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Autore: SliteMoon    10/10/2013    4 recensioni
Sono sempre stata un oggetto per mia madre.
Qualcosa da vendere al miglior offerente per ricavarne profitto.
Mi è vietato essere libera, mi è vietato essere me stessa.
Posso solo essere prigioniera in casa mia.
Beh, le cose stanno per cambiare.
Sono Emma Da Vinci e questa è la mia Ribellione.
Dal secondo capitolo:
“Mi affaccio alla finestra e mentre osservo le bellezze di Firenze penso che la mia vita sia solo uno scherzo. Non è possibile! Vivo nella culla dell’arte e mi è vietato crearla.
Mi è vietato essere me stessa.
Un’artista, ecco cosa vorrei essere.
Colei che materializza i suoi pensieri, colei che trova la libertà nella tela e nei colori.”
Genere: Azione, Generale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ezio Auditore, Leonardo da Vinci , Nuovo personaggio, Quasi tutti, Vieri de' Pazzi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Arte della Ribellione '
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È notte fonda.
Sono sdraiata sul mio letto e osservo pensierosa la luna oltre la finestra.
Penso a Ezio e alla sua famiglia, prigionieri nella loro stessa città.
Penso ai Fantechi, che cercano ancora giustizia per la loro figlia.
Mi alzo, ormai incapace di restarmene sdraiata, e cerco nella scrivania il diario di mio padre.
Una volta trovato, inizio a sfogliarlo, trovando molte pagine interessanti.
In alcune ci sono simboli e disegni, due in particolare catturano la mia attenzione.
Entrambi li ho già visti. Uno sulle vesti di Ezio, l’altro, una croce rossa, nel quadro di mio fratello e al collo di Vieri.
Altre pagine contengono annotazioni di mio padre, quasi tutte riguardanti dei certi Templari e Assassini.
Ogni frase mi incuriosisce, mi intriga, ma mi sconvolge al tempo stesso.
Scopro cose impensabili sul suo conto e su le persone che lo circondavano.
Si era costruito una solida e inattaccabile copertura da classico uomo intellettuale, dietro alla quale si celava qualcosa di completamente diverso, che non mi sarei mai aspettata da lui, ma che era anche la causa delle sue misteriose uscite notturne.
Piero da Vinci, mio padre, di giorno era un notaio, di notte un Assassino.
Devo far leggere queste scoperte a Leonardo.
Esco da camera mia con il diario e mi avvicino silenziosa a quella di mio fratello.
Apro lentamente la porta e me la richiudo subito alle spalle.
Le coperte si alzano e si abbassano ritmicamente a tempo con il respiro di Leonardo, che dorme tranquillo sotto di esse.
Mi avvicino al suo capezzale e lo scuoto dolcemente, svegliandolo.
- Mmm... Emma? Che ci fai qui? Che ore sono?
- Leggi questo.- dico semplicemente porgendogli il diario.
