsi piccola piccola
e di nascondersi parzialmente in una nicchia del muro.
Una risatina le riempì le orecchie mentre due ragazzi
passavano per il
corridoio, cercando di muoversi silenziosamente ma fallendo
clamorosamente.
«Shh, fai piano, David!»
ridacchiò uno dei due, il più basso,
appendendosi al braccio dell’altro proprio mentre le
passavano davanti.
«Fai piano tu, Karl! Sembri un ippogrifo
imbizzarrito!» ritorse
l’altro, tirandoselo dietro.
«Non è vero!» lo
sentì protestare, mentre si allontanavano.
Idioti.
Se volevano tanto farsi scoprire, potevano bussare
direttamente all’ufficio
di Derrick e grazie tante.
Rimase acquattata nell’ombra,
indietreggiando ancora di più verso il
muro, scomparendo quasi in una piccola incavatura nel muro.
Non dovette aspettare molto che i passi affrettati del custode furono
chiaramente udibili dal corridoio precedente.
Trattenne il respiro mentre l’uomo filava dritto davanti a
lei, senza
guardarsi attorno, borbottando con una luce maniacale negli occhi
“oltre il
coprifuoco” e “ma stavolta li pesco io, li
pesco”.
Rimase immobile finché non sentì nuovamente i
passi strascicati del
custode che si portava dietro i due ragazzi, un sorriso enorme e
soddisfatto ad
illuminargli il volto.
«Una bella punizione coi fiocchi, vi
spetta, sì, sì! Lo dico sempre
io, alla preside, che è troppo morbida con voi piccoli
furfanti, sì, sì. Vi
farò pulire tutta la Sala dei Trofei, sì, e senza
magia, sì, sì!»
brontolava mentre i due lo seguivano
mestamente e trascinando i piedi.
Due Corvonero.
E quelli avrebbero dovuto essere gli intelligenti.
Onestamente.
Rimase nell’ombra finché non
ebbe la certezza che si erano allontanati
abbastanza, e uscì fuori dal suo nascondiglio, camminando
sempre a ridosso del
muro.
Procedette senza problemi per un paio di piani e, arrivata al terzo,
dovette aspettare qualche minuto prima di girare l’angolo, in
modo che un
ragazzo e una ragazza del Grifondoro si dileguassero nel corridoio
successivo
senza incrociarla.
Meglio non rischiare di essere vista, anche se da altri studenti.
Specie se Grifondoro.
Non era gente affidabile, quella.
Riprese a camminare, gettando uno sguardo distratto
intorno.
Tutto tranquillo e in ordine.
Silenzio, nessuno in vista, Derrick impegnato altrove, i Grifondoro
lontani. C’erano solo lei, lei e…
Si girò di scatto verso la finestra.
Aveva scorso un lampo di capelli neri nel suo
riflesso.
La sua faccia le rimandò uno sguardo
sbalordito, i capelli del solito
biondo scuro.
Se li tastò, per sicurezza, avvicinandosi una ciocca al viso
e
osservandoli.
Sempre biondi.
Con una smorfia, risollevò il viso per
trovarsi di fronte il viso
affilato di una donna dai lunghi capelli color dell’ebano e
ammiccanti occhi di
un blu pervinca. Mimò qualcosa con le labbra e Ruby si
girò indietro, per
controllare se ci fosse qualcuno.
Dietro di lei non c’era niente e quando si voltò
la donna era
scomparsa.
Cosa…
É un
fantasma?
Incuriosita, sfiorò con la punta delle
dita il vetro freddo ma la
superficie le rimandò solo la sua espressione insospettita.
Interdetta, rimase qualche altro secondo lì impalata, per
poi sbuffare
piano ed allontanarsi.
Eppure quel viso le sembrava familiare…
Chi era?
Dove poteva averlo visto, poi?
Magari era un quadro speciale che andava anche
nelle finestre, chissà.
Era arrivata quasi all’imbocco dei
sotterranei quando le arrivò la
risposta, come un fulmine a ciel sereno.
La donna nello specchio!
Quella donna l’aveva già vista
nella Stanza del Caos!
Fece retrofront di scatto e, col cuore in gola,
cominciò ad imboccare
corridoi a caso, sperando con tutta se stessa di non incrociare
né Derrick, né
nessun altro.
