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Autore: zavarix    01/10/2013    4 recensioni
“Dai Jack! Aspetto questo momento da anni! Non puoi muoverti più in fretta?”, chiese Elder agitato.
“Tranquillo Mike, i fogli non scappano”, rispose tranquillo Jack, anche se in verità era ansioso pure lui. Finalmente avevano raggiunto l'ultimo anno dell'accademia e per i prossimi due mesi, in gruppi da tre, avrebbero affiancato una squadra della BAU.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aaron Hotchner, Jack Hotchner, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il tempo passa e i bimbi crescono!'
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Quando Jack aprì gli occhi dopo l'operazione si ritrovò in una stanza tutta bianca. Davanti al suo letto c'era una finestra e, intento a guardare fuori, suo padre che gli girava le spalle. Non lo chiamò, anzi sperò che non si accrogesse che si era svegliato. Subito dopo che il proiettile aveva colpito la sua spalla destra suo padre si era comportato come al solito, cioè in modo molto premuroso nei suoi confronti e soprattutto spaventato che potesse essergli successo qualcosa. Però Jack sapeva che, ora che la paura era passata, lui si sarebbe ricordato del fatto che gli aveva disobbedito e che proprio in questo modo si era messo nei guai.
"Ehi, Campione! Ti sei svegliato", lo salutò Morgan entrando nella stanza e mandando all'aria il piano di Jack di non chiamare suo padre. L'agente portava due caffè e ne passò uno al caposquadra. Poi però vide la faccia di Hotch, che non aveva ancora detto niente, e salutando con la mano Jack uscì.


"Non si è svegliato?", chiese Dave che, avendo sentito il saluto di Morgan dalla sua posizione nel corridoio, si stava dirigendo anche lui a salutare il giovane.
"Certo che si è svegliato, però non credo che lo volesse veramente", commentò Dereck. "Hotch non ha detto niente ma mi ha fatto intendere di voler rimanere solo con lui. E mettersi tra quei due non è una delle cose che consiglio di fare". Detto questo vide che Rossi non stava guardando lui, quanto piuttosto qualcuno o qualcosa dietro la sua spalla. Si girò e si trovò davanti Margaret.
"Trovato un caffè più decente che questo qui dell'ospedale?", chiese Rossi con fare tranquillo mentre Morgan cercava di fare la sua più impenetrabile faccia da poker.
"Quello no, però credo di aver trovato li migliore attore in questa squadra", rispose la ragazza.
"Che intendi dire?", chiese Morgan facendo spazio a Rossi che si trovava ancora dietro le sue spalle.
"Credo che voglia dire che sa tutto", rispose per lei Rossi. "E devo dire che non siamo stati molto bravi". Margaret rise e annuì.
"Però tu sei stato il più bravo, se ti può consolare. almeno non hai cercato di confondermi le idee con storie assurde!", disse Margaret guardando significativamente Dereck.
"Ok, lo ammetto, forse non è stata una delle idee più intelligenti quella di Joshua", ammise Morgan sorridendo.
"Che succede?", chiese Reid arrivando in quel momento. Aveva anche lui sentito la voce del suo collega salutare Jack e si aspettava che tutti fossero già dentro.
"Margaret ci, anzi vi, ha scoperti", lo informò JJ anche lei unendosi al gruppo. L'unico che mancava, senza contare i due Hotchner, era Mike che aveva deciso di allontanarsi ancora un po' dall'ospedale per cercare un caffè decente da portare all'amico una volta che si fosse svegliato.
"Perché vi ha scoperti?", chiese Morgan passando lo sguardo da JJ a Margaret e viceversa. "Gli hai detto tu che Jack è figlio di Hotch?", continuò quasi accusandola.
"No, non è stata lei",intervenne Margaret. "E devo dire che quando mi hai raccontato quella divertente storia di Joshua sapevo già tutto"
"E quando l'hai scoperto quindi?", chiese Rossi interessato. 
"Quando siamo scesi dall'aereo ne ho avuto la conferma". Tutti, tranne JJ che lo sapeva già, la guardarono sbigottiti, facendola arrossire. 
"Ok, ora sono proprio curioso. Come hai fatto?", chiese Morgan veramente interessato.
"Quello cha ha incominciato a insospettirmi era il fatto che Hotch non chiamasse Jack per cognome, poi loro due si sono appartati un momento e quando ho chiesto a Jack il perché mi ha risposto che l'aveva rimproverato di non fare più ritardo", cominciò Margaret. "Allora li ho osservati un po' senza farmi scoprire e lì ho capito che cosa li univa... Preparandoci ad uscire ho visto Hotch, con un gesto automatico probabilmente, che indicava a Jack le sue cose perché non le dimenticasse, anche se non c'era bisogno che lo facesse... ", spiegò Margaret.
"Semplicemente questo?", chiese Morgan. La ragazza annuì un po' stupita.
"A me sembra già tanto, se osservi qualcuno vedi alcune cose che se no non noti". Lei non riusciva a capire cosa c'era di così complicato.
"Margaret intende dire che osservando Jack e Hotch si nota che sono padre e figlio", cercò di spiegare JJ a Morgan, ma l'agente sembrò continuare a non capire, come anche Reid. Dave intanto aveva visto in fondo al corridoio Elder con in mano, in equilibrio precario, tazze di caffè per tutta la squadra e così era andato ad aiutarlo.
"Quello che vi ho già detto prima di scendere... Hotch continuava a volere lo sguardo a Jack e lui faceva lo stesso... E quando gli sguardi si incrociavano ammiccavano poco poco. Come ho detto riesci a vederlo solo se osservi bene", spiegò la ragazza che aveva un bellissimo rapporto con il padre.
"Si sa che in media i figli con un buon rapporto con il padre passano-"
"Va bene ragazzo, ho capito, ho capito", lo fermò Morgan alzando le mani come in segno di resa, mentre gli altri ridevano.