- Ma cosa...?
- Leggi e sta' zitto.- gli dico tentando di mantenere la calma.
- Perché sei così agitata?- mi chiede Leonardo, facendomi innervosire ancora di più.
- Se non ti muovi a leggere tu vedi cosa ti fo!
- Va bene, va bene, leggo.
Passano i minuti e la sua espressione assonnata e confusa diventa sempre più sconvolta e shockata.
- O mio Dio. Nostro padre era un Assassino, come Giovanni Auditore.
- Hai letto il resto?
- Si.- dice con lo sguardo perso nel vuoto.
- Ti rendi conto? Lui un Assassino, i Pazzi Templari e tua madre una put...
- Non azzardarti, dopotutto è sempre mia madre.
- Certo, sarà pure tua madre, però è pur sempre una puttana. È stata infedele a nostro padre e se hanno scoperto la sua vera identità è solo a causa sua. Oltretutto aveva, o forse ha ancora, una relazione con Francesco de' Pazzi.
- In effetti non hai tutti i torti, però non è bello chiamarla a quel modo.
- Ah, lasciamo stare.
- Bene. Buonanotte.
- Ehm...senti...- dico con voce infantile e tremante, dondolandomi sui piedi- potrei...
- ...rimanere qui? Vieni.- dice spostandosi su un lato del letto.
- Grazie, non riuscivo a dormire.- dico stendendomi sul letto e coprendomi con le calde coperte.
- A me fa sempre piacere. Mi sembra di tornare bambino, a quando avevi cinque anni e venivi da me durante i temporali, perché avevi paura.
- Eh si, bei tempi quelli.- dico nostalgica, ricordando la mia infanzia.
- Vai, ora dormi, che domani devi tornare dai Fantechi, giusto?
- Si, ormai è da due giorni che non li vedo.- dico pensierosa.
- Ehm, posso chiederti una cosa?
- Certo.- rispondo sicura, mettendomi a sedere sul letto.
- Anche se è una domanda invadente?- mi chiede imitandomi.
- Tu sei sempre invadente.- affermo rassegnata.
Accenna a una risata e poi mi pone una domanda che non mi sarei mai aspettata.
Quella domanda a cui persino io ho faticato a trovare una risposta.
- Emma, sii sincera, ti sei innamorata di Ezio vero?- mi guarda fisso negli occhi, mettendomi in soggezione.
Sento le guance scaldarsi. Sicuramente sono arrossita. Fortuna che siamo immersi nella penombra.
- Ehm...
- Sei diventata rossa.
Ma come diavolo ha fatto?! Siamo al buio!L'unica fonte di luce proviene dalla finestra sul lato opposto della stanza.
- Ho una buona vista. Vedo bene anche al buio.- legge anche nel pensiero?
- Ma cosa sei, un pipistrello?- gli chiedo indispettita.
- No, comunque ti sei innamorata di lui, non c'è dubbio.
Non controbatto. Mi contorgo le mani, nervosa.
- Va bene, hai ragione te. Ora possiamo dormire?
- Certo. Buonanotte Emma.- mi da un bacio sulla guancia e poi si stende sotto le coperte.
Lo osservo per qualche altro secondo, per poi sdraiarmi e augurargli sogni tranquilli.