Fortunatamente non dovette aspettare molto prima di
svoltare un angolo
e inciampare letteralmente sulla
lunghissima scalinata. Prese a correre e, incurante del fiatone, una
volta
arrivata in cima si tolse una forcina e cominciò ad incidere
le lettere sul
legno scuro della porta.
Le lettere si illuminarono debolmente e lei vi posò sopra
una mano.
Sentì la superficie vibrare leggermente e prese un bel
respiro.
Speriamo di non
schiantarci neanche ‘sto giro.
E fece un passo avanti.
Come da copione prese a cadere a tutta
velocità lungo quella
sottospecie di tana di coniglio formato famiglia, con tutta la miriade
di
oggetti che le sventolavano allegramente intorno.
Cercò attentamente con lo sguardo lo specchio, ma non ne
trovò alcuna
traccia.
Sconfortata, continuò a guardarsi intorno, cercando di dare
un senso a
quel posto e di non sobbalzare ai cambi di velocità.
Le sembrò di scendere all’infinito, senza neanche
la magra
consolazione delle lamentele di Albus a tenerle compagnia.
Okay, questo
è
noioso. Da morire.
Cominciava quasi a sperare di aumentare la
velocità e magari schiantarsi,
giusto per fare qualcosa, che un’iscrizione su un pannello
attirò la sua
attenzione.
Erano le stesse lettere e rune nella porta di sopra.
Cercò di imprimersele nella mente in
modo da poterle poi riscrivere e
continuò a cadere senza alcun freno.
Dopo quella che fu sicuramente un’eternità, la
velocità aumentò
esponenzialmente e, esattamente come era successo qualche giorno prima,
si
fermò a venti centimetri dal pavimento.
Con lo stomaco annodato, sollevò la testa e vide un lungo
corridoio
che si snodava di fronte a lei, sempre piastrellato come una scacchiera.
Tentennante, posò il piede sul pavimento e… si
sentì sballottare
neanche le avesse inchiodato la scopa a mille metri d’altezza.
Quando sbatté pesantemente il didietro sulla pietra gelida
si
rammaricò ancora una volta di non aversi portato dietro
Albus e Scorpius.
Almeno per farle da cuscino.
Dolorante e di umore piuttosto nero,
cominciò ad incamminarsi per i
cinque piani che la separavano dai sotterranei.
E non aveva neanche visto la donna.
****
«Quest’esame era veramente
stupido!» commentò Scorpius, esultante.
«Eh, ma stupido davvero»
borbottò lui di rimando «Ancora non vedo
il motivo di studiare una materia così dannatamente
noiosa» aggiunse in tono
lamentoso.
«Ma se le domande erano
facilissime!» protestò Scorpius,
particolarmente di buon umore.
Albus lo guardò di sottecchi, dubbioso.
«Sì, certo. Ma comunque
dannatamente noiose. Uno non dovrebbe
rischiare di addormentarsi agli esami».
Scorpius ghignò, dandogli una pacca
sulla spalla e ammiccando verso Ruby
che si trascinava dietro di loro, con delle occhiaie da far concorrenza
a
quelle di Scorpius senza le sue canoniche (e dannatamente necessarie)
otto ore
di sonno.
«Consolati, amico. Almeno non ti sei
addormentato davvero, come
qualcun altro, qui».
La ragazza li ignorò o- più
probabilmente- non li sentì, chiaramente
facendo già abbastanza fatica a tenere gli occhi aperti e a
camminare in linea
retta.
«Vero, Rub?» la
incalzò uno Scorpius ridacchiante.
«Uh?» fu
la distratta
risposta.
«Facile l’esame, no?»
chiese il ragazzo innocentemente.
Lei fece spallucce e proruppe in un clamoroso
sbadiglio.
« See » mugugnò
«Una passeggiata».
«Così facile da essere noioso,
direi» continuò lui, il ghignetto
sempre più evidente, mentre l’altra si riscuoteva
il tanto sufficiente da
lanciargli un’occhiataccia «Quasi…
soporifero, azzarderei?» concluse,
cercando di mantenere un’espressione seria.
Albus ridacchiò mentre l’altra
inarcava un sopracciglio con aria di
superiorità.