Nella stanza di Jack intanto reganava il silenzio. Hotch guardava fisso il figlio mentre lui si guardava le mani.
"Tecnicamente io non ti ho-", incominciò Jack, ma suo padre lo stoppò subito.
"Disobbedito? A me invece pare proprio di sì", disse Hotch e il silenzio calò di nuovo nella stanza.
"Io non-", riprovò Jack ma fu di nuovo bloccato prima che potesse finire.
"Ti ho detto che hai disobbedito, Jack. Non mi interessa che non ti abbia vietato esplicitamente di andare in quella casa". Jack alzò i suoi occhi azzurri incrociandoli con quelli neri di suo padre, come in segno di sfida.
"-non ho fatto niente che non avresti fatto tu", completò e questa volta fu il turno di Hotch restare in silenzio.
"Però io sono un agente", rispose dopo qualche attimo avvicinandosi al letto.
"E io spero di diventarlo tra non molto", rispose di getto Jack. Lo sguardo di Hotch, se possibile,  si incupì ancor di più. Sebbene fosse orgoglioso di suo figlio non aveva preso bene la sua volontà di seguire i suoi passi anche sul lavoro.
"A volte mi chiedo perché non hai fatto medicina, come Henry, o altro", commentò scuro in volto.
"Strano che me lo dica uno che da avvocato ha deciso di diventare agente...  e poi profiler". Jack provò a tirarsi su e suo padre lo aiutò.
"Avevo le mie buone ragioni", rispose Hotch.
"Anche io le ho! Io... Voglio impedire che succeda ad altri quello che è successo a noi...", disse Jack guardandolo di nuovo negli occhi ma senza sfida questa volta. Il volto di Hotch si raddolcì e accucciandosi gli spettinò i capelli, che Jack con una mano cercava di rimettere a posto. "E poi sei sempre stato il mio eroe! Ho sempre voluto essere come te", gli confidò Jack.
"Strano per uno che decide di cambiare cognome e rifila a tutti una balla per spiegare il fatto", commentò senza pensare Hotch.
"Coosa?", si stupì Jack. "Lo-lo pensi davvero? Cioè, non lo dici per scherzare??". Suo padre ci aveva già scherzato sopra questo fatto e Jack non aveva mai pensato che soffrisse davvero per quel che aveva deciso di fare. 
"No-non l'hai fatto perché ti vergogni di me? di essere mio figlio?", chiese Hotch sentendosi un po' stupido mentre lo chiedeva.
"Io vergognarmi di te?", chiese Jack stupitissimo, non riusciva a credere che suo padre potesse pensare una cosa del genere. Lui! Il famosissimo capo della squadra con più successo sul campo di tutte!
"Ho sempre pensato di non essere abbastanza per te dopo che Haley se ne è andata", ammise Hotch. Con sua sorpresa Jack prima abbozzò un sorriso e poi scoppiò a ridere con quella risata argentina che gli ricordava così tanto la sua ex moglie.  Per riflesso sorrise anche lui. Era l'unico che sapesse farlo sorridere così facilmente, e avolte proprio l'unico che potesse farlo sorridere. 
"Scusa ma non ho saputo trattenermi...", si scusò Jack dopo un attimo. "Solo che tu pensi di non essere abbastanza per me e io ho sempre pensato di non essere alla tua altezza... Ed è per questo che ho voleto cambiare cognome per il periodo in cui sarei stato in accademia!", confidò Jack. Detta così non faceva molto ridere ma in fondo aveva qualcosa di divertente. Tutti avevano almeno una volta fatto notare quanto si somigliassero, anche se Hotch continuava a ripetere che Jack era tutto sua madre, ma in quel frangente si erano resi conto che pure la loro paura più grande in fondo coincideva. Dopo un attimo in cui si guardarono negli occhi divertiti scoppiarono entrambi a ridere. 
Nel corridoio gli agenti si voltarono a guardare verso la porta della stanza, tutti con il loro caffè in mano appena portato da Mike.
"Sono... risate?", chiese retoricamente JJ stupita.
"Qualcuno ha mai sentito Hotch ridere?", chiese invece Morgan con un sorriso. Gli altri scossero la testa. Dave allora si avvicinò alla porta e la aprì.
"Tutto bene qui dentro?", chiese entrando seguito dagli altri.
"Certo, perché?", chiese Hotch restando accucciato vicino a Jack.
"Forse perché è la prima volta che ti sentiamo ridere", lo scherzò Rossi avvicinandosi al letto .
"Domani nevicherà!", aggiunse Morgan. Reid lo guardò stupito.
"Siamo pratiamente in estate e fa caldo! è impossibile che nevichi!", protestò. Morgan gli arruffò i capelli.
"è un modo di dire Spence", gli spiegò JJ e tutti si avvicinarono al letto mentre Hotch si rialzava in piedi.
"E ne conosco anche un altro di modo di dire... Ragazzo sei nelle peste", disse Morgan facendo l'occhiolino a Jack e facendo spazio a Margaret.
"Sono d'accordo con Morgan", convenne lei facendo la finta arrabbiata.
"Ehm... Sì, Marga.. Forse c'è una cosa che ti dovrei dire, che ti avrei dovuto dire tempo fa probabilmente", disse impacciato Jack.
"Non credo che ti serva ammettere niente, Jack", commentò suo padre guardando Margaret. "Quanto a me piuttosto meglio se mi ripresento". Detto questo allungò la mano verso la ragazza. "Aaron Hotchner, padre di questo ragazzo dalle idee strane", si presentò.
"Piacere, Margaret Wilson. Sono all'accademia con suo figlio senza sapere chi fosse suo padre", disse lei stando a gioco. 
Gli agenti e Mike, che non avevano mai visto Hotch così scherzoso li guardavano strabiliati mentre Jack roteava gli occhi. A casa Aaron aveva mantenuto la promessa fatta ad Haley di mostrare al figlio come la faceva ridere, come l'aveva fatta innamorare, mentre al lavoro era al solito serio e concentrato.
"Bene", disse Hotch riprendendo il suo solito 'serismo'. "Ora è meglio se lasciamo questi giovani a spegarsi". Così dicendo invitò tutta la squadra a uscire dalla stanza e lasciare soli i tre stagisti.