 

È mattina e sono sul Ponte Vecchio, per far visita ai Fantechi.
La panetteria è chiusa, quindi busso alla porta.
- Emma, buongiorno.- mi accoglie Marsisa abbracciandomi.
- Buongiorno anche a te Marsisa.
- Vieni.- dice facendomi entrare in casa.
- Ci sono stati problemi?
- No, tutto tranquillo.
- Bene, vado a vedere come stanno.
- Va bene.
Scendo le scale e arrivo nella stanza.
Maria dorme su una brandina, Claudia legge dei libri e Ezio è seduto su una sedia davanti alla stufa mentre osserva un quadro.
Sentendomi arrivare, Claudia mi viene in contro, abbracciandomi forte.
- Ciao Claudia, stai bene?
- Si, anche se è una tortura restarsene rinchiusi.
- Lo so, ma tra poco sarete liberi, puoi stanne certa.
- Ne sono entusiasta. Scusami, ma raggiungo mia madre nell'altra stanza.
Finita la conversazione, vado verso Ezio e mi siedo di fianco a lui.
- Buongiorno Emma. Dormito bene?
- Si grazie, tu?
- Decentemente.
- Bene. Ho un piano per la vostra fuga.
Il ragazzo si interessa subito all'argomento.
- Quale sarebbe?
- Ho studiato i movimenti sia delle guardie, che dei tirapiedi di Vieri. Entrambi si danno il cambio all'alba e al tramonto, sorvegliano tutta la città e le mura, tranne le sponde dell'Arno. Basta non farsi vedere mentre le raggiungiamo, poi prenderete una barca e percorrerete il fiume fino a quando non attraversa più la città.- spiego, notando che sta seguendo ogni mia parola come se fosse ciò che è scritto nella Bibbia.
- Va bene, è fattibile. Agiremo oggi al tramonto, dobbiamo andarcene il più velocemente possibile.- dice ragionando più per conto suo che con me.
- Spiega il piano anche a tua madre e tua sorella. Ora devo andare.
Mi avvio verso le scale, ma Ezio mi blocca richiamandomi.
Mi volto verso di lui e lo guardo confusa.
- Perdona la domanda indiscreta, ma cosa è successo alla tua amica?
- Elisa?
- Si. Ovviamente se non vuoi...
- … no, te lo dirò... Elisa era la mia migliore amica. Eravamo molto unite. Ci conoscevamo ormai da quasi tutta la vita, ma tutto cambiò quando lei si invaghì di un ragazzo che conosceva. Un giorno di due anni fa, lo incontrò e lui le chiese un appuntamento davanti Santa Maria Novella. Lei accettò entusiasta e il giorno prestabilito uscì con lui ma... non fece ritorno. I genitori preoccupati, mi chiesero di andare a cercarla e così feci. La cercai per tutta Firenze, poi fuori città. Cercai ovunque. Finalmente la trovai sotto a un albero. Morta.- i miei occhi diventano lucidi e la voce tremante. Non ho mai raccontato a nessuno, tranne a mio fratello ovviamente, ciò che vidi quel giorno e che, mio malgrado, mi cambiò.
- Emma...- tenta di fermarmi Ezio, comprendendo il dolore che sto provando nel ripercorre i miei ricordi, che però mi stanno investendo come una valanga. Ora ricordo ogni particolare, sensazione, con estrema precisione. Non c'è più quella nebbia di rifiuto che offusca tutto. Sono nitidi, perfetti, senza alcuna lacuna e proprio per questo non posso interrompere il mio racconto.
- Era li, stesa a terra, ricoperta di sangue e tagli, sotto lo stesso albero dove fino a qualche giorno prima avevamo scherzato e parlato. Chiamai subito Renzo e Marsisa. Ne rimasero devastati. Il tribunale della città cercò il colpevole, ma poco tempo dopo misero da parte la questione, non trovando il fetido bastardo che la uccise. Promisi ai suoi genitori che avrei trovato quel cane schifoso, che avrei trovato giustizia, e promisi a me stessa che sarei stata sempre sospettosa della gente, in particolare degli uomini, che non avrei dato la mia fiducia molto facilmente. Dopotutto, meglio sola che male accompagnata.
- Perchè generalizzi? Non ti fidi neanche di me?- alza la voce.
- Certo che mi fido di te! Mi hai dimostrato più volte che sei degno di fiducia!
- E allora smetti di pensarla a quel modo. Non tutti sono meschini.
- Lo so...- sussurro.
Ezio mi tira a se, stringendomi forte tra le sue braccia.
- Emma, molte persone sono false, lo so per esperienza, ma tu non devi smettere di credere nelle persone solo per quello che è accaduto alla tua amica.
Sospiro pesantemente.
- Hai ragione. Sai, fino a qualche giorno fa non riuscivo più a credere in nessuno, soprattutto nell'amore, ma tu mi hai aperto gli occhi...- faccio una pausa per poter guardare Ezio in volto. Avvicina il suo viso e tenta di baciarmi, ma io mi sottraggo alla dolce attenzione. Il ragazzo mi guarda confuso.
- ...però...- abbasso il viso. Devo riuscire a dirglielo, anche se farlo mi distrugge.
- Però cosa?
- La tua fama ti precede, ecco cosa.- alzo di scatto il viso, fissandolo negli occhi, per fargli comprendere l'importanza di ciò che sto per dire.- Tutti in città sanno che ti piace passare molto tempo con le donne, in particolare che stai corteggiando Cristina Vespucci. Non voglio essere la causa del dolore di altre persone, specialmente di una ragazza che ti ama. Perdonami, ma possiamo essere solo amici. - Io stessa sono ferita per le parole che ho appena pronunciato. Non aspetto una sua risposta. Mi volto ed esco velocemente dalla stanza. Saluto distrattamente tutti, per poi allontanarmi il più velocemente possibile da Ezio.