«Sul serio!»
continuò Scorpius, garrulo «Solo tu potevi
addormentarti ad un esame!»
«Non ho dormito!»
protestò lei, salvo poi concedere davanti al loro
sguardo divertito «Beh, solo un pochino,
forse…»
«Rub, hai dormito metà
dell’esame!» puntualizzò il ragazzo, con
un
sorrisetto.
«Non metà!»
«Sì, forse un po’ di
più»
«Al massimo un quarto
d’ora!» tentò lei, occhieggiandolo
dubbiosa.
«Russavi così forte che se
n’è accorto anche Rüf » ritorse
lui con un
espressione malvagiamente soddisfatta.
«Io non russo!»
strillò oltraggiata.
«Eccome se lo fai!»
«Non è vero!»
ribatté piccata, assottigliando gli occhi
pericolosamente.
Scorpius alzò le mani in segno di resa e
Albus ne approfittò per
chiedere in tono piatto: «Che poi, come mai sei
così stanca?»
«Sì, cosa hai combinato,
genietto? Qualche sabotaggio notturno per allentare
la tensione pre-esame?» ghignò Scorpius,
chiaramente sperando fosse davvero
così.
Chissà perché, Albus ne
dubitava.
Probabilmente
c’entrava di
nuovo con quella stupida port-
«No, sono rientrata nella Stanza del
Caos».
Davvero.
Così prevedibile.
«Oh» fu il commento deluso di
Scorpius.
«Già»
mugugnò lei.
«Beh, non credo ci dovresti andare da
sola!» borbottò Scorpius,
contrariato «Perché non ce l’hai
detto?».
Beh, in effetti.
Il biondastro aveva ragione.
«Non era un visita programmata»
ghignò lei «Altrimenti, certo che
te lo avrei detto, Scorpiuccio del mio cuore!»
Il ragazzo inorridì visibilmente al
nomignolo e si ritrasse,
disgustato.
«Non chiamarmi
così!» grugnì, cercando di incenerirla
con gli occhi.
«Come? Scorpiu- mmf!»
bofonchiò, la bocca improvvisamente coperta
dalla mano del ragazzo.
Albus scosse la testa, divertito.
Era un cambio gradito non essere lui quello che stuzzicava Ruby, ogni
tanto.
E ne riceveva i colpi punitivi.
«Comunque»
s’intromise, per una volta lui il paciere della
situazione, «com’è che non era una
“visita programmata”?»
«Oh, già. Cioè,
è un po’ strana come cosa…»
«Siamo tutti orecchie, Drake»
la incoraggiò Scorpius, posandole un
braccio sulle spalle con fare amichevole.
Ruby annuì e si lasciò
condurre dal ragazzo, probabilmente grata di
avere qualcuno a cui appoggiarsi.
«Allora, per farla breve, mentre tornavo
dal mio giretto notturno…»
s’interruppe per lanciare un’occhiataccia ad Albus
che aveva sbuffato- ma andiamo! Giretti
notturni? Prima degli
esami? Quella ragazza aveva qualche
problema!- «ho visto una donna alla
finestra».
«Una donna?» ripeterono lui e
Scorpius all’unisono.
Ruby annuì.
«Sì, una donna. Mi sembrava di
averla già vista… E infatti poi mi
sono ricordata dove. Nella Stanza del Caos» concluse
semplicemente.
«E dove l’hai vista tu una
donna nella Stanza del Caos?» indagò
Scorpius sbalordito.
«In uno specchio» fu la calma
risposta, disponibile.
«Uno specchio?» borbottarono
increduli.
Questa poi.
«Avete intenzione di ripetere tutto
quello che dico, gemellini?»
grugnì lei, ricordandogli vagamente i nani da giardino nel
cortile della Tana
durante la disinfestazione.
Trattenne a stento un sorrisetto.
«Ci prendi in giro?»
continuò Scorpius, adesso più pensieroso
«Io
non ho visto nessuna donna in uno specchio».
«No?» chiese Ruby,
più incuriosita.
«No» confermò
Scorpius.
«Tu, Al?»
«Neanche» rispose lui.
Ci avrebbe fatto caso, no?