Quando la porta si fu chiusa Margaret si girò verso i due che la guardavano tra il terrorizzato e il serio. Lei incrociò le braccia. 
"Così non eravate entusiasti perché avevate giocato a basket tutta la sera prima?", incominciò Margaret. "Potevo aspettarmelo da Mike, non sicuramente dal-primo-della-classe Jack Brooks", disse mettendo in rilievo l'ultima parola. Mike e Jack non dissero niente. "Come al fatto che sei arrivato in ritardo, caro il mio Jack Brooks. A meno che non conoscessi già tutti e non sapessi che te lo avrebbero perdonato subito", continuò la ragazza. "E che dire di quando mi hai assicurato che quella sfuriata con il nostro capo non avrebbe compromesso il nostro stage? Mi sembra una cosa strana Jack Brooks"
"Lì ti stavo quasi per dire chi ero!", protestò il ragazzo sul letto mentre Elder non diceva niente ma continuava a guardare la loro compagna. Quella tipa aveva un'energia che lo conquistava ogni volta!
"Vero... Peccato che fosse ormai troppo tardi", commentò Marga sorridendo.
"Troppo tardi?", chiese stupito il ragazzo.
"Ti aveva sgamato già sull'aereo vecchio mio", rispose per lei Mike. 
"Ho fatto bene quindi a non voler diventare un attore", scherzò Jack. Marga allora non riuscì ancora a far l'arrabbiata e tutti e tre scoppiarono a ridere.
"Ok, te lo già fatta pagare abbastanza direi", sorrise la ragazza e i due ragazzi annuirono.
"Caspita alla fine non ne potevo più", convenne Jack facendo finta di togliersi il sudore dalla fronte. "E allora mi sa che dovrò imitare mio papà. Salve, mi chiamo Jack Hotchner", disse allungando la mano sinistra, visto che la destra non poteva muoverla. 
"Piacere mio. Margaret Wilson", disse lei stringendola. "Certo che tu e tuo padre avete un umorismo tutto vostro", commentò lei facendo ridere Jack.
"Dovresti sentire come si divertono Mike e suo padre", rispose lui indicando con la testa Mike.
"Ehi! Non è vero! E poi..."