 


Passeggio per le vie, quando dei borbottii strozzati e dei dolori allo mio stomaco mi fanno intuire che è ora di pranzo.
Decido di tornare da Leonardo.

 

 

Entro in bottega, ma non c'è nessuno.
Guardo ovunque: nel retro bottega, nella stanza dove fa le autopsie, nella zona dove dipinge e dove fa i suoi strani esperimenti.
Non è da nessuna parte.
- Leonardo? Ci sei?- chiedo titubante.
Silenzio.
Sto per andarmene, quando uno scoppio mi fa trasalire dalla paura.
Mi volto e vedo una nube di fumo e mio fratello uscire dalla botola che si è appena aperta.
Ovviamente l'artefice dell'esplosione è Leonardo, lo si può intuire dal viso ricoperto di fuliggine e dal cappello che ha preso fuoco. Sembra un pollo bruciacchiato.
- Non ho parole.- dico rassegnata.
- Emma! Già tornata?- mi chiede sorpreso.
- Se mi vedi significa che sono rincasata.
- Giusto.
- Ti sta andando a fuoco il cappello.- tento ti mantenermi seria, ma vederlo ridotto così mi fa scappare una risatina.
- Cosa?- chiede non capendo Leonardo.
- Ho detto che il cappello ti sta andando a fuoco.
- O mio Dio! Dov'è l'acqua? Dov'è l'acqua? Dov'è l'acquaaa?!- inizia ad urlare e a correre come una gallina impazzita. Mi guardo frettolosamente attorno e trovo un secchio colmo d'acqua. Lo prendo e butto tutto il contenuto addosso a mio fratello.
- Ecco, ora sei spento.- dico ridendo.
- Non potevi semplicemente dirmi dov'era il secchio evitando di infradiciarmi?!
- No. Eri impazzito, dovevo fare qualcosa. Non guardarmi con quello sguardo. L'ho fatto per aiutarti e sarà meglio che ti calmi, la vena sulla tempia ti pulsa un po' troppo.
Mi lancia una stilettata con gli occhi, per poi avviarsi verso il retro bottega per cambiarsi.
- Mannaggia! Si è bruciato mezzo cappello!- sbraita raggiungendomi.
- Che esagerato! Fammi vedere. Ma cosa dici? Basta lavarlo e tornerà come nuovo. Comunque non è certo colpa mia se sei andato a fuoco, anzi, quante volte t'ho detto di non fare esperimenti e pergiunta nella botola?
- Hai ragione, scusa, ma ero così vicino...
- Vicino a cosa?- chiedo curiosa.
- Vicino a creare un dardo esplosivo!- esclama entusiasta.
- Perchè ti piacciono così tanto le esplosioni?
- … non lo so. So solo che mi affascinano.
- Capisco, ma non puoi rischiare di lasciarci la pelle solo per qualcosa che ti affascina.
- Sbaglio, o a te piace arrampicarti come uno scimpanzé per tutta la città? Voglio farti notare che così rischi di cascare da un tetto e rimanerci secca.
- Oh, hai ragione, va bene?- gli rispondo esasperata.
- Si, va benissimo.
- Senti, c'è qualcosa da mangiare?
- Certo, vieni.- dice Leonardo, facendo felice il mio povero stomaco.


 