«Oh, beh, magari non l’avete
notata. C’è un sacco di roba là
dentro...»
tentò la ragazza, titubante.
« Forse » concesse Scorpius
« Ma non capisco comunque com’è che sei
rientrata là dentro per questa donna…»
«Boh, l’ho vista per un attimo
di sfuggita, e anche questa volta mi
mormorava qualcosa che non riuscivo a capire e-»
«Ti ha parlato?» la interruppe
Scorpius, adesso più allarmato.
«No, non proprio» rispose lei,
più cauta «Sembrava mi stesse
dicendo qualcosa ma non c’era suono e tutt’e due le
volte è scomparsa
immediatamente».
«E quindi sei tornata di là
per vedere se riuscivi a rivederla e
capire cosa ti stesse dicendo» completò Albus per
lei.
Ruby annuì.
Scorpius si bloccò in messo al corridoio
e sussurrò: «Non mi piace.
Non mi piace per niente».
«Perché?» fece la
ragazza, mentre Albus già sentiva crescere la
solidarietà verso il ragazzo.
La faccenda non prometteva niente di buono.
«E’ decisamente una cosa
strana» disse, storcendo le labbra «Potrebbe essere
pericoloso. Conosco storie terribili sugli specchi».
Ruby lo guardò scettica.
«Non guardarmi
così!» protestò lui «Si
può fare roba molto oscura
con gli specchi! So di maghi che ci sono rimasti intrappolati per
sempre,
attirati da delle anime chiuse là dentro!»
Albus rabbrividì.
Santo Merlino. Non ci voleva più mettere
piede dentro quella maledetta
stanza.
Ruby invece lo soppesò con lo sguardo.
«E’ possibile?»
chiese, interessata.
«Sono sicuro di sì»
annuì il ragazzo, riluttante «Dobbiamo stare
molto attenti».
La ragazza annuì, gravemente, persa fra
i suoi pensieri.
«Beh, potremo anche evitare di andarci,
visto che tanto è
assolutamente inutile…» propose Albus, cercando di
modulare una voce suadente.
«Non abbiamo ancora trovato il modo di
atterrare» concordò Scorpius.
«Ah!» Ruby li tirò
entrambi per le maniche, voltandoli verso di sé
«Quasi mi dimenticavo!».
Frugò un po’ nella tracolla e,
dopo qualche minuto di ricerca, tirò
fuori un pezzo di pergamena spiegazzato.
«Ho trovato delle altre iscrizioni
ieri!» esultò, sventolando il
foglietto.
«Fa vedere!» proruppero
all’unisono i due ragazzi.
«Ehi, ehi, buoni!»
ridacchiò lei.
Albus osservo le scritte copiate nella calligrafia
larga e scomposta
della ragazza da sopra la spalla di Scorpius, impossessatosene.
ANΩ KATΩ EΣTI.
A-ah! Poteva giurare che quello fosse di nuovo
greco! E quelle altre
li sotto, Rune Antiche.
«Sai già cosa vuol
dire?» chiese Scorpius, impaziente, una luce
eccitata negli occhi.
Albus vide Ruby allargarsi in sorriso enorme.
«E per cosa credi che sia così
stanca?» ghignò «Mi sono svegliata
orribilmente presto stamattina per andare a fare ricerche!»
Albus e Scorpius ricambiarono un sorriso
sfolgorante e Albus la
incitò: «Beh, dai, che vuol dire,
allora?»
Ruby fece una pausa drammatica e poi
replicò, soddisfatta: «Sopra è
sotto».
****
«Non possiamo permettere che
accada!»
«Ne sono consapevole, sorella»
replicò lei, a denti stretti.
«E’ necessario fermarla.
Fermare lei e i suoi.»
Annuì, piano, i riflessi del fuoco che
danzavano sul suo viso pallido,
creando giochi di chiaroscuro sulla sua cicatrice.
«E’ ora che la Sorellanza se ne
occupi. Non possiamo assolutamente
lasciarle campo libero, lo capisci.» continuò
severamente la donna
incappucciata, la cui figura traballante spiccava nel falò
«La missione che ti
è stata affidata è della massima importanza,
sorella».
Chinò leggermente il capo a quelle
parole.
Era un grande onore, lo sapeva.