"Sei sicuro di voler lasciare quei tre da soli?", chiese Rossi a Hotch mentre quest'ultimo chiudeva la porta alle sue spalle. "Margaret aveva un'espressione che sembrava voler dire: ora li mangio", commentò fintamente preoccupato.
"Secondo me è una brava attrice, se è riuscita a nasconderci il fatto che sapeva per tutto questo tempo...", commentò Hotch. "No, io spero che si chiariscano e questa faccenda finisca qui". Detto questo girò lo sguardo in avanti e vide che tutta la squadra lo stava fissando. "Che succede?", chiese guardandoli a sua volta.
"Beh, Hotch... Mi sa che avrò gli incubi questa notte dopo averti sentito ridere e scherzare", scherzò Morgan e tutti scoppiarono a ridere.

Sul Jet

"Avevi ragione", disse Hotch raggiungendo JJ che si stava facendo un caffè.
"Su cosa?", chiese lei stupita.
"Mi avevi detto che sarei stato felice", rispose l'agente guardando Jack addormentato sulla sua poltroncina. "Avevi ragione"
"I figli rendono tutto più bello", convenne JJ pensando ad Henry ormai avviato verso la carriera medica. "A proposito, devo telefonare a Henry che ieri ha avuto un esame e voglio sapere com'è andata". Così dicendo salutò Hotch, prese in mano il telefono e si mise dall'altra parte dell'aereo, l'unica zona libera in cui non sarebbe stata disturbata ne avrebbe disturbato gli altri. Hotch, con un sorriso sulle labbra si versò il caffè.
"Dovresti piantarla con tutti questi sorrisi e queste risate, finisci per spaventarci", scherzò Rossi quando lui tornò al suo posto. 
"Ho come l'impressione che da domani tutto tornarà come prima", rispose Hotch.
"Oh sì... E per fortuna, non ne potevo più neanche io di ignorare Jack", rispose Rossi indicando il giovane biondo addormentato. 
"E con Carted come è finita?",  chiese poi Hotch non sapendo niente essendosene andato per seguire Jack.
"I figli sono un bel po' scossi, i nonni li hanno presi in custodia", rispose Rossi. "Se prima per loro era come morto, ora lo è per davvero. Ma credo che quella serata non la dimenticheranno mai", concluse l'agente sistemandosi meglio sul sedile. Era uno di quei casi che ti lasciano l'amaro in bocca, ma non potevano farci niente. Ero ora di tornare a casa.



FINE?
La storia finisce qui! Però ho come l'impressione che sentiremo ancora parlare di questi tre simpatici piccoli agenti :) Che ne dite? (Lo so il finale è pessimo ma se non aggiornavo adesso rischiavo di non farlo più ;) Spero vi sia piaciuto comunque...)
Recensiteee Pleaseee!! :)
PS scusate se ci sono errori ma la versione che ho adesso di Word non ha il controllo ortografico -.-" Scusate ancora ciaoo
  
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