È il tramonto.
Stiamo camminando lungo l'argine dell'Arno, avvolti da mantelli che ci mantengono in anonimato, in cerca di una barca.
L'Arno sembra fatto di lava fusa.
Il sole, che ormai sembra uno spicchio d'arancia, si riflette nel fiume, colorando le increspature dell'acqua dei toni caldi del fuoco.
Intravediamo una piccola imbarcazione poco distante, sotto gli spalti per la costruzione di Ponte Nuovo.
- Siamo arrivati.
- Emma, Leonardo, non so cosa dire. Un grazie è troppo poco a confronto di ciò avete fatto per noi.
- Invece è più che abbastanza.- dice mio fratello.
- Davvero Claudia, non preoccuparti.- la rassicuro io.
- Allora grazie di tutto.- si slancia verso me e Leonardo per abbracciarci.
Sciolto l'abbraccio, poso lo sguardo su Maria.
- Maria, spero proprio che vada tutto bene per voi, d'ora in avanti.
- E lo sai, se ti serve un quadro, facci venire a chiamare.- dice sorridendo mio fratello.
- Grazie.- sussurra Maria, con le lacrime agli occhi.
- Madre!- dicono in coro Ezio e Claudia sorpresi per l'improvviso e inaspettato parlare della madre.
L'abbraccio. Ha detto solo una parola, ma sono certa che con il passare del tempo riprenderà a parlare e a comportarsi come prima.
- Ragazzi... grazie. Vi sarò eternamente grato.
- Ah Ezio, mi mancherai amico mio!- mio fratello gli si lancia letteralmente a dosso, abbracciandolo amichevolmente.
- Anche tu Leonardo, anche tu.- dice Ezio con voce strozzata per la mancanza di aria causata dalla forte stretta di mio fratello.
- Leonardo, ho capito che gli vuoi bene, ma così lo ammazzi.
- Oh, chiedo venia.- ah, dice Leonardo, grattandosi la testa. Ah, è sempre il solito.
Sposto lo sguardo su Ezio e lo abbraccio. Mi tiene stretta a sé.
- In bocca al lupo.- dico fissandolo insistentemente negli occhi nocciola.
- Crepi. Lo sai, mi mancheranno le tue iridi cerulee.
Il mio cuore perde un colpo. Quanto è dolce!
- Ehm, anche le tue, cioè i tuoi occhi del color del cacao.- dico staccandomi da lui, imbarazzata. Sono rossa come un peperone.
- Vuoi venire con me?- mi chiede improvvisamente.
- Che cosa?
- Vieni con me, a Monteriggioni.
- Ezio... qui ho mio fratello, la mia vita. Lo sai, vorrei tanto venire, ma non posso.
- Emma, non preoccuparti per me. Vai se vuoi.
- Si certo, almeno dai fuoco alla bottega con la tua ossessione per gli esplosivi.
Ammutolito.
- Va bene, allora a presto.- dice Ezio mentre aiuta la madre e la sorella a salire sulla barca.
- A presto.
Una volta salito anche lui comincia a remare, come farebbe un gondoliere di Venezia, allontanandosi pian piano, andando verso il confine della città, accompagnati dal sole calante.
Quando non li vediamo più ci incamminiamo verso casa.



 