«Non vi deluderò,
sorelle» promise appassionatamente.
Dal
cappuccio della donna si
intravide un sorriso.
«Ne siamo certe. Che i Fati ti
proteggano» si congedò, portandosi
una mano al cuore.
«Che i Fati proteggano voi,
sorella» sussurrò lei, mentre la figura spariva
tra le fiamme con un guizzo.
Spense il fuoco e ne fece evanescere le tracce con
un colpo di
bacchetta, raccogliendo le pietre disposte lì intorno e
rimettendole cautamente
nel sacchetto.
Si calcò il cappuccio sul viso, fino a
coprirglielo del tutto.
Era ora di tornare al castello.
*silenzio di tomba*
Uhm, dopo mesi che non aggiorno, lo capisco se mi avete dato per dispersa. O morta XD
E dire che proprio questo capitolo era pronto da un po' ma non ero convintissima e.. non sto migliorando la situazione, vero?
Okay, cominciamo con delle scuse vere e proprie per questo immenso ritardo a quelle povere anime che mi seguono. SCUSATEEEEE!!!
Poi con le scuse (scuse come giustificazioni): stavo studiando. E quando non stavo studiando e potevo scrivere qualcosa, zero ispirazione. E' andata avanti così per un bel po', però ho deciso di postare almeno questo, mentre lavoro al prossimo. Non dovrebbe volerci molto (è a buon punto) ma visto che lo dico ogni volta, non mi prendete sul serio xD
Detto questo, mancano pochi capitoli alla fine di questa prima parte. Tre, o esagerando quattro. Poi dovrò decidere cosa fare.. se continuare a scrivere anno per anno, o saltare e arrivare agli anni con più materiale. Voi cosa mi consigliate? Tra parentesi, se non si fosse capito, questa sarà una serie- ergo, non vi libererete di me per ora- e ho raccontato a malapena un decimo di tutto quello che ho in programma per i miei piccoli mostri xD
Poi, note del capitolo:
1. Il titolo "Down the Rabbit-Hole" è preso pari pari dal primo capitolo di "Alice in Wonderland" -che conosciamo tutti, spero, se no filate a leggere quello invece di perdere tempo con me! No, dai, scherzavo XD Spero che si stia vedendo l'incredibile somiglianza con Alice, perché questa storia mi è venuta in mente proprio mentre lo leggevo. Chissà, magari un giorno mi prenderò la briga di farvi spiegare da Ruby cosa c'entra il Paese delle Meraviglie con la Stanza del Caos. Mah!
2. Ruby cita il film "2001:Odissea nello Spazio" di Kubrick, film che non ho visto ma che in un pezzo particolare, che mi è capitato di vedere di sfuggita, quello mentre sono nello spazio e cominciano a vedere esplosioni assurde di colori (quello è LSD, lasciatevelo dire, che neanche i Beatles xD), mi sembrava adatto a descrivere la prima parte della discesa ;)
3. La descrizione di Sir Cadogan e mooooolto ispirata a quella del Prigioniero di Azkaban. Tipo, quasi copiata, just so you know XD
4. Nella parte di Scorpius con Rose: NO, Scorpius non è Draco Malfoy e -generalmente- non parla con la "parlata strascicata" dei Malfoy. Solo quando è seccato u.u E' solo che Rose lo indispone. E lui indispone Rose.. Ma comunque xD
5. Avete notato che Albus è l'unico con un po' di senso di autoconservazione? Uno schiaffo alla sua lunga stirpe di Grifondoro!
Okay, quest'ultima non era neanche una nota.
Venendo al dunque, ringrazio coloro che leggono e soprattutto che mi fanno sapere cosa ne pensano, un ringraziamento speciale a Telyn e Albus Severus Potter (sbrigati anche tu ad aggiornare, caro, che hai tempi quasi più geologici dei miei- quasi!) Le critiche, le domande, i chiarimenti, gli insulti per il ritardo spropositato sono tutti ben accetti!
Ultima cosa, questo capitolo è dedicato a Telyn, perché è una lettrice affezionata, mi lascia delle recensioni calorosissime e perché ho postato questo capitolo solo perché mi è capitato di rileggere una delle sue splendide recensioni! Un bacione a te!
E a presto, gente!
(spero!)