Appena varcata la soglia di casa notiamo subito un certo fermento nell'aria.
Camerieri e domestici che corrono da una stanza all'altra con vassoi e ceste colmi di addobbi, voci che echeggiano ovunque.
Leonardo ed io andiamo in cucina e troviamo una dozzina di cuochi armeggiare ai fornelli.
Usciamo sconvolti dalla stanza, in cerca della probabile artefice di tutto questo trambusto. La troviamo in soggiorno a comandare tutti i domestici, come un generale che dirige il proprio esercito.
- Ma allora!- urla stridula- Cosa avete al posto del cervello, sassi? Vi ho ripetuto cinque, non una, ma cinque volte che le rose non vanno messe assieme alle margherite, ma con i gigli! Persino le capre comprendono meglio di voi!La solita altezzosa.
Si volta in segno di rassegnazione e ci vede.
- Emma! Leonardo! Siete rincasati finalmente!
- Cosa sta accadendo?- chiede confuso mio fratello.
- Stiamo preparando la casa per i festeggiamenti!- ho un brutto, anzi, un orrendo presentimento.
- Di quali festeggiamenti stai parlando?- chiedo dubbiosa.
- Ma è ovvio tesoro mio, sto parlando del tuo matrimonio! Sai, ho deciso di anticiparlo a domani mattina.- dice con naturalezza, come se fosse la cosa più normale del mondo.
- Che cosa?! Stai scherzando vero?!- chiedo sconvolta.
- No cara. Domani sarai Emma de' Pazzi!- esclama emozionata.
- Mai e poi mai!- le sbraito prendendo posizione.
- Eccome se ti sposerai con lui!
- Io lo odio, lo vuoi capire?!
- Cambierai idea, vedrai.
- Ehm, io mi ritiro della mia stanza.- farfuglia mio fratello, lasciandoci sole, però non venendo considerato.
- No, non la cambierò.- mi rivolgo a Caterina, che sta buttando fuori dalla sala tutti i domestici.
- Ora basta! Devi smetterla con questo atteggiamento! Te l'ho ripetuto troppe volte! Ti sposerai con Vieri de' Pazzi! Sono stata chiara? E sappi che sono irremovibile.
- E anche io te l'ho ripetuto fino allo sfinimento che preferisco avere l'orticaria, piuttosto che sposarmi con lui!
- Perché ti ribelli sempre? È davvero così importante per te?
- Certo. Ribellarsi è l'arte istintiva che nasce dal bisogno di libertà di una persona.
- Ma davvero? Che cosa stupida. Poetica, ma stupida. Non ti servirà a niente perchè ti sposerai lo stesso.
- Mai.
- Perchè sei così testarda?
- Perchè sei così odiosa?
- Perchè sono tua madre!
- Tu non sei mia madre!- le urlo con tutto il fiato che ho in gola.
- C-come?- è sconvolta. Non se l'aspettava.
- Ormai è inutile nascondere la verità. So che tu non sei mia madre, l'ho letto sul diario di mio padre. Ho sempre saputo che preferivi Leonardo e ora ne conosco la causa. Non ce l'ho con te per questo, anzi, ti sono grata per esserti presa cura di me pur non essendo mia madre. Devo ammetterlo, quando ero piccola ti volevo davvero bene.
La guardo per vedere che effetto hanno fatto le mie parole su di lei. Per la prima volta in vita mia vedo la donna fragile che è in lei, quella donna che ha dovuto cambiare la sua vita per crescere una bimba senza madre.
Mi guarda con tenerezza e la cosa mi sconvolge, ricordandomi che anche lei è umana, che anche lei, almeno un tempo, ha provato amore.
- Sei uguale a lei.
- Uguale a chi?- chiedo sorpresa.
- A tua madre, ad Albiera.
- Tu la conoscevi?
- Certo. Quando avevo all'incirca la tua età era la mia amica più fidata e poi, dopotutto, si è presa cura di mio figlio per sette anni.
- Davvero?
- Si.-sussurra.
Finalmente capisco! Ecco perchè ce l'ha tanto con me. Sono la figlia dell'amica che gli ha rubato l'uomo che amava.
In un istante il suo sguardo si indurisce. Nei suoi occhi una scintilla di crudeltà si accende e le sue labbra si curvano in un sorriso sadico. Non mi ispira niente di buono.
- Basta rivangare il passato. Tu ti unirai a Vieri in matrimonio, che tu lo voglia o no.- finita la frase, sento un forte dolore alla testa e la vista mi si appanna.
Il suo sguardo trionfante è l'ultima cosa che vedo prima di cadere nell'oblio più profondo.



 

L'Angolino dell'autrice

Ciao a tutti!!!
Eccomi qui dopo quasi un mese di assenza.
A causa della scuola non posso aggiornare molto spesso, quindi cercherò di aggiornare ogni metà mese.
Finalmente, dopo essersi nascosti come topi, gli Auditore sono scappati.
Caterina è una vera strega, ha giocato proprio un brutto scherzo a Emma, che ha preferito rimanere con Leonardo.
Che accadrà a Emma? E gli Auditore torneranno?
Questo e molto altro nella prossima puntata! :D
Grazie a tutti voi che leggete e/o commentate la mia storia! (che monotona che sono!!!)
Mi raccomando, ditemi che ne pensate del capitolo! ;D
A presto!

SliteMoon

   
 
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